KITSUNE

Dove eravamo rimasti?

Cosa si nasconde dietro il quadro? Una maledizione... (50%)

CUORE DI VOLPE

Tabihta passò la mano sul volto dipinto del ragazzo e, ritrovandosela totalmente impolverata, si ripulì sui pantaloni accennando una smorfia di disgusto.

– Vedo che ti interessa particolarmente…-, disse il buffo ometto inginocchiandosi accanto a lei fra il ciarpame e la polvere. – Io sono Maec e, qui, per un modico prezzo puoi comprare tutto ciò che vuoi…-, fece una piccola pausa mostrando uno sgangherato sorriso simile ad una scacchiera, -…anche una storia! -, esordì spalancando gli occhi, mentre i suoi capelli non smettevano di ballonzolare ad ogni suo minimo movimento. Sembrava quasi che saltellasse sul posto: la cosa le fece pensare ad uno di quei pupazzi a molla, un jack-in-the-box semovente. 

Tabihta si voltò preoccupata cercando lo sguardo di Auguste che, intanto, se la rideva, con quel suo ridicolo cappello in testa, godendosi il piccolo siparietto da Creepshow di Maec. – Allora? -, chiese impaziente. – Mi servirebbe un pezzo di ricambio per la macchina fotografica… e una storia. -, aggiunse abbassando la voce. Maec socchiuse gli occhi dietro le spesse lenti, -Lascia perdere quello! Per te è gratis, dato che è stato Auguste a chiedermelo. Ma la storia ti costerà! Soprattutto perché so qual è la storia che vuoi. -, Tabihta guardò nuovamente Auguste, poi, sorridendo si voltò verso l’ometto, – Il cappello va bene? -. -Cosa?! No! E’ un regalo, Tabihta! -, protestò vigliaccamente Auguste. – Accetto! Caro, ora è mio! -, fece Maec mostrando il palmo della mano. Auguste sbuffò e, quasi con disprezzo, gettò il cappello da Waldo in mezzo alla polvere e alle cianfrusaglie mancando in pieno la mano del ballonzolante ometto. 

Maec si sistemò comodamente incrociando le gambe poi, con un fazzoletto, tolse la polvere dal volto della donna nel quadro: i suoi lunghi capelli erano raccolti lateralmente in una treccia che ricadeva leggera sul tessuto color indaco del vestito drappeggiato. – Eccoti la Signora… -, l’ometto sospirò portando in su gli occhiali con l’indice,- Purtroppo non si hanno molte informazioni su di lei. Tutto ciò che so è che era un’abile donna d’affari: alla morte del padre ereditò queste terre e delle fabbriche tessili, a nord del fiume, che amministrò in modo eccellente, almeno fino alla sua morte. – . -Tutto qui? E il figlio? -, chiese la ragazza delusa. Maec si grattò il capo sotto i folti capelli,- Questa è un’altra storia e dovrei chiederti altro in cambio, ma posso fare un’eccezione. -, Tabihta sorrise. – Se chiedi agli anziani di Rothwald non ti racconteranno della Signora ma di suo figlio-, con un dito ossuto indicò il volto del ragazzo dai capelli rossi, -La Signora non aveva mai preso marito, era troppo affaccendata per innamorarsi, ma al ritorno da un viaggio in oriente, assieme a tessuti pregiati, portò un neonato dai capelli rossi: se ne prese cura e lo crebbe come fosse suo, nonostante in paese iniziarono da subito a circolare strane voci. Molti sostenevano fosse frutto di una relazione con un qualche demone e che la Signora fosse, in realtà, una strega. Proprio in quegli anni contadini e pastori affrontarono grosse difficoltà: il bestiame moriva e dalla terra non spuntava neppure un piccolo germoglio. Ovviamente, si pensò ad una maledizione causata dalla presenza del ragazzo. Così, chiesero alla Signora di allontanarsi e, nonostante la donna si offrì di rimborsare loro ciò che avevano perso, i villici non vollero sentire ragioni e nella speranza di scacciare la piaga appiccarono fuoco alla magione. -, la ragazza guardò sconvolta l’ometto, che ora non ballonzolava più. -Credo sia meglio andare ora. Il tuo pezzo di ricambio l’ho già preso io…-, intervenne Auguste che fino ad allora aveva ascoltato in silenzio. Tabihta si alzò da terra ed uscì dal negozio con lo sguardo basso, l’uomo la seguì subito dopo aver salutato con un cenno di mano Maec.

Auguste salì in auto, Tabihta era già al suo posto con aria triste. -Sai, c’è una parte che Maec non ti ha raccontato. -, le disse facendo retromarcia, – La leggenda dice che il ragazzo sia sopravvissuto, o almeno il suo spirito, e che vaghi per il bosco aiutando i viandanti che si perdono. Dicono che l’amore di sua madre lo abbia salvato: me lo raccontava sempre mia nonna. Diceva anche che spesso prende le sembianze di una volpe: in Giappone lo chiamerebbero Kitsune. -.

Si allontanarono dal paese, oltre le case c’era solo neve ma, in mezzo a tutto quel bianco, Tabihta notò una piccola macchia rossa seduta su di una collinetta. – Fermati! -, gridò. Auguste inchiodò in piena curva, -Che succede? Stai male? -. Senza neppure badare a lui la ragazza scese dall’auto e si mise a correre in direzione della volpe. L’animale la condusse fin sotto un grande abete bianco, sparì oltre il tronco.

– Vieni con me…-, le disse una voce che le suonò famigliare.

Perché la Signora decide di adottare Kitsune?

  • ESSENDO MALTRATTATO DALLA FAMIGLIA HA DECISO DI PORTARLO VIA (50%)
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  • LO HA TROVATO SOLO ED INDIFESO (50%)
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  • LA VERA MADRE, NON POTENDO, LE HA CHIESTO DI PRENDERSENE CURA (0%)
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101 Commenti

  • Ciao, bella storia dalle mille sorprese! Bella la narrazione poetica e le continue descrizioni che creano una vivida rappresentazione della realtà he ti sei immaginata. La storia appare chiara e ben scritta sin da subito, ma il divagare di alcune frasi ti fa perdere in mezzo all’immaginazione.
    Inoltre il risvolto finale di questa storia forse poteva apparire poco scontato, ma era sicuramente ciò che i personaggi si meritavano. Adoro questo tipo di conclusioni. Sai perché? Perché sono quelle che ti fanno pensare, a volte alcune fanno arrabbiare, altre piangere. Sei lí che ti dici che non poteva finire così, ma alla fine ti accorgi che la narrazione ha centrato il punto. Perché vuol dire che ti sei affezionata a quei personaggi, ed a quel punto la storia ti chiede una conferma del coinvolgimento che hai avuto leggendo.
    Apprezzo le storie di questo tipo con finali “sbilanciati” perché sono reali. Non il solito lieto fine. È una fine, certo, la più giusta. E di questo ti faccio i miei complimenti. Non dico che ci voglia in tutte le storie, ma qui ci stava molto.
    Bella la trama, adoro le trasformazioni.
    Peccato però che non abbia avuto il tempo di votarla anche io!
    Un saluto sperando di leggere di nuovo qualcosa di tuo al più presto (così lo voto anche io),
    Fant

  • Una sola parola, coinvolgente. Mi è piaciuta molto la cura che hai nella descrizione dei dettagli, i colpi di scena, la connessione emozionale tra Tabihta e Kitsune. Che dire, mi dispiace solo che il racconto sia finito.
    Non vedo l’ ora di leggere un altro tuo racconto, complimenti e alla prossima! 🙂

  • Ciao NorahEmme. Ma… hai scritto due capitoli a breve scadenza? Ho avuto la notifica solo oggi. Un bel finale, un bello stile. Se dicessi che ricordo perfettamente gli altri otto capitoli mentirei, ma ricordo bene le atmosfere delicate e magiche.
    Complimenti, alla prossima

    • Si, ho scritto i capitoli a forse un paio di settimane di distanza! Ripeto che purtroppo ho avuto poco tempo e parecchi intoppi quindi scrivere sereni, prendendosi il tempo dovuto non è stato possibile…mi dispiace per quelli che, come te, mi hanno seguita ma ho avuto tempo solo ora! Grazie per i complimenti 😀

  • Insieme…
    Ciao NorahEmme, mi sono mancate Tabihta e la tua bella favola. Il capitolo è ricco di colpi di scena, ma di altrettanti refusi sicuramente dovuti alla mancanza di tempo. La storia, però, merita una particolare attenzione secondo me, tanto da poterla trasformare in un romanzo o addirittura in una saga 🙂 ovviamente sei tu a decidere. A me non resta che attendere l’ultimo capitolo 🙂

  • D’istinto ho votato “La volpe difende Tabihta”.
    Cavoli, di solito sparisci per un sacco di tempo e invece adesso mi sono ritrovata con due capitoli da leggere di seguito! Non che sia un male, intendiamoci: mi ha fatto piacere 🙂
    Il settimo è quasi cinematografico: tutta la visione, così veloce e sorprendente, sembrava proprio mostrarsi davanti agli occhi come la scena di un film. E in questo capitolo, l’ottavo, è bella la connessione che si è instaurata tra la “volpe” e Tabihta (d’altra parte, il titolo è “Legami”).

    • Ciao cara! Per il nono vi sto facendo un po’ penare causa impegni fuori casa e uno smartphone molto poco smart (per cui si capisce che scrivere con questo catorcio non è cosa)… Ma prometto di pubblicare in settimana, se non proprio in serata! Sono comunque molto felice che le mie idee per questi due capitoli ti siano piaciute…
      Il titolo di questo ha una doppia valenza! 😉

  • Cara Norah, bellissima favola con tanti innesti giappo, complimenti per l’originalità! Trovo molto dolce la possibilità di scambiare sensazioni e ricordi nell’ultimo capitolo. Dà anche un’idea del rapporto animale-padrone, che spesso con il linguaggio del corpo supera le barriere della comunicazione tramite parole.
    Ti seguo e ho votato che i due vengono salvati! 😉

    • Grazie per le belle parole e per aver votato!
      Il loro condividere voleva ricordare esattamente il profondo legame che spesso, noi umani, creiamo con i nostri piccoli amici…diciamo che il mio cane è stato d’ispirazione (fra l’altro è un volpino)!
      In questo caso la volpe è un essere soprannaturale ma vedo che l’idea è stata recepita e ne sono davvero felice 🙂

  • La volpe la difende.
    Bella l’idea di condividere due menti, ricordi, sentimenti. Addirittura sensazioni.
    Non avevo capito che Tabitha avesse vissuto un lutto recente, forse mi è sfuggito, immaginavo che la madre fosse separata e risposata o ri-impegnata.
    Ciao a presto

      • Oddio, norah,
        Avevo già letto nei commenti precedenti cosa significa Kitsune. Scusami se mi sono espresso in modo goffo, provo a spiegarmi: è chiaro che se intitoli il tuo racconto Kitsune dai molta importanza a ciò che questa parola rappresenta. Per questo mi è sembrato un po’ strano il modo in cui hai iintrodotto l’argomento: una sentenza buttata lì, senza che la ragazza se ne interessi minimamente, ottiene, almeno con me l’effetto di una frase del tipo: ‘Come ti ho detto più volte, Ambrogio, nella cultura giapponese vi sono delle volpi in grado di prendere sembianze umane. Sono chiamate Kitsune.’
        Tutto qui, mi spiace se ti sono sembrato polemico, non era mia intenzione. Mi sono chiesto molte volte quando saresti tornata, quindi figurati se voglio farti venire il cattivo umore.

        Ciao a presto

        • Chiedo scusa se lo scorso commento è risultato brusco! Effettivamente hai ragione… Diciamo che non ho ancora grande dimestichezza con questo genere di cose… Anzi non ne ho proprio! Da questa esperienza sto cercando di trarre il massimo per poter dare il massimo e tutti voi che commentate mi date una gran mano… Grazie!

  • Ciao Norah,
    devo davvero complimentarmi con te per questo meraviglioso racconto! Adoro i fantasy molto descrittivi… quelli che davvero mi fanno “vedere” le ambientazioni e i personaggi nel dettaglio mentre leggo, sei molto brava nel fare questo! E sei anche molto brava nel creare la suspense tra un capitolo e l’altro…spero però che completerai presto il tuo racconto perché sono molto molto curioso di sapere come andrà a finire. Non mi esprimo sulla parte tecnica perchè non è il mio campo… ma posso solo dirti che a prescindere da questo il tuo modo di scrivere trasmette delle bellissime sensazioni ad un lettore come me…mi intriga e mi incuriosisce molto…e il tutto scorre che è un piacere nella lettura; perciò ti rinnovo i miei complimenti e continua cosí! A proposito io voterò “Una Maledizione” anche se adoro le Leggende… ma magari, se maledizione ci sarà, si potrebbe creare qualcosa di molto strano e inaspettato 😉 certo che in qualsiasi modo si evolverà il tuo racconto saprai cavartela sicuramente bene come già qualcuno ha scritto! XD
    Ciao e a presto 😉

  • Ehilà! Quanto tempo! 🙂 Sono molto felice che tu sia tornata.
    Trovo sempre che i tuoi paragrafi siano un po’ troppo lunghi, soprattutto quando comprendono dei discorsi diretti per cui – di solito – si va a capo. Ma, a parte questo, non trovo alcun difetto. Questo racconto mi aveva affascinato fin dall’inizio e, adesso, voto “leggenda” sicura che, qualsiasi opzione vincerà, saprai gestirla davvero bene.
    Il mondo che hai creato è una favola, dove convivono la quotidianità delle tazze di cioccolata e degli orribili cappelli e il meraviglioso degli occhi dorati di un ragazzo misterioso.
    Complimenti! Spero tornerai presto 🙂

    • Grazie per aver commentato e votato 😉 ! Farò in modo da scrivere il prossimo capitolo al più presto e di non sparire nuovamente lasciando le cose a metà… Tecnicamente devo ancora fare progressi e, come al solito, scrivo senza poi rileggere (sono pigra, lo ammetto XD ) ma, nel complesso, sono felice di questo capitolo! Comunque, potrei anche provare ad essere meno prolissa ma credo che tutta la storia ne risentirebbe perché non riuscirei a descrivere una scena così come vorrei e tutto perderebbe di intensità…

  • Ciao Norah,
    Leggo solo ora il tuo racconto veramente particolare e suggestivo. Forse la cosa che mi spiazza di più è quanto tu riesca a descrivere in maniera molto realistica e concreta il mondo della protagonista, allo stesso tempo mantenendo aperta una finestra su un mondo fantastico. Fai convivere due mondi, li descrivi benissimo ed è un piacere leggerti.
    Complimenti!
    Ciao ciao!

  • mi piace moltisimo, complimenti, soprattutto mi piace il personaggio di Tabhita,anche io voto per una leggenda,non vedo l’ora di scoprire qualcosa in più sul ragazzo dai capelli rossi, anche se in realtà ho già capito chi è 🙂 aspetto con ansia il seguito

  • Voto una leggenda, perché maledizione non mi piace e triste storia d’amore presuppone qualcuna fuori dal quadro.
    Ciao, ben ritrovata!
    Ho iniziato a leggerti quando ero qui da pochissimo tempo. Ora finalmente posso continuare. Non ho dovuto rileggere i capitoli precedenti perché mi ricordavo bene la storia, per farti capire quanto mi ha coinvolto. Potrei aggiungere che forse mi ha influenzato più di quanto credessi perché il racconto che ho attualmente in corso ha come protagonista una bimba il cui nome ha una sospetta assonanza con la tua Tabitha, chiamandosi Tanita. Probabilmente se ne fossi stato conscio avrei scelto un altro nome, ma stando così le cose la puoi considerare come una sincera manifestazione di stima 🙂
    Continua a piacermi il tuo stile, conducici in porto o almeno carezza finalmente questa volpe!
    Ciao a presto

  • Nel centro abitato.
    Bello, scorrevole, ci sono dei passaggi che mi hanno preso molto, tipo: Al piano di sopra, dalla finestra della sua camera, poteva vedere la vallata e, di nuovo, il pensiero di ciò che era successo quel pomeriggio le pervase la mente.
    Ciao

  • Ciao! Sono molto contenta di aver iniziato a leggere la tua storia 🙂 Mi piace il tono che usi e i colori che evoca, quasi da fiaba. Dato che il titolo è “volpe” in giapponese, ti chiederei a che cosa ti sei ispirata (non sono molto ferrata, perdonami!).
    Ho qualche problemino a leggere quando i capitoli non hanno lo stacco del paragrafo, che è molto più ordinato e permette all’occhio di riposarsi e cogliere tutto con più facilità: nel mare di parole mai staccate mente e sguardo tendono a perdersi.
    Che cosa succederà ora?
    Alla prossima 😀

  • Avrei detto “nel centro abitato” per cambiare scena, ma poi ha avuto la meglio la casa per proseguire la situazione.
    Questo capitolo è stato bellissimo ^_^ La volpe che la guarda, lei che scappa, il rumore dei cassetti e dei mobili, il guanto al suo posto, la cioccolata calda sparita… entra tutto come un orologio: ,i chiedo cosa mai potrà pensare ora la nostra protagonista.

    Ciao 🙂

  • Che dire: bello!
    Belle atmosfere e interessante il contrasto tra la prima parte, in cui domina la luce, la neve, gli spazi aperti, la caccia alla volpe rossa (vedo che commentatori più illustri di me hanno come me visto evocato – o citato? – lo spirito della grande Alice) e gli episodi successivi, chiusi in ambienti limitati (la casa, l’automobile), popolati dal ‘solito’, le piccole gelosie, i contrasti tra coniugi; insomma, la vita che più reale non si può. Alla fine del terzo i due mondi si incontrano, forse nel quarto si scontreranno?
    Scelgo sotto il cuscino, luogo di sogno e di risveglio.
    Aspetto il seguito.

    • Chiedo scusa se replico solo ora…
      Ti ringrazio tantissimo per aver lasciato questo commento 🙂 .
      In effetti, per la sua curiosità e la giovane età, Tabihta è facilmente ricollegabile ad una moderna Alice.
      In ogni caso, spero che il nuovo capitolo sia di tuo gradimento, nonostante “sotto il cuscino” sia stato un titolo poco gettonato…

  • Della tua storia apprezzo moltissimo il tono favolistico, appena ho iniziato a leggere mi hai fatto pensare subito ad Alice nel Paese delle Meraviglie – ho letto nei commenti che ti sei ispirata alla tradizione nipponica, con cui, lo ammetto, non ho grande dimestichezza, quindi temo che dovrai accontentarti del paragone occidentale 🙂 Tabihta mi intrigato fin da subito e sono curiosa di vedere come interagirà con gli altri personaggi della storia, che, devo dire, sei riuscita a definire abbastanza bene già al momento della loro comparsa – chissà che problemi ci può creare la cugina gelosa! 🙂
    Trovo però che tu debba migliorare molto il tuo stile di scrittura: la punteggiatura, le scelte lessicali, la sintassi. Stai attenta al ritmo delle frasi, prenditi del tempo per capire cosa è fondamentale dire e cosa puoi evitare di dire – il tuo testo talvolta è precipitoso e mi pare che traspaia una certa ansia di non riuscire a raccontare tutto quello che vorresti; datti delle priorità narrative mentre scrivi, così da non investire il lettore di parole, e vedrai che il tuo racconto farà davvero un bel salto di qualità.
    Sei davvero sulla buona strada, perciò non mollare! Ti seguo!

    • Grazie mille per l’incoraggiamento! Hai centrato il problema: vorrei avere più spazio per scrivere così, nel tentativo di farci entrare tutto quello che vorrei, finisco per pasticciare la storia facendo poca attenzione alla punteggiatura…
      Cercherò di impegnarmi di più e di non deludere le aspettative… Grazie ancora! Questo commento significa davvero molto per me… 😀

  • Di certo non si mette a scattare delle foto ad un ragazzo (?) nudo.
    Scappare? No. Altrimenti quando recupererà il guanto?
    Quindi sviene, per poi risvegliarsi appena fuori casa. Magari riprenderà i sensi grazie al padre (o patrigno?).

    Va bene che non abbiamo alcun tipo di restrizione sul periodo di pubblicazione, cioè che possiamo postarli quando vogliamo, ma non credo che mettere più episodi nello stesso giorno possa “giovare” alla tua storia.

    • Potrebbe semplicemente scattare una foto a vuoto per distrarlo e riprendersi il guanto(?)…
      In ogni caso, mi sono sentita in dovere di pubblicare un nuovo capitolo semplicemente perché ne avevo voglia. Per cui, capisco perfettamente ciò che intendi ma, essendo una persona profondamente istintiva, non sono riuscita a resistere! Cercherò di evitare…

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