In cui un ragazzo del nord finisce a fare il poliziotto a Napoli
“Che mestiere di merda!” Ecco, queste sono le esatte parole con le quali mio padre accolse la notizia del mio arruolamento in polizia.
“Che città di merda!” E questo è quello che disse quando seppe che mi avevano assegnato alla Questura di Napoli.
Non che avessi bisogno della sua approvazione. In tutta la mia vita non credo mi abbia mai detto ‘e bravo il mio ragazzo’ o qualcosa di simile. Era più il tipo da ‘hai fatto solo il tuo dovere’, quando facevi qualcosa di eccezionalmente buono, tipo, che ne so, prendere 9 a un compito di matematica o farti pestare a sangue da ragazzi più grandi di te per difendere lo scemo del paese. Oh, ma era anche il tipo da ‘che grande delusione che saresti stato per tua madre, per fortuna che è morta e non può vederti’ e questo solo per un calzino bucato o per delle briciole cadute in terra, tanto per intenderci.
Insomma non era il genitore ideale ma almeno una cosa buona l’aveva fatta: mi aveva insegnato a non aspettarmi apprezzamenti o riconoscenza per quello facevo, una cosa con la quale in Polizia devi imparare a convivere presto. Non che non ci siano persone che mostrino gratitudine per quello che facciamo, ma sono poche e spesso poco coraggiose. Ti si avvicinano di soppiatto, con la paura negli occhi, quasi come se stessero per commettere un borseggio, si guardano intorno, circospetti e con l’aria di chi sta per svelare il terzo segreto di Fatima e poi, con un filo di voce esile come un sospiro, sussurrano frasi come “per fortuna che ci state voi”, “grazie per tutto quello che fate a nome del popolo napoletano” e la peggiore di tutte: “Io sono anche un vostro fan, mi compro il calendario dei carabinieri tutti gli anni”.
Ecco, questo è il massimo della riconoscenza che ci possiamo aspettare. A qualcuno basta, ad altri sta un po’ stretta e allora giù a prendersela coi giornalisti comunisti ricchioni della televisione e coi magistrati bastardi che si accaniscono solo coi poliziotti.
Per quel che mi riguarda è più che sufficiente, ed è molto più incoraggiante di qualsiasi parola sia uscito dalla bocca di mio padre nei vent’anni che ho vissuto con lui.
Non sono uno di quelli che ha scelto di fare il poliziotto per vocazione. Da ragazzo preferivo Bo e Luke a Starsky e Hutch. Mi piacevano gli inseguimenti solo quando ero io a scappare, più ladro che guardia insomma. E fu proprio per scappare da mio padre e da una casa che non sentivo più mia che cominciai a spulciare i ‘cerca-lavoro’. Mi fermavo all’edicola fuori scuola, davanti ai giornalini inforcati sui cavalletti arrugginiti come asciugamani stesi ad asciugare: ALITALIA ASSUME, BARILLA: 500 NUOVI POSTI, INDESIT: 600 ASSUNZIONI, CONCORSONE POLIZIA: 1500 NUOVI AGENTI.
Le provai tutte e alla fine la spuntai al ‘concorsone’. Sei mesi alla Scuola Allievi Agenti di Peschiera del Garda, a due passi da casa in pratica, e poi via, destinazione Napoli, la città d’ ‘e mille culur e d’ ‘e mille paure…
La Questura di Napoli la vidi solo di sfuggita, sbrigai alcune pratiche burocratiche, schivai un paio di colleghi che mi volevano vendere porta-placca, cinture di cuoio e fondine ascellari modello antaccebblòs, “come quelle del film, c’hai presente?” e un Ispettore Capo con più decorazioni dell’Ammiraglio Nelson che voleva a tutti i costi che mi iscrivessi al suo sindacato “più onesto degli altri che tanto te lo trovi sempre ed è un bene avere un punto di riferimento in una città difficile come Napoli soprattutto per te che sei del Nord” e me ne andai, borsa in spalla, cartellina ed entusiasmo alla mia nuova casa, il Commissariato di Polizia di San Giovanni a Teduccio.
San Giovanni a Teduccio è un quartiere della periferia orientale di Napoli, ex comune indipendente, ex stazione balneare, ex polo industriale… Detto così sembrerebbe un luogo ancorato al passato, ma San Giovanni ha un presente febbrile, vibrante di esistenze complicate, di pescatori tatuati e portuali, di tabaccaie sdentate e coi piedi gonfi e pizzaioli infarinati e felici che fanno volteggiare in aria i loro dischi di impasto spargendo tutt’intorno polvere di buonumore. Ma, come tutti i luoghi del mondo, anche San Giovanni ha il suo lato oscuro, la faccia buia della luna, quella che i giornalisti continuano a chiamare ‘camorra’, nonostante la parola sia un po’ inflazionata, forse perché ha un suono evocativo e sinistro o forse perché, come aveva intuito Saviano, ricorda la Gomorra dell’Antico Testamento, città di vizi e perdizione, di peccato e corruzione.
I napoletani, con la rassegnazione pacifica e indolente che li contraddistingue, hanno trovato un nuovo modo per definire la malavita organizzata, la chiamano ‘o sistema, il sistema, con l’articolo determinativo, non un sistema qualunque, ma il sistema, l’unico e il solo, tentacolare e metamorfico, inafferrabile e maligno come un carcinoma, infestante come erba di muro, di quelle che non fai in tempo a strappare via che già è ricresciuta, più rigogliosa e forte di prima.
Come si chiamerà il prossimo episodio?
- in cui nemmeno il tempo di posare le valigie (19%)
- in cui un caffè non si nega a nessuno (67%)
- in cui conosciamo i colleghi del commissariato (14%)

26/08/2016 at 14:58
L’ho letto tutto d’un fiato: delizioso. Scritto con maestria, no, maestria suona freddo, con reale e genuino talento, estro si diceva anni fa.
Davvero. La storia, l’atmosfera, i luoghi, i personaggi, il linguaggio: tutto di altissimo livello.
Ma siccome mi hai detto che apprezzi le critiche ne ho due, infinitesimali:
la scena della rivelazione del colpevole, l’ho trovata un po’ già vista e appiccicata lì, non so, come in uno dei tanti gialli americani che si leggono d ‘estate. Tutti i nodi vengono al pettine in due minuti, con gelosia bramosia e psicanalista cattivo e manipolatore. Ma credo che tenga soprattutto alla necessità di concludere nel poco spazio a disposizione, non lasciava margine per le sottigliezze.
2: Forse avresti dovuto scegliere un protagonista del nord ma non veneto: non conosco bene il veronese, ma secondo me, come nel resto del Veneto, parlano molto più in dialetto che in italiano. Proprio come i napoletani.
Il finale ai funerali di Pino Daniele e il silenzio di De Cimma che dice tutto: bellissimi.
Mi rimarranno impressi, come la scena in cui lui scende nel cunicolo e si immagina finire come un bambino in un pozzo, con le tv e i soccorsi che lo tranquillizzano E la frase dello str** innaffiato di rum, che non conoscevo e serberò preziosamente.
Ma non hai mai pubblicato nulla? Le librerie sono piene di pagine scritte senza un decimo del tuo talento. Opinione personale e spassionata.
Ciao
27/08/2016 at 09:01
Non so che dire. Sono a disagio davanti a manifestazioni di apprezzamento così decise. Ti ringrazio. Punto. Quanto alle critiche provo a risponderti. Sull’episodio finale hai ragione e
il poco spazio a disposizione mi giustifica solo in parte. La scelta del veronese come località di provenienza del protagonista è stata dettata in primis dalla voglia di non ricorrere al solito e un po’ scontato classico dualismo milanese/napoletano (anche se sarei stato a mio agio con un protagonista milanese perché ho vissuto dieci anni a milano e forse avrei potuto anche osare qualche frase in dialetto). Verona la conosco meno (anche se ho vissuto sei mesi a Peschiera el Garda). Alla fine la scelta è ricaduta lì, scelta che forse ho faticato a gestire un po’ proprio per la mia scarsa confidenza con i veneti. Quanto alla pubblicazione forse non sono così poi così bravo… In ogni caso ti rinnovo i ringraziamenti
13/06/2016 at 16:52
Perché non ci regali ancora qualcosa di tuo? Sarebbe sicuramente un bel regalo.
01/06/2016 at 06:18
“Che ttt’aggia ricere?” Davvero bello. Peccato sia finito.
18/04/2016 at 10:10
Ciao,
Ho letto la storia quando era già conclusa. Mi è piaciuta parecchio e la trovo ottimamente pensata, ben ritmata e raccontata con uno stile che voglio rileggere. Ti seguo come autore, senza dubbio.
Da profana: ma la moka per il caffé, a Napoli, non è essa stessa una mezza bestemmia?
Te lo chiedo perché da poco ho comprato una piccola napoletana e in effetti il caffé è diverso, più completo, tra moka e napo è un po’ la differenza tra un bassorilievo e una statua.
Ciao Ciao
20/04/2016 at 17:19
La napoletana, purtroppo, non la usa quasi più nessuno.. . La moka è semplicemente più veloce e pratica… Sì, lo so, è una cosa che scoccia anche me, ma la napoletana è un’altra vittima dei tempi moderni..Anche se concordo in pieno sul sapore: non c’è proprio paragone! Grazie per i complimenti Moneta, sono apprezzatissimi!
28/12/2015 at 12:19
io sono tornato per la conclusione, se ci sei. ti aspetto
ciao
P.S. mi spiace per la lunga assenza, problemi seri purtroppo
27/08/2016 at 22:01
Ciao Gianfranco io sono tornato con un nuovo racconto e mi farebbe piacere sapete che ne pensi. Se hai moo e tempo naturalmente.
15/12/2015 at 17:41
Premetto che la mia latitanza mi ha obbligato a rileggere tutta la storia e sono molto soddisfatta. Assaporando tutto di un fiato, il godimento è stato maggiore. Il finale è degno della storia. Il racconto di come sono avvenuti i fatti è credibile e chiude il cerchio, per un giallo è, secondo me, la caratteristica fondamentale.
Adesso avanti con un’altra…. :-), viste le capacità!
08/12/2015 at 12:05
Un finale pieno di colpi di scena … bello. Ho dovuto rileggerlo più di una volta … per capire bene come si svolge la scena. Travolgente. Che dire poi del funerale … un tocco di classe. Bravo Lou, ben fatto. Avanti così
07/12/2015 at 11:40
Emozionante, ben scritto, appassionante, coinvolgente, con uno stile originale e un finale sorprendente. Il tutto, ed è per me un altro merito non da poco, con la spada di damocle del limite massimo di battute a cui attenersi.
Continua così, amico mio, sono ansioso di leggere il prossimo!
09/12/2015 at 07:26
Grazie davvero… Il tuo parere è in assoluto quello più importante per me. Ci conosciamo da una vita e sapere di essere riuscito ad emozionarti, appassionati, coinvolgerti
è per me motivo di orgoglio… Al prossimo (spero presto)
06/12/2015 at 16:35
che dire….ho appena finito di leggere…ed ho gli occhi lucidi…io non c’ero in piazza x ricordare Pino Daniele, ma leggendo le tue parole ho avuto davanti agli occhi la scena così come l’ho vista in tv, al telegiornale…
grazie x le emozioni che mi hai fatto provare….fiera di essere napoletana….e altrettanto fiera di essere una delle tue lettrici…scrivi ancora, per favore…
a prestissimo….spero.
07/12/2015 at 10:02
Sono felice di essere riuscito a suscitare emozioni tanto forti, credo sia una delle cose migliori che possa fare un autore… Grazie per avermi seguito e sostenuto… Da napoletano chequellaserac’era ti dico che si sentiva la presenza anche di quelli che fisicamente non c’erano, come te e tutti quelli che per le ragioni più diverse non sono riusciti ad essere in piazza…
04/12/2015 at 08:12
di pancia… BRAVO
cito: “C’erano più di 50 mila persone quella sera e,,,”
da questo punto in poi hai “spaccato” un finale da 10 (impossibile farlo meglio)
mi hai fatto provare invidia.. grrrr
P.S. a un’altra volta, se vuoi, il parere tecnico
06/12/2015 at 22:04
Grazie di cuore… Anche se io penso si possa fare sempre meglio… E a questo proposito per il parere tecnico, quando vuoi puoi scrivermi qui o all’indirizzo mail lou1978@virgilio.it (sai che i tuoi suggerimenti sono apprezzatissimi). Grazie ancora di cuore.
03/12/2015 at 22:12
Domani parto. Torno a Napoli per quattro giorni, dopo non so più quanti anni. È una città difficile da vivere quando ormai hai perso l’abitudine di affrontarla giorno per giorno. Domani ci provo, torno: è in gran parte colpa tua, o forse merito.
Cos’altro dirti? Hai già fatto una magia almeno per un lettore: il sottoscritto. Vuol dire tanto per un autore, lo sai.
Non andare via.
04/12/2015 at 12:07
Non so cosa dire (e questo per un autore è un problema non di poco conto). Mi hai aiutato molto e di questo ti sarò sempre, infinitamente grato. Non so da quanto tempo manchi da Napoli, certo molte cose sono cambiate (se arrivi in treno preparati a trovare una Stazione Centrale completamente rinnovata e ammodernata) e anche passeggiare su via Caracciolo sono sicuro che ti farà un certo effetto (ora è area pedonale, lo chiamano lungomare liberato, è sempre pieno di gente e poi ci sono bar, ristoranti, pizzerie)… Ma a parte queste, e poche altre cose, la città è rimasta inalterata, con le sue contraddizioni e le sue follie… Ultimo baluardo contro la globalizzazione culturale di cui un po’ tutti siamo vittime…Grazie ancora Napo, di vero cuore, e scusa se non riesco a trovare parole migliori di queste per esprimerti la mia riconoscenza.
03/12/2015 at 14:02
Hanno già detto tutto gli altri.
Chapeau…
con infinita ammirazione e rispetto.
04/12/2015 at 13:12
Grazie Danio, per la costanza con la quale mi hai seguito, sempre (o quasi) il primo a leggere e commentare… Mi sei
stato di grande supporto morale… Grazie infinite davvero.
04/12/2015 at 13:58
Grazie a te
03/12/2015 at 13:38
Bravo Lou, c’è tutta Napoli, dall’inizio alla fine di questa storia ben aggrovigliata.
04/12/2015 at 13:22
Grazie Jacques, detto da me è un complimentone, siamo colleghi di colore e l’intreccio in un giallo è l’ingrediente principe…
04/12/2015 at 13:23
‘detto da te’, scusa il refuso…
03/12/2015 at 13:17
Napule è Napule…
Non potevi farle un omaggio migliore e non mi riferisco solo al grande Pino Daniele, ma soprattutto al tuo racconto che, con accenni al dialetto, a personaggi ben tratteggiati e alle scene vivide, ha riscattato questa città dal “fango” che ne offusca la bellezza quotidianamente.
Complimenti Lou.
04/12/2015 at 11:14
Napoli non ha bisogno di essere riscattata, il fango è solo in superficie… Ed è uno strato sottile, che va via con un colpo di spugna… Sono davvero felice che il racconto ti sia piaciuto… Non credo esista soddisfazione più grande per ‘unocheciprova’… Grazie davvero.
03/12/2015 at 12:21
Finale travolgente Lou! Non saranno mai troppi i complementi, te li meriti tutti. Un finale bello quanto un ringraziamento a quel dio minore che ci ha accompagnato nelle serate romantiche, di solitudine e di riflessione. La musica è come la poesia non va spiegata va respirata e il tuo modo di scrivere mi ha fatto respirare passione per il lavoro che fai e passione per la scrittura. Continua così Lou perché nella terra arida della quotidianità tu possa trovare ancora stimoli per stupirti ogni giorno per qualcosa di unico.
06/12/2015 at 21:17
Grazie Stefano, davvero. Il mio voleva essere un modesto omaggio a un artista che è riuscito a raccontare un popolo intero, come forse nessuno prima… Ho ancora nelle orecchie il suono di quel silenzio, un silenzio sollene, il tributo a un fratello, un amico, un padre, che lasciava un vuoto incolmabile, un vuoto che solo le note di una canzone potevano colmare…
03/12/2015 at 02:09
Bellissimo!!! L’ho divorato!!! Spero di leggere presto qualcos’altro. Mi piace molto il tuo stile. Ho apprezzato ogni singola riga. Davvero ben scritto! Alla prossima
04/12/2015 at 10:44
Grazie gin. Sono felicissimo che ti sia piaciuto. Mi sono ripromesso di rileggerlo anch’io tutto d’un fiato (ma farò passare un po’ di tempo ancora). Devo capire delle cose… Però il tuo commento mi conforta. Sei forse la sola ad averlo letto senza pause e le tue sensazioni da lettrice mi fanno ben sperare.
02/12/2015 at 23:51
“Sbucai in un salone tutto vetrate, affacciato su un profilo di luna incipriato.”
Che figata di frase. Mi hai cambiato la fotografia mentale del luogo in cui si è svolto il finale. Un bel tocco, per non parlare della questione delle rose, molto raffinata.
In generale sono rimasto soddisfatto, c’era tutto: amori perduti, agognati, spezzati e consumati. E poi intrighi, sensazioni, follia e comicità.
Una storia completa, come lo è una vita.
Chapeau, e alla prossima storia! 🙂
04/12/2015 at 10:37
Grazie Ivan. Come ho già avuto modo di dire sono a disagio davanti ai complimenti, non ci sono abituato (un po’ come il protagonista del racconto). Sono felice che la storia ti sia piaciuta e devo dire che non mi sorprende che tu sia riuscito a coglierne l’intento: volevo scrivere una storia ‘vera’, fatta di persone più che di personaggi e di sentimenti autentici…
P.S. Si, è proprio una figata di frase!!!
P.P.S. Ci si vede tra i mai dipinti… E magari anche tra i mai
scritti
01/12/2015 at 19:18
Dai voti espressi vedo che ci hai messo tutti in difficoltà.
Grande Lou sempre un artista delle parole, un giocoliere inadatto alla commedia è troppo svampito per il dramma.
Curioso di leggere come finirà, non farmi friggere troppo 😉
29/11/2015 at 16:58
Dot. greco. E confesso, l’ho votato solo per mandare in parità le opzioni. Sei tu a dover scegliere l’assassino.
Ho recuperata tre capitoli insieme e sono sempre più convinta che questa storia merita. Merita parecchio.
Aspetto uno strabiliante finale.
25/11/2015 at 14:34
Come molti altri mi sono convinto sia De Cimma. Forse, in gran parte, è perché non mi convince per nulla, ha troppo da nascondere e troppa paura di mostrare; forse perché ho bisogno di linearità. Sta di fatto che De Cimma – per me – rimane l’imputato principale. 🙂
18/11/2015 at 10:15
Bene, bene, molto bene davvero
Per essere un esordiente autore sei già ad un ottimo livello e questo è possibile solo se si ha talento.
La trama e i personaggi sono fondamentali in un racconto breve, e tu hai saputo gestire ambedue con lodevole risultato… (un neo si è manifestato a volte con qualche “descrizione” e qualche “spiegone” di troppo che hanno rischiato di imbolsire il ritmo).
L’uso del dialetto è un altro step difficilissimo da utilizzare, soprattutto per non dare mai l’impressione al lettore che è l’autore che sta parlando, invece di far parlare il personaggio.
Come è naturale il talento va coltivato e “sporcato” con un po’ di tecnica (non troppa sennò spegne l’emozione) e di lavoro.
Lavoro vuol dire soprattutto leggere tantissimo e continuare a scrivere tanto, rompendosi le p…. a correggere, tagliare e buttare.
Buon proseguimento e attendo di leggere con piacere la trovata finale
ciao
gieffe
18/11/2015 at 16:25
Caro Gianfranco intanto grazie per i complimenti e stragrazie per gli appunti da ‘presunto editor’ (di cui provero a far tesoro). Ora che ti sei esposto ti confesso che temevo il tuo commento… Mi rimane solo un dubbio e riguarda il riferimento ai Manetti Bros e (credo) al loro bel film Song ‘e Napule (che in realtà si scriverebbe Songo ‘e Napule ma si tratta di un gioco di parole, ‘song’ in inglese ‘canzone’ con chiaro riferimento al protagonista, un cantante neomelodico). Non sei il primo a farmi notare che ci sono delle somiglianze, ma, a voler essere sinceri, anche se ho visto e gradito il film non credo di aver rubato molto ai geniali fratelli Manetti (almeno consciamente). Ho ‘rubato’ (come dici tu) molto a tanti (Luciano De Crescenzo, Erri De Luca, Eduardo De Filippo, Pino Daniele, Massimo Troisi tanto per citarne alcuni)… Forse l’equivoco (e correggimi pure se ritieni che sia in errore) è che condividiamo la stessa passione per i grandi del cinema e della letteratura napoletana (tra l’altro loro sono romani)… O forse sono semplicemente cleptomane e ‘rubo’ senza rendermene conto… Ciao e grazie ancora.
18/11/2015 at 16:46
….:) era il commento precedente (IN CUI… non avevo ancora letto bene il seguito del racconto) ed era riferito più che altro alla tua presentazione e al primo capitolo, (IN CUI… mi era sembrato di vedere Paco/Roja al cospetto del questore Vitali/Buccirosso)
Dopodiché in questo, che è il vero commento, non occorrevano precisazioni di sorta: non hai rubato, sennò ti avrei chiaramente detto dove e quanto.
In ogni caso voglio ribadire un concetto che ho fatto mio (ma non è mio, bensì di Carofiglio) ovvero che “rubare dal mestiere degli altri non è disdicevole se ben fatto, purché non sia scimmiottare e/o copiare”
…infatti io adoro Carver, Cortazar e Murakami ed a loro faccio riferimento, ma magari fossi capace di rubare da quei tre!!!
a presto
gieffe
18/11/2015 at 18:07
“L’imitare è seguir vestigia de’ maestri più celebri che prima di noi hanno scritto. (…) Infine dal primo dì ch’io incominiciai a scrivere imparai sempre a leggere col rampino tirando al mio proposito ciò ch’io trovava di buono” (Giambattista Marino, “Lettera a Claudio Achillini, 1620)
A proposito di imitare, plagiare, rubare, ispirarsi… Cito Marino (napoletano come me) solo per dare l’idea di quanto dibattuta e ‘antica’ sia la questione del ‘rubare’ in letteratura. Comunque concordo con la tua visione, benissimo rubare il mestiere ad altri,
ignobile avvelerarsi del ‘rampino’ mariniano e scopiazzare qua e là…
18/11/2015 at 09:07
Il dottor greco mi sta antipatico. De Cimma certo è un gran personaggio, ma non ce lo vedo colpevole. Voto dottor greco ma mi aspetto un finald sorprendente per il primo giallo che io abbia mai letto ahahah 😀
Al prossimo episodio!
18/11/2015 at 15:20
Ciao Ivan sempre felicissimo di ritrovarti…Devi sentirti un po’ come un vegano a un barbecue… Comunque non commento la scelta per non anticipare niente.
21/11/2015 at 00:07
ahahah tranquillo, se c’è una bella trama alla base è come se mi venisse offerto un menu vegetariano. Allora rimango in attesa del finale, spero di “leggerne” delle belle! 🙂
17/11/2015 at 16:49
Scusa se lo scrivo qua, Lou.
Ma sai per caso che fine hanno fatto AmoMarta e il suo racconto? Mi sono perso qualcosa?
Grazie, ciao.
17/11/2015 at 17:16
Danio come sai sono nuovo del sito ma è successo la stessa cosa anche a me… Da quel che ho capito se non pubblichi un episodio x troppo tempo i gestori ti cancellano temporaneamente dalla classifica.Il racconto di Amomarta dovrebbe tornare ‘visibile’ non apppena l’autrice pubblicherà un nuovo episodio (o almeno così è successo a me)
17/11/2015 at 17:24
Non mi è mai capitato e sinceramente non lo sapevo. Grazie comunque, un salutone.
18/11/2015 at 09:31
se siete nuovi voi figurarsi io..,.
però mi pare che, oltre pubblicare un nuovo episodio, basti dare una rinfrescatina con qualche commento o incipoints per far rispuntare il racconto
comunque amoMarta ha pubblicato il nove proprio ierisera
gieffe
16/11/2015 at 16:10
prima che sia troppo tardi contribuisco anche io al successo del tuo racconto – seguo la storia e voto Zeppolella
…per il commento da presunto editor 🙂 non sono ancora pronto, mi occorre più tempo e lucidità,
ma soprattutto devo riuscire a capire se e quanto hai “rubato” dai Manetti Bros (e rubare non è negativo se fatto bene come lo fai tu)
forza col gran finale
gieffe
14/11/2015 at 21:11
De Cimma, puzza di carogna da qua a Berlino! 😀
18/11/2015 at 14:46
Grazie per aver letto e votato… Non commento la scelta per non correre rischi… Ciao!
14/11/2015 at 16:52
io dico che è De Cimma…
ci sono ancora tante cose da chiarire…bellissima la descrizione di Gigino e dei suoi racconti…
aspetto te e il tuo finale….sicuramente sorprendente!!!! 😉
18/11/2015 at 14:44
Ciao Linda… Spero di non deludere. Quanto alla tua scelta non commento per non anticipare niente.
14/11/2015 at 14:42
Voto per il Dottor Greco, ciao!
18/11/2015 at 14:42
Ciao e grazie per essere passato.
14/11/2015 at 13:50
Se si tratta di un giochino… forse non è nessuno dei tre? Alla luce dei fatti, dire De Cimma o Zeppolella sarebbe scontato, entrambi vittime di vendette trasversali quindi il movente è servito su un piatto d’argento. Resta il dottor Greco. Mi sa che voto lui. Una scelta più intricata di questa non la potevi proprio trovare.
Scorrono fluide le parti in cui hai inserito le notizie, passando dal corsivo al grassetto, lo stacco è servito ad attirare l’attenzione del lettore su un punto focale della narrazione. Molto bravo, complimenti.
Ciao e alla prossima.
18/11/2015 at 14:42
Ciao Anna, felicissimo che certe scelte ti abbiano convinto e che il racconto continui a piacerti. Naturalmente non commento la scelta per non anticipare nulla… Ciao!
14/11/2015 at 12:16
Dici che funziona davvero “massaggiare le tempie per fare assorbire le idee?” (ah! ah!, ci devo provare… ).
Non so cosa votare… io con i gialli sono rimasta alla classica opzione, “maggiordomo o giardiniere”…
proviamo con De Cimma.
🙂
18/11/2015 at 14:39
Ah, ah… Non lo so se funziona (ma ne dubito)… Però l’immagine mi sembrava efficace e l’ho usata… Naturalmente evito di commentare la tua ‘scelta’ per non anticipare nulla. Ciao Maria e ancora grazie.
14/11/2015 at 11:01
Concordo con Napo. Ma viste le coincidenze e gli indizi dico De Cimma.
I complimenti invece io te li faccio, è sempre un piacere leggere i tuoi episodi. Aspetto la fine con grande ansia e desiderio. Buona giornata.
18/11/2015 at 14:35
Danio grazie davvero per i complimenti. Sono apprezzatissimi, credimi. Però se hai da fare qualche osservazione critica sentiti pure libero di farla… Credo di avere ancora molto da imparare (specie da quelli bravo come te).
18/11/2015 at 15:56
Non ci sarebbero davvero problemi, Lou, credimi. Ma non sono abituato ad andare a cercare il pelo nell’uovo.
So’ che molti vivono di questo, ma non sono uno di quelli. A presto 😉
14/11/2015 at 09:41
Sei molto bravo, talmente bravo che nell’episodio precedente ho votato senza commentare perché altrimenti ti avrei fatto solo complimenti, ma i soli complimenti valgono zero per un autore. Anche questo episodio è giusto, ben calibrato, descrittivo e colorato. Non puoi però lasciare al lettore la scelta dell ‘assassino perché il lettore è mediamente meno abile di te nel seguire un intreccio che è tuo e solo tuo. Hai lanciato una sfida a te stesso? Spero che i lettori sapientemente ti ripaghino con un ex aequo tra le tre opzioni.
18/11/2015 at 14:32
Ben ritrovato Napo… Credo che tu abbia ragione anche stavolta. Ma, come ho detto più volte, sono qui per imparare. Sono davvero felice di ritrovati. Temevo di averti in qualche modo deluso e non immaginavo minimamente che fossero altre le ragioni per le quali ti eri astenuto dal commentare. Grazie davvero.
14/11/2015 at 09:20
Errata corrige. De Cimma e Zeppolella hanno frequentato il corso di polizia nel ’93 e non nell’83 (sarebbe stato impossibile De Cimma avrebbe avuto 11 anni). Errore di digitazione. Chiedo scusa a tutti.
13/11/2015 at 14:48
Caro Lou, il quadro è chiaro. Mi piacerebbe scoprire come va a finire. Ho votato le confessioni, ora che dal nodo sono emersi i lacci.
Non sono mai stato a Napoli, ma il pregio del tuo racconto è quello di mettere il lettore nelle conduizioni di vedere i colori e percepire le tensioni dei personaggi. Ti seguo, non solo per curiosità.
18/11/2015 at 14:09
Grazie per i complimenti e benvenuto.
10/11/2015 at 17:35
Ad un primo impatto la storia colpisce !!!
e il seguito è ancora piu interessante….Complimenti a questo autore…
07/11/2015 at 19:46
preferisco le INDAGINI alle confessioni
07/11/2015 at 19:44
molto interessante, divertente
mi fa venire in mente /pur non essendoci reali similitudini) il bel film Song’e Napule
drguo
18/11/2015 at 14:49
Grazie per aver letto e commentato. Ho visto il film dei Manetti Bros e mi è pure piaciuto… In effetti la trama ha qualche punto di contatto col racconto ma diciamo che non è esattamente al film che pensavo quando ho iniziato a scrivere il racconto. Ciao e grazie.
07/11/2015 at 09:31
Ciao Lou
Eccomi qua, meglio tardi che mai.
Ho letto tutti gli episodi e ti confesso che mi sono gustata la tua storia.
Il modo di pensare e dunque di comportarsi di un popolo è in stretto rapporto con la lingua e la cucina, e tu hai fatto abilmente arrivare al lettore “l’atmosfera” della città, attraverso l’uso del dialetto napoletano e delle descrizioni di piccoli particolari come il rituale del caffè (lo offrono già zuccherato…). Hai descritto bene anche i pregiudizi riguardo alle persone del “profondo Nord”.
I tuoi dialoghi sono freschi e vivaci, se fossero stati scritti in italiano, avrebbero perso colore e dinamicità.
C’è una frase ricorrente a Napoli che mi aspettavo di trovare (la storia non è ancora finita, chissà…) quando il poliziotto di Verona è arrivato:
“Ah, sei appena arrivato?”
“ E quand’è che te ne vai?”.
Ciao
🙂
07/11/2015 at 17:11
Intanto grazie di essere passata. Sono felice che il racconti ti piaccia e felicissimo di essere riuscito a trasmetterti l’atmosfera della mia città… Che mi sembra che tu conosca abbastanza bene… Sbaglio?
06/11/2015 at 16:10
anche a te, come già fatto con Giovanni Caroli, chiedo un attimo di pazienza per riparare al mio (in)colpevole ritardo di lettura… nel weekend spero di riuscirci
a presto
gieffe
06/11/2015 at 01:52
Mi sono faticosamente tolto questo sassolino(e faticosamente perché il cellulare non risponde ai miei comandi..l’episodio sette non me lo ha fatto proprio leggere!) Non so da dove partire per questo commento, perché ci sono tante o troppo poche cose da dire. Innanzitutto De Cimma mi piace moltissimo. Lo trovo un personaggio assolutamente comico e caricato, ha un suo fascino speciale di serio arlecchino che coinvolge parecchio. Poi la trama. C’è questa trama che un po va e un po viene, un po che sembra solo un dipinto, a volte un ricordo e altre volte un vero poliziesco. E questa miscela, che funziona assai, perché ha davvro di tutto, porta non dico confusione ma forse, e inappropriatamente uso questo termine, un po di dispersione..in alcuni passaggi,accortezze,congruenze e non(e un po di incongruenze ci sono secondo me, ma vabbe 😉 )Sebbene le scene puramente descrittive siano davvero scritte bene, e di questo te ne faccio un grande merito – generalmente poco mi piacciono le descrizioni(siano di persone, situazioni ecc)-, ci sono tratti in cui tutto è tanto incalzante quanto veloce che diventa poco pulito. Giusto per rompere un po ed essere un po incoerente di mio 😛 : più volte ho notato un periodo lunghissimo(cosa che spesso uso e che sempre adoro), portato avanti non da precisazioni ma da continue informazioni- che alla lunga sfuggono di mano e sopratutto di testa! Non so bene come spiegarmi..c’è molta bellezza eppure molta fretta, voglia, confusione, idee…non saprei come definirlo(non sono te 🙂 )! Comunque quando parli di caffè continuo a canticchiarmi in testa don raffaè di De Andrè, ed essendo egli il mio cantante preferito certo questo ti dà molti punti in più. Comunque scusa per i mille errori nel commento ma il cellulare sta proprio andando, al prossimo episodio!
06/11/2015 at 10:51
Ti ringrazio moltissimo per essere passato. E’ di commenti come il tuo che ho bisogno. Credo che per un autore sia molto difficile riconoscere i propri limiti e i propri difetti e il confronto (almeno per come lo intendo io)
può aiutare molto a migliorarsi. Lo stile che ho scelto di adottare per questo racconto (almeno nelle intenzioni) in effetti è una via di mezzo tra quello disincantato e ironico di Luciano De Crescenzo e quello più riflessivo e ricercato di Erri De Luca. Le due anime di Napoli. La struttura, invece, è quella del giallo classico e anche la scelta dei due protagonisti (volutamente molto diversi tra loro) si ispira ai classici del genere… Sulla confusione credo possa dipendere da un paio di fattori: il primo dipende da me, trattandosi di un giallo, ho volutamente tralasciato di dire rivelare certi particolari, il secondo credo possa dipendere dal fatto che non hai letto il settimo episodio che è centrale nell’evoluzione della trama. Spero che tu possa recuperarlo in maniera da avere una visione d’insieme più completa… Grazie ancora, conservero questo sassolino per parecchio tempo, le critiche per me sono un dono prezioso.
05/11/2015 at 18:28
Mi piace molto la storia e il tuo modo di scrivere.
Voto per le confessioni: è la giusta conclusione.
07/11/2015 at 17:07
Grazie per essere passata e per la fiducia e i complimenti…
03/11/2015 at 14:33
Ciao Lou, non ho letto gli altri commenti perchè non mi volevo far sviare. La storia fila bene e probabilmente ci sarebbe bisogno di qualche capitolo in più per mantenere la giusta tensione. Il tuo racconto è basato moltissimo sugli scambi di parole e poco sull’ambientazione, anche se Napoli la conosciamo tutti. Il napoletano è ben inserito, ma per me che sono “nordico” impaccia molto anche se è comprensibile. Mi sarei aspettato una battuta ogni tanto, giusto per ricordarsi dove ci si trova, In ogni caso trovo che le battute, l’ironia e i giochi di parole siano molto azzeccati, sei in gamba. Io ho votato per ascoltare le confessioni. Credo che, arrivati al nono episodio, sia quanto meno indispensabile. Alla prossima!
03/11/2015 at 14:51
Grazie davvero. Anche perché non avendo letto gli altri commenti hai una visione più personale del racconto. Credo che tu abbia ragione su entrambe le questioni sollevate. Non sei il primo a farmi notare che forse sarebbero necessari altri capitoli, è solo che, come ho già avuto modo di spiegare eccedere i dieci, per me sarebbe un po’ come barare e poi sono qui per imparare e considero la prolissità uno dei miei peggiori difetti. Per quanto concerne l’ambientazione non ti nascondo che avrei voluto darle più spazio ma il limite di 5000 mi ha messo in grandissima difficoltà. Certo non avrei scelto descrizioni particolareggiate, perché non è bel mio stile, però, come dici tu, una pennellata ogni tanto ci sarebbe stata bene. Grazie ancora.
02/11/2015 at 20:25
Trattandosi di un giallo, direi di approfondire le indagini. Devo farti i miei complimenti Lou, i dialoghi in napoletano hanno dato più credibilità alle scene, tanto che mi è sembrato di vedere un Mel Gibson all’italiana in azione. Peccato che la storia si concluderà a breve.
02/11/2015 at 20:58
Grazie Anna. I dialetti credo abbiano una forza espressiva persino maggiore dell’italiano (è lingua di strada, autentica, carnale, verace)… Mi piacciano molto, non solo il napoletano… E’ chiaro che cerco di non abusarne, anche perché voglio cercare di ‘arrivare’ anche ai non napoletani. Felice che l’episodio sia stato di tuo gradimento.E grazie per essere passata.
31/10/2015 at 14:43
In cui si approfondiscono le indagini.
Mmh… mi fa strano sentire da uno strizzacervelli che è impossibile aiutare un paziente. La cosa è molto grave, affascinante e potenzialmente pericolosa. Non in quest’ordine.
Emanuele finalmente si rende personaggio attivo, e pare essere più “cazzuto” di quanto dà a vedere.
Ottimo intreccio. Mo sbroglia la matassa, Lou.
Bravissimo. Davvero
Giò
02/11/2015 at 20:52
Ci provo Gio… Ci provo. Ormai il racconto volge al termine e vista la fiducia che molti di voi hanno riposto in me temo di poter deludere qualcuno… Emanuele è un ragazzo
in gamba e si e adattato presto (o meglio si è dovuto adattare, ambientarsi o soccombere, è la legge della jungla, anche quella urbana, Welcome to the jungle boy). Al prossimo (spero presto). E grazie ancora per il sostegno.
31/10/2015 at 10:25
Vorrei approfondire le indagini, e credo che quella data intravista dal protagonista si rivelerà molto importante. 😉
Mi è piaciuta molto la tua riflessione sulla verità, davvero. Divertente anche il dialogo fra il portinaio e il poliziotto ahahah 🙂
Alla prossima!
02/11/2015 at 20:45
Ivan grazie di essere passato ancora. Sono felice che ti sia piaciuta la riflessione sulla verità ma sono ancora più felice di averti regalato un sorriso…
30/10/2015 at 15:34
si ascoltano confessioni….secondo me De Cimma si confiderà col poliziotto…e sono tanto curiosa di sapere perchè nessuno lo può aiutare….
al prossimo!
02/11/2015 at 20:42
E’ una curiosità legittima. Nel prossimo episodio si alzerà un velo. Grazie anche a te Linda, il racconto sta per volgere al termine e tu sei stata una delle mie lettrici più assidue. Spero di non deludere le aspettative tue e di tutti quelli che mi hanno dato fiducia.
30/10/2015 at 14:57
Mi ha spiazzato questa improvvisata dal psicoterapeuta di De Cimma. E se lo venisse a sapere? Probabilmente lo scuoierebbe vivo!
Ma ora vorrei delle confessioni, se non altro per l’ultima frase del medico. Cosa nasconde De Cimma?
Ciao Lou, a presto 😉
02/11/2015 at 20:39
Cosa nasconde De Cimma? Ancora un po’ di pazienza e lo scopriremo insieme… Grazie per la costanza Danio… Sei sempre tra i primi a commentare.
30/10/2015 at 11:15
… solo se ne vale la pena! Bellissima copertina, a proposito. Complimenti 🙂
30/10/2015 at 12:13
Grazie Charman, e benvenuta!
22/10/2015 at 10:01
Ecco che arriva la bomba!
Eh, far ricadere i sospetti su uno dei protagonisti… mossa da furbetto. Da giallista navigato!
Bello lo sfumare “dal e nel” sonno del capitolo, la chiusura tormentata, gli incubi… I riferimenti agli horror della mia infanzia mi hanno fatto uscire gli occhi a cuoricino 😀 (Freddy… Jason…)
Mmh… no, per me De Cimma è innocente, al massimo sta proteggendo qualcuno, e queste su di lui sono solo illazioni. Chiacchiere.
Non conosco nessuna delle canzoni. Rischio, scegliendone una, ma solo se ne vale la pena…
Giò
24/10/2015 at 07:53
Grazie Gio, temevo che l’ultimo paragrafo potesse non piacere, specie a te che sei del mestiere ‘incubi&affini’. L’horror è tra i miei generi preferiti (sia quello cinematografico che quello letterario). Ci ho messo un po’ a capire che non sempre si riesce bene in ciò che si ama. Ormai ho (quasi) del tutto abbandonato l’idea di scrivere racconti dell’orrore… Ma a volte mi lascio andare e mi concedo una frase o addirittura un paragrafo (salvo poi arrovellarmi il cervello sulla questione del lasciarlo/ammorbidirlo/cancellarlo). Anche io adoro Freddy, un po’ meno Jason (che però come Freddy ha il pregio di poter essere ‘evocato’ con due parole). Complimenti apprezzatissimi. Grazie ancora.
20/10/2015 at 21:18
Anche io voto per la notte… Ah, De Cimma c’ha detto ‘na strunzata!
E vediamo adesso come va a finire…
20/10/2015 at 18:38
“Rischio solo se ne vale la pena”, non penso che De Cimma sia l’assassino, probabilmente sta difendendo qualcuno… sarebbe scontato considerarlo un poliziotto invischiato in loschi affari, no? Mi piace il tuo stile fluido e personale, la trama poi, anche se non originalissima, è intrecciata in modo da catturare l’attenzione. Interessante.
24/10/2015 at 16:10
Sono felice che tu sia passata e che il racconto ti sia piaciuto (almeno fino a questo momento). Sulla trama hai ragione, non è molto originale, in effetti l’idea era proprio quella di usare gli schemi classici del giallo in un contesto
Insolito per il lettore e familiare per me… Grazie ancora. Spero continuerai a seguire.
19/10/2015 at 21:25
Bel colpo di scena mi hai preso in contropiede ora però dacci dentro con il prossimo capitolo perché mi sa che troverò altre sorprese. Grande luì!!!!
19/10/2015 at 18:55
terza opzione….quella della notte che più nera nn può venire… 😉
bello anche questo capitolo, con risvolti del tutto inaspettati…
mi hai sorpresa, piacevolmente ovvio…
attendo il prossimo!!! 😉
19/10/2015 at 22:25
Sono felice che la piega che ha preso la storia ti abbia sorpreso. L’idea era proprio quella di spiazzare un po’ i lettori. Grazie ancora per il tempo che dedichi alla lettura del mio racconto… E sto ancora aspettando che tu mi faccia una critica, anche una piccola piccola…
23/10/2015 at 21:03
non ne ho…mi spiace…anzi…non mi dispiace x niente!!!!
mi piace troppo sia la storia, sia come scrivi!!!!
19/10/2015 at 17:53
Non so se la scelta delle opzioni da proporre è stata una furbata o un errore di valutazione da parte tua, ma è chiaro che, così stando le cose, non potrà che vincere l’unica opzione intellegibile ai non-napoletani (cchiù nera d”a notte nun po’ veni’). Chi vuoi che conosca il significato di “arresecare” o di “currea”?
Episodio in cui hai dovuto dare spazio al giallo, sacrificando gli altri novecentonovantanove colori della tua sapiente tavolozza. Vabbè, ci sta e me l’aspettavo. Bravo, come sempre ma diversamente da sempre.
M’arreseco sulo si ne vale ‘a pena.
19/10/2015 at 22:20
Nessuna furbata, solo una gigantesca ingenuità di cui mi scuso coi lettori. Approfitto del tuo commento per fornire una tardiva traduzione delle opzioni:
1) “ma se devi soffrire tira fuori la cintura”
2) “io mi arrischio solo se ne ve la pena”
3) “più nero della notte non può venire”
Per dovere di cronaca sono frasi tratte da canzoni di Pino Daniele. Ancora mille grazie per la fiducia e per il ‘diversamente bravo’!
19/10/2015 at 15:36
Continuo a votare la notte, De Cimma è l’assassino, perchè sembra scontato, ma si sa talvolta è davvero il maggiordomo.
Mi ha lasciato perplessa, in senso positivo, l’ultimo paragrafo. Io l’ho interpretato come il riassunto di un sogno o incubo a occhi aperti, mi è sembrato molto efficace… Bravo
19/10/2015 at 15:57
Sì, in effetti è la descrizione di in incubo… Grazie per essere passata e se te la senti osa pure qualche critica, da queste parti sono ben accette.
19/10/2015 at 09:43
Va bene, su tua richiesta sto leggendo un racconto giallo, cosa che non ho maimaimai fatto in vita mia.
Sul sito, ignoro eros, gialli e la maggior parte del fantasy. Senza offesa per carità, ma i primi due non sono i generi che preferisco, mentre sul terzo sono molto esigente.
Ma torniamo a noi. Ho letto tutto stamane, quindi potrò fare un commento complessivo del racconto, avendolo letto tutto assieme.
L’introduzione è fatta benissimo, il protagonista riesce già ben caratterizzato all’interno del nuovo ambiente e con i personaggi in soli due episodi, il che è un buon risultato.
Sempre dei primi episodi (con più risate che giallo… e ci sta, perché a Napoli un po’ di allegria esiste ovunque) mi ha fatto morire dalle risate l’amico del bar di De Cimma, non ricordo il soprannome, quando dici che “il suo vero nome è sfumato nel mito”. Ahahah, ancora mi fa sorridere! 😀
E poi molti bei dettagli e descrizioni azzeccate, non sto qui ad elencarle tutte. Il rapporto col padre del protagonista riesce a portare l’attenzione anche sulla sua psiche.
La seconda parte diventa finalmente del colore giusto. Le indagini avvengono in quella che credo essere la forma “canonica” del giallo moderno, con medici legali, analisi ed interrogatori preziosi. Ma io di questo non mi intendo molto, quindi evito valutazioni nel dettaglio.
Nell’ultimo episodio che ho letto sembra esserci un indiziato, finalmente, anche se devo ammettere un po’ troppo scontato, quindi dubito sia il vero colpevole. Aspetto di trovare le mille paure, se non mi sono sfuggite (ho trovato solo i colori, per adesso ahah 😉 ).
Nel complesso lo stile è fluido, riconoscibile, ben strutturato e soprattutto lo padroneggi con naturalezza. A volte riesci proprio a far comprendere i ragionamenti del protagonista e i pensieri più fuggevoli, i collegamenti che si fanno nella vita reale.
C’è pure quella dose di ironia che non guasta mai… e poi una domanda: ma l’ex-marito della vittima?
p.s.: scusa se ho ripetuto cose già dette, non ho letto tutti i commenti!
19/10/2015 at 13:01
Intanto ti ringrazio di essere passato comunque (nonostante il genere non ti entusiasmi) e grazie anche per le belle parole. Se mi sono permesso di chiederti un parere, nonostante tu non scriva gialli, è perché mi piace molto il tuo modo di scrivere e per la disinvoltura con la quale sei passato da un genere all’altro (davvero sorprendente). Come hai intuito la struttura è quella del giallo classico, anche se per me è fondamentale dare voce e respiro ai personaggi, provare a dar loro spessore, un’identità, un carattere. In questo mi sono molto d’aiuto le mi frequentazioni abituali, ma anche quelle occasionali e in una città come Napoli le ispirazioni certo non mancano. Per quanto concerne il marito della vittima per ora resta un’ombra sullo sfondo… Ciao e grazie ancora.
18/10/2015 at 20:30
in cui “… cchiù nero d’ ‘a notte nun po’ venì…”
perché dopo una notte simile cosa dovrebbe venire ancora?
De Cimma un assassino, roba da non credere o forse si?
Sembrerebbe quasi scontato…sembrerebbe…
Sempre più intrigante questo racconto. Stavo spegnendo ed è arrivata la notifica, vado a letto col dubbio, buon inizio settimana.
16/10/2015 at 21:37
in cui jesce juorno. Collega, il riferimento all’appuntamento ‘e mutanda è sensazionale.
Congratulazioni per la copertina, stra meritata!
14/10/2015 at 19:02
Felice di essere stata attratta dalla copertina multicolors, felice di aver letto tutto di un fiato, disperata di dover attendere, voto la notte e seguo…
16/10/2015 at 08:57
Grazie per i complimenti e benvenuta. Spero di pubblicare presto il prossimo capitolo. Ciao.
14/10/2015 at 12:35
Gloria meritata *_*
14/10/2015 at 12:36
Null’altro da aggiungere… letto con piacere. Mi sono piaciute molte espressioni…
13/10/2015 at 08:47
“In cui è sempe sera”, senza motivi particolari. È questione di habitat, la sera (meglio la notte) è il mio momento, quindi la mia parte della giornata preferita.
Il detto finale, tra l’altro uno dei miei preferiti, è la ciliegina sulla torta di un capitolo veramente molto bello. C’è tutto: qualche passo avanti nelle indagini (e quindi nella storia), qualche passo avanti nell’evoluzione dei personaggi (dei loro rapporti e della loro psicologia) e qualche personaggio di sottofondo (spassosamente dipinto) che non guasta affatto.
La rosa in gola… un particolare (una firma?) da serial killer, molto noir, mi piace.
Ho un solo dubbio, pensi di farcela a sciogliere la questione in quattro capitoli? Io mi sento di dirti: non avere fretta, continua con questo ritmo che stai andando alla grande, non rischiare uno spiegone affrettato, dato che puoi sempre continuare tutto in un secondo racconto. Ma il direttore d’orchestra sei tu, e dato che sei molto bravo, mi fido ciecamente di te.
Giò
13/10/2015 at 12:50
Il pericolo che sia costretto ad affrettare il finale esiste, inutile nasconderlo… E’ il primo racconto che scrivo su questa piattaforma e probabilmente devo imparare a gestirmi meglio. Cominciando da subito. Prolungare il racconto oltre il naturale decorso dei dieci episodi sarebbe come barare (almeno dal mio punto di vista). Voglio provarci. Uno dei miei più grandi difetti è la prolissità e sono qui, come ho già detto, anche per imparare. Sono felicissimo davvero che il racconto ti piaccia, anzi quasi mi sorprende leggere certi commenti. Grazie davvero per il tempo che dedichi alla lettura del mio racconto. E per i consigli.
10/10/2015 at 15:17
notte che se ne va…
nella parte iniziale, sono stata colpita da un attacco di RISATA GALOPPANTE!!!! troppo divertente, davvero….insuperabile!!!
13/10/2015 at 13:10
Grazie Linda. Insuperabile è un po’ troppo… Pero sono felice di essere riuscito a regalarti una risata… Quelle fanno bene al cuore e all’anima e non bastano mai!
10/10/2015 at 10:12
Complimenti mi sta veramente appassionando… Continua così…
13/10/2015 at 13:11
Grazie Max, sono felice che ti stia piacendo. Continua a seguire ci saranno delle sorprese.
09/10/2015 at 19:42
in cui notte che se ne va’
mi associo a Napo, ma devo anche dire che, finalmente, il ragazzo del Nord ha tirato fuori gli attributi. Sinceramente, pensavo che De Cimma gli levasse la pelle, o forse è solo rimandata la pena? 🙂
Buona serata.
10/10/2015 at 21:18
ps: complimenti per la copertina 🙂
13/10/2015 at 13:15
Grazie Danio. La giungla urbana non perdona o ti adatti (e presto anche) o soccombi… Il ragazzo sta imparando (merito anche di un maestro coi controcoglioni). E grazie anche per i complimenti per la copertina.
09/10/2015 at 18:45
Cosa dire? Bravissimo (non aggiungo chiacchiere inutili).
E la notte se ne va.
13/10/2015 at 13:19
Grazie Napo, per il sostegno costante e per la fiducia. Ti invito sempre a dire quello che pensi, fin’ora ho trovato i tuoi consigli utilissimi e ho provato sempre a metterli in pratica (non so con quanto successo).
05/10/2015 at 21:21
ummmm….. referti……
niente rime, non si scherza con le opzioni ( 🙂 )
05/10/2015 at 10:17
Insoliti sospetti.
Sempre bravo, Lou.
03/10/2015 at 22:45
Referti imperfetti, così finalmente sentiamo ‘sto medico legale “che vole ricere” (l’ho scritto bene?)
A me, sentendo donna Concetta, m’è venuta in mente “Nun pozzo parlà”… la sentivo da ragazzino 😀
Il messaggio su WhatsApp è stata una gag geniale ma al tempo stesso un calcio nei denti. Ti confesso che non so dirti se mi è piaciuta o meno, spezza un po’ l’atmosfera immobile, quasi antica, del racconto. Ma di geniale è geniale, senza dubbio. Oltre che spassosa.
Vai alla grande, concordo con Napo, ogni capitolo sempre più.
Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
Giò
04/10/2015 at 15:34
Intanto grazie per i complimenti, quelli davvero non bastano mai, specie quando arrivano da qualcuno che hai cominciato a stimare ed apprezzare. Per quel che concerne l’incursione della modernità lasciami dire una cosa di cui, da napoletano, vado molto orgoglioso: noi non siamo impermeabili alla modernità, ci sono sicuramenti più smartphone che mandolini in giro per la città, tuttavia ciò che ci distingue da altri popoli (perché è questo che siamo) è la nostra capacità di napoletanizzare tutto quello che ci capita a tiro e di farlo in qualche modo nostro. E’ accaduto con il cinema, la musica, la cucina, l’arte… I napoletani sono uno dei pochi popoli a non subire passivamente la globalizzazione, essi hanno la capacità di metabolizzare la modernita
03/10/2015 at 15:35
E come sempre, io anelo ai referti…
Bellissima la descrizione dell’amante: potrebbe essere chiunque, ma cchiù sicco!
04/10/2015 at 08:40
Vedremo… Magari questa è la volta buona!
03/10/2015 at 12:16
Bravo. Sei una conferma a ogni nuovo episodio. Solo dovresti importi di pubblicare almeno una volta ogni sette/dieci giorni, altrimenti i lettori si disaffezionano al racconto.
Referti imperfetti, ci sta.
03/10/2015 at 13:03
Grazie Napo… Hai perfettamente ragione (come sempre del resto). Ho avuto una settimana un tantinello impegnata e approfitto del tuo commento per scusarmi anche con gli altri.
03/10/2015 at 09:01
Bel capitolo, i dialoghi nel tuo stile arricchiscono l’incedere del racconto non lo rallentano. È un modo molto prospettico di dare spessore alle scene, picchiettando su pochi ma incisivi particolari per poi muovere la storia tra le parole dei tuoi spassosi personaggi. Mi piace leggerti, complimenti ancora.
Al prossimo Lou…..
03/10/2015 at 06:15
Insoliti sospetti.
I soliti dovrebbero essere, anzi, dovrebbe essere l’amante della Capuano.
I referti potrebbero essere, ma preferirei che si affacciasse sulla scena qualcun’altro.
Ottimo capitolo, come sempre d’altronde.
Al prossimo, guagliò 😉
04/10/2015 at 15:36
Grazie Dario e mi scuso anche con te per l’attesa.
02/10/2015 at 22:02
referti imperfetti…
che carina, questa signora Concetta…è veramente la classica vecchietta napoletana impicciona!!!!attenta a tutto, persino peggio della polizia stessa!! 🙂
anche stavolta ho sorriso tanto…e anche stavolta meriti tanti complimenti!!!
03/10/2015 at 09:05
so’ na pazza ‘mmano a gente e tengo mente
Ma s’je fosse guaglione, je fosse capurione
e quando vott’o viento dic’a mia
e sulamente si vulesse Dio…
Pino Daniele così immaginava donna cuncetta in una sua famosa canzone, Lou la fa rivivere stupendamente nel suo capitolo….
03/10/2015 at 19:00
Una sola parola di comprensione vale più di mille lusinghe… Grazie Stefano… Donna Cunce’ parlate, Donna Cunce’ dicete…
04/10/2015 at 15:49
Felice di averti regalato ancora dei sorrisi… E grazie mille per i complimenti.
05/10/2015 at 08:43
Linda grazie davvero. Sono felice di averti regalato ancora dei sorrisi… E’ uno dei doni più belli che si possano fare.
27/09/2015 at 18:00
Innanzitutto complimenti per il tuo modo di scrivere, così “pulito e lineare”! Fin dal primo episodio mi ha intrigato sempre più, ed è proprio questo quello che cerco in un giallo. Mi sento già affezionata al protagonista del Nord catapultato in una Napoli che descrivi con tale verosimiglianza…Nonostante sia tanta la curiosità di sapere cos’abbia visto donna Concetta, credo sia più importante cos’abbia scoperto invece il medico legale, in quanto questo potrà fornire maggiori indizi allo svolgimento del caso..per cui io voto per conoscere questo famoso medico legale….
Non vedo l’ora di leggere il prossimo episodio!
A presto…Roberta
04/10/2015 at 08:43
Grazie Roby e benvenuta. Sono felicissimo che il racconto ti piaccia. Per il medico legale… Vedremo!
26/09/2015 at 17:48
aro Lou oltre a seguirti assiduamente e trovo che tu sia impeccabile e attento nel cercare al contrario di altri una scrittura semplice, di facile lettura, descrittiva al punto giusto e mai monotona…indice d’ intelligenza, poiché troppo spesso si ricorre a grossi paroloni solo per dimostrare di saper scrivere cosa che sono certa tu sappia fare molto meglio di altri…ma apprezzo il tuo modo di metterti al servizio del lettore che ama leggere belle storie..detto ciò come ho scritto prima oltre a leggerti, leggo anche i commenti di altri e…hai ragione quando dici che con una donna intelligente al prp fianco si può TT…voto una telefonata strana…
26/09/2015 at 12:48
Mi ero perso un po’ di capitoli ma ho recuperato, solitamente non leggo gialli ma con il tuo non posso che fare un’eccezione. Mi piace il tuo stile, i dialoghi che riesci ad imbastire, la psicologia dei personaggi… sei bravo e anche ironico!
Per me comunque è Donna Concetta,
a presto 😉
05/10/2015 at 08:44
Grazie Bicchio. Spero di riuscire a guadagnarmi la tua attenzione anche per i prossimi capitoli.
25/09/2015 at 08:45
Ben scritto complimenti, ambientazione dettagliata e storia intrigante.
Napoli è una città bella e colorita, bisogna viverla per capire. Mi piace la tua descrizione, soprattuto nell’ambientazione, in particolare trovo realistica la descrizione degli interpreti della storia, mi piace come descrivi il napoletano DOC, quello che segue gli stereotipi, quelli abitudinari, quelli folkloristici.
Nell’attesa di leggere il continuo, cari amici, jammece a piglià o cafè….
21/09/2015 at 23:22
Giusto per inciso, come puoi vedere la mente umana è sempre superiore alle macchine… il televideo è seguito da 20 milioni di utenti e il tour operator è uno dei più importanti a livello nazionale… Credo che tu abbia capito chi sono! Detto questo, posso dirti che il tuo racconto è molto interessante, è uno spaccato di una Napoli dalle mille paure e dai mille colori,come dici tu.. Sei molto bravo a scrivere, meriti tutto il mio rispetto, ma l’ulmiltà è sempre un pregio molto raro… Continua così, vai forte, BRAVO!!!
22/09/2015 at 09:13
Ciao picopico, benvenuto e grazie per i complimenti… Non potevi essere più chiaro… I 20 milioni li hai contati uno a uno? Se lo hai fatto sarai di sicuro passato da casa di mia nonna… Se ti ricapita salutala da parte mia… Quanto a sconfiggere le macchine, con una donna intelligente al proprio fianco si può tutto! Ciao e grazie ancora…
20/09/2015 at 23:17
E vero che è un giallo…ma considerando l’ambientazione non è assolutamente pensabile che il tutto si svolga senza ” ‘na ‘nciucessa” che vide e cela chissà quale”segreto”…motivo per cui voto Donna Concetta, ma potrebbe essere Donna Peppina,ecc ecc…poi dopo può venire o’miedeco!
21/09/2015 at 11:08
Foffo intanto benvenuto… Anche tu x Donna Concetta? Sei così curioso di sapere cosa ha visto? E’ un’opzione che sta guadagnando terreno… Vedremo…
19/09/2015 at 16:57
Io voto per il medico legale, perché se lo proponi per due capitoli di fila forse è davvero importante… magari dall’autopsia salta fuori qualcosa di inaspettato?
In ogni caso rinnovo i complimenti per l’ottimo lavoro, soprattutto con i dialoghi: leggendoli sembra quasi di sentir parlare i personaggi!
19/09/2015 at 18:47
Intanto grazie per i complimenti. Sì, in effetti è abbastanza importante anche se credo di poter posticipare almeno di un capitolo… Ma non ti dirò niente di più. Ciao e ancora grazie.
19/09/2015 at 08:56
Come si fa a non avere la curiosità di sapere cosa vide donna Cuncetta?
E… votato!
16/09/2015 at 20:11
niente. Io voglio sapere quanto chiacchiera il medico legale…
17/09/2015 at 11:01
Il medico legale anche questa volta non raccoglie molto consenso, non so più che inventarmi, anche perché temo sia un passaggio obbligato… Si accettano consigli. Ciao Giulia e grazie, sono davvero molto onorato di averti tra i miei lettori e approfitto per segnalare ai miei affezionatissimi follower il tuo imperdibile racconto… Ragazzi davvero non ve lo potete perdere, Giulia è bravissima! Fidatevi e correte a leggerla!
17/09/2015 at 21:51
Umh… per rimanere nell’ironia, farei rincorrere il De Cimma da un trafelato medico legale che lo sta cercando da ore :p
Ciao Lou! L’onore è mio come ben sai e ti ringrazio per la segnalazione… però credetemi, cari lettori, Lou è fin troppo gentile 😉 tra me e lui non c’è storia
19/09/2015 at 16:59
Devi per forza inserirlo in questo capitolo? Perché se è una cosa “posticipabile ” potresti comunque infilarlo nel prossimo, però senza metterlo tra le opzioni, così da non trovarti ad andare contro ai “desideri del pubblico” (io comunque il medico legale lo volevo sentire dal vivo XD)
16/09/2015 at 18:29
Complimenti una storia avvincente, spontanea, ironica, teatrale come solo il palcoscenico della città che hai scelto può dare.
Sono in attesa del proseguo.
17/09/2015 at 09:16
Grazie Stefano… E’ una città che conosciamo bene entrambi, una fonte inesauribile di ispirazione e meraviglia… Sono felice che tu sia qui e ti invito a dire sempre quello che pensi… Le critiche qui sono ben accette.
16/09/2015 at 13:38
Complimenti…
17/09/2015 at 09:17
Grazie max e benvenuto…
16/09/2015 at 10:19
Preferirei sinceramente la telefonata strana ma anche il referto non l’avrei visto male come argomento secondario.
Caffae imperat come direbbero i latini se avessero conosciuto la mistica bevanda magica. 🙂
Ma vabbè …
Ciao e buona giornata! 🙂
17/09/2015 at 09:18
… E, come al solito, avrebbero avuto ragione. Grazie di essere passato e buona giornata anche a te.
17/09/2015 at 19:55
Però non esagerare con tutto quel caffé. Alla fine innervosisce … me! Fai parlare anche la storia. Perlomeno io lo trovo adesso un po’ cattivo a meno che serva a fare un tiramisù. 🙂
17/09/2015 at 22:58
Basta caffè… Ma ben inteso vale solo per il racconto. Io senza il caffè non posso vivere…
16/09/2015 at 09:15
Ho votato per donna Concetta perché in un affresco di Napoli non può mancare una donna Concetta. Della trama me ne importa poco, l’importante per me sono le pennellate, i dettagli e, nell’insieme, la raffigurazione di Napoli. Bravo.
17/09/2015 at 09:24
La trama per un giallo è fondamentale. Forse persino più che per altri generi… Sto facendo del mio meglio per costruire un intreccio credibile… Ma non sono del mestiere, è il primo giallo che scrivo e ci sto provando, diciamo così… Se hai da obbiettare qualcosa fallo pure, sono qui per imparare e ho apprezzato moltissimo i tuoi consigli.
17/09/2015 at 13:26
Non ho nulla da obiettare sulla trama. Probabilmente mi sono espresso male. Intendevo dire che, secondo me, in questo racconto non è essenziale che ci sia una trama poliziesca più o meno complessa perché la struttura del racconto la tiene su il tuo stile di scrittura (che apprezzo molto). Le trame complesse e i colpi di scena servono quando non c’è altra ‘sostanza’.
15/09/2015 at 23:52
Strana telefonata.
Magistrale, niente di nuovo. A parte il suono di una chitarra, il timbro di una voce e una particolare canzone.
17/09/2015 at 09:30
Trix mi metti davvero in imbarazzo… ‘Magistrale’ è un parolone ed e un complimento che non credo di meritare (lo dico molto sinceramente)… Per non dire del ‘magistrale niente di nuovo’ come a dare per scontata la mia ‘inarrivabile bravura’ (avviso per i maligni: sto scherzando!). A parte tutto grazie davvero, i complimenti infondono fiducia… E serve anche quella!
15/09/2015 at 23:08
telefonata strana….
un’unica cosa mi viene da dire…esemplare la tua descrizione del rito del caffè a Napoli…tutto giusto…tutto preciso…è una scusa x fare pace, o x vedersi con qualcuno…un piacere da condividere…
ecco poi svelato il titolo del racconto…col riferimento a Pino Daniele e alla sua Napul è…
bravissimo.
17/09/2015 at 09:38
I complimenti fanno sempre piacere, specie quando arrivano da una persona della quale sono ‘letteralmente’ (a rischio di essere frainteso) innamorato…
17/09/2015 at 20:02
x evitare fraintendimenti, che credo non ci saranno, solo x un piacevole confronto, potremmo parlare scambiandoci l’indirizzo e-mail… 😉
17/09/2015 at 22:55
Sei abbastanza intelligente da riuscire a cogliere la leggerissima e assolutamente non maliziosa ironia… Diversamente non mi sarei neanche permesso… Se vuoi comunque mi trovi qui: lou1978@virgilio.it
15/09/2015 at 21:21
Telefonata strana…
Te possino, Lou! Mi hai fatta scoppià in lacrime. No, davvero, lacrime proprio. Perchè non avevo letto la sinossi. Mannaggia a te. Poi ho ricollegato la sinossi al titolo e mi è balzato allo stomaco Pino Daniele con “Napul’è” e porca miseria mi so messa a piangere. Mannaggia a te.
17/09/2015 at 09:58
Ale (ti posso chiamate Ale? Non so perché ma mi viene quasi naturale) sono felice di averti fatta piangere (anche se detta così suona un po’ strana). In fondo la cosa migliore che possano fare gli scrittori (o aspiranti tali) è regalare delle emozioni…
15/09/2015 at 20:41
Mi garba la telefonata strana.
Sì, voto quella.
Abbiamo scoperto una metà dell’origine del titolo, aspetto di conoscere anche l’altra. Sono proprio curioso…
Davvero bel 4 capitolo, me ne aspetto uno almeno uguale! 😉
17/09/2015 at 10:48
Non ti prometto niente ma ci provo… Quanto all’altra metà del titolo, c’è ancora un po’ da aspettare temo… Ciao e grazie di essere passato.
15/09/2015 at 17:37
E vediamo di conoscere anche questa donna Concetta. Dopo chiacchiere e malelingue, una “telecamera” umana può rivelare molte cose 🙂
17/09/2015 at 10:55
… Vediamo se ha ‘registrato’ qualcosa di interessante. Grazie per essere passato. Da te mi aspetto anche qualche commento più tecnico… Osa pure, non mi offendo.
11/09/2015 at 08:08
Innanzitutto il voto: “in cui raccogliamo chiacchiere e malelingue”. Motivo del voto: mi sembra la scelta più azzeccata e aderente alla storia. Che poi, se c’è un rapporto del medico legale, eventualmente lo voglio sentire riassunto in poche parole dal commissario. Se immagino la scena già rido.
Bene, adesso le mie impressioni: come ho detto ad altri, i gialli non sono il mio genere preferito, a meno che qualcosa non attiri la mia attenzione. Questo è uno di quei casi. Non saprei dirti se per colpa (merito) del protagonista, che mi ricorda Bisio in Benvenuti al Sud, o per colpa (merito) del vernacolo, poco, ben dosato, e maledettamente calzante. Beh, qualunque sia il motivo, mi hai convinto a seguirti già dopo l’incipit. Sei un professionista (o semi?), l’ho letto nella bio, quindi i complimenti per come scrivi non ti servono (immagino te ne abbiano già fatti a sufficienza). Ti servono lettori. Bene, ne hai trovato uno.
Giò
Ps I soprannomi sono uno dei miei punti deboli. I napoletani potrebbero creare un corso di laurea in Soprannomologia. 😀
11/09/2015 at 09:09
Intanto ti ringrazio per essere passato e per le belle parole (i complimenti fanno sempre piacere
11/09/2015 at 10:25
Solo per la cronaca non sono un professionista, mi piace scrivere, questo sì, ma più che uno scrittore credo di essere uno scrivente… Sono felice che il racconto ti piaccia e onorato di averti tra i miei lettori.
Per quanto riguarda la soprannomologia se hai bisogno di un corso accelerato ti consiglio di fare un giro nel centro storico di Napoli e… di fermati a leggere i manifesti funebri, sono sicuro che potresti trovare la giusta ispirazione… Ciao e ancora grazie per il tempo che hai voluto dedicare alla lettura del racconto…
10/09/2015 at 10:33
“in cui raccogliamo chiacchiere e malelingue”, ci vuole tempo per il medico legale e le chiacchiere non dormono mai!
Sempre fantastico, continua così! Alla prossima!
09/09/2015 at 15:36
Bellissimo, scritto con precisione, non mi capita spesso di trovare un racconto che mi prende in questo modo.
Per la cronaca, io ho votato per il medico legale.
08/09/2015 at 18:28
No, no, non raccolgo niente, leggo il rapporto del medico legale.
Ineccepebile.
08/09/2015 at 18:29
Ineccepibile.
08/09/2015 at 20:00
Per carità, se hai da eccepire eccepisci pure… Sono alla disperata ricerca di consigli utili e critiche costruttive e tu sei proprio una di quelle persone da cui credo di poter imparare…
08/09/2015 at 14:53
Chiacchiere, in attesa del referto, che magari sarà nel prossimo capitolo.
Bello questo capitolo. Descrivi scene e situazioni in modo impeccabile.
07/09/2015 at 22:34
Mi sarei aspettato che si dicesse in un altro contesto. Però il dialetto rende davvero bene in tutto questo contesto. Uno del nord giù nel sud. Come deve soffrire! 🙂
Comunque dato il teschio, direi medico legale.
07/09/2015 at 18:34
ho votato x l’opzione che mi sembra più logica…quando la polizia trova un cadavere il medico legale fa l’autopsia…
anche stavolta mi hai fatto fare un sacco di risate con le conversazioni in napoletano….la frase più bella ed esilarante in assoluto è stata quella del tre spade quando la giocata è a coppe!!!! 😀
al prossimo capitolo!!! 😉
07/09/2015 at 16:34
Continua ad essere interessantissimo. Riesci a regalare una lettura scorrevole che non risulta appesantita da particolari fuori luogo. Ed ora? Attendo le righe “in cui ascoltiamo le indiscrezioni di un poliziotto di quartiere”… ti seguo Lou!
07/09/2015 at 16:34
Medico legale.
Per le voci e malelingue c’è sempre tempo 🙂
Ottimo capitolo, come i precedenti d’altronde.
07/09/2015 at 14:38
A Napoli tante chiacchiere e malelingue.
Bravo, mi è piaciuto più dell’episodio precedente.
07/09/2015 at 14:47
Grazie Napo… Ho provato a seguire un po’ di consigli dei lettori (in primis i tuoi). Felice che ti sia piaciuto.
07/09/2015 at 14:15
Un teschio – di una donna o “femminile” – mummificato e mangiato dai ratti.
Nell’ultima frase sembra che i morsi di ratto li avesse dati una donna 🙂 scusami, a volte mi va di fare la precisina.
I personaggi sono sempre divertenti, attendo di scoprire cosa capiterà in seguito.
07/09/2015 at 14:20
La chiusa, in effetti, era diversa… Ma avevo bisogno di recuperare dei caratteri (mannaggia il limite) e nella fretta di togliere qua e la mi sono perso un paio di virgole… Grazie per la segnalazione…
07/09/2015 at 15:14
Può capitare 🙂 questa piattaforma è molto utile per lo scambio continuo tra gli autori che dà la possibilità di correggere errori o disattenzione altrimenti ignorati. Si impara molto 😉
07/09/2015 at 14:03
Raccogliamo chiacchiere e malelingue!
04/09/2015 at 23:15
Questo non è un giallo…
05/09/2015 at 08:08
E lo deduci dalla lettura dei primi due episodi? Aspetta… Un po’ di pazienza ancora e scoprirai che ti sbagli (e il fatto che un lettore si sbagli per un giallista è il massimo della soddisfazione)… Grazie x essere passata… Nel prossimo episodio ci saranno delle sorprese… Continua a seguire…
03/09/2015 at 11:14
Meglio se pensa prima e poi spara… a volte niente è come sembra.
01/09/2015 at 17:17
Brigadiè, io nun saccio niente.
Mi piace molto, trovo entrambi gli episodi divertenti anche se ho avuto qualche difficoltà a decifrare le frasi in napoletano; le napoletanizzate le capisco meglio 🙂
Ho gradito “assai” il riferimento a Gomorra di Roberto Saviano alla fine del capitolo precedente.
Ti seguo.
31/08/2015 at 23:37
“Brigadiè, io nun saccio niente!”
Mi sono sbellicato dalle risate! Scrivi molto bene, comunque. Gli intermezzi pensati dal protagonista sono fenomenali 🙂
29/08/2015 at 16:21
ho votato, in minoranza, “Spara, ca poi se penza!”
Il Dottore è sufficientemente folcloristico da fare una sfuriata del genere al povero giuvinò del nord che si comporta come gli hanno insegnato a Peschiera!! 😀 mi piace molto, soprattutto per come hai descritto lo shock “culturale” del protagonista: vivendo la mia vita in movimento tra nord e sud Italia ho visto spesso amici nordici disorientati allo stesso modo!
Alla prossima, ti seguo!
25/08/2015 at 10:46
…nun saccio niente…
Vorrei leggerti, la tua scrittura mi entusiasma. Hai scritto altrove? Pubblicato qualcosa?
L’episodio è efficace e notevole. Vorrei dirti di più ma trovo che sia sufficiente a esternarti il mio gradimento.
Io sono arrivata alla fine di un racconto, mi piacerebbe che lo leggessi per avere un tuo parere. Non c’è bisogno di seguirlo o votarlo,
vorrei solo che trovassi il tempo di dargli un’occhiata, proprio per la stima che sto inziando ad avere verso la tua scrittura.
25/08/2015 at 22:52
Alessandra grazie mille. Oltre alla critiche (che certamente quando sono costruttive aiutano a crescere) a un esordiente servono anche commenti come il tuo che sono vere e proprie iniezioni di fiducia… Appena ho un po’ di tempo mi dedico alla lettura del tuo racconto (promesso)… Per quanto concerne i miei trascorsi da ‘scrivente’ (scrittore è una parola grossa) diciamo che ho pubblicato un racconto in un’antologia uscita in volume… Ma se vuoi i dettagli posso darteli solo in privato… Per ragioni che non sto qui a raccontarti… Ciao e grazie ancora!
15/09/2015 at 21:32
Mandami il tuo indirizzo, qui. Poi ti scrivo in privato. Per due ragioni: la prima, io non pubblico il mio ;), la seconda: ti devo redarguire a dovere, dopo stasera!
16/09/2015 at 07:53
Mi metti paura… Comunque mi trovi qui: lou1978@virgilio.it
23/08/2015 at 17:51
“penza primma è sparà”…
in verità ero indecisa tra questa opzione e la seconda, ossia l’inverso della prima…ma in fin dei conti ho pensato che quando si tratta di vite umane è sempre meglio pensare prima di sparare e nn il contrario…
che dire….questo tuo racconto mi piace troppo….
il primo capitolo mi ha affascinata e incuriosita…
questo invece mi ha divertita e fatta sorridere un sacco!!!!l’azione sembra svolgersi proprio come quei film tipo IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO!!!! veramente esilarante….i soprannomi che hai scelto, poi….troppo forti!!!!
ancora complimenti….sei un asso!!! 😉
23/08/2015 at 13:57
Invece io dico che dovresti limitare l’uso del dialetto, soprattutto perché non lo sai scrivere. Jammc, muovt sono errori dovuti all’idea – che hanno purtroppo molti – che le vocali che non si pronunciano non si scrivano. In realtà il napoletano, ma anche altri dialetti, hanno suoni diversi dall’italiano, ma le vocali vanno comunque scritte: per esempio jammc si deve scrivere jammece. A volte si usano caratteri speciali: per esempio ‘devi vedere’ si scrive ‘hê vede’. In definitiva, visto che i dialetti sono molto difficili da scrivere, evita il napoletano e usa solo napoletanismi.
Per il resto vai benissimo. Penza primma ‘e spara’.
23/08/2015 at 16:41
Hai ragione… Il napoletano è una lingua vera e va scritta comme (con la e finale giusto?) se deve (giusto anche questo?). Non conosco alla perfezione il napoletano scritto (quella dell’utilizzo di alcuni caratteri speciali per rendere foneticamente alcuni suoni come appunto il devi vedere che segnalavi sono per me una novità assoluta) mentre il jammc è solo un erroraccio superficiale dovuto forse alla stanchezza… Felice che il resto ti sua piaciuto (sei uno di quelli che temevo di deludere). Ciao e ancora grazie per i preziosissimi consigli.
23/08/2015 at 10:50
Descrivi molto bene il colore locale (letteralmente). Con queste espressioni e modi di fare ricordi per certi versi un “Camilleri Napoletano”. Per esserlo del tutto dovresti scrivere in totale napoletano, ma è megghiù de no.
Voto per la parità “Penza primma ‘e spara”! 🙂
23/08/2015 at 16:45
Meglio di no… Il napoletano scritto come ha fatto giustamente notate Napo è difficilissimo da scrivere… Il paragone con Camilleri da le vertigini. Grazie ma è davvero troppo.
23/08/2015 at 17:08
Infatti ho detto per certi versi. Non montarti la testa! 🙂 Per tutto il resto c’è una carta famosa! 🙂 Ciauu.
23/08/2015 at 09:27
“Brigadiè, io nun saccio niente!”
Hai una maniera tutta tua di caratterizzare i personaggi. Molto bravo.
23/08/2015 at 16:48
Grazie ancora per i complimenti trix…
23/08/2015 at 06:43
Grazie Dario… Approfitto del tuo commento per una ‘comunicazione di servizio’: per il terzo episodio ci sarà un po’ da aspettare… Diciamo un paio di settimane. Ciao.
23/08/2015 at 05:59
“Spara, ca poi se penza!”
Spassoso episodio. Hai delineato benissimo la figura del “dottore” mi pareva di vederlo leggendo 🙂
Aspetto il seguito, buona domenica.
22/08/2015 at 17:40
Che stile immediato, due parole di tuo padre e sembra di averlo davanti, lo stesso con l’ispettore capo del sindacato 🙂
L’ultima parte mi è piaciuta meno, appesantisce la storia con osservazioni superflue secondo me. Tutti conoscono la camorra e Saviano 🙂
23/08/2015 at 16:51
Forse hai ragione… Grazie comunque e continua a seguire… E fammi sapere se il prossimo episodio ti convince di più… Ciao
21/08/2015 at 21:09
In cui un caffè non si nega a nessuno.
Ottimo incipit, ti seguo con estremo interesse.
A presto 🙂
22/08/2015 at 11:44
Grazie mille per i complimenti…
21/08/2015 at 19:06
Ti sei guadagnato il primo piano, ma stavolta i complimenti li faccio alla redazione di THe iNCIPIT che sa valorizzare le storie che meritano.
22/08/2015 at 10:52
Approfitto del tuo commento per ringraziare la redazione di theIncipit e tutti quelli che hanno letto e commentato il racconto. E per te Fake un ringraziamento speciale… La vetrina di theIncipit è un grande privilegio ma anche una grandissima responsabilità per me che ho cominciato da poco… Spero di non deludere le aspettative. Grazie ancora.
21/08/2015 at 12:32
Mi complimento con te per il plot. Veramente ottimo. Seguo molto volentieri questa storia che ha tutti i connotati per rendersi imperdibile e per lanciare un messaggio importante. Già lo si capisce dal contesto, dalla location, dai set-up seminati in questo episodio. Ti rimprovero la sintassi non sempre corretta, 😉 Bravissimo. Il mio ideale di plot.
Non lasciamogli il tempo di posare le valige, gettiamolo subito nella mischia 😉
21/08/2015 at 13:16
Grazie mille davvero per i complimenti… Sulla sintassi non sempre perfetta non posso che darti ragione. Ho un modo un po’ sporco e istintuale di scrivere (e pochissimo tempo per revisionare il testo), il che, chiaramente, mi espone a rischi di questo tipo… Ma non voglio trovare scuse. Provero a far meglio e… Spero di riuscire a mantenere le aspettative.
20/08/2015 at 19:42
Quel: “Era più il tipo da” io lo eviterei. Meglio scrivere un ricordo vero e proprio. “Non che ci siano persone…” io eviterei tutte le considerazioni personali. Mi i ace l’idea del poliziotto che da piccolo in tv guardava le serie con i ladri protagonisti. “San Giovanni … vibrante di esistenze complicate” questa frase mi piace.
21/08/2015 at 13:08
Le considerazioni personali mi servono per caratterizzare meglio i personaggi. Ho letto (e commentato) il tuo racconto e so bene che sei più votato all’azione che all’introspezione psicologica… Chissà che non si possa imparare l’uno dall’altro… Un solo appubto : Bo e Luke non erano due ladri ma due ragazzi della provincia americana che ne combinavano di tutti i colori… Te la perdono solo perché sei molto giovane (scherzo naturalmente)…
22/08/2015 at 03:18
Siamo entrambi esordienti, ed è meglio imparare prima la basi della scrittura che mettersi a fare considerazioni personali. Il lettore dovrebbe desumere il carattere di un personaggio dalle azioni e scelte che fa quest’ultimo.
22/08/2015 at 03:24
Comunque ci sono delle trovate Beat interessanti.
20/08/2015 at 19:02
Mmm ….. i supposti sono buoni. Descrivi bene benché come Saviano rimarchi il fatto che si chiami appunto Il sistema! 🙂 Poco importa se di Secondigliano o di Casal di Principe.
Sei napoletano ? Ti seguo! 🙂
Ho scelto in cui un caffè non si nega a nessuno.
21/08/2015 at 13:02
Hai ragione, il riferimento al ‘sistema’ richiama subito alla memoria Saviano (benché la prima volta che sentii usare la parola sistema per indicare la camorra ero solo un ragazzino e Gomorra molto probabilmente non era stata nemmeno pensata). Ma bisogna fare i conti con la memoria collettiva quando si scrive e parlare di sistema senza citare Saviano tra le fonti non mi svtava onesto. Grazie per i complimenti. Ti aspetto alla prossima…
20/08/2015 at 17:57
Caffè, sempre la scelta vincente.
Attratta dal nome lunghissimo del racconto. Molto colpita dal tuo modo di scrivere.
Seguo con vivo interesse.
21/08/2015 at 13:09
Grazie per i complimenti… Ti aspetto alla prossimia…
20/08/2015 at 16:40
“In cui nemmeno il tempo di posare le valigie” 🙂
Sono voluta passare lo stesso anche se, lo ammetto…
Odio i racconti ambientati in Italia xD
Ma veramente, veramente tanto.
Scrivi molto bene, comunque 🙂
21/08/2015 at 13:55
E’ anche la mia opzione preferita… E chissà che non riesca a farti cambiate idea sui racconti ambientati in Italia…
22/08/2015 at 09:51
Ne dubito, è molto radicata, ma… chissà? 🙂
20/08/2015 at 00:47
Bell’incipit, nonostante il giallo sia un genere con cui non ho familiarità. Ho apprezzato in particolare il fatto di non essermi trovato subito catapultato tra ispettori e appuntati (ci sono, ma al momento rimangono fantasmi sullo sfondo, com’è giusto che sia) ma di avere visto prima il rapporto col padre, in modo esplicativo ma conciso, quindi un po’ del cuore del protagonista e infine la città, con le sue luci e le sue ombre. Mi sono piaciuti in particolare gli ultimi due paragrafi. E voto per un caffè, che in fondo non si nega a nessuno.
21/08/2015 at 13:19
Tutto giusto: l’idea era proprio quella di introdurre prima il protagonista e il contesto in cui si muove e poi… Vedere cosa succede. Sono felice che ti sia piaciuto e spero continuerai a seguire…
19/08/2015 at 02:22
Descrizione della psicologia del padre molto attenta, quasi tangibile
Napoli è una bella città e mi piacerebbe continuare a leggere una storia ambientata nel magnifico e poco valorizzato meridione
Ti seguo 😉
21/08/2015 at 13:40
Grazie davvero per i complimenti… E spero di non deludere le aspettative. Alla prossima.
21/08/2015 at 13:57
Grazie. Per me era importante dare spessore al personaggio prima di infilarlo dentro una storia.
18/08/2015 at 21:42
avrei votato x il caffè che non si nega a nessuno, ma poi l’istinto mi ha portato a cliccare sull’opzione in netta minoranza…ma che ha catturato la mia attenzione più delle altre…e cioè nemmeno il tempo di posare le valigie…
Napoli è una città dove sono troppe le cose che succedono ogni giorno…e la polizia ha davvero tanto da fare!!!!
il tuo incipit mi ha rapita…e x vari motivi…
– nella descrizione del modo di essere del padre del protagonista ho rivisto mio padre….che non si scomponeva più di tanto se pure io prendevo 9 ad un compito in classe e che allo stesso tempo diceva che potevo fare di più!!!! 🙂 mi sono ritrovata quindi nel protagonista…
– parli di Napoli….ed è una città che adoro…
– il tuo stile mi piace…fluido…chiaro…e il lessico è molto articolato…
insomma….complimenti davvero!!!!
ti seguo!!!al prossimo capitolo!!! 😉
21/08/2015 at 13:27
Grazie per il complimento. In effetti l’opzione del “nemmeno il tempo di posare le valigie” è la.mia preferita ( forse non dovrei dirlo per non influenzare i lettori ma ormai mi sembra che siano quasi tutti orientati verso il caffè). Mi avrebbe dato l’opportunità di passate subito all’azione, una cosa di cui nel primo episodio, si sente , forse, un po’ la mancanza… Ma il gioco è bello proprio per questo e la scelta dei lettori è sacra e va rispettata. Grazie ancora.
22/08/2015 at 17:18
non stai x niente influenzando i lettori….mi sa che vincerà il caffè!!! :/
d’altra parte hai ragione, noi autori dobbiamo rispettare le scelte di chi ci legge….
a proposito, non so se l’eros è un genere che leggi…ma se ti va passa da me…sarei felice di sentire il tuo parere sul mio racconto.
a presto!!! 😉
22/08/2015 at 17:29
Appena posso… Promesso.
18/08/2015 at 21:36
Sono di Napoli, quindi ho un’idea di cosa aspettarmi da questa storia… vediamo se coincide con la tua! Intanto “un caffè non si nega a nessuno” 😀
21/08/2015 at 13:30
Spero proprio di no! Dovrebbe essere un giallo e se la trama coincide con quello che ti aspetti significa che ho miseramente fallito… Grazie per i complimenti. Il caffè non si nega a nessuno, nemmeno a una ‘paesana’…
18/08/2015 at 18:36
Se sei del Sud (lettera maiuscola obbligatoria) allora il caffè davvero non si nega a nessuno 🙂
Ne so qualcosa, essendo della provincia napoletana 😀
Ti seguo
Ciau 🙂
21/08/2015 at 13:39
Grazie per essere passata. So di averti forzata un po’, visto che il tuo genio pazzerello non credo passi sovente dalle parti del giallo… Per questo apprezzo ancora di più (anche perché da napoletana è più facile che tu riesca a cogliere degli aspetti della storia che forse ad altri sfuggiranno)…
21/08/2015 at 13:53
Naah, ogni tanto leggere qualcosa di diverso mi piace :).
Penso che inizierò a leggere anche altri “generi” di racconti (si dice “genere” giusto?).
Buona fortuna 🙂
18/08/2015 at 16:49
Conosciamo i colleghi?
Ottimo incipit, mi piace e ti seguo. Buona scrittura e al prossimo 😉
21/08/2015 at 14:10
Felice che ti sia piaciuto… E grazie per essere passato.
18/08/2015 at 16:29
Complimenti…il tuo modo di scrivere è fresco, leggero fluibile…quel tipo di scrittura che non stanca e incuriosisce…ho votato” in cui il caffè non si nega a nessuno”, mi piacerebbe leggere ed entrare di più nei vicoli della Napoli de mille culure e mille paure…sicura che riuscirai a soddisfare noi lettori..buon divertimento.
21/08/2015 at 14:11
Grazie Simonart… I tuo complimenti fanno sempre piacere.
18/08/2015 at 16:00
grande Lou! ancora più grande perché accosto il tuo nickname a Reed e poi al rap, ma non importa, credo.
mi piace un sacco questo incipit! uno dei primi che leggo. Mi sono trovato a leggere e studiare le opzioni con un sorriso beffardo, cercando di immaginarmi come tu avresti potuto sviluppare il resto, conscio dello stile e dell’ironia, della musicalità tra parole tutt’altro che morbide.
Avrei voluto sentirti descrivere i colleghi, per farmi due risate o magari per tenermi ancora di più sulle spine, ma mi son buttato sull’opzione-massa del caffè che non si nega a nessuno… “vai a sapere che tipo incontra”
A presto, magari pure sul mio profilo, appena mi decido a pubblicare qualcosa.
21/08/2015 at 13:44
Grazie mille per i complimenti. Non ci sono abituato e quasi mi imbarazza leggere con quanto entusiamo tu abbia accolto il primo episodio. Spero solo di riuscire a mantenere le aspettative. Grazie ancora e appena scrivi qualcosa segnalamelo subito (anche su questa pagina). Ciao
18/08/2015 at 10:52
Bell’incipit! Sembra di veder scorrere immagini e situazioni davanti agli occhi! Lettura scorrevole che ti tiene coinvolta dall’inizio alla fine. Attendo il prossimo episodio. Visto che la città è al centro del racconto, ho votato per un caffè non si nega a nessuno.
21/08/2015 at 13:46
Lieto di aver catturato la tua attenzione. E di essere riuscito a farti passare davanti agli occhi qualche bella immagine… Anche tu per il caffè? Mi sa che il conto comincia a farsi un po’ salato…
18/08/2015 at 10:31
In cui conosciamo i colleghi del commissariato. Ho apprezzato molto il tuo incipit, non tanto per la trama che ovviamente si deve ancora sviluppare, ma se non altro per la semplicità della situazione, così reale! Seguo!
21/08/2015 at 14:02
Per me è fondamentale rendere credibili i personaggi. Non mi piacciono cliché e luoghi comuni e mi stanco presto dei duri a morire con le palle d’acciaio e delle strade difficili di New York…
18/08/2015 at 09:38
Benvenuto. Si capisce subito che sai scrivere e, per di più, lo fai con una leggerezza e un’umiltà che a molti qui manca. Un ottimo inizio su TI in tutti i sensi.
Da napoletano d’origine non posso che pensare che un caffè non si nega a nessuno.
21/08/2015 at 14:34
Lusingato, davvero. Spero di riuscire a mantenere intatta la leggerezza, che troppo spesso gli stolti confondono con la superficialità… Quanto all’umiltà è fin troppo facile conservarla quando non sei nessuno… L’umiltà è straordinaria solo nei grandi uomini. Grazie ancora per i complimenti.
18/08/2015 at 09:37
Un caffè non si nega a nessuno. Neanche ad un collega.
21/08/2015 at 14:35
Vada per il caffè allora…