Dove eravamo rimasti?
L’hai fatta grossa socio!
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Guardò la finestra, spostò lo sguardo sul Vieho, si rintanò quando questo ruotò e fece in tempo a cogliere il volto arrossato del vecchio caprone che di lì a poco avrebbe violentato la sua ragazza. L’idea di battersela perse improvvisamente di significato.
Dulcita, querida, no! Questa non la sconti vecchio bastardo! Chiuse e riaprì le mani sul manico del coltello. Passi indugiarono davanti all’alcova e una mano gialla e nodosa si insinuò fra le tendine rosse in una anticipazione che fece salire calore al volto del ragazzo. Le dita si ritirarono tremanti, i passi presero ad allontanarsi…e saltar fuori col pugno alzato fu affare di un attimo, senza l’ombra del minimo ripensamento: afferrò la spalla del superiore, lo strattonò e gli calò la mazzata fra un orecchio e l’altro facendolo stramazzare senza un gemito.
Il rumore però, chiaro e netto, come di un ramo che si spezza, quello lo sentì fin troppo bene. La mano ricadde e il cranio del vecchio ruotò mostrando un ghigno di labbra scoperte e denti ingialliti; più in alto gli occhi erano due uova strapazzate senza tuorlo. Inghiottì.
Diòs lo maté? Passi dalle scale. “Mamacita devo proprio? Lui mi…lui mi fa schifo…”.
“Ay ay, non sempre gli uomini sono come vogliamo. Ma tu lo saprai ben curare, si, senza capricci yo espero…”. Fece scivolare il coltello fra camicia e cintura, e mentre la donna che amava – e quella che la sfruttava – si stavano affacciando all’ultima rampa di scale, scavalcò il davanzale, afferrò la grondaia e si gettò giù.
L’urlo lo raggiunse mentre stava facendosi scivolare, più sotto i due camerati lo guardavano immobili e imbambolati. Staccò una mano per incitarli ad andare, la grondaia fece lo stesso e il cadetto Camacho coprì gli ultimi metri in una caduta che terminò in una pozzanghera di colaticcio e gli spremette dai polmoni tutta l’aria rimasta. Riaprì gli occhi sotto quelli, confusi oltre ogni limite e grandi come lune, di due ovejas davanti al loro macellatore.
“Que…que pasò…”.
“El carajo pasò, hijo de perro! Andale!”. Ortega borbottò qualcosa, gli afferrò la manica e se lo tirò dietro e quello finalmente mise in moto le gambe. Huamanchumo si diede una mossa proprio mentre qualcuno si affacciava alla finestra e riprendeva a gridare.
“Che cazzo hai combinato…”.
“Callate non è ora adesso!”. Camacho sbatté il pugno sopra il legno rinsecchito della cassa su cui sedeva. Lo scalo morto della Orube Ferrocarril era stata la sua meta per anni, con le compagnie più o meno sbandate in cui si era imbrancato prima di saltare il fosso al momento giusto; i topi e i vagabundos scacciati dalle bande erano tornati, come era logico, ma a quell’ora del mattino il magazzino dismesso era solo una grotta polverosa e deserta dove per un po’ nessuno li avrebbe cercati. Dal legno il pugno salì, si aprì e la faccia vi sprofondò. Prese un respiro profondo, tremò, lo mollò e ne prese un altro.
“Amigo che hai fatto?”.
“Ho ammazzato el Vieho ecco che ho fatto! Voleva farsi Dulcita e io…io l’ho…”. Le facce di Ortega e Huamanchumo passarono dal colore della terracotta a quello dei panni passati in liscivia.
“Tu mataste el Vieho?”.
“No sé io…gliene ho data una in testa e lui ha girato gli occhi, io…”. Huamanchumo si avvicinò e passò un braccio intorno alle spalle del compagno, che non si sottrasse.
“Che facciamomi amigo?”.
“No sé, yo…me mataran, no sé….”.
“Dobbiamo dirla al comandante ‘sta cosa…”.
“Tu eres loco io non voglio finire al paredòn! Oh Diòs, Dulcita, mì querida che ho fatto…”.
“Calma loco! Non voglio che ti denunci, no comprendes! Noi siamo amigos, noi…noi diciamo che abbiamo seguito el Vieho, che è andato a fare qualcosa di poco pulito al bordello, Perez è un coglione più di lui e ci crederà. Diciamo che abbiamo sentito parlare della corriera, glielo raccontiamo…poi diciamo che abbiamo sentito gridare…ci inventiamo qualcosa!”.
“Quella la prendo io, si?”. Ortega avvicinò le dita al coltello dell’amico, quando vide che quello non reagiva completò il movimento sfilandolo dalla cintura e nascondendolo sotto la cassa.
“Sai che non puoi venire al cuartel armato, non possiamo ancora tenerle le armi. Torniamo a prenderlo dopo, vale?”. L’altro accennò con un mezzo sorriso.
“Non succede niente, però tu sei un coglione col sangue caldo, che bisogno c’è di ficcare sempre il naso…”.
“Parlavano di oro amigo, c’è sempre bisogno quando si parla di oro…”.
“E a che ti serve se finisci impiccato? Come i tuoi vecchi compañeros”. Il giovane distese l’espressione. “La tua chica fa quel lavoro lì e lo sai, e so che vuoi i soldi per riscattarla…però le cose dei grandi sono pericolose, lo capisci?”.
“Amigo, si, io…”.
“Tu adesso ti dai una calmata, voglio che lo fai. Poi studiamo che dire e poi torniamo al cuartel. E voglio che lasci parlare noi, tu sei troppo caliente e fai solo casino”. Ortega si unì all’abbraccio e i tre rimasero così per qualche secondo. Poi senza fretta si staccarono, e quando ricominciarono a parlare, stavolta lo fecero con calma.
Contemporaneamente altrove...
- ...da un colonnello ambizioso che vuole mettere le zampe sulla pentola d'oro alla fine dell'arcobaleno... (0%)
- ...da un cacciatore di taglie mutaforma in grado di disperdere la sua coscienza a livello subatomico... (0%)
- ...da un cieco che spara meglio di Snake Bill, un negro dalla forza sovrumana e una ragazzina col volto sfigurato... (100%)

10/05/2016 at 10:56
Da un cieco che spara meglio di Snake Bill, un negro dalla forza sovrumana e una ragazzina col volto sfigurato.
Questi tre capitoli hanno attratto la mia attenzione.
Originale, fresco, veloce, belle ambientazioni. Mi piace.
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23/03/2016 at 19:06
Weird west postapocalittico? Devo ammettere che non m’era mai capitato.
La premessa sembra molto interessante, e anche lo stile mi pare ben fatto (anche se, di mio, userei meno termini stranieri: tendono ad essere confusionari a lungo andare). Poi, è bello vedere un racconto ben impaginato: si vede che non sei alle prime armi.
Mi raccomando, ti tengo d’occhio.
23/03/2016 at 19:50
Ciao! Allora mi aspetto presto qualche commento o critica in merito ai racconti che ho pubblicato sul mio spazio 😉 a presto e grazie di essere passato ^^
23/03/2016 at 00:09
Ciao, terza opzione, è l’unica in cui il giovanotto non pensi di dover filare.
Ti confesso che ho fatto molta fatica a seguire questo secondo episodio, probabilmente è l’ora tarda, ma per capire cosa stava succedendo l’ho dovuto leggere due volte e tornare indietro a rileggere il primo episodio. A un certo punto cambi “l’inquadratura” da un cadetto ad un altro senza preavviso, a parte una cesura di formattazione. L’ho trovato un po’ spiazzante, ma al tempo stesso capisco che possa far parte del tuo stile molto ‘dinamico’, magari pure troppo per un dinosauro come me.
23/03/2016 at 08:02
Ciao, non è che guarda, il fatto è che questa è già una storia “in progress” (ho un centinaio di pagine sul blog, scritte l’estate scorsa) che si era fermata ad un punto morto (tra l’altro in una fase di calma, con poca azione); per darmi uno stimolo – e non farla diventare l’ennesima idea abbandonata – ho pensato a questa piattaforma…ma solo per essere spronato a continuarla, avere il vincolo della scadenza, sapere che magari qualcuno aspetta di leggere il seguito. E quindi, scrivere.
Per il resto mi piace saltare da un POV all’altro, anche se dicono che non bisogna farlo 😛 a breve il salto ci sarà, e sarà ancora più marcato…perché ho ben tre gruppi di cani dietro la stessa volpe. Ma non credo continuerò il racconto qui, è troppo lungo per esaurirlo…però sono contento che ti/vi piaccia 😉
23/03/2016 at 11:23
Come ti capisco…
Penso che Stefano Benni pensasse a me quando ha scritto un racconto che fa più o meno così: “C’era un tizio che non finiva mai ciò che aveva cominciato. Un giorno prese una decisione, disse: Basta, adesso comincerò un progetto e lo porterò a term…”
Finito.
Però, a giudicare da quanto materiale si trova nel tuo blog, su questo fronte sono decisamente più avanti, a me basterebbe finire un racconto ogni paio d’anni…
14/03/2016 at 17:31
Ciao, voto “Mmmh…assalti alle diligenze, cacciatori di taglie mutanti, tesori nascosti…io resto” 🙂
Mi piacciono i western, como te.. scusa, comE te ( 😀 ) adoro stephen king, e sono curioso di sapere come va avanti 🙂
Mi piace l’atmosfera che hai creato, i termini in lingua messicana aiutano a immergersi nella situazione, occhio però a non abusarne 🙂
Ti seguo!
15/03/2016 at 08:32
Ciao 🙂 King mi ha ispirato nello scrivere con la sua saga de “La Torre nera”…e prima di lui, il signor R. Browning che per primo ha affrontato il tema.
…se ti va, sono sempre in cerca di pareri per i racconti che butto giù 😉
13/03/2016 at 19:50
Ok, hai sicuramente catturato la mia attenzione. Soprattutto quel ‘mutante’ piazzato lì e non ribadito fino alle domande, tanto che ho pensato potesse essere un refuso.
Voto ovviamente la prima opzione e sono curioso di sapere come prosegue.
Occhio a correggere il ‘dove cui’ nella trama…
A presto
13/03/2016 at 20:13
ciao , sono felice di avere la tua attenzione 😉 se ti va di sapere cos’è successo prima, per decidere meglio come far proseguire la trama, trovi tutte le puntate precedenti sul mio blog…
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