Nocturno blues

Quello che non vi racconterò

Se non fossi assolutamente sicura della quantità di alcool che ho in corpo, col cazzo che stavo qua a raccontarvi queste storie. 

Ci sono storie che non devono essere raccontate, mai. A maggior ragione se sono storie che prendono forma d’estate, quelle non si raccontano a prescindere. A ragione ancora più maggiore se sono storie che prendono forma in certe sere d’estate. 

Quindi io non vi racconterò assolutamente nulla. 

Io parlerò da sola, fingiamo in uno dei peggiori bar di Caracas, e voi, per puro caso, sarete i miei vicini di tavolo e sentirete tutto.
Ma io non vi avrò mai raccontato niente.

Mai. 

Per quello che ne sapete voi, io sono una generica malcapitata in un malcapitatissimo bar. E quelli che state ascoltando sono i vaneggiamenti di una tale che ha palesemente esagerato con la tequila, o qualunque cosa fosse. 

In queste storie non c’è niente di psichedelico, niente ascetico, niente catartico o di ultraterreno.

Ma non v’azzardate a pensare che quello che non vi racconterò è banale, nessuna storia lo è mai. 

E stanotte, mi sento talmente buona che vi spiegherò perché non sono storie banali, sentitevi liberi di ringraziare l’elevatissimo tasso alcolico nel mio sangue. Ammesso che di sangue me ne sia rimasto. 

Non sono banali perché, dettaglio più o dettaglio meno, sono esattamente le stesse storie che avete vissuto voi. 

Si si, voi. 

Voi che fate finta di niente seduti nel tavolo vicino al mio. 

Sono quelle storie di cui eravate protagonisti ma che ora non vi ricordate. Sono le vostre minchiate e le vostre occasioni dei vent’anni che ora siete troppo impegnati per ricordare, troppo presi dalle bollette, dalle consegne, dai ritardi, dai chi, dai come e dai perché. 

Sono esattamente le vostre stesse storie, ma, ipotizzando per assurdo che ve le racconterò – e non succederà – non ci sarete più voi. 

Cioè, siete voi, ma non siete più voi.

Sono altri, che però erano come voi. 
Oddio, sono più ubriaca di quanto pensassi. 

Vabe’, tanto non ve lo racconto mica. Quindi di che discutiamo, di unicorni?

Quelle di cui non posso parlarvi, sono storie di gente che non ne ha ancora abbastanza di calci in culo dati dalla vita, gente che ancora crede nel domani, e nella bellezza che salverà il mondo. 

Quelle che non vi racconterò sono storie leggere, che parlano di persone leggere, che vivono esperienze leggere in un’estate leggera. 

Che io poi, ve le racconterei anche, ma credo che mi mancherebbero le parole.
Più che altro, la domanda è: come fai a raccontare qualcosa che ti cambia, che ti fa evolvere? Che parole usi per raccontare il legame tra due fratelli o tra due persone che si sono scelte nonostante l’impossibile? 
E sopratutto, esistono parole che ti permettono di raccontare tutto questo? Se sì, perdonatemi. Ma io le sconosco, e me ne dispiaccio. 

Io vorrei avere le parole per raccontarvi dei fratelli P., esattamente come vorrei avere le parole per raccontarvi di come sono arrivata a pensare che ottobre è il mese dell’amore. Vorrei anche sapere come raccontarvi di due estranee che diventano sorelle, nonostante tutto e nonostante loro stesse, il che non è da poco. Vorrei anche sapere come parlarvi delle situazioni assolutamente improponibili che hanno portato quattro ragazze di venti e pochi più anni, a ritrovarsi sedute allo stesso tavolo completamente ubriache in una sera di luglio. Vorrei avere come raccontarvi di un viaggio  che ti cambia la vita e come quell’estate qualcuno imparò a vivere. Vorrei raccontarvi di una non romantica che si innamora e di come una ragazza che rincorre sogni da realizzare, li rincorre e li realizza. Vorrei raccontarvi cosa è accaduto alle tre del mattino di una notte di fine agosto in un supermercato, ma non ho le parole.

In realtà potrei anche averle. 

Ma non le userei mica per voi, non apprezzereste. Siete troppo presi dalle vostre millemila cose.

Che senso avrebbe?

Quindi non chiedetemi di raccontarvele, voi sprechereste fiato e io tempo ad ascoltarvi e parole per mandarvi a cacare.

E se ci sono due cose che detesto perdere, sono tempo e parole. 

Vabe’, non ve ne volete andare? D’accordo.

Io tanto ho da farmi passare i postumi di questa colossale sbronza, ne passerà di tempo prima che troverò la forza di alzarmi da questa sedia.

Se volete restare, restate.

Ma dalle mie labbra non uscirà una sola sillaba.  

Non ve le racconto le mie storie, rassegnatevi.  

Quale storia (non) volete raccontata?

  • Una storia di due fratelli (32%)
    32
  • Una storia di un viaggio (64%)
    64
  • Una storia di droga (5%)
    5
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35 Commenti

  • Ehi, pubblicitaria, che fine hai fatto????
    Mi sono letta la tua prima storia…. ( se vorrai, ti dirò cosa ne penso) questa è ferma da un decennio…. e così sono arrivata a una conclusione, eheheheheh… : quale storia non volete raccontare? nel senso che non ce racconti più niente! ahahahahah
    Ti aspetto e seguo.

    • Ciao collega! Da brava pubblicitaria ho più rogne che vita, motivo per il quale la storia è ferma da decenni e questo è abbastanza seccante. Mi farebbe immensamente piacere sapere cosa pensi della mia prima storia! 😀

      Grazie che mi segui e leggi, vedrò di riprendere possesso della mia esistenza e pubblicare quanto prima. 🙂

  • Ti dirò che sono rimasto un pò perplesso ma penso che una seconda possibilità si deve dare a tutti.
    Questo non è l’incipit di una storia, sembra più la ricerca di una luce in mezzo al caos post alcolico quindi tutto sommato è azzeccato dai.
    Forse dovrei provare ad alzare il tasso alcolico nel mio sangue è rileggere l’episodio, sono quasi certo che cosi tutto sarebbe più chiaro 😉

    Comunque ti seguo, voglio vedere proprio come fai ad uscire da queste “sabbie mobili”! hehehe

  • Ho letto con curiosità il tuo incipit… Ci sono delle cose che mi sono piaciute e molte altre che mi hanno lasciato un po’ perplesso… L’idea mi piace, le confessioni di una ragazza che ha bevuto un po’ troppo e che forse non sa nemmeno bene quello che dice… Ho votato per il racconto di un viaggio (magari ancora in corso e magari la fermata al bar è solo una fermata, una tappa)… Per il momento seguo… Lasciami solo dire che non capisco la scelta del genere (anche al netto delle opzioni che proponi). A me piacerebbe uno sviluppo alla Tarantino o alla Irvine Welsh… Un’ultima cosa, il fatto che la voce narrante sia quella di un’ubriaca un po’ cafona non giustifica qualunque cosa… A buon intenditor… Se hai voglia e tempo ti aspetto da me per un commento. Ciao.

    • Ciao Lou, intanto grazie che mi leggi. 🙂

      Dunque, mi fa piacere che apprezzi l’idea di base. Per quello che riguarda il genere, ho scelto humor per due motivi: uno, perché il mio modo di scrivere tende ad essere sempre umoristico e sarcastico. Due, perché anche se adesso non sembra, alla fine le storie che saranno raccontate sono divertenti. Cioè, la scelta sul genere è stata ragionata. 😀

      Per quello che riguarda la voce narrante, so che non posso esagerare con la cafoneria, mi sto prendendo tempo per scrivere gli altri episodi proprio per non combinare un disastro. È un incipit difficile da gestire, e me ne sto rendendo conto adesso.. Accetto suggerimenti comunque. 😀

      Passerò volentieri, in settimana mi auguro. 🙂

  • Era da un pezzo che non leggevo un incipit così.
    E’ davvero una fortuna che tu abbia bevuto troppo e che (non) ci voglia raccontare le tue storie, davvero una fortuna…
    Non ho capito quante storie vuoi (non) raccontarci, ma spero di scoprirlo presto.
    Bravissima.
    …e benvenuta!

  • La sinossi che riporti nell’episodio, francamente, porta a chiudere la tua pagina, ma è provocatoria per cui ho proseguito la lettura, convinta che qualcosa di stimolante l’avrei trovato 🙂
    E sì, quando parli di amori impossibili e fratelli e sorelle e viaggi e droga…e quando penso che qualsiasi cosa è bella da raccontare, allora in quel momento ho deciso di votare e ho votato La Storia di un Viaggio. Ma non ti seguo ancora, perché “sono presa da mille cose” 🙂

    • Ciao Giorgia, prima di tutto, grazie un sacco che mi leggi. 😀

      Sono molto contenta che nonostante la sinossi scoraggiante tu abbia ugualmente deciso di leggere la mia storia. 🙂

      Purtroppo, la voce narrante è veramente una cafona, mi scuso io per lei. 😀

  • Sito libero, opinione libera… scusa scusa scusa ma….
    Non ho afferrato,
    dire che sono una che legge parecchio…
    ma che significa, scusami, una storia che non si può raccontare e
    cosa NON volete che racconti?
    cioè, ho letto l’incipit, ho subdorato l’ironia, ma sembri davvero demotivata nel narrare e se non vuoi raccontare non farlo, non è che ti obbligano. 🙂 ma se è una sorta di provocazione, beh… è un po’ bislacca…. 😉 ( però non rifugiamoci nel genere humor, che non ha nulla a che fare con provocazioni bislacche, eh 😉 )

    • Ma di che ti scusi? 🙂

      Dunque, quella del non racconto e della non storia non la definirei una “provocazione”, ma più che altro un qualcosa che crea un’atmosfera. La storia si intitola “nocturno blues” e questa scena nel bar di Caracas, dove c’è la voce narrante ubriaca, seduta da sola in un malcapitato bar e anche questi atteggiamenti di rifiuto e ostici, creano proprio l’atmosfera notturna e cupa che volevo dare alla storia richiamando anche il titolo, che a sua volta richiama storie che si svolgono tutte di sera.

      È un modo alternativo di creare un’atmosfera con pochi caratteri, considerato che ho a disposizione solo dieci capitoli per creare una storia con senso.

      Se la mia voce narrante ti ha dato l’impressione di essere demotivata e restia a raccontare la storia allora sto descrivendo la situazione. Ha questi toni anche perché voglio dare un taglio diverso alla storia humor che è generalmente cazzona e allegra, ho preferito renderla cupa.

      È solo una scelta stilistica diversa dal solito, e non l’hai capita, è normale se non leggi, non c’è niente di male. 🙂

      Fammi sapere se seguirai comunque la storia ed eventualmente cosa ne pensi. 🙂

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