Il mio sole

Settembre.

Sono immensamente felice che finalmente l’estate sia terminata. Non sopportavo più il caldo torrido delle scorse settimane, l’aria afosa e irrespirabile, l’umidità che si appiccicava sulla pelle e soprattutto…le scuole chiuse.

D’estate sono costantemente ansiosa, intrattabile e aggressiva. La odio perchè mi sento privata di tutte le cose che mi piacciono di più: niente palestra, niente uscite e relativi caffè con le amiche, perchè ognuna di loro va in vacanza in posti diversi e per più settimane, e infine…bimbi a casa, che litigano e fanno i capricci per tutto il santo giorno, il che significa nervi sempre tesi e meno libertà di movimento.

Quando arriva settembre, da qualche anno a questa parte, riprendo a respirare, una ventata d’aria fresca carica di ossigeno mi pervade, mi fa tornare la voglia di vivere e mi rende carica di ottimismo e buoni propositi, nella speranza che gradualmente tutto torni come pochi mesi prima, cioè nella mia condizione ottimale.

Quest’anno poi, ho deciso di iscrivere il mio primo figlio ad uno sport, poichè è un bambino un pò introverso. Ha un carattere particolare, a volte tende ad isolarsi e a non socializzare, non fa amicizia facilmente e non partecipa alle attività che fanno gli altri bambini; gli farà bene adattarsi ed amalgamarsi in un ambiente in cui ci sono sì delle regole da rispettare, ma non è come la scuola, poichè si tratta di un contesto di gioco.

Nella sua scuola tre volte a settimana ci sono gli allenamenti di basket. Gli ho proposto di provare questo sport senza troppo entusiasmo, convinta che non gli sarebbe piaciuto, ma mi sono dovuta ricredere, perchè dopo i primi giorni di prova, mi ha chiesto lui stesso di continuare. Mi ha sorpresa, ma ne sono molto felice. In fondo speravo che si affezionasse, in più è comodo perchè a due passi da casa nostra.

-Io sono pronto. Andiamo?

Ha già indossato il completino e preparato lo zainetto. Accidenti, mi mette addirittura fretta! Chi lo avrebbe mai detto!

-Aspetta, amore, manca ancora mezz’ora!Lascia che io finisca di prepararmi.

-Fà presto! Voglio essere il primo!

Mi guardo allo specchio mentre metto un velo di rossetto alle labbra poco carnose che ho, poi spazzolo i lunghi capelli castani; soddisfatta dell’immagine che vedo riflessa, esco dal bagno, prendo le chiavi di casa, metto il cellulare nella borsa e usciamo.

Luca mi dà la mano e saltella, contento che sia arrivato il momento di andare.

Il suo enorme sorriso, come quello del suo fratellino Paolo, cancella tutti i momenti in cui mi dispero e impreco durante il giorno, mi fa sentire felice di essere madre, ma anche fortunata per poter essere partecipe di quella piccola, ma intensa gioia infantile.

Arrivati in palestra, Luca non mi dà nemmeno un bacio per salutarmi, corre a prendere il pallone nel grande cesto di stoffa all’angolo del campo di gioco, poi entra palleggiando e correndo, urla un frettoloso “ciao” a un amichetto e si dirige subito verso il canestro situato dalla parte opposta.

Si ferma sulla linea gialla. 

Mette le mani in posizione.

Alza il capo, scrutando il quadrato nero che sovrasta il cerchio con la rete.

Tira.

Seguo la palla col fiato sospeso e la bocca aperta.

Centro!

Allarga le braccia alzandole al cielo e stringe i pugni, poi si gira all’istante verso di me; io lo guardo vittoriosa e soddisfatta, facendo con la mano il gesto dell’OK.

Resto ancora per qualche minuto a guardare, poi lascio la palestra per andare a sbrigare alcune commissioni. Tra meno di un’ora devo già tornare a riprenderlo. Per fortuna l’altro è voluto rimanere con mia madre.

                                                                     ***

Arrivo giusto in tempo. L’allenatrice sta aprendo le porte ai genitori.

Luca è sporco e sudato, ma tanto felice. Lo porto con me negli spogliatoi per asciugarlo un pò e cambiarlo.

Mentre sono intenta a mettere la spina del phon nella presa di corrente, mi sento stranamente osservata.

Mi volto.

Una donna non molto alta, dai capelli corti e neri, due occhi simili a mandorle, mi sta fissando.

Perchè?

Quando si accorge che la sto osservando anch’io, riporta lo sguardo sul suo bambino, e riprende a vestirlo.

Mentre sto per andare via mi ferma.

-Ciao! Come ti chiami?

-Eva.

-Piacere. Io sono Anna.

Mi tende la mano e la stringo con decisione, facendole un cordiale sorriso.

-Credo che io e te qualche volta, durante gli allenamenti, potremmo andare a prendere un caffè insieme. Ti va?

-Certo! Perchè no!

Il tono deciso della mia voce non lascia trapelare le vere sensazioni che provo.

Come mai vuole conoscermi? Cosa la incuriosisce di me? E tra tante mamme lì presenti, perchè proprio io?

Esco dalla scuola con mio figlio a passo lento, continuando a pormi domande. Il modo in cui si è avvicinata Anna è stato un pò…inquietante.

Vorrei capirci di più.

Dico a me stessa che ci sto rimuginando troppo sopra e che non devo pensarci ulteriormente: si tratta solo di una conoscenza casuale.

E’ meglio tornare in fretta a casa, sta per arrivare un temporale ed è quasi ora di preparare la cena.

Il luogo del prossimo episodio:

  • Il porto (50%)
    50
  • Il cortile della scuola (25%)
    25
  • Un bar (25%)
    25
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70 Commenti

  • Ciao Linda,
    sono contento di averti ritrovato. La storia nel complesso, sebbene sia solo agli inizi, mi piace, tuttavia ad essere sincero questa volta lo stile e ancor più il personaggio di Anna non mi convincono fino in fondo, mi spiego meglio: i dialoghi, specialmente dei primi due capitoli, non so, li ho trovati un po’ forzati, nel senso che è come se non seguissero il loro corso naturale, come se tu, per timore di non riuscire a condensare nel limite dei 5000 caratteri tutta la trama, avessi accelerato la narrazione saltando i “preliminari”, però questa è ovviamente una mia opinione, e come tale è pienamente confutabile. La stessa sensazione di “saltare i preliminari” l’ho ritrovata nel personaggio di Anna, lei si confida subito, immediatamente, con una persona che ha conosciuto da nemmeno una settimana, capisco la volontà di ricominciare, ma forse avresti potuto farcela conoscere pian piano, anche questo è ovviamente il mio punto di vista. Nel complesso però devo dire direi che la storia finora regge, perchè comunque gli spazi che dedichi alle descrizioni sono egregiamente utilizzati, direi che riesci con poche righe precise a descrivere adeguatamente l’ambientazione, per quel tanto che basta per far immergere il lettore nella storia e fargli apparire davanti i personaggi, io personalmente è come se avessi visto una film davanti a me, e in questo direi che sei riuscita pienamente. Le mie considerazioni circa la mancanza di naturalezza, in particolare nei primi due capitoli, può ovviamente essere sottoposta ad una rivisitazione che troverà le proprie cause nei prossimi capitoli, perchè solamente alla fine con un quadro più completo, potrò capire dove ci volevi condurre, quale era lo scopo, e solamente alla luce di questo potrò dire se quanto ho detto poc’anzi sia giustificabile oppure no.
    Ho letto nei commenti, incuriosito, che è la prima volta che ti cimenti in questo genere, e che vai d’istinto. Eh, a me questa parola è molto cara, ahahah istinto, usalo bene come stai facendo e non ti deluderà, fidati.

    Analisi interiore

    Felice anno nuovo,
    a presto
    Istinto =)

      • ciao, felice di ritrovarti!
        desidero chiarire alcune cose a te e agli altri lettori e ne approfitto col tuo commento.
        su un punto hai ragione, potevo cioè far conoscere il personaggio di Anna pian piano, ma temevo che nn sarebbero poi bastati 10 capitoli x ciò che vorrei raccontare….
        su un altro punto invece ti dico che questo racconto è tratto da una storia di vita reale, qualcosa che ho vissuto da vicino, e credimi, Anna, si è veramente raccontata quasi subito…ed ho pertanto deciso di essere fedele alla realtà.
        ti ringrazio x le belle parole spese x me….pure io mi lascio guidare molto spesso dall’istinto….spero di continuare a suscitare in te curiosità, interesse e voglia di leggermi ancora!
        buon anno!

  • Ci sono dei momenti nella vita di ciascuno di noi in cui sembra che il destino si accanisca, si ha come la sensazione di essere diventati il parafulmine dell’umanità… Un male terribile, il tradimento del compagno, l’amante insensibile e prepotente… Le lacrime non sono necessariamente un segno di debolezza, però sono un segnale, una richiesta di aiuto… A cui Eva credo non possa che rispondere…dopo una profonda analisi interiore…

  • Credo che chiunque, dinanzi a una confessione del genere, venga portato a voler farsi un’analisi simile.
    Spesso, quando incontriamo o conosciamo qualcuno colpito dalla “bestia” ci troviamo impreparati, quasi in soggezione e non sappiamo reagire. Compassione, il pensiero della morte, il sollievo di non essere al posto suo, tutte sensazioni del tutto umane e capibili. Però devo dire che Eva ha reagito bene, al di sopra della media. Ottimo capitolo, al prossimo 🙂

    • ti ringrazio, Danio, situazioni del genere credo che oggi le viviamo in tanti, poichè questo male colpisce senza pietà e senza distinzione alcuna…ognuno reagisce a suo modo, e non sempre abbiamo la forza necessaria x sostenere questo tipo di “pesi”…vediamo Eva come si comporterà…

    • ciao e benvenuta nel mio racconto!!!
      ho già spiegato nei primi commenti che ho inserito la mia storia nel genere AVVENTURA solo perchè sono andata x esclusione….mi sembrava l’unico più adatto rispetto a tutti gli altri…
      in ogni caso, spero di continuare ad incuriosirti e di non deludere le tue aspettative!
      grazie ancora e buona lettura…presto un nuovo capitolo! 😉

  • Un evento decisivo, perché non mi andrebbe di leggere una disgrazia o un periodo difficile.
    Anna dà l’impressione di aver bisogno di vicinanza, ma può esserle capitata qualsiasi cosa 🙂 del resto per Eva è ancora una perfetta sconosciuta.

  • un periodo difficile mi sembra più agevole da trattare e meno categorico degli altri due che mi risultano troppo vincolanti

    capitolo coerente e perfettamente trattato – stai solo attenta a non farti trascinare ad allungare il brodo su cose poco importanti… rubando caratteri ai fondamentali, che poi potresti rimpiangere 🙂

    buon proseguimento
    gieffe

    P.S. il livello della scrittura cresce, brava

  • Ho votato una disgrazia. Ma non chiedermi il perché… E’ una cosa che credo abbia a che fare col fatto che la tua Anna mi ricorda molto una persona che mi è particolarmente cara… Forte, solare eppure con un dolore terribile celato in un angolo remoto del proprio cuore, un’ombra che vela i suoi sorrisi, persino le sue risate, ma che non le impedisce di vivere e gioire. Scusa se mi sono lasciato andare a questa piccola confidenza… Dunque, intanto complimenti per il titolo dell’episodio, davvero molto efficace. Molto suggestiva la descrizione del piccolo porto. Buoni anche i dialoghi, le confidenze di Anna e le perplessità di Eva… In effetti ci sta che Eva non si apra subito con una persona di cui sa così poco. In definitiva l’episodio mi è piaciuto molto. Brava davvero Linda.

    • ti ringrazio innanzitutto per essere di nuovo qui con me, ma desidero ringraziarti soprattutto x il fatto che hai voluto condividere un tuo ricordo così importante con me e con tutti coloro che leggeranno il tuo commento…grazie x la stima…sei una persona molto sensibile…e io persone cosi le adoro…

  • Porto.
    Nuova storia, eh!bene, mi metto comoda. Questo incipit ha descritto una vita ordianria e una protagonista interessante che fa di questa ordinarietà un equilibrio perfetto. Nonostante le sue paure celate. Non so dove tu voglia arrivare, però, la cosa mi incuriosisce parecchio… staremo a vedere. Seguo.

  • Personamente avrei posticipato le presentazioni di un pai di lezioni di basket, non le avrei messe al primo incontro tra le due.
    Dato che hai scritto che questa non è la prima lezione di basket del figlio, Anna potrebbe osservare Eva fin dall’inizio del corso e quest’ultima non essersene mai accorta.

    Cortile della scuola (pareggio totale, sorry 😀 )

  • Ok, Linda mi piace e mi incuriosisce. è tutto accurato e ben curato come tuo solito – al porto ci sarà anche un bar spero…

    a proposito di generi… qui a The Incipit purtroppo manca il genere dei generi, cioè il “romanzo” o “racconto” senza etichette e generi predefiniti

    • grazie e benvenuto anche a te…secondo me hai ragione…manca il genere dei generi…sarebbe molto più semplice definire tanti racconti semplicemente ROMANZI, piuttosto che doverli inserire in un genere che non è del tutto idoneo….come nel mio caso con questo racconto…poi lo vedrai…

  • E cosi questa volta hai scelto l’avventura? Beh, devo dire che non riesco a immaginare niente di più avventuroso di una madre alle prese con le proprie quotidiane incombenze (parlo sia da figlio che da marito/padre). Ho votato per il cortile della scuola (non ce la vedo proprio al porto e il bar mi sembrava un po’ banale come opzione). Forse hai fatto bene a cambiar genere. La scrittura creativa non può far a meno dell’entusiasmo e spesso l’unico modo per ritrovarlo è cambiare strada (almeno per un po’ poi chissà…)

    • ciao…attraverso il tuo commento desidero fare una precisazione
      ho scelto il genere avventura soltanto perchè sono andata x esclusione, visto che non saprei proprio dove mettere la mia storia, x quello che ho intenzione di raccontare…
      -non è un horror, perchè non ci saranno zombie nè demoni e affini
      -non è una fiaba, perchè non ci saranno principesse, castelli fatati, nè fate e folletti
      -non è un giallo, perchè non ci saranno assassini da arrestare nè indagini dense di misteri
      -non è un fantasy e nemmeno fantascienza, perchè non c’è nulla di inventato, ma voglio raccontare una storia di vita reale
      -non è un eros perchè non ci saranno scene di sesso
      -non è un rosa perchè non racconterò di una storia d’amore tra uomo/donna
      -non è humor, perchè non farà ridere…
      -non è uno storico, perchè non tratterò vicende del passato.
      ti basta per convincerti che era l’unico genere rimasto x collocare il mio racconto?
      se ancora non ti ho convinto, due sono le opzioni stavolta:
      1 scegliere di non leggermi più
      2 scegliere di seguirmi e aspettare che io scriva i prossimi capitoli.
      grazie per l’attenzione e buona domenica.

  • Intanto bentornata 🙂

    Beh, visto che Anna ha parlato di caffè, uniamo due opzioni: un bar al porto 🙂
    Ottimo incipit, non c’è che dire. Hai saputo ben descrivere la giornata “normale” di una donna “normale” nell’esercizio delle proprie funzioni 😉
    Provo già empatia per lei. Anch’io odio cordialmente l’estate e visto che sono nato a Settembre, come posso non condividere?
    Concordo sull’incontro inquietante. In tanti anni di piscina (i miei figli praticavano nuoto) non mi è mai capitato che un papà mi “abbordasse” così platealmente. Una mamma magari 😉
    Ti attendo col seguito, buon week end.
    D.

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