Un domani.

Il Nonno (come tutto è iniziato).

Io il Nonno, bene bene, non l’ho mai conosciuto. Non sono mai diventato grande abbastanza per capire come aveva fatto a mettere insieme così bene tante persone diverse, fino a formare una famiglia. Trovo il tutto molto semplice, ma allo stesso tempo straordinario. Si è sempre creato un nonsochè di magico nel riunirci, nello stare raccolti in uno stesso posto più volte l’anno; e quello che mi chiedevo sempre era: ma perchè non lo facciamo anche noi? Perchè andiamo sempre dai Nonni, ma nessuno viene mai a casa nostra?
La Mamma lo diceva sempre che questa casa aveva qualcosa di magico, di speciale. Tutti siamo cresciuti fra queste mura; tutti abbiamo giocato con la stessa nouvelle cuisine bianca e rossa, storcendo il naso quando qualcuno più piccolo di noi, un fratellino o un cuginetto, ci metteva le mani; tutti abbiamo letto le fiabe dai libroni nel salotto, uno spazio proibito e polveroso in cui adoravamo chiuderci per imparare ad emozionarci (senza andare da nessuna parte); tutti abbiamo studiato nella stessa stanza, alla stessa scrivania, confrontandoci con i sette re di Roma, le capitali d’Europa e le morali del libro di religione. Forse è per questo che tutti torniamo qui, ogni anno.
Le cose cambiarono quando il Nonno ci lasciò definitivamente. Non l’ho più rivisto, dopo quel giorno, ma il fatto che ora sia qui a raccontarvi questa storia mi fa pensare che verrà presto un’altra volta. La Mamma non fa che incontrarlo, invece. Nei suoi sogni.
Da quel momento, è stata La Mamma a cercare di prendere le redini della famiglia in mano. La nonna, non ne vogliate, non poteva assumersi questa responsabilità.
La mamma è una piena di energie: non la vedo mai riposare, se non nel letto, con papà. E’ la coordinatrice di non so quale servizio civile, dipartimentale, multi-iper-ultra regionale…fatto sta che è una importante! Nemmeno del suo passato so molto, un po’ perchè lei non ne parla, ma soprattutto perchè i genitori sono genitori e basta – non sono normali esseri umani, con una vita, un passato, un amore…Quello che so è che ha incontrato Papà quando era molto giovane, mentre lui prestava servizio militare, e da allora non si sono più separati.
La Mamma, in effetti, un rapporto extraconiugale ce l’ha ed è con La Casa stessa. Credo che i due vivano in simbiosi o roba simile. Tutte le stanze de La Casa devono essere pulite ed ordinate, splendenti, pronte ad accogliere ospiti provenienti da ogni dove. In tanti anni non ho mai visto nessuno di particolare, se non l’uomo del gas, di tanto in tanto, e qualche muratore. Giovanni e Roberta, al contrario dei fatti, hanno ricevuto un’educazione asburgica e ancora oggi fanno la riverenza persino al postino, ringraziando tre volte, come si usa. A parte tutto, rimane una bella casa; l’unica nota stonata rimane la stanza de La Mamma, mausoleo incondizionato e ricettacolo di ogni possibile cianfrusaglia. Papà deve farsi strada a scopate per arrivare al letto. Ovviamente nessuno pensa di dare una sistemata, visto che si tratta di un ambiente privato e non adatto ad accogliere qualcuno.
La Mamma lo diceva sempre che tutto questo non era davvero per qualcuno, per un estraneo, ma solo e soltanto per noi. E aveva ragione. Era come se La Mamma si stesse preparando ad accogliere il testimone che il Nonno le avrebbe passato. Questi infatti aveva fatto la sua fortuna cominciando come apprendista presso un grande laboratorio sartoriale: dopo la morte inspiegabile del più giovane dei figli del proprietario, questi lo aveva preso a benvolere come una specie di figlio adottivo. In quattro anni, Nonno diventò socio al 50% ed aiutò la piccola fabbrica ad espandersi, forte delle amicizie che si era fatto nel frattempo. In breve, i due aprirono un secondo laboratorio, un terzo fuori città e così via. Divenuto unico titolare di una discreta rete aziendale a soli 27 anni, mandò avanti l’impresa fino a che si dovette ritirare per problemi di salute. Cancro.
Il suo secondo non pare molto affidabile; per fortuna c’è La Mamma che lo fa rigare dritto.
Il cancro. Non so bene di cosa sia morto precisamente il nonno. La Mamma invece ha studiato molto e saprebbe dirvelo con maggior precisione. Credo sia una specie di cosa che ti cresce dentro, come un parassita, ma che non ti becchi mangiando la carne cruda o la frutta senza lavarti le mani.  Diventi magro e bianco, come Micheal Jackson – ma senza naso all’insù, il che è un bel vantaggio. Lo svantaggio ce l’ha chi ti vede morire giorno dopo giorno un poco di più. Tutti in famiglia sapevano che il nonno stava morendo, anche senza conoscerne la causa. Stavano tutti all’erta, pronti ad attutire il colpo, una volta che questo sarebbe arrivato. Erano tutti convinti di essere preparati e forti abbastanza per tutto questo. Ma come vi ho accennato all’inizio, se più di una famiglia gira intorno ad una sola persona e ad un solo luogo, quando il centro viene a mancare, gli equilibri si spezzano. E allora può accadere qualsiasi cosa. Ma questo è un altro capitolo.
Ora..

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