Come un calzino spaiato

Fare beneficenza

Trattandosi di una festa di beneficenza, il comitato aveva deciso che sarebbe stata anche una festa a tema. “Non c’è niente di meglio di una festa a tema che possa far amare la beneficenza”, questo aveva detto Gianna, come fosse stato uno dei dieci comandamenti del circolo. Comandamenti che ci si passava di generazione in generazione nella vana speranza che o diminuissero o aumentassero: in entrambi i casi si puntava a rendere possibile ciò che invece era severamente proibito.

Tra queste proibizioni svettava “il godere in piena libertà dei soldi interni al circolo” – frase alla quale Virna aggiungeva sempre “non è una banca alla quale si possano chiedere prestiti” –, era quindi evidente la necessità di fondi, in quanto il circolo sopravviveva grazie ai soci: mentre quelli anziani si preoccupavano di spendere i loro soldi, quelli giovani avrebbero dovuto sfruttarli al meglio, cogliendo i frutti e arrivando a spendere a loro volta per permettere ad altri pulcini di perdere il gomitolo di piume del quale si ritrovavano vestiti.

I soldi servivano per la crescita del prestigio del circolo, prestigio che doveva alzarsi di livello anche grazie alle donazioni, ma di quei tempi i soci donavano sempre meno e l’immagine che si andava creando era quella di una sala da ballo vuota con i resti di nastri, fiocchi e coriandoli e l’arrivo di ragnatele, gatti e muffa.

Così si erano dati questa nuova regola: organizzare feste alle quali chiunque sarebbe voluto venire, obbligandoli a indossare vestiti che ostentassero eleganza e ricchezza – l’invito di solito recitava queste esatte parole –, per mentire spudoratamente ai rappresentanti di alcune società che avrebbero versato loro la maggior parte dei soldi, convinti dal numero sempre più alto di soci.

«Un tema azzeccato potrebbe portare nuova carne al fuoco, non so se mi spiego», Lucia sedeva a capotavola, con le mani giunte e i gomiti saldamente puntati sul tavolo. Gli altri del comitato si voltarono a guardarla, percependo il silenzio che aveva seguito la sua frecciata come qualcosa di troppo pesante.

«Avanti, ti ascoltiamo», Enzo era uno dei pochi uomini che anche nelle situazioni più informali riusciva a indossare un frac senza sembrare fuori luogo. Era stato più volte visto come la mascotte del circolo, ma nessuno gliel’aveva mai detto per paura che smettesse di vestirti a quel modo: faceva la sua bella figura portando quell’orologio da taschino e il monocolo abbinati all’oro dei gemelli da polso.

«Se a scegliere il tema fosse uno dei giovani, se a organizzare tutto fosse uno dei giovani, la festa prenderebbe una piega diversa», per diversa Lucia intendeva giovane, ma aveva usato quella parola troppe volte nella frase e non voleva ripetersi più del dovuto.

«Io non credo sia un’idea così azzeccata, nessuno di loro ha l’esperienza che gli si addice per gestire un evento. Perché è di questo che stiamo parlando, un evento, non di una comune festa», sentenziò Gianna.

«E sarà proprio renderlo una festa che attirerà nuovi adepti, se così possiamo chiamarli». Lucia si sistemò un capello toccandolo appena con la punta delle dita, non voleva certo smuovere il fondo di cera che si era messa sul viso. Una quantità abbastanza elevata di trucco da poter dimostrare che la classe non è acqua e non si può nemmeno struccare.

Lucia lasciò che gli altri si scambiassero qualche occhiata, percependo i loro discorsi silenziosi: “potrebbe essere una buona idea, almeno è innovativa”, “non mi convince a pieno, e se ci ritroviamo con meno soci?” oppure “ci saranno ugualmente le mini quiche?”.

Poi Enzo tossì e gli sguardi cessarono, a quel punto Gianna si voltò verso Lucia e con una certa sfida le domandò: «E chi avresti in mente per l’organizzazione?», questa volta Lucia non lasciò passare nemmeno un secondo, con particolare foga disse «Biagio».

In quel momento sentì nella sua testa il mormorio che i suoi compari evitarono di produrre perché non sarebbe stato di classe, li squadrò abbastanza a lungo finché Paola non si decise a porre la domanda successiva: «Perché proprio Biagio? Non era meglio Giovanni o una delle figlie di Sara?».

«Giovanni è uno studente modello, e a volte mi fa sentire giovane stargli vicino, mentre le figlie di Sara nessuno le vede mai abbastanza al circolo da potersi ricordare i loro nomi. Sinceramente fatico a ricordare se Sara abbia avuto per davvero due figlie». Paola sussultò, in effetti non ne era più sicura nemmeno lei, ma proporre un qualunque figlio di Sara le sembrava una buona idea dal momento che dall’altra parte era stato scelto Biagio.

«Quel ragazzo combina sempre casini, sin da quando era piccolo li combinava», protestò Enzo, ancora memore di quella volta in cui Biagio gli aveva sostituito il toupet con un centrino abbellito da ciuffi di peluche colorati. Dopo quell’esperienza, Enzo non era più riuscito a dormire ai ricevimenti. «Preferisco dire che attira l’attenzione; e comunque non intendo lasciarlo troppo libero: volevo affiancargli un paio di altre giovani menti».

 

È ora di presentare uno dei protagonisti! A parte l'esuberanza di soldi Biagio...

  • ... è un ragazzo egocentrico che fa sfoggio di abilità che in realtà non possiede. (33%)
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  • ... vive la sua vita come un film, dai quali prende costantemente spunto. (33%)
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  • ... è un donnaiolo che va a caccia di donne mature. (33%)
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