Ma non chiamatelo amore

Dove eravamo rimasti?

L'ultimo capitolo sarà un epilogo, lontano nel tempo. Tre opzioni: tre bevande, e tre temperature. Acqua fresca (56%)

Epilogo: quante vite

Non sa cosa l’abbia svegliata: è ancora presto, dalle tende filtra una luce fioca e livida.

Nonostante la notte sia stata breve, si sente piena d’energia: l’eccitazione, certamente. Esce silenziosamente dal letto per non disturbare l’uomo che le dorme accanto.

Ha voglia di saltare, di correre, di cantare. Come una bambina.

Però ha sete, una sete tremenda.

È troppo presto per saltare e far chiasso, ma può occuparsi della sete. Si guarda intorno: nel secchio di ghiaccio ormai fuso da tempo, la bottiglia di champagne ha perduto ogni fascino, come una diva sul viale del tramonto. E forse, è stato proprio l’abuso di champagne, ieri notte, il principale colpevole di questa sete divorante.

Cerca il frigobar, prima di ricordare che ormai le stanze d’albergo ne sono sprovviste. Acqua: dell’acqua fresca, è la sola cosa che desideri in questo momento. Corre in bagno e lascia scorrere il rubinetto per lunghi minuti, che il fiotto sia terso e freddo. Si china e spalanca la bocca sotto il getto, beve a lungo, lasciando l’acqua scorrerle sul viso e nel collo.

Come quando era bambina e, a passeggio nei boschi, beveva a tutte le fonti e gli zampilli che incontrava. Tutt’altro sapore che l’acqua bevuta in un bicchiere. Acqua viva, la chiamava.

Decisamente oggi si sente tornare bambina. È un giorno speciale.

Un trillo leggero del telefono le annuncia un messaggio. Prende il cellulare dal comodino: Cinquanta sono solo l’inizio. Auguri di tutto. Ti voglio un bene dell’anima. Buon compleanno, mamma. Un bacio a Lauro, profittate bene. Ti chiamo stasera.

Le sei di mattina: Emma le ha pensato appena aperti gli occhi. Sorride.

Infila la vestaglia prima di uscire in terrazza. La vista la lascia ancora una volta senza fiato: ha sempre adorato Parigi dall’alto. Lauro le ha organizzato un compleanno davvero perfetto. Stanza all’ultimo piano: vista sui tetti. A due passi da Place des Vosges, il suo angolo preferito.

Come sempre, ieri, appena arrivati, è rimasta incantata: gli alberi maestosi e le risa dei bambini sugli scivoli, le fontane, il rosso dei muri e il blu dell’ardesia. Il suono dei violini tra le arcate maestose. Lauro sa che il Marais è da sempre il suo quartiere preferito. Hanno passato la serata a percorrerlo, mano nella mano.

Pensare che ha cercato di dissuaderlo: «una settimana non è possibile. Due giorni al massimo, ho troppo lavoro. Ed anche tu»

«Carla, smettila, cinquant’anni si compiono una volta sola. Bisogna fare qualcosa di speciale. I quaranta non hai potuto festeggiarli, – le ha offerto quel suo meraviglioso sorriso così caldo e sincero – questa volta facciamo la festa. Il Marais, il Louvre, il Museo Picasso, il MaM..»

«Il teatrino delle marionette nei giardini delle Tuileries», lo aveva interrotto.

«Certo, tutto ciò che ti renda felice»

Ed erano partiti. Una parentesi di svago e di tempo da trascorrere insieme, dopo un periodo in cui, deve riconoscerlo, non ha saputo consacrare spazio alla loro vita di coppia.

È stata totalmente assorbita dal lavoro: l’organizzazione della mostra “Paesaggi metropolitani” ha rubato tutto il suo tempo per settimane, forse mesi. Fino all’ultimo non ha avuto un attimo per pensare ad altro. In realtà non avrebbe dovuto assentarsi nemmeno ora, ma ne è felice.

Lauro ha smesso di chiederlo dopo il suo ultimo, perentorio rifiuto, ma sa che soffre del fatto che non vivano insieme. Vorrebbe poter passare con lei ogni momento libero, ma non è più disposta a vivere con nessuno. All’inizio è stata dura imparare di nuovo a stare da sola, ma ora non ci rinuncerebbe per nulla al mondo. Le ci è voluto così tanto a ricostruirsi una vita, un universo. Non vuole condividerlo con nessuno, nemmeno con quest’uomo meraviglioso.

Credeva di avere già amato, ma solo da quando conosce Lauro ha capito davvero: Sono felice che tu sia felice è la frase più bella che le abbiano mai detto, soprattutto perché profondamente sincera. Rispetto, attenzione, interesse, condivisione. Non c’è mai stato nulla di tutto ciò con Alberto, nemmeno agli inizi.

Alberto. Era da tanto che non pensava a lui. Perdonami, Alberto, sono viva e felice di esserlo.

Cinquanta: un traguardo importante, mezzo secolo. Quante vite ha già vissuto, in questi dieci lustri? Anni spensierati, anni bui, anni di dubbi ed espiazione, anni di consapevolezza, anni di vita, semplicemente vita. Ma la sua sete d’esistenza non è placata, ha ancora così tanto da fare, da vedere, da vivere.

Non lo ha nemmeno sentito arrivare: Lauro le si è avvicinato in silenzio per cingerla con le braccia. Il calore del suo corpo le riscalda la schiena. La irradia di benessere.

«Buongiorno, buon compleanno»

«Buongiorno»

Restano in silenzio, cullati dal panorama.

«Quando saremo vecchi»

«Cosa, Carla? Quando saremo vecchi, cosa?»

«Vivremo insieme, te lo prometto, quando ci sentiremo davvero vecchi, divideremo la stessa casa. Finiremo insieme i nostri giorni. Non posso immaginare finale più lieto»

La stringe più forte, il cielo si illumina lentamente.

Ai loro piedi i rumori della città che si sveglia.

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362 Commenti

  • Devo riconoscere che stilisticamente è scritto molto bene. Lo ho letto tutto quanto. Scrivi bene. Non è facile scrivere bene di un argomento che personalmente reputo abusato e strabusato (non mi si dia dell’insensibile da parte tua o dell’insensibile. Molto spesso è il tema che fa la storia e tu sei riuscita invece a non essere ridondante con dei colleghi che fanno la stessa cosa raccontata però peggio.

    Più che altro se devo fare un piccolo appunto è la trasformazione da “amante adorabile” a “marito violento” è piuttosto netta e non mi è piaciuta particolarmente. Tipo sgridate sarebbe stata buono. Ed anche il marito ubriaco così messo “d’un tratto” come a voler dare una giustificazione della sua violenza mi pare improvvisa, insolito. E’ vero anche che 10 capitoli son pochini per dare una visione di storia più completa e che Il finale però è inaspettato, colmo di speranza e gioia, e quindi interessante. Pertanto la storia merita :).

    Grazie befana della tua storia 🙂

    • Grazie. Accidenti, 2, nuovi commenti a una storia conclusa nell’arco di 2 giorni – raro.
      Comincio dicendo che non trovo l’argomento abusato: anzi, sembra sempre che si cada dalle nuvole ad ogni nuova donna ammazzata dal compagno/ex/spasimante..

      Per risponderti a proposito del racconto, hai ragione, ci sono parecchie lacune, in realtà avevo molti altri elementi che avrei voluto affrontare: la storia familiare di lui, in cui gli uomini sono tutti d’un pezzo, comandano. La di lui insicurezza, il primo vero eccesso di violenza, che, perdonato, ha abbattuto tutte le barriere e gli argini alla violenza continuata. Ma dati lo spazio a disposizione, e le scelte dei lettori, mi sono dovuta limitare ad accennavi con una frase qui e là.

      La frase sul marito ubriaco mi lascia perplessa: è un po’ che non lo rileggo e non mi ricordo di aver scritto un passaggio così.

      Sul passaggio da amante favoloso a aguzzino, certo sono andata rapidamente perché non volevo restare troppo sugli inizi, ci avevo già fatto un capitolo e mezzo. Forse avrei dovuto. Però non l’ho mai definito “amante adorabile”: i sintomi del prevaricatore opprimente ci sono da subito, ma lei sceglie di ignorarli. E anche come amante il sesso è brutale, selvaggio, lei lo attribuisce alla frenesia dell’innamoramento, è una novità ed è innamorata, ne è sedotta. Ma non è né gentile né adorabile. Forse focoso, se si dice ancora.

      Sullo stile, credo tu sia troppo buono, ma i complimenti si accettano sempre volentieri.
      Grazie di averlo letto, ciao

      • Ciao ancora. 🙂

        Tu non lo troverai abusato ma sinceramente di giornali, telegiornali e racconti di violenze femminile, senza offesa, ma mi pare che ci sia un esubero incredibile ed ingiustificato! Per di più non aiutano al miglioramento della situazione, tanto è vero che le donne che subiscono violenza e non denunciano sono, purtroppo, pochissime. La cosa strana è che non fanno notizia i casi opposti e che cadono ancora più tragicamente nel ridicolo.

        Poi ci son tanti tipi di violenza, di guerra, di crudeltà, bullismo, ecc. e questi non fanno notizia. A malapena si parla del bullismo ma solo in caso di morte, o di portatori di disabilità ….

        Poi onestamente, e scusami se pare ancora a me, non riesco a capacitarmi ancora perché nel caso un uomo uccida una donna finisce in galera lui, mentre nel caso opposto è più probabile che lei vada dallo psichiatra per un certo tempo. Come se anche le donne non fossero capaci di violenza …

        Io poi la parte sessuale non so come interpretarla sinceramente …

        Per quanto mi riguarda la donna a letto è un essere a cui piace di più il ruolo di “dominata” che da “dominante”. Questo proprio naturalmente, non per un discorso di “diseguaglianza”. E comunque la sfera sessuale può esulare benissimo dalla sfera di violenza. E’ vero che anche la violenza ha a che fare con il dominio ma confondere il sesso delle prime volte per la violenza, per quanto mi riguarda, è esagerato.

        Ma sei riuscita ad usare immagini molto forti ed a darle armonia nel racconto, questo devo dartene atto. Questo ha fatto per me il racconto buono, non tanto l’argomento in sé che, ripeto, a me pare abusato. Brava 🙂 E scusami se mi son dilungato.

    • Wow, che bel commento, ti ringrazio molto.
      Sono pochi qui a prendersi la briga di leggere per intero racconti già completi, per fortuna qualcuno lo fa. E sul sito ci sono delle vere perle, che meritano. (spero sia chiaro che non sto parlando dei miei racconti ma di quelli di altri autori:-))

      Ciao

  • Storia dura, raccontata benissimo, con un lietofine meritato.
    Leggendoti mi hai fatto riflettere, sei stata brava a farmi empatizzare con la protagonista, con i suoi sentimenti, i suoi errori, il suo senso di colpa. La sia gioia finale.
    Complimenti.
    Ciao a presto.

  • Allora, usare l’espressione mi è piaciuta’ per una storia come la tua forse non è appropriato, vista la durezza e il dolore che trasuda. Ti dico allora altro: ottima, efficace, profonda, ben scritta. E… le sarebbero bastati otto capitoli! 😉
    Mi aspettavo il finale incentrato sul ritrovato rapporto con la figlia, ma è più giusto così, che diamine, il vero rapporto che le mancava del tutto era quello con un uomo che la amasse in modo sano.
    Brava, complimenti!
    Ciao ciao

    • Ahahaha, sì forse 8 bastavano.
      In realtà è stata proprio l’interazione coi lettori a far questo.
      Nello schema (quello mentale e anche nella scaletta scritta) la parte “nera” della storia durava più capitoli: avevo pensato a ulteriori temi sull’umiliazione, la famiglia del “mostro”, e anche a una parte che riguarda la difficoltà di scappare e, a volte, il poco o inesistente supporto delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario verso le vittime di violenza domestica.
      Ma già arrivati al 4/5 capitolo era chiaro che i lettori della mia storia volevano uscire dall’incubo e andare verso una luce di speranza; e penso che il principio del sito sia anche (soprattutto?) che i lettori indirizzino il corso della storia. Però non potevo mica metterci un “poi le andava tutto bene, assoluzione, nessuna sequela psicologica, sua figlia le buttava le braccia al collo e vissero al paese dei mio minipony per sempre”
      A parte gli scherzi, non mi interessava il lato penale, volevo solo mettere in risalto il concetto che, come chiunque possa ritrovarsi vittima di una relazione e di una vita disfunzionale e deleteria, chiunque (spero) ha diritto e possibilità di ricostruirsi una vita degna e a sua misura. E sì, hai ragione di sottolinearlo, certo che è importante abbia recuperato il rapporto con la figlia, ma credo che in un caso come il suo si guarisca davvero solo quando si comprende che si può avere un rapporto sano con un uomo sano.
      Grazie Moneta

  • Brava, bp. Mi è piaciuto molto il salto temporale di questo finale. Non si può dire esattamente che sia un nuovo inizio, l’inizio della vita è ogni giorno, ogni passo compiuto per il bene di se stessa. È stato bello anche non sapere cosa sia effettivamente successo a Carla in questi anni, in fondo, questa storia ha un finale diverso per ognuno di noi lettori. Brava, davvero.

    • Sì, non mi sembrava giusto scrivere del processo, della terapia (penso necessaria), della difficoltà di ricreare un rapporto madre-figlia. Penso che ognuno li immaginerà secondo la propria sensibilità. Mi interessava davvero sottolineare solo che, in qualunque modo ci sia arrivata, ora ha ricostruito la sua vita e ne è protagonista, e la vive serena e soprattutto senza subirla. Mi piacerebbe pensare che ognuno abbia diritto ad una seconda occasione e a una vita degna.
      Grazie, Trix, ciao

  • Ciao befana!
    Ho amato veramente tanto questa storia. Hai raccontato un bellissimo viaggio. Carla era una donna ferita, distrutta. Nonostante le sofferenze patite, è riuscita a raccogliere i cocci della sua vita ormai in pezzi, li ha messi insieme e ne ha fatto un capolavoro. Ha dimostrato coraggio e forza di volontà. Ora, ha un lavoro che ama, ha recuperato il rapporto con sua figlia, ha imparato ad amare ed apprezzare se stessa. Una nuova Carla, più forte, talmente tanto da riuscire ad aprire di nuovo il suo cuore.
    Complimenti, befana. Sono contenta di aver letto questo racconto. Grazie! 🙂
    Spero tornerai presto. Alla prossima! 😉

    • Grazie Tia, grazie davvero.
      Credo che l’evoluzione ottimista del racconto sia dovuta in gran parte alle osservazioni dei lettori, e penso che sia un bene, e il bello del principio di base di TI.
      Credo che Carla meritasse un finale lieto, in cui modo sia riuscita a raggiungerlo.
      Ripubblicherò a breve, ma niente argomenti tragici per un po’.
      Ciao

    • Ah, ma qui è la tua indole pessimista che interviene: non ho mai scritto che ha appena trovato la felicità. Il finale dice solo che dodici anni più tardi è serena, in pace col mondo e con se stessa, in buoni rapporti con sua figlia e felice della propria vita. Come e quando questa fase della sua vita sia cominciata, ognuno può immaginarlo come vuole.
      Ciao, Manu, grazie del supporto, a rileggerci 🙂

  • Eccomi qui, befana. Che poi, quale befana?, una maga! Sono tornata a respirare, come anche Carla, grazie a questo finale. La prova del fatto che ricostruirsi una vita è possibile, esiste la speranza, non bisogna di-sperare. Credo, almeno, che questo possa essere anche nella realtà, se non ci si arrende. Che dici?
    Grazie per questo racconto che mi ha coinvolta così tanto, che mi ha catturata, intrappolata nei momenti più bui e che adesso mi ha liberata e mi ha fatto vedere Parigi dall’alto.

    Non credevo tanto in un buon finale, purtroppo; pensavo che nessuno le avrebbe tolto una pena (che sia l’espiazione di cui parli? O è solo psicologica?) e pensavo che la pena sarebbe stata anche tosta. Magari è successo e ora non importa più.

    Ma sbaglio o c’era un’opzione con dello champagne? E io avevo scelto acqua fresca, mi pare, e c’era anche del the. L’hai infilato dentro apposta? 😀

    Tornerò a leggere il tuo prossimo racconto. Hai già in mente qualcosa?
    A presto!

    • Sì, lo champagne era un occhiolino a chi (come Pinkerella e Gabriele Zeta, per fare la spia XD) aveva ironizzato sullo champagne tiepido, e io gliel’ho messo comunque, ben gli sta!
      Non lo so se si ha sempre una seconda chance nella vita vera, mi piacerebbe crederlo, quindi almeno nella finzione diamola. Non so come sia andato il processo, in ogni caso immagino che difficilmente un tribunale potesse darle 15 o vent’anni per omicidio aggravato. Ognuno se lo immagini come vuole, il processo, il dopo processo, la ricostruzione dei legami con la figlia. L’importante è che ora sia a posto con se stessa e in grado di dare di nuovo fiducia ad un uomo. E a uno che se lo meriti, questa volta.

      Il prossimo incipit è già scritto: è l’inizio di un brevissimissimo racconto che ho scritto qualche mese fa. Devo solo riflettere a come adattarlo e modificarlo al sistema delle opzioni multiple. E solo sentimenti positivi, stavolta.
      Alla prossima.

      P.S. Non so se hai mai visto Parigi, dall’alto o dal basso, ma Place des Vosges è davvero non solo la più antica piazza monumentale della città, ma un gioiello sublime, una meraviglia. E ospita, tra le altre cose, la casa-museo di Hugo, per gli appassionati di Quasimodo e Esmeralda

  • Ed eccomi qui.
    Non ci poteva essere un finale migliore. Ho letto da qualche risposta ad altri commenti qui sotto che la tua idea iniziale era molto differente ed un finale “buono” non era previsto. Questo è anche il bello di ciò che succede qui. Spunti che possono cambiare tutto, e la tua storia è stata completa e coerente per tutto il tempo, nonostante il tuo cambio di direzione. Bellissimo percorso è che dire, spero di rileggerti presto con un nuovo racconto, non ti fermare mi raccomando 🙂 a presto!

    • Non so se avevo in mente un finale buono, all’inizio pensavo di fermarmi prima del finale, senza dare giudizi o previsioni. Ma poi mica potevo far finta di essere neutrale: certo che stavo dalla parte di Carla, difficile immaginare il contrario. E sì, la storia indirizzata da chi la legge è davvero l’idea più bella del sito.
      Figurati se smetto, mi ci è voluta una vita per decidermi a mostrare quello che scrivo, ora ho persino un paio di decine di persone disposte a leggermi, chi ci rinuncia! 😉
      Alla prossima alecs, ciao e grazie

  • Senza aver letto prima i commenti sotto ho pensato: “alla fine lo champagne tiepido lo ha messo” 😀 😉
    Mi sembra che avessi in mente già questo finale, e non stona affatto. Un po’ come se Carla fosse “uscita a riveder le stelle”.
    Ho letto che vuoi scrivere un rosa, ma firmo la petizione per un giallo, se poi vivi con qualcuno “dell’ambiente”, meglio. Ogni volta che hai un dubbio sai a chi chiedere, e puoi aggiungere quei particolari che rendono il racconto vero.
    A rileggerci… anche con un rosa 😉

    • Sì, lo champ era una dedica speciale per te e Pinkerella ahaha
      Non avevo mai pensato a un parallelo Carla-Dante, ma di sicuro il suo inferno personale lo ha visitato. In ogni caso non mi sentivo di infilarci un finale “giuridico”, era un racconto di sentimenti, emozioni, pensieri.
      Sul giallo ho già risposto a Amo. Ti dico solo che vista da vicino l’investigazione criminale è molto meno affascinante che nella fiction.
      Sappi che a casa mia ogni film o serie poliziesca ha un supplemento di commenti stile:”pff! Certo, e l’ha scoperto in dieci minuti. Pff, e questo glielo confessa così; pff! che coincidenza! Tutti sti morti, indizi spariti, pedinamenti, sorveglianze, e mai una scartoffia da riempire, un rapporto da redigere. Alla fine dovrà stare due mesi chiuso in ufficio a riempire documenti e rendiconti!” e mi limito, perché avrei ancora un sacco di esempi. XD
      A presto

    • Se devo essere sincera, penso che il finale positivo sia nato dall’impulso delle razioni di chi leggeva. Quando ho pensato all’incipit, immaginavo solo una storia di violenza sulle donne in cui la vittima uccide il carnefice: colpe, necessità, disperazione, violenza, giustizia o vendetta, quali alternative…
      Avevo elaborato “ricordi” terribili e sordidi che non hanno trovato spazio, i lettori hanno diretto la storia verso una luce di speranza. Sicuramente è meglio così. Almeno nelle storie di fantasia i lieto fine sono possibili, approfittiamone 🙂
      Ciao Mrs Riso, alla prossima

  • Ciao Befana
    In questo racconto hai affrontato in modo intelligente un tema delicato e vecchio come il mondo: la violenza – fisica e psicologica – sulle donne. Carla è una donna della media alta borghesia, intelligente e che ha la fortuna di essere istruita e colta, e perciò capace di analizzarsi con molta lucidità, primo indiscutibile passo per un cambiamento importante.
    Autorevoli vocabolari/dizionari definiscono la Donna con poche parole amorfe, secche, sintetiche, “Nella specie umana, l’individuo di sesso femminile”. E dentro questa definizione riduttiva troviamo contadine, operaie, massaie, professioniste, bambine date in spose a uomini che, per età, possono essere loro padri o addirittura nonni…
    Tu hai saputo costruire, con sensibilità, una storia credibile, e hai scelto un finale di speranza.
    Dopo il tuo bel racconto mi viene da esprimermi in francese: “Je suis Carla”!
    A rileggerti
    🙂 🙂

    • Grazie, Maria, commento troppo generoso.
      Unica pecca, “Je suis Carla” purtroppo mi fa pensare a Carla Bruni Sarkozy, e più che la speranza di una seconda occasione per tutti (e soprattutto per “l’individuo umano di sesso femminile”) mi evoca ‘na tristezza di vacuità, paillette e lifting sciagurati. 🙂
      Ma condivido lo spirito e il pensiero.
      Alla prossima

  • Ciao Befana… Bello, veramente bello questo finale. Non mi interessa tanto del salto temporale, mi sta benissimo. Abbiamo conosciuto la parte più buia di Carla, il suo mondo che sembrava senza alcuno spiraglio di luce… Ed ora eccola qui. Ha ripreso a camminare e a vivere. E direi che se lo merita! 🙂 Brava davvero.
    P.S. Ho letto la tua risposta ad Amo e condividiamo una passione: la letteratura gialla. Anch’io come te non mi sento pronta, a volte mi vengono anche delle buone idee , ma poi su carta si dissolvono… 🙂 Scusa per essermi dilungata. A presto

    • Io non sopporto i romanzi polizieschi in cui le cose non combaciano, la storia non sta in piedi. Già solo immaginare un intrigo degno di questo nome mi ci vedo male.
      Sono troppo ammirativa dei polar scandinavi per provarci.
      Grazie Pink

      P.S. Hai visto che lo champagne riscaldato ce l’ho messo comunque?. 😉

        • Lui non lo conosco, lo proverò: di tedesco adoro Nele Neuhaus; in realtà credo di essermi scoperta una vocazione per le gialliste donna: Lakberg, Elizabeth George, Fred Vargas, l’immancabile Cornwell. Amo i personaggi ricorrenti, seguirli nel tempo, nelle inchieste e nella loro vita. Ho pianto alla fine dell’ultima avventura di Kurt Wallander, sprofondato nell’oblio.
          Ciao

  • Commento solo ora, anche se ti ho seguito fin dall’inizio, ma non sapevo cosa aspettarmi da una storia simile.
    Ti faccio i miei complimenti per essere riuscita a trattare un argomento molto difficile da mettere in storia e per un finale a lieto fine, dopo tutto quello che la protagonista ha passato 😉

    Ciao 🙂

  • Sì, abile. Lo riconosco. Mi hai convinta nonostante un estremo salto temporale e un solo cenno a cosa fu, cosa accadde, cosa patì. Sei riuscita a darle un’altra chance, lo hai fatto con stile e con classe, con poetica leggera e per nulla pesante e con la freschezza dell’acqua che beve per dissetare la sua voglia di nuova vita e di libertà oggi pienamente meritata. Complimenti, Maire. Posso leggerti ancora ( con un giallo, promettimelo! 🙁 devi sfruttare le tue doti investigative e il tuo spiccato raziocinio per raccontarci di una donna detective, dammi retta, Marie la poliziotta ti calzerebbe a pennello ;)) o te ne vai in vacanza? 😉
    Un abbraccio…

    • Probabilmente io lo avrei fatto finire alla fine del capitolo 8, quando decideva di riprendere in mano le redini della sua vita, ma TI vuole 10 capitoli.
      Il giallo resta il mio genere preferito, da lettrice, ma non mi sento all’altezza: sono sempre parecchio esigente e non credo di essere pronta per scrivere un giallo che mi soddisferebbe in quanto lettrice. Ma resta un sogno nel cassetto, quando avrò una buona idea ci proverò. Aggiungi per`, come ostacolo, che vivendo con uno che fa indagini di mestiere l’esigenza di rigore è doppia: non so se oserò mai cimentarmici davvero. 🙂
      Niente vacanze quest’anno, anche se vivendo al mare in fondo si è in vacanza ogni volta che lo si desidera.
      Il prossimo incipit in realtà è già pronto, ed è rosa!!! (3 punti sono d’obbligo, visto come sono poco rosa io), in realtà è un brevissimo racconto scritto tempo fa che ho cercato di rielaborare in versione più lunga e mi sono bloccata, mi son detta che qua potrei sbloccarlo. Il problema sarà conciliare l’idea che ho in mente e la libertà delle scelte. Vedremo
      Sono sempre prolissa nei commenti, ciao A e grazie

  • Acqua fresca
    Ho fatto l’errore di leggere i commenti precedenti che mi hanno influenzato.
    O forse non è un errore perché mi hanno fatto pensare: se l’epilogo è come lo sto immaginando, avrei fatto la tua stessa scelta. Nel mio commentone finale ti farò sapere se avevo indovinato.
    Ciao a presto

    • Non ho capito nulla di scelta influenzata o meno né di cosa immagini per l’epilogo. Sarò lieta di scoprire tutto dal tuo commento finale.
      In compenso ora sono in alto mare perché avevo scritto tutto il capitolo finale sulla basa dell’opzione tè caldo e negli ultimi giorni è stata sorpassata dall’acqua fresca.
      Ho un paio di grossi paragrafi da riscrivere e zero idee su come farlo.
      Mi do un paio di giorni di riflessione.
      Ciao e grazie

      P.S. La mia opzione preferita era quella che nessuno ha voluto XD

  • Acqua fresca. Ma che significa un epilogo lontano nel tempo? Io dico acqua perchè mi fa pensare a una rinascita, ma lontano nel tempo mi fa pensare che del processo saprò poco e niente. Che è anche giusto, figurati, hai detto abbastanza finora, cioè Carla ha detto abbastanza, per cui non c’è bisogno di sedermi in aula per ascoltare arringhe… però magari…. sono curiosa….
    Comunque il cardiologo controllore che in apparenza li fa sembrare una coppia affiatata e benestante di fronte agli amici – rigorosamente solo di lui – è un personaggio che per cinque minuti avrebbe messo sotto anche me.
    ( vabbè… poi lascia perdere che io sono incazzata col mondo e al sesto minuto lo avrei sbranato senza dargli modo di bissare 😉 )
    Aspetto il finale! ( però niente di vago, voglio sapere che succede a Carla!!!) 😉

    • Sul cardiologo concordo, per quanto io creda nel mai dire mai, non posso immaginare di lasciarmi mai affascinare da uno che vuole decidere sempre tutto (anche se poi brontolo mio marito che non vuol mai decidere nulla! XD). Sulla coppia perfetta in apparenza, fuori dalle mura, ho letto diverse testimonianze in quel senso: roba da brividi, da chiedersi quante coppie malate avrò incontrato nella vita senza saperlo.
      Per il lontano: lontano.
      Spero che nessuno me ne voglia, non è uno stratagemma: il racconto l’avevo pensato così dall’inizio, solo una riflessione sui sentimenti di Carla in quelle circostanze, il passaggio da è tutta colpa mia a merito un’altra occasione.
      Poi francamente sul processo non so se potrei essere realista, e in un solo capitolo non ci sarebbe spazio.
      Quindi un epilogo su un’altra fase della vita di Carla, serena, rinata, viva. Come sia andato il processo e come sia arrivata a questa nuova vita, ognuno sarà libero di immaginarlo.
      Ciao e grazie

      P.S. Ho letto la quarta di copertina de La scuola cattolica, mi ispira molto.

  • Tè bollente, forse una nuova love story in vista? Anche se è l’ultima cosa a cui dovrebbe pensare in questo momento, la ricostruzione di sé ha la precedenza su tutto, persino sulla figlia a cui potrebbe trasmettere i suoi fallimenti. I bambini sono spugne… assorbono ogni cosa, soprattutto le negatività.

    • La vicenda del racconto per me è finita quie. Non scriverò oltre del momento presente.
      L’ultimo capitolo sarà un epilogo lontano nel futuro. In un momento in cui ci sarà posto per tutto, per molto. Ogni lettore potrà immaginare a suo modo come Carla sia arrivata quel futuro.
      Ciao, Writer, grazie di esserci.

  • Voto tè bollente, l’episodio è molto interessante, da una visione di Carla diversa con una sua versione dei fatti. E’ un po’ isolato dal contesto, una sorta di spiegazione tardiva, o spero, un’anticipazione di ciò che verrà!!! 😉 Sopratutto legandolo alle ultime righe.
    Ad ogni modo, brava, hai scritto un bellissimo racconto, dacci un finale degno!!! 😉

    • Sì, isolato dal contesto, o come dice Moneta sarebbe stato meglio inserirlo prima del numero 8. Ho immaginato che nel momento in cui decideva di riprendere le redini della sua vita sentisse prima il bisogno di scrivere alla figlia e di affrontare il ricordo del marito, e solo dopo di riflettere alle proprie “colpe” e di cercare l’aiuto della psicologa per non ripeterle. Ma la storia si sarebbe potuta benissimo concludere alla fine del capitolo 8.
      Le idee che ho per l’epilogo mi piacciono, spero piaceranno anche a voi.
      Alla settimana prossima. 🙂

  • Arrivo tardi, lo so, e purtroppo non ho ancora letto tutto, ma solo i primi due capitoli.

    Continuerei a leggerli, ma purtroppo domani mattina mi devo svegliare presto, perché devo partire per un viaggio all’estero, perciò penso che ci vorrà un po’ prima che io finisca il tutto e arrivi al nono capitolo… ma che dire??

    Bellissimo! 🙂

    Mi piace il modo in cui scrivi, la lettura è piacevole e scorrevole e davvero, la storia è molto coinvolgente ed emozionante.
    Brava 😀
    A presto!

    • Ma figurati se te ne voglio.
      Sono almeno tre capitoli che mi aspetto delle critiche perché io ne ho parecchie da farmi e ricevo solo complimenti, che mi insospettiscono un po’.
      Penso che tu abbia ragione, di sicuro sono intercambiabili. In realtà, come ho già risposto non so a chi, per me la storia in sé era conclusa alla fine del capitolo 8, con una protagonista moralmente ritemprata e pronta a battersi e ricostruirsi una vita. Il capitolo 10 l’ho già immaginato da tempo e lo vedo come un epilogo molto posteriore, quando tutto ciò sarà solo esperienza di vita, terribile e importante, ma comunque esperienza assimilata. Purtroppo il sito non permette di saltare un capitolo, ho cercato di metterci cose che non avevano trovato spazio prima ma non era evidente. Forse hai ragione, avrei dovuto invertirli, ma è il problema di pubblicare un capitolo alla volta: non si può ritornare sui propri passi e ristrutturare l’organizzazione del racconto. Devo imparare a organizzare meglio la scaletta.
      Ciao Moneta e grazie come sempre

  • Ottimo come sempre, ho recuperato il capitolo otto e letto il nove d’un fiato. Ho votato un tè caldo, come tanti hanno già detto simbolo di sicurezza, familiarità, calore. Ciò che mi auguro per un bel lieto fine. Ma comunque vada, sarà stata una bella storia. Felice di aver seguito passo passo il tuo racconto, l’attesa settimanale di un nuovo capitolo è un qualcosa di molto bello, come una puntata di una serie TV, che questa piattaforma offre. Ora attendo “il finale di stagione” 🙂 complimenti!

    • Grazie,
      quanti complimenti. Come ho già scritto in latri commenti, non voglio inserire nel racconto l’esito di queste vicende, ognuno le immaginerà come vuole, e in ogni caso, in 5000 caratteri, processo, condanne o meno, lotta per riconquistare custodia e affetto della figlia non ci starebbero di sicuro. Il finale sarà sicuramente lieto perché in qualunque modo vadano le cose nel presente immediato penso che Carla meriti e desideri una nuova vita, dopo.
      Ciao, a quando il tuo prossimo episodio?

      • Mi sembra un’ottima idea la tua, quella di fare un salto temporale e lasciare all’immaginazione. Soprattutto per il discorso 5000 caratteri e ultimo capitolo, che non permetteranno ulteriori spiegazioni e approfondimenti sulla tua storia. Come hai visto anche dal fatto che ho dovuto recuperare il tuo ottavo capitolo, sono stato parecchio impegnato, ma arriverà nei prossimi giorni sicuramente, è quasi concluso, anzi. Sto togliendo un po’ di battute per rientrate nei parametri 🙂

  • A partire dal titolo, questo episodio denso è liberatorio. Non so se, quindi concludere la catarsi con dell’acqua fresca, che è molto simbolica, oppure optare per un tè caldo familiare e intimo, casalingo, che spero alluda ad una situazione di ritrovata normalità.
    Lasci sempre moltissimo spazio alle parole di Carla, che a me sembrano sempre riflessioni personali – pensieri – più che un discorso diretto. Parlando con una psicologa, in fondo, devono uscire proprio i pensieri.
    Ci vediamo al finale!

    • È stato complicato scrivere questo episodio. Per me la vicenda vera e propria, il percorso emotivo di Carla era già più o meno finito al capitolo precedente; qui avrei voluto mettere tutto quello che mi era venuto in mente e non aveva trovato spazio prima, ma non era possibile, quindi ho tagliato, soprasseduto, rivisto, non so. Ma amo il titolo, anche se non ricordo di chi sia la frase.

      L’epilogo sarà davvero lontano nel tempo, quando tutto ciò sarà in qualche modo digerito, assimilato, elaborato. Uno sguardo pacificato (si potrà dire?)

      Ciao e grazie

  • Acqua. L’acqua è limpida pura fresca e disseta, rendendo la gola meno secca e arsa. Lo champagne già non mi piace, figurati se tiepido.
    “Ero come un’appendice del bel cardiologo”, “di me mio padre aveva un’immagine di infallibilità.”
    Aspetto il finale. 🙂
    Un abbraccio

    • Pff! Tanto diffidarmi quanto fusionali derivano dallo stesso mio “problema”: sono talmente abituata a pensare in francese che certe parole le tramuto in un italiano maccheronico che a me suona giusto. Fusionale l’ho cercato sul la Treccani ed esiste anche in italiano, la versione riflessiva di diffidare non ho pensato a cercarla e avrei dovuto perché non esiste!!! Era l’italianizzazione di “me méfier”, avrei dovuto mettere non fidarmi, o “stare attenta” come era nella prima versione. Mannaggia!
      E quello stupido correttore ortografico non ha sottolineato nulla. 🙂
      Applausi alla tua lettura attenta.
      Ciao e grazie

      P.S. Lo champagne tiepido può essere il rimanente di una bottiglia ghiacciata, la stigmate di un’alba dopo una sera di festa. Film d’orrore, puah! 😉

  • Acqua fresca… mi fa pensare ad una rinascita, ad un nuovo avvenire per madre e figlia, lo meritano entrambe 😉
    Un capitolo che delinea chiaramente la personalità di Carla, una donna talmente forte che ha voluto risolvere da sola il guaio in cui si era cacciata perché troppo orgogliosa per chiedere aiuto, ma soprattutto non voleva veder crollare quella stessa immagine di donna forte che tutti avevano di lei.
    Complimenti!

    • Per fortuna niente di così tragico ed irreparabile, ma ne ho conosciute parecchie di persone che continuavano imperterrite a subire situazioni tremende solo per non ammettere di essersi sbagliate. Orgoglio e testardaggine possono essere ottimi amici ma anche velenosissimi nemici, quando dominano. Per citare il grande filosofo Vasco Rossi “f**tene dell’orgoglio, ne ha rovinati più lui che il petrolio”. 🙂
      Il mio epilogo sarà molto lontano nel tempo. Ognuno potrà immaginare a propria guisa l’avvenire immediato di Carla.

      Ciao, Anna, grazie mille

  • Tutte le parole di Carla sono logicamente organizzate, pensate, soppesate…anche troppo. C’è nella sua analisi introspettiva una lucidità quasi “fredda” che, secondo la mia personalissima opinione, dà all’incontro con la psicologa un no so che di artificiale.
    Per dire in due parole: è come se fosse andata dal medico già con la diagnosi in mano.
    In questo episodio – scritto molto bene come sempre sai fare – non si vedono le sue emozioni.
    A intuito, voto il tè bollente.
    al finale 🙂

    • Hai perfettamente ragione, ma ‘ho pensato così. Io immagino Carla come una personalità forte, ha subito per anni una vita da cui non sapeva disfarsi, è stata vittima e ora vuole tornare ad essere forte. Non è andata dalla psicologa per scelta, ma spinta dall’avvocato.però riflettendo si è detta che può esserle utile. È incapace di accettare l’aiuto degli altri ma sa di dover cambiare, e vuole che la dottoressa l’aiuti in questo, ma è solo agli inizi. È venuta a dirle: ho un problema, aiutami a risolverlo. Sono d’accordo che fa dei monologhi, ma per quanto la mia esperienza di terapia sia minima, il terapeuta parlava sempre molto poco.

      Con 35 gradi all’ombra il tè bollente non oso nemmeno immaginarlo, ma se vince lui sarà gradito a Carla 🙂
      Ciao e grazie

  • Sé stessa.
    Mi ero persa un capitolo, recuperato immediatamente. Ho preferito di gran lunga questo al precedente, avresti potuto far sì che Carla arrivasse alla stessa conclusione anche senza il sogno, troppo fuori dalle righe per il contesto reale della storia. Mi è piaciuta la voglia di ripartire di Carla dalla sua passione più grande, abbandonata per obbligo e ripresa proprio dal punto in cui l’aveva lasciata. Alla prossima!

    • Forse hai ragione,
      il capitolo del sogno non mi convinceva interamente nella sua realizzazione, ma la scelta di uscire dalla realtà e dalla “cronaca” dei fatti è stata una scelta voluta. Da un lato l’accumularsi di orrori cominciava a pesare seriamente, sulla storia, sui lettori, e anche su di me. Dall’altro, penso davvero che certi lati di noi e certe cose che facciamo fatica ad affrontare o anche solo ad ammettere, la notte, nei sogni, emergano per obbligarci a farlo. Infine, volevo riuscire a mettere un po’ di Alberto nel racconto, anche se mediato dalla sensibilità e dai desideri di Carla.
      Esistevano sicuramente altri modi di farlo, ma a me è venuto in mente solo il sogno, per delimitare l’inizio della voglia di rinascita.
      Comunque io non sono convinta fino in fondo neanche di questo capitolo. Sono abbastanza dubitativa.
      Grazie Trix, per la tua attenzione e commenti.
      A rileggerci presto

  • Alla fine ho votato la Borghi, anche se ero combattuto tra approfondire gli aspetti psicologici o quelli legali.
    Però io non affiderei mai un minore a una persona così terribilmente problematica. A prescindere dall’omicidio (poi bisogna vedere anche quello), per aver dimostrato di non saper badare a se stessa e per come ha lasciato trascorrere l’infanzia a sua figlia. Doveva denunciarlo la prima volta o la seconda, ha lasciato passare molti anni e infiniti pestaggi e lasciato che la bambina crescesse con una madre ridotta in quel modo. Dal padre. Gliela ridiamo così, sulla fiducia? Potrà andare a trovarla, ma non gliela farei allevare.

    • Inutile che insistiate, glia spetti legali non li approfondirò 😉

      Per risponderti, io non so se potrà riottenere la potestà, lei lo vuole fortemente.
      Però, due cose, visto che sei molto duro con lei. Lei non esiste e non è un problema, ma di gente con storie simili ne esiste davvero, quindi non si può essere troppo manichei:
      è difficile liberarsi da un coniuge violento e dominatore, da un lato c’è la dipendenza economica (è sempre una delle loro priorità rendere la donna dipendente da quel punto di vista), dall’altro, anni di minacce e soprattutto di violenza psicologica minano fortemente l’autostima e la fiducia in se stessi. Anni a sentirsi quotidianamente dire che non si vale niente e che è solo colpa nostra tutto ciò che ci capita, sbriciola e incrina fortemente chiunque. Poi certo che tutti siamo in parte responsabili di ciò che ci capita, ma bisogna relativizzare.
      D’altra parte, e soprattutto: abbiamo spesso diritto ad una seconda opportunità, se si dimostra di essere in grado, dopo accurate cure e aiuti, di svolgere pienamente il ruolo di genitore si ha il diritto di recuperare quel ruolo, anche se si è stati inadempienti per il passato.
      Nel nostro caso, e nella realtà anche, sta a servizi sociali e tribunale analizzare e decidere. Non sempre lo fanno per il meglio ma ci provano.

      Ciao e grazie

  • Voto la dottoressa, perché ‘se stessa’ è andata avanti alla grande!
    Questi ultimi due capitoli (letti insieme, pardon, ho avuto un blackout!) mi sono piaciuti particolarmente: trasmettono spontaneità e sì, anche serenità ritrovata. Il finale di questo ultimo poi potrebbe anche essere la fine del racconto per quanto riassume il percorso di Carla, dalla lunga autoflagellazione ad una più solida coscienza di sé e di ciò che è stato. Complimenti!
    A presto

    • Sono perfettamente d’accordo con te, infatti col prossimo capitolo analizzerà come e perché non abbia voluto/potuto uscirne prima e in altro modo. Poi sarà pronta per affrontare il processo, gli altri, il futuro. Il cap. X sarà l’epilogo, lontano nel futuro, quando tutto questo sarà vita passata e metabolizzata.
      Ciao e grazie

      P.S. Non farci caso alla storia delle maschere: gli indizi ci sono, i sono anche le congratulazioni per il travestimento; sono io che ho estrapolato, si vede che nel mio inconscio colonia extraterrestre = atmosfera irrespirabile. Mente distorta. Pfff!

  • L’avvocato, con cui affronterà il processo e la responsabilità di ciò che affatto. Il confronto con se stessa lo vive ogni giorno, la lettera a sua figlia ne è la testimonianza, la Borghi le darà ovviamente una mano, se potessimo risolvere da soli tutti i problemi legati alla sfera psichica gli psicologi non esisterebbero 😉

  • Dico grazie a se stessa… solo così credo riuscirà davvero. Nessuno può aiutarci meglio di noi quando siamo già sulla via dell’ammissione.
    ” … Mi sono guardata coi tuoi occhi. E non mi sono piaciuta. …” complimenti.
    Mi ha colpita anche il dialogo col padre… e quel:
    sai già quale sarà il soggetto?
    Io e Alberto.

    wow… mi hai spiazzata. Brava.

      • Scusami, non sapevo dove venire a dirtelo… se te lo dicevo lì si offendeva l’autore, se te lo dicevo da me non c’entrava nulla… alla fine ho pensato di venire qui. Cosa volevo dirti? … in questi giorni abbiamo seguito più o meno le stesse storie e capita che arrivo io e sei appena andata via tu, e leggo i tuoi commenti per forza di cose… devo proprio farti i complimenti, ho letto un paio di tuoi commenti che saresti da applaudire fino a domani… mi hai fatta anche ridere…,. qui dentro non è facile trovarne così. 😉

        • ah ah, grazie, non so a che commenti ti riferisci ma mi fa molto piacere. Cerco di essere sincera nei commenti (infatti, quando ho cose brutte da dire su qualcosa che ho letto evito di commentare! almeno qui).
          E mi fai ancora più piacere perché sui racconti che mi piacciono mi capita di leggere anche i commenti degli altri e a volte mi verrebbe da rispondere ma non oso perché non so se gli interessati apprezzerebbero. 🙂
          Ciao A.

    • Grazie, Pink,
      in effetti il capitolo non mi convinceva davvero, cioè, l’ho scritto davvero cercando di entrare nei sentimenti di Carla, ma non sono molto sicura del risultato. Contrariamente a te, non mi trovo a mio agio a scrivere apertamente di sentimenti. Le mie parole mi sembrano sempre inadeguate. Del resto ho scomodato il mio amatissimo Catullo per non descrivere con parole mie i difficili sentimenti di Carla per Alberto. Ma sembra che il capitolo vi piaccia, ne sono felice.
      Per quanto riguarda Emma, ti rinvio alla risposta che ho dato a Chiara, per non riscriverla due volte.
      Ho voluto citare il problema nella lettera perché è evidente che esiste ed esisterà, questo problema. Ma i bambini sanno affrontare e guarire moltissime cose, più degli adulti. Ed è un bene, visto il mondo difficile che gli adulti offrono loro.

      Ciao e grazie

  • Mi sono spesso chiesta, leggendo, che cosa sapesse Emma dell’accaduto. Quindi Emma sa che la sua mamma debole e remissiva ha ucciso il suo adorato papà. Beh, ha reagito invece che continuare a lasciarsi sopraffare, ma non credo che Emma possa vederla così. E i genitori di Alberto? Sanno che il figlio era un mostro o lo santificano facendolo un martire anche agli occhi della nipote?

    Voto la dottoressa, perché spesso si ha bisogno di un aiuto esterno e, qui, serve un professionista.

    • In realtà, in alcuni dei capitoli non scritti e che mai scriverò, risultava chiaro che la violenza di Alberto derivava da un padre violento. E una madre che giustificava, sempre.
      Per quanto riguarda Emma, io immagino sia stata affidata temporaneamente ad una famiglia o ad un istituto dei servizi sociali, in attesa delle decisioni del tribunale. Ma penso che i nonni abbiano potuto avere contatti con lei: non hanno nessuna accusa penale, loro. E che le abbiano dato una loro versione. E per quanto il padre non fosse mai fisicamente violento davanti a lei credo sia impossibile che la bambina non abbia mai intuito nulla. Anche questo necessiterà un grande lavoro di ricostruzione per Carla se un giorno potrà ottenere di riavere la custodia di sua figlia.
      Però, non solo per motivi di spazio, tutto questo nel racconto non c’è, penso sia un bene che ognuno possa riflettere a tutto ciò secondo la propria sensibilità o esperienza della vita.

      Grazie Chiara, anche per il voto: era anche la mia opzione preferita, ma sembra in netto svantaggio, purtroppo 🙂

  • Marco. Però… per risanarsi almeno l’anima… avrei pensato iniziasse col dipingere il suo amore per Emma o se’ stessa. Non certo lei e Alberto. Difficilissimo e crudele dover spiegare un tale gesto, ad una figlia innamorata del padre per giunta. Temo che non torneranno a vivere insieme molto presto, né che verrà assolta. Comunque.

    • Sempre molto pertinenti le tue obiezioni, cercherò di essere all’altezza nella risposta 🙂
      Per me l’amore per sua figlia, per quanto incompiuto, contrastato, in gran parte da (ri)costruire, è qualcosa di positivo e assodato per Carla: può rifletterci, parlarne, progettarcisi. Il suo irrazionale ed invincibile amore (misto ad odio) per Alberto è difficile da gestire razionalmente, affrontarlo attraverso l’attività artistica è il modo che ha trovato.
      Sì, oltre al diritto di potestà sulla figlia, recuperare un rapporto con lei non sarà facile, ma è convinta e piena di volontà, è già un bell’inizio.

      L’assoluzione non lo so. Non conto mettere né processo né giudizio nel racconto.
      Quello che penso è che in caso di condanna lieve, con un’accusa meno grave, avrà dopo averla scontata la possibilità di battersi per recuperare la figlia. In caso di condanna grave per omicidio sarà molto improbabile. Anche solo in termini di tempi ed età della figlia dopo gli anni di reclusione.

      Mi scegliete tutti l’avvocato: mi toccherà di fare una full immersion di diritto penale versione bignami!!

      Ciao Manu, grazie della tua attenzione sempre

  • Ancora un episodio coinvolgente.
    Quanti anni ha la bambina? le parole che ha detto alla madre sembrano di un’ adolescente, anche se è vero che i bambini che hanno sofferto molto “invecchiano dentro”.
    Ho votato l’avvocato, vediamo “la responsabilità” dal punto di vista della difesa, che sarà cruciale.
    Brava!
    🙂

    • Io l’ho immaginata di 8 anni, anche se volutamente non l’ho messo nel racconto. È un’età in cui i bambini sono ancora piccoli per certi versi ma cominciano anche scoprire il mondo e la vita con occhi più adulti.
      Io ho immaginato che il diritto al rispetto lo avesse sentito a scuola: qui in Francia la scuola lavora parecchio sul fare assimilare ai bambini i diritti dell’infanzia e delle persone. In Italia non so, spero sia il caso.
      A volte i bambini hanno una filosofia profonda ed adulta, anche senza aver sofferto. I miei figli mi sorprendono spesso.
      Grazie, Maria, ciao

      P.S. Questa cosa della difesa mi metterà parecchio in difficoltà: è veramente una cosa di cui non so quasi nulla. Vedremo come affrontarla 🙂

  • *Per chi non conoscesse il meraviglioso Canto 85 di Catullo:
    “L’odio e l’amo. Come io faccia, mi domandi. Non lo so,
    ma è questo che sento, con forza.
    E la sofferenza mi crocifigge.”

    La traduzione è mia, perché non ne conosco nessuna che mi soddisfi tra quelle ufficiali. Se non dovesse piacervi, chiedo venia: traduttore di poesie è un mestiere, e non è il mio. :-).

  • Scrivere, non avrei potuto scegliere diversamente 😉
    Una storia che mette i brividi, ma ciò che colpisce di più è non tanto la lucidità della protagonista quanto il coraggio che mostra nel volersi assumere le sue responsabilità, nonostante sia perfettamente consapevole di ciò che l’attende. E’ lodevole.

    • Un commento in controcorrente il tuo: tutti dicono che dovrebbe proprio smettere di sentirsi in colpa, che ha agito nel giusto e deve andare avanti, tu ammiri la sua volontà di assumerne le responsabilità. È il bello delle pagine scritte: ognuno può leggerle a suo modo.
      Ciao e grazie

      P.S. Ieri ho letto il tuo incipit: mi è davvero affascinato, ma non sapevo assolutamente cosa votare e non avevo nulla da commentare, ma volevo dirtelo, così ne approfitto, cercherò di scegliere un’opzione al secondo capitolo. Ciao

  • Dipingere. 🙂 Beh, nessun momento felice può compensare le violenze…non lo so con certezza ma penso sia così. Con questo sogno Carla forse ha cominciato a perdonarsi, forse inconsciamente aveva bisogno di quelle parole per ricominciare a vivere. Può darsi mi sbagli.
    Un caro saluto Befana e capitolo eccellente come sempre.

    • No, penso che niente compensi gli abusi e i soprusi, la mia idea era che Carla abbia una parte di sé che si sente comunque in colpa, e innamorata, e si, scontra con quella che sa di essere stata vittima e di dover andare avanti. E, in più di tutto il resto, penso che non accetti (penso che sia condivisibile) di considerare che dieci, forse più, anni della sua vita siano stati tutti sbagliati, da cancellare, cerca comunque di trovarvi qualcosa da salvare. Non so se è realistico, io la vedo così.
      Ciao Pink, e grazie

  • Facciamo che il “ma quanto sei brava!” ormai lo diamo per scontato? 🙂

    Riflettevo su una cosa già dall’episodio precedente, dove viene descritta la dinamica dell’accaduto. Carla è convinta della propria colpevolezza, anche l’avvocato e la psicologa intendono spingere non sull’eventuale legittimità di ciò che ha fatto, ma su una sua parziale mancanza di lucidità nei confronti del marito, dopo anni di terrore.
    Pure nel sogno si dice che se c’era un’altra scelta, lei non la vedeva. Mi chiedo se non esistano situazioni eccezionali in cui, pur vedendola, si possa legittimamente scegliere altro.

    È vero che non l’ha ucciso nel tentativo di scampare a un’aggressione, che dopo averlo messo in stato di incoscienza avrebbe potuto dileguarsi invece di ucciderlo.
    Ma qualche minuto prima era stata vittima di un pestaggio orrendo: il dolore fisico e la paura, nell’immediato, quando sono ancora molto forti, non possono condizionare le nostre decisioni, urlare di voler essere vendicati?

    Mi sembra che in certi casi, prima che la difesa si differenzi del tutto dalla vendetta, si passi per una breve condizione in cui difesa e vendetta sono diluite l’una nell’altra. Se dovessi giudicare qualcuno che viene rapito, riesce a liberarsi in un momento di assenza dei rapitori, e invece di scappare si nasconde e li fa secchi al loro ritorno, di certo non lo giudicherei colpevole (casomai incosciente). Il caso tipico è quello del negoziante rapinato che poi spara ai rapinatori in fuga: prima di giudicarlo stacci tu con una pistola puntata addosso e poi prova a riflettere con serenità ed equilibrio su chi ti ha appena umiliato e fatto morire di terrore.

    Tutto ciò per dire, in breve, che fin dall’inizio se fossi stata Carla sarei stata lontana anni luce dal sentirmi colpevole 🙂

    • Io non so proprio se mi sentirei in colpa, non oso nemmeno provare a immaginare come starei dopo essermi fatta menare violentare e umiliare per anni, chi può dirlo?

      Sul piano legale, francamente non voglio entrare, non ne conosco abbastanza, ho dato una sleggiucchiata per avere qualche base minima ma niente più. Forse il caso può rientrare nella “legittima difesa putativa”: il rischio della vita non era immediato e imminente ma lei lo vedeva così. O allora facoltà, di intendere volere e decidere compromesse da anni di soprusi e una violenza appena subita.
      Quello che mi interessava era che ci fosse un atto deliberato di uccidere perché ci fosse il dubbio, penso anche io che abbia largamente di che usufruir della clemenza della corte; solo che tanto che lei non si accetta e si mostra come vittima è più dura. Per questo nel sogno si assolve da sola dicendo se c’era un’altra via tu non la vedevi. Fa i conti con sé stessa.
      Grazie del commento,ciao.

      P.S. Avevo commentato il tuo nuovo episodio nel primo pomeriggio, ma il commento è in fase di moderazione: non so se sia sesso o ninfomania che dà problemi al sistema di controllo. Wait and see XD

  • Dico raccontare perché mi pare la cosa più diretta. Anche se appena votato mi sono un po’ pentita della scelta.
    Mi hai fatto emozionare. Mi hai ricordato un sogno che ho scolpito nella mente, che ho immediatamente interpretato per quello che era, un’elaborazione di un lutto. Improvvisa, inaspettata. Ancora adesso mi emoziono a ricordarlo, nonostante non abbia la fortuna di credere in ‘anime immortali’ e aldilà vari, magari popolati da 40 verginelli con cui condividere una lussuriosa eternità. Quel sogno ha avuto un significato particolare per me, mi ha concesso un po’ di serenità. Fatte le debite proporzioni, è quello che succede a Carla. Anche se di questo bel capitolo non condivido una frase che mi pare stonata: ‘Ma eri un padre meraviglioso’. Un padre che ha cresciuto la figlia quasi sottraendola all’affetto della madre? No, su questo non sono d’accordo.
    Complimenti.
    Ciao Ciao a presto!

    • A me capita spesso nei sogni di rivivere, correggere riscrivere controversie irrisolte, conversazioni non fatte, incontri con persone lontane; lutti no perché fino ad ora, per fortuna ne ho vissuti pochi.
      Per la frase, hai ragione, lei si riferisce all’attenzione e all’amore che lui portava alla figlia ma certo che non era un padre meraviglioso. Ma non è la sola frase contestabile, anche i mi manchi e il fatto che pensi che la violenza fosse dovuta al fatto di non essere una “buona” moglie. Per me questo sogno è una resa dei conti, o un incontro, tra le due Carla: quella che sa di essere stata vittima e di esserne uscita come poteva, e quella che si sente in colpa, che sente la mancanza di Alberto nonostante tutto, che crede che sarebbe stato tutto diverso se lei fosse stata migliore. Anni a farsi sminuire e trattare da sbagliata e colpevole di tutto lasciano i segni. Credo che sia la Carla giusta quella che ha avuto la meglio nell’incontro.
      Grazie, Moneta, un vero onore che tu ti sia emozionata

    • Non so se gli uomini nella realtà non si pentano, per fortuna ce ne sono che riescono e ne escono, purtroppo i luoghi e i professionisti che possono aiutarli in questo sono ancora molto pochi. Ho immaginato questo come uno che non era in grado di farlo, e in ogni caso ora non può più; ma immaginavo che Carla avesse comunque bisogno di parlare con lui, o almeno con la parte di lui che ama e che conserva dentro.
      Il voto è ancora incerto, ora aspetto, ho già dovuto scrivere due volte e in modo radicalmente diverso troppi capitoli 🙂
      Ciao, e grazie

  • Molto bello. Ero rimasto indietro di un capitolo e mi sono letto entrambi tutto d’un fiato. Bella l’idea del sogno e questa redenzione che vede svoltare il personaggio di Carla. Che sia lui o meno a parlarle a questo punto non ha importanza, quello che importa è che ora lei possa combattere per sè stessa, e per sua figlia, lasciando alle spalle tutto il resto. Al prossimo capitolo, per ora ho votato scrivere. Giusto per restare in tema 🙂

  • Davvero molto originale e interessante il perdono in un sogno. Anche molto realistico, per paradosso. Poichè spesso è nei sogni che uccidiamo i nostri demoni, o li perdoniamo. Direi che lei sta già ricominciando a vivere, reagire, raccontando. Oltre che sognando 🙂

  • Dipingere… la nuova Carla è ciò che era un tempo. I sogni rappresentano il nostro inconscio, quella parte di noi che releghiamo nella parte più profonda del nostro animo e che non vogliamo ascoltare, ma più la inabissiamo e più essa torna a galla. Carla l’ha capito finalmente ed è ora che ricominci a vivere insieme a sua figlia.
    Mi hai fatto piangere anche stavolta… brava.

    • Ma come, io pensavo di avere portato un po’ di serenità alla storia, mi dici che ti ho fatto piangere? 🙂
      Penso anche io che la notte e i sogni costringano la nostra mente ad affrontare scheletri che cerchiamo di ignorare. L’importante è non ributtarli nell’armadio appena apriamo gli occhi.
      Ciao Anna e grazie

  • Trovo molto interessante il modo come hai saputo intrecciare le due prospettive, di lei e di lei. I dialoghi sono intensi. Razionalità e irrazionalità insieme ad amore e odio, si contendono la spiegazione del loro rapporto.
    Invece, l’atmosfera è, secondo me, quella del sogno “a occhi aperti”, e molto meno del sogno durante il sonno.
    a presto
    ciao ciao

  • Siamo andati a scovare il buono nell’animo del carnefice, e questo mi ha anche un po’ sorpresa, ma non mi è dispiaciuto. Ciononostante, Alberto non ha potuto impietosirmi; forse sono troppo cattiva io, ma non riuscirei a perdonarlo. E poi, questo è solo un sogno di Carla e, forse, quell’uomo allucinante non ha mai pensato nemmeno una di queste parole. Chi lo sa? Chi può mai saperlo?

    «A che prezzo? Niente può ripagare il dolore che ti ho inflitto. Mi pentivo ogni volta che vedevo i segni sul tuo corpo, sul tuo viso, dopo. Cercavo di compensare, di cancellare il male, ma era impossibile. Fino a che la rabbia tornava. E ricominciava l’orrore»
    «Ma non ho mai fatto nulla, per impedirtelo. E, forse, fossi stata una moglie migliore, io..»
    «Nulla sarebbe mai stato abbastanza perfetto per calmare la mia insicurezza, la mia rabbia. Era me che odiavo, ma te che colpivo.»

    Voto scrivere, perché è il mio sfogo personale. Ma uno qualunque andrà benissimo.

    • Infatti nessuno sa se lui avrebbe mai detto o solo pensato tali riflessioni, credo davvero che fosse lei ad avere bisogno non di una giustificazione (non è giustificabile quello che le ha fatto) ma di cercare di comprendere, e di potere perdonare se stessa.
      Solo in un sogno, però poteva lasciare uscire sentimenti inconfessabili razionalmente come l’amarlo ancora e sentirne la mancanza, non che il fatto di pensare che in parte fosse colpa sua se lui l’aveva trattata così.
      Ma penso davvero che fosse un’interazione tra Carla e Carla, non tra lei e un fantasma.
      ciao e grazie

    • Neppure io, e anche lei si dice “sono pazza”, è la ragione per cui questa resa dei conti la fa in sogno: razionalmente non può ammettere di amarlo ancora e che nonostante tutto le manchi. Ma se non l’ha mai lasciato davvero, nonostante tutto il resto c’era sicuramente anche l’incapacità di amare quella parte di lui che l’aveva fatta innamorare.
      Io l’ho immaginata così. Ma non mi ci riconosco per niente, giuro! 😉

  • Ricordo e racconto sono ampiamente presenti, direi sogno. Sarebbe interessante questa versione onirica 😉
    Talmente drammatico da infastidirmi lo stomaco. Come riesci a essere così dettagliata? Conosci qualcuno che ha vissuto questo genere di esperienza? Comunque, brava.

  • Sì, mi sentivo molto più sollevata e serena nel giardino; nonostante l’ambiente aperto e con l’aria, mi sono sentita soffocare anche io con Alberto. No, in realtà mi sono sentita anche io come Carla. È una cosa terribile, ma mi sembra di capirla.
    Sei incredibile: è tutto così reale da far provare ai tuoi lettori le sensazioni dei personaggi. Te l’avrò già detto mille volte, ma mi ripeto.
    Non so proprio che cosa votare, ci penserò con calma adesso. Credo sarà sogno.

    • Cerco la verosimiglianza, se risulta realistico ne sono contenta. Ho riflettuto e cambiato parecchio alla cosa: volevo qualcosa di credibile e dove ci fosse davvero una decisione di uccidere, non solo una legittima difesa, ma senza andare troppo nel cruento se no la cosa si sbilanciava troppo nella vendetta. Quanto al pestaggio, sfortunatamente la cronaca e la letteratura ne sono talmente piene che gli spunti non mancano.
      Il sogno sta vincendo, ho un’idea in testa, spero vi piacerà. Credo che una pausa nella violenza serva. Ai personaggi, ai lettori e anche a me. 🙂
      Ciao

    • Non so se si possa davvero chiudere con un passato così, o con qualunque passato, l’importante è metabolizzarlo e andare avanti. Per questo però bisogna sapersi perdonare, e perdonare sé stessi è sempre molto difficile.
      Penso proprio che sarà sogno.
      Ciao e grazie

  • Dopo questa dose quasi intollerabile di cruda realtà direi che per il prossimo mi va bene un sogno.
    Ciao befana,
    Molto bello e profondo questo capitolo, forse quello che mi è piaciuto di più.
    È triste e grandioso insieme constatare come Carla riesce a provare comunque compassione per una persona che le ha donato solo odio e violenza, arrivando a colpevolizzarsi ancora per non aver trovato un altro modo per terminare quel rapporto malato. Hai reso molto bene la sua posizione, il suo senso morale.
    Io le darei al massimo un eccesso colposo di legittima difesa, solo perché lei in fondo pensa che sia giusto essere punita per quello che ha fatto. Ma attenzione a quello che ho scritto, perché il lettore può fare un salto che per quanto posso capire tu non vuoi assolutamente, ossia: alla fine il rapporto con lui è manifestazione di una sorta di masochismo latente.
    Insomma, io penso che sia ora che Carla inizi a scaricare il fardello di colpe che si sente sopra.
    A presto

    • Grazie davvero.
      Io non penso che le abbia dato solo odio e violenza, quello è ciò che le resta ora, ma lo amava; e penso che anche lui nel suo modo distorto e incapace l’abbia amata. Se vince il sogno penso che questo amore negato e dimenticato potrà riemergere.
      Quanto al verdetto, lo lascio al tribunale (sapessi quante opzioni e disquisizioni in casa con “l’esperto” a proposito di questo ipotetico caso!!).
      Io non so se ci sia stato del masochismo, sicuramente dell’orgoglio (difficile ammettere di essersi sbagliati su un settore così importante della vita), la convinzione di poterlo cambiare, l’amore che c’era sicuramente, l’incapacità di chiedere aiuto, e poi basta perché non so quali di queste cose usciranno dai prossimi capitoli.
      In ogni caso, sì, il punto centrale è la capacità di perdonarsi, accettare il passato e cercare di ricostruirsi. Ammettere che non è tutta colpa propria è sicuramente un inizio necessario.
      Alla prossima

    • Sì, proprio brava: sulla spinta dei commenti/complimenti, ho fatto una cosa che non faccio quasi mai, rileggere il capitolo nella versione pubblicata sul sito.
      Ho trovato: 2 errori di formattazione, una ripetizione (sbatté, sbattere: avrei potuto trovare un sinonimo), e trovo che la prima frase, dopo tutti i tagli e modifiche fatte, risulta fuori luogo, staccata dal contesto. E ho riletto in fretta.
      Almeno ora so perché Textmaster mi ha accettato come autore e traduttore ma non come correttore di bozze!! XD
      Credo anche io che un po’ di sogno non farebbe male.
      Ciao e grazie mille

  • Sogno… quello di una vita migliore per sé e sua figlia, quello che cancella il passato chiudendo semplicemente gli occhi, quello che meriterebbe dopo una vita d’inferno.
    “So cosa ho fatto” in questa frase si condensa una sola consapevolezza… quella di voler vivere, se non l’avesse ammazzato sarebbe morta lei.
    Un capitolo molto intenso da accapponare la pelle. Cinque sole lettere: BRAVA.

  • Ho avuto i brividi leggendo questo capitolo, cercando se possibile di immaginare il dolore il terrore di Carla, ma di tutte le donne vittime di violenza… scattano dei meccanismi psicologici difficili da percepire in tempo, anche per le donne più furbe intelligenti colte ecc ecc… Purtroppo.
    Io voto ricordo. Il sogno è troppo lontano per il momento.

    • Ho cercato di immaginare e scrivere delle scene verosimili, senza farne né troppo ne troppo poco, non volevo eccedere né nella profusione di dettagli né sorvolare troppo, ma non sono sicura del risultato. La mia scrittura mi sembra sempre troppo scarna, fredda, poco narrativa, non so come spiegarlo.
      Troppo presto, dici? I sogni vengono quando vogliono, non possiamo ordinarli, né respingerli. Per ora è un testa a testa sogno-ricordi. Si vedrà.
      Ciao e grazie

  • Asciutta ed opportunamente distaccata per ricostruire l’accaduto, lo stato emotivo, la fattispecie delittuosa, in un crescendo emotivo lasciato volutamente al giudizio personale del lettore. Molto brava, non era affatto facile. Mi ha colpito quella frase del marito che – in un contesto opposto – sarebbe una meravigliosa dichiarazione d’amore. E invece no.
    Ho votato sogno, con cui potresti gestire la prosecuzione del racconto, senza limiti di sorta. A presto.

    • Sai qual è la cosa peggiore? È che secondo me anche per lui era una dichiarazione d’amore. Purtroppo in tanti pensano che sia amore il “ti amo troppo per lasciarti andare”, i “ti amo così tanto che se mi lasci ti ammazzo o mi ammazzo”.
      Sei molto gentile, ma non penso di riuscire ad essere imparziale come vorrei nel racconto. Difficile non stare dalla sua parte, anche quando lei non riesce a starci!
      Ciao e grazie

    • La legittima difesa è solo quando la minaccia di morte è immanente, imminente e inevitabile (o almeno la vittima dev’essere convinta che lo sia).
      difficile da sostenere con un uomo drogato di barbiturici.
      Ma era lei in condizioni fisiche emotive psicologiche di poter davvero agire in piena scelta e coscienza delle sue azioni?
      È il dilemma che vorrei fosse il fulcro del racconto, anche se cercare di restare imparziale nella scrittura mi risulta praticamente impossibile.
      Grazie Maria.

  • Il soggiorno, la sala da pranzo dove presumibilmente si riunivano quando lei da sposata tornava a trovare i genitori.
    Ciao befana,
    Immagino tensioni tra i due uomini o perplessità del padre.
    Mi viene in mente il finale de I sommersi e i salvati, con i soldati russi imbarazzati di fronte ai sopravvissuti al campo. E allora dico: capitolo profondamente imbarazzante, l’imbarazzo del giusto di fronte ad un’ingiustizia profonda come l’obliterazione del rapporto madre figlia, che hai descritto fin troppo lucidamente.
    Brava
    Ciao Ciao

    • Ciao Moneta, non ho letto I sommersi e i salvati, ma ho letto Se questo è un uomo, e La tregua, e credo di capire di cosa parli.
      E un punto di vista interessante e vasto, ma io ho immaginato questa storia come un caso classico in cui il “carnefice” officiava violenza torture solo in privato, senza sguardi esterni, davanti a testimoni si mostrava irreprensibile, anzi quasi esemplare. E in cui la vittima non ha saputo, voluto, osato (il perché fa parte del tema del racconto) chiedere aiuto fino al momento dell’irreparabile.
      Il padre poteva sì essere perplesso davanti ad una bambina terribilmente innamorata del padre e molto poco della madre, ma nulla più. Tanto che tra figlie piccole e papà a volte succede senza che nessuno intervenga.
      Le tue analisi e commenti sono sempre pertinenti e precise, allora a quando la candidatura al nobel? 🙂
      Ciao e grazie

  • Ciao, Befana,
    scusami per il ritardo… anche perché mi pare che i giochi sono decisi… ma io dico in cucina. Trovo quell’ambiente l’ideale per una serie infinita di scene. spesso anche rivelatorie. 😉
    Mi è piaciuto molto questo episodio. Soprattutto per quello che dici quando racconti che lui l’ha privata di tutto, anche di ciò che dovrebbe essere scontato. Ma non c’è nulla di scontato nell’egoismo.

    • Ciao, in effetti l’avevo posta in cucina anche io la prossima scena, ma il bisogno d’aria ha attirato (quasi) tutti in giardino.
      Apprezzo molto il tuo commento, sei l’unica ad aver messo l’accento sull’egoismo, ed è esattamente il fulcro di come immagino Alberto e la sua personalità.
      Non credo abbia escluso la moglie dalla relazione con la figlia per torturarla, ma solo per un egoismo, narcisismo, egocentrismo esacerbati e morbosi, un bisogno di essere amato, venerato, di sentirsi al centro di un’adorazione totale, senza limiti e senza giudizi quale solo un bambino può provare per un genitore. E non voleva spartirlo con nessuno.
      Ciao e grazie

  • Stavo per votare giardino, poi ho scelto cucina, perché sono cresciuto in una casa in cui le relazioni familiari si svolgevano principalmente in quell’ambiente (sarà strano?).
    Episodio struggente, quando è venuta fuori la figlia mi aspettavo che fosse per Carla un conforto, un motivo di vita, di positività. Invece, molto coerentemente, ci spieghi che non è esattamente così, anche questo rapporto è stato tarpato sadicamente. Questo è l’Inferno, e lei non ne è affatto fuori.
    A presto!

    • Io pensavo di aver forzato la mano e che qualcuno mi rimproverasse di caricaturare un po’ troppo con questa spoliazione di maternità, invece sembrate tutti trovarla verosimile e la cosa mi agghiaccia. Ma sì, sono parecchie le cose disgustose di cui l’essere umano è capace.
      Poi quella che scrivo è la versione di Carla, come lei l’ha vissuta, come la rivede, forse lui non agiva coscientemente contro di lei, era solo obnubilato dal desiderio di un rapporto unico con la figlia, o forse entrambe le cose.
      Mi è sempre molto difficile ridurre tutto in quei 5000 caratteri, ma mi fa anche bene.
      Ciao, Trix, e grazie

    • Grazie, spero di non atterrirti dicendoti che non l’ho inventata quella cosa: ricordo perfettamente una coppia di amici, al primo figlio, lui non la obbligò, ma la convinse a non allattare perché non voleva sentirsi escluso ma partecipe a pari importanza fin dai primi giorni. Non c’era nessuna violenza in quella coppia, ma anni dopo ancora non l’ho dimenticata quella cosa.
      Ciao

  • A sentimento, senza guardare i voti né i commenti degli altri né niente, ho scelto il giardino. Mi sembra tutto così opprimente che un po’ di aria fresca farà bene. Non fraintendere: è giustissimo che il racconto sia così, e tu sei davvero brava a costruirlo, indagando soprattutto la mente di Carla e rendendola viva agli occhi di chi legge.
    Questa separazione dalla figlia mi è sembrata così innaturale e crudele da lasciarmi vuota per diverso tempo.

    Ci sto mettendo tanto a commentare, mentre mi riprendo.

    • Anch’io trovo questo capitolo abbastanza tremendo, e sinceramente spero che una vicenda come quella narrata non esista. Però ho solo dieci piccoli capitoli per sviluppare la storia, e volevo qualcosa di brutale e intenso che riassumesse bene la violenza morale. E il dominio su un’altra persona.
      Spero di non turbarti definitivamente, dicendoti che la questione dell’allattamento e quella della “cosa informe appena sc**abile” non le ho inventate. Le sentii davvero, in due coppie (non la stessa, per fortuna) che conosco. E i due uomini in questione non sono né violenti né psicopatici, solo decisamente maschilisti..
      Credo che la cultura della parità diritti tra i generi sia ancora da conquistare.
      Ciao, Chiara, e grazie.

      • Esiste di tutto, al mondo, basta accendere il telegiornale per vedere come (con un morboso gusto dell’orrore, secondo me) il background delle notizie date non sia tanto diverso da quello di questo racconto. Sei stata bravissima, non ho davvero niente da dire se non che mi piace tutto ciò che scrivi, perché lo scrivi bene. Vorrei solo che non esistessero situazioni simili, ma purtroppo non è vero.
        Sì, mi hai turbata dicendomi che quelle battute sono vere e sono state sentite da te. Ma devo anche dire che si sentono cose talmente oscene e da cavernicoli che non ce ne si può stupire più di tanto.

    • In effetti l’ho talmente stagliuzzato questo capitolo (alla prima stesura contava un po’ più di 7700 battute) che temevo che più che diretto facesse un effetto riassunto. O rapporto telegrafico.
      Io lo immaginavo in cucina il prossimo, ma avete ragione voi, c’è bisogno d’aria.
      Ciao e grazie

  • Bel capitolo. Lui è veramente una bestia, stai costruendo una bella storia. Sono veramente curioso di conoscere quando il tutto è cominciato, e se è stato un comportamento o un evento particolare ad averlo scatenato! Per il prossimo sviluppo voto giardino, all’aria aperta 🙂 a presto!

    • Hai ragione, in effetti lui risulta veramente una specie di mostro a senso unico, cosa che non volevo. Vorrei farlo più sfumato più sfumato, più in chiaroscuro, con alti e bassi come tutti i “mostri” veri che mostri non sono ma umani contorti. Ma lo spazio è limitato, spero trovare posto e modo per le sfaccettature nei capitoli che restano.
      L’aria aperta sta ricevendo un plebiscito. 🙂
      Ciao e grazie

    • In realtà io volevo davvero fare di Carla una persona che nulla predisponeva a ciò. Mi fa sempre un po’ paura quando si cercano le ragioni per cui una vittima è diventata vittima, come fosse un po’ colpa sua. A volte basta poco per ritrovarsi vittima, uscirne è più dura. Sì, in effetti penso che usciranno più i lati del carattere di Carla che le hanno impedito di chiedere e cercare aiuto prima che fosse troppo tardi, il suo rifiuto di vedere, di rinunciare, anche. Vedremo, siamo già a metà strada.
      Ciao e grazie

  • Giardino… a volte stare immersi nella natura aiuta ad ascoltare meglio i propri pensieri.
    Quello che è stato capace di farle il marito è ignobile, mi sono sentita male per lei e sono pienamente d’accordo con Danio, la violenza psicologica lascia cicatrici che neanche il tempo può guarire.
    Bravissima.

    • Sì, come ho già scritto più su, ho un po’ forzato, spero proprio che una vicenda così non esista mai, ma volevo condensare in poco spazio un’immagine netta di violenza psicologica, di marito-padrone, di spoliazione emotiva.
      Ne avevo quasi male allo stomaco immaginandolo e scrivendolo, ma è l’immagine che ml è venuta in mente.
      Ciao, e grazie

  • Ah, ecco chi era l’altro professionista, e io che credevo fosse un collega.
    Beh, meglio tardi che mai, non sarà il modo più pulito per liberarsi ma in qualche caso è una questione di sopravvivenza, diciamo legittima difesa.
    Bel colpo di scena!
    Ciao Ciao

    • No, ma dai,
      smettetela, non volevo assolutamente farne un panegirico della giustizia fai da te né tanto meno della pena di morte, mi state complessando.

      Avevo il prossimo pronto con un’opzione e ora è tutto stravolto, mi tocca di farne uno nuovo e lunedì mattina saprò quale pubblicare, il gioco si complica 🙂
      Ciao Moné

      • Per quanto mi riguarda, non è assolutamente il messaggio che è passato, ci posso scherzare su, ma se vogliamo parlare seriamente credo di essere una delle poche persone al mondo che ancora sostiene che le pene dovrebbero avere lo scopo di rieducare piuttosto che punire. Penso che per la maggior parte degli altri si possa dire lo stesso, ci scherzano, perché quanto scrivi non può ragionevolmente essere frainteso come tu temi. Prosegui come pensavi, stai andando benissimo.
        Ciao ciao

      • Ah ah, ti ho risposto e mi ha messo il commento in moderazione, probabilmente perché ho usato una Parola Esistente Non Esattamente nel senso di apparato umano riproduttivo ma nel senso di condanna. Spero che prima o poi appaia, altrimenti mi tocca riscriverlo con la censura!

      • Per quanto mi riguarda, non è assolutamente il messaggio che è passato, ci posso scherzare su, ma se vogliamo parlare seriamente credo di essere una delle poche persone al mondo che ancora sostiene che le CONDANNE (vediamo se cose passa) dovrebbero avere lo scopo di rieducare piuttosto che punire. Penso che per la maggior parte degli altri si possa dire lo stesso, ci scherzano, perché quanto scrivi non può ragionevolmente essere frainteso come tu temi. Prosegui come pensavi, stai andando benissimo.
        Ciao ciao

        • Allora siamo almeno in 2 a contarci tra quelle poche persone. Io continuo a sperare che prima o poi “Dei delitti e delle p**e” di Cesare Beccaria diventi lettura universale e universalmente compresa.
          Grazie delle rassicurazioni
          P.S. Ho autocensurato il titolo per evitare la moderazione… ah ah cose da pazzi

  • Leggendo l’inizio del capitolo pensavo avessi ribaltato il “parlarne con un altro interlocutore” in un “parlarne con sè stessa”, viste le difficoltà e l’illegalità, diciamo. Il che mi era sembrato geniale. Poi ne parla con l’avvocato, ed è scritto benissimo, ma ci tenevo a dirti questa sensazione che mi hai trasmesso con le prime righe. 🙂 che dire, sempre scritto egregiamente, fila senza interruzioni e anche questo aspetto “professionale” che hai inserito gli dà un tono un po’ più ricercato. Molto brava insomma, vai così 🙂 per ora voto un continuo del dialogo tra loro due, magari il caso può essere approfondito ancora un po’ con una voce esterna prima di entrare nel pieno della vicenda, ci sono ancora tanti altri capitoli per quello 🙂 a presto!

    • No, dai, non baro, cerco di rispettare sempre l’opzione scelta: è il principio del sito. 🙂
      Ma in effetti mi ero posta il problema che la conversazione Elena/altro interlocutore occupasse solo una piccola parte del capitolo, ma era comunque necessario continuare prima ad esplorare un po’ la storia di Carla.
      L’opzione che hai votato è in netta minoranza, ma anche a me non sarebbe dispiaciuto continuare l’interazione avvocato/perito psicologico della difesa.
      Grazie dell’incoraggiamento, ma i capitoli restanti non sono poi così tanti. 🙂
      Ciao

  • Secondo me Carla e Marco. Per sentire anche un dialogo col suo avvocato difensore. Certo lui dovrà darsi molto da fare per trovare una buona strategia di difesa. lei ha attenuanti ma il movente e l’alibi nel suo caso si equivalgono e questo è sufficiente per darle la premeditazione… ma sono sicura che tu hai già in mente cosa fare 😉

  • Complimenti per lo stile: la tua scrittura scivola via come l’olio, senza interruzioni fastidiose, ma come se volesse farsi divorare. Ciononostante, riesci sempre a far riflettere, non lasci che le parole sfuggano, ma ce le impianti del cervello.
    Sembra anche che tu ti sia documentata su casi reali, e questo ti fa onore ma non solo: ti rende praticamente una professionista. Mai pensato di lasciare THe iNCIPIT e scrivere qualcosa di più lungo da pubblicare?

    Voto perché Carla parli con Marco, adesso.

    • grazie, dire che i tuoi complimenti mi fanno piacere è un eufemismo 🙂
      A me la mia scrittura sembra sempre troppo fredda, spoglia, non so come dire, ma scrivo così.
      Sì, un po’ ho leggiucchiato per questo racconto, volevo evitare troppe castronerie (per questo sul quadro legale resto vaga, in quello è più difficile darsi un’infarinata rapida grazie a google).

      Per quel che riguarda la professione, certo, sogno da un avita di diventare autore di narrativa, ma non basta sognarlo.
      Ho già vissuto “i miei primi 40” e quelle su TI sono le prime storie che ho portato ad una conclusione senza lasciarle ammuffire.
      Non dispero di trovare un giorno una vera ispirazione, ma per ora le sole “opere” mie che si vendono sono le traduzioni e gli articoli anonimi su commissione per siti web.
      Ma apprezzamenti come i tuoi contribuiscono a mantenere viva la fiammella delle ambizioni “artistiche”.
      Ciao

    • Ma infatti io conto (e qui spoiler! XD) far terminare il racconto ben prima del processo. Quello non mi interessa, ognuno ne penserà quello che vuole. Soprattutto che la pena di morte è quanto di più lontano dal mio spirito io possa immaginare.
      Mi interessa il “flou” tra colpa e circostanze, difesa e offesa. E soprattutto: da un lato
      il riuscire a perdonarsi per chiedere perdono e ricostruirsi; e dall’altro l’eterno problema sul perché nella società sia così difficile affrontare il problema della violenza domestica ( e non solo quello) senza arrivare alla morte dell’uno o dell’altro. Resta da vedere se riuscirò a esprimere questi concetti da qui alla fine del racconto.
      E sulla premeditazione… se ne riparlerà, non voglio mica spoilerare tutto 🙂

      Sono sempre logorroica nelle repliche, ufff!
      Ciao

  • Per certi versi inquietante che abbiamo scritto i nostri ultimi episodi contemporaneamente… abbiamo sensibilità alquanto diverse 🙂 Attualmente il mio faro è Houellebecq, anche se l’ho scoperto da pochissimo.

    A parte questo, fa impressione con quale naturalezza entriamo nella testa dei tuoi personaggi. Il modo in cui li fai parlare e pensare rende superflua quasi ogni ulteriore spiegazione e descrizione, il realismo è mostruoso e la lettura fila liscia che è un piacere. Dovresti fare irruzione nel professionismo, penso proprio che non molti “scrittori” avrebbero saputo scrivere un episodio come questo.
    Direi che ora manca solo una chiacchierata tra Carla e il suo legale.

    • Sì, in effetti, il tuo capitolo l’ho letto stamattina e non ho commentato perché, nella mia indole rigidamente (lo ammetto) politically correct mi ha parecchio infastidita la tua “tirata” su femministe e femminicidio. È un tema che mi infervora parecchio, ma i commenti ai racconti di TI non sono mica il luogo per le polemiche socio-politiche e mi sono astenuta! 😉

      Mio marito è un appassionato lettore di Houellebecq: io ne ho letto uno e ho fatto fatica ad arrivarci in fondo, non mi piace il suo stile narrativo, non mi piacciono le sue teorie, non mi piacciono le sue frasi pompose e non mi piace il personaggio in quanto tale. Non sono una sua fan, non so se si vede. XD

      Comunque grazie dei tuoi complimenti: mi sforzo di rendere un po’ veri i personaggi, ma non è mica facile.
      Per l’incursione del professionismo, come si dice a Modena “a m’ piazrev dimondi” ma non basta volerlo, purtroppo.
      La conversazione col legale è l’opzione che più mi spaventa, perché non sono nemmeno sicura che la situazione che ho descritta sia possibile da un punto di vista penale. Diritto mi ha sempre fatto schifo! Molto poco professionale, eh?
      Sarà una bella sfida se devo scrivere in quell’ottica.
      Ciao e grazie

      • La mia “tirata” su femminicidio e politically correct aveva proprio come modello (non so quanto riuscito) lo stile di Houellebecq, amaramente e pessimisticamente sarcastico.
        Spero sia superfluo dirlo, ma non sminuisco certo il problema della violenza o altri di matrice simile, detesto invece il politically correct… hai ragione, non si può spiegare in 2 righe su The incipit. Ma ti assicuro che Arianna non ha rischiato la vita e nemmeno che le si torcesse un capello 😉
        E mi fa schifo il marito di Carla, senza che necessariamente questa sia priva di colpe come vorrebbe il suo avvocato, ma quello fa il suo mestiere 🙂

        Come non basta volerlo? non sono sicuro di aver capito cosa dicono a Modena, ma nel resto del mondo si dice “volere è potere” 🙂

        • “mi piacerebbe molto” è la traduzione dal modenese.
          Non ho mai pensato che fossi un difensore della violenza sulle donne, figurati. E, il fatto che il tuo protagonista avesse la voglia di strozzare Ari mi sembrava più che giustificata: sapessi quanta gente ho sognato di ammazzare in vita mia, l’importante è farlo solo nel pensiero! Ti ho già detto cosa penso di Houellebecq, e che ho la stessa disquisizione filosofica in casa. I punti di vista sono ciò che fa girare il mondo! 🙂
          Sul volere, bé, aiuta, ma non basta. In ogni caso non ho rinunciato all’idea di avere un giorno l’idea di un romanzo. E magari di successo: Camilleri è diventato famoso a 70 anni, ho ancora un bel margine! XD
          CIao D.

          P.S. Ma tu non dormi mai?!

  • Seguirei ancora questi.
    Dunque Dio, ogni tanto, esiste.
    Dove devo firmare per fare il giurato nel processo?
    Un bel colpo di scena, mi piace molto anche la posizione psicologica della psicologa e scusa il bisticcio: la giustifica ma sa che non sarà affatto facile.
    Bello e scritto egragiamente.
    Ciao a presto

    • temo che i giurati siano scelti in base alla loro neutralità!
      Ho seguito le tue osservazioni, ho cercato di dare spessore anche alla psicologa (qui In casa mi hanno detto che l’avvocato sembra però un figurante da telefilm di bassa lega, ma on si può avere tutto. XD).
      Egregiamente mi sembra davvero eccessivo, ma lo accetto con molto piacere lo stesso.
      Ciao e grazie

  • Penso che in questo momento, dopo tutto quello che ha passato e il ritenersi responsabile dell’accaduto, Carla abbia bisogno di parlare con Elena per riuscire a guardare i fatti da una prospettiva diversa, esterna e per comprendere che essere una vittima non vuol dire essere debole.
    Mi è piaciuta la parte iniziale in cui Elena legge gli appunti di Carla, sei stata molto brava nel ricreare una sorta di flashback con le sedute nello studio.
    Complimenti.

    • Contenta che ti siano piaciuti gli appunti perché mi lasciavano molto dubbiosa:
      fino ad ora si è parlato parecchio degli inizi e molto poco degli anni di violenze. L’ho deciso perché volevo ci fosse un’evoluzione e un crescendo nella storia, ma mi chiedevo se non fosse un po’ prematuro spiegare che lo ha ucciso senza aver quasi parlato del calvario subito da lei. Volevo però parlare subito del fatto perché non intendo farne un giallo. Non so se mi sono spiegata. 🙂
      Vedremo come continuerà.
      Grazie di lettura e commento

  • Nn so perché mi si tronca sempre il commento. Dicevo… Come fa ad essere libera se ha ucciso deliberatamente ed ancora non vi è una diagnosi di incapacità mentale? Scusa, sono troppo razionale. Ma il capitolo mi è piaciuto molto: dialoghi e descrizioni brevi, ma precise. Ho votato continua il dialogo. A presto.

    • Allora, bella domanda: nella mia idea è in attesa di processo (per questo nel capitolo precedente andava in questura: deve presentarsi perché ha obbligo di dimora), e non essendo pericolosa per la società non c’è custodia cautelare. poi forse era anche abbastanza “ammaccata” al momento dei fatti per non essere arrestabile. Non sono esperta in codice penale né in procedure giudiziarie, mi sembrava accettabilmente verosimile. Spero, diciamo che ho studiacchiato qui e là e mi sembrava plausibile come situazione.
      Ammetto che non ho nessun appiglio ufficiale per difendere la mia teoria.
      Se non sta in piedi, scusatemi 🙂

    • Credo che perdonare sé stessi, anche solo scusarsi, sia una delle forme più difficili di perdono. Davvero.
      In effetti quello che mi interrogava è il sapersi perdonare, il saper chiedere aiuto, il riconoscere che a volte non si è interamente “padroni” e responsabili della propria vita, avere la scelta… e molte altre cose, ma non mi dilungo, e non sono nemmeno sicura che ci riuscirò, ma proviamoci.

    • È incredibile come le stesse parole abbiano significati diversi per chi le scrive e chi le legge: non avevo assolutamente pensato in termini di “contraddizioni”, io pensavo alla difficoltà di Carla a giustificarsi, a perdonarsi, persino ad accettare che forse non è (interamente) colpa sua, che il controllo della sua vita, e delle sue azioni, forse, le era sfuggito.
      Ma va benissimo anche come lo interpreti tu, è solo che mi lascia sempre sbalordita come la stessa frase parli in modo diversissimo a persone diverse.
      Ciao e grazie 🙂

  • Non credo che la psicologa possa parlare a qualcuno (chiunque sia) dei problemi di una paziente, perciò, di nuovo, non scelgo questa opzione – che pure avevi già proposto.
    Sono invece curiosa di andare a leggere qualcosa di quello che Carla ha scritto; sperando che ci sia riuscita.
    Anche a me piace la figura di questo padre, che torna nella vita della figlia per aiutarla a risollevarsi. Mi piacerebbe conoscere anche la nipotina di quest’uomo, prima o poi.

  • La psicologa spiffera,
    Ciao, questo capitolo è denso e bello, mi è piaciuto veramente. Interessante anche la scelta di farla vivere dal padre, che ha il vantaggio di demolire un luogo comune che spesso si sente che chi si trova a scegliere la persona ‘sbagliata’ ha una storia che in qualche modo la giustifica. Mi piace come si sta sviluppando!
    Ciao Ciao

    • Ma non spiffera,
      parlerà con qualcuno con cui ha diritto di parlare! XD
      A proposito di luoghi comuni, mi sono fatta un giro esplorativo tra testi di psicologia e testimonianze di donne maltrattate (non ti dico come ti riduca il morale un’esplorazione così) , per evitare di scrivere troppe castronerie nel proseguo dei capitoli: a quanto pare, dopo decenni a dirci che sono donne fragili e senza autostima che “si scelgono” un marito violento; ora si stanno rendendo conto che è essere vittima di maltrattamenti domestici continui a distruggere autostima e fiducia in sé stessi. Vittime non si nasce, non sempre, lo si diventa.
      Non sono sicura che la cosa mi consoli.
      Ciao, e grazie

  • La psicologa ne parla con qualcuno. Tra medici si può, non è violazione del segreto professionale. Certo, se ne parla al bar col barista, no… 😉 ma so che non intendevi dire questo 😉
    In effetti sì, le hanno tolto davvero molto. Ma non tutto, la speranza e la forza di rialzarsi sono lì.

    • Non il barista, avevo pensato alla parrucchiera! XD
      Ho anche chiesto una consulenza “penale” per sapere a chi e quanto potesse parlarne. Ma penso aver trovato una situazione verosimile. Lo spero.
      Credo tu abbia trovato la formula giusta: è un racconto incentrato sulla forza di rialzarsi. A volte trovarla è la cosa più dura.
      Ciao e grazie

    • In effetti penso di essermi più identificata nel padre che in Carla in questo capitolo. Un genitore che cerca di riconfortare come può una figlia che, a insaputa di lui e senza che potesse quindi far nulla per aiutarla, ha vissuto degli anni di dolore e annichilimento morale.
      Sarà perché la mia bimba si avvicina pian piano (troppo velocemente a mio gusto, in realtà) alla pubertà, e il fatto che divenga un’adulta felice e con una vita degna è sicuramente una delle mie priorità.
      Come può sentirsi un genitore scoprendo che suo figlio ha vissuto una vita d’orrore, senza chiedere aiuto?
      Faccio sempre fatica a restringere i concetti ai 5000 cc. Poi mi dilungo nei commenti.

      Grazie grazie grazie 🙂

  • Mi sto appassionando, continua così. Ho scelto la possibilità che la psicologa si confronti con un altro interlocutore. Sono curioso di scoprire tratti di Carla attraverso lo sguardo di un estraneo, magari tramite l’idea che per ora si è fatta la psicologa. Voglio sapere sempre di più. E questa curiosità mi piace. 🙂

    • In effetti, mi sono chiesta anche io perché mi fosse venuto in mente un personaggio così “sfigato” e sofferente. Ma quando mi dico che ho la mente un po’ contorta mi imbatto per caso nel sito dell’Huffington Post e nella notizia di una ragazza bruciata viva da uno “che non sopportava l’avesse lasciato”.
      Gli esseri umani sono molto peggio di come io o chiunque altro potremmo mai dipingerli con la fantasia.
      Scusa per la digressione pessimistico-depressiva.
      Ma siamo sicuri che la psicologa riuscirà a mantenere uno sguardo “da fuori”?
      Ciao GZ, e grazie

  • Diario…
    Giunta alla fine del capitolo ho compreso il vero significato di quel “mi ha portato via tutto”, la violenza subita dal marito può averle tolto tante cose come la dignità e il rispetto verso se stessa ma un figlio… da madre comprendo benissimo quello che prova Carla, non c’è dolore più grande nel vederselo portare via.
    Molto brava.

    • In effetti alla povera Carla ho ideato un vissuto terribile, e un evento traumatico che ha irreversibilmente influenzato (compromesso?) il suo futuro. La immagino abbattuta, depressa, arrabbiata con sé stessa e senza troppo fiducia in sé stessa né amor proprio. Per me l’unica cosa che possa ridarle una motivazione per tirasi su è l’obiettivo di recuperare l’amore di sua figlia. In ogni caso per me, da quando i miei figli sono al mondo, sono sicuramente la prima ragione di non lasciarsi mai abbattere, né dalla tristezza, né dalle contrarietà.
      Resta a vedere se ci riuscirà, a tirasi su.
      Ciao e grazie

  • E’ emersa dolcezza nel rapporto padre-figlia, questo papà che sorprende Carla preparando di notte il suo dolce preferito… Una pennellata sul fatto che non necessariamente si debba venire da un’infanzia traumatica o da un rapporto turbolento per ritrovarsi nella trappola di un uomo. Mi piacerebbe sentir parlare di Carla da un terzo e, quindi, dottoressa. 🙂
    P.S. devo farti una domanda squisitamente personale…io e la mia metà progettiamo di andare in Provenza, qualche paese caratteristico bello ma magari meno noto? 🙂

    • La prima meta che mi viene in mente è la mia città: Hyeres les Palmiers. Cittadina e non paese, ma una meraviglia: borgo medievale, vigneti, macchia mediterranea, spiagge, e a 10 minuti di traghetto Porquerolles, un angolo di Caraibi adagiato sul Mediterraneo!
      Dove volete andare? La Provenza è grande e io non conosco tutto.
      Se fate i dintorni del lago del Verdon, i paesaggi sono magnifici, ed è pieno di paesini. Spingetevi fino alle gole del Daluis: un mini Canyon che nulla invidia al Colorado.
      Più in là, Brignoles e i dintorni, Sillans La Cascade.
      Poi tutti i “villages perchés” (abbarbiccati: dei gioiellini)
      http://www.la-provence-verte.net/decouvrir/villages.php
      http://www.visitvar.fr/provence-cote-azur/routes-touristiques/route-des-villages-perches

      Non ho mai visitato il Luberon, ma è famoso come il vero cuore della “Provence verte” e osdpita alcuni dei più bei villaggi di Francia.http://www.villagesdefrance.fr/dept/page84_luberon.htm

      Spero di esserti stata utile, poi mi dirai.

      P.S Ci tenevo molto a fare di Carla un personaggio forte, con basi salde, ma comunque vittima di una situazione orrenda. È più facile di quanto lo vogliamo ammettere, impelagarsi in una vita sbagliata e non poterne uscire.
      Ciao Pink, e grazie

      • Lo so che è grande… infatti, sto studiando per cercare di delimitare alcune tappe “essenziali”! Sì, abbiamo visto i dintorni del Verdon e alcuni paesaggi ci hanno affascinato irrimediabilmente. Adesso consulto i link che mi hai segnalato e mano alla cartina mi organizzo! 🙂 Grazie mille.

  • voto che Carla parla con un altro interlocutore perché credo tu l’abbia già proposta come opzione e, se così è, hai delle cose interessanti da raccontarci.
    Dopo le risate esagerate di Carla, mi sarei aspettata un bel pianto, normalmente vanno a braccetto… quando si è feriti dentro e in difficoltà… e poi… come ha scritto D. Pennac:

    La quantità di sé che viene eliminata con le lacrime! Piangendo si fa molta più acqua che pisciando, ci si pulisce infinitamente meglio che tuffandosi nel lago più puro, si posa il fardello dello spirito sul marciapiede del binario d’arrivo. Una volta che l’anima si è liquefatta, si può celebrare il ricongiungimento con il corpo. Stanotte il mio dormirà bene. Ho pianto di sollievo, credo. […] Onore alle lacrime!”
    —-
    ciao al prossimi
    🙂

    • Sì, va bé, ma se mi citi “Le journal d’un corps” del mio adorato Pennac, sono io che mi sciolgo.

      Non pensavo a questo libro scrivendo, ma calza a pennello.
      Volente o nolente, sono una grande estimatrice delle lacrime: quando come me si è incapaci di trattenerle davanti alle emozioni, positive o negative che siano, è meglio credere nel lato benefico del pianto, se no non si vive.
      Ciao e grazie

  • Carla, altrove…
    L’aver trovato qualcuno che non giocava sul fascino dell’intelligenza ma che si era lanciato in un corteggiamento sfacciato fino a inebriarla di complimenti, le aveva fatto perdere la testa al punto tale da non “vedere” quei comportamenti (messi in atto da lui) che hanno trasformato il principe azzurro in un mostro e la favola in un incubo.
    Hai reso molto bene il conflitto, brava.

    • Penso che faccia parte del modus operandi di un manipolatore: far risaltare le qualità e nascondere i lati negativi fino anche l’oggetto del desiderio non sia soggiogato, e solo allora smettere di recitare. E sicuramente l’aver perso la testa l’ha resa ancora più vulnerabile. Quando si è dei grandi “razionalizzatori”, sempre controllati, la volta che si perde il controllo lo si perde in modo estremo. Difficile da accettare per Carla.
      Grazie

  • Sarò un ragazzo troppo giovane per queste cose ma la scrittura è talmente coinvolgente che mi ha preso tutto. La storia, d’altronde, è ricca di spunti. Complimenti, stile tutt’altro che asettico, ma ricco, anzi ricchissimo delle emozioni della protagonista: è riuscita a farle uscire fuori con estrema naturalezza.

    • Che bel commento, grazie!
      Però mi è venuto un dubbio: quanto sei giovane? Perché penso che volenti o nolenti nel prosieguo la narrazione avrà prima o poi momenti piuttosto crudi, non voglio mica traumatizzarti.
      Comunque grazie, ma quel “è riuscita”: mi dai del lei, avrò anche l’età per essere tua madre, ma qui ci posiamo dare tutti del tu.
      Spero che il prossimo capitolo ti piacerà, è quasi pronto.
      Ciao

  • la tua scrittura è veloce e briosa a tratti battagliera, mi piace come detta l’azione e com’è capace di costruire le scene attorno al lettore.
    Vorrei vedere il tuo stile, nei momenti drammatici e cupi…ma per adesso brava…decisamente brava.
    Che Carla continui a parlare o no, io il posto l’ho preso e non lo lascio; alla prossima!

    • Grazie, sei molto gentile, in effetti mi sta facendo studiare un sacco di cose di cui non sapevo nulla questa Carla. Spero solo che troppo presa da scrupoli di verosimiglianza la mia scrittura diventi ancora più secca e scarna, se no non somiglierà più a un racconto.
      Avevo quasi pronta la struttura del capitolo psicologa/nuovo interlocutore e ora mi ritrovo Carla altrove in vantaggio. Aiuto!
      Ciao e grazie della lettura

  • Carla, altrove.
    Comincio scusandomi per aver mandato le opzioni in parità e con una confessione. Avevo letto qualche capitolo della tua storia precedente, trovando la tua scrittura dinamica e fresca ma, poi, ti dico la verità l’ho abbandonata perché l’horror proprio non mi va giù come genere, a parte rarissimi casi. Lo stesso interesse nel tuo modo di scrivere l’ho ritrovato ora e stavolta mi hai convinta fino in fondo. La storia è bella, la trama è interessante e Carla è di una simpatia unica, non vedo l’ora di accompagnarla nel suo percorso. A presto!

  • Io ho votato fuori dal coro perché se la dottoressa parla con qualcuno avremo informazioni sull’accaduto, che già vorrei. Ho due segnalazioni cattive formali, vado? Allora, hai usato “figo” due volte, puoi sicuramente trovare un’altra parola adatta e poi non ho capito il paragrafo sui fidanzati. Prima scrivi che venivano con te (Carla) per canoni estetici e poi che facevano un discorso alla pari sull’intelligenza. Non mi torna qualcosa. Per il resto scorrevole, ah posso riciclare “counselor agli acquisti”? Ciao.

    • Bé, non sei fuori dal coro: è l’opzione maggioritaria.
      Il secondo “figo” inizialmente era”un tizio bellissimo”, ma non ho trovato sinonimi più corti di figo e i caratteri stringevano, mi sono detta che visto che si trattava di parlato, Carla non stava poi a scegliere sinonimi e vocaboli nobili.

      Nel paragrafo sui morosi, volevo dire che sì, certo, la abbordavano per il fisico (quelli che dicono che la bellezza non conta mentono), ma sapendola fiera, decisa, intelligente e per niente propensa a considerare le donne il sesso debole; nessuno aveva mai osato fare il cascamorto, le frasette da rubacuori da spiaggia. La trattavano con rispetto, cercavano di sedurla con discorsi e interazioni “alla pari” non alla io tarzan tu jane, o baciamano alla principessa; pensavano che l’avrebbe presa male. La corteggiavano ma discutendoci e trattandola come un’amica intelligente e simpatica, non come una miss scervellata da riverire.
      Insomma, speravo che il concetto passasse anche in una sintesi stringata, ma a quanto pare non ho ancora trovato il buon compromesso tra i 5000 cc e tutto ciò che vorrei metterci.
      Felice che ti sia piaciuto il counselor agli acquisti.
      Grazei della lettura e del commento

  • Voto Carla, altrove.
    Ciao,
    È interessante la ricostruzione dell’innamoramento di Carla, molto lineare, molto naturale. Da non donna osservo due cose: strana e preoccupante la frase sul principe azzurro, speravo che le cosa un po’ fossero cambiate. La seconda, più importante, la rivincita del buzzurro: visto donne? Diffidate di chi vi apre le porte e vi porta fiori eccetera! Scherzo, scusa. Tornando serio: il capitolo è scorrevole e piacevole, ho trovato un po’ innaturale e stereotipata l’interazione laconica della psicologa, mentre mi pare che stai caratterizzando bene la protagonista.
    A presto!

    • Ciao,
      sulla storia del principe azzurro, non so se Cara ci creda davvero, penso che cerchi soprattutto di trovare una spiegazione, una giustificazione. Poi, francamente, penso che chi più chi meno, consciamente o no, resta insito nella maggior parte delle bimbe cresciute. Parentesi: Non per raccontar la mia vita, ma anche mio marito all’inizio ha fatto “er principe”, “a sorti le grand jeu” come dicono loro, poi quando ha smesso e ha tirato fuori tutti i difetti di “buzzurrone che scorda i fiori”, per parafrasarti, nel complesso mi andava bene lo stesso e il non-principe me lo sono tenuto! Secondo me in ogni inizio di corteggiamento tutti giocano a esser meglio di quel che sono. Nel caso di Carla, quel che nascondeva il principe era spaventoso.

      Sulla interazione della psicologa hai perfettamente ragione, all’inizio era attraverso la sua percezione che si vedevano gli stati d’animo di Carla, e parlava un paio di volte in più, poi mi sono ritrovata a 6800 caratteri e ho dovuto restringerla a “non giudico ascolto”. Non sono riuscita a fare meglio, volevo almeno passare tutto lo stadio del corteggiamento in un solo capitolo. Se vince l’opzione psicologa, al prossimo capitolo cercherò di rimediare.
      Decisamente debordo nei caratteri anche nei commenti. 🙂
      Ciao e grazie

  • Carla, altrove. Ci sono dei passaggi veramente significativi in questo capitolo, soprattutto nell’ultima parte, come se in qualche modo volesse giustificare la sua attrazione per uno come Alberto, lei così forte decisa intelligente si ritrova a subire il fascino di girare in BMW e di ricevere fiori “petalosi”! 😉 Almeno così l’ho interpretato, io! Brava Befana!

    • Secondo me non è tanto di aver subito il fascino di Alberto (che nella mia testa è un tipo comiunque pieno di charmes e di attratttive, ma non ho avuto abbastanza caratteri per spiegarlo!), è proprio di essersi fatta intrappolare in un rapporto morboso che non si perdona Carla. Non riesce a non pensare che sia colpa sua il fatto di non essersi accorta subito, e in ogni caso di non esserne uscita a tempo.
      Ma poi ognuno lo interpreta come vuole: è il bello dei personaggi di fantasia, non si offednono 🙂
      Grazie Pink

    • Pensa che fino a ieri (al momento di pubblicare il capitolo, più precisamente), avevo sempre pensato che tutto il racconto si sarebbe svolto nello studio, durante la conversazione. Ma poi mi sonod etta giochiamo, e a quanto pare cambierà tutto.
      Su TI sai come inizi…
      Ciao

  • Si legge d’un fiato. Mi piace che le parole vengano pronunciate da lei durante la seduta, invece che comparire in un flashback come accade molto più spesso. Anche nei momenti in cui Carla tace, sai descrivere con attenzione i suoi gesti e le sue espressioni.
    Sono in minoranza, ma voto per “Carla, altrove”.

    • Carla altrove piaceva anche a me, penso che se non nel prossimo capitolo, prima o poi capiterà comunque.
      Contenta ti siano piaciuti, perché i passaggi descrittivi nei silenzi li ho tagliati, cambiati e riplasmati un sacco di volte. Sempre nel dubbio di fare troppo o troppo poco.
      Ciao e grazie

  • Episodio molto scorrevole, il personaggio Carla non risulta mai forzato, o falso, o stereotipato. Mi piace anche il forte contrasto tra questo capitolo ed il precedente. Si rivelano dettagli importanti per l’evoluzione della storia. Voto per la dottoressa che discute di Carla con un altro, curioso di sapere il suo punto di vista sulla vicenda, anche se forse Carla dovrebbe parlare ancora un po’ prima, per avere più elementi di cui parlare. Magari il commento esterno potrebbe arrivare solo alla fine del capitolo ed essere approfondito nel successivamente nel quarto. È solo un’idea 🙂

    • Bella analisi, la tua; anche io mi sonod etta che era strano far parlare la psi e qualcun altro di una storia dui cui chi legge sa ancora poco o niente; ma credo di aver avuto un’idea per palliare alla lacuna se, come sembra, sarà l’opzione prevalente.
      Grazie dei complimenti, fanno sempre molto piacere

    • Lo vedi, che sei proprio fatto per la filosofia: creature feroci che divorano chi gli sta intorno, gran bella definizione. E speso divorano sé stessi facendolo.
      Il tema mi fa un po’ paura, ma non pretendo di farne un pamphlet, ma giusto il tema di sfondo di un racconto, speriamo che me la cavo.
      Ciao e grazie

  • Il primo incontro con lui…
    Un tema molto attuale ma anche molto difficile da affrontare e sviscerare per giungere lì, dove tutte le vittime di violenza domestica prima o poi giungono: come è iniziato tutto e perché ho permesso che accadesse? Con l’affermazione “Quello non è amore. Lo credevo, prima. Ci ho creduto per molto tempo. Troppo. Ma ora lo so: quello non ha niente a che vedere con l’amore” sottolinei che Carla ad un certo punto si è resa conto della vera connotazione che ha assunto quello che “sembrava” amore e che poi si è rivelato essere “Bisogno di distruggere qualcun altro perché si è troppo vigliacchi per affrontare tutto ciò che si odia dentro di sé”, un’amara constatazione a cui, personalmente, sarei giunta più avanti nella storia, ma è un mio parere e probabilmente l’intreccio che hai in mente è sicuramente diverso da quello che gli avrei dato io.
    Seguo volentieri.

    • Così difficile che, nonostante avessi questa storia in testa e l’incipit scritto da settimane, ho poi esitato un sacco prima di pubblicarlo. Non so se sarò all’altezza, né se saprò andare fino in fondo.
      Per risponderti, nella mia idea, Carla ne è uscita, definitivamente (non diremo come per ora), ed è a un punto della sua vita in cui deve affrontare il passato, le sue cause, i suoi modi, per potere andare avanti.
      E, ad essere sinceri, il predicozzo sul “quello non è amore” è forse più mio che suo: non sopporto come ancora oggi si parli, nei media, tra la gente, di “amore violento”, “delitti della passione”. La violenza sulle donne non è né una forma di amore né un delitto della passione o della gelosia: è violenza contro una persona. Violenza e basta, l’amore non c’entra. Niente la giustifica. Credo che fino a che questo non diventerà un dato certo per tutti, la mentalità, e il problema non cambierà.
      E scusami, che ho rifatto un “pippone”! 🙂
      Grazie dell’interesse, farò del mio meglio

  • Assolutamente dall’infanzia, è da lì che parte tutto.
    Bel racconto, questa volta ti confronti con bel temone.
    Però m’interessa anche il primo incontro con lui, ormai ho votato l’altro ma hai posto delle opzioni così pertinenti …
    Seguo assolutamente la storia.

  • Per come la descrivi direi il giorno del matrimonio, se avesse manifestato qualcosa prima probabilmente non l’avrebbe sposato.
    Ciao
    Ti sei scelta un tema bello difficile, in bocca al lupo! Mi è piaciuto molto l’inizio, le frasi brevi che sembrano sguardi per riuscire ad orientarsi in un ambiente nuovo che può essere ostile.

    Ciao Ciao

    • Mah, chissà. Purtroppo ho sentito e visto più di una figliola (e non necessariamente scema) restare un avita con pezzi di m* notori, pensando “prima o poi cambierà”. Ma questa non so, vedremo dove portano le scelte.
      La serietà del tema mi spaventa, ma mi piaceva. Si vedrà.
      Grazie degli incoraggiamenti.

  • Ciao!
    Io partirei dalla sua infanzia, conoscerla meglio ci spiegherebbe in seguito alcune sue scelte ed errori. Detto questo devo dire che hai scelto un tema molto importante e che mi piace molto che tu sia partita dalla “fine”: tutto è già successo e ora lei sta facendo mente locale per noi, sta ripercorrendo i passi di questa sua avventura traumatica, sta analizzando le scelte e gli errori fatti…. ottima scelta. Seguo 😉

    • Ciao.
      È vero che amo le frasi sobrie e dirette, ma in questo inizio ho un po’ accentuato la cosa, perché Carla è sul chi vive, in un ambiente nuovo, non si fida della sua interlocutrice; è abbastanza sulla difensiva. Nei prossimi capitoli i toni si ammorbidiranno. Almeno ci proverò. 🙂
      Grazie di essere passata

    • Ciao. Spero di riuscire a non stereotipizzare troppo nel prosieguo. La mia paura oscilla tra la paura di trattare con troppa leggerezza un argomento più che serio, e quella di appesantire troppo un semplice racconto di fantasia. Ma bisogna pur provare, se non non si fa mai nulla.
      Grazie.
      P.S.Sono impaziente di leggere del pendolare (o di qualunque altra opzione abbia vinto). Ciao

  • Ciao Befana…non mi posso distrarre un attimo che finisci l’horror e inizi con un’avventura. 😉 Mi piace. Mi piace l’idea (pian piano la svilupperai, leggevo un tuo commento sotto). Mi piace come hai reso l’incipit, il fatto che Carla sia stata una vittima, ma non è stata necessariamente una bambina maltrattata o cresciuta in ambiente malsano, e soprattutto che non è ora una donna debole. Mi piacciono pure i punti interrogativi che ti “rimprovera” Alex, mi piacciono perché rappresentano l’incertezza umana. (Credo). Brava brava brava. Posso dire che è il tuo incipit che mi piace di più? Forse, perché mi è più congeniale il genere. Comunque, dopo il “papiello”, voto primo incontro. Da quel che dici , Carla ha vissuto un’infanzia felice e amata .
    Ciaoooo. Seguo seguo

    • Grazie Pink, mi lusinghi.
      Di incipit ne ho diversi che non usciranno mai dai cassetti (/quaderni/files), questo mi piaceva, l’ho toccato e ritoccato e oggi ho deciso di pubblicarlo perché non ne potevo più di ritoccarlo. Il resto non sono sicura di dove andrà a parare, ma faremo del nostro meglio.
      Alla prossima

  • Mi piace molto il modo in cui scrivi, diretto, arriva subito, senza troppi giri di parole. Molto bello l’incipit in generale, mi verrebbe da dire di voler sapere di come si sono incontrati loro due visto che è il motivo principale della visita, ma sono anche curioso di conoscere meglio Carla come personaggio, anche se è già stata ampiamente descritta. Nel prossimo capitolo si potrebbe leggere qualche riga in più di lei ed eventualmente poi iniziare con l’incontro. Per ora voto l’infanzia di Carla, seguiró sicuramente gli sviluppi. 🙂

    • Grazie,
      sì, mi sono resa conto leggendo sulle pagine del sito di essere in controtendenza: gran parte degli autori sembrano apprezzare le metafore a profusione, io mi sforzo di fare le frasi più brevi e asciutte possibili. Forse ci vorrebbe una mezza via.
      Vedremo se sarà l’infanzia a prevalere.
      Ciao

  • Salve. Ottima introduzione, come mi sembra ottimo il tema trattato.
    E adesso critica personale, da lettore:
    Ma perchè tutti questi punti interrogativi ?????
    Ne ho contati 10 nella sola introduzione – stanza- tendine- sedia- moquette- piantina- cactus .. ecc..
    Tra l’altro l’introduzione è tua… cioè non è quella del personaggio.

    Per il resto mi piacerebbe conoscere l’infanzia di Carla.
    Seguo finchè posso. 🙂

    • Ciao.
      I punti interrogativi per me sottolineano il momento di grande incertezza di Carla: domande senza risposta sul presente e il futuro, ma anche su come si è trovata a subire un tale passato. Nell’introduzione, si, è il narratore onnisciente che parla, ma descrive quello che il personaggio vede e sente, studiando per la prima volta un luogo in cui non è mai stato e che a quanto pare è obbligato a frequentare. Ho esagerato? Troppi punti di domanda pesano sul lettore? Chiedo venia, penso che nei prossimi capitoli ci saranno più punti fermi. Almeno, cercherò. 🙂
      Grazie, ciao.

        • Là non ho capito, però. Lasciamo stare il mio di narratore, che è discutibilissimo; ma in senso generale, non capisco la tua affermazione: il narratore onnisciente va bene solo al cinema? In narrativa cosa si fa, solo racconto in prima persona?
          Accidenti, ho ancora stroppiato coi punti di domanda, un vizio il mio. XD

          • Ok cercherò di spiegarmi.
            Prima cosa rileggiti tutta la prima parte fino a :
            “”Poltrona di destra o di sinistra? Non importa. Sinistra. Si siede. -“”

            Quindi sin qui.. è la voce del narratore.. Onde evirare equivovi hai concluso con quel : SI siede. (al presente)
            Poi sei entrata nel vivo della scena con un dialogo di uno dei protagonisti quel : ” Buongiorno.”
            A parte che per far capire lo stacco.. dovevi piazzare gli asterischetti.. dopo la voce narrante.. e l’inizio dei dialoghi.
            E cmq.. tutta l’introduzione, cioè la prima parte è come se accompagnata da una v.f.c. cioè da una voce fuori campo..
            E solitamente le vfc si utlizzano con le immagni.. In pratica hai voluto usare una specie di ” soggettiva”.. su Carla dentro la stanza.. che si muove e vede gli oggetti ecc… con la voce narrante al seguito.
            Quello che cerco di farti capire è che le vfc funzionano nelle sceneggiature e quando sono accompagnate dalle immagini…
            Il racconto, la narrazione è altra cosa.. ben diversa.-
            Ciao

  • Argomento molto attuale, incipit interessante.
    Carla ha una lucidità preoccupante: sembra conoscersi bene, a giudicare da come si descrive in modo assai disinvolto. Anche mettere le mani avanti funziona ben come difesa. Ma… evidentemente… non dice tutto, se no, non sarebbe lì.
    Il nocciolo della questione ce lo farai scoprire tu…
    Sentiamo del primo incontro con lui…
    a presto
    🙂

    • Grazie. Argomento attuale dici? A me sembra che di violenza sulle donne si parli solo quando una finisce ammazzata. mi piaceva l’idea di una che ne parlava da “scampata”.
      Troppo lucida, dici? Volevo evitare gli stereotipi da “poveretta” incapace di badare a sé stessa o di riflettere, forse ho esagerato. Ma in fondo, come dici tu, la lucidità, e un po’ di aggressività nei toni di Carla, forse è anche un’armatura, uno scudo di difesa.
      Era un po’ che questo personaggio mi trottava in testa, per ora non so molto di lei, lo costruiremo insieme, forse. 🙂

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