I giganti d’oro

Dove eravamo rimasti?

Una frana o l'organizzazione segreta li vuole eliminare? Incontrano i Giganti (100%)

Non tutto il male vien per nuocere!

“Che è successo” disse Diana. Matthew andò verso il tunnel da dove erano entrati e con un sonoro ” porca miseria”, decretò che era franata la volta della galleria. “Chiamo i vigili del fuoco, spero che ci sia campo” Paolo prese il cellulare e cercò di digitare il numero del pronto intervento. Il cellulare non dava segni di linea, erano sottoterra, circondati da rocce ferrose.

Nelle grotte a Monti Mannu, le ore passavano e il gruppo continuò incessante l’esplorazione delle caverne che sembravano moltiplicarsi. Stanchi si sedettero in cerchio con gli zaini sulle spalle per proteggersi dall’umidità della notte e tirarono le somme il che li portò ad avere le idee ancora più confuse. Chiacchierando con entusiasmo e con paura ripercorsero la loro avventura e le loro scoperte.

 Il sonno si fece sentire dopo un paio d’ore e cercarono di dormire poggiati l’uno all’altra. Paolo e Diana sotterrarono l’ascia di guerra e chiacchierarono ancora un po’ mentre gli altri sembravano già nel mondo dei sogni. Diana a un certo punto si allontanò verso l’interno della grotta per cercare un angolino per cambiare la maglia bagnata.. Pochi secondi dopo si sentì un urlo che svegliò il gruppo dal sonno appena arrivato. Paolo fu il primo che arrivò da Diana, che tenendosi la testa, controllava un bernoccolo provocato dall’urto dello spuntone di roccia. Fissava un incavo nella parete che conteneva una scatola di pietra lunga circa un metro e largo cinquanta cm. Il coperchio di pietra messo di traverso faceva intravedere un teschio umano circondato da modelli di barche nuragiche, bronzetti raffiguranti la dea madre, e una miniatura di un gigante simile a quelli di Monte Prama, alto circa venti cm. Matthew prese il coperchio e lo posò per terra, chiese a Paolo di aiutarlo a tirar fuori il sarcofago. Lo tirarono fuori con cautela anche perché era molto pesante.

“Guardate!!!” Piera puntò il dito verso la roccia rivelando una parete levigata con venature di quarzo e oro. Lo stupore della scoperta fece calare il silenzio tra i quattro esploratori che si avvicinarono all’inaspettata formazione rocciosa. Avvicinandosi sentirono un fischio sordo, come quando si entra in una camera pressurizzata. La parete si mosse, percorsa da onde concentriche che partivano dal centro. Sparirono lentamente facendo intravedere un corridoio di pietra nera lucida. Entrarono, come ipnotizzati dentro quel corridoio. All’improvviso il corridoio sparì lasciando il posto a una piazza con al centro una statua su un piedistallo. Un gigante, uguale a quelli di Monte Prama, ma con dei dischi dorati al posto degli occhi cerchiati. Paolo puntò la torcia sugli occhi che luccicavano

“L’oricalco del gigante”, disse, cadendo in ginocchio sopraffatto dall’emozione. La luce della torcia del casco da minatore riflessa sugli occhi del gigante fece scattare un meccanismo all’interno del piedistallo. Si senti chiaramente un altro fischio, questa volta meno intenso e tante piccole luci uscirono da sotto i piedi della statua. Queste formarono una serie d’immagini che muovendosi come fotogrammi di un film cominciarono una descrizione di un popolo scomparso da millenni.

Vista dall’alto, sembrava quasi una moneta poggiata in un pezzo di mare. Era un’isola quasi interamente ricoperta di verde, alle spalle la montagna, al centro una costruzione che ricordava una piramide quadrata, con la punta mozza. Foreste, prati, e canali che la circondavano ad anelli. Era la Mitica Atlantide di Platone descritta nel Krizia. Nei prati piccole costruzioni adiacenti ai porti, dove navi per il commercio erano attraccate, torri che erano somiglianti ai nuraghi, con il tetto a tolos, ai lati di ogni ponte che attraversava i canali per andare verso la costruzione centrale. Figure che si muovevano indaffarate. La montagna alle spalle era ricca di boschi e di acqua punteggiata da nuraghi collegati con piccole mulattiere. Il punto di vista dell’inquadratura scendeva, trascinando con sé il gruppo ammutolito, come se loro stessi fossero parte della scena. Riprendendo le faccende degli abitanti di quest’isola, fino al centro, entrando nella grande costruzione di scisto nero.

L’ologramma li portò direttamente in una sala, dove dodici giganti seduti in cerchio parlavano una lingua misteriosa, le espressioni simili alle statue di Monte Prama, sembravano preoccupati. Al centro dell’assemblea un altare, con un cristallo gigantesco, che ruotava lentamente su se stesso. I giganti tolsero la lingua di fuori incrociarono le braccia al petto e intorno all’assemblea si levò una nebbia sottilissima e subito dopo un enorme disco grande quanto la sala sollevò il conclave, il cristallo sprofondò e tutto quanto sparì come se non fosse mai esistito. Un rombo li fece tremare ma subito compresero che era parte dell’ologramma. La ripresa era di nuovo in alto, si scorgeva in lontananza da sud, un’onda enorme, sembrava alta più di duecento metri, i piccoli veicoli intravisti nel cortile dell’edificio centrale presero il volo.

 

Sogno o son desto?

  • I ragazzi scoprono qualcosa di incredibile (50%)
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  • I Giganti si rivelano ostili (0%)
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  • I ragazzi vengono rapiti dai Giganti (50%)
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31 Commenti

  • Ciao Anna,
    Arrivo tardi ma mi sono rimesso in pari.
    Sento mooolto vicino a me il tuo racconto. Tra l’altro col mio hanno almeno una cosa in comune: tu citi Melkart, e Melqart è il nome della nave che trasporta i miei scalcinati astronauti. Melkart o Mlqrt o letto al contrario Eracle, Ercole. E fatti non fummo a viver come bruti… e sappiamo tutti e due che oltre le Colonne d’Ercole il nostro eroe non trovò l’Atlantico, ma costeggiò a destra, verso il Sinis e quel grande golfo, dove… ma non divaghiamo 🙂
    Narrazione avvincente che mostra che non è necessario chiamarsi Jack o Peter o Indiana o qualunque altro nome esterofilo per essere i protagonisti di un archeo-fantasy con tutti i crismi. Penso, come te, che la tua storia meriterebbe di avere un pubblico più vasto.
    Hai chiesto consiglio su come fare. Posso darti il mio parere: per farti conoscere devi conoscere gli altri, quindi leggi più che puoi in questa piattaforma, commenta quello che ti piace o che veramente non ti piace, segui ciò che ti colpisce. Insomma, suscita curiosità: molti di quelli a cui scriverai un commento verranno a trovarti, leggeranno la tua storia, qualcuno di loro la troverà sicuramente interessante, altri ne leggeranno mezzo capitolo e magari solo per cortesia ti faranno un commento anche lusinghiero. Comunque, avrai ottenuto un po’ di pubblicità. Certo, ci vuole tempo e ci sono anche scorciatoie più veloci come la promozione. Vedi tu. Per il momento ti suggerirei di non completare la storia prima di aver provato ad aumentare il bacino di lettori. Io comunque ti seguo.

    A si biri!
    Ah, voto che is piccioccus iscoberrinti cancu’a cosa de incredibili!

  • I Giganti… sono curiosa di sapere chi sono e che ruolo avranno nella vicenda. Piera mi sembra una tipa che sa il fatto suo ed è a capo di un team tosto, i Giganti avranno filo da torcere 🙂
    Bel capitolo, sai dare la giusta attenzione a tutti i personaggi, senza tralasciare storia e ambientazione. BRAVA!

  • Confesso che so quasi niente del “mondo dell’archeologia” (ho letto sulla scoperta della tomba di Tutankamon, da Carter), posso solo immaginare che un bravo archeologo deve essere intuitivo per credere che “c’è qualcosa d’importante” anche prima di trovarla. E quando succede che arriva l’intuizione, viene preso da una specie di febbre euforica.
    Scoperchiamo questo vaso…
    ciao
    🙂

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