Dove eravamo rimasti?
Epilogo: quante vite
Non sa cosa l’abbia svegliata: è ancora presto, dalle tende filtra una luce fioca e livida.
Nonostante la notte sia stata breve, si sente piena d’energia: l’eccitazione, certamente. Esce silenziosamente dal letto per non disturbare l’uomo che le dorme accanto.
Ha voglia di saltare, di correre, di cantare. Come una bambina.
Però ha sete, una sete tremenda.
È troppo presto per saltare e far chiasso, ma può occuparsi della sete. Si guarda intorno: nel secchio di ghiaccio ormai fuso da tempo, la bottiglia di champagne ha perduto ogni fascino, come una diva sul viale del tramonto. E forse, è stato proprio l’abuso di champagne, ieri notte, il principale colpevole di questa sete divorante.
Cerca il frigobar, prima di ricordare che ormai le stanze d’albergo ne sono sprovviste. Acqua: dell’acqua fresca, è la sola cosa che desideri in questo momento. Corre in bagno e lascia scorrere il rubinetto per lunghi minuti, che il fiotto sia terso e freddo. Si china e spalanca la bocca sotto il getto, beve a lungo, lasciando l’acqua scorrerle sul viso e nel collo.
Come quando era bambina e, a passeggio nei boschi, beveva a tutte le fonti e gli zampilli che incontrava. Tutt’altro sapore che l’acqua bevuta in un bicchiere. Acqua viva, la chiamava.
Decisamente oggi si sente tornare bambina. È un giorno speciale.
Un trillo leggero del telefono le annuncia un messaggio. Prende il cellulare dal comodino: Cinquanta sono solo l’inizio. Auguri di tutto. Ti voglio un bene dell’anima. Buon compleanno, mamma. Un bacio a Lauro, profittate bene. Ti chiamo stasera.
Le sei di mattina: Emma le ha pensato appena aperti gli occhi. Sorride.
Infila la vestaglia prima di uscire in terrazza. La vista la lascia ancora una volta senza fiato: ha sempre adorato Parigi dall’alto. Lauro le ha organizzato un compleanno davvero perfetto. Stanza all’ultimo piano: vista sui tetti. A due passi da Place des Vosges, il suo angolo preferito.
Come sempre, ieri, appena arrivati, è rimasta incantata: gli alberi maestosi e le risa dei bambini sugli scivoli, le fontane, il rosso dei muri e il blu dell’ardesia. Il suono dei violini tra le arcate maestose. Lauro sa che il Marais è da sempre il suo quartiere preferito. Hanno passato la serata a percorrerlo, mano nella mano.
Pensare che ha cercato di dissuaderlo: «una settimana non è possibile. Due giorni al massimo, ho troppo lavoro. Ed anche tu»
«Carla, smettila, cinquant’anni si compiono una volta sola. Bisogna fare qualcosa di speciale. I quaranta non hai potuto festeggiarli, – le ha offerto quel suo meraviglioso sorriso così caldo e sincero – questa volta facciamo la festa. Il Marais, il Louvre, il Museo Picasso, il MaM..»
«Il teatrino delle marionette nei giardini delle Tuileries», lo aveva interrotto.
«Certo, tutto ciò che ti renda felice»
Ed erano partiti. Una parentesi di svago e di tempo da trascorrere insieme, dopo un periodo in cui, deve riconoscerlo, non ha saputo consacrare spazio alla loro vita di coppia.
È stata totalmente assorbita dal lavoro: l’organizzazione della mostra “Paesaggi metropolitani” ha rubato tutto il suo tempo per settimane, forse mesi. Fino all’ultimo non ha avuto un attimo per pensare ad altro. In realtà non avrebbe dovuto assentarsi nemmeno ora, ma ne è felice.
Lauro ha smesso di chiederlo dopo il suo ultimo, perentorio rifiuto, ma sa che soffre del fatto che non vivano insieme. Vorrebbe poter passare con lei ogni momento libero, ma non è più disposta a vivere con nessuno. All’inizio è stata dura imparare di nuovo a stare da sola, ma ora non ci rinuncerebbe per nulla al mondo. Le ci è voluto così tanto a ricostruirsi una vita, un universo. Non vuole condividerlo con nessuno, nemmeno con quest’uomo meraviglioso.
Credeva di avere già amato, ma solo da quando conosce Lauro ha capito davvero: Sono felice che tu sia felice è la frase più bella che le abbiano mai detto, soprattutto perché profondamente sincera. Rispetto, attenzione, interesse, condivisione. Non c’è mai stato nulla di tutto ciò con Alberto, nemmeno agli inizi.
Alberto. Era da tanto che non pensava a lui. Perdonami, Alberto, sono viva e felice di esserlo.
Cinquanta: un traguardo importante, mezzo secolo. Quante vite ha già vissuto, in questi dieci lustri? Anni spensierati, anni bui, anni di dubbi ed espiazione, anni di consapevolezza, anni di vita, semplicemente vita. Ma la sua sete d’esistenza non è placata, ha ancora così tanto da fare, da vedere, da vivere.
Non lo ha nemmeno sentito arrivare: Lauro le si è avvicinato in silenzio per cingerla con le braccia. Il calore del suo corpo le riscalda la schiena. La irradia di benessere.
«Buongiorno, buon compleanno»
«Buongiorno»
Restano in silenzio, cullati dal panorama.
«Quando saremo vecchi»
«Cosa, Carla? Quando saremo vecchi, cosa?»
«Vivremo insieme, te lo prometto, quando ci sentiremo davvero vecchi, divideremo la stessa casa. Finiremo insieme i nostri giorni. Non posso immaginare finale più lieto»
La stringe più forte, il cielo si illumina lentamente.
Ai loro piedi i rumori della città che si sveglia.
26/08/2016 at 16:53
Devo riconoscere che stilisticamente è scritto molto bene. Lo ho letto tutto quanto. Scrivi bene. Non è facile scrivere bene di un argomento che personalmente reputo abusato e strabusato (non mi si dia dell’insensibile da parte tua o dell’insensibile. Molto spesso è il tema che fa la storia e tu sei riuscita invece a non essere ridondante con dei colleghi che fanno la stessa cosa raccontata però peggio.
Più che altro se devo fare un piccolo appunto è la trasformazione da “amante adorabile” a “marito violento” è piuttosto netta e non mi è piaciuta particolarmente. Tipo sgridate sarebbe stata buono. Ed anche il marito ubriaco così messo “d’un tratto” come a voler dare una giustificazione della sua violenza mi pare improvvisa, insolito. E’ vero anche che 10 capitoli son pochini per dare una visione di storia più completa e che Il finale però è inaspettato, colmo di speranza e gioia, e quindi interessante. Pertanto la storia merita :).
Grazie befana della tua storia 🙂
27/08/2016 at 10:56
Grazie. Accidenti, 2, nuovi commenti a una storia conclusa nell’arco di 2 giorni – raro.
Comincio dicendo che non trovo l’argomento abusato: anzi, sembra sempre che si cada dalle nuvole ad ogni nuova donna ammazzata dal compagno/ex/spasimante..
Per risponderti a proposito del racconto, hai ragione, ci sono parecchie lacune, in realtà avevo molti altri elementi che avrei voluto affrontare: la storia familiare di lui, in cui gli uomini sono tutti d’un pezzo, comandano. La di lui insicurezza, il primo vero eccesso di violenza, che, perdonato, ha abbattuto tutte le barriere e gli argini alla violenza continuata. Ma dati lo spazio a disposizione, e le scelte dei lettori, mi sono dovuta limitare ad accennavi con una frase qui e là.
La frase sul marito ubriaco mi lascia perplessa: è un po’ che non lo rileggo e non mi ricordo di aver scritto un passaggio così.
Sul passaggio da amante favoloso a aguzzino, certo sono andata rapidamente perché non volevo restare troppo sugli inizi, ci avevo già fatto un capitolo e mezzo. Forse avrei dovuto. Però non l’ho mai definito “amante adorabile”: i sintomi del prevaricatore opprimente ci sono da subito, ma lei sceglie di ignorarli. E anche come amante il sesso è brutale, selvaggio, lei lo attribuisce alla frenesia dell’innamoramento, è una novità ed è innamorata, ne è sedotta. Ma non è né gentile né adorabile. Forse focoso, se si dice ancora.
Sullo stile, credo tu sia troppo buono, ma i complimenti si accettano sempre volentieri.
Grazie di averlo letto, ciao
28/08/2016 at 22:15
Ciao ancora. 🙂
Tu non lo troverai abusato ma sinceramente di giornali, telegiornali e racconti di violenze femminile, senza offesa, ma mi pare che ci sia un esubero incredibile ed ingiustificato! Per di più non aiutano al miglioramento della situazione, tanto è vero che le donne che subiscono violenza e non denunciano sono, purtroppo, pochissime. La cosa strana è che non fanno notizia i casi opposti e che cadono ancora più tragicamente nel ridicolo.
Poi ci son tanti tipi di violenza, di guerra, di crudeltà, bullismo, ecc. e questi non fanno notizia. A malapena si parla del bullismo ma solo in caso di morte, o di portatori di disabilità ….
Poi onestamente, e scusami se pare ancora a me, non riesco a capacitarmi ancora perché nel caso un uomo uccida una donna finisce in galera lui, mentre nel caso opposto è più probabile che lei vada dallo psichiatra per un certo tempo. Come se anche le donne non fossero capaci di violenza …
Io poi la parte sessuale non so come interpretarla sinceramente …
Per quanto mi riguarda la donna a letto è un essere a cui piace di più il ruolo di “dominata” che da “dominante”. Questo proprio naturalmente, non per un discorso di “diseguaglianza”. E comunque la sfera sessuale può esulare benissimo dalla sfera di violenza. E’ vero che anche la violenza ha a che fare con il dominio ma confondere il sesso delle prime volte per la violenza, per quanto mi riguarda, è esagerato.
Ma sei riuscita ad usare immagini molto forti ed a darle armonia nel racconto, questo devo dartene atto. Questo ha fatto per me il racconto buono, non tanto l’argomento in sé che, ripeto, a me pare abusato. Brava 🙂 E scusami se mi son dilungato.
24/08/2016 at 21:47
Davvero un racconto emozionante , mi ha tenuto incollato allo schermo dall inizio alla fine…complimenti !
25/08/2016 at 09:40
Wow, che bel commento, ti ringrazio molto.
Sono pochi qui a prendersi la briga di leggere per intero racconti già completi, per fortuna qualcuno lo fa. E sul sito ci sono delle vere perle, che meritano. (spero sia chiaro che non sto parlando dei miei racconti ma di quelli di altri autori:-))
Ciao
01/08/2016 at 18:32
Storia dura, raccontata benissimo, con un lietofine meritato.
Leggendoti mi hai fatto riflettere, sei stata brava a farmi empatizzare con la protagonista, con i suoi sentimenti, i suoi errori, il suo senso di colpa. La sia gioia finale.
Complimenti.
Ciao a presto.
02/08/2016 at 16:48
Ma non mi hai detto cosa avevi immaginato per il finale?!
02/08/2016 at 17:05
Hai ragione, scusa, il fatto è che l’ho praticamente letto nel commento di Moneta e mi è quasi sembrato di averlo scritto io: mi aspettavo un finale incentrato sulla gioia di un rapporto madre/figlia finalmente completo. Me la immaginavo in un’occasione lieta, tipo al matrimonio della figlia… cose così, insomma, chissà perché io ci metto di mezzo sempre il rapporto genitori/figli…
Ciao a presto
25/07/2016 at 09:23
Allora, usare l’espressione mi è piaciuta’ per una storia come la tua forse non è appropriato, vista la durezza e il dolore che trasuda. Ti dico allora altro: ottima, efficace, profonda, ben scritta. E… le sarebbero bastati otto capitoli! 😉
Mi aspettavo il finale incentrato sul ritrovato rapporto con la figlia, ma è più giusto così, che diamine, il vero rapporto che le mancava del tutto era quello con un uomo che la amasse in modo sano.
Brava, complimenti!
Ciao ciao
25/07/2016 at 09:53
Ahahaha, sì forse 8 bastavano.
In realtà è stata proprio l’interazione coi lettori a far questo.
Nello schema (quello mentale e anche nella scaletta scritta) la parte “nera” della storia durava più capitoli: avevo pensato a ulteriori temi sull’umiliazione, la famiglia del “mostro”, e anche a una parte che riguarda la difficoltà di scappare e, a volte, il poco o inesistente supporto delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario verso le vittime di violenza domestica.
Ma già arrivati al 4/5 capitolo era chiaro che i lettori della mia storia volevano uscire dall’incubo e andare verso una luce di speranza; e penso che il principio del sito sia anche (soprattutto?) che i lettori indirizzino il corso della storia. Però non potevo mica metterci un “poi le andava tutto bene, assoluzione, nessuna sequela psicologica, sua figlia le buttava le braccia al collo e vissero al paese dei mio minipony per sempre”
A parte gli scherzi, non mi interessava il lato penale, volevo solo mettere in risalto il concetto che, come chiunque possa ritrovarsi vittima di una relazione e di una vita disfunzionale e deleteria, chiunque (spero) ha diritto e possibilità di ricostruirsi una vita degna e a sua misura. E sì, hai ragione di sottolinearlo, certo che è importante abbia recuperato il rapporto con la figlia, ma credo che in un caso come il suo si guarisca davvero solo quando si comprende che si può avere un rapporto sano con un uomo sano.
Grazie Moneta
24/07/2016 at 22:12
Brava, bp. Mi è piaciuto molto il salto temporale di questo finale. Non si può dire esattamente che sia un nuovo inizio, l’inizio della vita è ogni giorno, ogni passo compiuto per il bene di se stessa. È stato bello anche non sapere cosa sia effettivamente successo a Carla in questi anni, in fondo, questa storia ha un finale diverso per ognuno di noi lettori. Brava, davvero.
25/07/2016 at 09:58
Sì, non mi sembrava giusto scrivere del processo, della terapia (penso necessaria), della difficoltà di ricreare un rapporto madre-figlia. Penso che ognuno li immaginerà secondo la propria sensibilità. Mi interessava davvero sottolineare solo che, in qualunque modo ci sia arrivata, ora ha ricostruito la sua vita e ne è protagonista, e la vive serena e soprattutto senza subirla. Mi piacerebbe pensare che ognuno abbia diritto ad una seconda occasione e a una vita degna.
Grazie, Trix, ciao
20/07/2016 at 16:32
Non me lo aspettavo un finale così, mi ha sorpreso in modo molto piacevole.
Complimenti e torna presto 🙂
21/07/2016 at 09:34
Accipicchia, sorprendere un giallista provetto 🙂
Grazie Danio, a presto.
20/07/2016 at 10:00
Ciao befana!
Ho amato veramente tanto questa storia. Hai raccontato un bellissimo viaggio. Carla era una donna ferita, distrutta. Nonostante le sofferenze patite, è riuscita a raccogliere i cocci della sua vita ormai in pezzi, li ha messi insieme e ne ha fatto un capolavoro. Ha dimostrato coraggio e forza di volontà. Ora, ha un lavoro che ama, ha recuperato il rapporto con sua figlia, ha imparato ad amare ed apprezzare se stessa. Una nuova Carla, più forte, talmente tanto da riuscire ad aprire di nuovo il suo cuore.
Complimenti, befana. Sono contenta di aver letto questo racconto. Grazie! 🙂
Spero tornerai presto. Alla prossima! 😉
20/07/2016 at 15:34
Grazie Tia, grazie davvero.
Credo che l’evoluzione ottimista del racconto sia dovuta in gran parte alle osservazioni dei lettori, e penso che sia un bene, e il bello del principio di base di TI.
Credo che Carla meritasse un finale lieto, in cui modo sia riuscita a raggiungerlo.
Ripubblicherò a breve, ma niente argomenti tragici per un po’.
Ciao
20/07/2016 at 07:51
Menomale che è finita bene! Hai visto che sei riuscita a non parlare di diritto e processo? Brava. Certo che… 10 anni per recuperare una vita già malvissuta, che triste ingiustizia. Ma meglio che mai. Un saluto. Manu
20/07/2016 at 15:38
Ah, ma qui è la tua indole pessimista che interviene: non ho mai scritto che ha appena trovato la felicità. Il finale dice solo che dodici anni più tardi è serena, in pace col mondo e con se stessa, in buoni rapporti con sua figlia e felice della propria vita. Come e quando questa fase della sua vita sia cominciata, ognuno può immaginarlo come vuole.
Ciao, Manu, grazie del supporto, a rileggerci 🙂
20/07/2016 at 07:39
Eccomi qui, befana. Che poi, quale befana?, una maga! Sono tornata a respirare, come anche Carla, grazie a questo finale. La prova del fatto che ricostruirsi una vita è possibile, esiste la speranza, non bisogna di-sperare. Credo, almeno, che questo possa essere anche nella realtà, se non ci si arrende. Che dici?
Grazie per questo racconto che mi ha coinvolta così tanto, che mi ha catturata, intrappolata nei momenti più bui e che adesso mi ha liberata e mi ha fatto vedere Parigi dall’alto.
Non credevo tanto in un buon finale, purtroppo; pensavo che nessuno le avrebbe tolto una pena (che sia l’espiazione di cui parli? O è solo psicologica?) e pensavo che la pena sarebbe stata anche tosta. Magari è successo e ora non importa più.
Ma sbaglio o c’era un’opzione con dello champagne? E io avevo scelto acqua fresca, mi pare, e c’era anche del the. L’hai infilato dentro apposta? 😀
Tornerò a leggere il tuo prossimo racconto. Hai già in mente qualcosa?
A presto!
20/07/2016 at 15:48
Sì, lo champagne era un occhiolino a chi (come Pinkerella e Gabriele Zeta, per fare la spia XD) aveva ironizzato sullo champagne tiepido, e io gliel’ho messo comunque, ben gli sta!
Non lo so se si ha sempre una seconda chance nella vita vera, mi piacerebbe crederlo, quindi almeno nella finzione diamola. Non so come sia andato il processo, in ogni caso immagino che difficilmente un tribunale potesse darle 15 o vent’anni per omicidio aggravato. Ognuno se lo immagini come vuole, il processo, il dopo processo, la ricostruzione dei legami con la figlia. L’importante è che ora sia a posto con se stessa e in grado di dare di nuovo fiducia ad un uomo. E a uno che se lo meriti, questa volta.
Il prossimo incipit è già scritto: è l’inizio di un brevissimissimo racconto che ho scritto qualche mese fa. Devo solo riflettere a come adattarlo e modificarlo al sistema delle opzioni multiple. E solo sentimenti positivi, stavolta.
Alla prossima.
P.S. Non so se hai mai visto Parigi, dall’alto o dal basso, ma Place des Vosges è davvero non solo la più antica piazza monumentale della città, ma un gioiello sublime, una meraviglia. E ospita, tra le altre cose, la casa-museo di Hugo, per gli appassionati di Quasimodo e Esmeralda
19/07/2016 at 19:08
Ed eccomi qui.
Non ci poteva essere un finale migliore. Ho letto da qualche risposta ad altri commenti qui sotto che la tua idea iniziale era molto differente ed un finale “buono” non era previsto. Questo è anche il bello di ciò che succede qui. Spunti che possono cambiare tutto, e la tua storia è stata completa e coerente per tutto il tempo, nonostante il tuo cambio di direzione. Bellissimo percorso è che dire, spero di rileggerti presto con un nuovo racconto, non ti fermare mi raccomando 🙂 a presto!
20/07/2016 at 15:51
Non so se avevo in mente un finale buono, all’inizio pensavo di fermarmi prima del finale, senza dare giudizi o previsioni. Ma poi mica potevo far finta di essere neutrale: certo che stavo dalla parte di Carla, difficile immaginare il contrario. E sì, la storia indirizzata da chi la legge è davvero l’idea più bella del sito.
Figurati se smetto, mi ci è voluta una vita per decidermi a mostrare quello che scrivo, ora ho persino un paio di decine di persone disposte a leggermi, chi ci rinuncia! 😉
Alla prossima alecs, ciao e grazie
19/07/2016 at 17:07
Senza aver letto prima i commenti sotto ho pensato: “alla fine lo champagne tiepido lo ha messo” 😀 😉
Mi sembra che avessi in mente già questo finale, e non stona affatto. Un po’ come se Carla fosse “uscita a riveder le stelle”.
Ho letto che vuoi scrivere un rosa, ma firmo la petizione per un giallo, se poi vivi con qualcuno “dell’ambiente”, meglio. Ogni volta che hai un dubbio sai a chi chiedere, e puoi aggiungere quei particolari che rendono il racconto vero.
A rileggerci… anche con un rosa 😉
19/07/2016 at 18:24
Sì, lo champ era una dedica speciale per te e Pinkerella ahaha
Non avevo mai pensato a un parallelo Carla-Dante, ma di sicuro il suo inferno personale lo ha visitato. In ogni caso non mi sentivo di infilarci un finale “giuridico”, era un racconto di sentimenti, emozioni, pensieri.
Sul giallo ho già risposto a Amo. Ti dico solo che vista da vicino l’investigazione criminale è molto meno affascinante che nella fiction.
Sappi che a casa mia ogni film o serie poliziesca ha un supplemento di commenti stile:”pff! Certo, e l’ha scoperto in dieci minuti. Pff, e questo glielo confessa così; pff! che coincidenza! Tutti sti morti, indizi spariti, pedinamenti, sorveglianze, e mai una scartoffia da riempire, un rapporto da redigere. Alla fine dovrà stare due mesi chiuso in ufficio a riempire documenti e rendiconti!” e mi limito, perché avrei ancora un sacco di esempi. XD
A presto
19/07/2016 at 16:07
Eccoci alla fine di questo racconto su una donna che ha avuto la forza di ricominciare e di andare. Il finale positivo, dona speranza alla storia, mette sotto i riflettori Carla, disegnandola come vincente e non più vittima.
Brava al prossimo racconto.
19/07/2016 at 18:13
Se devo essere sincera, penso che il finale positivo sia nato dall’impulso delle razioni di chi leggeva. Quando ho pensato all’incipit, immaginavo solo una storia di violenza sulle donne in cui la vittima uccide il carnefice: colpe, necessità, disperazione, violenza, giustizia o vendetta, quali alternative…
Avevo elaborato “ricordi” terribili e sordidi che non hanno trovato spazio, i lettori hanno diretto la storia verso una luce di speranza. Sicuramente è meglio così. Almeno nelle storie di fantasia i lieto fine sono possibili, approfittiamone 🙂
Ciao Mrs Riso, alla prossima
19/07/2016 at 11:19
Ciao Befana
In questo racconto hai affrontato in modo intelligente un tema delicato e vecchio come il mondo: la violenza – fisica e psicologica – sulle donne. Carla è una donna della media alta borghesia, intelligente e che ha la fortuna di essere istruita e colta, e perciò capace di analizzarsi con molta lucidità, primo indiscutibile passo per un cambiamento importante.
Autorevoli vocabolari/dizionari definiscono la Donna con poche parole amorfe, secche, sintetiche, “Nella specie umana, l’individuo di sesso femminile”. E dentro questa definizione riduttiva troviamo contadine, operaie, massaie, professioniste, bambine date in spose a uomini che, per età, possono essere loro padri o addirittura nonni…
Tu hai saputo costruire, con sensibilità, una storia credibile, e hai scelto un finale di speranza.
Dopo il tuo bel racconto mi viene da esprimermi in francese: “Je suis Carla”!
A rileggerti
🙂 🙂
19/07/2016 at 18:04
Grazie, Maria, commento troppo generoso.
Unica pecca, “Je suis Carla” purtroppo mi fa pensare a Carla Bruni Sarkozy, e più che la speranza di una seconda occasione per tutti (e soprattutto per “l’individuo umano di sesso femminile”) mi evoca ‘na tristezza di vacuità, paillette e lifting sciagurati. 🙂
Ma condivido lo spirito e il pensiero.
Alla prossima
19/07/2016 at 11:16
Ciao Befana… Bello, veramente bello questo finale. Non mi interessa tanto del salto temporale, mi sta benissimo. Abbiamo conosciuto la parte più buia di Carla, il suo mondo che sembrava senza alcuno spiraglio di luce… Ed ora eccola qui. Ha ripreso a camminare e a vivere. E direi che se lo merita! 🙂 Brava davvero.
P.S. Ho letto la tua risposta ad Amo e condividiamo una passione: la letteratura gialla. Anch’io come te non mi sento pronta, a volte mi vengono anche delle buone idee , ma poi su carta si dissolvono… 🙂 Scusa per essermi dilungata. A presto
19/07/2016 at 13:16
Io non sopporto i romanzi polizieschi in cui le cose non combaciano, la storia non sta in piedi. Già solo immaginare un intrigo degno di questo nome mi ci vedo male.
Sono troppo ammirativa dei polar scandinavi per provarci.
Grazie Pink
P.S. Hai visto che lo champagne riscaldato ce l’ho messo comunque?. 😉
19/07/2016 at 16:17
La bottiglia spero sia vuota e soprattutto spero l’abbiano bevuto freddo. 😉
Anche io gli scandinavi e poi mi sono affezionata a Wulf Dorn.
19/07/2016 at 18:38
Lui non lo conosco, lo proverò: di tedesco adoro Nele Neuhaus; in realtà credo di essermi scoperta una vocazione per le gialliste donna: Lakberg, Elizabeth George, Fred Vargas, l’immancabile Cornwell. Amo i personaggi ricorrenti, seguirli nel tempo, nelle inchieste e nella loro vita. Ho pianto alla fine dell’ultima avventura di Kurt Wallander, sprofondato nell’oblio.
Ciao
19/07/2016 at 10:50
Commento solo ora, anche se ti ho seguito fin dall’inizio, ma non sapevo cosa aspettarmi da una storia simile.
Ti faccio i miei complimenti per essere riuscita a trattare un argomento molto difficile da mettere in storia e per un finale a lieto fine, dopo tutto quello che la protagonista ha passato 😉
Ciao 🙂
19/07/2016 at 11:04
Graize.
È vero, tu ami i lieto fine.
Sono felice di aver concluso questa storia. Nella prossima, giuro, nessun dramma!
Ciao, Red, e grazie
19/07/2016 at 10:35
Sì, abile. Lo riconosco. Mi hai convinta nonostante un estremo salto temporale e un solo cenno a cosa fu, cosa accadde, cosa patì. Sei riuscita a darle un’altra chance, lo hai fatto con stile e con classe, con poetica leggera e per nulla pesante e con la freschezza dell’acqua che beve per dissetare la sua voglia di nuova vita e di libertà oggi pienamente meritata. Complimenti, Maire. Posso leggerti ancora ( con un giallo, promettimelo! 🙁 devi sfruttare le tue doti investigative e il tuo spiccato raziocinio per raccontarci di una donna detective, dammi retta, Marie la poliziotta ti calzerebbe a pennello ;)) o te ne vai in vacanza? 😉
Un abbraccio…
19/07/2016 at 11:01
Probabilmente io lo avrei fatto finire alla fine del capitolo 8, quando decideva di riprendere in mano le redini della sua vita, ma TI vuole 10 capitoli.
Il giallo resta il mio genere preferito, da lettrice, ma non mi sento all’altezza: sono sempre parecchio esigente e non credo di essere pronta per scrivere un giallo che mi soddisferebbe in quanto lettrice. Ma resta un sogno nel cassetto, quando avrò una buona idea ci proverò. Aggiungi per`, come ostacolo, che vivendo con uno che fa indagini di mestiere l’esigenza di rigore è doppia: non so se oserò mai cimentarmici davvero. 🙂
Niente vacanze quest’anno, anche se vivendo al mare in fondo si è in vacanza ogni volta che lo si desidera.
Il prossimo incipit in realtà è già pronto, ed è rosa!!! (3 punti sono d’obbligo, visto come sono poco rosa io), in realtà è un brevissimo racconto scritto tempo fa che ho cercato di rielaborare in versione più lunga e mi sono bloccata, mi son detta che qua potrei sbloccarlo. Il problema sarà conciliare l’idea che ho in mente e la libertà delle scelte. Vedremo
Sono sempre prolissa nei commenti, ciao A e grazie
18/07/2016 at 15:59
Molto suggestiva la copertina. Complimenti!
Aspettiamo il finale.
Ciao ciao
19/07/2016 at 10:27
Grazie, Maria, ma non ho nessun merito nella sua creazione. Non me l’avevano nemmeno annunciata: ho scoperto di avere una copertina dal commento di AmoMarta.
Ma è decisamente suggestiva.
Fatto. Non so se vi piacerà ma ecco qua il mio finale.
Alla prossima storia.
17/07/2016 at 19:25
Acqua fresca
Ho fatto l’errore di leggere i commenti precedenti che mi hanno influenzato.
O forse non è un errore perché mi hanno fatto pensare: se l’epilogo è come lo sto immaginando, avrei fatto la tua stessa scelta. Nel mio commentone finale ti farò sapere se avevo indovinato.
Ciao a presto
18/07/2016 at 12:55
Non ho capito nulla di scelta influenzata o meno né di cosa immagini per l’epilogo. Sarò lieta di scoprire tutto dal tuo commento finale.
In compenso ora sono in alto mare perché avevo scritto tutto il capitolo finale sulla basa dell’opzione tè caldo e negli ultimi giorni è stata sorpassata dall’acqua fresca.
Ho un paio di grossi paragrafi da riscrivere e zero idee su come farlo.
Mi do un paio di giorni di riflessione.
Ciao e grazie
P.S. La mia opzione preferita era quella che nessuno ha voluto XD
18/07/2016 at 13:30
Mi dispiace, e dire che in genere ci sto attento!
Sono l’ospite che arriva tardi e fa pure casino!
Scusa!
A me capita quasi sempre che la mia opzione preferita sia l’ultima!!
18/07/2016 at 13:41
Figurati, non ce l’avevo mica con te. Il voto era già stato ribaltato prima del tuo intervento. Sono io che non riesco a smuovermi dalla mia scena intorno a una tazza di tè. Sei sempre graditissimo, qualunque cosa tu scelga o scriva. Ciao
15/07/2016 at 19:13
Acqua fresca. Ma che significa un epilogo lontano nel tempo? Io dico acqua perchè mi fa pensare a una rinascita, ma lontano nel tempo mi fa pensare che del processo saprò poco e niente. Che è anche giusto, figurati, hai detto abbastanza finora, cioè Carla ha detto abbastanza, per cui non c’è bisogno di sedermi in aula per ascoltare arringhe… però magari…. sono curiosa….
Comunque il cardiologo controllore che in apparenza li fa sembrare una coppia affiatata e benestante di fronte agli amici – rigorosamente solo di lui – è un personaggio che per cinque minuti avrebbe messo sotto anche me.
( vabbè… poi lascia perdere che io sono incazzata col mondo e al sesto minuto lo avrei sbranato senza dargli modo di bissare 😉 )
Aspetto il finale! ( però niente di vago, voglio sapere che succede a Carla!!!) 😉
16/07/2016 at 09:29
Sul cardiologo concordo, per quanto io creda nel mai dire mai, non posso immaginare di lasciarmi mai affascinare da uno che vuole decidere sempre tutto (anche se poi brontolo mio marito che non vuol mai decidere nulla! XD). Sulla coppia perfetta in apparenza, fuori dalle mura, ho letto diverse testimonianze in quel senso: roba da brividi, da chiedersi quante coppie malate avrò incontrato nella vita senza saperlo.
Per il lontano: lontano.
Spero che nessuno me ne voglia, non è uno stratagemma: il racconto l’avevo pensato così dall’inizio, solo una riflessione sui sentimenti di Carla in quelle circostanze, il passaggio da è tutta colpa mia a merito un’altra occasione.
Poi francamente sul processo non so se potrei essere realista, e in un solo capitolo non ci sarebbe spazio.
Quindi un epilogo su un’altra fase della vita di Carla, serena, rinata, viva. Come sia andato il processo e come sia arrivata a questa nuova vita, ognuno sarà libero di immaginarlo.
Ciao e grazie
P.S. Ho letto la quarta di copertina de La scuola cattolica, mi ispira molto.
16/07/2016 at 11:36
Sì, leggilo. Merita davvero. E sono certa ti piacerà anche il suo linguaggio.
PS
Ottima copertina. Mi ricorda quella di un vero libro… 😉
19/07/2016 at 11:24
Francia. Marito detective e casa sul mare. Diomio, Marie, sei il ritratto del mio sogno di vita! ahahahahaha
19/07/2016 at 13:13
Ahahaha. Detta così sembra molto più glamour di com’è in realtà. (Per amor del vero: la città è sul mare l’appartamento no. Ma posso arrivare in spiaggia in bicicletta! XD)
Riflettendoci bene, vivere a Roma e fare la giornalista era uno dei modi in cui sognavo la mia vita, prima di scombinare tutto.
Come diceva Lennon: la vita è quella cosa che ti capita mentre fai altri progetti?
Ciao
15/07/2016 at 08:35
Complimenti. Il racconto è una soffiata di piacevole divertimento.
15/07/2016 at 11:11
Uhm,
non so come lo devo prendere, ma grazie.
Ciao
16/07/2016 at 08:56
Proprio piacevole divertimento?!? :-O
14/07/2016 at 12:10
Tè bollente, forse una nuova love story in vista? Anche se è l’ultima cosa a cui dovrebbe pensare in questo momento, la ricostruzione di sé ha la precedenza su tutto, persino sulla figlia a cui potrebbe trasmettere i suoi fallimenti. I bambini sono spugne… assorbono ogni cosa, soprattutto le negatività.
15/07/2016 at 11:14
La vicenda del racconto per me è finita quie. Non scriverò oltre del momento presente.
L’ultimo capitolo sarà un epilogo lontano nel futuro. In un momento in cui ci sarà posto per tutto, per molto. Ogni lettore potrà immaginare a suo modo come Carla sia arrivata quel futuro.
Ciao, Writer, grazie di esserci.
14/07/2016 at 06:54
Voto tè bollente, l’episodio è molto interessante, da una visione di Carla diversa con una sua versione dei fatti. E’ un po’ isolato dal contesto, una sorta di spiegazione tardiva, o spero, un’anticipazione di ciò che verrà!!! 😉 Sopratutto legandolo alle ultime righe.
Ad ogni modo, brava, hai scritto un bellissimo racconto, dacci un finale degno!!! 😉
14/07/2016 at 11:47
Sì, isolato dal contesto, o come dice Moneta sarebbe stato meglio inserirlo prima del numero 8. Ho immaginato che nel momento in cui decideva di riprendere le redini della sua vita sentisse prima il bisogno di scrivere alla figlia e di affrontare il ricordo del marito, e solo dopo di riflettere alle proprie “colpe” e di cercare l’aiuto della psicologa per non ripeterle. Ma la storia si sarebbe potuta benissimo concludere alla fine del capitolo 8.
Le idee che ho per l’epilogo mi piacciono, spero piaceranno anche a voi.
Alla settimana prossima. 🙂
13/07/2016 at 22:54
Arrivo tardi, lo so, e purtroppo non ho ancora letto tutto, ma solo i primi due capitoli.
Continuerei a leggerli, ma purtroppo domani mattina mi devo svegliare presto, perché devo partire per un viaggio all’estero, perciò penso che ci vorrà un po’ prima che io finisca il tutto e arrivi al nono capitolo… ma che dire??
Bellissimo! 🙂
Mi piace il modo in cui scrivi, la lettura è piacevole e scorrevole e davvero, la storia è molto coinvolgente ed emozionante.
Brava 😀
A presto!
14/07/2016 at 11:50
Grazie.
Non c’è fretta, come si dice, le parole scritte restano, non come quelle dette a voce.
Potrai leggerlo quando ne avrai tempo e voglia.
Ciao e grazie
P.S. Ma quindi dovremo aspettare per leggere il tuo finale?!
13/07/2016 at 10:43
Tè bollente.
Ciao befana.
Il capitolo è bello ma… non volermene, per qualche motivo l’avrei preferito prima del capitolo 8, mi sembra un tornare indietro. Ma è solo una mia impressione, ovviamente.
Ciao Ciao!
13/07/2016 at 11:06
Ma figurati se te ne voglio.
Sono almeno tre capitoli che mi aspetto delle critiche perché io ne ho parecchie da farmi e ricevo solo complimenti, che mi insospettiscono un po’.
Penso che tu abbia ragione, di sicuro sono intercambiabili. In realtà, come ho già risposto non so a chi, per me la storia in sé era conclusa alla fine del capitolo 8, con una protagonista moralmente ritemprata e pronta a battersi e ricostruirsi una vita. Il capitolo 10 l’ho già immaginato da tempo e lo vedo come un epilogo molto posteriore, quando tutto ciò sarà solo esperienza di vita, terribile e importante, ma comunque esperienza assimilata. Purtroppo il sito non permette di saltare un capitolo, ho cercato di metterci cose che non avevano trovato spazio prima ma non era evidente. Forse hai ragione, avrei dovuto invertirli, ma è il problema di pubblicare un capitolo alla volta: non si può ritornare sui propri passi e ristrutturare l’organizzazione del racconto. Devo imparare a organizzare meglio la scaletta.
Ciao Moneta e grazie come sempre
13/07/2016 at 00:42
Ottimo come sempre, ho recuperato il capitolo otto e letto il nove d’un fiato. Ho votato un tè caldo, come tanti hanno già detto simbolo di sicurezza, familiarità, calore. Ciò che mi auguro per un bel lieto fine. Ma comunque vada, sarà stata una bella storia. Felice di aver seguito passo passo il tuo racconto, l’attesa settimanale di un nuovo capitolo è un qualcosa di molto bello, come una puntata di una serie TV, che questa piattaforma offre. Ora attendo “il finale di stagione” 🙂 complimenti!
13/07/2016 at 10:45
Grazie,
quanti complimenti. Come ho già scritto in latri commenti, non voglio inserire nel racconto l’esito di queste vicende, ognuno le immaginerà come vuole, e in ogni caso, in 5000 caratteri, processo, condanne o meno, lotta per riconquistare custodia e affetto della figlia non ci starebbero di sicuro. Il finale sarà sicuramente lieto perché in qualunque modo vadano le cose nel presente immediato penso che Carla meriti e desideri una nuova vita, dopo.
Ciao, a quando il tuo prossimo episodio?
13/07/2016 at 11:53
Mi sembra un’ottima idea la tua, quella di fare un salto temporale e lasciare all’immaginazione. Soprattutto per il discorso 5000 caratteri e ultimo capitolo, che non permetteranno ulteriori spiegazioni e approfondimenti sulla tua storia. Come hai visto anche dal fatto che ho dovuto recuperare il tuo ottavo capitolo, sono stato parecchio impegnato, ma arriverà nei prossimi giorni sicuramente, è quasi concluso, anzi. Sto togliendo un po’ di battute per rientrate nei parametri 🙂
12/07/2016 at 20:02
Chissà perché ho votato subito acqua fresca.
Forse perché Carla ne potrà venire fuori fresca e nuova, com’era magari prima che conoscesse il marito.
Però non devono condannarla, lo spero vivamente.
13/07/2016 at 10:47
Come ho risposto agli altri, non scriverò nulla di processo e conseguenze, così ognuno sarà libero di immaginarli. Quindi, nel tuo caso, assoluzione piena 🙂
L’acqua fresca mi sembra un’ottima scelta!
Grazie, Danio, come sempre
12/07/2016 at 16:45
tè bollente, perché è rassicurante e familiare, dà calore. E calore secondo me è quel che serve a Carla. 🙂
13/07/2016 at 10:50
Già, anche per me il tè caldo è rassicurante e confortante come la copertina della nonna, è quasi un abbraccio quando non hai vere braccia a portata di coccola. 🙂
Ciao e grazie
12/07/2016 at 11:32
A partire dal titolo, questo episodio denso è liberatorio. Non so se, quindi concludere la catarsi con dell’acqua fresca, che è molto simbolica, oppure optare per un tè caldo familiare e intimo, casalingo, che spero alluda ad una situazione di ritrovata normalità.
Lasci sempre moltissimo spazio alle parole di Carla, che a me sembrano sempre riflessioni personali – pensieri – più che un discorso diretto. Parlando con una psicologa, in fondo, devono uscire proprio i pensieri.
Ci vediamo al finale!
12/07/2016 at 13:37
È stato complicato scrivere questo episodio. Per me la vicenda vera e propria, il percorso emotivo di Carla era già più o meno finito al capitolo precedente; qui avrei voluto mettere tutto quello che mi era venuto in mente e non aveva trovato spazio prima, ma non era possibile, quindi ho tagliato, soprasseduto, rivisto, non so. Ma amo il titolo, anche se non ricordo di chi sia la frase.
L’epilogo sarà davvero lontano nel tempo, quando tutto ciò sarà in qualche modo digerito, assimilato, elaborato. Uno sguardo pacificato (si potrà dire?)
Ciao e grazie
11/07/2016 at 18:44
Acqua. L’acqua è limpida pura fresca e disseta, rendendo la gola meno secca e arsa. Lo champagne già non mi piace, figurati se tiepido.
“Ero come un’appendice del bel cardiologo”, “di me mio padre aveva un’immagine di infallibilità.”
Aspetto il finale. 🙂
Un abbraccio
12/07/2016 at 13:32
Sembra assurdo, ma sono tante le cose sbagliate che si fanno solo in base all’immagine che si vuole che gli altri abbiano di noi. Animali davvero complessi gli umani.
Grazie Pink
P.S. Me lo schifate tutti il mio champ caldo, quasi quasi ce lo infilo lo stesso nell’epilogo, solo per ripicca 🙂
12/07/2016 at 15:33
sono perfettamente d’accordo e seppur consapevoli sbagliamo comunque.
Io adoro il vino bianco. 😛
11/07/2016 at 17:28
Acqua fresca… Champagne tiepido lo lasciamo per un racconto horror 🙂
“gli amici mi dicevano di diffidarmi”… intendevi “diffidare” o doveva diffidare di se stessa, perché potrebbe avere senso anche così 😉
“belli, ricchi e fusionali” mi è piaciuto, due aggettivi comuni e uno di cui non conoscevo l’esistenza.
12/07/2016 at 13:29
Pff! Tanto diffidarmi quanto fusionali derivano dallo stesso mio “problema”: sono talmente abituata a pensare in francese che certe parole le tramuto in un italiano maccheronico che a me suona giusto. Fusionale l’ho cercato sul la Treccani ed esiste anche in italiano, la versione riflessiva di diffidare non ho pensato a cercarla e avrei dovuto perché non esiste!!! Era l’italianizzazione di “me méfier”, avrei dovuto mettere non fidarmi, o “stare attenta” come era nella prima versione. Mannaggia!
E quello stupido correttore ortografico non ha sottolineato nulla. 🙂
Applausi alla tua lettura attenta.
Ciao e grazie
P.S. Lo champagne tiepido può essere il rimanente di una bottiglia ghiacciata, la stigmate di un’alba dopo una sera di festa. Film d’orrore, puah! 😉
11/07/2016 at 17:15
Ciao!
Voto acqua fresca!
Mi è piaciuto molto il titolo che hai scelto!
Scrivi sempre bene e anche questo capitolo è scivolato via veloce.
Ora aspetto di leggere il gran finale! 🙂
Brava! A presto! ^__^
12/07/2016 at 13:21
Vorrei riuscire a scrivere un finale impregnato di serenità. L’acqua fresca sarebbe perfetta.
Grazie Tia
11/07/2016 at 16:30
Acqua fresca… mi fa pensare ad una rinascita, ad un nuovo avvenire per madre e figlia, lo meritano entrambe 😉
Un capitolo che delinea chiaramente la personalità di Carla, una donna talmente forte che ha voluto risolvere da sola il guaio in cui si era cacciata perché troppo orgogliosa per chiedere aiuto, ma soprattutto non voleva veder crollare quella stessa immagine di donna forte che tutti avevano di lei.
Complimenti!
12/07/2016 at 13:20
Per fortuna niente di così tragico ed irreparabile, ma ne ho conosciute parecchie di persone che continuavano imperterrite a subire situazioni tremende solo per non ammettere di essersi sbagliate. Orgoglio e testardaggine possono essere ottimi amici ma anche velenosissimi nemici, quando dominano. Per citare il grande filosofo Vasco Rossi “f**tene dell’orgoglio, ne ha rovinati più lui che il petrolio”. 🙂
Il mio epilogo sarà molto lontano nel tempo. Ognuno potrà immaginare a propria guisa l’avvenire immediato di Carla.
Ciao, Anna, grazie mille
11/07/2016 at 16:04
Tutte le parole di Carla sono logicamente organizzate, pensate, soppesate…anche troppo. C’è nella sua analisi introspettiva una lucidità quasi “fredda” che, secondo la mia personalissima opinione, dà all’incontro con la psicologa un no so che di artificiale.
Per dire in due parole: è come se fosse andata dal medico già con la diagnosi in mano.
In questo episodio – scritto molto bene come sempre sai fare – non si vedono le sue emozioni.
A intuito, voto il tè bollente.
al finale 🙂
12/07/2016 at 13:14
Hai perfettamente ragione, ma ‘ho pensato così. Io immagino Carla come una personalità forte, ha subito per anni una vita da cui non sapeva disfarsi, è stata vittima e ora vuole tornare ad essere forte. Non è andata dalla psicologa per scelta, ma spinta dall’avvocato.però riflettendo si è detta che può esserle utile. È incapace di accettare l’aiuto degli altri ma sa di dover cambiare, e vuole che la dottoressa l’aiuti in questo, ma è solo agli inizi. È venuta a dirle: ho un problema, aiutami a risolverlo. Sono d’accordo che fa dei monologhi, ma per quanto la mia esperienza di terapia sia minima, il terapeuta parlava sempre molto poco.
Con 35 gradi all’ombra il tè bollente non oso nemmeno immaginarlo, ma se vince lui sarà gradito a Carla 🙂
Ciao e grazie
12/07/2016 at 13:42
Potrebbe essere un te’ metaforico….non necessariamente da bere…
L’incapacità di accettare l’aiuto degli altri può, nelle personalità “forti”,significare semplicemente presunzione e, alla fine, costituisce un punto debole.
Ciao
Al prossimo
🙂
12/07/2016 at 13:46
Sono convintissima anche io che non saper chiedere, o accettare, aiuto sia una grandissimo punto debole. Terribile. Ciao
11/07/2016 at 09:48
La rinascita parte sempre da se stessi.
Vorrei che Carla avesse un nuovo inizio. Mi piace molto la lettera e mi piace il tema del dipinto.
Alla prossima.
12/07/2016 at 13:06
Credo che lo avrà in ogni modo.
Grazie
08/07/2016 at 00:05
Sé stessa.
Mi ero persa un capitolo, recuperato immediatamente. Ho preferito di gran lunga questo al precedente, avresti potuto far sì che Carla arrivasse alla stessa conclusione anche senza il sogno, troppo fuori dalle righe per il contesto reale della storia. Mi è piaciuta la voglia di ripartire di Carla dalla sua passione più grande, abbandonata per obbligo e ripresa proprio dal punto in cui l’aveva lasciata. Alla prossima!
08/07/2016 at 09:02
Forse hai ragione,
il capitolo del sogno non mi convinceva interamente nella sua realizzazione, ma la scelta di uscire dalla realtà e dalla “cronaca” dei fatti è stata una scelta voluta. Da un lato l’accumularsi di orrori cominciava a pesare seriamente, sulla storia, sui lettori, e anche su di me. Dall’altro, penso davvero che certi lati di noi e certe cose che facciamo fatica ad affrontare o anche solo ad ammettere, la notte, nei sogni, emergano per obbligarci a farlo. Infine, volevo riuscire a mettere un po’ di Alberto nel racconto, anche se mediato dalla sensibilità e dai desideri di Carla.
Esistevano sicuramente altri modi di farlo, ma a me è venuto in mente solo il sogno, per delimitare l’inizio della voglia di rinascita.
Comunque io non sono convinta fino in fondo neanche di questo capitolo. Sono abbastanza dubitativa.
Grazie Trix, per la tua attenzione e commenti.
A rileggerci presto
05/07/2016 at 19:32
Alla fine ho votato la Borghi, anche se ero combattuto tra approfondire gli aspetti psicologici o quelli legali.
Però io non affiderei mai un minore a una persona così terribilmente problematica. A prescindere dall’omicidio (poi bisogna vedere anche quello), per aver dimostrato di non saper badare a se stessa e per come ha lasciato trascorrere l’infanzia a sua figlia. Doveva denunciarlo la prima volta o la seconda, ha lasciato passare molti anni e infiniti pestaggi e lasciato che la bambina crescesse con una madre ridotta in quel modo. Dal padre. Gliela ridiamo così, sulla fiducia? Potrà andare a trovarla, ma non gliela farei allevare.
06/07/2016 at 10:16
Inutile che insistiate, glia spetti legali non li approfondirò 😉
Per risponderti, io non so se potrà riottenere la potestà, lei lo vuole fortemente.
Però, due cose, visto che sei molto duro con lei. Lei non esiste e non è un problema, ma di gente con storie simili ne esiste davvero, quindi non si può essere troppo manichei:
è difficile liberarsi da un coniuge violento e dominatore, da un lato c’è la dipendenza economica (è sempre una delle loro priorità rendere la donna dipendente da quel punto di vista), dall’altro, anni di minacce e soprattutto di violenza psicologica minano fortemente l’autostima e la fiducia in se stessi. Anni a sentirsi quotidianamente dire che non si vale niente e che è solo colpa nostra tutto ciò che ci capita, sbriciola e incrina fortemente chiunque. Poi certo che tutti siamo in parte responsabili di ciò che ci capita, ma bisogna relativizzare.
D’altra parte, e soprattutto: abbiamo spesso diritto ad una seconda opportunità, se si dimostra di essere in grado, dopo accurate cure e aiuti, di svolgere pienamente il ruolo di genitore si ha il diritto di recuperare quel ruolo, anche se si è stati inadempienti per il passato.
Nel nostro caso, e nella realtà anche, sta a servizi sociali e tribunale analizzare e decidere. Non sempre lo fanno per il meglio ma ci provano.
Ciao e grazie
05/07/2016 at 19:03
Voto la dottoressa, perché ‘se stessa’ è andata avanti alla grande!
Questi ultimi due capitoli (letti insieme, pardon, ho avuto un blackout!) mi sono piaciuti particolarmente: trasmettono spontaneità e sì, anche serenità ritrovata. Il finale di questo ultimo poi potrebbe anche essere la fine del racconto per quanto riassume il percorso di Carla, dalla lunga autoflagellazione ad una più solida coscienza di sé e di ciò che è stato. Complimenti!
A presto
06/07/2016 at 10:04
Sono perfettamente d’accordo con te, infatti col prossimo capitolo analizzerà come e perché non abbia voluto/potuto uscirne prima e in altro modo. Poi sarà pronta per affrontare il processo, gli altri, il futuro. Il cap. X sarà l’epilogo, lontano nel futuro, quando tutto questo sarà vita passata e metabolizzata.
Ciao e grazie
P.S. Non farci caso alla storia delle maschere: gli indizi ci sono, i sono anche le congratulazioni per il travestimento; sono io che ho estrapolato, si vede che nel mio inconscio colonia extraterrestre = atmosfera irrespirabile. Mente distorta. Pfff!
05/07/2016 at 14:39
Anche se sembra facile lavorare su se stessi, credo che l’aiuto di un professionista possa agevolare le cose. Per questo motivo ho votato la Borghi.
Ciao e al prossimo 🙂
05/07/2016 at 18:03
Grazie, siamo quasi alla fine.
05/07/2016 at 11:56
La Borghi… con il suo aiuto può scavare ancora più a fondo, fino ad arrivare alla “vera” causa che l’ha portata al servilismo verso il coniuge.
La parte della lettera è malinconicamente incantevole, bravissima Marezia.
05/07/2016 at 18:02
Grazie, Anna, sei troppo gentile
05/07/2016 at 11:12
L’avvocato, con cui affronterà il processo e la responsabilità di ciò che affatto. Il confronto con se stessa lo vive ogni giorno, la lettera a sua figlia ne è la testimonianza, la Borghi le darà ovviamente una mano, se potessimo risolvere da soli tutti i problemi legati alla sfera psichica gli psicologi non esisterebbero 😉
05/07/2016 at 18:00
Sai quanti sono quelli che “a cosa serve dar soldi a uno psicologo i miei problemi me li risolvo da solo”.. Diciamo che Carla ha capito che farsi aiutare è meglio 🙂
Ciao e grazie
04/07/2016 at 19:55
Sì, per una volta che il voto non era in pareggio, ho usato le due opzioni lo stesso.
Hai ragione, ma forse il suo è proprio un male inguaribile, e continua a voler cavarsela da sola. Sono in tanti a non saper chiedere aiuto, né accettarlo.
Grazie, Gab
04/07/2016 at 16:22
Mi è piaciuta particolarmente la metafora dei colori a olio, e hai unito bene le due opzioni… brava!
La dottoressa… ma anche Marco va bene, non da sola però, visto che ha appena capito che uno dei suoi errori è stato non chiedere aiuto.
04/07/2016 at 19:56
Oups, mi son sbagliata e ti ho risposto sopra. Sorry
04/07/2016 at 13:29
Dico grazie a se stessa… solo così credo riuscirà davvero. Nessuno può aiutarci meglio di noi quando siamo già sulla via dell’ammissione.
” … Mi sono guardata coi tuoi occhi. E non mi sono piaciuta. …” complimenti.
Mi ha colpita anche il dialogo col padre… e quel:
sai già quale sarà il soggetto?
Io e Alberto.
wow… mi hai spiazzata. Brava.
04/07/2016 at 19:58
Grazie,
sono felice che ti sia piaciuto.
07/07/2016 at 18:04
Scusami, non sapevo dove venire a dirtelo… se te lo dicevo lì si offendeva l’autore, se te lo dicevo da me non c’entrava nulla… alla fine ho pensato di venire qui. Cosa volevo dirti? … in questi giorni abbiamo seguito più o meno le stesse storie e capita che arrivo io e sei appena andata via tu, e leggo i tuoi commenti per forza di cose… devo proprio farti i complimenti, ho letto un paio di tuoi commenti che saresti da applaudire fino a domani… mi hai fatta anche ridere…,. qui dentro non è facile trovarne così. 😉
07/07/2016 at 19:04
ah ah, grazie, non so a che commenti ti riferisci ma mi fa molto piacere. Cerco di essere sincera nei commenti (infatti, quando ho cose brutte da dire su qualcosa che ho letto evito di commentare! almeno qui).
E mi fai ancora più piacere perché sui racconti che mi piacciono mi capita di leggere anche i commenti degli altri e a volte mi verrebbe da rispondere ma non oso perché non so se gli interessati apprezzerebbero. 🙂
Ciao A.
04/07/2016 at 12:44
Ciao befana,
capitolo molto bello. Mi sono emozionata leggendo la lettera! Brava!
Voto Marco.
Alla prossima! ^__^
04/07/2016 at 19:59
Grazie, Tia,
speriamo che commuova anche la bambina 🙂
Alla prossima
04/07/2016 at 10:45
Ciao Befana! 🙂 un capitolo decisamente emozionante e coinvolgente… Mi unisco alla domanda di Chiara, cosa sa Emma dell’accaduto… In questo racconto hai una scrittura calda e poetica, brava. Bellissimo episodio.
Marco è il mio voto. 🙂
04/07/2016 at 13:48
Grazie, Pink,
in effetti il capitolo non mi convinceva davvero, cioè, l’ho scritto davvero cercando di entrare nei sentimenti di Carla, ma non sono molto sicura del risultato. Contrariamente a te, non mi trovo a mio agio a scrivere apertamente di sentimenti. Le mie parole mi sembrano sempre inadeguate. Del resto ho scomodato il mio amatissimo Catullo per non descrivere con parole mie i difficili sentimenti di Carla per Alberto. Ma sembra che il capitolo vi piaccia, ne sono felice.
Per quanto riguarda Emma, ti rinvio alla risposta che ho dato a Chiara, per non riscriverla due volte.
Ho voluto citare il problema nella lettera perché è evidente che esiste ed esisterà, questo problema. Ma i bambini sanno affrontare e guarire moltissime cose, più degli adulti. Ed è un bene, visto il mondo difficile che gli adulti offrono loro.
Ciao e grazie
04/07/2016 at 09:47
Mi sono spesso chiesta, leggendo, che cosa sapesse Emma dell’accaduto. Quindi Emma sa che la sua mamma debole e remissiva ha ucciso il suo adorato papà. Beh, ha reagito invece che continuare a lasciarsi sopraffare, ma non credo che Emma possa vederla così. E i genitori di Alberto? Sanno che il figlio era un mostro o lo santificano facendolo un martire anche agli occhi della nipote?
Voto la dottoressa, perché spesso si ha bisogno di un aiuto esterno e, qui, serve un professionista.
04/07/2016 at 13:41
In realtà, in alcuni dei capitoli non scritti e che mai scriverò, risultava chiaro che la violenza di Alberto derivava da un padre violento. E una madre che giustificava, sempre.
Per quanto riguarda Emma, io immagino sia stata affidata temporaneamente ad una famiglia o ad un istituto dei servizi sociali, in attesa delle decisioni del tribunale. Ma penso che i nonni abbiano potuto avere contatti con lei: non hanno nessuna accusa penale, loro. E che le abbiano dato una loro versione. E per quanto il padre non fosse mai fisicamente violento davanti a lei credo sia impossibile che la bambina non abbia mai intuito nulla. Anche questo necessiterà un grande lavoro di ricostruzione per Carla se un giorno potrà ottenere di riavere la custodia di sua figlia.
Però, non solo per motivi di spazio, tutto questo nel racconto non c’è, penso sia un bene che ognuno possa riflettere a tutto ciò secondo la propria sensibilità o esperienza della vita.
Grazie Chiara, anche per il voto: era anche la mia opzione preferita, ma sembra in netto svantaggio, purtroppo 🙂
04/07/2016 at 09:36
Marco. Però… per risanarsi almeno l’anima… avrei pensato iniziasse col dipingere il suo amore per Emma o se’ stessa. Non certo lei e Alberto. Difficilissimo e crudele dover spiegare un tale gesto, ad una figlia innamorata del padre per giunta. Temo che non torneranno a vivere insieme molto presto, né che verrà assolta. Comunque.
04/07/2016 at 13:33
Sempre molto pertinenti le tue obiezioni, cercherò di essere all’altezza nella risposta 🙂
Per me l’amore per sua figlia, per quanto incompiuto, contrastato, in gran parte da (ri)costruire, è qualcosa di positivo e assodato per Carla: può rifletterci, parlarne, progettarcisi. Il suo irrazionale ed invincibile amore (misto ad odio) per Alberto è difficile da gestire razionalmente, affrontarlo attraverso l’attività artistica è il modo che ha trovato.
Sì, oltre al diritto di potestà sulla figlia, recuperare un rapporto con lei non sarà facile, ma è convinta e piena di volontà, è già un bell’inizio.
L’assoluzione non lo so. Non conto mettere né processo né giudizio nel racconto.
Quello che penso è che in caso di condanna lieve, con un’accusa meno grave, avrà dopo averla scontata la possibilità di battersi per recuperare la figlia. In caso di condanna grave per omicidio sarà molto improbabile. Anche solo in termini di tempi ed età della figlia dopo gli anni di reclusione.
Mi scegliete tutti l’avvocato: mi toccherà di fare una full immersion di diritto penale versione bignami!!
Ciao Manu, grazie della tua attenzione sempre
04/07/2016 at 13:40
Ma va là… tienilo fuori il giudizio! Con questo caldo poi! L’avvocato potrebbe essere la sua prima “ri-cucitura” col mondo reale!
04/07/2016 at 13:51
Lo tengo fuori, lo tengo fuori, ma se devo scrivere un capitolo in cui dialoga con l’avvocato, per quanto siano amici, difficile pensare che lui non parli mai in termini legali.
Se no che lo paga a fare! XD
Ciao
04/07/2016 at 09:17
Ancora un episodio coinvolgente.
Quanti anni ha la bambina? le parole che ha detto alla madre sembrano di un’ adolescente, anche se è vero che i bambini che hanno sofferto molto “invecchiano dentro”.
Ho votato l’avvocato, vediamo “la responsabilità” dal punto di vista della difesa, che sarà cruciale.
Brava!
🙂
04/07/2016 at 13:24
Io l’ho immaginata di 8 anni, anche se volutamente non l’ho messo nel racconto. È un’età in cui i bambini sono ancora piccoli per certi versi ma cominciano anche scoprire il mondo e la vita con occhi più adulti.
Io ho immaginato che il diritto al rispetto lo avesse sentito a scuola: qui in Francia la scuola lavora parecchio sul fare assimilare ai bambini i diritti dell’infanzia e delle persone. In Italia non so, spero sia il caso.
A volte i bambini hanno una filosofia profonda ed adulta, anche senza aver sofferto. I miei figli mi sorprendono spesso.
Grazie, Maria, ciao
P.S. Questa cosa della difesa mi metterà parecchio in difficoltà: è veramente una cosa di cui non so quasi nulla. Vedremo come affrontarla 🙂
04/07/2016 at 08:57
*Per chi non conoscesse il meraviglioso Canto 85 di Catullo:
“L’odio e l’amo. Come io faccia, mi domandi. Non lo so,
ma è questo che sento, con forza.
E la sofferenza mi crocifigge.”
La traduzione è mia, perché non ne conosco nessuna che mi soddisfi tra quelle ufficiali. Se non dovesse piacervi, chiedo venia: traduttore di poesie è un mestiere, e non è il mio. :-).
01/07/2016 at 15:52
Voto dipingere! Bel racconto, mi piace 🙂
02/07/2016 at 13:05
Grazie 🙂
29/06/2016 at 20:25
Scrivere, non avrei potuto scegliere diversamente 😉
Una storia che mette i brividi, ma ciò che colpisce di più è non tanto la lucidità della protagonista quanto il coraggio che mostra nel volersi assumere le sue responsabilità, nonostante sia perfettamente consapevole di ciò che l’attende. E’ lodevole.
30/06/2016 at 08:03
Un commento in controcorrente il tuo: tutti dicono che dovrebbe proprio smettere di sentirsi in colpa, che ha agito nel giusto e deve andare avanti, tu ammiri la sua volontà di assumerne le responsabilità. È il bello delle pagine scritte: ognuno può leggerle a suo modo.
Ciao e grazie
P.S. Ieri ho letto il tuo incipit: mi è davvero affascinato, ma non sapevo assolutamente cosa votare e non avevo nulla da commentare, ma volevo dirtelo, così ne approfitto, cercherò di scegliere un’opzione al secondo capitolo. Ciao
29/06/2016 at 19:22
Dipingere. 🙂 Beh, nessun momento felice può compensare le violenze…non lo so con certezza ma penso sia così. Con questo sogno Carla forse ha cominciato a perdonarsi, forse inconsciamente aveva bisogno di quelle parole per ricominciare a vivere. Può darsi mi sbagli.
Un caro saluto Befana e capitolo eccellente come sempre.
30/06/2016 at 07:59
No, penso che niente compensi gli abusi e i soprusi, la mia idea era che Carla abbia una parte di sé che si sente comunque in colpa, e innamorata, e si, scontra con quella che sa di essere stata vittima e di dover andare avanti. E, in più di tutto il resto, penso che non accetti (penso che sia condivisibile) di considerare che dieci, forse più, anni della sua vita siano stati tutti sbagliati, da cancellare, cerca comunque di trovarvi qualcosa da salvare. Non so se è realistico, io la vedo così.
Ciao Pink, e grazie
29/06/2016 at 16:43
Facciamo che il “ma quanto sei brava!” ormai lo diamo per scontato? 🙂
Riflettevo su una cosa già dall’episodio precedente, dove viene descritta la dinamica dell’accaduto. Carla è convinta della propria colpevolezza, anche l’avvocato e la psicologa intendono spingere non sull’eventuale legittimità di ciò che ha fatto, ma su una sua parziale mancanza di lucidità nei confronti del marito, dopo anni di terrore.
Pure nel sogno si dice che se c’era un’altra scelta, lei non la vedeva. Mi chiedo se non esistano situazioni eccezionali in cui, pur vedendola, si possa legittimamente scegliere altro.
È vero che non l’ha ucciso nel tentativo di scampare a un’aggressione, che dopo averlo messo in stato di incoscienza avrebbe potuto dileguarsi invece di ucciderlo.
Ma qualche minuto prima era stata vittima di un pestaggio orrendo: il dolore fisico e la paura, nell’immediato, quando sono ancora molto forti, non possono condizionare le nostre decisioni, urlare di voler essere vendicati?
Mi sembra che in certi casi, prima che la difesa si differenzi del tutto dalla vendetta, si passi per una breve condizione in cui difesa e vendetta sono diluite l’una nell’altra. Se dovessi giudicare qualcuno che viene rapito, riesce a liberarsi in un momento di assenza dei rapitori, e invece di scappare si nasconde e li fa secchi al loro ritorno, di certo non lo giudicherei colpevole (casomai incosciente). Il caso tipico è quello del negoziante rapinato che poi spara ai rapinatori in fuga: prima di giudicarlo stacci tu con una pistola puntata addosso e poi prova a riflettere con serenità ed equilibrio su chi ti ha appena umiliato e fatto morire di terrore.
Tutto ciò per dire, in breve, che fin dall’inizio se fossi stata Carla sarei stata lontana anni luce dal sentirmi colpevole 🙂
29/06/2016 at 18:40
Io non so proprio se mi sentirei in colpa, non oso nemmeno provare a immaginare come starei dopo essermi fatta menare violentare e umiliare per anni, chi può dirlo?
Sul piano legale, francamente non voglio entrare, non ne conosco abbastanza, ho dato una sleggiucchiata per avere qualche base minima ma niente più. Forse il caso può rientrare nella “legittima difesa putativa”: il rischio della vita non era immediato e imminente ma lei lo vedeva così. O allora facoltà, di intendere volere e decidere compromesse da anni di soprusi e una violenza appena subita.
Quello che mi interessava era che ci fosse un atto deliberato di uccidere perché ci fosse il dubbio, penso anche io che abbia largamente di che usufruir della clemenza della corte; solo che tanto che lei non si accetta e si mostra come vittima è più dura. Per questo nel sogno si assolve da sola dicendo se c’era un’altra via tu non la vedevi. Fa i conti con sé stessa.
Grazie del commento,ciao.
P.S. Avevo commentato il tuo nuovo episodio nel primo pomeriggio, ma il commento è in fase di moderazione: non so se sia sesso o ninfomania che dà problemi al sistema di controllo. Wait and see XD
29/06/2016 at 15:45
Dico raccontare perché mi pare la cosa più diretta. Anche se appena votato mi sono un po’ pentita della scelta.
Mi hai fatto emozionare. Mi hai ricordato un sogno che ho scolpito nella mente, che ho immediatamente interpretato per quello che era, un’elaborazione di un lutto. Improvvisa, inaspettata. Ancora adesso mi emoziono a ricordarlo, nonostante non abbia la fortuna di credere in ‘anime immortali’ e aldilà vari, magari popolati da 40 verginelli con cui condividere una lussuriosa eternità. Quel sogno ha avuto un significato particolare per me, mi ha concesso un po’ di serenità. Fatte le debite proporzioni, è quello che succede a Carla. Anche se di questo bel capitolo non condivido una frase che mi pare stonata: ‘Ma eri un padre meraviglioso’. Un padre che ha cresciuto la figlia quasi sottraendola all’affetto della madre? No, su questo non sono d’accordo.
Complimenti.
Ciao Ciao a presto!
29/06/2016 at 18:46
A me capita spesso nei sogni di rivivere, correggere riscrivere controversie irrisolte, conversazioni non fatte, incontri con persone lontane; lutti no perché fino ad ora, per fortuna ne ho vissuti pochi.
Per la frase, hai ragione, lei si riferisce all’attenzione e all’amore che lui portava alla figlia ma certo che non era un padre meraviglioso. Ma non è la sola frase contestabile, anche i mi manchi e il fatto che pensi che la violenza fosse dovuta al fatto di non essere una “buona” moglie. Per me questo sogno è una resa dei conti, o un incontro, tra le due Carla: quella che sa di essere stata vittima e di esserne uscita come poteva, e quella che si sente in colpa, che sente la mancanza di Alberto nonostante tutto, che crede che sarebbe stato tutto diverso se lei fosse stata migliore. Anni a farsi sminuire e trattare da sbagliata e colpevole di tutto lasciano i segni. Credo che sia la Carla giusta quella che ha avuto la meglio nell’incontro.
Grazie, Moneta, un vero onore che tu ti sia emozionata
29/06/2016 at 07:58
Bello il sogno, e il dualismo: chi perdona chi. Bello anche il dubbio che gli uomini nella realtà non si pentano.
Voto Dipingere, è l’arte che si confà alla protagonista. A scrivere ci pensiamo noi!! 😉
29/06/2016 at 15:05
Non so se gli uomini nella realtà non si pentano, per fortuna ce ne sono che riescono e ne escono, purtroppo i luoghi e i professionisti che possono aiutarli in questo sono ancora molto pochi. Ho immaginato questo come uno che non era in grado di farlo, e in ogni caso ora non può più; ma immaginavo che Carla avesse comunque bisogno di parlare con lui, o almeno con la parte di lui che ama e che conserva dentro.
Il voto è ancora incerto, ora aspetto, ho già dovuto scrivere due volte e in modo radicalmente diverso troppi capitoli 🙂
Ciao, e grazie
28/06/2016 at 21:17
Molto bello. Ero rimasto indietro di un capitolo e mi sono letto entrambi tutto d’un fiato. Bella l’idea del sogno e questa redenzione che vede svoltare il personaggio di Carla. Che sia lui o meno a parlarle a questo punto non ha importanza, quello che importa è che ora lei possa combattere per sè stessa, e per sua figlia, lasciando alle spalle tutto il resto. Al prossimo capitolo, per ora ho votato scrivere. Giusto per restare in tema 🙂
29/06/2016 at 15:02
Soprattutto che lui ormai non parla più con nessuno 😉
Grazie, in realtà io ero dubbiosa sull’accoglienza di questo capitolo sogno-discussione-dichiarazione d’amore-perdono, ma sembra che stia passando bene.
Ciao e grazie
28/06/2016 at 20:34
Dipingere…
Bello il sogno, lei che dialoga con se stessa attraverso l’immagine di Alberto; era l’unico modo di sentire parole del genere, da un uomo del genere.
29/06/2016 at 15:00
Lo penso anche io e mi sono immaginata Carla come qualcuno che ha comunque bisogno di comprendere, di darsi una spiegazione, per poter affrontare il passato e cercare di andare avanti.
Grazie e ciao
27/06/2016 at 16:47
Ciao befana!
Bellissimo capitolo! Emozionante e intenso! Bravissima!
Io dico che scriverà!
Alla prossima! 😉
27/06/2016 at 19:49
Grazie mille, Tia, sì, forse scriverà.
27/06/2016 at 16:44
Direi scrivere.
“Forse non era davvero lui quello che le ha offerto il perdono, forse era una parte di sé stessa.”
Credo che questa frase possa dire tutto, e solo in sogno poteva viverla.
Ottimo capitolo, avanti così 🙂
27/06/2016 at 19:47
Sì, volevo fosse ben chiaro che non era un’apparizione del fantasma che la perdonava, ma lei che affrontava i propri demoni, e cominciava a perdonarsi.
Grazie, Danio
27/06/2016 at 16:28
Davvero molto originale e interessante il perdono in un sogno. Anche molto realistico, per paradosso. Poichè spesso è nei sogni che uccidiamo i nostri demoni, o li perdoniamo. Direi che lei sta già ricominciando a vivere, reagire, raccontando. Oltre che sognando 🙂
27/06/2016 at 19:46
Credo che solo in sogno potesse confessarsi di amarlo ancora e di sentirsi in colpa, il primo passo è fatto.
Ciao e grazie
27/06/2016 at 15:15
Dipingere… la nuova Carla è ciò che era un tempo. I sogni rappresentano il nostro inconscio, quella parte di noi che releghiamo nella parte più profonda del nostro animo e che non vogliamo ascoltare, ma più la inabissiamo e più essa torna a galla. Carla l’ha capito finalmente ed è ora che ricominci a vivere insieme a sua figlia.
Mi hai fatto piangere anche stavolta… brava.
27/06/2016 at 19:43
Ma come, io pensavo di avere portato un po’ di serenità alla storia, mi dici che ti ho fatto piangere? 🙂
Penso anche io che la notte e i sogni costringano la nostra mente ad affrontare scheletri che cerchiamo di ignorare. L’importante è non ributtarli nell’armadio appena apriamo gli occhi.
Ciao Anna e grazie
27/06/2016 at 14:00
Trovo molto interessante il modo come hai saputo intrecciare le due prospettive, di lei e di lei. I dialoghi sono intensi. Razionalità e irrazionalità insieme ad amore e odio, si contendono la spiegazione del loro rapporto.
Invece, l’atmosfera è, secondo me, quella del sogno “a occhi aperti”, e molto meno del sogno durante il sonno.
a presto
ciao ciao
27/06/2016 at 14:01
di lei e di lui (errata corrige)
27/06/2016 at 19:39
E io che avevo spostato la scena dalla camera di lei al loro soggiorno perché facesse meno “apparizione mistica”. Non lo so, può darsi, quello che volevo era la dimensione onirica perché lei non può ammettere razionalmente di amarlo ancora e dii sentirne la mancanza. Deve affrontare il proprio lato oscuro, la sua incapacità a smettere di amarlo e il suo senso di colpa.
Ciao e grazie
27/06/2016 at 13:03
Siamo andati a scovare il buono nell’animo del carnefice, e questo mi ha anche un po’ sorpresa, ma non mi è dispiaciuto. Ciononostante, Alberto non ha potuto impietosirmi; forse sono troppo cattiva io, ma non riuscirei a perdonarlo. E poi, questo è solo un sogno di Carla e, forse, quell’uomo allucinante non ha mai pensato nemmeno una di queste parole. Chi lo sa? Chi può mai saperlo?
«A che prezzo? Niente può ripagare il dolore che ti ho inflitto. Mi pentivo ogni volta che vedevo i segni sul tuo corpo, sul tuo viso, dopo. Cercavo di compensare, di cancellare il male, ma era impossibile. Fino a che la rabbia tornava. E ricominciava l’orrore»
«Ma non ho mai fatto nulla, per impedirtelo. E, forse, fossi stata una moglie migliore, io..»
«Nulla sarebbe mai stato abbastanza perfetto per calmare la mia insicurezza, la mia rabbia. Era me che odiavo, ma te che colpivo.»
Voto scrivere, perché è il mio sfogo personale. Ma uno qualunque andrà benissimo.
27/06/2016 at 19:09
Infatti nessuno sa se lui avrebbe mai detto o solo pensato tali riflessioni, credo davvero che fosse lei ad avere bisogno non di una giustificazione (non è giustificabile quello che le ha fatto) ma di cercare di comprendere, e di potere perdonare se stessa.
Solo in un sogno, però poteva lasciare uscire sentimenti inconfessabili razionalmente come l’amarlo ancora e sentirne la mancanza, non che il fatto di pensare che in parte fosse colpa sua se lui l’aveva trattata così.
Ma penso davvero che fosse un’interazione tra Carla e Carla, non tra lei e un fantasma.
ciao e grazie
27/06/2016 at 10:03
Dipingere. Un gesto positivo a contrasto. Non riesco a impietosirmi per lui, né a capire come lei possa dirgli, anche solo in sogno, “mi manchi”… Ma tu hai reso molto bene questo dissidio interiore di entrambi. Brava sempre.
27/06/2016 at 19:04
Neppure io, e anche lei si dice “sono pazza”, è la ragione per cui questa resa dei conti la fa in sogno: razionalmente non può ammettere di amarlo ancora e che nonostante tutto le manchi. Ma se non l’ha mai lasciato davvero, nonostante tutto il resto c’era sicuramente anche l’incapacità di amare quella parte di lui che l’aveva fatta innamorare.
Io l’ho immaginata così. Ma non mi ci riconosco per niente, giuro! 😉
25/06/2016 at 15:11
Scrittura “potente”. Non dico altro.
Vada per il sogno. Vediamo un po’ che forma prenderanno le sue paure nel mondo onirico.
26/06/2016 at 09:53
Tutti chiedono un po’ di respiro e di luce per questa povera donna e tu vuoi riempirle di paure anche i sogni? 😉
Il capitolo onirico è quasi pronto. Non so se vi piacerà,
Grazie per voto e commento
23/06/2016 at 11:40
Ricordo e racconto sono ampiamente presenti, direi sogno. Sarebbe interessante questa versione onirica 😉
Talmente drammatico da infastidirmi lo stomaco. Come riesci a essere così dettagliata? Conosci qualcuno che ha vissuto questo genere di esperienza? Comunque, brava.
23/06/2016 at 14:41
hai ragione, puah
23/06/2016 at 14:44
?????
24/06/2016 at 07:47
Oh, mamma, no, per fortuna nessuno. Cioè, senza dubbio ne conosciamo tutti qualcuno, visto la diffusione delle violenze domestiche nel tessuto sociale italiano e non; ma niente più del sentito dire.
Ho letto un sacco: romanzi, testimonianze, cronache di processi, reportages, documentari, e ho cercato di restare nel più verosimile possibile. Quanto allo stomaco, anche il mio soffre scrivendo questo racconto, per il prossimo credo che andrò sull’irrealismo spinto o sul più che leggero. 🙂
La digressione onirica sembra andare per la maggiore, ho un’idea, spero vi piacerà.
Ciao A., e grazie
23/06/2016 at 08:51
Sì, mi sentivo molto più sollevata e serena nel giardino; nonostante l’ambiente aperto e con l’aria, mi sono sentita soffocare anche io con Alberto. No, in realtà mi sono sentita anche io come Carla. È una cosa terribile, ma mi sembra di capirla.
Sei incredibile: è tutto così reale da far provare ai tuoi lettori le sensazioni dei personaggi. Te l’avrò già detto mille volte, ma mi ripeto.
Non so proprio che cosa votare, ci penserò con calma adesso. Credo sarà sogno.
24/06/2016 at 07:52
Cerco la verosimiglianza, se risulta realistico ne sono contenta. Ho riflettuto e cambiato parecchio alla cosa: volevo qualcosa di credibile e dove ci fosse davvero una decisione di uccidere, non solo una legittima difesa, ma senza andare troppo nel cruento se no la cosa si sbilanciava troppo nella vendetta. Quanto al pestaggio, sfortunatamente la cronaca e la letteratura ne sono talmente piene che gli spunti non mancano.
Il sogno sta vincendo, ho un’idea in testa, spero vi piacerà. Credo che una pausa nella violenza serva. Ai personaggi, ai lettori e anche a me. 🙂
Ciao
22/06/2016 at 15:40
Carla è una grande protagonista che ha bisogno di una redimere se stessa e di chiudere con questo passato che la rende schiava.
Il racconto mi è veramente piaciuto preciso, puntuale, paurosamente credibile.
Brava, ma adesso ci vuole un bel sogno
23/06/2016 at 08:34
Non so se si possa davvero chiudere con un passato così, o con qualunque passato, l’importante è metabolizzarlo e andare avanti. Per questo però bisogna sapersi perdonare, e perdonare sé stessi è sempre molto difficile.
Penso proprio che sarà sogno.
Ciao e grazie
22/06/2016 at 11:11
Dopo questa dose quasi intollerabile di cruda realtà direi che per il prossimo mi va bene un sogno.
Ciao befana,
Molto bello e profondo questo capitolo, forse quello che mi è piaciuto di più.
È triste e grandioso insieme constatare come Carla riesce a provare comunque compassione per una persona che le ha donato solo odio e violenza, arrivando a colpevolizzarsi ancora per non aver trovato un altro modo per terminare quel rapporto malato. Hai reso molto bene la sua posizione, il suo senso morale.
Io le darei al massimo un eccesso colposo di legittima difesa, solo perché lei in fondo pensa che sia giusto essere punita per quello che ha fatto. Ma attenzione a quello che ho scritto, perché il lettore può fare un salto che per quanto posso capire tu non vuoi assolutamente, ossia: alla fine il rapporto con lui è manifestazione di una sorta di masochismo latente.
Insomma, io penso che sia ora che Carla inizi a scaricare il fardello di colpe che si sente sopra.
A presto
22/06/2016 at 13:10
Grazie davvero.
Io non penso che le abbia dato solo odio e violenza, quello è ciò che le resta ora, ma lo amava; e penso che anche lui nel suo modo distorto e incapace l’abbia amata. Se vince il sogno penso che questo amore negato e dimenticato potrà riemergere.
Quanto al verdetto, lo lascio al tribunale (sapessi quante opzioni e disquisizioni in casa con “l’esperto” a proposito di questo ipotetico caso!!).
Io non so se ci sia stato del masochismo, sicuramente dell’orgoglio (difficile ammettere di essersi sbagliati su un settore così importante della vita), la convinzione di poterlo cambiare, l’amore che c’era sicuramente, l’incapacità di chiedere aiuto, e poi basta perché non so quali di queste cose usciranno dai prossimi capitoli.
In ogni caso, sì, il punto centrale è la capacità di perdonarsi, accettare il passato e cercare di ricostruirsi. Ammettere che non è tutta colpa propria è sicuramente un inizio necessario.
Alla prossima
21/06/2016 at 17:41
Lo stile asciutto l’ho trovato adatto al capitolo, bastano i fatti in questi casi; inoltre credo sottolinei il modo distaccato e razionale di Carla nell’affrontare quello che le è capitato.
Sogno, un po’ di felicità onirica 😉
Concordo con gli altri… brava!
21/06/2016 at 19:15
Sì, proprio brava: sulla spinta dei commenti/complimenti, ho fatto una cosa che non faccio quasi mai, rileggere il capitolo nella versione pubblicata sul sito.
Ho trovato: 2 errori di formattazione, una ripetizione (sbatté, sbattere: avrei potuto trovare un sinonimo), e trovo che la prima frase, dopo tutti i tagli e modifiche fatte, risulta fuori luogo, staccata dal contesto. E ho riletto in fretta.
Almeno ora so perché Textmaster mi ha accettato come autore e traduttore ma non come correttore di bozze!! XD
Credo anche io che un po’ di sogno non farebbe male.
Ciao e grazie mille
21/06/2016 at 13:17
Ciao befana!
Accidenti! Sto cercando le parole per descrivere questo capitolo, ma niente riesce a rendere l’idea di ciò che mi ha fatto provare.
Sei stata molto brava, veramente.
Per il prossimo episodio voto il sogno. E, come dice Anna, spero che sia il sogno di una vita migliore per sé e per sua figlia.
Alla prossima! 🙂
21/06/2016 at 19:10
Grazie, Tia,
il sogno sembra prevalere per ora. D’altra parte la realtà non è proprio amichevole per Carla, un po’ di sogno on può farle male.
Ciao
21/06/2016 at 10:54
Sogno… quello di una vita migliore per sé e sua figlia, quello che cancella il passato chiudendo semplicemente gli occhi, quello che meriterebbe dopo una vita d’inferno.
“So cosa ho fatto” in questa frase si condensa una sola consapevolezza… quella di voler vivere, se non l’avesse ammazzato sarebbe morta lei.
Un capitolo molto intenso da accapponare la pelle. Cinque sole lettere: BRAVA.
21/06/2016 at 19:08
Grazie, Anna sei molto gentile.
Sogno di futuro o sogno di un passato e di un presente che non sono stati e mai saranno, ma avrebbero potuto essere se. E, a volte, nei sogni, emergono verità e emozioni che la coscienza rifiuta di riconoscere.
Ciao
20/06/2016 at 17:09
Propendo per il ricordo.
Un episodio davvero intenso, mi piace sempre più come scrivi 🙂
21/06/2016 at 08:03
Grazie, Danio, troppo buono.
Ancora ricordi? Vedremo
20/06/2016 at 14:57
Ho avuto i brividi leggendo questo capitolo, cercando se possibile di immaginare il dolore il terrore di Carla, ma di tutte le donne vittime di violenza… scattano dei meccanismi psicologici difficili da percepire in tempo, anche per le donne più furbe intelligenti colte ecc ecc… Purtroppo.
Io voto ricordo. Il sogno è troppo lontano per il momento.
21/06/2016 at 08:07
Ho cercato di immaginare e scrivere delle scene verosimili, senza farne né troppo ne troppo poco, non volevo eccedere né nella profusione di dettagli né sorvolare troppo, ma non sono sicura del risultato. La mia scrittura mi sembra sempre troppo scarna, fredda, poco narrativa, non so come spiegarlo.
Troppo presto, dici? I sogni vengono quando vogliono, non possiamo ordinarli, né respingerli. Per ora è un testa a testa sogno-ricordi. Si vedrà.
Ciao e grazie
20/06/2016 at 12:36
Asciutta ed opportunamente distaccata per ricostruire l’accaduto, lo stato emotivo, la fattispecie delittuosa, in un crescendo emotivo lasciato volutamente al giudizio personale del lettore. Molto brava, non era affatto facile. Mi ha colpito quella frase del marito che – in un contesto opposto – sarebbe una meravigliosa dichiarazione d’amore. E invece no.
Ho votato sogno, con cui potresti gestire la prosecuzione del racconto, senza limiti di sorta. A presto.
20/06/2016 at 13:12
Sai qual è la cosa peggiore? È che secondo me anche per lui era una dichiarazione d’amore. Purtroppo in tanti pensano che sia amore il “ti amo troppo per lasciarti andare”, i “ti amo così tanto che se mi lasci ti ammazzo o mi ammazzo”.
Sei molto gentile, ma non penso di riuscire ad essere imparziale come vorrei nel racconto. Difficile non stare dalla sua parte, anche quando lei non riesce a starci!
Ciao e grazie
20/06/2016 at 12:12
Grande verità e coerenza nelle tue descrizioni.
Questo caso non sembra omicidio ma legittima difesa!
Sei molto in gamba!
🙂
20/06/2016 at 13:18
La legittima difesa è solo quando la minaccia di morte è immanente, imminente e inevitabile (o almeno la vittima dev’essere convinta che lo sia).
difficile da sostenere con un uomo drogato di barbiturici.
Ma era lei in condizioni fisiche emotive psicologiche di poter davvero agire in piena scelta e coscienza delle sue azioni?
È il dilemma che vorrei fosse il fulcro del racconto, anche se cercare di restare imparziale nella scrittura mi risulta praticamente impossibile.
Grazie Maria.
20/06/2016 at 13:29
Certo, certo, hai ragione, volevo dire che la verità psicologica non corrisponde quasi mai alla “verità” del codice penale.
🙂
20/06/2016 at 11:53
Dopo tutto questo, ci vorrebbe un sogno cara Befana…
20/06/2016 at 13:20
Chissà se Carla sarà ancora in grado di fare bei sogni però. Ne avrebbe sicuramente bisogno.
In ogni caso per il momento tutti vogliono il sogno
Grazie, ciao
18/06/2016 at 19:32
Il soggiorno, la sala da pranzo dove presumibilmente si riunivano quando lei da sposata tornava a trovare i genitori.
Ciao befana,
Immagino tensioni tra i due uomini o perplessità del padre.
Mi viene in mente il finale de I sommersi e i salvati, con i soldati russi imbarazzati di fronte ai sopravvissuti al campo. E allora dico: capitolo profondamente imbarazzante, l’imbarazzo del giusto di fronte ad un’ingiustizia profonda come l’obliterazione del rapporto madre figlia, che hai descritto fin troppo lucidamente.
Brava
Ciao Ciao
20/06/2016 at 12:13
Ciao Moneta, non ho letto I sommersi e i salvati, ma ho letto Se questo è un uomo, e La tregua, e credo di capire di cosa parli.
E un punto di vista interessante e vasto, ma io ho immaginato questa storia come un caso classico in cui il “carnefice” officiava violenza torture solo in privato, senza sguardi esterni, davanti a testimoni si mostrava irreprensibile, anzi quasi esemplare. E in cui la vittima non ha saputo, voluto, osato (il perché fa parte del tema del racconto) chiedere aiuto fino al momento dell’irreparabile.
Il padre poteva sì essere perplesso davanti ad una bambina terribilmente innamorata del padre e molto poco della madre, ma nulla più. Tanto che tra figlie piccole e papà a volte succede senza che nessuno intervenga.
Le tue analisi e commenti sono sempre pertinenti e precise, allora a quando la candidatura al nobel? 🙂
Ciao e grazie
18/06/2016 at 19:00
Ciao, Befana,
scusami per il ritardo… anche perché mi pare che i giochi sono decisi… ma io dico in cucina. Trovo quell’ambiente l’ideale per una serie infinita di scene. spesso anche rivelatorie. 😉
Mi è piaciuto molto questo episodio. Soprattutto per quello che dici quando racconti che lui l’ha privata di tutto, anche di ciò che dovrebbe essere scontato. Ma non c’è nulla di scontato nell’egoismo.
20/06/2016 at 12:20
Ciao, in effetti l’avevo posta in cucina anche io la prossima scena, ma il bisogno d’aria ha attirato (quasi) tutti in giardino.
Apprezzo molto il tuo commento, sei l’unica ad aver messo l’accento sull’egoismo, ed è esattamente il fulcro di come immagino Alberto e la sua personalità.
Non credo abbia escluso la moglie dalla relazione con la figlia per torturarla, ma solo per un egoismo, narcisismo, egocentrismo esacerbati e morbosi, un bisogno di essere amato, venerato, di sentirsi al centro di un’adorazione totale, senza limiti e senza giudizi quale solo un bambino può provare per un genitore. E non voleva spartirlo con nessuno.
Ciao e grazie
16/06/2016 at 11:34
Ciao!
Sono d’accordo con Trix: è disgustoso pensare che esistano “uomini” del genere!
Ottimo capitolo, Befana! Brava!
Io voto giardino! 😉
Alla prossima!!
17/06/2016 at 07:38
E giardino sia! Speriamo che non piova, XD.
Grazie Tia S.
14/06/2016 at 14:44
Giardino.
Storia molto coinvolgente, speriamo di vedere un po’ di luce.
14/06/2016 at 16:39
Sì, eh? Ne sta uscendo un huis clos parecchio opprimente, colpa del tema. O dell’autore.
Dubito che ci saranno dei felici e contenti ma vorrei riuscire a metterci anche un po’ di note chiare, prima o poi.
Ciao
14/06/2016 at 10:36
Stavo per votare giardino, poi ho scelto cucina, perché sono cresciuto in una casa in cui le relazioni familiari si svolgevano principalmente in quell’ambiente (sarà strano?).
Episodio struggente, quando è venuta fuori la figlia mi aspettavo che fosse per Carla un conforto, un motivo di vita, di positività. Invece, molto coerentemente, ci spieghi che non è esattamente così, anche questo rapporto è stato tarpato sadicamente. Questo è l’Inferno, e lei non ne è affatto fuori.
A presto!
14/06/2016 at 16:41
Anche io, se devo pensare alla stanza di casa dei miei più legata alla mia infanzia sarebbe la cucina. Anzi anche ora, quando sono in visita da loro. È il focolare.
Ma penso che il giardino abbia il suo perché: la storia manca di aria e di luce.
Ciao
14/06/2016 at 10:27
Giardino.
Leggere questo capitolo mi ha messo addosso tanta tristezza. Sapere che ci sono davvero uomini così sulla faccia della terra mi disgusta. Spero che Carla possa avere la sua rivincita, in un modo o nell’altro.
14/06/2016 at 16:45
Io pensavo di aver forzato la mano e che qualcuno mi rimproverasse di caricaturare un po’ troppo con questa spoliazione di maternità, invece sembrate tutti trovarla verosimile e la cosa mi agghiaccia. Ma sì, sono parecchie le cose disgustose di cui l’essere umano è capace.
Poi quella che scrivo è la versione di Carla, come lei l’ha vissuta, come la rivede, forse lui non agiva coscientemente contro di lei, era solo obnubilato dal desiderio di un rapporto unico con la figlia, o forse entrambe le cose.
Mi è sempre molto difficile ridurre tutto in quei 5000 caratteri, ma mi fa anche bene.
Ciao, Trix, e grazie
14/06/2016 at 05:18
Voto Giardino alla fine di questo capitolo serve un po’ di aria, la violenza narrata è grande, si legge in tutte le sfumature.
Brava alla prossima.
14/06/2016 at 16:47
Grazie, spero di trovare lo spazio per dare qualche sfumatura anche a lui, non farne uno stereotipo di bruto bestiale a tutto tondo.
Credo che questo giardino attiri tutti.
Ciao
13/06/2016 at 16:40
Leggendo qua e là i vari commenti, butto un sasso provocatorio nello stagno.
Madre natura non è scema e ha dato alla donna un tipo di superiorità biologica, per molti, difficile da accettare.
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/morte_cerebrale_bimbo_nasce_107_giorni_dopo-1792500.html
🙂
13/06/2016 at 16:53
E ancora più provocatorio: per alcuni è talmente dura da accettare che vorrebbero ridurre le donne solo a quel ruolo. Esseri terribile e contorti gli esseri umani 😉
13/06/2016 at 15:14
Mi accodo e voto giardino.
La parte che mi ha colpito di più è: “Sa che non mi permise di allattare?”,
di tutte le violenze mi è sembrata la più crudele.
Un capitolo molto intenso… brava!
13/06/2016 at 15:48
Grazie, spero di non atterrirti dicendoti che non l’ho inventata quella cosa: ricordo perfettamente una coppia di amici, al primo figlio, lui non la obbligò, ma la convinse a non allattare perché non voleva sentirsi escluso ma partecipe a pari importanza fin dai primi giorni. Non c’era nessuna violenza in quella coppia, ma anni dopo ancora non l’ho dimenticata quella cosa.
Ciao
13/06/2016 at 15:58
Non ci credo!!! E non ha avuto niente da ridire sul fatto che lei lo abbia tenuto in grembo 9 mesi?
Forse sono io, ma mi sembra innaturale, posso capire se ci sono dei problemi ma scegliere di farlo è assurdo, sopratutto se non parte da lei l’idea.
13/06/2016 at 16:32
No, in realtà a lei andava bene, e non ha dovuto forzarla, ma era proprio il concetto alla base che mi disturbava, quell’egoismo intrinseco; come dici tu, chissà come soffriva di non averlo avuto in pancia.
Sono passati più di 10 anni e mi è tornato in mente, vedi tu. Ma non stanno più insieme, ora, quei 2. 🙂 Per altre ragioni.
Ciao
13/06/2016 at 12:02
A sentimento, senza guardare i voti né i commenti degli altri né niente, ho scelto il giardino. Mi sembra tutto così opprimente che un po’ di aria fresca farà bene. Non fraintendere: è giustissimo che il racconto sia così, e tu sei davvero brava a costruirlo, indagando soprattutto la mente di Carla e rendendola viva agli occhi di chi legge.
Questa separazione dalla figlia mi è sembrata così innaturale e crudele da lasciarmi vuota per diverso tempo.
Ci sto mettendo tanto a commentare, mentre mi riprendo.
13/06/2016 at 15:54
Anch’io trovo questo capitolo abbastanza tremendo, e sinceramente spero che una vicenda come quella narrata non esista. Però ho solo dieci piccoli capitoli per sviluppare la storia, e volevo qualcosa di brutale e intenso che riassumesse bene la violenza morale. E il dominio su un’altra persona.
Spero di non turbarti definitivamente, dicendoti che la questione dell’allattamento e quella della “cosa informe appena sc**abile” non le ho inventate. Le sentii davvero, in due coppie (non la stessa, per fortuna) che conosco. E i due uomini in questione non sono né violenti né psicopatici, solo decisamente maschilisti..
Credo che la cultura della parità diritti tra i generi sia ancora da conquistare.
Ciao, Chiara, e grazie.
15/06/2016 at 11:26
Esiste di tutto, al mondo, basta accendere il telegiornale per vedere come (con un morboso gusto dell’orrore, secondo me) il background delle notizie date non sia tanto diverso da quello di questo racconto. Sei stata bravissima, non ho davvero niente da dire se non che mi piace tutto ciò che scrivi, perché lo scrivi bene. Vorrei solo che non esistessero situazioni simili, ma purtroppo non è vero.
Sì, mi hai turbata dicendomi che quelle battute sono vere e sono state sentite da te. Ma devo anche dire che si sentono cose talmente oscene e da cavernicoli che non ce ne si può stupire più di tanto.
13/06/2016 at 11:30
La cucina mi fa sentire protetta. I miei complimenti per questo racconto che costruisci capitolo per capitolo veramente molto bene. 🙂
13/06/2016 at 15:55
Sei molto gentile, in realtà avanzo per frammenti che mi vengono in mente e cerco di incastrarli, ma mi chiedo se riesco davvero a farne un racconto compiuto, con un inizio, un fulcro, un finale.
Ma sono lieta che ti piaccia, grazie
13/06/2016 at 10:15
Giardino, manca l’aria…
13/06/2016 at 16:15
Hai ragione, ed è ora che la pioggia smetta.
Ciao e grazie
13/06/2016 at 16:24
Anche se non lavera’ via i pensieri, né risolvera il caso. Giusto?
13/06/2016 at 09:14
Giardino… veramente bello questo episodio, chiaro diretto che mette rabbia.
Brava davvero! 😀
13/06/2016 at 16:17
In effetti l’ho talmente stagliuzzato questo capitolo (alla prima stesura contava un po’ più di 7700 battute) che temevo che più che diretto facesse un effetto riassunto. O rapporto telegrafico.
Io lo immaginavo in cucina il prossimo, ma avete ragione voi, c’è bisogno d’aria.
Ciao e grazie
12/06/2016 at 23:23
Bel capitolo. Lui è veramente una bestia, stai costruendo una bella storia. Sono veramente curioso di conoscere quando il tutto è cominciato, e se è stato un comportamento o un evento particolare ad averlo scatenato! Per il prossimo sviluppo voto giardino, all’aria aperta 🙂 a presto!
13/06/2016 at 16:21
Hai ragione, in effetti lui risulta veramente una specie di mostro a senso unico, cosa che non volevo. Vorrei farlo più sfumato più sfumato, più in chiaroscuro, con alti e bassi come tutti i “mostri” veri che mostri non sono ma umani contorti. Ma lo spazio è limitato, spero trovare posto e modo per le sfaccettature nei capitoli che restano.
L’aria aperta sta ricevendo un plebiscito. 🙂
Ciao e grazie
12/06/2016 at 19:51
Bello anche questo episodio.
Mi piacerebbe che cominciasse ad emergere qualche particolare determinante della personalità di Carla che ha permesso lo sviluppo della relazione morbosa.
ciao 🙂
13/06/2016 at 16:24
In realtà io volevo davvero fare di Carla una persona che nulla predisponeva a ciò. Mi fa sempre un po’ paura quando si cercano le ragioni per cui una vittima è diventata vittima, come fosse un po’ colpa sua. A volte basta poco per ritrovarsi vittima, uscirne è più dura. Sì, in effetti penso che usciranno più i lati del carattere di Carla che le hanno impedito di chiedere e cercare aiuto prima che fosse troppo tardi, il suo rifiuto di vedere, di rinunciare, anche. Vedremo, siamo già a metà strada.
Ciao e grazie
13/06/2016 at 16:47
Capisco quello che vuoi dire ma possiamo parlare di responsabilità, non di colpa.
Ogni azione (compresso l’omissione dell’azione quando invece è necessaria) comporta responsabilità.
ciao ciao
13/06/2016 at 16:50
Sì, certo, volevo solo dire che penso che concentrerò più il discorso sul perché non ha voluto o saputo andarsene finché era in tempo, che sul perché è rimasta invischiata all’inizio.Anche il perché lui era così sarebbe un bell’argomento, credo che i temi siano davvero troppi per i 5 capitoli che restano, vediamo in che direzione andremo.
Ciao, e grazie ancora
12/06/2016 at 19:24
Giardino… a volte stare immersi nella natura aiuta ad ascoltare meglio i propri pensieri.
Quello che è stato capace di farle il marito è ignobile, mi sono sentita male per lei e sono pienamente d’accordo con Danio, la violenza psicologica lascia cicatrici che neanche il tempo può guarire.
Bravissima.
13/06/2016 at 16:27
Sì, come ho già scritto più su, ho un po’ forzato, spero proprio che una vicenda così non esista mai, ma volevo condensare in poco spazio un’immagine netta di violenza psicologica, di marito-padrone, di spoliazione emotiva.
Ne avevo quasi male allo stomaco immaginandolo e scrivendolo, ma è l’immagine che ml è venuta in mente.
Ciao, e grazie
12/06/2016 at 18:03
In cucina, solitamente è in quella stanza che saltano fuori le più svariate cose.
Ottima descrizione di come un uomo possa “violentare” una donna anche senza toccarla. Brava, al prossimo 🙂
12/06/2016 at 18:17
Accipicchia, che rapidità. Grazie, ho talmente tagliato, scremato, eliminato e riassunto in questo capitolo che mi chiedevo se comunicasse ancora qualcosa.
Grazie mille, Danio
10/06/2016 at 16:04
Ah, ecco chi era l’altro professionista, e io che credevo fosse un collega.
Beh, meglio tardi che mai, non sarà il modo più pulito per liberarsi ma in qualche caso è una questione di sopravvivenza, diciamo legittima difesa.
Bel colpo di scena!
Ciao Ciao
11/06/2016 at 09:18
No, ma dai,
smettetela, non volevo assolutamente farne un panegirico della giustizia fai da te né tanto meno della pena di morte, mi state complessando.
Avevo il prossimo pronto con un’opzione e ora è tutto stravolto, mi tocca di farne uno nuovo e lunedì mattina saprò quale pubblicare, il gioco si complica 🙂
Ciao Moné
11/06/2016 at 09:35
Per quanto mi riguarda, non è assolutamente il messaggio che è passato, ci posso scherzare su, ma se vogliamo parlare seriamente credo di essere una delle poche persone al mondo che ancora sostiene che le pene dovrebbero avere lo scopo di rieducare piuttosto che punire. Penso che per la maggior parte degli altri si possa dire lo stesso, ci scherzano, perché quanto scrivi non può ragionevolmente essere frainteso come tu temi. Prosegui come pensavi, stai andando benissimo.
Ciao ciao
11/06/2016 at 09:41
Ah ah, ti ho risposto e mi ha messo il commento in moderazione, probabilmente perché ho usato una Parola Esistente Non Esattamente nel senso di apparato umano riproduttivo ma nel senso di condanna. Spero che prima o poi appaia, altrimenti mi tocca riscriverlo con la censura!
11/06/2016 at 09:45
Per quanto mi riguarda, non è assolutamente il messaggio che è passato, ci posso scherzare su, ma se vogliamo parlare seriamente credo di essere una delle poche persone al mondo che ancora sostiene che le CONDANNE (vediamo se cose passa) dovrebbero avere lo scopo di rieducare piuttosto che punire. Penso che per la maggior parte degli altri si possa dire lo stesso, ci scherzano, perché quanto scrivi non può ragionevolmente essere frainteso come tu temi. Prosegui come pensavi, stai andando benissimo.
Ciao ciao
11/06/2016 at 10:47
Allora siamo almeno in 2 a contarci tra quelle poche persone. Io continuo a sperare che prima o poi “Dei delitti e delle p**e” di Cesare Beccaria diventi lettura universale e universalmente compresa.
Grazie delle rassicurazioni
P.S. Ho autocensurato il titolo per evitare la moderazione… ah ah cose da pazzi
10/06/2016 at 09:32
Ciao!!! Ottimamente sviluppato questo racconto. Carla ed Elena.
11/06/2016 at 09:15
Grazie.
La scelta dell’opzione resta in bilico fino alla fine in questo episodio.
Ciao
09/06/2016 at 17:48
Marco e Carla.
Molto brava, bp. Mi ha molto colpito questa rivelazione su Carla e credo sarebbe interessante scoprire dell’altro a riguardo tramite una conversazione con l’avvocato che dovrà difenderla in tribunale.
10/06/2016 at 07:57
Grazie, Trix,
mi hai liberata dal pareggio: questo 50-50 mi dava grosse difficoltà.
Ora posso cominciare a riflettere su questo incontro Carla-avvocato, sperando nessuno voti più! 🙂
07/06/2016 at 20:10
Leggendo l’inizio del capitolo pensavo avessi ribaltato il “parlarne con un altro interlocutore” in un “parlarne con sè stessa”, viste le difficoltà e l’illegalità, diciamo. Il che mi era sembrato geniale. Poi ne parla con l’avvocato, ed è scritto benissimo, ma ci tenevo a dirti questa sensazione che mi hai trasmesso con le prime righe. 🙂 che dire, sempre scritto egregiamente, fila senza interruzioni e anche questo aspetto “professionale” che hai inserito gli dà un tono un po’ più ricercato. Molto brava insomma, vai così 🙂 per ora voto un continuo del dialogo tra loro due, magari il caso può essere approfondito ancora un po’ con una voce esterna prima di entrare nel pieno della vicenda, ci sono ancora tanti altri capitoli per quello 🙂 a presto!
08/06/2016 at 07:40
No, dai, non baro, cerco di rispettare sempre l’opzione scelta: è il principio del sito. 🙂
Ma in effetti mi ero posta il problema che la conversazione Elena/altro interlocutore occupasse solo una piccola parte del capitolo, ma era comunque necessario continuare prima ad esplorare un po’ la storia di Carla.
L’opzione che hai votato è in netta minoranza, ma anche a me non sarebbe dispiaciuto continuare l’interazione avvocato/perito psicologico della difesa.
Grazie dell’incoraggiamento, ma i capitoli restanti non sono poi così tanti. 🙂
Ciao
07/06/2016 at 16:13
Secondo me Carla e Marco. Per sentire anche un dialogo col suo avvocato difensore. Certo lui dovrà darsi molto da fare per trovare una buona strategia di difesa. lei ha attenuanti ma il movente e l’alibi nel suo caso si equivalgono e questo è sufficiente per darle la premeditazione… ma sono sicura che tu hai già in mente cosa fare 😉
08/06/2016 at 07:35
Accidenti sta premeditazione, me la tirate tutti fuori.
La frase “drogato e ucciso nel sonno” è proprio fuorviante: nel caso che ho in mente la premeditazione non c’è, in ogni caso non evidente. Ne riparleremo, spero.
Ciao e grazie
07/06/2016 at 10:18
Complimenti per lo stile: la tua scrittura scivola via come l’olio, senza interruzioni fastidiose, ma come se volesse farsi divorare. Ciononostante, riesci sempre a far riflettere, non lasci che le parole sfuggano, ma ce le impianti del cervello.
Sembra anche che tu ti sia documentata su casi reali, e questo ti fa onore ma non solo: ti rende praticamente una professionista. Mai pensato di lasciare THe iNCIPIT e scrivere qualcosa di più lungo da pubblicare?
Voto perché Carla parli con Marco, adesso.
07/06/2016 at 11:33
grazie, dire che i tuoi complimenti mi fanno piacere è un eufemismo 🙂
A me la mia scrittura sembra sempre troppo fredda, spoglia, non so come dire, ma scrivo così.
Sì, un po’ ho leggiucchiato per questo racconto, volevo evitare troppe castronerie (per questo sul quadro legale resto vaga, in quello è più difficile darsi un’infarinata rapida grazie a google).
Per quel che riguarda la professione, certo, sogno da un avita di diventare autore di narrativa, ma non basta sognarlo.
Ho già vissuto “i miei primi 40” e quelle su TI sono le prime storie che ho portato ad una conclusione senza lasciarle ammuffire.
Non dispero di trovare un giorno una vera ispirazione, ma per ora le sole “opere” mie che si vendono sono le traduzioni e gli articoli anonimi su commissione per siti web.
Ma apprezzamenti come i tuoi contribuiscono a mantenere viva la fiammella delle ambizioni “artistiche”.
Ciao
07/06/2016 at 09:35
Bene interessente scambio di opionini e visioni, questo passo è forse il mio preferito ci sono molti spunti di riflessione. Vediamo che succede seguendo carla e marco
07/06/2016 at 11:39
Decisamente questo incontro difensore-assistita è in netta rimonta.
Ciao e grazie
06/06/2016 at 18:05
Carla e Elena.
Mi hai ricordato un triste fatto di cronaca.
L’omicidio ma soprattutto la premeditazione aggiungono pathos, vittima e carnefice che si scambiano i ruoli in un certo senso. L’ironia è che se venisse assolta in un eventuale processo, sarebbe un po’ come giustificare la pena di morte.
06/06/2016 at 18:25
Ma infatti io conto (e qui spoiler! XD) far terminare il racconto ben prima del processo. Quello non mi interessa, ognuno ne penserà quello che vuole. Soprattutto che la pena di morte è quanto di più lontano dal mio spirito io possa immaginare.
Mi interessa il “flou” tra colpa e circostanze, difesa e offesa. E soprattutto: da un lato
il riuscire a perdonarsi per chiedere perdono e ricostruirsi; e dall’altro l’eterno problema sul perché nella società sia così difficile affrontare il problema della violenza domestica ( e non solo quello) senza arrivare alla morte dell’uno o dell’altro. Resta da vedere se riuscirò a esprimere questi concetti da qui alla fine del racconto.
E sulla premeditazione… se ne riparlerà, non voglio mica spoilerare tutto 🙂
Sono sempre logorroica nelle repliche, ufff!
Ciao
06/06/2016 at 17:11
Per certi versi inquietante che abbiamo scritto i nostri ultimi episodi contemporaneamente… abbiamo sensibilità alquanto diverse 🙂 Attualmente il mio faro è Houellebecq, anche se l’ho scoperto da pochissimo.
A parte questo, fa impressione con quale naturalezza entriamo nella testa dei tuoi personaggi. Il modo in cui li fai parlare e pensare rende superflua quasi ogni ulteriore spiegazione e descrizione, il realismo è mostruoso e la lettura fila liscia che è un piacere. Dovresti fare irruzione nel professionismo, penso proprio che non molti “scrittori” avrebbero saputo scrivere un episodio come questo.
Direi che ora manca solo una chiacchierata tra Carla e il suo legale.
06/06/2016 at 17:38
Sì, in effetti, il tuo capitolo l’ho letto stamattina e non ho commentato perché, nella mia indole rigidamente (lo ammetto) politically correct mi ha parecchio infastidita la tua “tirata” su femministe e femminicidio. È un tema che mi infervora parecchio, ma i commenti ai racconti di TI non sono mica il luogo per le polemiche socio-politiche e mi sono astenuta! 😉
Mio marito è un appassionato lettore di Houellebecq: io ne ho letto uno e ho fatto fatica ad arrivarci in fondo, non mi piace il suo stile narrativo, non mi piacciono le sue teorie, non mi piacciono le sue frasi pompose e non mi piace il personaggio in quanto tale. Non sono una sua fan, non so se si vede. XD
Comunque grazie dei tuoi complimenti: mi sforzo di rendere un po’ veri i personaggi, ma non è mica facile.
Per l’incursione del professionismo, come si dice a Modena “a m’ piazrev dimondi” ma non basta volerlo, purtroppo.
La conversazione col legale è l’opzione che più mi spaventa, perché non sono nemmeno sicura che la situazione che ho descritta sia possibile da un punto di vista penale. Diritto mi ha sempre fatto schifo! Molto poco professionale, eh?
Sarà una bella sfida se devo scrivere in quell’ottica.
Ciao e grazie
07/06/2016 at 03:43
La mia “tirata” su femminicidio e politically correct aveva proprio come modello (non so quanto riuscito) lo stile di Houellebecq, amaramente e pessimisticamente sarcastico.
Spero sia superfluo dirlo, ma non sminuisco certo il problema della violenza o altri di matrice simile, detesto invece il politically correct… hai ragione, non si può spiegare in 2 righe su The incipit. Ma ti assicuro che Arianna non ha rischiato la vita e nemmeno che le si torcesse un capello 😉
E mi fa schifo il marito di Carla, senza che necessariamente questa sia priva di colpe come vorrebbe il suo avvocato, ma quello fa il suo mestiere 🙂
Come non basta volerlo? non sono sicuro di aver capito cosa dicono a Modena, ma nel resto del mondo si dice “volere è potere” 🙂
07/06/2016 at 07:44
“mi piacerebbe molto” è la traduzione dal modenese.
Non ho mai pensato che fossi un difensore della violenza sulle donne, figurati. E, il fatto che il tuo protagonista avesse la voglia di strozzare Ari mi sembrava più che giustificata: sapessi quanta gente ho sognato di ammazzare in vita mia, l’importante è farlo solo nel pensiero! Ti ho già detto cosa penso di Houellebecq, e che ho la stessa disquisizione filosofica in casa. I punti di vista sono ciò che fa girare il mondo! 🙂
Sul volere, bé, aiuta, ma non basta. In ogni caso non ho rinunciato all’idea di avere un giorno l’idea di un romanzo. E magari di successo: Camilleri è diventato famoso a 70 anni, ho ancora un bel margine! XD
CIao D.
P.S. Ma tu non dormi mai?!
06/06/2016 at 16:53
Carla e Marco.
Dopo questo episodio, credo che una parentesi ci possa anche stare.
Scritto sempre ottimamente, avanti così 🙂
06/06/2016 at 17:27
È l’opzione cui ho riflettuto di meno ed è in piena rimonta. Darà una nuova angolazione, se prevale.
Grazie per l’ottimamente, troppo buono.
06/06/2016 at 15:55
Seguirei ancora questi.
Dunque Dio, ogni tanto, esiste.
Dove devo firmare per fare il giurato nel processo?
Un bel colpo di scena, mi piace molto anche la posizione psicologica della psicologa e scusa il bisticcio: la giustifica ma sa che non sarà affatto facile.
Bello e scritto egragiamente.
Ciao a presto
06/06/2016 at 17:25
temo che i giurati siano scelti in base alla loro neutralità!
Ho seguito le tue osservazioni, ho cercato di dare spessore anche alla psicologa (qui In casa mi hanno detto che l’avvocato sembra però un figurante da telefilm di bassa lega, ma on si può avere tutto. XD).
Egregiamente mi sembra davvero eccessivo, ma lo accetto con molto piacere lo stesso.
Ciao e grazie
06/06/2016 at 15:52
Ciao!
“Certi giorni un buon caffè ti salva la vita” sacrosanta verità! 😀
Voto Carla e Elena.
Brava, questo capitolo mi è piaciuto molto.
Alla prossima! 😉
06/06/2016 at 17:21
Infatti ho tagliato e ritoccato un sacco di cose ma il mio atto di fede al caffè l’ho lasciato! 😉
Grazie, contenta sia piaciuto, perché questo capitolo ha lasciato molti dubbi ( a me e al mio “consulente”)
Ciao e grazie
06/06/2016 at 14:47
Penso che in questo momento, dopo tutto quello che ha passato e il ritenersi responsabile dell’accaduto, Carla abbia bisogno di parlare con Elena per riuscire a guardare i fatti da una prospettiva diversa, esterna e per comprendere che essere una vittima non vuol dire essere debole.
Mi è piaciuta la parte iniziale in cui Elena legge gli appunti di Carla, sei stata molto brava nel ricreare una sorta di flashback con le sedute nello studio.
Complimenti.
06/06/2016 at 17:19
Contenta che ti siano piaciuti gli appunti perché mi lasciavano molto dubbiosa:
fino ad ora si è parlato parecchio degli inizi e molto poco degli anni di violenze. L’ho deciso perché volevo ci fosse un’evoluzione e un crescendo nella storia, ma mi chiedevo se non fosse un po’ prematuro spiegare che lo ha ucciso senza aver quasi parlato del calvario subito da lei. Volevo però parlare subito del fatto perché non intendo farne un giallo. Non so se mi sono spiegata. 🙂
Vedremo come continuerà.
Grazie di lettura e commento
06/06/2016 at 10:42
Nn so perché mi si tronca sempre il commento. Dicevo… Come fa ad essere libera se ha ucciso deliberatamente ed ancora non vi è una diagnosi di incapacità mentale? Scusa, sono troppo razionale. Ma il capitolo mi è piaciuto molto: dialoghi e descrizioni brevi, ma precise. Ho votato continua il dialogo. A presto.
06/06/2016 at 17:12
Allora, bella domanda: nella mia idea è in attesa di processo (per questo nel capitolo precedente andava in questura: deve presentarsi perché ha obbligo di dimora), e non essendo pericolosa per la società non c’è custodia cautelare. poi forse era anche abbastanza “ammaccata” al momento dei fatti per non essere arrestabile. Non sono esperta in codice penale né in procedure giudiziarie, mi sembrava accettabilmente verosimile. Spero, diciamo che ho studiacchiato qui e là e mi sembrava plausibile come situazione.
Ammetto che non ho nessun appiglio ufficiale per difendere la mia teoria.
Se non sta in piedi, scusatemi 🙂
07/06/2016 at 09:55
Non preoccuparti, ci ho fatto caso solo perché hai subito dichiarato che non si è trattato di difesa personale, ma di delitto premeditato. Ciao ! Ps Ti aspetto al mio!!
06/06/2016 at 10:41
Ciao. Finalmente qualche indicazione sull’accaduto… Molto lineare, mi piace. Però l’avvocato che dice “ho bisogno di dolcezza” è intollerabile! Per me, ovvio
06/06/2016 at 10:53
Ah ah, ad essere sincera, in origine diceva “tanto che la glicemia me lo permetterà”, ma dovevo risparmiare caratteri, e volevo comunque lasciare uno scambio di battute “familiare, scherzoso” prima di entrare nel vivo. Li ho immaginati amici, oltre che collaboratori, l’avvocato e la psicologa. Non volevo fargli fare il “piacione”, è colpa dei 5000 caratteri, giuro!
Grazie, Manu
06/06/2016 at 10:56
Grande!
06/06/2016 at 10:33
Come può ottenere comprensione se lei stessa non si perdona, non si ritiene vittima ma colpevole? Bella domanda… e, quindi, continuiamo con Carla e Elena!
06/06/2016 at 10:57
Credo che perdonare sé stessi, anche solo scusarsi, sia una delle forme più difficili di perdono. Davvero.
In effetti quello che mi interrogava è il sapersi perdonare, il saper chiedere aiuto, il riconoscere che a volte non si è interamente “padroni” e responsabili della propria vita, avere la scelta… e molte altre cose, ma non mi dilungo, e non sono nemmeno sicura che ci riuscirò, ma proviamoci.
06/06/2016 at 10:12
Cominciano ad emergere le contraddizioni di Carla. Un “intimo troppo ovattato e per bene” racchiude sicuramente contrasti e dissonanze che ci faranno capire, o almeno, inquadrare meglio, la situazione.
Avanti con Carla e Elena.
ciao
🙂
06/06/2016 at 11:01
È incredibile come le stesse parole abbiano significati diversi per chi le scrive e chi le legge: non avevo assolutamente pensato in termini di “contraddizioni”, io pensavo alla difficoltà di Carla a giustificarsi, a perdonarsi, persino ad accettare che forse non è (interamente) colpa sua, che il controllo della sua vita, e delle sue azioni, forse, le era sfuggito.
Ma va benissimo anche come lo interpreti tu, è solo che mi lascia sempre sbalordita come la stessa frase parli in modo diversissimo a persone diverse.
Ciao e grazie 🙂
02/06/2016 at 16:50
Non credo che la psicologa possa parlare a qualcuno (chiunque sia) dei problemi di una paziente, perciò, di nuovo, non scelgo questa opzione – che pure avevi già proposto.
Sono invece curiosa di andare a leggere qualcosa di quello che Carla ha scritto; sperando che ci sia riuscita.
Anche a me piace la figura di questo padre, che torna nella vita della figlia per aiutarla a risollevarsi. Mi piacerebbe conoscere anche la nipotina di quest’uomo, prima o poi.
03/06/2016 at 07:24
No, giuro, sono abbastanza sicura di avere in mente una situazione in cui ha facoltà di parlare, nel modo e con chi lo fa. È il termine paziente che è fuorviante.
Ne riparleremo. Spero.
Ciao e grazie
01/06/2016 at 17:34
La psicologa spiffera,
Ciao, questo capitolo è denso e bello, mi è piaciuto veramente. Interessante anche la scelta di farla vivere dal padre, che ha il vantaggio di demolire un luogo comune che spesso si sente che chi si trova a scegliere la persona ‘sbagliata’ ha una storia che in qualche modo la giustifica. Mi piace come si sta sviluppando!
Ciao Ciao
02/06/2016 at 08:47
Ma non spiffera,
parlerà con qualcuno con cui ha diritto di parlare! XD
A proposito di luoghi comuni, mi sono fatta un giro esplorativo tra testi di psicologia e testimonianze di donne maltrattate (non ti dico come ti riduca il morale un’esplorazione così) , per evitare di scrivere troppe castronerie nel proseguo dei capitoli: a quanto pare, dopo decenni a dirci che sono donne fragili e senza autostima che “si scelgono” un marito violento; ora si stanno rendendo conto che è essere vittima di maltrattamenti domestici continui a distruggere autostima e fiducia in sé stessi. Vittime non si nasce, non sempre, lo si diventa.
Non sono sicura che la cosa mi consoli.
Ciao, e grazie
02/06/2016 at 09:01
Ah ah,
Era chiaro, sono io che mi faccio ammaliare dal suono di certe parole. Spiffera mi piace un sacco.
Ciao ciao
02/06/2016 at 10:51
bé, d’altronde come non lasciarsi ammaliare dal suono di un “piffero”, come potranno testimoniare topi e bambini della cittadina di Hamelin;
XD, Ciao Moné
31/05/2016 at 16:45
Ciao!
Bello e commovente questo capitolo! Mi piace molto il papà di Carla. Mentre leggevo, potevo sentire il dolore di quest’uomo.
Brava, brava!
Sono in minoranza, ma voto il diario.
Alla prossima! 😉
01/06/2016 at 07:48
Grazie,
sto cercando di fare un racconto tutto di sentimenti, se il testo riesce a trasmetterli mi fa molto piacere.
Ciao
31/05/2016 at 11:30
La psicologa ne parla con qualcuno. Tra medici si può, non è violazione del segreto professionale. Certo, se ne parla al bar col barista, no… 😉 ma so che non intendevi dire questo 😉
In effetti sì, le hanno tolto davvero molto. Ma non tutto, la speranza e la forza di rialzarsi sono lì.
01/06/2016 at 07:51
Non il barista, avevo pensato alla parrucchiera! XD
Ho anche chiesto una consulenza “penale” per sapere a chi e quanto potesse parlarne. Ma penso aver trovato una situazione verosimile. Lo spero.
Credo tu abbia trovato la formula giusta: è un racconto incentrato sulla forza di rialzarsi. A volte trovarla è la cosa più dura.
Ciao e grazie
30/05/2016 at 21:24
La psicologa ne parla a qualcuno.
Bello anche questo capitolo, con questo papà che vizia una figlia ormai grande e la cura con l’amore che solo un genitore può avere verso un figlio. Brava, brava, brava!
31/05/2016 at 10:38
In effetti penso di essermi più identificata nel padre che in Carla in questo capitolo. Un genitore che cerca di riconfortare come può una figlia che, a insaputa di lui e senza che potesse quindi far nulla per aiutarla, ha vissuto degli anni di dolore e annichilimento morale.
Sarà perché la mia bimba si avvicina pian piano (troppo velocemente a mio gusto, in realtà) alla pubertà, e il fatto che divenga un’adulta felice e con una vita degna è sicuramente una delle mie priorità.
Come può sentirsi un genitore scoprendo che suo figlio ha vissuto una vita d’orrore, senza chiedere aiuto?
Faccio sempre fatica a restringere i concetti ai 5000 cc. Poi mi dilungo nei commenti.
Grazie grazie grazie 🙂
30/05/2016 at 20:38
Mi sto appassionando, continua così. Ho scelto la possibilità che la psicologa si confronti con un altro interlocutore. Sono curioso di scoprire tratti di Carla attraverso lo sguardo di un estraneo, magari tramite l’idea che per ora si è fatta la psicologa. Voglio sapere sempre di più. E questa curiosità mi piace. 🙂
31/05/2016 at 10:33
Grazie,
in effetti mi piaceva l’idea di ricostruire la storia di Carla per frammenti, da punti di vista, situazioni diverse. Senza troppo giocare sulla suspense, però, che non mi sembra adatta al tema.
Grazie della tua lettura appassionata. 🙂
30/05/2016 at 19:46
La psicologa, che rappresenta i lettori dal mio punto di vista, uno sguardo “esterno” che osserva la storia “da fuori”.
Brava!
Certo che non hai risparmiato niente a Carla…
31/05/2016 at 10:31
In effetti, mi sono chiesta anche io perché mi fosse venuto in mente un personaggio così “sfigato” e sofferente. Ma quando mi dico che ho la mente un po’ contorta mi imbatto per caso nel sito dell’Huffington Post e nella notizia di una ragazza bruciata viva da uno “che non sopportava l’avesse lasciato”.
Gli esseri umani sono molto peggio di come io o chiunque altro potremmo mai dipingerli con la fantasia.
Scusa per la digressione pessimistico-depressiva.
Ma siamo sicuri che la psicologa riuscirà a mantenere uno sguardo “da fuori”?
Ciao GZ, e grazie
30/05/2016 at 18:07
Diario…
Giunta alla fine del capitolo ho compreso il vero significato di quel “mi ha portato via tutto”, la violenza subita dal marito può averle tolto tante cose come la dignità e il rispetto verso se stessa ma un figlio… da madre comprendo benissimo quello che prova Carla, non c’è dolore più grande nel vederselo portare via.
Molto brava.
31/05/2016 at 10:25
In effetti alla povera Carla ho ideato un vissuto terribile, e un evento traumatico che ha irreversibilmente influenzato (compromesso?) il suo futuro. La immagino abbattuta, depressa, arrabbiata con sé stessa e senza troppo fiducia in sé stessa né amor proprio. Per me l’unica cosa che possa ridarle una motivazione per tirasi su è l’obiettivo di recuperare l’amore di sua figlia. In ogni caso per me, da quando i miei figli sono al mondo, sono sicuramente la prima ragione di non lasciarsi mai abbattere, né dalla tristezza, né dalle contrarietà.
Resta a vedere se ci riuscirà, a tirasi su.
Ciao e grazie
30/05/2016 at 17:23
Anche se in minoranza, mi piacerebbe sapere cosa scrive Carla nei suoi appunti.
Bel capitolo, a tratti anche commovente, avanti così 🙂
31/05/2016 at 10:20
Grazie,
io mi commuovo sempre per un nonnulla, se ogni tanto posso far commuovere gli altri, mi sento in compagnia. 😉
Ciao
30/05/2016 at 12:50
Mi piaciono i dialoghi padre-figlia e la descrizione di un uomo che è invecchiato ma nel quale Carla cerca ancora protezione.
Vediamo che spunti potrebbe dare la psicologa.
Brava
Alla prossima.
30/05/2016 at 13:14
Io ho un paio di annetti in più di Carla, e papà è sempre papà.
No? Il primo porto solido, una base sicura.
Grazie e ciao
30/05/2016 at 12:09
Ma noooo… Le hanno tolto la figlia? Comunque avevo capito fosse reclusa in un ospedale psichiatrico giudiziario. Mazza, mi è venuta una tristezza infinita. Brava.
30/05/2016 at 13:11
Le ho immaginato una vita e una situazione decisamente non invidiabili a sta povera Carla, ma la reclusione in ospedale psichiatrico, no, non l’avevo considerato.
Penso (spero) che della figlia si riparlerà.
Ciao e grazie
30/05/2016 at 11:15
E’ emersa dolcezza nel rapporto padre-figlia, questo papà che sorprende Carla preparando di notte il suo dolce preferito… Una pennellata sul fatto che non necessariamente si debba venire da un’infanzia traumatica o da un rapporto turbolento per ritrovarsi nella trappola di un uomo. Mi piacerebbe sentir parlare di Carla da un terzo e, quindi, dottoressa. 🙂
P.S. devo farti una domanda squisitamente personale…io e la mia metà progettiamo di andare in Provenza, qualche paese caratteristico bello ma magari meno noto? 🙂
30/05/2016 at 13:22
La prima meta che mi viene in mente è la mia città: Hyeres les Palmiers. Cittadina e non paese, ma una meraviglia: borgo medievale, vigneti, macchia mediterranea, spiagge, e a 10 minuti di traghetto Porquerolles, un angolo di Caraibi adagiato sul Mediterraneo!
Dove volete andare? La Provenza è grande e io non conosco tutto.
Se fate i dintorni del lago del Verdon, i paesaggi sono magnifici, ed è pieno di paesini. Spingetevi fino alle gole del Daluis: un mini Canyon che nulla invidia al Colorado.
Più in là, Brignoles e i dintorni, Sillans La Cascade.
Poi tutti i “villages perchés” (abbarbiccati: dei gioiellini)
http://www.la-provence-verte.net/decouvrir/villages.php
http://www.visitvar.fr/provence-cote-azur/routes-touristiques/route-des-villages-perches
Non ho mai visitato il Luberon, ma è famoso come il vero cuore della “Provence verte” e osdpita alcuni dei più bei villaggi di Francia.http://www.villagesdefrance.fr/dept/page84_luberon.htm
Spero di esserti stata utile, poi mi dirai.
P.S Ci tenevo molto a fare di Carla un personaggio forte, con basi salde, ma comunque vittima di una situazione orrenda. È più facile di quanto lo vogliamo ammettere, impelagarsi in una vita sbagliata e non poterne uscire.
Ciao Pink, e grazie
30/05/2016 at 14:36
Lo so che è grande… infatti, sto studiando per cercare di delimitare alcune tappe “essenziali”! Sì, abbiamo visto i dintorni del Verdon e alcuni paesaggi ci hanno affascinato irrimediabilmente. Adesso consulto i link che mi hai segnalato e mano alla cartina mi organizzo! 🙂 Grazie mille.
30/05/2016 at 14:54
Se andate nel Verdon fate un salto a Entrevaux, Meraviglioso borgo fortificato dal Vauban. E nel Var aSt Maximin (tra l’altro c’era un hotel in un”antica abbazia: una meraviglia). Poi tanto altro, io ci vivo da anni e non smetto di scoprire. Ciao
30/05/2016 at 11:14
voto che Carla parla con un altro interlocutore perché credo tu l’abbia già proposta come opzione e, se così è, hai delle cose interessanti da raccontarci.
Dopo le risate esagerate di Carla, mi sarei aspettata un bel pianto, normalmente vanno a braccetto… quando si è feriti dentro e in difficoltà… e poi… come ha scritto D. Pennac:
…
La quantità di sé che viene eliminata con le lacrime! Piangendo si fa molta più acqua che pisciando, ci si pulisce infinitamente meglio che tuffandosi nel lago più puro, si posa il fardello dello spirito sul marciapiede del binario d’arrivo. Una volta che l’anima si è liquefatta, si può celebrare il ricongiungimento con il corpo. Stanotte il mio dormirà bene. Ho pianto di sollievo, credo. […] Onore alle lacrime!”
—-
ciao al prossimi
🙂
30/05/2016 at 13:09
Sì, va bé, ma se mi citi “Le journal d’un corps” del mio adorato Pennac, sono io che mi sciolgo.
Non pensavo a questo libro scrivendo, ma calza a pennello.
Volente o nolente, sono una grande estimatrice delle lacrime: quando come me si è incapaci di trattenerle davanti alle emozioni, positive o negative che siano, è meglio credere nel lato benefico del pianto, se no non si vive.
Ciao e grazie
29/05/2016 at 19:58
Carla, altrove…
L’aver trovato qualcuno che non giocava sul fascino dell’intelligenza ma che si era lanciato in un corteggiamento sfacciato fino a inebriarla di complimenti, le aveva fatto perdere la testa al punto tale da non “vedere” quei comportamenti (messi in atto da lui) che hanno trasformato il principe azzurro in un mostro e la favola in un incubo.
Hai reso molto bene il conflitto, brava.
30/05/2016 at 08:46
Penso che faccia parte del modus operandi di un manipolatore: far risaltare le qualità e nascondere i lati negativi fino anche l’oggetto del desiderio non sia soggiogato, e solo allora smettere di recitare. E sicuramente l’aver perso la testa l’ha resa ancora più vulnerabile. Quando si è dei grandi “razionalizzatori”, sempre controllati, la volta che si perde il controllo lo si perde in modo estremo. Difficile da accettare per Carla.
Grazie
27/05/2016 at 19:07
Sarò un ragazzo troppo giovane per queste cose ma la scrittura è talmente coinvolgente che mi ha preso tutto. La storia, d’altronde, è ricca di spunti. Complimenti, stile tutt’altro che asettico, ma ricco, anzi ricchissimo delle emozioni della protagonista: è riuscita a farle uscire fuori con estrema naturalezza.
28/05/2016 at 11:45
Che bel commento, grazie!
Però mi è venuto un dubbio: quanto sei giovane? Perché penso che volenti o nolenti nel prosieguo la narrazione avrà prima o poi momenti piuttosto crudi, non voglio mica traumatizzarti.
Comunque grazie, ma quel “è riuscita”: mi dai del lei, avrò anche l’età per essere tua madre, ma qui ci posiamo dare tutti del tu.
Spero che il prossimo capitolo ti piacerà, è quasi pronto.
Ciao
28/05/2016 at 15:09
Allora il tu va bene. Forse ho esagerato con quel troppo, troppo giovane. Ventidue, che possono essere tanti per alcuni, pochi per altri.
Troppo crudi? Sono pronto, ne ho lette di tutti i colori.
Rimarrò in attesa del prossimo capitolo.
A risentirci.
28/05/2016 at 17:14
Ah, no, ok. Al “ragazzo troppo giovane” mi ero immaginata un 12/13enne e mi inquietavo. Alla tua età credo tu abbia letto (e visto su schermo) cose ben più crude di me. 🙂
Ciao
26/05/2016 at 21:12
la tua scrittura è veloce e briosa a tratti battagliera, mi piace come detta l’azione e com’è capace di costruire le scene attorno al lettore.
Vorrei vedere il tuo stile, nei momenti drammatici e cupi…ma per adesso brava…decisamente brava.
Che Carla continui a parlare o no, io il posto l’ho preso e non lo lascio; alla prossima!
27/05/2016 at 13:35
Grazie, sei molto gentile, in effetti mi sta facendo studiare un sacco di cose di cui non sapevo nulla questa Carla. Spero solo che troppo presa da scrupoli di verosimiglianza la mia scrittura diventi ancora più secca e scarna, se no non somiglierà più a un racconto.
Avevo quasi pronta la struttura del capitolo psicologa/nuovo interlocutore e ora mi ritrovo Carla altrove in vantaggio. Aiuto!
Ciao e grazie della lettura
26/05/2016 at 19:50
Carla, altrove.
Comincio scusandomi per aver mandato le opzioni in parità e con una confessione. Avevo letto qualche capitolo della tua storia precedente, trovando la tua scrittura dinamica e fresca ma, poi, ti dico la verità l’ho abbandonata perché l’horror proprio non mi va giù come genere, a parte rarissimi casi. Lo stesso interesse nel tuo modo di scrivere l’ho ritrovato ora e stavolta mi hai convinta fino in fondo. La storia è bella, la trama è interessante e Carla è di una simpatia unica, non vedo l’ora di accompagnarla nel suo percorso. A presto!
26/05/2016 at 20:00
No, le opzioni in parità, no:
avevo cominciato oggi una prima stesura del prossimo capitolo, e non mi sembrava male, ora mi tocca ricominciare tutto!
Scherzo, bé grazie dei complimenti, soprattutto da chi scrive come te fanno molto piacere (ti ho già scritto che il tuo ultimo capitolo è magnifico?).
Adesso aspetto un paio di giorni per vedere se la parità si sblocca… se no voto io.
🙂
Ciao
26/05/2016 at 20:03
Noo scusami! Non penso mai a guardare nelle opzioni per non farmi influenzare, scusa, non era mia intenzione!
26/05/2016 at 20:09
No, giuro che scherzavo, non importa:è il gioco. Va benissimo così, anche io voto senza guardare l’andamento, va benissimo. Ciao, e buona serata
26/05/2016 at 17:24
Io ho votato fuori dal coro perché se la dottoressa parla con qualcuno avremo informazioni sull’accaduto, che già vorrei. Ho due segnalazioni cattive formali, vado? Allora, hai usato “figo” due volte, puoi sicuramente trovare un’altra parola adatta e poi non ho capito il paragrafo sui fidanzati. Prima scrivi che venivano con te (Carla) per canoni estetici e poi che facevano un discorso alla pari sull’intelligenza. Non mi torna qualcosa. Per il resto scorrevole, ah posso riciclare “counselor agli acquisti”? Ciao.
26/05/2016 at 19:51
Bé, non sei fuori dal coro: è l’opzione maggioritaria.
Il secondo “figo” inizialmente era”un tizio bellissimo”, ma non ho trovato sinonimi più corti di figo e i caratteri stringevano, mi sono detta che visto che si trattava di parlato, Carla non stava poi a scegliere sinonimi e vocaboli nobili.
Nel paragrafo sui morosi, volevo dire che sì, certo, la abbordavano per il fisico (quelli che dicono che la bellezza non conta mentono), ma sapendola fiera, decisa, intelligente e per niente propensa a considerare le donne il sesso debole; nessuno aveva mai osato fare il cascamorto, le frasette da rubacuori da spiaggia. La trattavano con rispetto, cercavano di sedurla con discorsi e interazioni “alla pari” non alla io tarzan tu jane, o baciamano alla principessa; pensavano che l’avrebbe presa male. La corteggiavano ma discutendoci e trattandola come un’amica intelligente e simpatica, non come una miss scervellata da riverire.
Insomma, speravo che il concetto passasse anche in una sintesi stringata, ma a quanto pare non ho ancora trovato il buon compromesso tra i 5000 cc e tutto ciò che vorrei metterci.
Felice che ti sia piaciuto il counselor agli acquisti.
Grazei della lettura e del commento
26/05/2016 at 08:30
Fin troppo realistico e ‘banale’ l’inizio della loro storia. Del resto è difficile tenere la guardia sempre alta, e la chimica conta, pure troppo!
Direi che la conversazione prosegue.
Ciao Ciao
26/05/2016 at 19:53
La guardia sempre alta non l’avevo mai usata come espressione riferita al settore corteggiamenti. Sì, è dura, quando l’attrazione entra in gioco.
Mi sa che la conversazione per ora si interromperà.
24/05/2016 at 22:49
Voto Carla, altrove.
Ciao,
È interessante la ricostruzione dell’innamoramento di Carla, molto lineare, molto naturale. Da non donna osservo due cose: strana e preoccupante la frase sul principe azzurro, speravo che le cosa un po’ fossero cambiate. La seconda, più importante, la rivincita del buzzurro: visto donne? Diffidate di chi vi apre le porte e vi porta fiori eccetera! Scherzo, scusa. Tornando serio: il capitolo è scorrevole e piacevole, ho trovato un po’ innaturale e stereotipata l’interazione laconica della psicologa, mentre mi pare che stai caratterizzando bene la protagonista.
A presto!
25/05/2016 at 08:09
Ciao,
sulla storia del principe azzurro, non so se Cara ci creda davvero, penso che cerchi soprattutto di trovare una spiegazione, una giustificazione. Poi, francamente, penso che chi più chi meno, consciamente o no, resta insito nella maggior parte delle bimbe cresciute. Parentesi: Non per raccontar la mia vita, ma anche mio marito all’inizio ha fatto “er principe”, “a sorti le grand jeu” come dicono loro, poi quando ha smesso e ha tirato fuori tutti i difetti di “buzzurrone che scorda i fiori”, per parafrasarti, nel complesso mi andava bene lo stesso e il non-principe me lo sono tenuto! Secondo me in ogni inizio di corteggiamento tutti giocano a esser meglio di quel che sono. Nel caso di Carla, quel che nascondeva il principe era spaventoso.
Sulla interazione della psicologa hai perfettamente ragione, all’inizio era attraverso la sua percezione che si vedevano gli stati d’animo di Carla, e parlava un paio di volte in più, poi mi sono ritrovata a 6800 caratteri e ho dovuto restringerla a “non giudico ascolto”. Non sono riuscita a fare meglio, volevo almeno passare tutto lo stadio del corteggiamento in un solo capitolo. Se vince l’opzione psicologa, al prossimo capitolo cercherò di rimediare.
Decisamente debordo nei caratteri anche nei commenti. 🙂
Ciao e grazie
24/05/2016 at 20:25
Ancora nello studio della psicologa, la conversazione prosegue. Della serie, evviva gli psicologi! Brava, bel capitolo e personaggi interessanti!
25/05/2016 at 08:11
Pff, ho scoperto che per il taglio che volevo dare alla storia avrei dovuto farne una psichiatra. Mi tocca di ripensare tutta la trama di fondo. Mannaggia, a non studiare prima di scrivere di quel che non si conosce!
Ciao e grazie
25/05/2016 at 21:47
In realtà molti pazienti sono seguiti da entrambe le figure, nel prossimo episodio potresti far parlare la psicologa con la psichiatra e poi far interagire Carla principalmente con la psichiatra 😉
24/05/2016 at 12:08
Carla, altrove. Ci sono dei passaggi veramente significativi in questo capitolo, soprattutto nell’ultima parte, come se in qualche modo volesse giustificare la sua attrazione per uno come Alberto, lei così forte decisa intelligente si ritrova a subire il fascino di girare in BMW e di ricevere fiori “petalosi”! 😉 Almeno così l’ho interpretato, io! Brava Befana!
24/05/2016 at 14:53
Secondo me non è tanto di aver subito il fascino di Alberto (che nella mia testa è un tipo comiunque pieno di charmes e di attratttive, ma non ho avuto abbastanza caratteri per spiegarlo!), è proprio di essersi fatta intrappolare in un rapporto morboso che non si perdona Carla. Non riesce a non pensare che sia colpa sua il fatto di non essersi accorta subito, e in ogni caso di non esserne uscita a tempo.
Ma poi ognuno lo interpreta come vuole: è il bello dei personaggi di fantasia, non si offednono 🙂
Grazie Pink
24/05/2016 at 11:16
Ciao!
Ho votato “ancora nello studio della psicologa”, ma sono in nettissima minoranza (l’ho votato solo io XD)!
Mi è piaciuto molto questo capitolo e mi piace Carla!
Alla prossima! 🙂
24/05/2016 at 14:56
Pensa che fino a ieri (al momento di pubblicare il capitolo, più precisamente), avevo sempre pensato che tutto il racconto si sarebbe svolto nello studio, durante la conversazione. Ma poi mi sonod etta giochiamo, e a quanto pare cambierà tutto.
Su TI sai come inizi…
Ciao
24/05/2016 at 07:23
Si legge d’un fiato. Mi piace che le parole vengano pronunciate da lei durante la seduta, invece che comparire in un flashback come accade molto più spesso. Anche nei momenti in cui Carla tace, sai descrivere con attenzione i suoi gesti e le sue espressioni.
Sono in minoranza, ma voto per “Carla, altrove”.
24/05/2016 at 14:58
Carla altrove piaceva anche a me, penso che se non nel prossimo capitolo, prima o poi capiterà comunque.
Contenta ti siano piaciuti, perché i passaggi descrittivi nei silenzi li ho tagliati, cambiati e riplasmati un sacco di volte. Sempre nel dubbio di fare troppo o troppo poco.
Ciao e grazie
24/05/2016 at 00:42
Episodio molto scorrevole, il personaggio Carla non risulta mai forzato, o falso, o stereotipato. Mi piace anche il forte contrasto tra questo capitolo ed il precedente. Si rivelano dettagli importanti per l’evoluzione della storia. Voto per la dottoressa che discute di Carla con un altro, curioso di sapere il suo punto di vista sulla vicenda, anche se forse Carla dovrebbe parlare ancora un po’ prima, per avere più elementi di cui parlare. Magari il commento esterno potrebbe arrivare solo alla fine del capitolo ed essere approfondito nel successivamente nel quarto. È solo un’idea 🙂
24/05/2016 at 15:00
Bella analisi, la tua; anche io mi sonod etta che era strano far parlare la psi e qualcun altro di una storia dui cui chi legge sa ancora poco o niente; ma credo di aver avuto un’idea per palliare alla lacuna se, come sembra, sarà l’opzione prevalente.
Grazie dei complimenti, fanno sempre molto piacere
23/05/2016 at 21:46
Sarebbe interessante ascoltare un parere esterno e andare con la dottoressa che discute delle sue conclusioni con qualcuno. Potrebbe rivelarsi molto utile. In ogni caso episodio incisivo e rivelatore. 😉
24/05/2016 at 15:02
In teori non avrebbe dirtitto di discuterne con altri, ma anche le dottoresse sono umane e hanno debolezze. Sto cominciando a riflettere seriamente alla luce di questa opzione: sembra andare per la maggiore.
Grazie di esserci
23/05/2016 at 20:33
Non me lo aspettavo da te Befana! Non si fa product placement, poi è un attimo che qualche esperto di marketing comincia a scrivere storie piene di marchi 🙂 😀
Voglio sapere cosa ne pensa la dottoressa, dopo aver ascoltato la fine e l’inizio del rapporto di Carla.
Brava!
24/05/2016 at 15:04
E non ti dico quanti soldoni mi ha dato la San-Pé per questa pubblicità! XD
A dire il vero la fine del rapporto mica l’ha ancora ascoltata, ma mi sa che mi tocca davvero di farla discutere con altri.
Si vedrà, grazie di essere passato, G.
23/05/2016 at 19:35
Mi piace Carla, sembra reale e racconta cose interessanti. Ma adesso mi attirerebbe molto sentir parlare una psicologa di qualcuno, in assenza di quel qualcuno 🙂
24/05/2016 at 15:06
Cavoli, sembra reale è un bellissimo complimento. Speriamo continui.
Sì, questa opzione sta avendo un gran successo.
Ciao
23/05/2016 at 17:23
Anche se questo sfogo- conversazione con la dottoressa è molto interessante, direi di vedere Carla altrove.
Ottimo capitolo, si notano proprio i diversi stati d’animo della donna nel raccontare.
Al prossimo.
23/05/2016 at 19:23
Grazie, Danio.
Pensa che quell’opzione non mi aveva mai sfiorato il cervello fino al momento di scriverla e pubblicarla sul sito.
Se vince lei, sono curiosa di vedere cosa ne verrà fuori!
Ciao
23/05/2016 at 17:11
Ben scritto, personaggio credibile.
Hai una bella sensibilità.
Conosciamo Carla altrove…
Seguo.
🙂
23/05/2016 at 19:25
Il tuo commento mi ha fatto molto piacere: vorrei renderla “vera”, non troppo stereotipata, ma vado un po’ a tentoni, non vorrei farla neanche troppo forte o disinvolta, dev’essere piuttosto traumatizzata, almeno fortemente provata. Ci provo, insomma.
Grazie
23/05/2016 at 16:52
Tema difficile da affrontare, ma che comunque va fatto. Complimenti, seguirò il continuo della storia.
Io ho votato affinchè la dottoressa discuta del caso di Carla con qualcun altro.
23/05/2016 at 19:26
in effetti è un po’ sofferta anche l’elaborazione dei capitoli. E sono solo 2!
Grazie dell’interesse
20/05/2016 at 13:12
Cavoli, tema coraggioso, ma alla fine non distante dal tuo ultimo racconto: anche qui ci sono creature feroci che divorano chi gli sta intorno. Voto il primo incontro, capiremo come è riuscito a farla innamorare.
20/05/2016 at 17:02
Lo vedi, che sei proprio fatto per la filosofia: creature feroci che divorano chi gli sta intorno, gran bella definizione. E speso divorano sé stessi facendolo.
Il tema mi fa un po’ paura, ma non pretendo di farne un pamphlet, ma giusto il tema di sfondo di un racconto, speriamo che me la cavo.
Ciao e grazie
19/05/2016 at 17:36
Dal matrimonio. L’infanzia è già fotografata, una polaroid dai colori ancora vivissimi… Ci vuole il nero per capire!
20/05/2016 at 17:00
Sembra che sia il primo incontro a prevalere. E speriamo che resti così, perché è su quello che ho cominciato a imbastire il capitolo due.
Penso però che prima o poi del matrimonio si parlerà, nel corso del racconto.
Grazie di essere passato
19/05/2016 at 14:27
Il primo incontro con lui…
Un tema molto attuale ma anche molto difficile da affrontare e sviscerare per giungere lì, dove tutte le vittime di violenza domestica prima o poi giungono: come è iniziato tutto e perché ho permesso che accadesse? Con l’affermazione “Quello non è amore. Lo credevo, prima. Ci ho creduto per molto tempo. Troppo. Ma ora lo so: quello non ha niente a che vedere con l’amore” sottolinei che Carla ad un certo punto si è resa conto della vera connotazione che ha assunto quello che “sembrava” amore e che poi si è rivelato essere “Bisogno di distruggere qualcun altro perché si è troppo vigliacchi per affrontare tutto ciò che si odia dentro di sé”, un’amara constatazione a cui, personalmente, sarei giunta più avanti nella storia, ma è un mio parere e probabilmente l’intreccio che hai in mente è sicuramente diverso da quello che gli avrei dato io.
Seguo volentieri.
19/05/2016 at 17:20
Così difficile che, nonostante avessi questa storia in testa e l’incipit scritto da settimane, ho poi esitato un sacco prima di pubblicarlo. Non so se sarò all’altezza, né se saprò andare fino in fondo.
Per risponderti, nella mia idea, Carla ne è uscita, definitivamente (non diremo come per ora), ed è a un punto della sua vita in cui deve affrontare il passato, le sue cause, i suoi modi, per potere andare avanti.
E, ad essere sinceri, il predicozzo sul “quello non è amore” è forse più mio che suo: non sopporto come ancora oggi si parli, nei media, tra la gente, di “amore violento”, “delitti della passione”. La violenza sulle donne non è né una forma di amore né un delitto della passione o della gelosia: è violenza contro una persona. Violenza e basta, l’amore non c’entra. Niente la giustifica. Credo che fino a che questo non diventerà un dato certo per tutti, la mentalità, e il problema non cambierà.
E scusami, che ho rifatto un “pippone”! 🙂
Grazie dell’interesse, farò del mio meglio
18/05/2016 at 21:36
Assolutamente dall’infanzia, è da lì che parte tutto.
Bel racconto, questa volta ti confronti con bel temone.
Però m’interessa anche il primo incontro con lui, ormai ho votato l’altro ma hai posto delle opzioni così pertinenti …
Seguo assolutamente la storia.
19/05/2016 at 10:51
Un bel temone mi piace molto come espressione. Infatti non ho ancora osato abbozzare niente del secondo episodio!
Grazie dell’interesse
18/05/2016 at 19:37
Hai delineato una vittima atipica, e mi è venuto da chiedermi, ma se era così in gamba come ha fatto a finire così? Quindi voto il primo incontro con lui! Mi piacerebbe un capitolo opposto a questo, dove racconta come si è innamorata di lui.
Bell’inizio, seguo.
18/05/2016 at 20:28
Ehi, non ne ho fatto una wonderwoman, ha solo detto di non essere la poveretta con famiglia disastrata e destinata da sempre a miseria e violenza. Temo che chiunque sia suscettibile di divenire vittima della persona sbagliata.
In ogni caso penso proprio che il secondo capitolo avrà toni molto diversi.
Ciao, grazie di essere passato.
18/05/2016 at 20:41
Pensavo più a Supergirl 😀
Comunque non era una critica; il suo essere “normale” rende una storia come questa ancora più “universale”, perché può toccare tutti, non solo “i miseri”. Forse mi sono spiegato meglio 😉
18/05/2016 at 21:04
Non me l’ero mica presa. E anche fosse una critica, sono benvenute anche quelle, ci mancherebbe altro. Mi era solo venuto il dubbio che nella mia ansia di non volerne fare uno stereotipo l’avessi descritta un po’ “sborona” come di dice a modena. Ciao
E puoi criticarmi quando vuoi. :-))
18/05/2016 at 15:01
Per come la descrivi direi il giorno del matrimonio, se avesse manifestato qualcosa prima probabilmente non l’avrebbe sposato.
Ciao
Ti sei scelta un tema bello difficile, in bocca al lupo! Mi è piaciuto molto l’inizio, le frasi brevi che sembrano sguardi per riuscire ad orientarsi in un ambiente nuovo che può essere ostile.
Ciao Ciao
18/05/2016 at 17:36
Mah, chissà. Purtroppo ho sentito e visto più di una figliola (e non necessariamente scema) restare un avita con pezzi di m* notori, pensando “prima o poi cambierà”. Ma questa non so, vedremo dove portano le scelte.
La serietà del tema mi spaventa, ma mi piaceva. Si vedrà.
Grazie degli incoraggiamenti.
18/05/2016 at 14:57
Bentornata col tuo nuovo racconto, Befana Profana 🙂
Un inizio coi fiocchi, improntato su un tema sin troppo attuale negli ultimi tempi, e non solo.
Seguo con interesse 🙂
18/05/2016 at 17:38
Grazie, Danio,
iniziare è sempre la cosa più facile, vedremo se e come riuscirò a continuare.
Grazie del sostegno.
18/05/2016 at 10:16
Ciao!
Io partirei dalla sua infanzia, conoscerla meglio ci spiegherebbe in seguito alcune sue scelte ed errori. Detto questo devo dire che hai scelto un tema molto importante e che mi piace molto che tu sia partita dalla “fine”: tutto è già successo e ora lei sta facendo mente locale per noi, sta ripercorrendo i passi di questa sua avventura traumatica, sta analizzando le scelte e gli errori fatti…. ottima scelta. Seguo 😉
18/05/2016 at 17:41
Mi interessava l’idea di avere il POV di una che, in un modo o in un altro ne è uscita. E ci riflette. Cercherò di trattare”con le molle” un tema delicato e fondamentale.
L’infanzia ispirava anche me ma a quanto pare resta in svantaggio.
Ciao
17/05/2016 at 19:02
interessante il tuo stile diretto e schietto, asciutto direi. E interessante sembra la storia che vorrai raccontarci. E seguo curiosa. Intanto mi piacerebbe tornare al primo incontro. 😉 Ciao. 😉
17/05/2016 at 20:27
Ciao.
È vero che amo le frasi sobrie e dirette, ma in questo inizio ho un po’ accentuato la cosa, perché Carla è sul chi vive, in un ambiente nuovo, non si fida della sua interlocutrice; è abbastanza sulla difensiva. Nei prossimi capitoli i toni si ammorbidiranno. Almeno ci proverò. 🙂
Grazie di essere passata
17/05/2016 at 18:40
Mi piace molto (ma “molto” non rende l’idea, né sono certa di poter spiegare meglio). Mi piacciono la descrizione della stanza, precisa e reale; questo colloquio; lo stereotipo non stereotipizzato.
Seguo volentieri!
17/05/2016 at 20:24
Ciao. Spero di riuscire a non stereotipizzare troppo nel prosieguo. La mia paura oscilla tra la paura di trattare con troppa leggerezza un argomento più che serio, e quella di appesantire troppo un semplice racconto di fantasia. Ma bisogna pur provare, se non non si fa mai nulla.
Grazie.
P.S.Sono impaziente di leggere del pendolare (o di qualunque altra opzione abbia vinto). Ciao
17/05/2016 at 18:06
Ciao Befana…non mi posso distrarre un attimo che finisci l’horror e inizi con un’avventura. 😉 Mi piace. Mi piace l’idea (pian piano la svilupperai, leggevo un tuo commento sotto). Mi piace come hai reso l’incipit, il fatto che Carla sia stata una vittima, ma non è stata necessariamente una bambina maltrattata o cresciuta in ambiente malsano, e soprattutto che non è ora una donna debole. Mi piacciono pure i punti interrogativi che ti “rimprovera” Alex, mi piacciono perché rappresentano l’incertezza umana. (Credo). Brava brava brava. Posso dire che è il tuo incipit che mi piace di più? Forse, perché mi è più congeniale il genere. Comunque, dopo il “papiello”, voto primo incontro. Da quel che dici , Carla ha vissuto un’infanzia felice e amata .
Ciaoooo. Seguo seguo
17/05/2016 at 20:17
Grazie Pink, mi lusinghi.
Di incipit ne ho diversi che non usciranno mai dai cassetti (/quaderni/files), questo mi piaceva, l’ho toccato e ritoccato e oggi ho deciso di pubblicarlo perché non ne potevo più di ritoccarlo. Il resto non sono sicura di dove andrà a parare, ma faremo del nostro meglio.
Alla prossima
17/05/2016 at 16:28
Ciao befana!
L’incipit è interessante e l’argomento m’interessa. Sono curiosa di vedere come lo svilupperai.
Ti seguo e voto il primo incontro con Lui.
Brava! Alla prossima! 🙂
17/05/2016 at 17:13
Accipicchia, ma sei velocissima a leggere!
Sono curiosa anche io degli sviluppi. Questo personaggio mi è entrato in testa da diverse settimane ma a parte l’incipit, non ho ancora idee ben precise sulla storia.
Perfetto per un racconto interattivo. O no? 😉
Ciao
17/05/2016 at 15:53
Mi piace molto il modo in cui scrivi, diretto, arriva subito, senza troppi giri di parole. Molto bello l’incipit in generale, mi verrebbe da dire di voler sapere di come si sono incontrati loro due visto che è il motivo principale della visita, ma sono anche curioso di conoscere meglio Carla come personaggio, anche se è già stata ampiamente descritta. Nel prossimo capitolo si potrebbe leggere qualche riga in più di lei ed eventualmente poi iniziare con l’incontro. Per ora voto l’infanzia di Carla, seguiró sicuramente gli sviluppi. 🙂
17/05/2016 at 17:11
Grazie,
sì, mi sono resa conto leggendo sulle pagine del sito di essere in controtendenza: gran parte degli autori sembrano apprezzare le metafore a profusione, io mi sforzo di fare le frasi più brevi e asciutte possibili. Forse ci vorrebbe una mezza via.
Vedremo se sarà l’infanzia a prevalere.
Ciao
17/05/2016 at 15:31
Salve. Ottima introduzione, come mi sembra ottimo il tema trattato.
E adesso critica personale, da lettore:
Ma perchè tutti questi punti interrogativi ?????
Ne ho contati 10 nella sola introduzione – stanza- tendine- sedia- moquette- piantina- cactus .. ecc..
Tra l’altro l’introduzione è tua… cioè non è quella del personaggio.
Per il resto mi piacerebbe conoscere l’infanzia di Carla.
Seguo finchè posso. 🙂
17/05/2016 at 17:07
Ciao.
I punti interrogativi per me sottolineano il momento di grande incertezza di Carla: domande senza risposta sul presente e il futuro, ma anche su come si è trovata a subire un tale passato. Nell’introduzione, si, è il narratore onnisciente che parla, ma descrive quello che il personaggio vede e sente, studiando per la prima volta un luogo in cui non è mai stato e che a quanto pare è obbligato a frequentare. Ho esagerato? Troppi punti di domanda pesano sul lettore? Chiedo venia, penso che nei prossimi capitoli ci saranno più punti fermi. Almeno, cercherò. 🙂
Grazie, ciao.
17/05/2016 at 17:20
Il ricordati che il troppo stroppia.. sempre.
Ps.- il narratore onnisciente che parla, funziona in fase di fiction visiva.. cioè la narrazione abinata alle immagini.
Così è solo fastidio agli occhi per il lettore.
Alla prossima 🙂
17/05/2016 at 17:54
Là non ho capito, però. Lasciamo stare il mio di narratore, che è discutibilissimo; ma in senso generale, non capisco la tua affermazione: il narratore onnisciente va bene solo al cinema? In narrativa cosa si fa, solo racconto in prima persona?
Accidenti, ho ancora stroppiato coi punti di domanda, un vizio il mio. XD
17/05/2016 at 19:46
Ok cercherò di spiegarmi.
Prima cosa rileggiti tutta la prima parte fino a :
“”Poltrona di destra o di sinistra? Non importa. Sinistra. Si siede. -“”
Quindi sin qui.. è la voce del narratore.. Onde evirare equivovi hai concluso con quel : SI siede. (al presente)
Poi sei entrata nel vivo della scena con un dialogo di uno dei protagonisti quel : ” Buongiorno.”
A parte che per far capire lo stacco.. dovevi piazzare gli asterischetti.. dopo la voce narrante.. e l’inizio dei dialoghi.
E cmq.. tutta l’introduzione, cioè la prima parte è come se accompagnata da una v.f.c. cioè da una voce fuori campo..
E solitamente le vfc si utlizzano con le immagni.. In pratica hai voluto usare una specie di ” soggettiva”.. su Carla dentro la stanza.. che si muove e vede gli oggetti ecc… con la voce narrante al seguito.
Quello che cerco di farti capire è che le vfc funzionano nelle sceneggiature e quando sono accompagnate dalle immagini…
Il racconto, la narrazione è altra cosa.. ben diversa.-
Ciao
17/05/2016 at 15:11
Argomento molto attuale, incipit interessante.
Carla ha una lucidità preoccupante: sembra conoscersi bene, a giudicare da come si descrive in modo assai disinvolto. Anche mettere le mani avanti funziona ben come difesa. Ma… evidentemente… non dice tutto, se no, non sarebbe lì.
Il nocciolo della questione ce lo farai scoprire tu…
Sentiamo del primo incontro con lui…
a presto
🙂
17/05/2016 at 17:02
Grazie. Argomento attuale dici? A me sembra che di violenza sulle donne si parli solo quando una finisce ammazzata. mi piaceva l’idea di una che ne parlava da “scampata”.
Troppo lucida, dici? Volevo evitare gli stereotipi da “poveretta” incapace di badare a sé stessa o di riflettere, forse ho esagerato. Ma in fondo, come dici tu, la lucidità, e un po’ di aggressività nei toni di Carla, forse è anche un’armatura, uno scudo di difesa.
Era un po’ che questo personaggio mi trottava in testa, per ora non so molto di lei, lo costruiremo insieme, forse. 🙂