Sette punte

Il vento

I due uomini sedevano placidamente al tavolino del bar da qualche tempo, oramai.

È una calda giornata di inizio aprile, preludio di una primavera luminosa. La mia squadra è appostata tutt’intorno alla piazza da ore, mescolata alla folla di turisti che ha invaso le strade per questa splendida domenica di sole.

– Finché non appare l’USB tenete le posizioni.

Tom, il nostro Capitano, è sdraiato pigramente sui gradini della fontana al centro della piazza, fingendo di sonnecchiare. Avevamo scoperto che i due uomini presi dalla conversazione avevano venduto a Meg alcuni dei documenti da lei utilizzati per lasciare il Paese. Dico alcuni perché la piccola disgraziata aveva avuto una delle sue brillanti idee: farsi preparare più di un documento falso da ricettatori diversi e con quelli acquistare biglietti aerei a nome di varie persone che, a loro insaputa, si sono ritrovate il viaggio pagato. Ci eravamo arrivati solo controllando le liste dei passeggeri effettivamente imbarcati: a volte erano presenti doppioni in voli ravvicinati nel tempo, a volte i nomi dei passeggeri erano davvero molto simili e così via. Avevamo rintracciato, dopo giorni di febbrile ricerca, ognuno di loro. Il punto di svolta era stato “Evans, Jill” che non risultava in viaggio né per gli Stati Uniti, né per l’Estonia né per il Ciad.

– Siamo pronti.

La voce di James che mi parla nell’orecchio è sempre stato il mio miglior scacciapensieri. I due trafficanti sedevano ad un tavolo che avevamo già microfonato ed ognuno poteva chiaramente sentire le chiacchiere che si stavano scambiando. Non c’era bisogno della radiocronaca ma tant’è, James dal centro operativo di cui è il re indiscusso non avrebbe certo smesso di commentare.

L’uomo a sinistra fa scivolare qualcosa sul tavolo come nulla fosse ma il suo movimento non può sfuggirmi. VJ è già in posizione. Con il cappellino dalla visiera storta, le lentiggini ed il monopattino è una freccia sui sampietrini insidiosi della piazza. È un attimo: perde l’equilibrio appena la ruota si incastra nell’acciottolato e cade fragorosamente, attirando l’attenzione di qualsiasi cosa respiri.

Nel frattempo, la memoria USB è scomparsa, sostituita da un’altra assolutamente vergine. I miei giochi di mano sono leggendari.

*

L’acqua è una delle cose su cui mi fermo a meditare più spesso. Ho scelto per questo la stanza dell’hotel in cui ho deciso di passare un paio di giorni. Da quando sono arrivata ho mantenuto il profilo più basso possibile, ma stasera non ho voglia di rinchiudermi ancora in me stessa.

Sul balcone, in vestaglia nonostante il vento che mi scompiglia i capelli, osservo la distesa d’acqua che ho davanti sorseggiando il Bloody Mary che il mio ospite ha preparato. Aveva preparato anche molto altro, ma ora dorme e quel che mi rimane davvero di questa notte è il cocktail che sto bevendo ed il vento.

Domani mi sposterò ancora, sempre più avanti fino al prossimo giro di boa. Perché ho deciso che mi darò per vinta solo quando avrò dimostrato che ne valeva la pena o fallirò nell’impresa.

*

Tom, aria vagamente annoiata, siede sulla poltrona che si è scelto sin da quando ci hanno affidato il luogo che chiamiamo affettuosamente “il covo”. È il miglior segugio che abbia mai incontrato, esperienza alle spalle come militare e sguardo severo nonostante i suoi trent’anni. Non credo abbia davvero mai fallito una missione, ma dopotutto non è un tipo da tante parole, quindi non ne sono del tutto certo.

James sta cercando di decrittare il contenuto dell’USB, letteralmente volando sulla tastiera. A Meg sarebbe piaciuto, anche se sicuramente avrebbe sofferto per la sua indomabile parlantina: deve spiegarci, obbligatoriamente, tutto quello che fa. Qualsiasi cosa faccia.

VJ è seduto sulla scrivania, le gambe penzoloni ed il cappello ancora storto. Lui a Meg sarebbe piaciuto ancora di più perché è esattamente come lei: un genio. Pauroso, per i suoi 12 anni. Ancor più paurosa è la sua infatuazione per mia sorella che non è esattamente la cosa più utile al momento, considerando che dobbiamo andare a cercarla.

Henry occupa il tempo guardando il rugby in tv. Deformazione professionale: prima di entrare nella nostra squadra era in agonistica. Continua ancora a sfondare porte, mascelle e cuori di giovani affascinanti, se è per quello. Ancora non ho compreso come sia stato possibile diventare suo amico. Men che meno comprendere come, senza rendercene conto, siamo diventati così affiatati da essere considerati quasi un’unica entità: Luke ed Henry. Il buio ed il sole.

Noi non lavoriamo per lo Stato o per questa o quella lobby. Viviamo per la gran parte di rendita. Lo scopo dell’organizzazione per cui lavoriamo è garantire sicurezza. Poiché in passato abbiamo dato una mano alle autorità, abbiamo accesso alla loro documentazione. Perdonerete la reticenza nel fornire ulteriori dettagli, immagino abbiate compreso la situazione.

James si zittisce all’improvviso, cosa che attira inevitabilmente la nostra attenzione.

– Non ci posso credere. L’abbiamo trovata. 

Dire “trovata” parlando di Meg forse è esagerare, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Dove andremo a finire?

  • India. Monasteri, vette e mercati. (20%)
    20
  • Hawaii. Onde, Margaritas e vulcani. (20%)
    20
  • Brasile. Spiagge, foresta vergine e tradizioni misteriose. (60%)
    60
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26 Commenti

  • Megan è proprio una tipa tosta! 😀 Considerando che la sua furbizia è una qualità assodata.

    Ho votato per un vecchio libro, il fascino delle pagine scolorite è innegabile.

    Sto apprezzando molto anche la descrizione del luogo, che va oltre la mera descrizione dei paesaggi, sfociando in una dimensione ambientale e culturale (mi regali l’idea del caos, del dubbio di avere di fronte gente armata, e di una strana allegria che aleggia per la città).
    Al prossimo episodio!

    • “Sei in Brasile, baby!” 😉
      Sono contentissima che tu riesca a leggere tra le righe tutto questo, significa che ho finalmente capito come far funzionare le parole combinandole tra loro ed è un grande complimento… mi sento onorata!
      Al prossimo, spero di non deludere le aspettative

  • Bentrovata Giulia. Si cambia genere dunque? Mi piace l’idea di calare Meg in un contesto diverso da quello metropolitano. Bella anche l’idea di presentare subito ‘la squadra’, molto eterogenea (ma saranno abbastanza.in gamba?). Meg mi sembra li abbia già messi seriamente in difficoltà con la trovata dei biglietti aerei. Ho votato per le Hawaii un po’ perché mi piace la location da paradiso perduto e un po’ perché mi è saltato all’occhio il riferimento al Margarita (a proposito onorato di averti ispirato, il Bloody Mary ci stava proprio bene)… E sempre a proposito di cocktail, il margarita è un cocktail messicano (benché sono sicuro che venga servito anche nei peggior bar di Honolulu). Esistono anche cocktail hawaiani, naturalmente, solo che il più famoso di essi è analcolico, adatto magari giusto a VJ…

    • Sì, cambio di genere, si spera con risultato positivo!
      Non so se saranno abbastanza in gamba, dipenderà tutto da come si evolve la storia… Ma ovviamente, tifiamo tutti per Meg (io compresa 😉 )
      Se ci fai caso, le citazioni ai vostri commenti sono molteplici: il cocktail, il mare, l’inizio della storia al tavolino di un bar, Firenzi lì attorno… mettere insieme tutto è stata la parte più divertente!

      E il Margarita era uno stratagemma… lode a te e a Danio che avete notato immediatamente il calzino spaiato! (e anche questa è una citazione, vediamo chi la coglierà!)
      Alla prossima, collega

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