EVE

Dove eravamo rimasti?

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Moonlight Sonata

«Beethoven. Moonlight Sonata.» Eve alzò le sopracciglia. «Bellissima, vero?»

Novan la fissò a lungo, paralizzato, mentre la melodia a pianoforte si propagava nel vuoto della Struttura senza alcuna eco.

Eve. La coscienza del macchinario a cui era connesso era in quel momento materializzata, per la prima volta, davanti a lui sotto le sembianze di una donna. Per giunta incredibilmente bella, pensò Novan. Una bellezza di cui chiunque, al di là del proprio sesso, si sarebbe almeno un po’ infatuato.

Ma non lui. Non adesso.

«Trovo che rispecchi l’animo umano» proseguì Eve, portandosi una mano al viso e carezzandosi una guancia pallida. Sembrava avere un’aria sognante, ma era difficile intuire cosa stesse provando davvero perché i suoi occhi erano vuoti come la Struttura. «Li ho ascoltati tutti, ma Beethoven ha qualcosa in più. Gusto personale.»

Personale. Novan aggrottò la fronte, e finalmente parlò.

«Tu non sei una persona. Se davvero sei Eve… sei una macchina.»

Il volto angelico di lei si contrasse per un istante, poi sorrise. «Novan. Non hai bisogno di parlare, posso prevedere le tue reazioni. Ci conosciamo da tanto tempo, sai. E… per metter fine ad ogni dubbio… »

Eve sollevò un braccio e fece un gesto come per gettare una manciata di coriandoli avanti a lei: ogni cosa esplose di luce e colore. Mentre la melodia classica continuava a riprodursi dal nulla, Novan vide nel tempo di un respiro un mondo intero costruirsi intorno a sé: spazio cosmico, stelle, terra, un orizzonte, un cielo, montagne e colline e pianure che si espandevano e correvano in ogni direzione; infine si alzarono i muri di un edificio, con grandissime finestre e carta da parati di lusso, e il lampadario si accese. L’unica cosa che Novan udì, tuttavia, fu soltanto il suono ronzante di quest’ultimo attraversato dalla corrente elettrica che iniziava ad irradiare luce. Era di cristallo, mille gocce pendenti da un soffitto dipinto di figure svolazzanti d’angelo.

Fu solo grazie alla voce di Eve se Novan abbassò lo sguardo.

«Convinto?»

Riuscì appena ad annuire. Un attimo prima era nel vuoto, e adesso nell’atrio di un maestoso palazzo ottocentesco. Fuori dalle finestre erano accesi dei lampioni, sormontati da una spruzzata di stelle. Il telaio dei vetri era d’oro. Faceva freddo.

Da qualche parte un pendolo rintoccava lo scorrere del tempo: fu quello a far tornare Novan del tutto in sé. Si schiarì la voce.

«Dov’è Rosemary?»

Eve gli andò incontro, camminando sui piedi nudi quasi a ritmo con la melodia, che c’era ancora, unica superstite della Struttura, però adesso era prodotta da un grammofono in un angolo del salone e produceva un’eco leggera.

«Rosemary» esordì Eve, il mento sollevato, dopo essersi fermata ad un passo da Novan. «Lyla. Claudia. Tamara.» Alzò le spalle. «Nomi. Sono nomi! Quel che conta è cosa ci lega a loro. Vero?»

Novan poteva sentire il profumo della sua pelle, come quello di un bouquet di fiori. «Per favore. Voglio solo sapere se sta bene.»

«Si. Sta bene» rispose semplicemente Eve, atona.

«Dove?»

Gli occhi di Eve si socchiusero. Il suo viso non espresse niente. «Al sicuro.»

«Dove?» ripeté Novan. Avvertiva il fuoco dell’impazienza e della rabbia accendersi nel petto. Maledetta macchina, rispondimi come si deve.

«Interessante» disse Eve alzando un angolo della bocca. «Allora è vero che non si finisce mai di scoprirli, gli esseri umani. Lo avete detto in tanti da quando sono nata. Viaggi con me da diciotto anni, eppure non ti fai scappare un’occasione per darmi della maledetta macchina. Anche tu.»

Cosa?! Può davvero…

«Si. Posso.» Eve incrociò le braccia seminude sotto la profonda scollatura a V del vestito. «In realtà non direttamente. Ma spiegarti come sarebbe troppo noioso, e poi a te non importa nemmeno. So anche questo.»

«M-ma come fai?» balbettò Novan.

Come in precedenza, Eve aprì una mano davanti a sé, ma stavolta fece apparire un calice di vetro pieno di un liquido viola, ombrellino e fetta di limone annessi. Se lo avvicinò e ne sorbì un po’ con le labbra lucide. Deglutì lentamente, lo sguardo bianco dritto in quello di Novan. «Questa è casa mia. Sono io. Ovunque. Ogni cosa. Quando non avrai più bisogno di prove che confermino chi sono, possiamo continuare.»

Chi sono. Aveva detto chi, non cosa. Novan rabbrividì. Anni e anni passati a navigare nella coscienza di Eve… e adesso tutto cambiava, assumeva nuovi connotati. Avrebbe dovuto, e potuto se soltanto possibile, pensare ad ogni esperienza avuta in quanto Viaggiatore da un’altra prospettiva; ma Novan non ne ebbe il tempo, perché Eve mutò d’aspetto davanti ai suoi occhi, inglobata da una nuvola d’oro brillante. Il grammofono smise di riprodurre la musica con uno strappo.

Ora al posto di Eve c’era una ragazza con un cespuglio di capelli rossi, un maglione verde di tre taglie più largo della sua corporatura indosso. Jeans e scarpe da ginnastica. Lentiggini, naso sfuggente, le gote imporporate.

«Rose… !» sfuggì a Novan in un sussurro.

Ma quando le palpebre di lei si alzarono, gli occhi erano vuoti.

"Non sono la TUA Rose, ma sono comunque Rosemary" disse Eve con la voce della compagna di Novan. "Che cosa provi, adesso? Dimmelo."

  • "Novan! Mi senti! Oh, dio... Sei vivo. Sei vivo. Ok, ascolta, posso inserirti in una dimensione, ma sarà casuale. Eve ci metterà un pò... " (80%)
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  • "Io sono venuto qui centinaia di volte non per te, ma per tutti gli altri, intrappolati qui. Non lo riesci a capire?" (20%)
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  • "Un bacio, un vero bacio." (0%)
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33 Commenti

  • Ciao e bentornato! 😀
    Anche se è passato del tempo, continuo a trovare la tua storia veramente ben scritta e interessante. Voto per “Novan! Mi senti! Oh, dio… Sei vivo. Sei vivo. Ok, ascolta, posso inserirti in una dimensione, ma sarà casuale. Eve ci metterà un pò… ”
    Alla prossima!

  • Mi scuso con tutti coloro che stavano seguendo, mesi e mesi fa, questa storia. Per motivi personali ho accantonato The Incipit. Ora, “per caso”, sono tornato, e mi piacerebbe riprendere da dove ero rimasto. Mi auguro che non si sia depositata troppa polvere da non poterla cacciar via! Ma sono determinato. 😉 Grazie e a presto! 😀

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