Solo un vecchio ricordo

I

La scorsa settimana è arrivata la diagnosi definitiva. A mio nonno Bruno restano poco più di tre mesi di vita e lui ha deciso di volerli passare a casa, perché non vuole morire né in un ospedale, né in una casa di riposo. Io, i miei genitori, mia sorella, i miei zii e i miei cugini abbiamo predisposto un programma per cui, a rotazione, ognuno di noi trascorrerà con lui l’intera giornata e la notte, in modo che non resti mai solo. E oggi tocca a me.

È vero, il nonno ha 85 anni e ha avuto una vita lunga e felice, circondato dall’affetto di figli, nipoti e due pronipoti, però io non riesco ad accettare l’idea di vederlo spegnersi giorno dopo giorno. Ricordo quando mi faceva sedere sulle sue spalle, quando arrostiva per me le castagne o quando litigò con mio padre per convincerlo a farmi partecipare alla gita a Barcellona.

Pensare che presto non ci sarà più è un dolore troppo grande, da quando l’ho saputo non faccio altro che piangere e ho sempre un nodo alla gola. Però oggi non posso farmi vedere da lui in questo stato, non voglio rendergli la giornata pesante con il mio pianto. Cerco qualcosa da fare, che possa farci passare delle ore insieme in maniera piacevole. Mi viene un’idea, forse un po’ banale: guardare le foto di famiglia.

L’unico album che c’è, in realtà, è quello delle sue nozze con nonna Francesca. Tutte le altre foto, invece, sono racchiuse in vecchie scatole di biscotti, mischiate, e talvolta appiccicate, l’una con l’altra.

Cominciamo dall’album del matrimonio, avvenuto nel settembre 1953. In realtà sono poco più di una decina di foto, in bianco e nero. La nonna era bellissima e una luce di felicità faceva brillare il suo sguardo.

Il troppo caldo mi fa venire voglia di gelato, così vado a prendere la vaschetta e un cucchiaino; poi, mentre mangio, continuiamo a guardare le altre foto.

«Questi sono zio Dino e sua moglie, giusto?», chiedo.

«Sì, non puoi sbagliare: Lia era la più brutta di tutte, pace all’anima sua».

«Dai nonno, non essere cattivo».

«Pure la moglie di mio cugino Gigi era brutta. Ma anche lui non scherzava. Eppure era un dongiovanni e non se ne lasciava scappare una. Infatti ha pure avuto un figlio fuori dal matrimonio. E intanto io pensavo: Ma che avrà mai ‘sto cesso di Gigi per piacere così tanto?».

Sorrido pensando al fatto che mio nonno abbia ancora voglia di fare la vecchia comare: significa che, nonostante tutto, non ha perso il suo spirito dissacrante.

«Comunque, non lo dico solo perché sono tua nipote, ma tu e la nonna eravate i più belli».

«Già, Francesca era davvero meravigliosa».

Pesco un’altra foto, poi gliela porgo: «Questa è una delle tue cugine suore, però non ti so dire se Clelia o Angelica, perché non le ho mai sapute distinguere. Guarda tu».

«Non c’è bisogno: se ha più baffi di zio Giorgio, è Angelica».

«No, allora è Clelia. Morte tutte e due, vero?».

«Da un pezzo! Senti un po’, ho freddo, portami un’altra coperta, per favore».

«Subito, nonno. Anche se in realtà io mi sto squagliando. Siamo a luglio!».

Mi reco nella sua stanza e prendo una coperta dall’armadio. Mentre lo faccio, però, la mia attenzione viene attirata da un’altra scatola di biscotti, posta nell’angolino destro. La prendo perché, penso, ci saranno sicuramente altre foto.

Mi siedo sul letto e la apro. Ci sono pochi spiccioli in vecchie lire, alcuni disegni fatti anni fa per lui da noi nipoti, un libro e una vecchia foto ingiallita che ritrae due giovani sorridenti: uno di loro è il nonno, lo riconosco. Non so dire chi sia, invece, l’altro. Hanno più o meno la stessa età e la stessa altezza. Per cercare qualche indizio la giro e, infatti, trovo una scritta: Rimini, estate 1949, che però non scioglie i miei dubbi.

«Allora, questa coperta? La stai facendo a maglia?», sento dal salotto.

«Arrivo, nonno!».

Mi affretto a tornare da lui e gli sistemo la coperta sulle gambe, poi mi risiedo.

Gli porgo la foto: «Nonno, nell’armadio ho trovato questa. Quello a destra sei tu, ma quello a sinistra chi è? Non mi sembra di averlo mai visto. Forse zio Gianni?».

Il nonno comincia ad agitarsi: «No. Non puoi conoscerlo. Non lo vedo dal 1953. Senti un po’, ma chi ti ha dato il permesso di curiosare tra le mie cose? Mettila via, se non vuoi che muoia di infarto prima del tempo!».

«Perché? Come mai questa foto ti fa reagire così? Chi è questo ragazzo? Un tuo amico?».

«Giuliano Conti non era un mio amico, lui era… Senti, in più di sessant’anni non ho mai parlato di lui con nessuno. E se non ha mai saputo niente nemmeno tua nonna, c’è un motivo. Metti via quella foto».

«Ok, se vuoi la metto a posto, però non è giusto, perché così mi lasci con questa curiosità. Però sai, secondo me tu e questo Giuliano avete una questione in sospeso, altrimenti non reagiresti così dopo oltre sessant’anni».

«È solo che lui… Ma che importa? Magari è pure morto!».

«Ma che ne sai? E anche se fosse, che c’entra? Dai, racconta».

«Ma sì. Tanto sto per morire. Come ti ho già detto, si chiama Giuliano Conti, e l’ultima volta che l’ho visto… ci siamo presi a pugni. Anche…».

Chi era Giuliano Conti?

  • Un cantante (25%)
    25
  • Un nipote dei vicini di casa di Bruno (50%)
    50
  • Un cleptomane (25%)
    25
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69 Commenti

  • Sarà perché voglio essere tragico, sarà perché senza almeno una morte non sono contento, sarà perché il prossimo episodio è quello finale… ma la cugina di Elena la stava chiamando perché il nonno era appena morto.

    Come mai hai stranamente fatto passare così “poco tempo” dallo scorso episodio? 🙂

  • Ma vuoi pubblicare un episodio all’anno? XD

    Scherzi (e ritardi) a parte, conosco anche io la sensazione del non sapere cosa dire che ha provato Elena.
    E anche se ho votato per la rispota alla lettera, non mi convince la parte del favore chiesto alla protagonista.

    • Caro Drago, è vero che io sono una persona piuttosto lenta ma purtroppo a seguito di una delusione che tuttora mi rattrista profondamente, ho avuto un blocco che ha paralizzato qualsiasi desiderio di scrivere: odiavo tutti i miei racconti e tutti i miei personaggi, ma ora ho deciso che è arrivato il momento di superare questa cosa e di riprendere a scrivere (anche perché vorrei cominciare un altro racconto su questo sito, ma prima devo concludere questo).
      Comunque, come vedi ora ho pubblicato un altro episodio, ed è il secondo nel giro di poco più di una settimana, dunque ora non si può più dire che io pubblichi un episodio all’anno! 🙂 🙂 🙂

      • Anche se non so cosa ti sia capitato (ed è tuo diritto non dirlo, specie su internet e in uno spazio pubblico), conosco la sensazione…

        Comunque sia, se ancora ti interesano, più in basso hai i link per “Sonata d’amore” (il mio primo rosa e che, tra l’altro, ha vinto anche la copertina) e “Akumakami” (dato che ti piaceva Ayame)

    • In realtà il capitolo era pronto da oltre un anno… E non solo questo, ma tutti fino al 10.

      Comunque sì, ricordo Sonata d’amore. Se non sbaglio parla di una ragazza albina che suona il pianoforte, giusto? Appena ho un’oretta libera lo leggerò volentieri!

  • Chiedo scusa per il super ritardo!!!!!!!!! Il dialogo nonno-nipote è terminato! Il prossimo capitolo sarà un po’ diverso!

    Devo anche recuperare un sacco di racconti che stavo seguendo, anche se ormai saranno praticamente tutti già conclusi!!!

  • Divertente, scritto bene, il tuo racconto tratta un tema delicato e ha sicuramente del potenziale. Quando ho iniziato a leggerlo, mai e poi mai mi sarei aspettata uno svolgimento di questo tipo. Hai preso un filone tradizionale – quello del ricordo di una storia d’amore del passato – e l’hai personalizzato in modo molto convincente. Brava, sul serio. Ci tengo molto a scoprire dove ci porterai con questa storia.

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