Street Art

Dove eravamo rimasti?

Prossimamente? Chiesa (67%)

Old Castle Road

Il display del telefono si illuminò improvviso, vibrando tra le dita di Tom ancora impegnate nella stesura del messaggio di risposta.

“Hey signorina, non tornerò a cena stasera” sussurrò all’apparecchio. Dall’altro capo del telefono risuonò la voce di sua figlia, colorita di una nota di disappunto.

Parlarono ancora per qualche minuto, accompagnati dai passi di Tom lungo il silenzio illuminato dai neon di Old Castle Road.

Tom chiuse la chiamata, rimettendo il telefono in tasca ed estraendo un pacchetto di sigarette semivuoto, quasi con lo stesso movimento. Ne portò una alle labbra, mordicchiando appena il filtro prima di accenderla e aspirare.

Un angolo di città dimenticato, perso nella folle frenesia della vita metropolitana e lasciato al degrado di uomini ed edifici. Incastonata tra le case ormai fatiscenti spiccava una delle costruzioni più brutte che Tom avesse mai visto in vita sua. Mura bianche d’intonaco creziato dal tempo, il tetto colorato di rosso e due ampie finestre, come occhi, ciascuna percorsa da una croce impressa nel vetro a mosaico. “The mushrooom”, come era stata soprannominata, la vecchia chiesa abbandonata e sconsacrata.

“Stavolta non vi siete sforzati tanto con gli enigmi” disse Tom .

L’interno della chiesa era ormai spoglio, le mura ricoperte di graffiti e firme stratificate l’una sull’altra. Sul pavimento ancora si distinguevano le macchie rimaste dopo la rimozione dell’ultima opera dell’artista.

Poteva quasi immaginarlo, il sorriso stampato sul suo volto, compiacersi dell’ironia nella sua scelta. Harold Davey, ex pastore convertitosi al proselitismo del dio denaro via teleprediche esposto come un trittico nella sua stessa chiesa.

Oltrepassò il punto in cui era stato ritrovato il cadavere, lasciando che l’istantanea di quel ricordo restasse nel fondo dei suoi pensieri. Aveva altro cui pensare. Raggiunse il muro dietro l’altare coperto di scritte oscene, concentrando la sua attenzione sui disegni mangiati dal tempo. Scattò alcune fotografie, per poi tornare ad osservare i segni sbavati di vernice. La somiglianza dei tratti, la scelta dei colori, era innegabile. Tornò alla centrale, nel suo ufficio, ripensando per tutto il tragitto al sospetto che ormai era certezza.

I rapporti lasciati sulla sua scrivania lo confermarono. Vi erano subdole differenze tra i graffitti ritrovati nelle prime scene del delitto, le prime opere del writer, e quelle rinvenute negli ultimi mesi. Due persone diverse. Due colpevoli. Forse un emulo, influenzato, impressionato dalle gesta del primo assassino e devoto nella sua imitazione.

Tuttavia un’altra ipotesi prendeva forma nei pensieri del detective. Vi era troppa somiglianza tra i due stili di disegno, al punto che solo una acuta osservazione poteva svelare le minuscole differenze. E troppi dettagli, mai divulgati al pubblico, si ripresentavano in entrambe le serie di omicidi. Non era un imitatore, di questo Tom era sempre più sicuro. Il tutto lo faceva pensare agli artisti medievali, che nelle loro vecchie botteghe istruivano ed insegnavano i segreti dell’arte alle nuove generazioni.

Non era un imitatore, era un allievo.

Accese il computer, ripescando i file relativi agli ultimi delitti e mettendoli a confronto con i primi omicidi del writer. Donne, nella quasi totalità dei casi. Harold Davey l’unica eccezione al paradigma. I ritrovamenti dei corpi erano sempre guidati da qualche indizio, una telefonata, un disegno insolito nei casi più recenti. In tutte le circostanze chi ritrovava il corpo veniva guidato verso zone dimesse della città. Vecchi cantieri, sottopassi dimenticati e logorati dal tempo. Una chiesa decrepita. Come se, pensò Hammond, l’intenzione fosse quella di abbellire, valorizzare tali luoghi. O era la vittima  a dover essere valorizzata, resa “opera d’arte” in un ragionamento contorto?

L’ultimo omicidio risaltava come una macchia su un foglio bianco. Le modalità, la scelta della vittima e persino l’esecuzione, mai così macabra e crudele come verso l’uomo, reo di aver insultato le “opere”. Eppure c’era qualcosa che ancora sfuggiva al detective, lo sentiva, come una sensazione fisica, un fastidioso ronzio sotto pelle.

Stava tralasciando qualcosa che era in piena vista.  La chiesa, l’omicidio di Davey, era tutto collegato, in modo impetuoso, quasi personale.

Possibile, si domandò Hammond, che l’assassino conoscesse personalmente Harold Davey?

Tale considerazione era resa più forte dai disegni che Hammond aveva rinvenuto nella vecchia chiesa, innegabilmente riconducibili ad almeno uno dei due assassini.

Sbuffò, stiracchiandosi sulla cigolante sedia del suo ufficio. Spense il monitor, sperando che i pensieri sul caso svanissero come la luce elettrica del computer. Prese il telefono, scorrendo con le dita sullo schermo e richiamando i promemoria racchiusi nel piccolo apparecchio.

“Ore dieci e trenta, mattino, colloquio con J. Wender”.

Fece scorrere nuovamente il dito sullo schermo, notando con un pizzico di disappunto l’assenza di messaggi da parte di sua figlia.

Riuscirò a pubblicare il prossimo episodio entro tre mesi?(la vera domanda: chi vediamo ora?)

  • Forse (Hammond e la figlia) (50%)
    50
  • No (Hammond e J.Wender) (0%)
    0
  • SI (Writer) (50%)
    50
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98 Commenti

  • Ciao, ho appena finito di leggere tutti e sei i capitoli. Devo dire che la storia è molto bella e di certo ti cattura, ti spinge a leggere fino a sapere cosa accadrà nel capitolo successivo. Scrivi molto bene e mi piace il tuo modo di collegare gli avvenimenti. Bravissimo e buon proseguimento, mi unisco nella lettura! 🙂

  • Bella storia e interessante le caratterizzazioni del detective e del killer, sembra davvero una battaglia psicologica tra due geni se era questa la tua intenzione, sembra una sfida in stile Will Graham vs Hannibal Lecter. Ho votato chiesa e continuo a seguire!

  • Mi piace il modo in cui, alla fine degli episodi, ci lasci una singola parola da scegliere. Così, nessuno di noi realmente sa che cosa sta votando e l’intera trama resta una sorpresa (di certo molto più di quanto lo sarebbe se fossi più specifico).
    Scrivi sempre benissimo e continui ad interessarmi molto. La figura del detective è stata ben delineata e mi incuriosisce.
    A presto!

    Ah! Stavo per schiacciare “scrivi il tuo commento”, ma mi sono accorta di non aver detto che cosa ho votato. Beh, proprio perché ci lasci poco con cui ragionare, ho votato, a “cuore”, fotografie.

  • Voto Chiesa, in realtà senza un motivo.
    Ciao,
    Sei sempre molto bravo, la psicologia del tuo detective si sta delineando molto bene grazie alle sue riflessioni nel momento dell’azione.
    A proposito: mi ha fatto pensare quel ‘fanno cose giuste per il motivo sbagliato’. Non mi hai convinto, ma è un punto di vista molto interessante e sicuramente vero almeno nel 99% dei casi.
    Vabbé, ma io sono kantiano, me la cavo con un ‘devo perché devo’ e ho risolto il problema.
    Ciao a presto!

    • Ti confesso di non aver mai letto/visto film collegati allo Zodiac killer (ne ho solo sentito parlare, sai, quando qualcuno ti consiglia un film giallo o una lettura su fatti reali è uno dei suggerimenti che spuntano più spesso) tuttavia mi fa piacere questa similitudine che trovi 🙂
      Grazie per il voto e il commento!

      • Non pensavo tanto al film, che è pure carino, pensavo proprio al caso del vero killer dello zodiaco. Ma non fare caso a me, tra le mie strane passioni c’è anche quella per le storie di serial killer. Ma sono profondamente non violenta, giuro! 🙂 E il tuo racconto è molto affascinante.
        Ciao

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