Dove eravamo rimasti?
Il cavaliere arriva al castello
L’armatura vuota, o meglio, il cavaliere aveva camminato per moltissime miglia e infiniti anni. Aveva attraversato deserti, montagne e mari. Era stato ferito e aveva ucciso. Aveva affrontato molte difficoltà e altrettante ne aveva superate. Ormai la sua armatura non era più quella lucida di un tempo, ormai era sporca e graffiata. Però al cavaliere non importava, infatti ormai era arrivato. Era arrivato nel punto più lontano del mondo. Il punto in cui si ergeva il suo castello. Un enorme castello di ghiaccio. Chi avrebbe trovato dentro? Una strega o una principessa?
Davanti al portone il cavaliere ebbe poche scelte. Sapeva che non poteva semplicemente “bussare”. Non era il benvenuto. Avrebbe dovuto sfondare la porta. Unico problema? La sua spada si era spezzata ormai anni fa. Era inutile, non poteva usare quel moncherino per rompere una porta di ghiaccio. Anzi, probabilmente, anche con la spada intera non ce l’avrebbe fatta. Unica alternativa? Romperla a pugni.
Il cavaliere, colpendo giorno e notte , ci mise due mesi a rompere il portone. Due mesi e un braccio, ma ne era valsa la pena. Ora aveva accesso al castello e una “ferita” del genere si sarebbe rimarginata. Ora a maggior ragione non avrebbe più usato la spada. Ad attenderlo c’erano tanti cavalieri di ghiaccio. Senza dire una parola, estrasse con il braccio debole la il moncherino di spada e iniziò a camminare. Sarebbe stato un lungo combattimento. Però ormai era quasi arrivato alla meta, niente lo avrebbe fermato.
Il cavaliere che arrivò all’ultimo piano del castello non era neanche paragonabile a quello che era partito. Quando era partito, l’armatura era bella e splendente. Immacolata. E una bellissima spada pendeva al suo fianco. Al suo interno c’era sempre il Buio, ma era un bellissimo paradosso.
Ora invece il cavaliere era senza braccia. Oscurità scorreva dai suo moncherini. L’armatura era un colabrodo. Aveva persino delle armi conficcate in tutto il corpo. Era già un miracolo che fosse ancora in piedi. Non si sarebbe fermato all’ultima porta però. Peccato che non poteva presentarsi così. Se al di là di quella porta ci fosse stata una potente strega non sarebbe sopravvissuto ad un altro combattimento. se invece al di là ci fosse stata la principessa, probabilmente l’avrebbe spaventata a morte. Quindi per la prima volta da quando era partito quella notte si riposò. Si riposò, ma decise di cambiare. L’oscurità fluì fuori dall’armatura ed iniziò a mutarla. L’alba che fece capolino il giorno dopo trovò davanti alla porta dell’ultimo piano un nuovo cavaliere. Non era né il cavaliere puro dell inizio né l’ammasso di rottami della fine. Ora era una cosa ancora diverso. Ora l’oscurità avvolgeva il suo corpo. Non era più solo all’interno. Ora era anche parte integrante dell’armatura. Quindi ora era un cavaliere nero. Completamente. Dentro e fuori, però ora era presentabile e sarebbe riuscito ad affrontare qualsiasi cosa al di là della porta.
Quindi per la seconda volta si riavvicinò alla porta.
Tese le mani.
LA porta si aprì prima di poter fare pressione. La scena che li si parò davanti esulò da tutte le sue ipotesi. Non c’era né una strega di ghiaccio, né una ninfa d’acqua ad aspettarlo. No, ad aspettarlo era qualcosa di completamente diverso. Seduta sul trono c’era una creatura bellissima di ghiaccio. Un ghiaccio strano, continuava a mutare. Mutava tutto, in lei. Il ghiaccio si scioglieva e si rimontava ad una velocità incredibile, un’unica cosa rimaneva sempre ferma. I suoi occhi blu. Gli occhi blu della ninfa dell’acqua. Gli occhi blu della crudele strega dei ghiacci. Nessuno dei due disse una parola, però ad ogni passo del cavaliere l’aria nella stanza diventava più fredda. Ad ogni passo del Cavaliere, la principessa dei ghiacci mutava sempre più velocemente. Ad ogni passo del cavaliere, il passo dopo era più lento. Il cavaliere stava ghiacciando. Ogni singolo centimetro della sua armatura stava assumendo il colore freddo e blu del ghiaccio. Ad ogni passo del cavaliere esso si ricordava la prima volta che si era specchiato in quei bellissimi occhi blu. Ad ogni passo del cavaliere la regina del ghiaccio pensava a come fermare quel testardo essere oscuro. Arrivarono a cinque passi uno dall’altra. Ormai il cavaliere era quasi completamente ghiacciato. Però dentro di sé bruciava ancora il suo fuoco . Ormai era un fuoco nero, ma bruciava sempre di più. Rimasero molte ore uno di fronte all’altra. Sapevano che niente sarebbe stato più come prima. Sarebbe cambiato tutto. Però ormai il cavaliere aveva deciso e aveva deciso anche l’altra aveva preso una sua decisione. Era la resa dei conti insomma. Era il momenti in cui avrebbero dovuto decidere cosa fare.
Il primo a parlare fu il cavaliere. Non lo fece per debolezza, lo fece per mostrare che il ghiaccio della principessa non era così forte. Lo fece per dimostrare che era cambiato ed era molto più forte. Lo fece per dimostrare che non aveva nulla da dimostrare.
«Margherita? Vedi? L’avevo detto che sarei tornato».
10/02/2016 at 21:42
Ciao io dico per il momento capì che qualcosa non andava 😉
09/02/2016 at 10:11
Ciao Francesco, andiamo “sparati” al 9 di Febbraio. L’unico suggerimento è di spezzare un po’ la narrazione, qualche pausa fa molto bene! 😉
09/02/2016 at 11:23
ciao, grazie di essere passata 🙂 che intendi con spezzare un po’ la narrazione ? 🙂