La maledizione del pregiudizio

Dove eravamo rimasti?

Cosa ha in mente di fare Trina? Lanciare una maledizione a Ethan (64%)

Avvertimento

come il ghiaccio. Mi fissarono a lungo, ed io iniziai a tremare. Pensai che mi avrebbe accoltellato con le sue unghie acuminate, laccate di verde. Un verde marcio e paludoso.

E se non fosse intervenuta la mia ragazza, sono più che sicuro che quella mattina non sarei riuscito a sopravvivere.

Lei, Jane, era una teenager che desiderava solo il top, il lusso e la vita agiata. Non prendeva quasi niente sul serio o quelle poche volte che si sforzava a farlo, architettava il tutto per scopi puramente personali. Per rimorchiare, tanto per intenderci. E anche se eravamo fidanzati da sei mesi e una settimana, a me non dava fastidio. Era una fica pazzesca che toglieva il respiro al solo pensiero. Dovevo ritenermi fortunato ed accettare quel tipo di relazione dalle contorte sfumature. Non era un tipo facile, ma ci pensava Trina a calmare il suo bollente spirito.

Tutti avevano paura di lei. Tranne il suo gruppetto.

Le aggregate, le chiamavamo, “le vedove nere”. Un po’ scontato come nome, ma di un certo effetto.

Entrammo, anche se io continuavo a gemere all’interno. Mi rasserenai e, lì per lì, lasciai perdere. Non era né la prima, né la seconda occhiata che mi rendeva il sangue maledettamente gelato. I peli delle mie braccia si erano soltanto rizzati, come dei toast appena sfornati che scattano spediti dal tostino meccanico una volta raggiunta la giusta doratura croccante. E a proposito di toast, ricordo che essi figuravano nel menu della mensa di quella mattina. Ne sono assolutamente convinto! Il loro profumo inconfondibile aveva invaso l’intera sala; e poi c’era il doppio degli studenti che richiedeva instancabilmente il bis. Come dargli torto. La salsina che accompagnava il fresco prosciutto schiacciato tra le due metà perfettamente abbrustolite, stuzzicava l’appetito e la peccaminosa tentazione di sbranarli in un sol boccone.

Naturalmente non tutti si conformavano alla massa. Avevano i loro ideali da seguire, e basta. Fanatismo o pura follia!

Con tutti, intendo Trina e le sue arpie da compagnia che come uno stormo di avvoltoi magnetizzavano il campo visivo emettendo una strana aurea negativa. Tenevano i pugni chiusi, in segno di guerra. Cosa ancora più assurda fu quella di ritrovarli seduti al nostro tavolo. Al tavolo,

che per anni, era stato il tavolo dei “vip”. E i vip eravamo noi. Nessun altro. Né tantomeno loro. Restammo sconvolti.

Se non l’avessi tenuta, Jane sarebbe svenuta come una pera cotta.

Ricky, la sua migliore amica, invece, cercò di imporsi mettendo in moto la sua squillante lingua biforcuta. Tentò invano di dissuaderli e di convincerli a lasciare le postazioni che a suo avviso erano di nostra proprietà. Non l’ascoltarono.

Le labbra di Ricky si muovevano all’impazzata, in modo scoordinato. Non sapevano che altro aggiungere. E, così, tacquero.

A quel punto, ancor prima di poter intervenire, Trina, messa al centro, spense ogni mio tentativo di intromissione e mi toccò la mano irrigidendola.

« Io non sono cattiva, ma non mi piace essere presa per i fondelli » iniziò ad inveire.

L’ultima parola si riaffermò tra le mura fradicie e chi si trovava lì, si girò a verificare la situazione. Iniziarono a guardare un po’ impauriti, facendo scivolare tra le mani l’incantevole toast dall’abbondante farcitura.

Se i presenti avevano rinunciato a quel pasto così armonioso, la questione doveva essere più grave del previsto.

Gli sguardi si mescolarono profondamente. Il bicchiere di vetro contenente il mio succo esplose. Si frantumò di colpo lasciandomi attonito.

« Questo non è che l’inizio, Ethan » cominciò a farneticare, poi aggiunse minacciosa: « Preparati al peggio ».

Sgattaiolando via, premette con forza il palmo della mano sul piano del banco circolare, piegando di poco l’estremità della sua circonferenza.

Sbalorditi. Senza parole. Esterrefatti e confusi. Così ci aveva augurato il buongiorno la tanto temuta Trina Woods.

Si estesero, presto, le prime voci pettegole che mormorarono qualcosa. Come sempre, del resto.

La campanella suonò l’inizio della lezione.

Nei corridoi, popolati da innumerevoli armadietti, iniziarono a sfilare schiamazzando gli studenti. Chi rideva, chi s’azzuffava, chi si insultava per gioco, chi si baciava. E chi, invece, come noi, camminava un po’ meno tranquillo con la testa brulicante di strani pensieri.

Settembre era esordito da poco e la scuola, nel vero senso della parola, stava per ricominciare. Mancavano soltanto due settimane al fatidico compito in classe del primo quadrimestre. E la mia famiglia mi aveva avvisato. O ce l’avrei fatta da solo, o mi avrebbero tagliato tutte le carte di credito di cui disponevo sin dalla tenera età. Si era formato un certo legame tra noi e difficilmente si sarebbe dissipato. Così avevo deciso la mia sorte. Quello che per me rappresentava il patibolo. Cavarmela senza l’aiuto di nessuno. Né raccomandazioni di alcun tipo, niente regali di grande valore. Nulla, ero a corto di idee.

Come si comporterà Trina?

  • Ucciderà un suo amico per vendetta (58%)
    58
  • Si farà aiutare da due enigmatici personaggi per maledire Ethan (33%)
    33
  • Farà amicizia con Ethan per ingannarlo (8%)
    8
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21 Commenti

  • Ho votato anche io per la maledizione… Il racconto mi piace, scrivi bene al netto dei tuoi 17 anni… Mi è piaciuta di più la seconda parte, in particolare gli ultimi due paragrafi un po’ più più sporchi e personali (evita però le metafore trite e ritrite tipo ‘occhi freddi come il ghiaccio’ e roba simile, sono sicuro che puoi fare molto meglio). Anche sulla trama, come ha giustamente fatto notare anche qualcun altro, stai attenta a non essere ‘troppo’ scontata… E prova a fare una bella sorpresa a tutti quelli che credono già di sapere come andrà a finire… Ciao e… Ti aspetto da me (SR vuoi e hai tempo natutalmente). Intanto seguo.

  • Ciao, un inizio niente male con descrizioni precise e talvolta divertenti. Voto per il sortilegio visto che mi sembra la scelta più coerente con la trama. Aspetto il seguito…

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