Io, lupo.

Dove eravamo rimasti?

Chi è l'uomo? Chi è l'uomo che è appena arrivato? (50%)

Rivelazioni

Il buio della grotta sembra farsi sempre meno buio. E’ più facile vedere il volto di quell’uomo che s’è appena avvicinato così da aiutarlo a capire, a ricordare. A mettere in fila un tassello dietro l’altro per chiarire un quadro che, al momento, è solo molto confuso.

Se ne rimane li seduto a guardarlo. Il culo puntellato sul tallone destro neanche fosse in procinto di scattare in avanti. Mordere qualcosa.

“Io ti conosco”

Aggrotta la fronte perplesso ma agguanta, senza neanche troppa delicatezza, un pezzo di quel pollo fritto. Non è mai stato un grande mangiatore. Sin da piccolo sua madre ha sempre faticato per farlo mangiare ed ora eccolo li a divorare quel poco cibo come se non mangiasse da anni.

“Normale, Alexander. Ti seguo da quando sei venuto al mondo”

L’uomo sorride chinandosi sulle ginocchia di fronte a lui con la testa reclinata di lato e l’espressione ferina. C’è, nell’aria, una sorta di “sfida”. La stessa che gli è appena entrata nelle vene da quando l’uomo è entrato nella grotta. Non gli appartiene e non è mai stata sua. Ha lo sguardo fiero ed anche un po’ incazzato rivolto verso l’uomo che ancora sembra indugiare. Ancora evita di dargli delle risposte concrete.

Alexander fa caso solo ora di sentire l’odore dell’uomo su di sé. E’ ovunque : nella roccia fredda della grotta, sui vestiti che indossa, sulla pelle persino.

“In che senso?”

Chiede continuando a maciullare tra le labbra i bocconcini di pollo fritto. C’erano delle bacchette da qualche parte. Le ha completamente ignorate. C’è qualcosa, nello stomaco, che brama quel cibo. Ne ha bisogno come non mai. E’ una fame incontrollata ed incontrollabile. L’uomo riprende a parlare senza cambiare posizione né espressione del viso. Lo guarda in un mix tra il divertito ed il provocatorio.

“Mi chiamo Laurence Martel e sono tuo padre”

Il pezzo di pollo rischia di andargli di traverso in quel preciso momento. La mano destra sale alla gola per stringerla appena. Il battito del cuore si impenna pericolosamente verso l’alto nel divenire quasi paonazzo per la notizia appena ricevuta. Lo guarda di nuovo stavolta, probabilmente, con maggiore attenzione. Ha bisogno di capire e di sapere ora più che mai. E’ impossibile. Ricorda chiaramente le parole di sua madre quando chiese informazioni su suo padre. Non c’è più. Ricorda l’espressione triste della donna. Gli occhi umidi e la gola secca. Lo ricorda troppo bene per credere anche solo lontanamente alle parole di quello sconosciuto. Un uomo che potrebbe avere benissimo la sua età se non qualcosa di più. Apre e chiude la bocca per dire qualcosa. Ne esce un suono mezzo strozzato e nulla più di quello. E’ il silenzio di Alexander che obbliga l’uomo a parlare di nuovo.

“So che ti sembrerà strano o quasi impossibile da credere ma è così. Sei mio figlio. Sei nato nel 1982 nella Riserva indiana di Flathead. Metà del sangue che ti scorre nelle vene è sangue indiano Alexander.”

L’uomo si prende una pausa ma non sembra volersi avvicinare ed ad Alexander sembra stare bene così, per ora. E’ un uomo autoritario ed austero. Fiero della sua natura. Alexander ancora non parla. Rimane li, ammutolito, a guardarlo in attesa di altre informazioni. Sembra aver perso l’interesse per il cibo.

“Sei andato via dalla città a diciotto anni. Ti sei trasferito a New York. Ti sei laureato e sei diventato un medico importante. Sei tornato a casa solo recentemente per il funerale di tua madre. “

Lo vede sorridere nell’oscurità e la cosa gli aggroviglia lo stomaco in una morsa un po’ strano. C’è qualcosa che scalcia e scalpita sotto la pelle. Un qualcosa che, proprio in quel momento, ha deciso di tornare ad infastidirlo. A tormentarlo. Gli si accende un qualcosa negli occhi verdi. Un senso palese di irrequietezza.

“Temevo non saresti più tornato ma il tuo destino è comunque già scritto. Dovevo solo aspettare il tuo ritorno. Per tradizione sei andato a caccia con i tuoi vecchi amici d’infanzia. Quale occasione migliore per riportarti da me?”

Laurence torna in piedi in quel preciso momento poggiando le mani grandi sui fianchi. Il livore ferino s’è fatto ancora più pressante all’interno di quella piccola grotta.

“Non mi hai cercato per tutto questo tempo. Perché ora dovrebbe essere diverso?”

Alexander lo chiede ma la voce trema un po’. Non è tanto sicuro di voler conoscere la risposta perché, probabilmente, in cuor suo già la conosce. Si alza anche lui però con le gambe che ancora tremano e l’espressione tesa. Ogni muscolo di quel corpo brama fare qualcosa. Qualsiasi cosa e lui lo trattiene. Lo ferma e gli impedisce di dare il meglio di sé.

“Perché ora sei come me. Sei un lupo”

Gli basta quella notizia per attivare chissà quale strano meccanismo all’interno del suo corpo. Le pupille perdono improvvisamente il verde cupo per lasciare spazio ad un giallo opaco. Un qualcosa gli risale lungo la gola arpionandosi in ogni dove per uscire fuori dalle labbra.

Ne nasce un ululato. Un richiamo.  Un grido a cui non sa dare una vera natura. La risata di Laurence a chiusura.

Cosa succede ad Alexander?

  • Ricorda cos'è successo la sera prima (67%)
    67
  • Ha un flash del passato in cui ritrova il volto di Laurence (0%)
    0
  • Si trasforma (33%)
    33
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17 Commenti

    • Ti ringrazio davvero molto. Riuscire a raccontare qualcosa a qualcuno è sempre molto difficile soprattutto per la mole di idee che passano per la testa.
      Per ora niente trasformazione. Ho raccolto i due commenti sotto per i suggerimenti e ne ho fatto un mix aggiungendoci qualche piccolo particolare in più. 😉

  • Ciao! Bell’inizio, molto sincopato direi. Mi piace il tuo stile frammentario e diretto, molto bello. Già dal primo capitolo nascono le prime domande (che tra l’altro hai riportato in fondo), io me la prendo comoda, vorrei sapere di più sulla grotta oscura e sul mondo in cui è ambientata questa storia, alla prossima, seguo!

  • Devo dirtelo: hai fegato a voler scrivere un racconto al presente (tenendo conto che anche io ne scriverò uno così…)

    A mio parere, la descrizione della confusione del protagonista è ben riuscita.

    Come mai, nelle opzioni, hai messo delle domande?

    • In verità io scrivo quasi tutto così. Mi viene più naturale. Lo trovo molto più semplice. Però magari è solo l’abitudine.
      Per le domande, ti dico che quando scrivo vado molto a briglia sciolta e lascio al caso ed al momento la decisione di come proseguire. Le domande stanno forse per tutto quello che mi ronza per la mente. Ho tre possibilità su come continuare il racconto. Vedremo dove porteranno la prossima puntata.
      Intanto grazie 😉

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