Campane a morto

Dove eravamo rimasti?

A questo punto? Seguiamo l'indiano (50%)

Indiano

Sotto un caldo sempre più insistente trascinai la mia stampella verso il Mestolo d’oro. Avevo bisogno di un altro caffè.

In mezzora la mia indagine aveva fatto passi da gigante: sapevo che era possibile provocare un attacco cardiaco, che per farlo serviva molta premeditazione e che il medicinale utile allo scopo era familiare al farmacista, quindi probabilmente usato in paese.

Ma non c’erano fatti, non c’era obbiettività. Stavo solo cercando conferme ai sospetti di Angela. Volevo far colpo su una bella donna per liberarmi, finalmente, del fantasma di Teresa.

O per illudermi d’averlo scacciato.

Quell’indiano aveva ragione, dovevo andarmene. Eppure sentivo nell’aria il sapore del mistero. Forse era solo suggestione, o colpa proprio di quello strano ragazzo con le piume in testa, eppure lo percepivo: la morte strisciava tra le strade del paese.

Arrivai al locale e mi affacciai alla porta: il mio amico chiacchierava con una ragazza bella e molto giovane. Il nostro vecchio codice etico imponeva una sola regola in tali situazioni: non disturbare.

Seduto sul muretto davanti al ristorante, un uomo accordava una vecchia chitarra. Se non fossimo stati a Morino l’avrei giudicato un mendicante. Domandai comunque a lui: «Ha visto passare un indiano in vespa?»

«Chi, Nube che corre?»

Tentennai: «Lo conosce?»

«Certo.»

«E sa dov’è andato?»

«Certo.»

Non era indisponente, sembrava piuttosto indifferente: «E dov’è andato?»

«Alla caverna.»

«Alla caverna?»

«Lui la chiama così, sono quattro sassi che formano una nicchia sulla riva del Morino.»

Io però cominciavo a indispettirmi: «E come ci si arriva?»

Mi guardò con sufficienza e indicò il torrente: «Devi risalirlo per un paio di chilometri, poi vedrai il fumo.»

Non aggiunsi altro e mi avviai verso lo stretto sentiero che la sera prima avevo percorso con Angela.

Il fiume era indegno di quel nome, nulla più d’un miraggio nel pantano. Sterpi secche e rovi attorcigliati costeggiavano la striscia di terra calpestata su cui la mia stampella alzava sbuffi di polvere. L’aria si stava arroventando e solo il coro di cicale e zanzare testimoniava l’esistenza di vita in quel paesaggio apocalittico.

Il sudore cominciò a scivolarmi denso lungo la schiena mentre il dolore alla gamba era diventato il morso di un molosso incazzato. Avevo mille ragioni per desistere eppure continuai, strinsi i denti finché non vidi leggere volute di fumo alzarsi dietro un cespuglio.

Nube che corre era seduto all’ombra di un gruppo di massi, accatastati a formare un piccolo incavo. In bocca stringeva un pipa lunga e sottile che, a giudicare dal fumo emesso, doveva essere un souvenir di plastica. Addosso aveva sempre la giacca di pelle con le frange, eppure non una goccia di sudore intaccava il suo volto fiero.

«Ti aspettavo, straniero.»

Era una ridicola frase fatta, eppure sembrava sincero.

«Siediti, fuma il kalumet assieme a me.»

«Ti ringrazio, ho le mie» estrassi una sigaretta senza temere potesse offendersi e mi misi davanti a lui.

«Insisto, fai un tiro.»

Farsi di marjuana con una pipa giocattolo non si addiceva a un capitano dei carabinieri ma cedetti. Tossii come un novellino: sapeva di carta stampata.

«Ora la tua mente si aprirà e potrai vedere.»

Non ne ero più tanto convinto ma ormai ero lì: «Perché mi hai detto d’andarmene? Corro pericoli qui?»

«A Morino la morte è di casa quando il sole splende alto nel cielo. Tre volte suonerà la campana, tre fosse già pronte nel cimitero.»

«Stai dicendo che una è mia? Non ti conviene scherzare, ragazzo, io sono un…»

«So chi sei.» E sotto gli effetti di quella boccata d’inchiostro e marja ebbi la sensazione che intendesse molto di più. «Sei bravo, ma la tua bravura già una volta ti ha quasi spinto nella fossa.»

Mi toccai istintivamente la gamba: «Dove vuoi arrivare? Questo è un paese di vecchi, è normale che la gente muoia…»

«Lo credi davvero? Allora perché sei qui?»

Avrei dovuto rispondergli: “per infilarmi nel letto di una bella signora”. Ma tacqui.

«La morte qui ha un alleato e se sei deciso a sfidarlo dovrai anche accettarne le conseguenze.»

Stavo solo sprecando tempo. Mi alzai sbattendo la stampella vicino alle sue ginocchia: «Smettiamola con questo gioco, se sai qualcosa dimmelo altrimenti ti faccio sbattere in galera per possesso di droga.»

Lui rimase impassibile. «Questa non è droga e io ne so quanto qualunque altro paesano. Vanno sempre tutti ai funerali.»

«Quindi?»

«Non chiederlo a me, chiedilo a te stesso. Sei tu il poliziotto.»

«Non sono un poliziotto» ringhiai zoppicando lontano.

Nel prossimo episodio, come si schiarirà le idee Cattaneo?

  • Con una dose di antidolorifico (30%)
    30
  • Con una passeggiata sul lungofiume (10%)
    10
  • Con una partita a carte (60%)
    60
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71 Commenti

  • Il tuo racconto mi sembra si stia trasformando in un bel giallo all’italiana, per giunta scritto come Dio comanda. Mi piace molto il tuo protagonista – uomo tutto d’un pezzo ma che non si prende troppo sul serio – e il suo modo di procedere nell’indagine, che ha ritmo senza essere affrettata. Il personaggio che per ora non mi ha convinto molto è Nube che corre: mi pare che stoni un po’ in questa ambientazione, che sia un tantino forzato. Detto questo, non vedo l’ora di continuare a leggerti e di scoprire quali sorprese ha in serbo il tuo racconto!

  • Torchiamo lo speziale, se non è lui il diretto responsabile comunque deve per forza di cose sapere qualcosa.
    E poi, seguire il pellerossa rifaldo in vespino mi sembra impossibile, con una gamba acciaccata e dolorante.
    La perpetua? Nah, al massimo ci torniamo domani per l’iniezione.

    Giò

  • Inconfutabilmente un prete.
    Chi meglio di un sacerdote di paese, a parte il segreto della confessione, conosce vita, morte e miracoli dei propri fedeli?
    Più che altro, vediamo se il nostro detective riuscirà a investigare con calma. Per farlo, dovrebbe però smetterla di fissare negli occhi la giovane ereditiera 🙂

  • Ma che bell’inizio particolare!
    Forse ho intravisto il tuo nome in giro tra i commenti ma questo primo capitolo mi ha attirato….
    Nube che corre mi fa sorridere e pensare che in ogni paese c’è la pecora nera, quello strano che tutti conoscono eheheh
    Ti seguo!

  • Ciao Michel,
    bentornato!
    Sono felice di poter finalmente giocare con te, dato che ho potuto finora solo leggerti e vederti anche in un video – devo essere sincera – 😉 , noi ci siamo anche scritti varie volte, ma ora sono qui con un Fake, per cui non posso presentarmi, sorry. Non gioco più col mio nome. Detto questo e chiusa questa inutile parentesi, ti rinnovo la stima letteraria, sei davvero fantastico. E non è un complimento, anche se il termine è ridicolo 🙂
    Seguo.

    Troppo bella per dire no.

  • Innanzitutto sono felice di poterti rileggere (dai tempi delle 10 regole…)

    Che incipit! A quanto pare il giallo ultimamente va di moda, da ‘ste parti. Bene, tra una Nuvola che corre (in vespa… :-D) e un martini di troppo, voglio sentire subito la Bella cos’ha da chiedere.

    Ti seguo, ma era inutile specificarlo…

  • Ciao a tutti!
    Faccio ritorno su THe iNCIPIT con un genere che non ho mai affrontato: un giallo classico .
    Ma voglio mettervi in guardia: la soluzione del mistero è già stata scritta.
    Sarete (o forse dovrei dire “saremo”) così bravi da scoprirla, oppure la storia avrà un diverso finale?

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