Campane a morto

Dove eravamo rimasti?

Su chi indaghiamo adesso? Zito, l'altezzoso farmacista (57%)

Segreti

Il farmacista mi guardava con l’aria di chi nella vita non deve chiedere mai.

Dovevo frenare il mio istinto, evitare di sfidarlo: «La mia medicina è arrivata?»

«Ieri» disse noncurante, uscendo dal bancone per raggiungere una scatola, apparentemente dimenticata vicino allo scaffale degli assorbenti. Dentro, le ultime medicine arrivate, tra cui la mia e due confezioni di Adrinoverol.

«Paga molto d’affitto qui?» chiesi allungandogli due banconote da diecimila lire.

«Il giusto. Perché, vuole aprire un’attività a Morino?» e non nascose un sorriso beffardo.

Cavalcai la sua imbeccata: «A volte ci penso, magari un negozio di dischi, qualcosa di rilassante… però forse sarebbe meglio acquistarlo, il locale, piuttosto che pagare l’affitto…»

«Sarà comunque un’impresa fallimentare, mi creda, con tutti i vecchi che ci sono qui giusto le medicine si possono vendere» replicò con malcelata supponenza.

«Quindi gli affari vanno bene?» sorrisi falsamente, prendendo la borsina.

«Non mi lamento» e per chiudere la conversazione si attaccò al cellulare.

Avrei voluto sbatterlo in uno stanzino senza finestre e torchiarlo fino a fargli perdere l’abbronzatura, ma non avevo prove, anzi, ufficialmente non avevo neppure un delitto. Ma sentivo che era la pista giusta, doveva esserla.

Uscii senza comprare la siringa, mi serviva una scusa per tornare.

Dovevo assolutamente parlare con Angela, chiarire con lei il motivo per cui Zito aveva venduto il negozio. E la sorte sembrava essermi amica: stava entrando proprio in quel momento al Mestolo d’oro.

Zoppicai con foga in mezzo alla piazza, l’ombra del campanile a darmi sollievo dall’ennesima giornata rovente. Ma ci sarebbe voluto ben altro per risollevarmi da ciò che vidi oltre la vetrina del locale: Testaquadra e Angela erano avvinghiati in un abbraccio tutt’altro che platonico.

«Puttana» sentii ringhiare alle mie spalle.

Era la ragazza che il giorno prima era con il mio amico: sembrava pronta a fare una strage.

«Vieni, ti offro un gelato» la invitai prendendola per un braccio.

«Non ho voglia di farmi abbordare.»

«Se preferisci ti arresto.»

Le scappò mezzo sorriso e ritornò verso il bar in piazza. M’incamminai al suo fianco, sforzandomi di nascondere la delusione: non mi ero ancora reso conto di quanto ci sperassi.

«Come ti chiami?»

«Smeralda»

«Come lo vuoi il gelato?»

«Un cono fragola e limone, qui non c’è molta scelta.»

Effettivamente non ce n’era. Tornai con il mio cioccolato e pistacchio, il suo cono e mi sedetti davanti a lei: era ancora rovente di rabbia.

«Ti deve piacere molto il Testaquadra…» cercai di farla parlare, solo perché non m’andava di riempire io quel silenzio.

Ma non era intenzionata a sciogliersi.

«Vivi qui a Morino?»

Di nuovo ostinato mutismo.

Rinunciai e mi dedicai al mio gelato, era la consolazione che ci voleva.

«E alla bambina non ci pensa? Puttana!»

Quello sfogo mi mandò di traverso il pistacchio e in frantumi l’ego. «Quale bambina?»

«Sua figlia. Angela è sposata, non lo sapevi?»

Non potei frenare l’eruzione di sentimenti che sentivo invadermi: rabbia, umiliazione, sospetto si compressero tutte in una sola sillaba che sputai come un proiettile. «No.»

«Ma tu non sei quel carabiniere di città?»

“No, sono lo scemo di città” risposi a me stesso, evitando di pronunciare parole.

Il silenzio si fece granitico. Dovevo far mente locale sugli ultimi giorni, sui fatti anche casuali. Perché Testaquadra mi aveva invitato? E prima ancora perché aveva aperto un ristorante qui? Forse per Angela, per poter stare con lei quando il marito era lontano. E il mio arrivo in concomitanza della morte di Eugenio? C’era un legame?

«Cosa mi dici del signor Fallaci, lo conoscevi?» chiesi a Smeralda di punto in bianco, come fossimo a un interrogatorio.

«Tutti lo conoscevano. Era una brava persona, si dava un gran da fare per la comunità.»

«Ma ho sentito che era padrone di mezza città.»

«Era ricco, sì, ma mica perché uno è ricco deve per forza essere una carogna. Con i soldi ci aiutava anche la gente, al farmacista gli ha pagato il locale più del suo valore, perché c’aveva bisogno di soldi, che quell’idiota si era giocato tutto in borsa. Lo so perché mia sorella usciva con lui fino all’anno scorso…»

Avevo aperto il vaso e ora la lingua della ragazza sembrava senza freni. Ma io non l’ascoltavo più.

Il mio primo sospettato era appena stato scagionato. Avevo sbagliato tutto, avevo sottovalutato il valore di una simile eredità. Ma non aveva senso. Perché Angela avrebbe dovuto coinvolgermi quando nessuno sospettava un delitto?

Ma a troncare il mio flusso di pensieri e il monologo di Smeralda venne un ragazzo in bicicletta: «Ehi, avete sentito che è morto il Mosca?»

E ora, da dove ripartiamo?

  • Dal prete (0%)
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  • Da Testaquadra (29%)
    29
  • Dalla morte del Mosca (71%)
    71
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71 Commenti

  • Il tuo racconto mi sembra si stia trasformando in un bel giallo all’italiana, per giunta scritto come Dio comanda. Mi piace molto il tuo protagonista – uomo tutto d’un pezzo ma che non si prende troppo sul serio – e il suo modo di procedere nell’indagine, che ha ritmo senza essere affrettata. Il personaggio che per ora non mi ha convinto molto è Nube che corre: mi pare che stoni un po’ in questa ambientazione, che sia un tantino forzato. Detto questo, non vedo l’ora di continuare a leggerti e di scoprire quali sorprese ha in serbo il tuo racconto!

  • Torchiamo lo speziale, se non è lui il diretto responsabile comunque deve per forza di cose sapere qualcosa.
    E poi, seguire il pellerossa rifaldo in vespino mi sembra impossibile, con una gamba acciaccata e dolorante.
    La perpetua? Nah, al massimo ci torniamo domani per l’iniezione.

    Giò

  • Inconfutabilmente un prete.
    Chi meglio di un sacerdote di paese, a parte il segreto della confessione, conosce vita, morte e miracoli dei propri fedeli?
    Più che altro, vediamo se il nostro detective riuscirà a investigare con calma. Per farlo, dovrebbe però smetterla di fissare negli occhi la giovane ereditiera 🙂

  • Ma che bell’inizio particolare!
    Forse ho intravisto il tuo nome in giro tra i commenti ma questo primo capitolo mi ha attirato….
    Nube che corre mi fa sorridere e pensare che in ogni paese c’è la pecora nera, quello strano che tutti conoscono eheheh
    Ti seguo!

  • Ciao Michel,
    bentornato!
    Sono felice di poter finalmente giocare con te, dato che ho potuto finora solo leggerti e vederti anche in un video – devo essere sincera – 😉 , noi ci siamo anche scritti varie volte, ma ora sono qui con un Fake, per cui non posso presentarmi, sorry. Non gioco più col mio nome. Detto questo e chiusa questa inutile parentesi, ti rinnovo la stima letteraria, sei davvero fantastico. E non è un complimento, anche se il termine è ridicolo 🙂
    Seguo.

    Troppo bella per dire no.

  • Innanzitutto sono felice di poterti rileggere (dai tempi delle 10 regole…)

    Che incipit! A quanto pare il giallo ultimamente va di moda, da ‘ste parti. Bene, tra una Nuvola che corre (in vespa… :-D) e un martini di troppo, voglio sentire subito la Bella cos’ha da chiedere.

    Ti seguo, ma era inutile specificarlo…

  • Ciao a tutti!
    Faccio ritorno su THe iNCIPIT con un genere che non ho mai affrontato: un giallo classico .
    Ma voglio mettervi in guardia: la soluzione del mistero è già stata scritta.
    Sarete (o forse dovrei dire “saremo”) così bravi da scoprirla, oppure la storia avrà un diverso finale?

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