Interludio (con Papà).
Certe volte mi viene da pensare a come sarebbe stato bello esistere.
Credo che all’inizio, come tutti, non avrei capito bene in che posto effettivamente mi trovassi: il mondo sarebbe stato qualcosa di mio solo anni ed anni a seguire. Le persone, invece: quelle le avrei riconosciute subito. E i sapori e i colori e il calore. Il dolore (quello non manca mai). Ma il mondo no, non subito.
Certe volte mi siedo e penso al momento della mia nascita. La gioia del nuovo arrivato. La paura di fare male ad un esserino appena nato. I sorrisi, le aspettative, i parenti raccolti in uno stupendo abbraccio umanitario. Quante barriere si abbattono di fronte alla venuta al mondo di un bambino. Ci si ricorda di quando si era piccini così, delle piccolezze stupide ed insignificanti che potevano renderti felice. Quando riguardo il momento della mia nascita li trovo davvero tutti lì: mamma, papà, mia sorella Roberta, mio fratello Giovanni, zia Costanza, zia Giuseppa, zia Francesca, la nonna e il nonno e tanti altri. Non tutti però sorridono. Giovanni e Roberta sì, i nostri cuginetti pure, ma la faccia delle zie, non lo so, sembra diversa; e anche nel sorriso di papà c’è qualcosa di strano, come un pensiero nascosto dietro una smorfia. Credo di aver imparato la differenza fra un adulto ed un bambino proprio qui, riguardando questa scena. La differenza fra un adulto e un bambino è che quest’ultimo sa come sorridere, mentre un adulto deve ricordarsi di farlo.
Non vi saprei dire quanti anni ho. Credo di avere all’incirca la mia età, ma certe volte mi sento così stupido da pensare di essere addirittura più vecchio. Non ho molto da dire su di me, dal momento che, come avete capito, io non sono mai esistito. C’è qualcosa di me nel mondo, ma è qualcosa di totalmente differente dal ricordo. E’ più come una mancanza. Ascoltando le voci che vengono da questa parte, sento come un lamento o una melodia triste – e talvolta mi addormento cullato da questa melodia, da questo urlo – in cui io giaccio – in cui, forse, mi paleso. Ma non conosco nessuno, qui, che possa sentirlo, a parte me.
Vi starete chiedendo come fa qualcuno che non esiste a ricordare di essere nato e a raccontare, così come sto facendo io.
Ma siete sordi? Ve l’ho appena spiegato.
E’ la melodia.
Non so se il mondo è davvero soltanto tutto quello che vediamo. In un certo senso, voi non mi vedete, ma io vi sto parlando ugualmente. Solo che non c’è un granchè da dire su di me. Di cosa posso raccontarvi, vediamo…
Ma certo! Vi parlerò della mia famiglia. Loro li conosco bene. Ed è importante che ascoltiate, perchè non mi ripeterò, dato che ho una pessima memoria.
Bene, cominciamo.
Questo è un capitolo di storia della mia famiglia. La mia famiglia è composta da Papà, La Mamma, Roberta e Giovanni. Ci sono poi i genitori di mamma, i Nonni, e le zie, che sono le sorelle di Nonna. Ci sono anche un sacco di altri cugini e zii e nipoti che non ho mai visto e che nessuno mi ha mai presentato. Non ho idea di cosa ne sia stato dei genitori di Papà, lui non ne parla mai e gli album di fotografie sono sul mobile nero del salotto ed è troppo alto per salirci e darci uno sguardo.
Papà è l’uomo più calmo che abbia mai conosciuto. La Mamma dice che è uno senza spina dorsale e che è bravo solo a farla arrabbiare, ma io li vedo molto spesso abbracciati nel letto: lui è a torso nudo, la mamma gli poggia la testa sul petto e cade sempre in un sonno profondo. Papà, per non svegliarla, legge fino a quando non si rigira, accarezzandole i capelli con l’altra mano. Come lavoro fa il poliziotto, ma dopo i suoi turni ritorna a casa e passa gran parte del suo tempo nella sua stanza dei giochi. Qui sviluppa fotografie fatte in giro per la città nei giorni liberi, legge e si occupa di video dubbing, cioè dà la sua voce ai personaggi delle telenovelas. Una sera ha costretto tutti a guardare uno sceneggiato polacco in cui doppiava un pompiere: come risultato il piccolo Giovanni ha avuto gli incubi per una settimana (“la casa va a fuoco, babbo, la casa va a fuoco!”) e Roberta adesso, quando incontra un polacco per strada, non può smettere di ridere, immaginandolo con la voce di Papà.
Non so perchè Papà faccia tutto questo in gran segreto. E’ come se si vergognasse di mostrare i suoi interessi a qualcuno, persino a noi che siamo la sua famiglia. Forse ha solo bisogno di concentrazione. Se c’è una cosa che adora è, a esempio, stare per conto suo, ad allenarsi colpendo la pera da boxe. Non parla mai di sè e dei suoi problemi, forse neanche con La Mamma; tuttavia, non sembra mai triste, nè arrabbiato. Mentre i ragazzi studiano, lui semplicemente legge o guarda la tv sul divano, pronuciando poche parole (quando qualcuno lo interpella) scandite dalla sua voce profonda, per rispondere alle tante domande di mio fratello Giovanni. Quando lo guardo negli occhi, non riesco a sentire niente. E’ impenetrabile. Mi inquieta.
Ad ogni modo, ero venuto per raccontarvi un cosa…
Nel secondo episodio inizia la vicenda. Prima però facciamo la conoscenza di un altro membro della famiglia.
- Roberta. (10%)
- Giovanni. (10%)
- La Mamma. (80%)

Pingback:
Pingback:
20/10/2016 at 20:52
Be’, quando mi hai scritto che il racconto non terminava col nono capitolo, ti ho creduto.
Invece era proprio finito. Non posso aggiungere altro a quanto ho detto, a parte un ‘in bocca al lupo’, visto il progetto che ci fai intravvedere.
Ciao ciao
14/10/2016 at 08:44
8-10 per l’originalità e lo stile, ma prima di pubblicarlo ti consiglio di approfondire un po’ tutti i personaggi e la storia, potrebbe venirne fuori un piccolo capolavoro.
14/10/2016 at 09:51
Troppo buona, troppo buona! Si, ci voglio lavorare per bene e farlo “crescere” abbastanza. Grazie per il commento.
18/09/2016 at 18:10
Ciao Gianluca
Mi ero persa il finale della tua storia.
Devo dire che mi ha un po’ spiazzata perché hai chiuso al nono capitolo.
Ho letto con interesse il tuo racconto e voto 4-7 perché, come dicono le insegnanti sempre, si può sempre migliorare.
Ti lascio un piccolissimo regalo/ricordo: alcuni versi che mi piacciono molto del poeta Fernando Pessoa
“Nuvole…
Esisto senza che io lo sappia e morirò senza che io lo voglia. Sono l’intervallo fra ciò che sono e ciò che non sono, fra quanto sogno di essere e quanto la vita mi ha fatto essere, la media astratta e carnale fra cose che non sono niente più il niente di me stesso.”
ciao al prossimo
18/09/2016 at 19:06
Il tuo commento mi spiazza, perché Pessoa è uno dei miei poeti preferiti.
Ho deciso di sacrificare molto del racconto e di dare un altro messaggio nel finale per poter valutare al meglio il feedback. La strategia ha portato dei risultati. Come immaginavi finisse?
Credo che questo sarà il nucleo per un qualcosa di futuro. Voglio portare questo niente di me stesso a compimento, se posso.
Grazie per avermi seguito e condividi il racconto con un tuo amico, se ti è piaciuto.
17/09/2016 at 00:36
Ciao. Ho letto ora tutti gli episodi del tuo racconto. L’ho trovato commovente perché la voce narrante è quella di un bambino che non esiste… ma che nel finale è protagonista di un colpo di scena. Mi ha fatto molta tenerezza. Davvero una bella idea 🙂 Buona fortuna!
17/09/2016 at 15:13
L’idea di renderlo davvero protagonista della storia è nata solo negli ultimi giorni, poiché il finale originario prevedeva altro. Grazie per il meraviglioso commento, non dimenticare di condividerlo con un tuo amico se ti è piaciuto!
06/09/2016 at 22:56
Ho letto tutto di un fiato il racconto e devo dirti che l’ho amato davvero. L’idea di finire con un voto mi sembra assolutamente originale e utile. Ho votato 8-10 meritatissimo. Complimenti.
06/09/2016 at 23:01
Uau, sembra un sogno. Grazie mille, condividilo con chi vuoi e aspetto con ansia qualche critica, a questo punto.
28/08/2016 at 21:02
Bella la scena finale della nascita. Curioso che tu non abbia voluto usare tutti e dieci gli episodi.
Comunque, ho votato tra 4-7. Ribadisco che l’idea alla base di questa storia non è male. Usando le tue parole è gradevole. E sono d’accordo con l’idea che si possa migliorare. Più che altro, tenendo conto della trama, lì spieghi che Diego non è nato e fai supporre che non nascerà mai. Poi, però, nasce. A questo punto il miglioramento che mi è venuto in mente è quello di far ruotare tutto intorno alla nascita imminente di Diego. Che poi tanto sicura non è, magari perché non va tutto liscio. Naturalmente questo è solo un parere.
28/08/2016 at 21:45
Non avrei concluso anche se avessi avuto altri dieci episodi. Il corpo della storia è ancora in costruzione. Il finale, inaspettato anche a me, è molto più ottimista di quello presente nella mia prima stesura e lascia intendere molto, se lo rileggi con più attenzione.
Grazie per il voto positivo, mi lascia ben sperare.
23/08/2016 at 08:24
Ciao Gianluca,
Interessante l’idea di ‘votare’ il racconto, anche se per farlo devi rinunciare all’ultimo capitolo.
Il mio voto è 4-7, il fatto stesso che l’abbia continuato a leggere fin qui dice che l’ho trovato gradevole. Avrai tutti i voti in questa fascia, quindi ti specifico che il mio è 6.
Il voto è espressione dei miei gusti personali, quindi non dargli troppo valore. Ciò che ho apprezzato: l’idea di fondo e la scrittura gradevole e sempre accurata. CIò che mi è mancato: una maggiore linearità del racconto, apri molte parentesi, a mio parere troppe, ma ne chiudi solo qualcuna.
La prima parte di questo capitolo mi è piaciuta parecchio.
Resti, a mio modesto parere, uno degli autori più interessanti su questa piattaforma.
Nota per la revisione: un chirurgo in sala parto è raro, se non si tratta di un cesareo. O meglio: il medico nelle fasi finali c’è, ma lo definirei semplicemente medico.
Ciao ciao
23/08/2016 at 10:17
Grazie per avermi concesso qualche minuto del tuo tempo e di essere stata sincera. Recensioni così sono proprio quello che mi servono.
L’idea di fondo mi ballava dentro da un po’, ma non avevo mai avuta la giusta distanza da una serie di eventi. Non avevo neanche l’attitudine ad affrontare il tema. Le parentesi che apro, è vero, sono tante, e si nota sulla piattaforma a causa dell’enorme quantità di cose che vorrei sviluppare e che devo rivedere o tagliare. Ciononostante, ho fatto dei passi avanti con questo racconto rispetto ai precedenti.
Grazie per avermi seguito, per avermi coccolato e anche punzecchiato. Occorrono figure e personalità come te, qui, per ravvivare un po’ cose.
Ps: ho ancora un capitolo.
07/08/2016 at 19:23
Cambiamento di Papà.
Ma descrivi un bambino perfido!
Roba da Criminal Minds!
Ho avuto compagni veramente insopportabili che non si sarebbero mai sognati di fare una cosa simile. Però non so bene se le api affumicate hanno poi tanta voglia di andare a ronzare sopra bambini zuccherati 🙂
Ciao Ciao
09/08/2016 at 16:42
Dovresti provare.
Vado con Papà, mi sa.
01/08/2016 at 11:12
Non male come idea quella di usare un punto di vista inusuale per raccontare di questa famiglia. io ho votato per vedere che fine aveva fatto la mamma. Ma sono d’accordo con la maggioranza.
Sono curiosa di vedere come concluderai questo racconto.
31/07/2016 at 00:02
Altro bellissimo episodio con spunti di riflessione come solo tu sai dare… di curiosità ne avrei qualcuna… ma diciamo che approfondirei di più le ragioni del cambiamento del papà, se non ti dispiace… 😉
31/07/2016 at 00:37
OK, ma non mi puoi lasciare a metà, sono curioso di ascoltare cosa vuoi sapere.
30/07/2016 at 09:08
Questo capitolo mi è piaciuto molto e riflette bene gli inizi dell’adolescenza: quel mix di voglia di far male agli altri per sentirsi bene, e nello stesso tempo sentire il peso della coscienza perché si è sempre più vicini a trasformarsi in adulti, la voglia di giocare e quella di essere grandi insieme.
Stavo per votare la mamma ma mi è venuta la curiosità: ma non potremmo vedere che ne pensa Roberta di dover rimpiazzare sua madre con un padre semiasente o in ogni caso poco utile? Ne è felice? O vorrebbe riprendere la sua vita ma è soggiogata dal senso del dovere?
Ciao
30/07/2016 at 13:25
Bellissimo spunto! In effetti non avevo in mente di parlarne, ma ora che me lo chiedi potrei pensare di introdurre qualcosa..
Grazie mille per il tuo commento!
30/07/2016 at 07:59
Ecco Giovanni che entra definitivamente nell’Adolescenza….
Tutto intorno a lui rimane uguale al giorno prima ma “i suoi occhi” sono cambiati: e scoperchia la sua “cazzimma” …
Ci dirai o no qualche cosa in più sul papà?
🙂 🙂
30/07/2016 at 13:23
La cazzimma nella vita é fondamentale 🙂
25/07/2016 at 14:19
Non ho teorie sul padre e se hai spiegato qualcosa non l’ho capita.
In questi ultimi capitoli, fatico a seguire il filo.
Ciao ciao
26/07/2016 at 12:44
Vorrà dire che nel prossimo svelerò qualche segreto.
24/07/2016 at 21:01
Ho la mia teoria.
Per ora non la dico, però, perché mi piace lasciarmi sorprendere dalla tua storia. Bravo, Gianluca.
25/07/2016 at 06:31
Grazie come al solito di essere passato. Sono curiosissimo però : dimmi qualcosa!
19/07/2016 at 07:23
Voto “ho la mia teoria su Papà”.
Dapprima, il suo comportamento distratto nei confronti della casa e della famiglia e il suo tornare “bambino”, mi ha trasmesso che provasse una grande noia e necessità d’evasione per qualcosa andata storta e forse finita. Dopo invece, il suo mettere tutto a posto, riempire il frigo ecc… mi ha fatto pensare che il ritorno del La Mamma fosse imminente.
Chissà… tutte ipotesi campate in aria?
Mi è piaciuto l’episodio.
🙂
19/07/2016 at 17:21
Meno male 🙂 in realtà potrebbe essere più complessa di così, o magari proprio come dici tu… Ho voluto lasciarla a voi per ascoltare le speculazioni.
18/07/2016 at 11:17
Teoria!
Bellissimo questo episodio!! 😉
18/07/2016 at 13:50
Il tuo bellissimo dice tutto! Grazie ! Ma nessuno mi rivela le teorie su Papà ed io sono curioso!
15/07/2016 at 14:43
Perché il papà appare così rilassato????? Dimmi che non è quello che penso…
“Giovanni era molto sensibile ai cambiamenti (ma anche altrettanto veloce nell’adattarsi)” in questa frase hai condensato il suo modo di affrontare la vita ma soprattutto gli aspetti più difficili. Bravo.
15/07/2016 at 18:03
Non so quello che pensi, sono curiosissimo.
14/07/2016 at 20:58
Spostiamo l’attenzione sul papà.
“L’autotomia” una forma di autodifesa per la lucertola come lo è la capacità di adattamento di Giovanni per scappare da un predatore pericoloso… il dolore 😉
14/07/2016 at 21:08
Qualcuno ha appena fatto bingo.
13/07/2016 at 11:34
Papà… parliamo della sua felicità.
Chi non ha mai assistito allo staccarsi della coda di una lucertola da piccolo? è capitato anche a me… una lezione di scienze in piena regola… 😉
13/07/2016 at 11:54
Vero, ma l’importante è da grande… non esistere …
“come una lucertola cui tagliano la coda
e che è irrequietamente coda al di là della lucertola” (F.Pessoa)
divago…
🙂 🙂
13/07/2016 at 15:18
Se ti piacciono cose del genere da piccolo, ti porti dietro qualcosa.
13/07/2016 at 10:03
Qual’è il prossimo trucco?
CIao,
Ho trovato bello il quinto capitolo, in effetti mi aspettavo che giustificassi in questo modo l’esistenza della voce narrante, a mio parere lo hai reso bene a parole.
Ma hai lasciato in sospeso la vicenda del capitolo quattro: abbiamo una figlia che viene soccorsa piangente dal commissario/padre ma non mi è affatto chiaro il perché.
Quando riannodi il filo?
Un’altra osservazione, sicuramente pedante: in questo capitolo il protagonista salta giù dalla macchina per seguire Giovanni, quindi presumo che scriva ‘ciò che vede’. Molto spesso però entra nella testa non solo dei propri familiari, ma anche di estranei, vedi Maria Antonietta. Questo mi confonde un po’.
Noto con interesse e curiosità che gli insetti ritornano anche in questo tuo racconto.
Scusami, ho intuito che non apprezzi particolarmente interminabili dissertazioni come questa, fatte tra l’altro da chi non ne ha titolo, ma semplicemente, quando osservo qualcosa trovo giusto scriverlo, così se vuoi puoi discuterne e se necessario spiegarmi dove sbaglio. Così diventa utile, almeno per me! 😀 😀
Ciao Ciao
13/07/2016 at 10:46
Ahah Moneta, mi servirebbero altro dieci capitoli per spiegarti tutto
13/07/2016 at 10:50
Messaggio ricevuto.
Sei un bit: o acceso o spento.
O tutto o, come in questo caso, niente.
13/07/2016 at 15:16
Ti avevo scritto un messaggio lunghissimo, ma non so perché da cellulare me l’ha tagliato.
Volevo dirti che Diego chiarirà qualche altro punto più in là. Per quanto,riguarda Roberta, non é detto che il,filo,si riannodi: ne sto sbrogliando un altro.
13/07/2016 at 11:35
Ragazzi! levate ‘st’apostrofo da QUAL E’, please 😉
13/07/2016 at 11:40
Hai ragione, mi scappa troppo spesso.
Però anche tu, che grigia: si scrive QUAL È, leva ‘sto apostrofo da E’!!!!
Ah ah ah! Uno pari!
13/07/2016 at 11:43
Quando uso le maiuscole non mi va di andare a cercare tra i caratteri speciali.. dovevo solo rendere l’idea! ( linguaccia) 😉
13/07/2016 at 15:17
Scusa, mamma.
13/07/2016 at 15:34
prego, figliolo
12/07/2016 at 15:33
Gelosia e ammirazione per questo fratellino che ha delle “stranezze”…
In fondo, l’interesse per gli d’insetti non è così inusuale nei bambini, solo che non è matematica o italiano – che sono le superbe materie della scuola – e per questo viene spesso ostracizzato.
Conosciamo meglio questo padre, così magari capiremo meglio il protagonista e i valori della famiglia.
Bravo comunque.
🙂
12/07/2016 at 16:11
Questo padre sarà un osso duro, me lo sento 😉
Come avrai capito, la passione per gli insetti è anche un po’ mia 🙂
Grazie per essere passata e a presto!
29/06/2016 at 21:00
Altroché se è tutto più chiaro, ma vorrei aggiungere qualcosa… mi piace molto il tuo stile 😉
30/06/2016 at 11:57
Thank you 🙂 grazie di essere passato. Cosa vorresti aggiungere?
16/06/2016 at 16:48
Sì, adesso tutto è più chiaro… e quando ho capito mi è preso un colpo! Stavo quasi per abbandonare la lettura, non avevo voglia di piangere ed ero sicura che se avessi continuato sarebbe accaduto, ma mi piace molto la tua storia e il modo in cui la racconti e quindi…
Sei davvero molto bravo.
16/06/2016 at 20:27
Ah, ecco perché non riesco a raccogliere punti, la mia storia fa piangere
15/06/2016 at 15:01
La tua scrittura continua ad essere fluida e vivida e davvero mi convinco che sei un ottimo narratore. Credo che stavolta tu abbia dipanato i miei precedenti dubbi, e che la situazione sia stata chiarita a dovere.
15/06/2016 at 15:37
Meno male. Adesso posso proseguire per bene 🙂
14/06/2016 at 13:53
Mi è piaciuto l’episodio.
Tu descrivi bene due modi di non esistere (nel senso di essere ignorato/non rispettato) pur avendo un corpo: parlare e non essere mai ascoltato (della serie non avere voce in capitolo) oppure avere un’immagine di sé che non corrisponde alle aspettative proprie o degli altri e, di conseguenza, all’immagine che altri hanno di te.
Si intravede anche la naturale gelosia verso il fratello più piccolo. In fondo essere più grande significa, senza possibilità di controversia, essere nato PRIMA dell’altro e pertanto essere stati PRIMI nell’affetto dei genitori/parenti.
…sapere di più su Giovanni…a scuola (opzione del precedente capitolo).
Ciao
🙂
14/06/2016 at 13:59
Mi è piacuto il tuo commento introspettivo. Ho servito su un piatto d’argento una serie di verità personali che dovevano essere solo colte – e tu l’hai fatto. Mi interessava però sapere se Diego si è spiegato a sufficienza oppure no.
Grazie per essere passata e a prestissimo!
14/06/2016 at 14:04
Per me si è spiegato benissimo.
14/06/2016 at 14:24
Perfetto 😉 merci!
17/06/2016 at 10:54
Tu che sembri un “deep observer”, pensi di passare a leggere la mia atipica storia?
Mi piacerebbe conoscere il tuo punto di vista, sempre che tu lo voglia ovviamente.
ciao
🙂
14/06/2016 at 07:03
A scuola…
Sai scandagliare molto bene l’animo umano, mostri una sensibilità rara che ti porta a cogliere l’essenza di chiunque, senza distinzione di sesso o età.
Bravo.
14/06/2016 at 10:43
Grazie di essere passata. Io invece non vedo l’ora di leggere il seguito. Sei autorizzata ad usare tutte le finezze anatomopatologiche di questo mondo.
31/05/2016 at 10:13
Bella la chiusa finale, bravo come sempre. la storia è davvero molto interessante; altrove … l’approfondirei, fossi in te.
Mentre si trova a scuola.
31/05/2016 at 16:50
Grazie di essere passata 🙂 come sai devo fare tutto velocemente, ma dato che l’idea piace posso pensarci su.
30/05/2016 at 21:13
In strada con gli amici.
Bravo, Gianluca, altro capitolo che mi è molto piaciuto. Aspetto il prossimo con ansia, perché la tua storia mi piace tanto e perché vorrei tanto capire chi è Diego e soprattutto cos’è. Ma questo credo lo vogliano sapere tutti e credo che ce lo dirai, giustamente, alla fine! Intanto mi godo il viaggio, alla prossima!
31/05/2016 at 18:54
Grazie mille, sono contento ti stia piacendo 🙂 ma Diego potrebbe anche decidere di tacere, chissà.
30/05/2016 at 09:48
“Sembrava l’uomo giusto per ogni situazione. Gli mancava solo il tempismo”: una definizione perfetta che si adatta a molta gente.
Diciamo in strada con gli amichetti. Finora le abbiamo sempre visti tutti al chiuso, usciamo all’aria aperta
30/05/2016 at 10:42
Vediamo dai. Ne vedrete delle belle con Giovanni.
Grazie per il commento!!
29/05/2016 at 19:20
Ho letto solo ora i tuoi quattro episodi e mi sono piaciuti.
Devo ancora capire bene l’esistere /senza esistere che fa di sottofondo al racconto.
per ora voto mentre si trova a scuola (quanto è piccolo giovanni?)
ciao
🙂
29/05/2016 at 21:59
La posizione di Diego e’ un po’ misteriosa. Diventera’ chiara strada facendo. Cosi’ come l’eta’ di Giovanni. Grazie per essere passata: piacere, semplicemente, a qualcuno e’ un gran risultato!
29/05/2016 at 14:02
Ma che bel modo di scrivere! Mi sembra di stare a casa, davanti a un focolare, ad ascoltare un’interessante storia familiare di oggi. Complimenti davvero.
Vorrei vederlo a scuola, Giovanni. Me lo immagino lì inizialmente, seduto a un banco, con la mente che svolazza di qua e di là, senza meta, mentre l’insegnante spiega qualcosa che forse non lo attira granché.
29/05/2016 at 21:59
Grazie mille 🙂 mi ero ripromesso di non deludere! A prestissimo!
Pingback:
24/05/2016 at 20:15
semplice, desidera far ingelosire qualcuno che è presente alla festa!
Gran bel capitolo!
28/05/2016 at 16:47
Grazie 🙂 in effetti le cose potrebbero essere abbastanza semplici.
16/05/2016 at 08:48
Sex.
Mi è molto piaciuto il capitolo su Roberta e anche la scoperta di questo nuovo lato da terrorista della Mamma. Bravo!
28/05/2016 at 16:47
La Mamma è fatta per insegnare 😉 ma ha i suoi difetti.
06/05/2016 at 23:08
Penso che voglia far ingelosire qualcuno e penso anche che questo sia un episodio davvero profondo che mostra molta introspezione.
07/05/2016 at 06:37
In un certo modo lo è. Ho avuto l’impressione di aver perso un po’ di mordente, però.
06/05/2016 at 14:39
Ciao
Non mi pare che ti piacciano molto i luoghi comuni quindi escludo la prima ipotesi, la seconda non sta in piedi perché il moscone le ronza intorno da tempo. Penso che… ma che ne so?… penso che ormai pensi – a torto – che per lui non c’è storia quindi la ‘porta’ dove c’è un suo amico interessato a lei. Devo dirti che questo terzo capitolo mi lascia un po’ così, forse comincia a mostrarsi l’enorme difficoltà di raccontare dal punto di vista che hai scelto. Non so, fino a che si trattava di un non-bambino che descriveva un periodo temporale ben delimitato della sua non-famiglia mi convinceva di più. Ma se deve seguire tutti fino all’adolescenza o oltre, tutto il discorso del linguaggio adeguato al bimbo che poco conosce del mondo diventa tremendamente più complesso perché il tuo ‘eterno bambino’ si troverà a confrontarsi ogni giorno di più con realtà che non potrebbe razionalizzare. Vedi l’adolescenza, che pure gli adulti faticano a capire. E soprattutto non ha i mezzi per descrivercela.
Non so, sono curiosa del seguito.
Ciao Ciao
06/05/2016 at 18:39
Diego è essenzialmente uno a cui piace raccontare senza farsi troppe domande. Vuole sono apparire interessante. Di sicuro non è uno che conosce tutti i termini adatti, come tu dici, ne credo abbia intenzione di impararne di nuovi. E comunque sta raccontando ancora la stessa vicenda, poco dopo la morte del Nonno; ma ovviamente ogni personaggio ha la sua storia. Da quanto ho capito pensi che il racconto non stia centrando più il punto o che non stia rispettando il canone col quale era partito. Probabilmente hai ragione. Ci penserò. Continua a passare e a presto
06/05/2016 at 14:00
Sesso.
Francesco vuole sesso, non c’è dubbio.
Pingback:
05/05/2016 at 22:54
Roberta.
Ma non era la mamma? Vieni perdonato solo perché il nonno è uno forte, sappilo *ovviamente scherzo*. Molto bravo, Giovanni, vai così.
06/05/2016 at 03:09
Meno male 😀 il fatto è che la mamma non entra in un solo capitolo!
06/05/2016 at 07:56
P.S. Volevo dire ovviamente molto bravo Gianluca, pensavo ancora alla votazione evidentemente!
03/05/2016 at 16:42
Parliamo di Giovanni, il più piccolo.
Più che sulla mamma, mi è piaciuta la descrizione del nonno, un vero e proprio patriarca.
Al prossimo 🙂
03/05/2016 at 20:46
Grazie mille 🙂 La Mamma non entra in un solo capitolo 😛 il Nonno e’ piu’ incisivo 😛
03/05/2016 at 14:24
Io dico Roberta. Continua abbastanza bene il tuo narrare … Mi ha un tantino “disturbata” la descrizione che fai sul cancro, ma ovviamente son gusti. 🙂
03/05/2016 at 20:44
Che idea del cancro avevi da bambina?
Io nessuna.
Figurati Diego!
Ad ogni modo grazie per l’appoggio, mi metto al lavoro per i prossimi capitoli gia’ da ora 🙂
03/05/2016 at 10:54
Ciao, mi ha incuriosito la trama del tuo racconto.
Trovo sempre interessante “raccontarsi” – penso che tu lo stai facendo tramite la tua famiglia..
E cmq, si inizia sempre con qualcosa (argomento) cui si conosce bene.
Visto che sei all’inizio, son curioso di vedere come te la caverai nei restanti capitoli.
Forza e coraggio 🙂
Seguo e Voto per Roberta
03/05/2016 at 11:08
Si, hai detto bene, mi piace raccontarmi e il mio fratello fittizio lo sta facendo abbastanza bene, per il momento! Felice di conoscerti e a prestissimo!
03/05/2016 at 10:41
Parliamo di Roberta….
Essere passati tutti dal grande salone e dalla stessa scrivania per studiare l’Europa o la religione, radunarsi tutti per cena ma solo a casa dei nonni e – chissà perchè – mai a casa propria, che però è uno specchio, è qualcosa in cui mi riconosco. Quando racconti del cancro, no. Lì non mi sono riconosciuta. Io lo vivo qui in casa e non è proprio così che procede… infatti non mi piace leggerlo, ma fa parte della quotidianità immagino, per cui non è che posso generalizzare. Ognuno lo affronta a suo modo. E’ vero, ci si raduna solo dai nonni, per tornare a ciò che dicevo all’inizio, e questo forse è segno che le nuove generazioni perderanno una tradizione per rimpiazzarla con un’app. Perchè mi pare che è a questo che andiamo incontro. Attento ai refusi 😉
03/05/2016 at 11:06
Il cancro è qualcosa di molto complesso da gestire, a tutti i livelli e sotto ogni aspetto. Diego può permettersi di parlare con un certo distacco, persino ironia, di questo per via della sua condizione. Ma io, come te, l’ho vissuto. Tra l’altro, non dovrei dirtelo ma vabbè, ti scrivo dalla casa di un mio caro amico che é appena deceduto per un sarcoma. Aveva la mia età.
Grazie per i consigli e a presto
03/05/2016 at 11:11
Mi dispiace moltissimo per il tuo amico e di più per te e per tutti quelli che gli vogliono bene, perchè sopravvivere a qualcuno che amiamo è più difficile che morire…
03/05/2016 at 20:45
Niente di tutto questo e’ difficile. Solo ingiusto.
03/05/2016 at 10:03
Di Giovanni, ha qualcosa di strano quel bimbo.
Ciao,
Mi piace il tentativo di ‘rendersi bambino’ anche nello stile di scrittura, eliminando fronzoli inutili, il più concreto possibile, sospendendo alcuni punti che per l’età non si è in grado di capire. Forse fa parte di questo anche la ripetizione frequente di ‘La Mamma’, anche se in alcuni punti lo trovo un po’ pesante. Ma si capisce che, così, in maiuscolo, (con pure l’articolo che al papà è negato!) è Il Pilastro e Il Faro. La frase ‘al contrario dei fatti’ riferita ai fratelli non l’ho proprio capita.
Un’altra cosa: famiglia italiana, figli piccoli, se si sono conosciuti durante il servizio militare di lui, la storia deve essere ambientata nel passato.
Ciao Ciao
03/05/2016 at 10:31
Ciao Moneta,
sì, La Mamma (sempre con l’articolo e sempre con la maiuscola) è davvero il centro di tutto per Diego.
“Al contrario dei fatti” sta in riferimento alla proposizione precedente; leggi “nonostante questo”;
la storia sembra ambientata nel passato, ma Diego può utilizzare tutte le forme verbali che gli piacciono 🙂
Grazie per essere passata e a presto! 🙂
Pingback:
01/05/2016 at 12:03
E niente, ti seguo.
Devo dire che il tema del bambino non-nato mi fa un po’ storcere il naso, ma la narrazione compensa ben bene i miei gusti un po’ difficili. Non ho nessuna critica da farti: il racconto è ben scritto e ben formattato; non ci sono scivoloni, scorre bene e si legge molto velocemente, senza intoppi.
C’era chi aveva detto “di tutte le cose dette o scritte, la più triste è ‘sarebbe potuto essere'”, e penso tu abbia reso bene l’idea già da adesso.
Continua così.
01/05/2016 at 19:28
Perche’ ti fa storcere il naso? 🙂
02/05/2016 at 19:19
Mah, sarà che mi ricorda certe cose che scrivevo (male) qualche anno fa. Sai com’è: riflessi incondizionati. XD
29/04/2016 at 08:16
Ciao,
Dopo il papà, la mamma, sono i primi riferimenti di ogni nuovo non nato.
Leggendo le prime righe cercavo di ‘razionalizzare’ il tuo personaggio senza riuscirci.
Poi ho improvvisamente capito realizzando che anch’io sento parlare i vuoti, le lacune, le mancanze di una persona che non ho mai potuto conoscere, che esistendo avrebbe cambiato la mia esistenza e non facendolo l’ha comunque cambiata.
Scrivi molto bene e hai un gran coraggio ad affrontare un racconto da un punto di vista così originale.
Ciao, a presto
29/04/2016 at 18:15
Ciao cara
29/04/2016 at 18:16
(…) grazie mille a per la comprensione e per i complimenti! A prestissimo!
28/04/2016 at 17:58
La mamma.
Ciao Gianluca, e benvenuto.
Il tuo incipit mi ha colpito per due motivi. Per come è scritto (molto bene) e per l’argomento.
Ti seguo volentieri, a presto.
29/04/2016 at 18:17
Wow, ti ringrazio! Felice che per il momento piaccia
28/04/2016 at 10:55
La mamma.
Un incipit molto coinvolgente il tuo, mi ha convinta. Ti seguo, voglio davvero conoscere la storia del non-nato Diego. A presto!
29/04/2016 at 18:18
Che bello, felice che ti abbia presa! A presto!
28/04/2016 at 09:21
Conosciamo la mamma, adesso. L’incipit prende davvero, bravo… La storia è tutta da costruire, però una buona base c’è. 🙂
29/04/2016 at 18:14
Grazie mille, sono felice che abbia catturato l’attenzione di qualcuno come te
29/04/2016 at 18:19
Che vuoi dire qualcuno come me? ahahhahahahha.
29/04/2016 at 21:03
Scusa, il cellulare si mangia le parole: i tuoi racconti sono un gran successo e sapere che apprezzi il mio,incipit é un’emozione!
28/04/2016 at 08:53
Scelgo Roberta, mi ha incuriosito a pelle.
La storia è ancora acerba, dobbiamo scoprire tutto insieme a Diego. In un certo senso siamo non-esistenti come lui, quindi seguiamolo e scopriamo che storia ha in mente. 🙂
28/04/2016 at 08:06
Di solito quando sento o leggo l’espressione “bambino mai nato” sento spontaneamente una certa diffidenza, ma il tuo incipit è davvero intrigante e ben scritto. E poi, sarà che questo papà mi ricorda quello dei miei figli, adesso voglio conoscere mamma. Bravo.
28/04/2016 at 08:42
Grazie per la fiducia e…a presto!
27/04/2016 at 23:33
Carissimo Gianluca,
ti ho letto con vero interesse. Un incipit bellissimo e scritto bene e col cuore. Può sembrare davvero personale, se non fosse che immagino si tratti di un’invenzione, ma è proprio questo che fa di te un buon autore, che hai reso l’invenzione talmente personale e l’hai mostrata così minuziosamente da renderla credibile, vivida, quindi reale. Perciò , che dire, hai vinto.
La descrizione del papà è fantastica. Lui che doppia, lui che fa il poliziotto, lui che scatta fotografie. Per questo voto per conoscere la mamma, dopo il papà credo sia giusto conoscere lei prima di andare avanti. Ovvio che poi vorrò conoscere anche Roberta e Giovanni 😉
con la frase “un pensiero nascosto dietro una smorfia.” hai espresso perfettamente cosa sono gli adulti. Bravo davvero. Felice di averti scoperto. Seguo.
28/04/2016 at 00:17
Wow, senza parole! Sicuro che non sei un talent scout o qualcuno ingaggiato da The Incipit 😉 ?
Scherzi parte, c’è molto di personale ma anche molta farina del mio sacco; sono felice che ti sia piaciuto l’esordio, l’ho battuto di getto poche ore fa 🙂
Senza volerlo ci hai preso: ho pubblicato sul mio blog una captatio benevolentiae dove spiego un po’ il background della storia, dato che significa molto per me.
Iniziare con questo commento superpositivo mi dà la carica! Grazie mille!
Pingback:
27/04/2016 at 23:03
A me interessa il fratello Giovanni, un po’ per il nome e un po’ per quello che hai scritto di lui.
Quando lo guardo negli occhi, non riesco a sentire niente. E’ impenetrabile. Mi inquieta. –
E’ un bell’esperimento il tuo!
28/04/2016 at 08:44
Grazie Alessandra
28/04/2016 at 08:45
Sono un Grande fan del,tuo racconto e avere questo,commento mi riempie di gioia
28/04/2016 at 13:44
Maddai non credevo. Grazie!