I giganti d’oro

Dove eravamo rimasti?

Piera riuscirà a intraprendere la campagna di scavi? L'ingegnere tace e Piera continua di nascosto gli scavi. (75%)

Che c’entrano i sumeri?

…“Senta. Io faccio il mio dovere. Intanto non ho detto nulla ai vigili del fuoco, quindi dovrebbe bastarle, ma per venirle incontro posso solo ritardare il mio rapporto. Se vuole dare un’occhiata, ha fino a domani mattina alle dieci, quando depositerò il rapporto nell’ufficio del sindaco.”

Piera prese il cellulare, allontanandosi dall’ingegnere del comune senza salutare o ringraziare:

“Pronto, Mattew?” “Hallo Piera”, una voce gioviale con accento inglese rispose all’altro capo del telefono. Matthew, uno scrittore inglese di origine sarda, in quel momento trascorreva le ferie nel paese della madre a poca distanza da Cagliari.

La madre di Matthew era una cara amica di Piera, tant’è che le chiese di fare da madrina a suo figlio, diventando così la sua tutrice dopo la morte dei genitori. Affezionatissimo a Piera, quando si sentiva in crisi o c’era qualcosa che non andava nel suo lavoro, la chiamava con nomignoli e ruoli che le facevano molto piacere. Quando la chiamava zia per lei, era una gioia immensa. Non avendo avuto figli, lui e Diana, figlia di una sorella, erano gli unici affetti rimasti dopo la sua partenza per l’Irlanda.

“Devi aiutarmi Matthew, ho bisogno di un assistente agli scavi.”

 “Ma… Io non so nulla di scavi”

“Lo so, caro… Ma ricordo, parecchi anni fa, quando nel colle di Sant’Elia aiutasti me e tua madre a dissotterrare le ossa di quel cane. Ricordi? Lo avevi scambiato per lo scheletro di un sardo antico!”

Matthew rimase interdetto, pensò che lo stesse fregando in qualche modo, ma ebbe solo il tempo di dire: “Non affondare il coltello nella piaga! D’accordo, ti aiuto, ma come mai tutta questa fretta?”

Che Piera aveva già deciso di coinvolgerlo, anche senza il suo benestare.

“Ti spiegherò poi, ci vediamo tra un’ora a San Saturnino.”

“Cosa? Ma devo arrivarci…”

L’ultima frase cadde nel vuoto: Piera aveva già riattaccato.

Era arrivato all’appuntamento trafelato e in ritardo. Piera lo guardò storto e gli indicò l’entrata della galleria apertasi la notte prima.

“Prendi zaino e attrezzatura, scendiamo!” La sua determinazione lo indusse a tacere e ubbidì. “Quando si mette in testa una cosa…” Pensò, mentre la seguiva.

Rifecero il tragitto che Piera aveva già percorso la mattina, fermandosi appena le lampade illuminarono le tombe.

“Dammi una mano, Matthew.” Presero di peso una lastra di travertino che copriva la prima tomba allineata alla parete e la spostarono piano. In quella, un flash illuminò la grotta, si voltarono di scatto e un sorriso smagliante li sorprese:

“Ciao Diana, sei arrivata un po’ in ritardo, ma vedo che non hai avuto problemi a trovarci”

L’espressione di Piera non era delle migliori mentre distoglieva lo sguardo da Diana, la nipote appena entrata che impugnava la sua fedele compagna, la macchina fotografica professionale, e lo fermava sul viso di Matthew.

“E tu? Scommetto che il tuo amico ti ha subito informato, vero?”

“Dai, zia non prendertela. Ero curiosa di sapere che cosa avete scoperto, e poi una brava reporter non poteva mancare, ti pare?”

“D’accordo, mettetevi al lavoro”. Un sospiro di condiscendenza e rassegnazione accompagnò le parole di Piera.

Spinta la lastra bene in fondo illuminarono la tomba: VUOTA! Dissero insieme, ma…ma… “Apriamone un’altra, Matthew , forza”

Spostata la lastra della tomba successiva, si resero conto che era vuota anche quella

“Una scoperta, sì ma dell’acqua calda”, disse Matthew deluso, e girandosi inciampò in un cordolo di scisto, era talmente saldato al terreno che sembravano tutt’uno. La delusione era palpabile, mentre si chiedevano quale sorte avevano avuto i corpi contenuti in quelle catacombe, ora spariti. “Zia, vieni un po’, guarda qua: vedi?” il cordolo di scisto si allungava verso una tomba, Piera si avvicinò. Il coperchio era ancora chiuso e vide dei segni stilizzati, incisi nel travertino che la copriva, quasi invisibili, corrosi dal tempo.

“Proviamo a sollevarla”,

Rianimatisi, sollevarono la lastra e la posarono sul pavimento, all’interno non si trovava un corpo, come avevano sperato, ma un’altra lastra questa volta di scisto nero come la pece, Paola prese il pennello e spazzo via la polvere vecchia di secoli accompagnata dal flash di Diana. Lo stupore a quella vista fu enorme, la lastra di scisto era lavorata finemente ai bordi, mentre al centro vi erano incisi caratteri cuneiformi,

“Sumero credo, devo portarla al laboratorio dell’università per esserne sicura”

“ Sarà finita qua dopo che i sardi furono invasi dai romani. Quanti reperti, frutti di tesori rubati alle popolazioni conquistate, sono stati trovati anche in Egitto?” Intervenne Diana con voce annoiata. Lo sguardo della zia la fece tacere, costringendola a cambiare discorso e scattare fotografie.

In un altro luogo e in un altro tempo:

Una costruzione in riva a uno specchio d’acqua scintillante, palme e roveti, mirti, elicrisi e edere che si arrampicavano dappertutto, la macchia boschiva era di un verde brillante, l’azzurro dell’acqua emanava pace. Due persone conversavano all’ombra dei maestosi cedri,

Il mistero si infittisce, cosa succederà?

  • Piera e i nipoti continuano l'avventura ignari di aver scoperchiato un vaso di Pandora. (50%)
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  • Piera sarà oggetto di ritorsioni per aver scoperto qualcosa che doveva rimanere segreto. (50%)
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  • Piera continua gli scavi e scopre qualcosa di incredibile. (0%)
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31 Commenti

  • Ciao Anna,
    Arrivo tardi ma mi sono rimesso in pari.
    Sento mooolto vicino a me il tuo racconto. Tra l’altro col mio hanno almeno una cosa in comune: tu citi Melkart, e Melqart è il nome della nave che trasporta i miei scalcinati astronauti. Melkart o Mlqrt o letto al contrario Eracle, Ercole. E fatti non fummo a viver come bruti… e sappiamo tutti e due che oltre le Colonne d’Ercole il nostro eroe non trovò l’Atlantico, ma costeggiò a destra, verso il Sinis e quel grande golfo, dove… ma non divaghiamo 🙂
    Narrazione avvincente che mostra che non è necessario chiamarsi Jack o Peter o Indiana o qualunque altro nome esterofilo per essere i protagonisti di un archeo-fantasy con tutti i crismi. Penso, come te, che la tua storia meriterebbe di avere un pubblico più vasto.
    Hai chiesto consiglio su come fare. Posso darti il mio parere: per farti conoscere devi conoscere gli altri, quindi leggi più che puoi in questa piattaforma, commenta quello che ti piace o che veramente non ti piace, segui ciò che ti colpisce. Insomma, suscita curiosità: molti di quelli a cui scriverai un commento verranno a trovarti, leggeranno la tua storia, qualcuno di loro la troverà sicuramente interessante, altri ne leggeranno mezzo capitolo e magari solo per cortesia ti faranno un commento anche lusinghiero. Comunque, avrai ottenuto un po’ di pubblicità. Certo, ci vuole tempo e ci sono anche scorciatoie più veloci come la promozione. Vedi tu. Per il momento ti suggerirei di non completare la storia prima di aver provato ad aumentare il bacino di lettori. Io comunque ti seguo.

    A si biri!
    Ah, voto che is piccioccus iscoberrinti cancu’a cosa de incredibili!

  • I Giganti… sono curiosa di sapere chi sono e che ruolo avranno nella vicenda. Piera mi sembra una tipa che sa il fatto suo ed è a capo di un team tosto, i Giganti avranno filo da torcere 🙂
    Bel capitolo, sai dare la giusta attenzione a tutti i personaggi, senza tralasciare storia e ambientazione. BRAVA!

  • Confesso che so quasi niente del “mondo dell’archeologia” (ho letto sulla scoperta della tomba di Tutankamon, da Carter), posso solo immaginare che un bravo archeologo deve essere intuitivo per credere che “c’è qualcosa d’importante” anche prima di trovarla. E quando succede che arriva l’intuizione, viene preso da una specie di febbre euforica.
    Scoperchiamo questo vaso…
    ciao
    🙂

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