Come un calzino spaiato

Dove eravamo rimasti?

A questo punto bisogno creare la combriccola di aiutanti! I gemelli artisti (lui musica e lei pittura) (100%)

I gemelli

«Ti prego dimmi che non è vero! Dimmi che non è vero!» Paola rivolgeva le sue preghiere verso il soffitto della cucina.

«Tranquilla, in tutti i film che ho visto finiva bene, finiva bene…» Biagio sudava freddo, sentiva male, ma si rincuorava pensando che almeno il giorno prima si era tenuto i boxer e che la cerniera tratteneva più cotone che carne.

«Non è vero, non è possibile» Paola si coprì il volto con le mani. L’imbarazzo, l’imbarazzo puro e denso che le si stava accumulando sulle guance e in quelle chiazze rosse che le si formavano intorno al collo. Biagio non era nemmeno un granché, perché patire così tanto? Cercava di consolarsi pensando che in quella casa erano soli, che nessuno sapeva, ma non le importava, perché lei sì che sapeva.

«Un cerotto, è come un cerotto Biagio».

«Ora parla anche in terza persona, parla in terza persona» Paola tornò a guardare il soffitto, le lamentele le uscivano in sussurri piagnucolosi e ben presto avrebbe iniziato a sbattere i piedi.

«Dai Biagio, fuuuu, dai Biagio!» la presa era salda sulla linguetta ormai da venti minuti. «No, ok, adesso… Adesso Biagio, dai!».

«Oh, spostati, ci penso io, qui serve del-».

Biagio iniziò a scuotere la testa come i cagnolini che aveva visto in tante macchine, gli occhi sbarrati e le orecchie in fiamme. Il timore che Paola glielo strappasse via gli faceva più male di quello che forse avrebbe provato arrangiandosi da solo, così tirò, cadendo a peso morto a terra.

 

«È chiaro che è colpa mia,» lo shaker si azionò e coprì le parole. «Io mi sono cacciata in questa situazione, solo io».

La voce di Paola gli riempiva le orecchie, aprendo gli occhi vide le sue gambe fasciate dalle autoreggenti nere, coperte da quella gonna fucsia ma che lei chiamava “color magenta”. Trovava bella quella visuale, e per un attimo si chiese se avrebbe potuto alzarsi e metterle la testa sotto la gonna, ma al solo pensiero provò una forte fitta tra le gambe.

«È la fine, è la fine per me…» piagnucolò.

«Alla faccia dell’uomo, ti ho già disinfettato e messo una garza. Ora alzati e prendi questo», Paola gli allungò la mano e a fatica lo aiutò a mettersi in piedi. Dallo shaker versò del ghiaccio tritato in un sacchetto e glielo fece appoggiare sulla zona dolorante. «Ora andiamo, che non si sa esattamente come ma sei stato scelto per organizzare un evento».

Biagio scrollò le spalle, «Perché sono irresistibile».

«La prima cosa terribile è che ci credi, la seconda è che non posso effettivamente contraddirti, tutto è contro di me».

 

Nonostante i pantaloni aperti e il ghiaccio sui genitali, Biagio venne salutato con riguardo. La quota annuale versata dai suoi genitori prevedeva un lauto trattamento anche per le situazioni più penose. Paola lo accompagnò nella sala riunioni dove era stata incastrata e dove li attendevano i gemelli.

Pur essendo di giovane età, nessuno dei due aveva idea di che cosa fossero le bambole o i video giochi e men che meno si erano interessati a guardare un cartone animato in televisione, e più di una volta Biagio si era chiesto se ne avessero una.

Lodovico aveva festeggiato il suo sedicesimo anno d’età esibendosi a Vienna come secondo violino, con la madre che non trovata accettabile essere secondi alla sua età, mentre Carlotta era solita passare il suo tempo nelle gallerie d’arte a sistemare i più grandi capolavori su tela.

«Una noia, insomma» disse Biagio, sedendosi a fatica come una donna al settimo mese.

«Ma che dici?» lo ammonì Paola.

I due fratelli si scambiarono un’occhiata e poi Carlotta si rivolse a Biagio «Che hai fatto alle palle?».

«Carlotta, cara, sei sicura di poter dire certe cose?» Paola si drizzò ancora di più ricevendo una scrollata di spalle come risposta.

«Nonna ci ha detto che dovremo lavorare insieme», Lodovico si sedette risistemandosi gli occhiali dalla montatura spessa sul naso.

«Nonna vi ha anche detto…» Biagio si interruppe. «Non mi viene in mente niente».

«Sul serio?» Carlotta si girò a guardare Paola, come fosse colpa sua, la quale cercava invano di non mettersi a piangere.

«È chiaro che vi serve un momento per conoscervi, io torno più tardi, d’accordo?» e se ne uscì correndo strusciando i tacchi sul pavimento liscio.

È ora di cercare il tema della festa!

  • San Valentino: colori caldi, l'amore sensuale e stucchevole! (0%)
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  • Hallowe'en: toni del nero e del viola, dark elegante, ma un po' macabro... (100%)
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  • Carnevale: colori sgargianti, personaggi divertenti, musica allegra! (0%)
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