Cybio Wars Universe: Vendetta ‘53

Dove eravamo rimasti?

Vendetta inizia la sua caccia per scoprire la verità dietro il misterioso "Kais Wolf". Quale è la prima tappa delle sue indagini? La casa di Agomar Blaschke, per scoprire qualcosa da vicino sul suo obiettivo (50%)

Visite notturne

Passo le due settimane successive a inquadrare il bersaglio, vaglio ogni possibile via entrata e di fuga, appunto le abitudini del personale, cerco un punto debole nella sicurezza – serrata ma celata – dell’opulenta villa di un ostentato stile neo-classico di Agomar Blaschke.

I domestici di vecchia data sono duri da corrompere, ma per le nuove leve è tutta un’altra storia: scopro che la quasi totalità degli addetti alle pulizie e agli approvvigionamenti cambia un paio di volte l’anno, individuo il più moralmente squallido degli inservienti.
Lo seguo mescolandomi tra le ombre e lo studio intrattenersi agli insulsi combattimenti di galli clandestini, scolarsi brandy di quart’ordine nelle bettole alla sua portata, consumare fugaci amplessi a pagamento con donnacce della strada.

Mi presento a lui in uno dei suddetti locali di classe come una tedesca emigrata dopo la guerra, senza più un lavoro, in cerca di occupazione presso miei connazionali: gli dico che sono pronta a tutto per non finire in mezzo alla strada, lo noto sbirciarmi i seni mentre millanta amicizie inesistenti presso il padrone di casa stesso. Mi invita a casa sua per fare quattro chiacchiere, e in effetti è proprio quello che ho in mente.

Con lui in mutande, a testa in giù con i piedi legati agli stipiti di un armadio della sua francamente pietosa abitazione della periferia di La Coruña. Le gocce di sudore gli colano per l’addome mentre mi sente mettere mano ai coltelli di cucina.

<<Vogliamo fare una cosa semplice o difficile?>>

<<Va’ all’inferno, perra.>>

Risposta sbagliata. Lo colpisco con un pugno in quella parte del corpo che contava di usare su di me questa notte, tanto per fargli capire chi comanda.

Si ammoscia subito.

<<La villa di Agomar Blaschke. Dimmi come mettere le mani sul grande capo e forse te ne esci con tutti e due i coglioni al loro posto.>>

<<Non lo so. Io… io non conto nulla la dentro, non mi mettono al corrente di niente.>>

Perdo la pazienza. La mia mano si muove dietro un ordine che non ricordo di averle dato, la lega che compone il mio corpo si riplasma, una lama compare tra le mie dita, un cuneo tagliente trancia l’orecchio destro dello stupido come un foglio di carta.

Sbraita e supplica mentre un rigolo rossastro bagna le lenzuola già sporche di loro.

Le maniere forti dovevo lasciarle per ultime, perché l’ho fatto?

Dovrei essere la bilancia che equilibra il mondo, non la punizione gratuita.
È dai tempi della Grande Guerra che perdo il controllo sempre più spesso, mi abbandono a una crudeltà insensata anche per la mia natura.

Noi Xeniar siamo stati definiti immortali, perpetui, ma durare in eterno comporta anche andare a male? E se la mia mente stesse marcendo?

Cosa potrei diventare?

Blocco alla bene e meglio la ferita con un lembo delle lenzuola, uso un tono caritatevole che nelle mie labbra millenarie suono falso e distorto.

<<C’è un medico la fuori che ti aspetta, se ti decidi a parlare.>>

<<Ti prego, ho già detto tutto a quell’altra donna!>>

<<Quale altra donna?>> chiedo perplessa.

<<Non conosco il suo nome. Mora, più bassa di te, ha un accento straniero, dell’Est credo. Mi ha pagato bene per lasciare aperta la porta sulla cucina del retro. Credo pensasse a un colpo.>>

Ho della concorrenza. Decido di non attendere oltre. Mi rivesto e mi lavo il sangue dalle mani. Ormai non mi accorgo nemmeno più quando ce l’ho addosso e quando no. Brutto segno.

<<E il mio medico?>> chiede l’idiota piagnucolante ancora appeso come un quarto di bue.

<<Non ho mica detto che ti ci avrei portato. Slegati da solo.>>

*

Opto per la strada più veloce, ma anche quella più difficile. Mi arrampico per i muri di tufo e malta di un giallo paglierino che non risalta nel buio della notte. Scorgo uomini in borghese lungo il perimetro della casa, con il Mauser a tracolla che di certo non usano come bastone da passeggio.

Secondo piano, una finestra illuminata. Poggio il piede su una crepa e forzo il vetro con una mano. Soltanto socchiusa. L’afa notturna lavora per me.

Tendaggi rosso fiammingo, un armadio a vetro in lego di betulla dietro il quale si intravedono le opere di Mörike e i drammi di Wagner. Una sagoma ingobbita su una sedia dallo schienale a foglia, davanti a una scrivania dal taglio ondulato e dalle decorazioni vaporose.

Sembra si sia appisolata sopra un libro. Con due passi sono alle sue spalle, gli sollevo la testa come fosse un pompelmo, gli solletico la gola con il mio coltello.

<<Niente urla, Fritz, o ti spello vivo. Parliamo un po’ di Kais Wolf, ti va?>>

Mi risponde soltanto l’aria. Il vecchio Blaschke  cade nuovamente con la testa riversa sulla scrivania, il cranio stempiato riflette il fioco lume della lampada a olio del tavolo.

La porta lasciata aperta sulle cucine. Una birra di malto corretta con l’acido cianidrico, a giudicare dal bicchiere pieno per metà.

PASS DI GRADO 3 ACQUISITO –

FILE CYBIO WARS UNIVERSE SBLOCCATO – GLI XENIAR

L'obiettivo di Vendetta è stato eliminato prima che potesse parlare, qualcuno sembra intenzionato a ostacolare le sue indagini. Cosa fare?

  • C'è un innocente da proteggere che scombussolerà i piani di Vendetta. (25%)
    25
  • I "concorrenti" sono ancora in zona. Ci sarà da combattere, scorrerà il sangue. (25%)
    25
  • Indaghiamo sulla stanza in cerca di indizi. Si scoprirà un ospite inaspettato. (50%)
    50
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100 Commenti

  • Be’ bella storia, bel mondo, complomenti Nickleby.
    Scrivi bene, scorrevole, hai un sacco di idee. Potevo scoprirti prima, probabilmente, ma ti terrò presente appena torni. Ho dato un occhio anche al tuo sito. Un SEO, dunque. Che effetto fa dover spiegare a tutti in cosa consiste il tuo lavoro?

    Ciao ciao

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