1. Ricorda, Anne.
Devo alzarmi. Sono le nove, devo alzarmi. Si vede proprio da questo che è domenica: non ho voglia di vestirmi, lavarmi o pensare di dover mettere a posto le diecimila scatole del trasloco. Amo il letto, soprattutto la domenica. La domenica è fatta per dormire, per i film, la cioccolata calda, il computer, la musica. Purtroppo però, gli scatoloni pieni di libri da sistemare sugli scaffali mi aspettano. Prendo coraggio, mi alzo dal letto avviandomi verso il bagno con il mio pigiamone di pile e i calzettoni di spugna. Mi lego i capelli senza uno schema preciso e mi guardo allo specchio. Intorno agli occhi la pelle non è più liscia e colorita come una volta. Con il tempo sono apparse, senza che me ne potessi rendere conto, piccole rughe, e le occhiaie, che prima erano semplicemente dei solchi pesanti causati dalle poche ore di sonno, erano diventate più scure ed indelebili. Per evitare di deprimermi già di primo mattino, mi sciacquo il viso con acqua gelida.
Decisamente più sveglia, ma ancora non al massimo della lucidità, mi avvio verso il salotto con aria sconfitta, convinta di passare una giornata intera a spostare libri. Prima di lanciarmi sulle mille scatole, mi soffermo un attimo ad osservare quello che c’è intorno: la luce del mattino passa attraverso le tende chiare di una grande finestra che dà su un magnifico paesaggio pieno di verde. Tutto quello che ho intorno è illuminato dai raggi di un sole autunnale: il divano color cipria sembra più candido del solito e le mattonelle grigie del pavimento hanno stranamente un colorito più acceso.
Lo sguardo si sposta sulla libreria in legno chiarissimo. È tutta vuota, ancora deve ospitare tantissime storie che negli anni ho avuto il piacere di poter leggere e studiare.
Apro il primo scatolone che mi capita sotto gli occhi: era pieno di libri dell’Università. Che bel periodo quello dell’Università: ti senti padrone del mondo, ma nonostante tutto, non sai ancora cosa ti potrà succedere in un futuro. Si, quello che mi ricordo meglio di quel periodo era il grande punto interrogativo su quello che sarei diventata. Ed eccomi qui, quindici anni dopo a sistemare scaffali pieni di libri. Secondo i progetti di quel periodo a quest’ora avrei già dovuto avere almeno un marito, se non addirittura un figlio. Purtroppo o per fortuna, però, non è capitato e chissà se capiterà mai. Non ci penso più di tanto comunque, prendo quello che viene, vivo la giornata senza troppi pensieri. L’ho imparato con il tempo: pensare incide negativamente sul futuro.
Sistemo uno ad uno i miei vecchi cari libri su cui fino a qualche anno fa scarabocchiavo appunti e sottolineavo frasi importanti. Quei libri erano la mia Bibbia. Il più bello ha la copertina dorata, anche se adesso a guardarla bene, il dorato di un tempo era diventato un giallognolo piuttosto raccapricciante. Una volta aperto riesco ad assaporare di nuovo il piacere che avevo nel leggerlo; lo metto al centro di tutti i libri di quel periodo, come gesto di riconoscenza. Finito il primo scatolone, apro la scatola e ammucchio i vari pezzi di cartone accanto all’entrata.
Il secondo scatolone che attira la mia attenzione è piuttosto piccolo rispetto agli altri, anche abbastanza ammaccato dal viaggio. Lo apro senza pensarci e mi accorgo di aver trovato i cimeli della mia adolescenza: i miei diari segreti. Tutte le adolescenti del mio periodo avevano un diario segreto su cui scrivere i propri pensieri, in genere di carattere amoroso, ovviamente. Ne tiro fuori un paio che risalgono a quando avevo tredici o quattordici anni all’incirca. Erano pieni di poemi sui miei primi fidanzati. A quell’età l’amore dura pochissimo, ma non credo di essere riuscita ad amare intensamente come in quel periodo una volta diventata più grande. Subito dopo mi casca l’occhio su un piccolo diario con la copertina rossa, molto anonimo rispetto a tutti gli altri. Era il più recente, me lo ricordo bene quel diario. Avevo diciotto anni quando lo comprai e lo tenni con me almeno fino ai venti, ventuno. Non scrivevo molto a dire il vero. Anzi, scrivevo tutti i giorni, ma pensieri sparsi, frasi importanti della giornata che avevo passato. Avevo il terrore di dimenticarmi tutto quello che ero riuscita a vivermi fino a quel momento.
Inizio a sfogliarlo, ci sono frasi con attorno mille disegni tracciati a matita che riguardavano il contenuto dei miei pensieri scritti. Tutto, piano piano, mi ritorna alla mente, piccole immagini rimaste impresse riprendono colore diventando nitide all’interno di mille ricordi. Una in particolare: Robert.
Chi è Robert?
- Suo padre (0%)
- La persona che ha segnato la sua esistenza (100%)
- Il fidanzato (0%)

17/02/2016 at 11:04
Io ho letto solo oggi anche se vedo che è da dicembre che non viene aggiornato, comunque ci provo e voto per il giardino fiorito e le stelle. Spero che la storia continui
10/12/2015 at 18:29
Toccante, molto. Sarà la persona che ha segnato la sua esistenza? Ciao 😀
10/12/2015 at 21:26
Grazie mille!
10/12/2015 at 21:29
Non devo stare molto simpatica a questo sito, ogni volta che cerco di pubblicare qualcosa mi cancella tutto o in parte
08/12/2015 at 14:35
Molto interessante questo incipit! Ho scelto “la persona che ha segnato la sua esistenza”. Buona continuazione!
10/12/2015 at 13:03
Grazie mille, siete troppo gentili! Mi fa un sacco piacere, davvero! Ho letto il tuo racconto, scrivi benissimo!
08/12/2015 at 05:43
Ho scelto la persona che ha segnato la sua esistenza perchè mi è parla la scelta più versatile 🙂
Il tuo incipit mi piace molto, aspetto il prossimo capitolo.
Un bacio
Chelinde
08/12/2015 at 07:43
Che dolce, grazie mille! 🙂
Vedremo cosa succederà! Sinceramente neanche io ne sono molto sicura! Ahahah
Grazie ancora per il complimento, è la prima volta che scrivo qualcosa, sono lusingata!
Baci baci!