Regione che vai…detto che trovi!

Dove eravamo rimasti?

Intanto ringrazio tutti di avermi seguito fin qui! Concludiamo la nostra storia... In una regione a scelta dell'autrice tra quelle scartate durante il nostro viaggio (dove ci saremo persi??) (70%)

Ci siamo persi in... Molise! Regione sconosciuta di cui non abbiamo cartina! (Con tutto il rispetto per i Molisani! :) )

Alfredo lo sapeva. L’aveva saputo fin da quando si era levato quella mattina al canto del gallo che non c’era da fidarsi. Il tempo di quell’anno era stato ballerino e l’inverno che calava come un manto su cose e persone era stato in anticipo di un mese. Aveva iniziato a nevicare l’ultima setttimana di settembre, per poi diventare bello e soleggiato come se fosse sbocciata la primavera nelle due settimane successive. Poi la bora aveva spazzato la radura, facendo ammalare le vacche e le persone. Poi Padre Tempo aveva deciso che il disagio distribuito a settimane non andava bene e quindi aveva preso a tormentare gli abitanti con un giorno di sole caldissimo, uno di vento freddo, pioggia insistente e neve, non necessariamente in questo ordine. Alfredo veniva spesso consultato dai suoi amici per sapere quale tempo faceva d’inverno. Lui aveva un metodo infallibile: parlava con Griselda, la sua gallina, e riceveva le risposte adeguate: un coccocòdè allegro e uno scuotimento di culo, annunciavano bel tempo; un giro su sé stessa e un coccococcodè poco convinto davano pioggia e la testa sotto l’ala senza nemmeno un accenno di coccodè voleva dire tempesta. Gli abitanti avevano preso quindi il vizio di guardare in direzione di casa sua e di vedere come si comportava l’Alfredo prima di iniziare la loro giornata.

La mattina in questione, Alfredo si era levato appena il chicchirichì del gallo era risuonato e dopo aver bevuto un poco di latte scaldato vicino al fuoco, aveva preso Griselda in braccio e l’aveva coccolata un po’. Poi l’aveva messa a terra, e con un “allora?” aveva osservato attentamente la chioccia.

In un primo momento Griselda era parsa perplessa. Lo guardava con sguardo vacuo non sapendo esattamente cosa fare; poi fece per dire coccodè ma le uscì un suono strozzato. Cercò di guardarsi intorno come se non fosse stata lei a emettere quel suono così poco dignitoso per una gallina e fece mezzo giro su sé stessa, per poi arrestarsi prima di completarlo e tornare a guardare l’Alfredo. Contrariamente al solito, zampettò in retromarcia, fece per mettere la testa sotto l’ala ma a metà del gesto si fermò, rimanendo in una posa tanto assurda che il padrone non potè fare a meno di ridere. Alla fine Griselda si accoccolò con un Coccodè confuso sul pagliereccio.

– Sarà mica malata? – chiese la moglie dell’Alfredo.

– Non credo, quando è malata non si fa toccare.

– Si sa mai cosa passa nella testa degli animali!

– Nel dubbio chiamerò un veterinario.

E non pensando più alla gallina, era uscito per andare in paese con un pastrano pesante sotto il cielo denso di nubi.

Nell’aria di dicembre inoltrato, quel giorno il tempo era cambiato per ben cinque volte, giustificando così il comportamento di Griselda e con grande sconforto di tutti i paesani. Alfredo liquidò la cosa dicendo: – Tempo di inverno, tempo pazzo!

Per diversi giorni Griselda si comportò in modo strano e per altrettanti giorni il tempo fece lo stesso.

*

La moglie di Alfredo partorì in una uggiosa mattina di Gennaio. Era maschio e Griselda non ne era molto entusiasta. Condividere con un neonato urlante parte del pagliereccio che già divideva con la Marta (l’Alfredo era l’unico con cui volesse dividere il giaciglio), non le andava a genio, ma al primo accenno di beccata che provava a tirare veniva sgridata, per cui si adeguò.

Un giorno la Marta si assentò da casa, lasciando da solo Alfredo con il pupo e la gallina, raccomandandogli mille volte cosa fare e come comportarsi nelle situazioni più disparate. Uscita, Alfredo con in braccio il pupo osservava la gallina, pensando a quanto era fortunato ad aver avuto un maschio, quando un pressante odore di merda fece fuggire Griselda sotto al letto con uno schiamazzo indignato. Memore dei consigli della moglie, Alfredo si precipitò al lavabo, svestì il pupo e in preda a conati di vomito cercò di lavare il lavabile. Pulì per bene il neonato e si accingeva a rimettergli le braghette pulite quando liquido caldo e giallo schizzò un po’ ovunque, costringendolo ad arretrare e a lavare anche gli indumenti puliti ormai impregnati di piscio. Pensò di avercela fatta solo quando Griselde sbucò da sotto il letto. Non passarono che due ore, e la scena si ripetè, in maniera tragicomica: Alfredo stava cambiando il bambino perchè voleva uscire a trovare sua sorella, quando dandogli una pacca sul sedere si sporcò la mano di cacca. Schifato e accigliato, guardando l’orologio che segnava solo le otto del mattino, l’Alfredo prese la decisione di lasciare il pupo dalla sorella… e che ci pensasse lei!

Arrivato a casa sua, posò tra le braccia della donna il bambino con un’aria complice e disse quello che poi divenne un detto della regione:

Tiemb de vierne e cure de criature:

ne può miè scta sicure!

(Trad. Tempo d’inverno e culo di neonato non ti danno alcuna sicurezza)

*Grazie a tutti per aver seguito e per aver creduto in questa storia. Ho in cantiere un altro round per riprendere le regioni scartate e magari il mondo intero, ma prima staccheremo un po* 🙂

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188 Commenti

  • Finale veramente stupendo! 😀
    L’episodio molisano mi ha fatto veramente morire dal ridere. Complimenti! Hai avuto proprio una bella idea con queste serie di episodi dedicati a ogni regione. Aspetto il prossimo round. 😉
    P.S anche se in tremendissimo ritardo, non credi di averti fatto i complimenti per la copertina. Molto belle e meritatissima.

  • Bello e divertente il racconto e il detto sul Molise:
    “Tempo d’inverno e culo di neonato non ti danno alcuna sicurezza”
    In effetti è davvero così.. 🙂
    Poi sei davvero bravissima per come riesci a trasmettere ” semplicità” nel modo tutto tuo di narrare.
    Complimenti

    • Sono contenta di averti sempre in orima linea Danio! Grazie per il supporto che mi date voi lettori! Prima di scoprire questo sito pensavo che le mie idee e il mio modo di scrivere fossero orribili… è bello scoprire di essersi sbagliati! (Restando nella modestia che si può sempre migliorare!)
      Alla prossima mia e all’attuale tua allora! 🙂

  • Ciao, arrivo in ritardo, spero non troppo tardi per porti i miei complimenti per i tuoi racconti…
    Ho letto il primo e il il nono, mi riprometto di leggere i restanti capitoli..
    Ho provato molto interesse nel leggerti. Come è interessante il tuo modo di narrare.
    Per cui grazie, mi avermi reso il pomeriggio meno “ostico” del solito e più speranzoso..
    Complimenti

    • Vediamo! Anche Umbria sembra ispirare per il momento, ma si sa mai! 😉

      Per la curiosità… no, in genere mi leggo un pò di proverbi di una regione, ne scelgo un paio che potrebbero avere dietro una storia carina e poi attendo il voto. Quando ho la regione vincitrice rileggo i detti e scelgo in base a ciò che mi dice la fantasia… la storia che reputo migliore 😉

    • Ahahahah!!!! Molto probabile! Ma forse nemmeno quello…. mi sa che non lo sapremo mai! Ho provato a cercare cosa volesse dire biccialla, che fa veramente oarte del dialetto fiorentino antico ma non ho trovato nulla… quindi mi son dovuta accontentare di una spiegazione legata al favoleggiamento artistico del protagonista. 😉 son contebta che ti sia piaciuto! Al prossimo! 😉

  • Belli questi mini racconti. 🙂
    Avevo votato per la Liguria, ma vanno bene anche tutte le altre opzioni.
    Solo la parte finale del racconto siciliano non l’ho capita. Più che altro se l’uomo si era sacrificato al posto del figlio, come ha fatto il cappello a volare se lui era nella bara? Magari non ho capito io. Comunque ti seguo. 😀

    • Ciao! Grazie, sono contenta che ti piaccia! Certo, ovviamente non riuscirò a fare tutte le regioni, ma la liguria è sulla lista! 😉
      Presto passo anche dal tuo racconto!
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a primerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

    • Eh lo so, ma siccome non tutti i lettori lo sono, ho deciso di mettercela comunque! 😉 esattamente come metterò quelle delle altre regioni, anche se per ora quelle che ho in mente si capirebbero comunque!
      Contenta di ritrovarti qui e che ti piaccia l’idea e anche la storia!
      Grazie! 🙂
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a parimerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

    • Grazie Pinkerella, sono contenta di ritrovarti qui e anche che ti piaccia l’idea!
      Sai, per essere lombarda questo detto non lo sapevo nemmeno io! 😀 ma mi ha dato lo stimolo e l’idea giusta per questa serie! Spero di riuscire a trovare sempre qualche detto originale e non i “classici” che conoscono tutti…. ma staremo a vedere! 😉
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a parimerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

    • Ciao! Sono contenta che ti piaccia l’idea, ci ho lavorato su un po’ e nin ero del tutto convinta, ma poi ho deciso di buttarmi, se non altro per vedere che potrebbe venire fuori!
      Veneto eh…. chi lo sa! Ne ho un po’ in cantiere, devo solo trovare la storia giusta da appiccicare al proverbio! 😉
      Grazie per seguirmi, adesso passo anche dalle tue parti!
      (Preciso, visto che non ci stava nella descrizione, che quando un’opzione sarà a primerito o avrà ottenuto più voti, ricomparirà nel corso dei dieci capitoli!)

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