Bagnato dall’eros

Dove eravamo rimasti?

Nel grande salone rosso l'Eros abbraccia Antonin. "- Visione su tappeti rossi Matilde accarezza un coniglio bianco (75%)

Davanti ai propri occhi

Matilde è completamente nuda davanti a me. Il suo seno piccolo scende sul suo ventre piatto. Le sue gambe si allungano su un grande tappeto rosso.  Vedo i suoi capezzoli turgidi che affondano nei miei occhi. Mi avvicino lentamente a lei. Ha tra le braccia un bianco coniglio. La luce del grande lampadario illumina il suo corpo. Polvere di stelle. Il ricordo mi risucchia dentro buchi neri dell’inconscio che smetto di contemplare appena sento la sua mano sfiorare la mia guancia. Poi prende la mia mano e la bacia, la porta sulle sue labbra e inizia dolcemente a leccarmi il dito. Come quella volta nel Bar a Tunisi. Poi uno ad uno i miei sensi cadono giù. Mi guarda fisso e io sento pulsare il mio corpo. Sussulta sotto il peso dell’eccitazione che elettrifica l’aria. Spazzano i brividi lungo la pelle. Giù con le sue dita lunghe che aprono al godimento. Lo prende stretto e inizia a tirare sul il peso del mio corpo. Delicatamente la sua lingua percorre i nervi che salgono in misteriosi forzieri da spalancare. Esplode nel desiderio. Fuochi d’artificio sulla mia cappella che dura si illumina.

La stringo forte a me, l’amo, l’amo come la prima volta quando sul pavimento rosso di Norvegia facciamo l’amore… per la prima volta. Ricordo il suo sorriso quando ci ritroviamo sotto le coperte rosse, sotto il lenzuolo bianco a ridere e a guardarci. Non ci conoscevamo eppure eravamo finiti uno nelle braccia dell’altro.

Passione.

Le sue labbra rosse abbracciano le mie, le nostre lingue si leccano dentro. Una morsa che ci stringe. Poi cadiamo sul tappeto. Le striscio addosso, il mio corpo è duro voglioso del suo corpo. Le alzo le gambe e inizio a leccarla dolcemente con la fantasia di nuvole che si scatenano e battono l’acqua sulle finestre durante un temporale. Tra le sue gambe dolcemente al centro del piacere.  La mia lingua diventa sempre più incisiva. Punge il corpo duro di Matilde che inizia a stringere le gambe intorno alla mia testa. Come un serpente si avvolge sul mio corpo eretto al suo  piacere. Caldo piacere bagnato. Si agita e mi spinge dentro se stessa. Poi si volta e stringe i pugni sul tappeto; mi fa entrare dentro il suo corpo. Accarezzo la sua mente. Il caldo mi avvolge. Dolcemente, dolcemente poi sempre più veloce spazzo le vertigini del piacere. Le stringo il sedere e Matilde sprofonda con i gomiti sul tappeto, il  viso schiacciato tra il rosso del suo rossetto e il grande tappeto. Il fiato sussura il piacere al tempo. Trema. Il rosso del filo incrociato colora il ricordo delle bianche lenzuola. Come i pezzi di una scacchiera: la vita. Matilde – L’amore. Nel deserto dell’anima ci siamo incontrati. Pezzi d’anima scambiati al gioco dello Scacchiere di Marmo. La coscienza.  Uniti i due corpi si accedono nella luce di ricordi di fosforo accecante. Perdo i sensi nel godimento. I nostri colpi pulsano, si stringono sempre più forti e tessono la passione. Perdo i sensi.

Quando mi risveglio Matilde dorme accanto a me.

 “A Roma, la notte prima che partissimo per Tunisi, ti ho mentito.”

Ricordo le sue parole sussurrate nel deserto

Un coniglio bianco mi guarda fisso. Illumina il rosso del tappeto nei suoi occhi.

 Poi si volta, salta e mentre scappa da me sfiora la scacchiera.

 

L’alfiere cade giù.

 

Vicino ai miei occhi prende fuoco – Il coniglio sfoca in lontananza.

Guardo Matilde, è dolce mentre dorme. La sua sensualità, esplosa per le strade del viaggio, rimane in imbarazzo mentre la guarda dormire.

 

Sente il peso della coscienza del mondo

poter giudicare

 poter abbracciare.

essere veramente donna

 davanti ai propri occhi.

 

Mentre mi alzo per cercare una coperta. Il freddo del deserto inizia a soffiare sul mio corpo e i miei sensi alle scoscianti elettrificazioni mentali tremano – Vedo Gysin seduto sulla poltrona della grande sala rossa –  animale-  fuma una lunga pipa marone e indossa i suoi occhialetti di metallo accecante. Ha davanti a sé dei fogli divisi in quattro pezzi. I pezzi di carta girano tra le mani di Gysin come in un mosaico di pezzi mancanti.

Sul bracciolo della poltrona

la carta                             Il carro

è scomposta                    in quattro pezzi.

Mi guarda.

 

“Dimentica l’alfiere e facciamo una partita – mi chiamano Lo scacchiere  di Marmo.”

 

 

Antonin si chiese:

 “Come giocare?”

 

Un pezzo mancante.

Piccoli quadrati

rossi e bianchi

si avvicinavano.

Pavimenti.

Tappeti.

 

 

Nel grande Salone rosso Matilde dorme dimenticata al tempo. Antonin e Lo scacchiere di marmo, Gysin, incontrano il presente.

  • Antonin prende una pistola e spara Gysin. (33%)
    33
  • Gysin conduce Antonin a giocare nella stanza del Cinema-Scacchiera. (67%)
    67
  • Gysin inizia a raccontare una storia ad Antonin. (0%)
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43 Commenti

  • Non la seguivo da un pò ma c’è da dire che diventa sempre più sconvolgente! Accarezzi i sensi, il vuoto a tratti attravesa il linguaggio. come fai? Forse intendevi questo già dal titolo dell’opera? Perchè la chiamerei così, la prima opera con un linguaggio che apre porte ad una nuova percezione del senso.

    Aspetto il Cinema-Schacchiera

  • Accarezza il coniglio
    Pof, per me comincia a essere troppo. Non riesco a seguirti e non mi va di commentare ciò che non capisco. Per chi scrivi? Cosa vuoi comunicare?
    Va bene onirico, va bene anacronico, va bene qualunque cosa strana che termini in ‘-ico’, ma se scrivi senza filtri pensieri che solo tu sei in grado di riconoscere, avendoli fatti, alla fine ti leggerà una persona sola: tu.
    Capitolo dopo capitolo la narrazione, anziché imboccare una direzione che permetta di intravedere una conclusione, si perde in mille rivoli che non sono in grado di seguire.
    Così, non dubito che la scacchiera abbia una grande importanza, ma quando quagliamo il punto? Devi fissare un chiodo ogni tanto, altrimenti sali, sali e al primo appiglio sbagliato vieni giù di botto.

    Ciao ciao

    • Ciao AmoMarta…mi dispiace essere sparito per un pò. Ma Antonin è rimasto nella mia mente e non potevo che continuare la storia. Il tempo di pietra, la scacchiera di marmo e Matilde sono sulla corrente del non-tempo e non si fermeranno. Spero che tu riesca a riprendere in mano le chiavi della storia.

  • Viene bendato, non vedo perché dovrebbe rifiutarsi e la donna è già piuttosto svestita.
    Ciao
    Devo ammettere che sono rimasta a lungo indecisa se commentare o no, più che altro perché non saprei esattamente cosa commentare. Quello che descrivi è un sogno, nel senso che anche quando il protagonista non dorme l’ambiente è marcatamente onirico, incoerente, fuori dal tempo. Inframmezzi frasi molto concrete a stringati periodi – almeno per me – ermetici. Eppure lo fai molto bene. Non so spiegarti e forse è per cercare di spiegarmelo che alla fine ho scelto di commentare: è un po’ come quando ascolto l’ultimo Battisti, musica sofisticata e testi dal significato oscuro che però ti rimangono dentro. Ecco, alla fine fai una bella musica, anche se non ho la più pallida idea di cosa voglia indicare la scacchiera bianca e rossa.
    Ciao Ciao

  • Ciao e benvenuto..
    Adesso andiamo un po’ in Italia?
    Mi sono dovuta concentrare un po’ per cercare di capire l’insieme del tutto.
    Ci sono degli spunti molto interessanti e oserei dire poetici.
    Dove ci vuoi portare?

    Ero nel deserto in quei giorni. Come avrei potuto dire al vecchio scacchiere di Marmo che la sua scacchiera era arrivata. Bela frase, però cercherei di contestualizzarla meglio.

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