Come un calzino spaiato

Dove eravamo rimasti?

È ora di presentare uno dei protagonisti! A parte l'esuberanza di soldi Biagio... ... è un donnaiolo che va a caccia di donne mature. (33%)

La telefonata

I genitori di Biagio erano andati a vivere in Svizzera per motivi di lavoro, e abitavano in una casa abbastanza grande da poter ospitare tutti i soci del circolo a cui erano inscritti, al quale, per ovvie ragioni, non presenziavano mai. Biagio aveva sperato sino all’ultimo che gli lasciassero la casa in cui era cresciuto, ma alla fine l’avevano venduta a una banca per poi comprargli un attico non troppo grande in cui stare: suo padre riteneva fosse abbastanza per “un giovane scapolo” come lui.

L’unico problema consisteva nel convivere con gli altri inquilini e nel rispettare un mucchio di regole scomode, che si dimostravano sempre più numerose e restrittive: una volta era tornato a casa in compagnia di una donna, la classica pantera che i film avrebbero vestito di rosso e pettinato in modo da valorizzarne la chioma vaporosa. Capelli di un moro quasi mogano, con quei riflessi marroni da effetto pubblicitario. Erano saliti in ascensore e Biagio ci aveva pensato attentamente: quanto era saggio portarla in casa sapendo che poi sarebbe dovuto andare a un’altra festa? Aveva quindi bloccato l’ascensore, recitando la parte “si blocca spesso, mi spiace, i soccorsi arriveranno presto. Ma mi spiacerebbe sprecare l’intera serata”.

Ma quella sera non aveva fatto i conti con la Signora Reni: era il suo settantesimo compleanno e i figli l’avevano portata fuori a cena; tra una chiacchiera e una fetta di torta di troppo si erano fatte le undici e mezza, a quel punto i suoi figli l’avevano riportata a casa. Lei abitava al primo piano e certo, con il male ai piedi che si ritrovava, fare le scale era fuori questione, ma quando arrivò all’ascensore vide che sul cornicione in metallo in alto lampeggiava il simbolo stop. Provò a pigiare ugualmente il pulsante, ma a vuoto, così decise di telefonare direttamente ai pompieri: il loro numero era salvato sotto il nome di Francesco, il nipote della signora che aveva frequentato il corso di cucito insieme a lei, un bravissimo ragazzo. Così, quando dall’altra parte risposero, la Signora Reni disse: “Buonasera, sono Agnese Reni, c’è Francesco? Il nipote di Claudia” “Signora, questa è la caserma dei pompieri, ha forse sbagliato numero?” “No, cerco Francesco! C’è un problema con l’ascensore, credo sia bloccato e io coi piedi che mi ritrovo non posso fare le scale” “Signora, per i suoi piedi deve chiamare il medico, qui non abbiamo tempo da perdere”.

La Signora Reni si irrigidì, e con tono arrabbiato iniziò a sgridare il giovanotto che l’aveva trattata in quel modo così scortese. Il pompiere abbassò la cornetta, ma prima che mettesse giù una collega gli riferì che si trattava “di una chiamata conosciuta come codice R31, da inoltrare direttamente per evitare problemi come a Ferragosto”. Il pompiere andò a guardare sotto la lettera R nell’archivio: tra tutte le cartelle ne svettava una di colore verde acido, e alla sola vista della prima pagina gli vennero in mente un paio di uscite notturne avvenute due anni prima.

“Signora, è ancora in linea?” “Certo che sono in linea, io devo parla-” “Arriviamo subito” e mise giù il telefono.

Quella notte i pompieri arrivarono a sirene spente: alla Signora Reni non importava che i pompieri la dichiarassero una cosa seria, bastava fosse abbastanza urgente da farli accorrere, e così era stato. I pompieri avevano aperto le porte dell’ascensore e l’avevano fatto scendere al piano terra. Biagio e Rosso-di-sera si stavano ancora accordando su quale fosse la posizione migliore da assumere in ascensore, quando il viso della Signora Reni fece impallidire la sua conquista: «Agnese…» il nome le uscì strozzato e ci mancò poco che la Signora Reni non avesse un collasso nel tentativo di prendere a borsate la nuora che quella sera era partita per stare con la mamma malata.

Anche se da quel momento lo obbligarono a fare le scale Biagio poteva dirsi contento della sua situazione, ma quel Gennaio la sorpresa lo colse alle otto del mattino, quando ancora doveva smaltire la sera precedente.

Il telefono squillò con foga, gli sembrò quasi stesse scuotendo il comodino e in un primo momento pensò fosse la sveglia: non ne aveva mai avuta una, ma quel telefono non aveva mai squillato e, in realtà, Biagio aveva pensato fosse stato messo lì per decorare la stanza. Un suppellettile come un altro che invece quella mattina prese vita con fin troppa foga.

Alzò la cornetta e si rigirò nel letto prima di affiancarla all’orecchio: «Pronto?», il tono basso e impastato del mattino lo fecero tossire. «Biagio, sono io, dobbiamo parlare.» Biagio tornò a girarsi. «Perché?» «Perché hanno scelto te per gestire un evento. Un evento al circolo! Ma ti pare? Io non so proprio come diamine sia sal-». Dall’altra parte si sentì il suono ripetitivo di un “bla bla” acuto e fastidioso. Biagio riattaccò e mettendosi supino si chiese chi diavolo lo avesse chiamato.

Chi è la donna al telefono?

  • Sua nonna (0%)
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  • Carlotta, la ragazza che gli dovrà dare una mano a organizzare (0%)
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  • Paola, uno dei membri del comitato (100%)
    100
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