I know, it’s only rock’n’roll, but I like it!
Mi chiamo Keith Sullivan e non sono molto bravo con le presentazioni, nè con qualcos’altro a dir il vero. Quindi dovrete accontentarvi di queste poche parole. Diciamo che non sono il ragazzo che vorreste accanto a vostra figlia, nè il dipendente che vi piacerebbe avere a lavoro e probabilmente anche come genitori avreste non poche difficoltà ad apprezzarmi.
Abito con mia nonna Gretchen a San Diego. Siamo soli, da quando mio padre è morto per un infarto quando avevo quindici anni. Mia madre non l’ho mai conosciuta, mi dissero fosse morta di parto. Non voglio, però, nascondermi dietro ai miei lutti familiari per giustificare tutto ciò che ho combinato nella seconda parte della mia vita. No, non sono un assassino, state tranquilli. E nemmeno un ladro, stupratore, strozzino o qualche altra merda del genere. Per appartenere a una di queste categorie bisognerebbe avere delle passioni, degli interessi, seppur macabri. E il mio problema è proprio questo: non mi importa di nulla. Nemmeno di me stesso (e ciò spiegherebbe le mie tendenze suicide).
È un normale pomeriggio di marzo e sto sistemando i miei quattro stracci dentro un borsone ascoltando la radio. Mio padre m’ha trasmesso l’amore per la musica e per gli Stones (non a caso mi ha chiamato come il chitarrista), e averli come sottofondo mi aiuta a concentrarmi su cosa potrebbe servirmi.
Perché partire? E perché, soprattutto, proprio adesso? Domanda lecita, ma di difficile risposta. Procediamo per gradi.
Gli anni ottanta sono finiti da poco, il punk è morto e io non me la passo molto bene. Ho 26 anni, ma tutti guardandomi in faccia credono ne abbia almeno quindici di più. Forse tale invecchiamento precoce è dovuto alle decine di notti passate vagabondando per la città, al bourbon, all’eroina, alle botte in risse scatenate per non so quale stupido motivo, alle due overdosi, alle spaventosi crisi d’astinenza per uscirne pulito. Insomma, la lista è abbastanza lunga e il mio corpo non ha tutti i torti ad avercela con me. No, non ho cominciato ad autodistruggermi dopo la morte di mio padre. All’epoca frequentavo la scuola con successo e ci tenevo ad essere un buon uomo di casa per nonna. Ci sarebbe molto da dire su quel periodo, forse ci tornerò più avanti. Comunque, fu difficile affrontare la perdita di mio padre, ma in qualche modo ressi il colpo. Dopo qualche anno, una domenica mentre eravamo al cimitero, mia nonna credendo di sollevarmi il morale disse che mia madre non era morta di parto,anzi: era viva e vegeta, nessuno stava meglio di lei. Aveva solo deciso che un figlio, nella sua brillante carriera da violinista, ci stava come la peperonata a colazione.
Ecco, vedete, io non so se nasciamo in un determinato modo o se sono gli eventi a renderci tali. Quello che so è che quando realizzai di essere stato abbandonato dentro di me si azionò qualcosa, come se un pulsante fosse stato premuto. Da lì ci vollero diversi anni per rallentare il mio processo di autodistruzione. Non che abbia smesso del tutto, figuriamoci. Quando si inizia un percorso non si può certo interrompere da un momento all’altro.
Comunque, dopo tanto tempo, ho trovato il coraggio di andar a cercare quella stronza. Non so cosa aspettarmi, non ho la speranza tutta rose e fiori di avere un incontro strappalacrime come nei film. Non ho bisogno di una madre, non so nemmeno cosa sia. Voglio solo guardarla negli occhi e capire. Non tanto per me, ma per mio padre, che mi ha cresciuto da solo e non ha fatto altro che parlare di quanto l’adorasse nonostante tutto.
«Nonna, me ne sto andando. Starò via per un po’.» Le dico affacciandomi in salotto col borsone in spalla.
«Quindi non ti aspetto per cena?» Questa tenera signora di settant’anni ha tenuto a bada una furia autolesionista nei suoi anni peggiori. Se non fosse per lei sarei morto in qualche sudicio vicolo di periferia. Mi guarda, da dietro quegli occhiali spessi, e anche se non ha intenzione di ammetterlo ad alta voce sa benissimo dove sto andando.
«No, non aspettarmi.» Le faccio un sorriso di intesa, come se tra noi non servissero parole, e mi avvicino all’uscita.
Mummy, I’m coming!
Bene, signori. Dove volete si fermi il nostro Keith all'inizio di questo viaggio?
- Da un amico (13%)
- In un negozio (27%)
- In un bar (60%)

17/12/2018 at 16:06
Bentornata anche a te MelanyF.
La tua storia mi ha fatto ricordare un film, visto qualche mese fa, adesso no ricordo il titolo. Un giornalista critico musicale, con una figlia illegittima. Lui muore e la figlia divenuta grande, lo viene a sapere da un articolo di un quotidiano… ecc.
Ok aspettiamo la fine del viaggio allora. 🙂
Il mio voto va a: Keith trova sua madre ma lei non vuole parlargli.
17/12/2018 at 20:01
Grazie di essere passato 😀
17/12/2018 at 09:51
Capitolo interlocutorio.
Interessante l’effetto quasi “anestetico” del brano “The visitors” 🙂
Trova la madre ma lei non vuole parlargli.
17/12/2018 at 20:02
Non so come mi sia venuto 😀 grazie e al prossimo capitolo 🙂
13/11/2018 at 11:27
Eccomi!
Non sai quante volte mi è capitato di maledire il cielo azzurro e il cinguettio degli uccellini. Il tuo personaggio mi affascina sempre, penso che cadrej ai suoi piedi se esistesse.
Ho scelto che Monica convinca Keith!
13/11/2018 at 18:35
Wow, che complimento 😀
Speriamo riesca 😉 Grazie per esser passata!
13/11/2018 at 09:37
Buongiorno Melany
Ben scritto.
Mi è piaciuta, in particolare, la frase “Questo cielo azzurro mi sembra più che mai una presa in giro.”. E’ proprio vero e capita a tutti di non essere “coincidente” con la belezza di un cielo azzurro che ti fa sentire piccolo e… quasi in colpa, per non sapere o poter apprezzarlo.
Monica convince…
13/11/2018 at 19:08
Grazie! Ero molto scettica su questo capitolo! Purtroppo sono di parte, anche io tifo per Monica 😉
14/11/2018 at 14:08
sicura di non volere neanche sbirciare il mio racconto?
05/11/2018 at 11:30
Ciao Melany
Rieccomi!
Un passo indietro!
Capitolo divertente e ben scritto come al solito.
A presto
13/11/2018 at 09:21
Grazie! Mi sono fatta attendere per l’episodio successivo 😀 spero di averlo azzeccato, non vorrei perdere il filo del racconto (come qualche volta mi capita)…
31/10/2018 at 09:49
Buongiorno Melany
Ho recuperato i sei capitoli del tuo racconto. Mi sono piaciuti.
Scrivi bene, la lettura è molto scorrevole.
Il tuo Keith “on the road” è credibile, ben caratterizzato.
voto un passo indietro, sentiamo cosa ha raccontato la nonna.
31/10/2018 at 14:52
Ciao! Benvenuto 😀
Grazie dei complimenti! In realtà questo non è proprio il mio stile di scrittura (come puoi vedere dagli altri miei racconti), quindi è un po’ un esperimento e mi fa piacere che stia riuscendo per ora! Vedremo come andrà la votazione, alla prossima 🙂
23/10/2018 at 09:05
opto per Vendetta
Salve MelanyF, mi pare che in questo capitolo hai tirato fuori la parte più “molliccia” del tuo Sullivan. 🙂
La parte più sentimentale… e con suspance nel finale.
Ok, seguo sempre con curiosità gli eventi.
Ciao alla prox
23/10/2018 at 19:01
Sto cercando di far emergere tanti aspetti di Sullivan, affinché non sia solo quello conosciuto al primo capitolo 😉 grazie di essere passato!
22/10/2018 at 21:37
Verità!
Anche questo capitolo incalzante e coinvolgente!
Keith sta vedendo qualche fascio di luce nel buio, chissà quanto durerà, forse si riesce a intravedere una “redenzione”?
Speriamo che il fato non sia contro di lui, e soprattutto Jim!!
23/10/2018 at 19:02
Mi fa piacere sia piaciuto 😀 avevo paura fosse troppo sentimentale e ho fatto molta fatica a far stare tutto nei 5000 caratteri. Vedremo le votazioni come andranno… grazie della visita e alla prossima 😉
18/10/2018 at 15:01
Voto per il sentimentale
Salve Melany, col tuo protagonista mi sa che abbiamo tante cose in comune….
Ho letto della passione per il rock e per la chitarra, e in questo è simile al mio di protagonista. 🙂
Azz… eroina bianca, molto prelibata si tratta bene Sullivan hahahah
Tra l’altro scopro che è anche un tipo violento.
Ad ogni modo è da seguire, chissà la sua musica e la sua chitarra lo porteranno lontano. 🙂
Alla prox
18/10/2018 at 21:55
Ahahah sì, è un tipo particolare 😛 cercherò di non farlo sembrare troppo piatto, ecco perché volevo approfondire questa parte del suo passato! Grazie per avermi letto…Passerò anche a vedere cosa combina il tuo di protagonista!:)
16/10/2018 at 16:11
Dopo due anni e mezzo! E il prossimo capitolo quando?
Canada
16/10/2018 at 18:28
Lo so, sono pessima! Ma ho intenzione di portare a compimento il viaggio di Keith 🙂 Grazie di avermi letta, nonostante tutto, e alla prossima!
16/10/2018 at 12:38
Mi piace!
Adoro il senso di distacco che il protagonista prova ormai verso se tesso.
Ho votato per la versione romantica, qualcuno ancora ci crede.
Passa a leggermi se hai voglia
16/10/2018 at 18:29
Grazie mille 🙂 passerò sicuramente! Alla prossima
20/04/2016 at 11:41
Salga a bordo c@##0!!
Ma non è detto che sia una buona idea.
A quando il seguito? Le premesse sono interessanti!
Ciao Ciao
23/03/2016 at 18:49
Interessante: un racconto d’avventura a sottofondo musicale. È il genere di idee che solo siti come questo permetterebbero di realizzare. Mi dispiace un po’ che non si possa scegliere noi utenti quali canzoni costringerti ad usare, ma insomma, non si può avere tutto.
Il racconto è scritto bene, è coinvolgente e scorrevole, ed il protagonista (sebbene siamo ancora all’inizio) sembra già essere molto ben caratterizzato.
Davvero un’ottima idea. Continua così.
23/03/2016 at 19:16
Ciao! Benvenuto e grazie per i complementi 🙂 Mmmh, ora che ci penso potrei trovare il modo di farvi scegliere le canzoni, ogni tanto! Ti aspetto al prossimo capitolo!
23/03/2016 at 19:16
* complimenti xP
19/03/2016 at 06:28
Si.
Com’è quel detto? Se salvi la vita a qualcuno, poi te ne devi occupare, no?
Oddio, non che il bestione l’avrebbe ammazzato, o forse anche si, comunque l’ha tolto da una brutta situazione.
Quindi prendiamolo a bordo, ciao 😉
19/03/2016 at 09:40
Vedremo se se ne occuperà e, nel caso, per quanto tempo 😉
18/03/2016 at 15:41
Ciao, per me dovrebbe procedere da solo! 🙂
Keith si sta dimostrando il “bad ass” che avevamo intuito potesse essere nel primo episodio, sviluppando a pieno le sue potenzialità. Hai fornito una bella descrizione della psicologia del personaggio e del suo modo di comportarsi! Adesso vediamo come continuerà 🙂
A presto!
18/03/2016 at 16:08
Grazie mille, sono contenta di aver caratterizzato bene Keith 🙂 Vedremo cosa salterà fuori dalla votazione! Al prossimo!
18/03/2016 at 13:05
Incontra qualcun altro.
Io colpii. Egli colpì. Questo ragazzo ha tanto da raccontare. E ha dimostrato di essere ancora una bella testa calda. Curiosa di leggere il seguito!
18/03/2016 at 13:33
Mannaggia, e dire che per “perquisii” avevo fatto proprio lo stesso ragionamento! Grazie di essere passata, vedremo chi troverà sulla strada 😉
18/03/2016 at 12:19
No, ma incontrerà qualcun altro. 🙂 Secondo me, è troppo presto per “caricarsi” già qualcuno… L’ha aiutato e questo basta per il momento. 🙂
18/03/2016 at 13:34
L’ho pensato anch’io, ma le parole si sono scritte da sole (non so se capisci cosa intendo) e a quel punto ho deciso di far decidere a voi se inserirlo o meno 🙂 Grazie di esser passata!
18/03/2016 at 10:27
Bourbon a fìumì x te!
18/03/2016 at 13:34
Prosit! 😛
17/03/2016 at 23:39
Intenso e coinvolgente anche questo capitolo! Brava! 🙂
Io voto di sì! Chissà, magari diventeranno amici! 😉
Alla prossima!
18/03/2016 at 07:13
Mi fa piacere ti sia piaciuto! Vedremo quale sarà l’opzione vincente 😉 Al prossimo!
17/03/2016 at 13:39
Bar.
Un incipit molto intrigante e un personaggio ben caratterizzato, seguo volentieri.
Alla prossima.
17/03/2016 at 23:25
Ciao Anna e benvenuta! 🙂
15/03/2016 at 20:55
Ciao Melany 🙂 da un personaggio autolesionista, irresponsabile, menefreghista, drogato, suicida e vagabondo potremo aspettarci grandi cose 🙂 con un incipit del genere nei prossimi 9 capitoli potrà succedere di tutto! 🙂
15/03/2016 at 21:19
Ciao a te 🙂 Oddio, mi sento molto sotto pressione xD cercherò di essere all’altezza delle aspettative, Keith è un personaggio problematico anche (e forse soprattutto) per me! Al prossimo!
15/03/2016 at 12:44
La chiusa suona proprio come una minaccia, mi piace!
15/03/2016 at 17:29
Ciao! Benvenuta 🙂
15/03/2016 at 00:30
Bello, mi piacciono le storie di reietti e disadattati, anche se il meglio di sé il nostro eroe l’ha già dato, a quanto pare 🙂
Voto il negozio perché si presta meno allo stereotipo, secondo me.
(forse un americano se la mangerebbe senza batter ciglio, una peperonata a colazione…)
15/03/2016 at 17:30
Diciamo che è un po’ come il Vesuvio, sembra essere tranquillo ma da un momento all’altro potrebbe scatenarsi 😉 Forss hai ragione sulla peperonata 😛 al prossimo!
13/03/2016 at 15:09
Mi ritrovo nel tuo racconto! Mi piace il tuo modo di esporre le cose. Voto il bar
13/03/2016 at 15:34
Ciao! Mi fa molto piacere 🙂 al prossimo!
12/03/2016 at 12:16
Bar.
Collega ingegnere, condividiamo ben due passioni in comune. Più una con il protagonista. Incipit interessante. È stato come se la storia di questo ragazzo mi scorresse davanti agli occhi. Peperonata a parte, l’ho trovato un riferimento troppo italiano nell’ambiente americano anni ottanta in cui ci hai catapultati.
Alla prossima.
12/03/2016 at 12:32
Ciao a te, collega! 😀 Sono contenta di aver reso bene questo incipit e mi impegnerò per mantenermi su questa linea. Hai ragione, ripensandoci non ci azzecca niente la peperonata… L’ho scritto di getto e non ci ho pensato! Stato più attenta. 🙂
11/03/2016 at 15:48
Eccomi Melany! Devo dire che è bello complicato il nostro protagonista… ma insieme a te voglio scoprire la sua vita e iniziare con lui questo viaggio… 🙂
Dico bar. 🙂
11/03/2016 at 15:58
Darà non pochi problemi, specialmente alla sottoscritta 😉 sono contenta di averti a bordo anche stavolta! 😀
11/03/2016 at 12:15
Ciao! 🙂 Questo protagonista è bello tormentato, e vedremo come continuerà la sua storia (sono piuttosto curiosa). Attenzione a piccoli refusi come né scritto con l’accento sbagliato. Non ti curare troppo di me, sono molto pignola 😉
Voto il bar e ti invito a curiosare nella mia storia, se ti va. Alla prossima!
11/03/2016 at 12:19
Ricordo che me lo segnava errore ma ho scordato di modificarlo! Starò più attenta 🙂 sono contenta di averti incuriosita, presto passerò anche a da te!
11/03/2016 at 09:23
Ciao e benvenuta 🙂
Voto per farlo fermare in un bar.
Il protagonista sembra un gran bad ass, la storia promette bene, sono curioso di sapere come proseguirà.
Carina anche l’idea di utilizzare una canzone, l’ho ascoltata mentre finivo di leggere il capitolo, è un buon espediente per far familiarizzare il lettore con il personaggio!
Aspetto il prossimo e ti seguo 😉
11/03/2016 at 09:53
L’intento sarebbe proprio quello che hai detto tu, accompagnare la lettura con una canzone (in questo caso anche guardare il video non sarebbe stato male, Tina e Mick sono due leoni) 😀
Spero di mantenere alta l’attenzione anche nei prossimi capitoli!
10/03/2016 at 18:30
Ed eccoti di nuovo qua con un altro, intrigante incipit 🙂
Ho scelto un bar, banale ma quasi scontato, o no?
seguo con interesse, ciao 🙂
10/03/2016 at 18:34
Farò di tutto per rendere le cos’e mai banali 😉 Grazie di essere passato, spero di non deludere le aspettative 😀
10/03/2016 at 10:05
Go ahead wìth yr Sullìvan show, engeneer!
11/03/2016 at 09:54
Whaaaat? O.o
11/03/2016 at 10:48
Conoscì l’Ed Sullìvan Show? Bene, ìl tuo promette dì essere uno show dì scrìttura creatìva. Procedì spedìta!
10/03/2016 at 09:58
CIao,
Incipit denso di contenuti, scorrevole e interessante.
Voto per il negozio, nei negozi si possono acquistare tante cose interessanti.
10/03/2016 at 10:32
Ciao! 🙂 Grazie per il voto! Spero di mantenere (o migliorare ulteriormente) il livello. Al prossimo! 😉
10/03/2016 at 01:03
Incipit interessante 🙂
Il tuo stile mi piace molto, perciò ti seguo.
La prima tappa del viaggio di Keith potrebbe essere…un bar!
Alla prossima 😀
10/03/2016 at 02:05
Ciao e benvenuta! Sono contenta che ti sia piaciuto l’incipit e spero di essere all’altezza anche nei prossimi capitoli 🙂