L’Anomalia nello spazio
2070, AC, La casa Bianca
Brad Collins entrò nella stanza Ovale con la stessa deferenza con cui si visita una chiesa di Firenze, o la camera ardente di qualcuno che non conosci. La scena “confidenziale” che si presentò alla sua prima occhiata non lo aiutò a sentirsi più a suo agio. Anche perché era veramente stanco e provato: aveva superato diciotto ore di turno all’osservatorio… aveva visto ciò che aveva visto, telefonato al suo capo, e poi, poi aveva continuato a guardare gli schermi, a controllare i dati, fino a crollare, verso le quattro del mattino. Si era buttato sul divano nella sala d’aspetto dello USNO[1]; non sarebbe mai riuscito a guidare fino a casa.
«Cenere?» disse il presidente senza guardarlo. Era intento a spalmarsi di marmellata scura una fetta biscottata. Indossava solo una maglia sottile, dal collo alla dolce vita, e il pantalone di una tuta blu. Brad trovò, nella sala, anche il suo capo, il dottor Maxell e altri sei pezzi grossi, di cui due in uniforme.
«Cerere, signore, mi scusi.» Brad si decise a rispondere quando si rese conto che tutti gli sguardi dei “capoccioni” erano rivolti su di lui. «È la dea della fertilità dei Latini, signore, e… » si affrettò ad aggiungere per non fare la figura dell’imbecille «È anche un pianeta Nano, uno dei più grossi… e dei più vicini alla Terra, signore.»
«E perché stava osservando Cerere?» La domanda così diretta lo fece deglutire, il Presidente doveva già sapere molto di più sul suo lavoro; decise di essere il più sincero possibile, mentre arrossiva come uno scolaretto.
«Beh, ecco… signore, il Telescopio era lì… non lo usiamo per niente di particolare; così come tutto il mondo astronomico, ogni tanto diamo una sbirciata a Cenere, ops, scusi: Cerere. Sa, a causa delle strane luci, della “piramide”… »
«Ok, abbiamo capito, ma adesso ci parli di quella cosa… il disco, il buco, o qualsiasi diamine di cosa sia!»
Tre giorni dopo. Firenze, Bar Rivoire.
«Se non vuoi ascoltare me, almeno guarda l’ologramma con le ultime notizie, cazzo!»
«Non li guardo da anni!» disse, David Frau, facendo il finto tonto. Ma in quel momento si sentiva braccato; detestava essere messo sotto pressione: era quello il motivo principale per cui si era ritirato a vivere in Italia. Ormai quel piccolo paese era diventato una specie di oasi felice, per turisti che desideravano fare un tuffo nel passato. Un enorme spaccato della vita com’era una volta. Il paese non era più degli Italiani da anni: si erano indebitati con tutto il mondo. Le Nazioni più potenti l’avevano semplicemente riscattato; chiuse le borse dei prestiti delle Banche Comunitarie, i ricchi e i potenti avevano riscosso il loro tributo.
L’Italia era diventata un enorme Parco a tema; le sue bellezze naturali e i suoi monumenti, appartenevano a strutture turistiche internazionali; gli abitanti, o erano talmente ricchi da potersi permettere di viverci, ritirati nelle antiche Ville gentilizie, oppure facevano i camerieri, i cuochi. Tantissimi cantavano o facevano i saltimbanchi: i turisti apprezzavano ogni forma d’arte, purché antica e autentica.
Gli altri, via, nella macchina infernale che era diventata il pianeta Terra: inquinato, inarrestabile, meccanizzato. Miliardi d’individui preferivano gli agi di una monocamera tappezzata di aggeggi elettronici e non si curavano di aver bisogno di maschere per respirare, di non vedere quasi mai il sole, di mangiare mattoncini surgelati, a patto di poter usufruire della tecnologia.
Specialmente i giovani… erano capaci di aspettare intere settimane per ottenere un turno di guida su un’automobile vera, o per installare l’ultimo sistema di interscambio di pensieri e sogni, attingendoli direttamente dal cervello.
Pur di condividere immagini originali e ricevere apprezzamenti, erano capaci di imbottirsi di qualsiasi allucinogeno… tanto le droghe erano liberalizzate.
Il Pianeta stava morendo e, ormai, non aveva nessuna importanza, andarsene qualche anno prima dell’inevitabile, lenta, catastrofe.
Incurante delle rimostranze di David, Maxell premette un pulsante sul mini-Tablet che aveva poggiato sul tavolino del Bar, immediatamente una striscia luminosa si srotolò dall’apparecchio, formando uno schermo olografico, in 3D, perfettamente visibile, nonostante la bella luce pomeridiana. L’apparecchio era sintonizzato sulla banda americana e l’annunciatore partì immediatamente con l’ennesimo comunicato: la stessa notizia che, da un paio di giorni, rimbalzava in tutto il mondo, senza arricchirsi di nessun nuovo dato chiarificatore.
[1] USNO – United States Naval Observatory, Washington, è una delle più antiche istituzioni scientifiche degli Stati Uniti d’America. Ha l’incarico di essere d’ausilio alla navigazione per la Marina ed il Dipartimento della Difesa, attraverso il calcolo della posizione degli astri e l’indicazione di un segnale orario che fa da rifermento e controllo per tutti i satelliti artificiali per GPS.
Il comandante Frau si lascia coinvolgere e
- desidera coordinare un equipaggio ridotto all'essenziale. (88%)
- desidera coordinare una squadra di specialisti. (0%)
- vuole indagare da solo. (13%)

31/01/2016 at 17:42
Si sono spostati nel passato, facciamoli tornare ai giorni nostri 🙂
01/02/2016 at 09:04
Per recepire uno spostamento sostanziale delle stelle credo ci vorrebbe qualche secolo in più. Aspettiamo…
😉
31/01/2016 at 16:42
Da sola.
Questo episodio è denso di pathos e suspense a bizzeffe, sono felice di essere solo un lettore.
Avanti così.
26/01/2016 at 23:46
Io voto i controlli di routine; magari l’attraversiamo nel quarto episodio 😉
C’è una cosa che non ho capito: Maria è la figlia della sorella di Tropea in teoria ed in realtà è di Tropea o mi sono perso?
Ciao 🙂
31/01/2016 at 16:34
Si, è una figlia segreta, affidata alla sorella da neonata.
Grazie
26/01/2016 at 21:00
Qualcosa di alieno, assolutamente.
Adoro le storie aliene e spero si tratti di quello, avanti così 😉
31/01/2016 at 16:34
Alieno? Credo di sì… 😉
Grazie
26/01/2016 at 20:52
Controlli di routine. Almeno per il momento. Per le altre opzioni è ancora troppo presto.
31/01/2016 at 16:35
Quasi quasi ci siamo… 🙂
Grazie.
23/01/2016 at 12:32
Anche in questa storia, la Terra del futuro è ridotta ad una schifezza 😉
Anche se non so ancora come sia il tipo o quale sia il pericolo a cui va incontro, voto una squadra ridotta all’essenziale.
Ciao 🙂
26/01/2016 at 19:31
Purtroppo la catastrofe pare inevitabile.
Grazie 🙂
23/01/2016 at 10:51
Meno persone si hanno da organizzare e meglio è, ma non si può fare tutti da soli. Quindi squadra ridotta all’essenziale.
26/01/2016 at 19:30
E’ la scelta generale e secondo me la più coerente. Grazie.
23/01/2016 at 07:41
Non hai perso tempo eh, Giovanna? 🙂
L’incipit è davvero intrigante e interessante, e ho votato affinché Frau componga una squadra selezionata e ridotta all’essenziale.
Al prossimo 🙂
26/01/2016 at 19:29
L’incipit è più lungo, infatti continuerà a breve.
Grazie mille.