Solo

Silenzio

A che ora sono andato a letto? Le 5, Le 6? Troppo tardi, e troppa vodka, ne sento ancora il sapore in gola, troppo fumo anche: ho la bocca impastata. Con Gip si esagera sempre, è convinto che per divertirsi bisogna strafare, e sa essere molto persuasivo. È il giorno dopo che rimpiangi gli eccessi.

E ora è tardi, stamattina devo consegnare l’ultimo capitolo al prof, e poi è il compleanno di Katia, non ho nemmeno un regalo. Devo alzarmi, tra un po’ mia madre comincerà a tempestare la mia porta: «Alzati, forza, va a finire che arrivi ancora in ritardo».

Mia madre! Dovrebbe già essere qui, strano, perché non l’ho ancora sentita? Il silenzio è totale, dov’è mia madre? Che silenzio. Troppo silenzio.

Adesso sono sveglio davvero, il silenzio ha dissipato gli ultimi sprazzi di sogno: mia madre non c’è più, né Gip, né Katia. Non c’è più nessuno, più nessuno di quelli che conoscevo. Sopravvivono testardi solo nei miei sogni. A volte vorrei non svegliarmi mai. Nei sogni ho ancora degli amici, una famiglia, delle passioni, degli obiettivi. Da sveglio non ho più nulla, il mio solo obiettivo è sopravvivere. Da sveglio ricordo, da sveglio penso. Da sveglio ascolto il silenzio. Lo odio questo silenzio, anche se so che vuol dire che sono al sicuro, per ora. Al sicuro, ma solo.

Ricordo ancora il giorno in cui tutto è cominciato. Scendendo dal treno mi sono detto che c’era poca gente in stazione, per essere venerdì sera. Meglio così, ho pensato.

Ho recuperato la bici legata con doppia catena a un lampione, il mio preferito. La città sembrava stranamente vuota, come un pomeriggio d’agosto; ma eravamo in ottobre. «Devo chiedere a mamma se è una ricorrenza speciale e me la sono persa: sono tutti partiti in ferie? Un ponte che mi è sfuggito?». Ma arrivato a casa non ho mai avuto l’occasione di formulare la domanda. Risalendo dal garage l’ho vista di spalle: assorta, fissava qualcosa in strada, nascosta dietro la spessa tenda della finestra. «Mamma, che fai, la ficcanaso? Che guardi così di soppiatto? – la sfottevo – la vicina organizza un’orgia con postino e idraulico?». Ma arrivato al suo fianco ho smesso di ridere. Non ho mai più ricominciato.

Di fronte a noi Gladis, la nostra dirimpettaia da sempre, la farmacista del quartiere, era accovacciata, le chiappe posate sui talloni, in mezzo alla strada, e stava letteralmente sbranando quello che restava di sua figlia Milly; mia compagna di banco dalla prima alla terza elementare. La stava letteralmente sbranando, come si vedono fare i leoni con le gazzelle, nei documentari alla tv. Solo che lì il leone era Gladis et la gazzella la sua adorata figlia unica. Intorno a loro altri corpi di vicini, ed altri vicini intenti a divorarli. Non capivo. Ho chiesto spiegazioni a mia madre, ma nei suoi occhi sbarrati c’era il mio stesso orrore, lo stesso stupore sconvolto. L’ho presa per le spalle, l’ho distolta dalla finestra. Siamo andati in cucina, è sempre lì che si finisce quando si cerca riconforto.

Abbiamo acceso la tv: la scena apocalittica che si era appena svolta davanti ai nostri occhi, nella strada in cui vivevamo da sempre, si ripeteva identica in altre strade, in altre città, in altri paesi: gente che divorava altra gente. Un giornalista, agitato, spiegava che le autorità incitavano la popolazione a rinchiudersi in casa; a barricare porte e finestre.

Secondo voci ufficiose e non confermate il paziente zero era un passeggero del treno Milano-Napoli delle 20 della sera prima. I sopravvissuti dicevano l’aver visto assopirsi quando il treno aveva da poco lasciato Roma Termini. Sembrava sofferente, sudava leggermente, si agitava nel sonno, tremava. Poi si era calmato.

Quando aveva riaperto gli occhi, gli ultimi passeggeri stavano scendendo dal treno, a Napoli. L’uomo era trasformato, lo sguardo allucinato, il colorito pallidissimo, quasi grigio, cercava di azzannare chiunque arrivasse alla sua portata. Un’ondata di panico pervase immediatamente la stazione. Soprattutto quando fu chiaro che chiunque riuscisse a sopravvivere alle ferite, si trasformava a sua volta in mostro affamato di carne umana. Il panico e il folle contagio si impadronirono della città, e presto ne superarono i confini. 23 ore più tardi aveva già varcato i confini nazionali.

Un virus, una pandemia a contagio irreversibile, forse un attacco chimico sconosciuto, sferrato da chissà quale nemico. O allora un virus nuovo, chissà, un modo per la natura di liberarsi dell’ospite umano. Questa specie animale diventata troppo ingombrante e nociva per il pianeta stesso. Non c’erano risposte per ora. La sola cosa certa era che il contagio avanzava ad una velocità impressionante, e l’unico consiglio era quello di barricarsi in casa.

Guardavamo ancora le immagini quando sentimmo la porta del salotto aprirsi di scatto: erano mesi che chiudeva male, dovevamo farla riparare, ma rimandavamo sempre, il numero di telefono del fabbro era appiccicato alla porta del frigo da un’eternità, inutilmente. E ora qualcuno era entrato in casa.

E ora qualcuno era entrato in casa. Chi?

  • Nessuno. Il vento ha fatto sbattere la porta chiusa male, ma la suggestione gioca brutti scherzi. (8%)
    8
  • Un bambino. (75%)
    75
  • Erano in quattro. (17%)
    17
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203 Commenti

  • Madonna come scrivi bene.
    Ora, a parte questo, 😀
    alla fine dell’ottavo episodio, alla constatazione che forse la natura di fondo di noi umani non è mai stata diversa da quella dei cosiddetti Predatori, avevo immaginato un finale: per ritrovare Katia (risparmiata non per caso dall’ultimo “uomo ragionevole”) Lele avrebbe architettato un modo per farsi mordere e fuggire, diventando uno di loro. E scoprendo magari che non sono stupidi, che quel virus era l’ultima trovata della natura (forse persino della natura umana stessa) per difendersi dall’autodistruzione innescata con la nostra specie, resa così nuovamente in grado di apprezzare un mondo primitivo.
    Pensaci, Bella ha deciso di passare dalla parte dei “mostri” facendosi contagiare da Edward, e la serie ha avuto un lungo successo 😛

    • Leggendo il primo 1/3 del tuo commento ero davvero lusingata, leggendo il secondo 1/3 ero ammirata della sagacità e sensibilità della tua mente per elaborare una tale teoria, leggendo l’ultimo 1/3, in cui paragoni il mio racconto a Twilght, ho deciso di non rivolgerti mai più la parola! ;-p
      In ogni caso la tua versione del virus come sistema per l’uomo di sopravvivere a sé stesso è molto più “ottimista” della ipotesi Gaia dei romanzi di Maxime Chattam, mi piace!
      A bientôt, cher Déjà-vu 🙂

      • Ma veramente la teoria l’hai elaborata tu (forse con l’aiuto di questo Maxime Chattam), io non avevo scritto nulla proprio per non rischiare di spoilerare, e alla fine ho letto che tra le varie ipotesi di Lele, le meno pessimiste comprendono qualcosa del genere. Io non so se ci sarei arrivato in assenza del parallelo con Twilight 🙂 mescolato all’ampio filone catastrofista della natura che si ribella.
        Non ho letto di questa ipotesi Gaia, googlando mi par di capire che si tratta della medesima idea (la natura come organismo che scatena i suoi anticorpi contro la nostra civiltà), non avendo letto i libri non so se ritenerla ottimista o pessimista: sopravvive qualcuno? 🙂

        • Chattam alla base scrive nerissimi polizieschi con serial killer decisamente iperattivi e dai modi orribilissimi. Ti lascio immaginare che sono più i caduti che i sopravvissuti! 🙂
          L’ipotesi Gaia la usa come sfondo: l’aumento della violenza nella società e del numero di serial killer sarebbe “Voluta” dalla Terra per estinguerci (un po’ come il meteorite per i dinosauri).
          Ciao. E smettila con sto Twilight !! 😉

  • Dopo aver letto la tua ultima pubblicazione, di un genere completamente diverso, ho deciso di provare a leggere anche questa tua storia horror, nonostante fosse già terminata e quindi non più giocabile in un certo senso. Devo dire che mi è piaciuta molto, confermo quanto detto sul tuo stile, molto diretto e senza giri di parole eccessivi, che rende la lettura molto scorrevole e godibile. Di storie di “zombie” ce ne sono moltissime ed essere originali non è facile, ma ci sei riuscita concentrandoti sui sentimenti, su temi diversi, cercando di cambiare un po’ il classico punto di vista di questo genere. Finale perfettamente in linea, coerente, triste, ma perfetto direi. Complimenti per questo tuo racconto e continua così! Spero di leggere presto l’aggiornamento della tua nuova storia 🙂

    • Grazie. Io non ho ancora osato leggere i 10 capitoli di seguito, temo di trovare troppe incoerenze e ripetizioni. Certo, era un horror un po’ in “salsa rosa”, la cosa che più mi soddisfa è essere riuscita a finirlo.
      Mi sono resa conto che l’altra sera ho letto in fretta il tuo episodio 2 ma non sono ancora passata per votare, rimedio subito.
      Ciao

  • Finale drammatico ma originale e poi, forse, inevitabile. Brava. Non è facile lasciare con l’amaro in bocca. Più semplice è far sorridere o soddisfare un lettore spesso ingordo di buone notizie e finali magari anche poco aderenti alla realtà ma positivi, ma tu sei stata coerente. Complimenti.

    • A dir la verità, m’ha messo un po’ d’angoscia pure a me scriverlo; ma era il finale che avevo in mente e sono contenta di esser riuscita ad arrivare lì.
      La versione estesa per ora è ancora ferma in cucina a guardare l’inizio del caos in tv, non procede molto spedita!
      Ciao e grazie.

  • E’ sempre difficile scrivere una recensione che riesca a radunare ogni emozione che mi ha fatto provare un racconto. L’unica parola che mi viene in mente è : ”Ansia”. L’ansia che mi hai fatto provare ad ogni singolo capito e la voglia di scoprire quale destino hai serbato per i protagonisti era troppo forte, così forte che avrei voluto avere un altro capitolo se questo non significasse anche concludere il racconto. Intendi davvero chiudere la storia al decimo capitolo oppure vorresti fare un sequel?
    Un’idea buona eseguita magnificamente, compliment
    [ Ho votato ” un attacco di predatori”].

    • Bé, grazie. Non avrei mai creduto di poter essere felice di sentirmi dire che metto ansia, ma in questo caso proprio sì. Grazie.
      No, non ci saranno sequel. Quando l’ide ami è venuta sono venute insieme l’inizio e la fine. Quello che c’era in mezzo è venuto dopo.
      Il capitolo X è scritto. Devo ancora accorciarlo limarlo e ritoccarlo, ma nel complesso è fatto. E a proposito di ansia, ho avuto un leggero senso di restringimento alla bocca dello stomaco scrivendo la fine.
      Ho cominciato una versione lunga, per mettere tutto ciò che non entrava nei 50000 caratteri. Non so, non ho mai scritto nulla di lungo.
      Grande soddisfazione essere letti e apprezzati da chi scrive bene quanto te.
      Ciao

  • Ciao, voto un attacco di predatori.
    Splendido capitolo, commovente, triste. Lascia il lettore incredulo, lo spinge a domandarsi “Ma l’hanno fatto davvero?”
    Eppure si, è così, è l’ineluttabilità delle cose.
    La disperazione serpeggia!
    brava!

    • Direi che hai trovato il verbo perfetto: la tristezza, la disperazione, la depressione, il disgusto di sè, l’angoscia di vivere, sono tutti i volti di una creatura strisciante che si annida e si aggira tra le gambe della gente, per poi attaccare all’improvviso. Serpeggia insomma. Per me era l’impossibilità di accettare di aver ucciso a spingere N et N al suicidio. Ma come sempre non c’era spazio per le spiegazioni.
      Ciao e grazie

    • Soprattutto in questo capitolo, mi sono detta che era troppo forzato, troppo rapido, il cambiamento dei personaggi, senza spazio per seguire una modificazione graduale, una sofferenza interna dovuta al fatto di aver affrontato la violenza e il male, quello degli altri, ma soprattutto la propria. Ma era la linea di sviluppo che avevo in mente, l’ho seguita lo stesso. Vedremo se la versione estesa riuscirà ad andare oltre il primo capitolo. 🙂

  • Ooops scusa, ho fatto pareggiare l’attacco di predatori!
    Ciao befana,
    Beh, no, lite proprio no, sono arrivati sin lì insieme e devono mettersi a litigare ora? L’ultimo scontro con i sopravvissuti ha devastato la psiche dei due poveracci, non è il caso. Un gran finale con le strane creature e qualche sorpresa è quello che mi aspetto.
    Ciao ciao e brava!

    • Credo che sia questo il punto (debole?): ho indicato genere horror per l’ambientazione apocalittica e il pericolo immanente dei mostri cannibali, ma in realtà ho scritto più una specie di storia/riflessione sulla natura umana e il suo attaccamento alla vita e agli altri, in situazioni estreme di orrore e disumanità. Bé, diciamo che ci ho provato, non so se è quello che sono riuscita a fare.
      Se ti è piaciuto, ne sono molto contenta.

    • I voti non sono ancora chiusi, e al massimo farò come per questo capitolo, includerò le due opzioni al 50% e sti poveracci si ritroveranno a litigare durante un attacco di mostri cannibali!
      Che finisca dispiace anche a me, ho iniziato un abbozzo di versione lunga, per includere tutto quello che avevo immaginato e non è entrato qui. Vedremo, non ho mai scritto niente di più di 15 pagine (se si esclude la tesi, naturalmente).

  • Ciao,
    Voto al tramonto, alla fine mi sembra in sintonia con un ‘tramonto di civiltà’ che ormai sta contagiando tutti. Scena cruenta, descritta molto bene. Ehi ehi, ti ‘autospoileri’ la storia nei commenti??? Alfredo non è ancora morto, vediamo di salvarlo!

    Ciao a presto!

  • Direi nel cuore della notte 🙂
    L’ambientazione iniziale mi ha ricordato un po’ le prime stagioni di the walking dead, quando ancora era una Serie con la S maiuscola! Inoltre trovo che il modo in cui hai descritto la lotta, specialmente la rabbia a il furore del tuo personaggio che continua a picchiare ancora e ancora il tizio morto, è senz’altro fenomenale. Non solo la descrizione, ma anche il modo in cui questa fa trasparire rabbia e frustrazione!
    Complimenti!!

    • Grazie, Luca.
      L’influenza WD immagino sia inevitabile: anni e anni di “Walkers” guardati, aspettati, commentati, lasciano il segno.
      Mi conforta se la scena di Lele che massacra un uomo funziona: l’ho pensata e modificata un sacco di volte, ho chiesto “consulenze”, perché cercare su Google “come uccidere uno spaccandogli la faccia” mi metteva in difficoltà; ma continuava a lasciarmi perplessa. Anche se ho cercato di non entrare troppo nei dettagli.
      Rabbia e frustrazione, due malattie croniche e pericolose.
      Ciao

    • Temo che non sia solo la bussola ad essersi rotta.
      Inizialmente avevo pensato dedicare un capitolo ad Alfredo. Ma l’asse del racconto si è spostato sul gruppo, e siamo quasi alla fine, lo spazio per la biografia di Alfredo è mancato.
      Il tramonto piaceva anche a me, ma a quanto pare siamo solo in due.

  • All’alba, visto che stai stravolgendo la linea narrativa che una ‘storia di zombi’ dovrebbe avere, penso che tramonto e notte non vadano bene. L’alba invece, il momento in cui i protagonisti superstiti pensano di averla scampata…
    Horror vero, comunque: ho provato un brivido riconoscendo che quasi approvavo la frenesia violentissima del protagonista. Mi piace molto.
    Ciao Ciao

    • Dici che ho messo troppo in secondo piano gli”zombi”? Ma in fondo ij tutte le storie di zombi e mostri più in generale, va sempre a finire che il vero problema non sono tanto loro quanto gli umani “normali”. Si può sopravvivere a tanti orrori, ma come gestire l’orrore che è si ha dentro, quello di cui siamo capaci?
      Molto contenta che ti sia piaciuto.
      Bye

  • “Orfana delle file di auto dirette in ufficio, la tangenziale si snodava, nella luce rosata, come un nastro di asfalto grigio e vuoto. Carcasse d’auto sui bordi e chiazze scure sul selciato, a rammentarci l’orrore di cui era stata teatro. Caso mai lo avessimo dimenticato.” Questa è una delle frasi che mi ha colpito maggiormente dell’episodio…Ricordare… Il peso, la forza del ricordo. Alba, decisamente. 🙂

  • Ciao,
    Voto per l’imprevisto, l’ultima doccia, oddio no! e la cucina che dà l’allarme in questo contesto mi suscita brividi di raccapriccio, tipo che Pia prende a cucinare polpacci con lenticchie o simili. Tra l’altro conosco una bravissima cuoca Pia. Cucina per i bambini, occhio al ‘per’.
    Avevo perso qualche capitolo e li ho letti tutti ora. La storia ha preso respiro, è diventata molto più di un horror, quasi una metafora dell’esistenza, della necessità di affrontare insieme i pericoli. Mi sta piacendo molto.
    Ah: la scuola serve, sempre e comunque, capisco che il tuo eroe sbarbatello possa farsi di queste domande, ma deve capirlo in fretta. Magari gli servirà a sopravvivere fino al decimo capitolo! 🙂
    Brava e a presto!

    • Bé, come ho già detto forse in un altro commento, in realtà che siano la doccia la cucina o l’imprevisto, a dare l’allarme, il cuore del capitolo sarà lo stesso, l’avevo deciso da quando ho concepito l’inizio. E non avevo mai pensato a salsicce di carne umana tipo “Delikatessen”, giuro!
      E, sicuramente, l’aspetto metafisico è sempre quello che più mi intriga nelle storie de paura, sicuramente più dello splatter. Tipo:” ma se sei l’ultimo sporavvissuto in un deserto postatomico popolato solo di zombies mutanti, ma che sopravvivi a fà!” XD.
      E per difendere il mio sbarbatello, io che lo conosco bene ;-), è ben conscio dell’importanza del sapere. Il suo dubbio è soprattutto sull’utilità di far scuola ai bambini, quando le loro prospettive di futuro si limitano a finire probabilmente nelle fauci d’un mostro cannibale.
      Mamma, più che una replica è un pamphlet, e non dei più brevi. Sarò più breve la prossima volta!!

  • Buongiorno Befana. Un po’ di ironia sul sindaco? Eheheh. Questo capitolo mi è piaciuto molto, alcuni passaggi sono veramente di effetto e, poi, la biblioteca, luogo dell’anima. Anche la chiusura del capitolo m’è piaciuta, cercare di ignorare, di ostinarsi a vivere. Io voto doccia, ma al momento è indietro.

  • Nessuno l’aveva previsto… che succederà? 🙂
    Attendo il prossimo capitolo, bell’introspezione ci hai proposto in questo episodio, peccato solo che il limite di 10 episodi e 5000 caratteri ti abbiano forzata (?) a far volare un paio di mesi in poche righe, sarebbe stato bello approfondire la routine delle missioni alla ricerca di cibo, o altro!
    Pensi di continuare con una seconda parte, una volta terminata questa?

    • Grazie. In realtà credo di aver fatto troppi capitoli sui primi 2-3 giorni. dato che il ricordo-racconto comincia che Lele è rimasto solo, dovevo far passare un po’ di tempo. Non è che potevo far scomparire tutto il gruppo in dieci minuti alla fine. All’inizio avevo tutto un capitolo su una missione, poi è finito nel cestino!
      Una parte II è esclusa. Avevo pensato a uno spin-off: l’apocalisse vista da un altro personaggio: Katia, Alfredo. Perché nella mia testa ho inventato una biografia per ogni personaggio (dici che è una forma di psicosi la mia? ;-)).

  • Bravissima. Complimenti. Episodio eccellente. ogni scena, ogni atmosfera è vivida, ben data, trasmette tutte le emozioni che volevi dare. Questa storia dovresti ampliarla e pubblicarla in versione estesa altrove , poi farmi sapere dove e invitarmi a leggerla per esteso 😉
    Persino la domanda finale che poni è molto originale, io non avevo mai pensato di chiedere una scelta tra tre possibilità di apertura dell’episodio successivo, posso capiarti l’idea?
    Doccia, mi sembra un inizio bellissimo, una ottima riflessione d’apertura. Sono molto contenta di averti scoperta.

    • Grazie. Il tuo commento mi ha davvero riempito di gioia. All’inizio il capitolo misurava sui 7000 caratteri, ho un po’ scremato!
      Ampliare la storia, non penso. Dovrei poi inserire scene e descrizioni davvero in stile horror e non so se ne sono capace. Forse uno spin-off, come dicevo sopra.
      Poi ho un altro racconto in mente, che non c’entra nulla, ma mi tiene molto a cuore.

      La domanda di chiusura, in realtà è un po’ un modo di barare. So di cosa voglio parlare nel prossimo capitolo, e non potevo permettermi una domanda con opzioni troppo aperte che fuorviassero totalmente dalla mia idea.

      Spero di riuscire ad andare verso il finale che ho in mente. E vedremo chi riconosce il racconto d’autore che mi ha ispirato l’idea.

      Ciao

      P.S. Ieri ho letto “Innamorati”: mi è piaciuto un sacco. (E corrisponde ampiamente all’idea che mi ero fatta delle riunioni di creazione delle fiction televisive! )

  • Hum, hum, io intendevo: le linee telefoniche non funzionano più perché sovraccariche e più nessun operatore è disponibile per rimediare, ma la 4g o il Wi-fi funzionano ancora. Non sono sicura sia possibile, se non lo è, chiedo venia.
    In ogni caso SPOILER (Risata): internet è il prossimo comfort moderno a scomparire, nel prossimo capitolo.
    Grazie, mi fa piacere, ti sia piaciuto, ho cercato di render “vivo, e realistico” l’amore tra Lele e Katia.
    Ciao

  • Vado con la biblioteca 🙂
    Mi è piaciuto tantissimo il modo in cui hai descritto il rapporto tra Katia e il tuo protagonista, quando sono arrivato al momento clou ho percepito la tristezza per la sorte della ragazza, grazie a come hai dipinto il loro rapporto.
    Una precisazione, le linee telefoniche non erano andate giù? C’è ancora internet?

    • No, ci ho riflettuto al tempo di quel verbo: il coniuntivo presente indica che è tutt’ora la tipa più divertente che lui abbia mai incontrato. Non la più divertente che avesse incontrato fino ad allora. Le mie reminiscenze da Liceo Classico sono lontane ma credo che il mio ragionamento tenga! Se mi portate le prove che mi sbaglio, farò ammenda. 😉
      La biblioteca è anche la mia scelta preferita. Ma mi va bene tutto.

      • Nel commento io ho scritto avrei, non mi sono di certo elevata a linguista. Per quanto riguarda le reminiscenze, io sono tifosa delle concordanze temporali. 🙂 Poiché ad oggi è la tipa più simpatica, non si poteva usare il presente?
        Sì, ma il mio adesso mica sembra un commento polemico? 😀
        Rivolgiamo l’appello ai giovincelli freschi di grammatica. 😉

        • Per me è “era”, perché lui sa che è morta (il racconto è tutto nel ricordo), ma “abbia” perché resta comunque la persona più buffa che lui abbia mai incontrato. Non penso che in questo caso la concordanza sia sbagliata. Io non l’ho presa come una polemica, e la mia non lo è, spiego solo la mia scelta. Ma sono una grandissima maniaca (c’è anche chi preferisce il termine “pallosa pignola”) dell’italiano corretto. Aspetto i pareri dei giovincelli. Ciao, Pink 🙂

  • Sarò banale, ma voto sopravvissuti.
    Non è facile affrontare un racconto con l’Io narrante in prima persona, ma tu sembri esserci riuscita egregiamente. E quando la resa è questa, in prima persona si può rendere davvero molto.
    Brava, capitoli costruiti con maestria.
    Amo riportare le frasi che mi hanno colpita maggiormente, e questa è soltanto una, perchè se no l’elenco sarebbe troppo lungo:
    Ricordo l’atmosfera irreale del tragitto fino al supermercato attraverso strade deserte.

  • Vedo che sul genere e sul “catastrofismo” io e te siamo decisamente in linea! 😉 lascia stare che abbiamo scelto percorsi diversi, io la definisco un’avventura, tu un horror – come a dire che qualcosa di catastrofico alla fine può essere drammatico ma anche terribile – però mi piace la tua idea.
    Alfredo…

    • ottimisti astenersi 😉 Ma la mia non sembra proprio una ipotesi credibile di conseguenza del riscaldamento climatico. Almeno spero XD. Volevo provare a giocare sul lato psicologico ed emotivo di una situazione apocalittica. Non so se ci sto riuscendo ma per ora mi diverto. Grazie di essere passata

  • Il gruppo dei sopravvissuti 🙂
    Direi che te la sei cavata benissimo in questo capitolo difficile sulle strategie del bunker, riuscendo a creare anche una buona atmosfera in cui i sopravvissuti vorrebbero essere presi dal panico ma cercano con tutte le forze di resistere!
    Brava!

    • Inizialmente avevo fatto un morto anche nella spedizione al market, poi ho avuto paura che uno scannamento a episodio stroppiasse 😉 Cercavo di dare un’idea della “normalità” in una situazione più che anormale. Ma temo ci saranno altri morti a breve.
      Ciao e grazie

  • Andiamo con l’organizzazione e la logistica nel rifugio, mi piace quando si comincia a parlare di strategie 😉
    Bel capitolo, siamo arrivati in un posto sicuro in cui poter riprendere fiato, ma temo che non lo farai durare molto, quindi approfittiamo di questo momento di calma 😀
    Alla prossima!

  • Mi è bastata qualche riga del tuo incipit per rendermi conto che sei una scrittrice di quelle che piacciono a me, una di quelle che riesce a catapultare il lettore nella scena che descrive come in un film. Mentre leggevo il tuo testo, lo schermo è sparito, e mi sono ritrovata lì con i tuoi personaggi, a lottare per la sopravvivenza. Il tuo testo mi ha colpito davvero molto. Hai un ottimo stile di scrittura, una grande capacità descrittiva e riesci a caratterizzare come si deve i tuoi personaggi. Il mio consiglio? Di non fermarti, di cercare di migliorare sempre, anche quando il livello è già alto. Continua così! Ti seguo!

  • Bellissimo anche il secondo capitolo! *w*
    Mi piace molto il protagonista e anche gli altri personaggi sono davvero ben caratterizzati! Complimenti! ^-^
    Direi che adesso possono tentare la fuga, ma venire fermati da qualcuno o qualcosa! 😉
    Alla prossima!! 😀

  • Prima di leggere i commenti ammetto di aver voluto votare bambino, la mia teoria perchè è stata scelta da così tanti è perchè è una via di mezzo tra le altre due opzioni, una che porta a pericolo certo e l’altra a un bel nulla, il bambino invece incuriosisce e non si sa cosa aspettarsi, io l’ho pensato come una figura innocente per quanto mi riguarda e non malefica come molti. Alla prossima 🙂

    • Non è che io sia stata via tanto, ma grazie! 😉
      È il secondo incipit che inserisco sul sito, e per due volte la mia opzione preferita è quella meno gettonata, cosa vorrà dire? Io il bambino lo vedevo più spaventato e in cerca di rifugio, ma qua lo volete tutti perfido e demoniaco, ci devo riflettere su questa cosa! Ciao.

  • Bambino! Assolutamente un bambino, di quelli che, se vogliono, sanno essere più inquietanti di un branco di fantasmi impazziti! 😀
    Bell’incipit, adoro questo genere, specialmente le storie che parlano di zombie (o simili, non so ancora se il tuo virus sarà collegato a questa branca horror o sarà qualcosa di nuovo)!
    In ogni caso, ben scritto, ti seguo!

    • Sì, sì, era proprio la storia di zombie che avevo in mente, ho solo modificato un po’ perché col vincolo dei 5000 caratteri tutte le regole del morire per poi trasformarsi, sparare in testa, eccetera, erano un po’ lunghe. Ma l’idea è quella. Grazie per il ben scritto, cercheremo di continuare. 🙂

  • Ciao! 😀
    La tua storia promette di essere molto interessante già dall’incipit! Chissà cosa si cela dietro a questa strana e macabra epidemia?
    Voto che a entrare in casa non è nessuno, ma solo la suggestione dei personaggi, dato quello che hanno appena visto!
    Ti seguo!
    Alla prossima! ^-^

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