La domanda di Alice

Dove eravamo rimasti?

Per il finale scegliete tra tre delle più belle (a mio insindacabile giudizio) canzoni d'amore italiane. La cura, Battiato (47%)

Di Amore e di parole, di parole d’amore

La schiena appoggiata alla testiera del letto, Eva cerca una posizione più confortevole senza scrollarsi troppo, per non disturbare il dormiveglia sereno di Pietro, la cui testa riposa sulle sue cosce. Getta un’occhiata distratta alla sveglia: sono quasi le undici.

Pietro solleva lo sguardo verso di lei:

– Vuoi alzarti? So quanto ti sia difficile restare a letto a poltrire.

– Non mi è stato difficile, questa mattina, la colazione a letto e le tue arti di… intrattenimento mi hanno molto aiutato. Gli sorride.

Hanno deciso di sfruttare questo ennesimo weekend da orfani dei figli, troppo occupati tra amici ed amori, per una parentesi di spensieratezza. Quasi fosse una di quelle domeniche di un’epoca lontana, passate tra le lenzuola a parlare e far l’amore, parlare e mangiare, sognare, amarsi ancora, ascoltarsi, pelle contro pelle.

– E cosa ti ha aiutato di più, le paste o il bell’uomo che giace sulle tue gambe?

– Difficile scegliere: siete entrambe degli ottimi esemplari di “maritozzi”.

– Spero che tu non utilizzi mai certi orridi giochi di parole nei tuoi racconti. Ammicca Pietro ridacchiando.

– Lo spero anche io, concorda, fingendo di rabbrividire.

Assaporano questo momento, prosieguo naturale e benefico della splendida serata. A cena ha raccontato a Pietro della domanda di Alice, dei dubbi sciocchi e persistenti che le aveva provocato, delle settimane trascorse a riesaminare passato, presente, sentimenti, per arrivare ad una risposta a lei nota da sempre.

Gli ha raccontato di come si sia sentita ridicola ricevendo la risposta di Alice al suo sms: che domanda, Mommy? Scusa ma non so di che parli.

Aveva acceso la miccia con un sorriso sbarazzino e se ne era tornata alla propria vita dimenticandosene, con lo stesso sorriso.

-Tipico di Alice, è stato il commento divertito di Pietro.

Dopo la cena e un film, Quei Bravi Ragazzi per la centocinquantesima volta, ma si è ripromessa di far piacere a Pietro un po’ più spesso, se ne sono andati a letto per non addormentarsi subito. E per la prima volta da anni nessuno dei due si è alzato per farsi una doccia, dopo.

Si sono assopiti cullati dall’aria viziata dal loro amore stagionato, corposo e pregiato come un buon vino. Risvegliandosi al mattino con la voglia reciproca di assaporarne ancora.

Quando Pietro è sceso al forno ad acquistare le paste, dopo, si è affrettata a preparare il caffè e aprire le finestre. Colazione a letto, scaldati dai raggi del sole mattutino, un benessere quasi magico.

Carezza delicatamente la nuca di Pietro sdraiato e, fissando lo sguardo oltre la finestra, racconta piano:

– Qualche anno fa, ho quasi ceduto alla tentazione di tradirti. Lavorava per uno dei nostri fornitori, giovane, mio Dio, così giovane. E bello, mi corteggiava da mesi, e recitava Dante a memoria. Non lo so, penso risvegliasse in me un cocktail malsano di vanità e di fascino del proibito. Banale e triviale. Mi invitò a un weekend all’Elba, stavo davvero per dire sì. Ma non ho potuto. Ho pensato che ti avrei perso, e non potevo immaginare di non guardarti più negli occhi, non parlare più con te, non sentire più le tue mani sul mio viso o il tuo odore sul cuscino, non sentirti più raccontarmi i tuoi dubbi, chiedere il mio parere. Non potevo concepire la mia vita senza di te. Non lo posso tutt’ora.

Continua a distogliere lo sguardo, impossibile per lei esimersi da questa tardiva confessione, ma teme un po’ di leggere la delusione, l’amarezza, o il risentimento negli occhi di lui.

Pietro si rizza a sedere e le afferra il viso in punta di dita obbligandola gentilmente a guardarlo negli occhi:

– Vuoi sapere perché non ti ho mai tradito? Perché tu mi basti.

– Ti basto?

– Sì. Mi basta il tuo sguardo, mi basta il tuo corpo, la tua voce, il tuo ascolto, la tua comprensione, il tuo rispetto, persino il tuo brutto carattere, – sorride – mi basta il tuo amore. Scusami, forse non sono le più belle parole d’amore che esistano, ma sono le mie.

– Sono perfette. Come dice la canzone? Voglio le nostre iniziali sul campanello, non incise sulla corteccia di una quercia, nessun bisogno di Romeo e del balcone. Facile promettere mari, monti e meraviglie; vale di più un a più tardi sussurrato.

Miauler “Je t’aime ” tout le monde peut le faire, c’est comme Amen, c’est pas très dur. Pour dire “bonne nuit ” chaque soir, là, faut vraiment y croire. Le canta Pietro soffiandole la melodia sempre più vicino all’orecchio.

Gli respinge il viso con la mano ridendo.

– Sai che non sopporto quando mi soffi nell’orecchio. Mi si accappona la pelle.

– Adoro la tua pelle accapponata.

Eva lo stringe e gli affonda il viso nell’incavo della spalla a respirarne l’odore.

– Non so come io abbia meritato il tuo amore, ma spero di non perderlo mai.

– Questo è impossibile – canticchia lui sfiorandole i capelli con le labbra – perché sei un essere speciale.

– E attraverserai per me le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce?

– Persino i buchi neri, amore mio.

Li attraverseranno insieme.

Categorie

Lascia un commento

324 Commenti

  • Sono qui davanti allo schermo commossa come se potessi capire. Non posso: sono troppo giovane, non sposata, senza figli. Eppure la magia è proprio questa: con le tue parole e questi dieci capitoli tu sei riuscita a farmi vivere nella pelle di un’altra persona, farmi provare i suoi dubbi e quando, alla fine, abbiamo (sì, abbiamo) trovato la risposta è stato come averla sempre saputa.

    “Certo, all’epoca dei selfie a ripetizione davanti allo specchio del bagno, le foto non hanno più il fascino di una volta”. Ho copiato questa frase leggendo il capitolo 8 (e ora che sono al 10 mi stupisco di non aver salvato altre frasi) perché mi era sembrata strana. All’epoca dei selfie, per me le foto hanno ancora un fascino che uno stupido schermino di cellulare non avrà mai, per quante cose possano stare virtualmente nascoste lì dietro. La mia è una famiglia dove di foto se ne stampano tante, e ancora.

    E quando ho visto “La cura” tra le opzioni, per poco non sono scoppiata a piangere: è davvero una delle (se non La) canzoni d’amore più belle che esistano al mondo, ed è anche molto mia.

    Grazie per il tuo racconto. Sei una delle autrici che più amo seguire su questa piattaforma, e ti chiedo scusa se non ci sono stata per ben tre capitoli. Grazie davvero!
    A presto, spero!

    • Cavoli Chiara, se mi scrivi delle cose così mi commuovi.
      Volevo scrivere un racconto sull’amore che dura senza troppi luoghi comuni tipo “come il primo giorno”. Io non credo sia possibile provare gli stessi sentimenti dopo un mese o dopo vent’anni. I sentimenti evolvono, come le persone, cambiano, si trasformano senza diventare meno forti, anzi. Se ti è piaciuto, ne sono davvero felice.
      Quanto ai selfie, era più una cosa mia: non capisco perché ci sid ebbano fare tutti questi autoritratti mentre si mangia, si prende il treno, o, il must: davanti alla specchiera del bagno. Resta per me un mistero. Non ho nulla contro le foto digitali, faccio molte più foto adesso che quando si usavano i rullini, anche se ne stampo meno. Ma devo ammettere che hanno meno fascino magico, ora che puoi vederle immediatamente, non devi più aspettare che qualcuno le sviluppi. Manca quell’attesa.

  • Ciao!
    Cara befana, ho potuto leggere solo ora il tuo finale e l’attesa non ha fatto che aumentare la mia curiosità 🙂 Vedevo la mail che mi avvisava del nuovo episodio ma queste giornate un po’ così non mi hanno permesso di poter soddisfare la voglia di scoprire la conclusione del racconto. Ma eccomi qui!
    Sei stata proprio brava, leggera e delicata. Una bella storia, semplice eppure profonda. Non ti sei inceppata in nessun punto e hai saputo narrare qualcosa di molto dolce e vero con grande naturalezza.
    Personaggi azzeccati e vivi, battute divertenti ma anche malinconia, nostalgia…
    Pensa quante cose ha messo in movimento la domanda di Alice? Non poteva che essere il frutto dell’amore di questa coppia a ricondurre la protagonista all’amore iniziale da cui tutto ha avuto origine.
    Ora mi aspetto un nuovo racconto… e non lo scrivo tanto per scrivere: lo aspetto sul serio 😉
    Buona fortuna e grazie per avermi tenuto compagnia con il tuo racconto!

  • Ciao,bel finale,e staranno bene insieme per tutta la vita. Ma lei ci ha pensato a tradirlo, non lo ha fatto, ma ci ha pensato, e si è lasciata corteggiare per un pò di tempo, dei mesi. Questo non sarà un tradimento, ma gli assomiglia parecchio. Se tu mi basti io neanche ci penso ad un’altra, e non mi faccio corteggiare per mesi. Forse la domanda Alice gliela fatta nel periodo di quel corteggiamento.
    Adesso aspettiamo un prossimo racconto per poerci confrontare.
    Grazie del piacere di aver letto questo.
    Per il brece periodo ti auguro una Buona Domenica

    • L’importante è resistere alle tentazioni, no? In fondo essere corteggiati (non si deve per forza farsi corteggiare per esserlo) fa bene all’ego, soddisfa la vanità, l’amor proprio, l’orgoglio, soprattutto quando è la prova che si piace a qualcuno di parecchio più giovane.
      L’importante è che abbia prevalso il rispetto e l’amore, almeno è così che la vedono loro. Volevo fare dei personaggi realistici, non perfetti, che siano reprensibili fa parte del gioco. Personalmente sono piuttosto d’accordo con te.
      Grazie Ivano: ho dato una letta veloce al tuo nuovo capitolo e per ora ti dico solo che cominci a farmi paura. Ahahah Scherzo.
      A presto

  • Oops, sono ancora in tempo per commentare?
    Ciao befana, scusa il ritardo.
    Che bello. Caldo e sereno il tuo racconto.
    Bénabar, mai sentito, ma la canzone è deliziosa e se permetti a mio parere è anche più adatta a rappresentare il racconto di quella di Battiato. Soprattutto questo finale.
    Vado matta per ‘ma sardine ma sardaigne’, la sento stranamente vicina 😀
    A parte queste note di folklore etnico, il messaggio mi piace proprio: ma che ti idealizzi, cosa ti nascondi dietro frasi sofisticate, poetiche, assolute e universali??? Dimmi quello che pensi, come me lo sai dire, se lo pensi davvero non è difficile!
    A differenza di altri che nei commenti mi paiono ritenere poco verosimile questo ‘amore maturo’, a me sembra estremamente vero. Sarà che ho esperienze diverse, sarà che mi è capitato di esserne testimone. Sarà che sono un po’ allergica alla retorica.
    Ciao ciao, a presto

    • Mi fai felice, Moneta, tenevo molto che almeno qualcuno notasse la canzone del Grandissimo Benabar, che per quel che mi riguarda sarà in futuro ricordato come il Brel del XXI secolo per l’acume e la virtuosità dei suoi testi, tanto quelli comici che quelli melanconici. Io amo molto anche “ma boite de douze”. XD
      E sono perfettamente d ‘accordo con te, del resto la canzone di Battiato l’ho messa solo alla fine, mi serviva davvero solo il richiamo all’essere speciale. Era l’opzione che mi convinceva meno, ma ha vinto a furor di popolo.
      Volevo descrivere una coppia verosimile con una storia verosimile, se l’hai letta così, ne sono felice. Non credo che l’amore romantico sarà spesso il soggetto dei mie scritti, ma di questo sono piuttosto soddisfatta.
      Ciao, Moneta, e grazie davvero

  • Ciao Befana!
    Sei stata bravissima! Mi piace molto questa coppia che hai creato! Hanno dovuto superare molti ostacoli nella loro vita insieme, ma l’amore che li unisce è rimasto intatto ed è maturato insieme a loro. MI è piaciuta anche la confessione di Eva. Quando si è trovata di fronte ad un bivio, lei ha scelto Pietro e continua a sceglierlo ogni giorno, e questa è la dichiarazione d’amore più bella.
    Perciò, che dire, complimenti!
    Alla prossima! 🙂

  • Davvero un bel racconto, a tratti nostalgico, poi allegro, ma comunque sempre coerente con l’umano sentire. Storie di ogni sorta e in ogni dove vivono di un panegirico perenne fatto di colpi di scena e azioni impossibili ma alla fine tutto, dico tutto, si riduce a una sola cosa: l’umano sentire. Quando a un autore non servono voli pindarici né panegirici per arrivare al cuore della storia c’è da fare un inchino. E io l’ho fatto. Per te.

    • Mi inchino io, dinnanzi cotanto commento, quasi sublime.
      I voli pindarici mi sono sempre piaciuti e ancora mi diverte farne conversando, ma il problema dello scritto è che alla prima rilettura il volo pindarico si dimezza, alla seconda si dissolve. E devo ammettere che le prose che debordano di metafore sublimi non mi attirano: gli esuli pensieri come stormi di uccelli neri personalmente li lascerei in poesia.
      Adoro le frasi asciutte, brevi, e che dicono tanto. Ti faccio un esempio, sto leggendo i due soli romanzi di Dennis Lehane che ancora mi mancavano.
      La prima frase di The Drop è: “Il cane, Bob lo trovò due giorni dopo Natale, mentre tutto il quartiere sonnecchiava nel freddo, sotto l’effetto incrociato dei postumi della sbornia e di coliche di fegato.” World Gone By si apre con “Prima di essere decimati dalla loro piccola guerra, si radunarono per apportare il loro sostegno alla Grande.” (Le traduzioni sono estemporanee mie e me ne scuso)
      Non che io pretenda di saper e un giorno scrivere così, ma questa è la prosa che mi affascina e mi avvince.

      Quanto a questo racconto, prima di scrivere il finale, ho voluto rileggerlo tutto, e l’ho trovato piuttosto coerente, armonico e non troppo noioso. Ne sono piuttosto soddisfatta.

      Ti ringrazio tanto, leggerti e scriverti è senz’altro un’altra delle belle esperienze che devo a questo sito. Ciao

      • Ti piacciono le frasi asciutte e dirette? in altre parole ti piace come scrivo! ahahahah
        Odio anch’io il linguaggio aulico nei romanzi, o le frasi strapoetiche che ci metto mezz’ora a interpretare e alle fine dicevano niente.
        Poi, sai, l’incipit è fondamentale, ti apre a un mondo intero. E dato che me ne hai citati due – superbi, poi – te ne cito due anch’io, per par condicio 😉
        al primo posto abbiamo Charles Bukowski che nel suo “Post Office” apre così:
        “Cominciò per sbaglio.”
        Queste tre parole dicono tutto dell’intero romanzo. E poi lui è di sicuro l’incarnazione del linguaggio diretto e asciutto! ahahahah
        Al secondo posto il mio amato Jhon Fante che in “Chiedi alla polvere” apre con un concetto divertente ma efficace e contiene in poche righe lo spirito del protagonista e la sua intera storia:
        ” Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d’albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento importante della mia vita; dovevo prendere una decisione nei confronti dell’albergo. O pagavo o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta. Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce e andandomene a letto. ”

        Ora… scrivere è complicato. Immaginare, dare uno scopo all’immaginato, porsi domande su basi immaginarie, trarre una conclusione da una cosa immaginata… uff.. niente di più complicato. La vita si vive, la scrittura no, quella si vive in una dimensione parallela e la si deve rendere credibile, tangibile, fisica anche se non lo è. Per farlo serve l’immaginazione. Niente di più semplice. Cosa, dunque, è complicato? Beh… l’immaginazione ce l’hanno in pochi. Gli altri possono solo immaginare di averla. E sai come riconosco uno che ce l’ha? Dal modo in cui racconta. Se è asciutto e diretto ha immaginazione da vendere e poca voglia di abbellire un concetto che quasi gli scivola di bocca per quanto corre veloce; se invece per descrivere un prato servono venti pagine… fai tu… 😉

        • Non ho mai letto Fante ma prima o poi lo farò. Anche se per leggere tutto quello che dico prima o poi lo leggo mi ci vorrebbero tre vite.
          Ma poi ci sono narrative iperimmaginative dove tutto è così incredibilmente scritto bene che credi a tutto, anche alla magie e ai fantasmi. Garcia Marquez è Manuel Scorza per citare due scrittori da poco, ah ah.
          Forse è per quello che non sopporto Houellebecq, non tanto e non solo i concetti, ma soprattutto le frasi saccenti e contorte. Odio la prosa pomposa, anche se a volte apprezzo quella complicata o ricercata, non so, Eco?
          Ora smetto, se no mi metto a citare tutti i libri che ho amato. 🙂
          Ho pensato a quel che dicevi dell’umano sentire, Lehane ne è un esempio perfetto: anche in romanzi zeppi di eventi importanti e tragici, prendiamo Mystic river o Shutter Island, la trama è in realtà incentrata sull’umano sentire e le sue conseguenze.
          Romanzi semplicemente splendidi, e terribili.
          Ciao

  • Molto bene. Anche questo racconto è arrivato (felicemente ) a conclusione. Mi ha fatto piacere conoscerti attraverso queste pagine. Ho apprezzato la tua scrittura. Non so se avremo occasione di confrontarci ancora su questo sito (non è affatto detto che io non sparisca per mesi, per anni o per sempre), comunque per me è stato bello.

    • Bé, già ci devi un finale, prima di sparire, e poi spero tu non sparisca completamente, adoro leggere certi tuoi commenti ad altri racconti.
      D’altra parte ho messo nella lista dei libri da leggere prossimamente Le due verità dell’amore, quindi che tu lo voglia o no ti leggerò ancora.
      Infine, anche assente ormai sei presente nella mia vita virtuale di aspirante autrice: Jaw mi corregge sintassi e punteggiatura, citandoti. 🙂
      È stato un grandissimo piacere anche per me, leggerti, spero poterlo fare ancora.
      Ciao

  • Potrei non apprezzare la chiusa con correnti gravitazionali e buchi neri?
    Brava Marezia,

    La tua storia ha il fascino della serenità, la parte che apprezzo profondamente è lo spessore delle sensazioni e dei sentimenti che descrivi: mi sembrano semplicemente veri, realistici, vissuti.
    Sarà per questo che mi sono ritrovato a pensare qualcosa che mi imbarazza pure scrivere: perché hai scritto la roba dei maritozzi??? Non hai idea di cosa mi hai provocato! Non per la battuta in sé, obiettivamente fa sorridere e in ogni caso, se questa fosse brutta, quelle che faccio io in famiglia sarebbero come minimo terrificanti.
    No, è la risposta:
    ‘Spero che tu non utilizzi mai certi orridi giochi di parole nei tuoi racconti’
    E allora è inevitabile che uno completi il ragionamento e ti identifichi con Eva! Oddio, Mare’ che imbarazzo! Mi sembra di essere entrato nella tua camera da letto!
    Mi viene da scusarmi!
    Ah ah, so che non è così, mi rendo conto anche di quanto sia ridicolo l’errore di far coincidere il personaggio con il suo autore, ma… non posso farci niente, è più forte di me!
    Brava, complimenti e ti aspetto alla prossima, che viste la parole finali, lo spazio, la luce, sarà sicuramente di fantascienza.
    Giusto?

    Ciao a presto

    • La cosa dei maritozzi, contrariamente al resto che più o meno avevo già in testa da un po’, mi è venuta in mente scrivendo. Ho esitato se metterla, perché faceva proprio schifo, ma mi suonava realistica: una di quelle sciocchezze che si dicono quando si è tranquilli, rilassati, perché io nella vita di tutti i giorni di gente che parla come un sonetto di Shakespeare ne conosco poca. E nonostante anche a casa mia fiocchi l’humour becero questa non l’abbiamo mai fatta. Anche perché a casa mia si parla quasi esclusivamente francese e si mangiano croissant e pain au chocolat 😉
      La cosa dei racconti era per riprendere il fatto, accennato qui e là, che Eva scriva racconti.
      Di autobiografico, come ho detto a Gabriele, c’è solo Quei bravi ragazzi, che ciclicamente mi tocca rivedere nonostante ormai siamo in due a poterne recitare i dialoghi a memoria.
      Ti ringrazio molto della lettura e dei commenti, ma devo deluderti la prossima storia non sarà di fantascienza, per quanto mi tenti, il futuristico ogni mia idea mi lascia insoddisfatta: non riesco ami a renderla abbastanza solida e plausibile. Sono noiosa e resto nel quotidiano.
      Ciao, mi ha fatto molto ridere questo tuo commento. Non mi era proprio venuto in mente l’effetto guardonistico, io il capitolo l’ho davvero scritto come terza persona. ne rido ancora, scrivendo.

        • Infatti vista così di sicuro, fuori luogo e anche di cattivo gusto. Il fatto è che sta cosa della referenza all’autore cioè a me non mi aveva proprio mai sfiorata prima di leggere il commento di Jaw, se no mai ce l’avrei messa.
          Per me era solo un modo carino di scrivere “la tua battuta è pessima” riprendendo la cosa, accennata più volte, fin dal primo capitolo, che Eva scrive racconti, anzi è bloccata a metà della stesura di uno. La cosa del racconto nel racconto, autore/personaggio non la calcolavo proprio. Checché sembravano pensarlo in parecchi, non è che mi ci sia mai identificata più di tanto in Eva.
          Ma decisamente, ora cercherò di rileggere anche eventuali significati tra le righe.
          Ciao, e smettetela di citarvi a vicenda tu e Jaw, comincia a fare paura 😉

    • Ahahah, in realtà avevo pensato di linkare la locandina del film, ma avevo paura di eccedere con i richiami ipertestuali e non volevo rinunciare a quel capolavoro di antisentimentalismo che è Les mots d’amour.

      In realtà The Godfellas è una dedica trasversale al mio “pietro” che me lo ha fatto imparare a memoria, e forse anche oltre.

      Forse li ho fatti un po’ troppo sdolcinati, sul finale, ma era pur sempre un rosa!

      Grazie per avermi letto, Gabriele, dubito che riscriverò mai un racconto incentrato solo sull’amore, ma nel complesso ne sono soddisfatta.
      Ciao

  • Non mi soffermerò a dire che io non credo in queste manifestazioni “perfette” d’amore perché il mio punto di vista non ha a che vedere con quello dei personaggi, e anche perché hai terminato il racconto nel migliore dei modi 🙂 brava e grazie per avercelo offerto.

    • Non credo sia perfetto, giusto sincero.
      Non sono una gran sentimental-romantica nemmeno io, ma volevo una storia incentrata sull’idea che un rapporto di coppia possa evolvere e durare nel tempo consolidandosi invece di spegnersi.
      Ogni tanto prendere il tempo e il modo di ricordare alla persona che ci vive accanto da tempo che siamo felici che ci sia è una buona terapia.
      Spero tu abbia notato che ho tenuto conto dei tuoi commenti e messo tra le buone risoluzioni di Eva di lasciare un po’ più di spazio alle voglie interessi e decisioni di lui. 🙂
      Grazie. per avermi seguito fino a qui. ciao

      • Infatti va benissimo – il punto è che il mio personale punto di vista è, come quello di tutti, basato sulle mie esperienze personali che nulla hanno a che fare coi personaggi che hai delineato nel tuo racconto. Il fatto che secondo me sia possibile o meno la reazione della tua coppia, non toglie il fatto che tu sia riuscita a caratterizzarli bene. Idem cs per il mio racconto o quello altrui. Ci si inventa una storia non per accontentare i pareri dei lettori, ma per metterli di fronte ad un’altra possibilità e questo si deve cercare di farlo bene – credo tu ci sia riuscita.
        “Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse” – cit.

    • Sai, Danio, penso capiti più o meno a tutti a un dato momento interrogarsi su come si sia meritato l’amore della persona che ci è accanto. Anche se l’amore in realtà non si merita, capita, si prova, lo si nutre, lo si rispetta, lo si ricambia, lo si apprezza, lo si vive. Quando si ha la fortuna di averlo.
      Sono felice del tuo commento, volevo scrivere una storia “vera” di persone “vere”.
      Grazie a te.

  • Ciao Befy,
    un bel finale, giustamente dedicato solo a Eva e Pietro.
    Mi ha colpito la frase finale: “Li attraverseranno insieme.”, una frase d’effetto certo, ma detta da un narratore onnisciente lascia intendere tante cose.
    Nonostante io sia un duro barbarico selvaggio e insensibile bad-ass, mi è piaciuto quello che ho letto (ti assicuro che una cosa del genere detta da me su un racconto rosa è davvero un gran complimento).
    Ora mi ritiro nei miei alloggi. Ossequi madame.
    Ciao! 😀

    • Sono contenta che tu abbia notato quella frase. Inizialmente concludeva il dialogo: “li attraverseremo insieme”, ma mi sembrava che in terza persona suonasse più “solenne”, non so se è il termine, i ogni caso più conclusiva, lasciando comunque l’idea che il futuro sarà la vita, quindi mica solo rose e fiori, ma lo affronteranno insieme.,

      Quindi devo chiamarti “Bruttogrigno” o “Grezzotizio”, non so più come si chiamano i tuoi vichinghi, in quanto barbarico insensibile? 😉

      Grazie, apprezzo molto il tuo parere e i tuoi commenti.
      Ciao

  • Ciao Befana, ti ho scoperta solo oggi … è un pò che diserto questo luogo. Che dire, bello? riduttivo ma rende l’idea. La tua scrittura “scivola” che è un piacere tra passato e presente affrontando dubbi, certezze e paure che chi, come me, è coetaneo della protagonista sa bene cosa significano. Poi c’è Bologna nello sfondo, c’è l’Appennino, sono i miei luoghi, dove sono nata e vissuta da sempre. Scelgo “Guccio” anche per quello. Complimenti!!!

    • Vale la pena di essere in super ritardo nella stesura del finale, per avere un commento così 🙂
      Grazie, sì, Bologna e l’appennino sono anche la culla delle mie adolescenza e postadolescenza.
      Guccini c’entra molto in questo racconto, e Vorrei ha un testo meraviglioso, purtroppo la maggioranza dei lettori lo ha snobbato. Ti ringrazio molto, ho dato una scorsa veloce alle ultime righe del tuo racconto (è la pagina che si è aperta cliccando sul titolo) e mi ispira parecchio, anche e non solo per L’amore ai tempi del colera, che è uno dei miei grandi amori narrativi.
      Ciao

  • Donna cannolo, per poter citare Elio.
    Ciao befana.
    Dunque la risposta è arrivata, con un capitolo di anticipo. Ma sì, è chiaro da come è proseguito fin qui il racconto che Eva non aveva dubbi, il suo problema era volgere in parole i sentimenti che provava ed è quello che hai fatto finora. Una sola nota, per rendere più abietto il mio genere: gli uomini di mezza età, a mio parere, non cercano una colf. Vorrebbero una colf in casa e una ventenne tra le lenzuola.
    Ciao, ci vediamo per il gran finale.

  • Scusa befana, il mio commento è da ore in moderazione, penso perché aveva due link. Siccome non riesco a sopportarlo, te lo riscrivo:

    Allora, per mia ignoranza devo rispondere La Donna cannone.
    Detto questo… oh oh… Eva è in macchina con Lucciolignola 😀
    Però la risposta era nell’aria e il riassunto di eventi pesanti come macigni affrontati insieme non poteva che toglierle ogni residua incertezza, se mai l’avesse avuta. Capitolo struggente, per il quale, replicando il tuo gioco, proporrei questa canzone cantata sempre da Battiato:
    (Era il link a ‘Canzone dei vecchi amanti’ cantata da Battiato)
    L’originale è di Jacques Brel:
    (Stessa canzone ma in francese)
    A mio parere è meravigliosa. E la voce di Franco è (era!) incredibile.
    Ciao Ciao

    • A quanto pare la moderazione è ancora in corso, sei pericolosissimia 🙂
      Per risponderti, ah Bre! Hai ragione è una canzone meravigliosa, non conoscevo la versione di Battiato, per altro estremamente fedele, ma ho pensato a strofe o frasi precise delle tre canzoni che ho proposto, da sfruttare nel finale.
      Però, grazie per avermi fatto ripensare a quella canzone: per il prossimo racconto qui sto pensando a una specie di racconto corale con molti personaggi effimeri e una colonna sonora a capitolo. Credo che questa ne farà parte.

      Grazie, Moneta

      P.S. Più che Lucignola io la vedo come Biancaneve che si è svegliata e ha scoperto che il Principe Azzurro non esiste e quello blu chiaro si è già sposato un’altra. E ha deciso di vivere e infischiarsene 😉

    • Grazie Tia,
      sì molti riducono il Guccio ai suoi titoli anarchici e contestatari, che certo sono magnifici e importanti, ma dimenticano che è uno dei più grandi e sensibili cantori dei sentimenti umani, dai più alti ai più triviali.
      Il testo di vorrei era perfetto per far pronunciare ai miei personaggi le magnifiche frasi d’amore che non so scrivere, ma sapevo che il rischio era grosso inserendo la cura tra le opzioni.
      Ciao e grazie
      P.S. Pensa che io ho portato una tesina su “Light my fire” dei Doors all’esame di terza media 🙂

  • Allora, per mia ignoranza devo rispondere La Donna cannone.
    Detto questo… oh oh… Eva è in macchina con Lucciolignola 😀
    Però la risposta era nell’aria e il riassunto di eventi pesanti come macigni affrontati insieme non poteva che toglierle ogni residua incertezza, se mai l’avesse avuta. Capitolo struggente, per il quale, replicando il tuo gioco, proporrei questa canzone cantata sempre da Battiato:
    https://www.youtube.com/watch?v=p8iN260Z-SE
    L’originale è di Jacques Brel:
    https://www.youtube.com/watch?v=dU-OD5_Dxrs
    A mio parere è meravigliosa. E la voce di Franco è (era!) incredibile.
    Ciao Ciao

  • Ciao, ti ringrazio anches e perfetto mi sembra “leggermente” esagerato 🙂
    Io di Cohelo ho letto solo “Il manoscritto ritrovato ad Accra”, ho un altro libro suo nella memoria del reader ma non l’ho ancora mai letto.
    L’armatura di luce non so assolutamente da dove mi sia venuta e sinceramente neanche esattamente cosa voglia dire ma mi piaceva, nonostante io sia abbastanza allergica alle metafore elegiache in ambito diverso dalla poesia. Ma tant’è. Me piace!
    Battiato sta facendo l’en plein.
    Ciao Gabriele, grazie davvero

  • Uh, mi hai fatto piangere. E pensare che io funziono un po’ come Mangiafuoco con le lacrime 😉
    Credo sia il più bel capitolo di questo racconto, bravissima! Con semplicità hai raccontato cose molto toccanti.
    Mi è piaciuta tanto anche la parte descrittiva riguardante Anna. Complimenti 🙂

    • Sì, letto così, certo. Ma penso che sia un perfetto nel senso di mi sento bene, sono contenta. Se no ce ne sono tante di frasi che non potremmo pronunciare: va tutto benissimo, sono felice, sei meraviglioso. È bello usare le iperboli quando ci si sente bene, anche se non esisteranno mai. Per una volta che questa Eva è contenta invece di brontolare, lasciamola esagerare 🙂
      Grazie mille, Maria, come hai visto non sono riuscita a alleggerire la sfilza di aneddoti autobiografici di cui mi lamentavo nel commento al tuo racconto.
      Ciao

  • Riesci a creare con pochi tratti una realtà parallela in cui viene attratto inesorabilmente il lettore. Sembra di stare nell’auto con Eva e Anna, di poterle toccare (ma con Anna mi asterrei…). Bravissima, soprattutto perché parli di cose di tutti i giorni (o quasi), non “acchiappi” il lettore con effetti speciali.
    Continuo peraltro a riconoscermi in Pietro. Deve essere anche lui del segno della Vergine: è razionale ma capace di slanci improvvisi, pur se moderati.
    Continuo anche ad aspettarmi un finale amaro. Indeciso tra Battiato e De Gregori, alla fine voto per “La cura” (ormai avrai un gusto musicale francesizzato, no?)

    • Non vorrei ferire il tuo amor proprio, Napo, ma credo che tu sia troppo vecchio per Anna 😉
      Scherzo, perché ho sempre fatto fatica a trovare come reagire ai complimenti, ma sappi che il tuo commento mi fa davvero bene.
      Ti dirò che a Pietro ho attribuito molte delle caratteristiche che apprezzo e cerco nelle persone. Ma non so di che segno sia, non ho nemmeno deciso se sia di origini calabresi o pugliesi. O forse napoletane. Forse non lo saprò mai.
      Grazie davvero, ciao

  • La donna cannone.

    Hai descritto Anna e la sua vita in poche righe con una bravura magistrale: hai messo immagini, intelligenza e sensibilità, complimenti è difficilissimo. Brava davvero.
    Il resto lo sapevo già, che Pietro era un fico te l’ho detto molti episodi fa… 😉
    ( scrivi come scriverebbe una sagittaria) 🙂

  • Ha risposto alla domanda al nove e al dieci?
    Facci sognare, per la canzone voto Vorrei, perchè i desideri servono per costruire il presente grazie alla speranza di realizzali. La frase più interessante e strana, l’ho riletta due volte: “Anna, così forte, intera”, ma l’ho molto apprezzata.
    Aspetto un finale col botto 😉

    • Nel dieci mi sembra doveroso che lo dica a lui, come quanto e perché lo ami, perché finora la si è vista più rimproverarlo o lamentarsene più che spiegargli quanto lo apprezzi.
      All’inizio non capivo perché strana, poi mi sono resa conto che è vero, in italiano non si dice “qualcuno di intero”, ho ancora una volta italianizzato un’espressione francese. Ma questa non la rinnego, mi piace molto: penso che renda molto più di integro. Non è solo integrità morale, voglio dire che è intera nel senso che è forte, decisa, sicura, e conserva una coerenza unificatrice di tutte l sfaccettature della sua personalità. Non so se è chiaro quello che dico. È intera, insomma. 😉
      Grazie molte, che tu apprezzi quello che scrivo mi fa davvero piacere.
      Ciao

  • Ciao Befy,
    questo nono capitolo potrebbe essere tranquillamente quello conclusivo, quindi voglio vedere cosa scriverai nell’ultimo.
    L’unica osservazione che avanzo riguarda i dialoghi: se fossi in te userei le parentesi angolari, non è sempre ben chiaro quando finisci di riportare un dialogo diretto. A parte questo non ho veramente niente da aggiungere 🙂
    Alla prossima! 😀

    • Io credo che nell’ultimo sia d’obbligo che lo dica a lui, che lo ama, ancora, sempre, e perché. ma visto che le frasi d’amore non le so scrivere, mi sembrano sempre melense, profittiamo di quelle delle canzoni 🙂

      Sui dialoghi, sapessi quanto ci ho riflettuto, cambiato, ripensato, senza darmi indicazioni valide. Poi, mi son detta, con tutto quel che leggi, vedi come fanno gli editori professionisti. E nella grandissima maggioranza degli ultimi romanzi che ho letto, i dialoghi si aprono con un tratto e si chiudono con la punteggiatura, non c’è stacco grafico con la didascalia: è il senso che da lo stacco. Mi piaceva, l’ho adottato. Unica pecca, su Office non ho trovato il trattino lungo, mi accontento di quello corto.
      Grazie di tutto, Chris

  • Ciao,sono mancato per tre settimane, un impegno di lavoro. Esprre alla Ftera Homi a Milano. Piuttosto gravoso e che prende tutto il tempo. Adesso ricomincio, qualche giorno a leggere gli altri, poi vado avanti col mio. Io amo tantissimo rivedere le vecchie foto, e mi spiace che, per pigrizia, all’epoca non ne abbia fatte di più.
    Ho votato per la macchina.
    Buon fine settimana

  • In auto… eh eh eh!
    Mi rimarrà la scena del parto, il maldestro tentativo di Pietro di rendersi utile. Il fatto è che, correggimi se sbaglio, l’utilità del compagno, in quelle situazioni, va al di là e oltre ciò che possono dire. Ma gli uomini sono così materialisti…
    Ciao ciao

    • Non so, io credo che sia una cosa che non si deve affrontare da soli. Anche se, personalmente, mi ritrovo con delle foto di me in piena smorfia di dolore da contrazioni, opera del mio “accompagnatore”, souvenir di cui avrei fatto anche a meno. Ma forse anche quello fa parte dell’affrontare l’emozione e l’ignoto.
      Ciao Moneta

  • In auto… sarà opportunamente dentro il garage, no? 😉
    Ho già sentito questa frase ‘Eva aveva saputo di non essere più La Donna della vita di Pietro.’. Trovo che sia bella, rende l’idea di un sentimento paterno travolgente, ma non è troppo vera: sono amori diversi ma altrettanto importanti.
    Una cosa del tutto fuori tema, che ti scrivo qui perché non ho trovato altri contatti nel profilo: su meetale.com c’è un ‘contest’ a cui si può partecipare con storie contro la violenza sulle donne. Sono max 5 cartelle, ma visto che hai già qulacosa di simile te lo volevo segnalare. Dacci uno sguardo, se ti va. Io, ti sembrerà incredibile, parteciperò.
    Ciao a presto

    • Ti dirò, conosco gente il cui garage è così ingombro di cianfrusaglie che l’auto sta fuori.
      Sulla frase, certo, è una scorciatoia semantica (non so se esista ma suona bene): è chiaro che non è lo stesso amore, ci mancherebbe altro. È solo un’immagine per dire in pochi caratteri che un figlio diventa immediatamente la persona più importante nella vita di un genitore (quando tutto va bene). Sai, la storiella della torre: se sei obbligato chi butti chi salvi? 😉

      Quanto al contest, leggendoti ieri ho pensato oh non non voglio più scrivere di quel tema; poi più tardi ho avuto un’idea, un po’ truce ma mi sembra interessante. (Mi è venuta preparando le lasagne, non chiedermi il nesso perché immagino sia perso nelle sinapsi bislacche del mio cervello). Proverò a farne un testo.

      Ciao

      P.S. Perché dovrei trovarlo incredibile?

      • Già, hai ragione, potrebbe non sembrare incredibile. Diciamo che è un argomento distante da ciò che scrivo di solito. In genere, quando non fuggo dalla realtà di tutti i giorni con voli fantascientifici, divento un po’ prolisso e pesante. E se hai la tentazione di rispondere che lo sono anche tremila anni nel futuro ti prego di non farlo! 😀
        Vedremo, se ci sarai anche tu mi farà piacere.
        Ciao a presto

  • Ho votato in auto, per uscire di casa 🙂 e perché non capisco il riferimento alla sala d’attesa.
    Allora, per come lo descrivi a me Pietro non piace – mi hai dato l’idea che rifugga dalle vecchie foto forse perché è lui stesso a non accettare lo scorrere del tempo? Non so; poi un padre che metta da parte sino a renderle irraggiungibili le foto della figlia neonata, mi fa pensare che non sia quel grande amante della famiglia che dice di essere. Potrei capire le vecchie foto, ma quelle della figlia è anomalo.
    Dunque, in base alle mie riflessioni e ai precedenti episodi, Eva dovrebbe lavorare su se stessa per rendersi più tollerante verso le scelte del marito e collaborare con lui per accettare serenamente i cambiamenti che il tempo ha portato – non credo si possa migliorare evitando di vedere che percorso si è fatto, e Pietro sembra non lo voglia vedere 🙂
    Scritto davvero bene, grazie Befana.

    • Una cosa è sicura, questo Pietro non ti piace 🙂
      Io sono di parte, ho messo in lui molte caratteristiche di persone che amo e altre che non sono di nessuno che mi sia vicino ma che apprezzo in senso assoluto.
      Sulle foto dei figli, penso che le abbia inscatolate senza badarci: lui non considera le foto, e basta. Ha fatto caso all’album del matrimonio perché, come spesso, è particolare e si distingue dagli altri, e lo ha messo da parte immaginando doverlo fare; gli altri li ha spostati in blocco.
      Non è un modo di ignorare il passare del tempo, anzi, è un modo di accettarlo senza restare attaccati al passato, quello lo ha dentro.
      È il suo modo di essere, non ha nulla a che vedere coll’attaccamento alla famiglia.
      Ma sei liberissima di non apprezzarlo, sia chiaro. 🙂

      Per la sala d’attesa, era voluto che non capisse il riferimento, quello è nella mia testa per ora XD

      Ciao Giorgia, grazie

      P.S. Dici che devo mandarli in analisi sti due?

    • Mi è venuta scrivendo il capitolo l’immagine delle vecchie foto, quando si apriva la busta per guardarle, appena prese dal fotografo, e si scopriva che la metà erano venute male o per niente. Mi è piaciuta, anche se temevo rendesse Eva un po’ troppo nostalgica del passato. Sono contenta che tu l’abbia apprezzata.
      A presto

  • Non so’ perché ma mi è venuta sala d’attesa.

    Bel capitolo, in cui hai saputo ben mostrare come si svolge la vita di milioni di coppie.
    L’ultima parte poi, dimostra ancora la voglia di Eva di ricostruire il rapporto di coppia, e anche Pietro sembra non esserne immune.
    Infine, sono d’accordo con il pensiero di Eva: Ridere insieme spostando scatoloni, anche questo forse è amore.
    Ciao e a presto 🙂

    • Ah, Danio, io sono profondamente convinta che ridere insieme nelle piccole cose e grandi situazioni della vita, dopo anni e anni, sia davvero una prova d’amore. A incidere cuori sugli alberi e comprar rose son bravi tutti, ma ascoltare comprendere e far ridere la stessa persona per anni, per quello sì, bisogna amarla davvero.
      Ciao e grazie

  • Ciao Befana
    5000 caratteri credibilissimi e dietro grande sensibilità.
    Ammiro la capacità che hai di raccontare pensieri, emozioni e gesti anche di tutti i giorni in modo non banale.
    Ho una cara amica che non potrebbe vivere senza le sue foto e una collega minimalista all’ennesima potenza, che ama buttare tutto…a volte senza pensare…sono due modi molto diversi di vivere i propri ricordi.
    voto auto
    🙂

  • Ma quando lo pubblichi un romanzo??
    Ormai ho finito i complimenti… non trovo niente che non mi piace… forse l’unica cosa è il riferimento al reality show, avrei citato il nome del programma, magari storpiandolo come se l’avesse visto di sfuggita…
    In auto… non mi piacciono le sale d’attesa 🙂

    P.s.
    Ma cosa fai, copi i miei commenti sotto altri racconti…ahah… 😀 🙂

    • Eh, ormai sei il mio Guru XD
      Mi ha fatto davvero ridere: stavo per scrivere la prima frase e l’ho letta nel tuo commento sotto; come ogni grande autore merita, ti ho citato.

      Ti confesso che fino a ieri mattina Eva si vedeva iscritta a “Vite sommerse” (l’ho cercato su google perché io qui ho diritto alla trash tv francese e americana meno all’italiana), poi un po’ per non appesantire troppo il paragrafo che era solo di passaggio un po’ per risparmiare caratteri (il capitolo ne fa 5000 esatti, per dire) ho tagliato.

      Nella misura in cui qui su TI ogni volta che arrivo al capitolo 8 mi chiedo oddio cosa scrivo nei due ultimi capitoli che la storia ormai è finita, per il romanzo direi che non sono pronta, lol, come dicono i giovani

    • Là mi metti in difficoltà: il finale che stupisca al momento fatico ad immaginarlo. Quanto al cambio di passo, pensavo di limitarlo al finale. Nel senso di schema del capitolo: nell’ultimo non più riflessioni di lei ma una vera interazione tra i due protagonisti.
      Se il cambio di passo cui ti riferisci è un altro non saprei proprio come inserirlo, anzi non me lo figuro nemmeno. Suggerimenti?
      È dall’inizio che ho commenti che parlano di un finale che stupisce, temo ci saranno molti delusi.
      In ogni caso scegli quasi sempre la mia opzione preferita 🙂

  • In auto.
    L’auto è movimento, azione già di per sé. La sala d’attesa è statica, ferma, e la casa è già vista.
    Episodio da applauso. Le riflessioni sempre brillanti, mai noiose o banali, ma profonde. Un sacco di parole ed espressioni che hai usato in questo episodio, stavo per copiarle per incollarle qui e citartele, ma poi man mano che leggevo si moltiplicavano e correvo il rischio di fare copia e incolla dell’intero episodio e citartelo qui! Così ho desisttito. Brava da Campiello!
    PS Ma perchè Befana Profana?

    • Per il campiello aspetteremo, mi accontento dello Startari 🙂 per ora, e ne sono onorata.
      Felice che ti sia piaciuto, perché quando l’ho inserito stamattina avevo ancora 20 caratteri di troppo e ho dovuto attaccarmi a virgole, virgolette e congiunzioni, perché non sapevo più dove scremare.
      Tra l’altro mi chiedo se il capitolo 9 non rischia di essere di troppo, visto che più o meno ha già risposto.

      Lo pseudonimo: Befana dalle mie parti indica, oltre alla vecchietta titolare dell’epiteto, una brontolona, un po’ acida, mai soddisfatta, che ha sempre o quasi da ridire, sarcastica e scettica. Una megera, ma non malevola, diciamo. Un mio carissimo amico trattava me e la mia migliore amica, quando eccedevamo nel sarcasmo di “che due scope”. Sempre nello stesso senso, di streghe, ma visto il possibile doppio senso della parola “sc++a” gli ho preferito Befana.
      Profana si riferisce tanto al fatto che ero totalmente a digiuno di teoria ed esperienza di scrittura creativa, quanto al fatto che ho grosse difficoltà con la sacralità (in tutti i suoi campi ed applicazioni) e che sono fermamente convinta che la religione, tutte le religioni, sono uno dei più grossi mali che affliggono l’umanità.
      E poi rima con Befana! 🙂

      Ciao

  • Ho votato CD, un po’ perché qui c’è stato un accenno a Pino Daniele e un po’ perché sono curiosa di vedere che cosa potrebbe uscirne.
    Mi è piaciuto moltissimo vedere due caratteri così diversi a confronto e devo dire che, pur da mezza “psychorigida” e isterica, non sono riuscita a capire il motivo di tanta rabbia; magari un po’ di delusione ma… I programmi si spostano anche solo di un giorno!
    E infatti ora c’è il pranzo. Un pranzo invece della cena che aveva in mente Eva. Cosa succederà? O si salterà direttamente ai cd? Mah!
    A presto!

    • Non credo si possa razionalizzare troppo la rabbia, nemmeno Eva penso ne capisca davvero la ragione: forse la delusione, non è semplice affrontare certi argomenti col proprio compagno, parlare dei propri desideri o delusioni nei confronti dell’altro, ci si era preparata e procrastinare la spaventa. Forse è solo allergica agli imprevisti.
      Io personalmente a volte mi faccio saltare la mosca al naso violentemente per poi più tardi chiedermi cosa ci fosse di così grave da scaldarsi.
      Sono stata sorpresa e delusa di scoprire che in italiano non esiste l’equivalente di “Psychorigide”: è così efficace. 🙂

      Ciao Chiara

  • Fotografie.
    Marezia! Mi sei sfuggita, porca miseria!
    Questo Pietro che non si arrabbia mi fa saltare i nervi! Alle volte mi piacerebbe essere così ma non ci riesco proprio, se fingo tranquillità la faccia mi si riempie di bubboni pruriginosi. La nuotata mi convince meno della pedalata 🙂
    Ciao a presto

    • Fa riflettere sta cosa che dia più fastidio Pietro calmo e refrattario alle liti che Eva isterica che fa una scenata quando le cose non vanno secondo le sue previsioni.
      Non so quale conclusione possa derivare dalla riflessione ma fa riflettere! 🙂

      Quanto all’ultima frase, immagino ti riferissi alla riuscita dei capitoli, ma mi ha fatto sorridere perché avevo cercato tre attività che io associo al bisogno di riflettere e calmare la rabbia. Un’ora dopo aver pubblicato capitolo e opzioni mi sono mangiata le mani per non aver pensato a pedalando invece di nuotando, cosa che mi è molto più consona. Ma è andata così.
      A presto

      • Nel mio caso penso che dipenda dal fatto che mi è difficile identificarmi con Pietro, è troppo distante da me. Mentre Eva isterica mi è molto più familiare. Riguardo al nuoto, mi riferivo solo al fatto (scusami, ti prego!) che mi sembra che non sia uno sport che conosci benissimo. In effetti le righe iniziali mi sono parse un po’ artificiose, come se raccontarsi qualcosa che hai solo visto fare. Adesso linkami le foto dei tuoi tre ori olimpici nei 100 sl così imparo a stare zitto. 🙂

        • AHah, non te li linko, ma solo perché non amo vantarmi.
          No, certo hai ragione, abitando al mare in acqua cis to spesso ma sono una flemmatica ranista.
          Però l’inizio era piuttosto studiato, sui ricordi degli odiatissimi corsi di nuoto, e molto più recenti delle ore passate sugli spalti ad assistere agli allenamenti dei miei figli, (tortura dei tempi moderni).
          Dici che si vede che mai io mi sottoporrei a una tortura simile di mia spontanea volontà? Devo migliorare la mia capacità affabulativa. XD

          E sì, io non avrei mai scelto qull’opzione!
          Ti manderò una delle mie medaglie, un giorno. Ciao carissimo

  • Ciao befana!
    Capitolo interessante, in cui vediamo un altro aspetto di Eva e Pietro.
    Ti dirò, non sono così stupita dal loro comportamento. Conosco una coppia molto simile a quella che hai descritto. Lei, precisa, ordinata, che pianifica tutto e si scalda subito; lui, calmo, tranquillo, che non si arrabbia mai e che è subito pronto a fare la pace. Sono opposti e, proprio per questo, riescono a completarsi. Ovviamente non è una regola, poiché ci sono persone che sono così diverse da litigare sempre e non trovare un punto di incontro. Nel loro caso, invece, trovo che ci sia equilibrio.
    Mi piace molto questa coppia e sono proprio curiosa di vedere cosa succederà nel prossimo capitolo. Voto fotografie.
    Brava! Alla prossima! ^__^

    • Grazie Tia,
      anche io conosco diverse coppie (anche la mia, probabilmente XD) in cui è lei a scaldarsi e urlare e lui è più conciliante, raramente alza la voce nei dissidi e fa parte del integrante del loro modo di funzionare.
      Decisamente le fotografie hanno effettuato il sorpasso. 🙂
      Ciao

  • Ho votato cd solo perché hai citato Pino Daniele che, a quanto ho capito, è la suoneria del cellulare di Eva.
    Sinceramente Eva non mi è piaciuta affatto in questo episodio, mentre Pietro come dice Moneta è fin troppo perfetto e conciliante. Come se nascondesse qualcosa, e avesse la coda di paglia 😉
    Ma lei pretende che il marito segua i suoi programmi senza batter ciglio altrimenti si offende e poi deve attendere che il processo di auto-commiserazione della moglie sia portato a termine.
    Credo che a Eva serva una bella/brutta sorpresa per capire che è necessario tollerare anche il punto di vista di Pietro con maggiore maturità.
    Chiaramente mi riferisco al lato umano dei personaggi, nella storia sono curiosa di capire a cosa vuoi arrivare.
    Lettura molto piacevole come sempre 🙂

    • Meno male che ci sei! Ero sbalordita dal fatto che nessuno mi avesse detto ma questa Eva è una pazza nevrotica!! Sembravano tutti trovarla simpatica anche nelle mattane.
      Su Pietro, come ho detto a Moneta, ne ho dato un ritratto pienamente positivo perché volevo ben chiarire che i “dubbi” di Eva non derivano da difetti suoi ma solo dai cambiamenti nel loro rapporto, dalla passione forse non svanita ma trasformata.

      La coda di paglia non credo, io di uomini così ne conosco più di uno: che rifuggono il conflitto, preferiscono evitare la discussione perché sull’impulso della collera si dicono cose che non si pensano. Preferiscono subire o ritirarsi e chiarirsi poi quando la rabbia è placata.

      A “difesa” di Eva, dico solo che non pretende che Pietro obbedisca ai suoi piani. È semplicemente davvero “psicorigida”: quando le cose non vanno come aveva previsto la destabilizza totalmente e spesso i nervi saltano. D’altronde sa bene che razionalmente non aveva ragioni né diritto di arrabbiarsi, per questo ce l’ha con se stessa ed è scappata a cercare la pace. Sa bene che deve scusarsi, detesta essere fatta così, ma lo è.

      In effetti credo che il messaggio fosse da un lato evidenziare che Eva ha notevoli difetti e dall’altro che qualcuno che conosce e sopporta questi difetti e nonostante tutto pensa valga la pena aspettarti e cercarti, ti da una prova d’amore che vale cento mazzi di rose o dichiarazioni d ‘amore in pubblico. 🙂

      Ciao e grazie

  • Ciao 🙂 sono una ragazza nuova che ha appena iniziato a scrivere 🙂 la mia prima storia è “Il miracolo di Beatrice” e fa parte del genere Rosa. Proprio per questo ho iniziato a leggere la tua storia. Il genere Rosa è il mio preferito anche se amo cimentarmi nei gialli 🙂 ho iniziato a seguirti perchè il tuo stile e la tua fantasia mi affascinano moltissimo. Complimenti, il tempo leggendo le tue storie passa velocissimo e gli occhi non si stancano (nonostante stia leggendo da un pc). Grazie per la tua attenzione. Mi farebbe piacere se anche tu leggessi la storia e votassi per me così come io ho votato per te. Se poi ti piace il mio stile puoi anche seguirmi. Comunque la mia risposta alla tua domanda è : Fotografie 🙂

    • Ciao.
      Sei molto gentile, grazie dei complimenti.
      Ti confesso che io il genere rosa non lo leggo, se non in rare eccezioni, avrai notato che anche questo è un rosa parecchio sui generis, non sapevo in quale altro genere metterlo!
      Ma se vuoi farò un salto sul tuo racconto.
      Grazie per voto e commento

  • Cd, la musica è molto evocativa.
    Ho apprezzato di più altri capitoli, l’episodio è simpatico, ma non so, sarà che Pietro è così impeccabile da sembrare finto, l’ho trovato un po’ stereotipato.
    Sei molto conciliante col tuo personaggio maschile: mai una parola, anzi, un pensiero volgare. Mai che alzi la voce o tenga il broncio… Boh, mi piacerebbe se ogni tanto lo beccassi con un dito nel naso, o a fare puzze in ascensore….
    Ciao ciao

    • Io non lo intendevo veramente come una qualità positiva il fatto di non perdere mai le staffe, di rifiutare sempre lo scontro: non è facile sopportare uno così.
      Ho fatto un ritratto piuttosto positivo di Pietro, ma da un lato è visto attraverso lo sguardo di una moglie che gli vuole bene e lo stima, non è imparziale, dall’altro volevo davvero che fosse chiaro che i dubbi o (o gli interrogativi) di Eva non nascono dal fatto che sia un cattivo marito, ma solo dal fatto che la passione e la complicità siano un po’ sfumati nell’abitudine e nei doveri genitoriali e “da adulti”.

      In ogni caso, io intendevo mostrare che Pietro non ama scambiare e ascoltare i dettagli delle esperienze amatorie sue e degli amici; ma sono sicura che ogni tanto fa apprezzamenti sui glutei elle signorine che incontra e racconta barzellette sconce. 🙂
      Mi hai fatto ridere con le puzze perché è un soggetto che mi trotta in testa da un po’ ma non so se riuscirò a infilarlo nel racconto.

      Ciao Moneta, grazie

    • Ciao maschiaccio insensibile, 🙂
      grazie davvero.
      Mi chiedo anche io quali ricordi saranno veicolati da quali canzoni, se dovesse vincere quell’opzione, in effetti avevo un’idea di base ma là me ne sta venendo una tutta diversa. Vedremo. O ascolteremo, trattandosi di canzoni.

  • Bravissima. In effetti mi chiedevo – scusa la mia deformazione da perfezionista – come sarebbe possibile migliorarlo ancora. A parte qualche dubbio sui “se no”, “colla”, su qualche virgola e sul punto e virgola desueto – tutte cose che in un editing scompaiono – mi sono chiesto perché il racconto non è scritto in prima persona. In realtà il tuo narratore in terza non è mai onnisciente, è sempre sovrapponibile a Eva. Ma va benissimo così.
    Sai che Piero mi somiglia moltissimo? con quel suo autocontrollo che viene da molti scambiato per freddezza. Solo che io non vado mai da solo a cena con colleghi o amici, perché odio i branchi di soli maschi.
    Odio anche guardare le vecchie fotografie. I vestiti vecchi (anche non troppo) li butto via senza il minino rimpianto, anzi con gioia (rinnovare, rinnovare!). Allora musica, quella sì che riesce a evocare in me i ricordi.

    • Sulla punteggiatura Je plaide coupable su tutta la linea: faccio grossi sforzi, grazie ai Narranti Erranti ho anche ridato una scorsa a un manuale d’uso della punteggiatura ma confesso che vado spesso a feeling. Difendo solo il punto e virgola: sarà desueto ma ci sono affezionata!
      Per il colla potrei rimandarti alla risposta ad Alessandra (fate parte di un club di oppositori? XD) ma riassumo: per me i pensieri come le conversazioni informali utilizzano un linguaggio più gergale e rapido, per me colla ne fa parte. Ho visto che è forma in disuso, ma sono un po’ desueta anche io. magari mi sforzerò di smettere di usarlo.
      Quanto al “se no” pare sia forma più comune rispetto al sennò (mi sono documentata per risponderti in modo esatto), non mi ero davvero posta il problema.

      Mi ha fatto ridere (o invidia?) la tua attitudine verso i vestiti: io penso di avere ancora nell’armadio pantaloni non solo evcchi di decenni ma di deu taglie più piccoli rispetto all’attuale, incapace di buttarli. E ho traslocato 4 volte negli ultimi 15 anni, vedi tu!

      Ciao Napo e grazie, la tua lettura mi evoca sempre riflessioni che non mi avevano nemmeno sfiorata scrivendo.

      P.S. Ma perché soli maschi? Io spero che in quell’ufficio il personale sia misto 🙂

  • Fotografie….
    Pietro lo potrei strozzare al secondo “ne parliamo quando sei più calma”, frase che di solito mi manda in bestia!!! 😉
    Bello l’episodio, mi piace anche il comportamento di Eva, vero di una donna caparbia che pur capendo l’errore non resce facilmente a chiedere scusa…
    Brava

  • CD! CD! CD! CD!
    ok?
    ahahahahah
    con la musica tutto ha un senso!! soprattutto con quella che avoca ricordi e odori!
    Bravissima! Non solo nella scrittura ( a parte “colla” e “profittare” che non condivido) snella, asciutta, agile come una gazzella tra le righe esaustive; dicevo non solo, ma anche nel portare a beneficio del tema l’episodio. La lite ( Pietro è un mito, presentamelo!!! ahahahah) e quello che comporterà; il confronto, la miopia del nervo… non sei la stessa di un anno fa, oggi scrivi mille volte meglio. Complimenti!

    PS ottima la trovata di Pino Daniele che la richiama… per intendere che suona il cellulare.

    • ok, ora però mi mettete la pressione: in cultura musicale sono una capra!
      Su “colla” sono d’accordo che è brutto però io parto dal presupposto che quando si pensa o si parla non ci si esprime come quando si scrive o si ha una conversazione professionale o “elevata”, quindi il colla invece di con la mi sembrava più gergale.
      Forse in uno scritto non si fa. Non saprei.
      Quanto a profittare, lo difendo: nel senso di “mettere a frutto, utilizzare per “mi piace più di approfittare. Nel mio vocabolario mentale (non è la Treccani, ma ci sono affezionata) approfittare ha una connotazione negativa, di esosità, di tornaconto, veramente di approfittare in senso negativo come uno sciacallo. Non dico di aver ragione, ma è così che ragiono.

      Sulla scrittura, grazie, anche a me comincia a piacere. ma spero bene che ci siano miglioramenti: ho cominciato a pubblicare qui a titolo di allenamento, o di dimostrazione a me stessa, per vedere se potevo scrivere altro che le presentazioni di collezione, le schede film e i descrittivi turistico-alberghieri. Adesso che mi posso più o meno rispondere di sì lo faccio con più convinzione e attenzione.

      Grazie davvero

      • Già, ma con te è interessante e anche divertente leggere persino le repliche ai commenti che ti fanno… psicorigida… hai scritto in replica a Giorgia… non posso smettere di ripetermelo. Hai davvero una bella mente… 🙂
        ( comunque io adoro Pietro. E Eva non mi sembra affatto isterica. Sarò strana io…)

        • Vorrei cominciare tutti i giorni aprendo la mia posta elettronica alle 8 e trovare “hai davvero una bella mente”, bell’inizio. Grazie!
          Sai che ho scoperto scrivendo questo capitolo che “psicorigida” in italiano non esiste: quindi davvero a volte i francesi sono più in gamba! 😉
          Pietro piace anche a me e ti confesserò che non ho nessuna difficoltà ad immedesimarmi con una che si agita quando le cose non vanno come aveva previsto; né che si lascia andare a collere subitanee e non pienamente giustificate. Anche se continuo da sempre a sentirmi profondamente offesa al pensiero che l’etimologia di isterico risalga a utero: conosco parecchi uomini isterici!

          Credo che uno dei lati più belli di TI sia la possibilità di scambiare commenti con persone intelligenti.

          Un abbraccio

  • Vestiti 🙂
    Molto evocativa la prima parte (soprattutto, cosa ben più importante, mi hai fatto venire fame appena ho letto “cotolette” 😛 )
    Nella seconda parte traspare appieno lo stato d’animo di Eva, quasi mi sembrava di essere lì con lei mentre dava quelle bracciate!
    Molto brava, davvero ben scritto!

    • Non ho potuto evitare di metterlo: adesso si sta tutti attenti ai regimi alimentari dei bambini (e non solo): contare le calorie, i grassi, le proteine. E mi ricordo quando andavo a scuola c’era chi lo mangiava a merenda il paninazzo colla cotoletta!
      Se sono riuscita a farti immedesimare nelle bracciate sono davvero fiera: non male per una che non va mai al di là di una flemmatica nuotata a rana. 🙂
      Grazie, Lù a presto

  • Nuotando.
    Ciao befana,
    Quello che scrivevi all’inizio è vero: il racconto è un insieme di riflessioni serene, somme, riassunti. È piacevole da leggere ed è sempre ben scritto. Mi piace poi la voce narrante che si confonde col pensiero della protagonista, entra, parla al suo posto, esce rimanendo nei dintorni.
    L’atmosfera è così serena che mi sono scoperto a pensare che se l’avessi scritto io sarebbe terminato con la serena morte della protagonista. 😀 😀
    Scusa, lo scrivo perché l’ho davvero pensato e perché sono sicuro che il tuo finale sarà diverso!
    Ciao a presto

    • Mi piace molto come descrivi la voce narrante, grazie.
      Ma vuoi dire che anche per te la vita di Eva è un’esistenza piatta in attesa di morire quindi meglio una serena eutanasia?
      Ha un lavoro che ama, una famiglia e degli amici preziosi, resta in linea con le sue convinzioni. Anche se non risulta ben chiaro dal racconto (per ora?) ha persino un editore che le pubblica qualche novella. A me pareva una vita felice. Mah!
      Ciao Jaw, e grazie

      • No! Il contrario.
        Ovviamente scherzo, esagero, ma intendevo esattamente il contrario: la tua protagonista descrive una vita così piena e serena che può non chiederle altro. E per quanto mi riguarda, la domanda della figlia ha già avuto una risposta positiva, lei sta tirando le somme, probabilmente un po’ incredula della propria fortuna.
        Ciao a presto

  • Ho votato nuotando.
    Bella amicizia quella tra le due donne; ma questo episodio mi sembra totalmente separato da tutti gli altri. Forse hai voluto presentare Dotty e la sua indole determinata, associandola a quella di Pietro per parlare in seguito di qualcosa che li riguarda.

    • Lo scopo del capitolo era mostrare Eva intenta a fare altro che rimuginare sulla sua vita di coppia. E nello stesso tempo mostrare che Pietro, la sua opinione sulle cose, sono sempre presenti in lei. Doroty in sé non è davvero importante: mi serviva da un lato per mostrare Eva come madre e il suo essere apprensiva per tutto ciò che non è prevedibile (la bimba che impara a leggere da piccola). Dall’altro e soprattutto perché mostrando i lati notevoli del carattere di Doroty: essere decisa e serena con se stessa, salda nei principi, forte e oculata nelle scelte, e sapendo che sono caratteri che ha preso dal padre, aggiunge tasselli alla personalità di Pietro e al perché Eva lo ami. Ma senza fare ancora un capitolo in cui lei pensa unicamente a lui e al loro passato.
      Non è semplice spiegare le proprie intenzioni e cosa si è voluto dire. Ogni volta mi incarto e faccio repliche chilometriche! 🙂
      Ciao

    • Sono sicura che Mario Gori nella collana di autori esposta da Eva non manca. Purtroppo, nella citazione dei suoi preferiti Eva ha sofferto dei limiti della sottoscritta: a parte il grandissimo Trilussa (ma il romanesco si capisce) e Totò di cui si tende sempre a dimenticare la grande vena poetica, resto negli autori di cui comprendo il dialetto, come i romagnoli
      Per quanto la Sicilia faccia parte dei miei luoghi del cuore, abbia passato un paio di estati a girarla in lungo e in largo e sogni di ritornarci presto, la mia conoscenza dei dialetti siculi si limita a pochi vocaboli: sciccareddu, amuninne, vasari, mischinu e poco altro. Da lì a capire una poesia… Ma mi impegno a riscoprire Gori, promesso.
      Ciao e grazie.

  • Mi piace che Eva abbia parlato con la sua amica, raccontato il vissuto, ironizzato sulla famiglia. Il personaggio si sta mostrando sfaccettato, complesso.
    Mi rimane il dubbio, adesso di dove va la storia…..questo capitolo mi ha piacevolmente sorpreso non me l’aspettavo.
    Aspetto di vedere che piega prende e speriamo che dovunque vada, ci vada guidando.
    Brava alla prossima.

    • Sorpreso? A me sembra davvero in linea con gli altri: Eva ripensa alla sua vita, relazionale in primis, ma non solo. Penso di avere ormai un’idea abbastanza precisa del seguito del racconto; in compenso non riesco davvero ad immaginare la conclusione, per ora. Già la chiusa di ogni singolo episodio mi risulta difficile.
      Ciao Mrs e grazie

  • Ciao Marezia, quello dell’inventario è un compito veramente arduo, lo dico con cognizione di causa, in quanto commerciante, ti fai due ….. così a farlo.
    Venendo al racconto, mi è piaciuto molto il dialogo tra le due amiche, con i ricordi che ne derivavano, sei riuscita a dire tanto nel poco spazio che abbiamo. Anche se relegare i loro incontri quasi solo ai giorni di inventario, le portano a vedersi davvero poco.
    Voto guidando, visto che sono sempre in giro è la cosa che faccio di più.
    A presto

    • Non ho mai fatto l’inventario di un negozio, ma lo immagino. In effetti il capitolo in origine cominciava più o meno così “L’inventario non è certo il momento più gradevole nell’attività di libraio ma a Eva non dispiace perché..” Ma al conto dei caratteri questo e molti altri passaggi sono saltati. 🙂
      Anche nella mia testa il prossimo capitolo si aprirebbe guidando, ma al momento siamo in minoranza.
      Ciao e grazie

      P.S. Non ho detto che le due si vedono solo in quei giorni, ma che sul lavoro è uno dei rari giorni in cui lavorano insieme. Sono amiche da una vita, immagino si vedano anche fuori dal lavoro. 🙂

  • Ho come l’impressione che ti sia fatta influenzare troppo da certi commenti che ti hanno dato una lettura negativa dell’esperienza di vita di Eva. Ho trovato in questo episodio una Eva un po’ più neutra, meno riflessiva, più descrittiva. Spero di sbagliarmi, ma se invece ho anche un po’ di ragione, allora sei tu che stai sbagliando. Eva è il tuo personaggio, lo hai tratteggiato in un certo modo fin dall’inizio e non devi farti influenzare dai lettori. Theincipit può portarti a dare una diversa curvatura al racconto in funzione delle opzioni vincenti, ma non devi cedere alla tentazione di modificare la tua visione d’insieme della storia.
    Nuotando? Apparentemente non c’entra niente. Non è per metterti in difficoltà, ma è l’opzione che ho scelto. Sperando che tu non faccia diventare Eva una fanatica dell’attività fisica.

    • Ahah, immedesimarmi nella testa di un fanatico dell’attività sportiva mi risulterebbe facile quanto scrivere un trattato di astrofisica in aramaico. Dubito che ci proverò mai.

      Il tuo commento mi ha stupito, e ho riflettuto se davvero inconsciamente avevo fatto ciò che dici. Penso che se c’è un passaggio che ha origine nei commenti ricevuti è quello sul silenzio tra le due amiche, sul fatto che con le persone che si amano e si conoscono davvero si possa stare a lungo senza bisogno di parlare, l’essere insieme è già una comunicazione. Sì, questo è forse una reazione al commento di Ivano che trovava triste che Eva e Pietro parlassero poco a cena.

      Il resto segue esattamente la linea che ho in mente per il racconto. Questo capitolo ha lo scopo di mostrare che la vita di Eva non si riduce a pensare “lo amo ancora? perché facciamo meno l’amore?”. C’è il suo lavoro, la sua amica, altre parti della sua visione delle cose, il suo rapporto con i figli. E come Pietro ne faccia parte, e come Eva apprezzi di lui il fatto di saper essere sereno, saldo nelle sue convinzioni.

      “Meno riflessiva” mi ha spiazzato: ero convinta di essere rimasta molto nella scia degli altri capitoli, soprattutto l’ultimo e quello in libreria.

      Ciao e grazie della tua lettura sempre così attenta

    • Bé è reciproco, io continuo a sognare di poter scrivere e creare universi alternativi e fantastici, ma non riesco mai ad andare oltre le due pagine. Mi viene naturale solo scrivere di ciò che conosco. Che noia!
      Quanto alla farfalla DAL morale d’acciaio non fa riferimento a nessuna formula conosciuta; è solo l’immagine che associo (o meglio, che Anna associa) a Dorotty:una esile, bionda, eterea e graziosa fanciulla nell’aspetto, ma dotata di un morale carattere e principi soldi ed inattaccabili. Stavolta sono ermetica io, a quanto pare. 🙂
      Ciao ciao

  • Correndo. Ma senza ansia. Magari un po’ di jogging, così, tanto per rilassarsi e far sentire al corpo che è vivo.
    Mi è piaciuto leggere di altre persone nella vita di Eva, di Anna e di Dot, nonostante non avessi votato per questo. Il che mi sembra decisamente positivo 🙂
    Leggendo i commenti sotto, anche io mi sono stupita perché, come te, mi sembrava che il tono generale del racconto fosse molto positivo, senza amarezza ma, piuttosto, realismo. Sono certa che Eva troverà una risposta e, se non è troppo scontato, penso che possa essere anche un sì.

    • Sì, in effetti, nonostante il tema sia la domanda di Alice, volevo mostrare che Eva ha comunque una vita piena e sfaccettata, non passa tutto il suo tempo a pensare al marito e al fatto che stanno invecchiando e diventando meno passionali. E nello stesso tempo mostrare altre ragioni per cui ama Pietro. Io lo vedevo così, il capitolo, spero che sia il risultato ottenuto.
      Sì, sì, pensavo proprio ad uno jogging “terapeutico” per svuotare la mente e calmare i nervi.
      Ciao Chiara, e grazie come sempre.

  • Nuotando 😉
    Si legge che è una meraviglia anche questo episodio, segno che non ti stai perdendo, che mantieni il passo a una linea coerente che vibra di Eva. Sì, vibra di una donna forte e realizzata che sembra non dover chiedere nulla di più, se non la risposta alla domanda di sua figlia. Ma che la sta trovando pian piano, quella risposta, attraverso questo viaggio interiore tra presente e passato. Ripercorre gradini già saliti, li osserva uno ad uno per ricordare a se stessa che sono abbastanza da credere che presto raggiungerà la sua cima.
    Non scoraggiarti se non tutti leggono allo stesso modo la stessa pagina; ognuno tende a proiettare le proprie convinzioni in quelle altrui, per questo le opinioni sono varie; la verità è che l’oggettivo messaggio che trasmetti ci dice il contrario, ma non tutti sono disposti a cedere all’oggettivo pensiero, preferiscono il proprio. E quando l’altrui non è il nostro, è quasi sempre sbagliato. Sia che si tratti di non capire, sia di non essere capiti. Per quanto mi riguarda io non leggo proiettando me stessa, già mi annoio di me, figurati se mi specchio in altri, per cui ti ho capita benissimo e mi piace molto questo mondo e questo viaggio in cui mi stai portando.
    Un abbraccio.

    • Grazie, bellissimo commento.
      Ma le diverse letture non mi scoraggiano, mi stupiscono e nello stesso tempo confortano la mia convinzione che gli esseri umani siano capaci di afferrare unicamente la propria visione della verità: ognuno la legge a modo suo. proprio come le parole di un racconto.
      La verità di Eva vista da me è quella di una donna che realizza che gli ideali romantici ed eroici dei suoi 20 anni, cambiamo il mondo, viviamo di sogni, chiediamo l’impossibile, hanno lasciato spazio ad una vita fatta di un lavoro che ama, una casa in cui si sente bene, l’affetto e il rispetto delle persone che ama e stima. Tutto questo senza tradire i principi in cui ha sempre creduto. E le sembra una buona versione della felicità. Constata che sta invecchiando, senza realmente rimpiangerlo. Ma è la mia versione della verità.
      Non quella di tutti gli altri 🙂

      Ricambio l’abbraccio.

      P.S. Io invece finisco sempre per riconoscermi in un sacco di cose diverse. Pensa che sono più o meno a metà de La scuola cattolica e mi ritrovo perfettamente in quello che dice Albinati di se stesso. Il fatto di non sapere esattamente chi sia e cosa pensa, che a volte gli sembra di essere d’accordo con una cosa e il suo contrario. Mi sento un po’ così anche io. Fermo restando i principi di base.

      • Eh, lo so, ti ho suggerito un vero tomo! Ma anche io nel leggerlo sono stata d’accordo con lui, persino quando lui stesso non era d’accordo con sé. Però non ho proiettato nel suo scritto le mie convinzioni, ho solo elaborato le sue e, quando davvero sagge, le ho fatte mie. Certo, secondo i miei parametri, ma che diamine… non posso mica farlo con i parametri di un altro 😉
        Quando lo avrai finito… parliamone 😉

        • No, in quel senso, no, nemmeno io proietto la mia vita in quello che leggo, non mi immedesimo con personaggi e vicende. È piuttosto un “ah anche a me capita di sentirmi così”, mi riconosco in questa definizione o sensazione.
          In realtà mi sono resa conto ieri che ho letto i due terzi del libro, un po’ più di 900 pagine; ma non so se sarò in grado di discuterne davvero, forse dovrei rileggerlo una seconda volta. Affronta un sacco di temi, in effetto. Nelle righe che sto leggendo affronta il concetto delle donne come “nigger of the world”, anzi ancor meglio come strato più basso della società: le sfruttate degli sfruttati. È particolarmente stimolante.
          Ma quello che mi stupisce di più è che un libro così abbia vinto lo Strega. Anche se in Italia la spaccatura tra opinione pubblica e mondo della cultura è più netta che in altri paesi.
          Ciao

          • Ha stupito anche me, infatti, che abbia vinto lo Strega. Ho letto l’articolo che lo incoronava vincitore e ho cercato l’anteprima online con lo scetticismo di chi storce il naso e farnetica “ecco, ora mi faccio una risata” e sono rimasta incollata un’ora sulle 50 pagine regalate da amazon. Fino poi a comprarlo. Ero incredula. Si vede che la giuria sta cambiando, perché ha vinto ad unanimità, spiazzando ogni pronostico e ottenendo un record!

            • Davvero, perché se fa un largo ritratto della società italiana e soprattutto romana degli anni 70, l’oggetto principale della sua analisi è la borghesia. E quello che ne emerge è soprattutto che la borghesia italiana , contrariamente a quella di altri paesi, non è mai stata un elemento di progresso, ma una classe gretta, meschina, richiusa su se stessa e sul conservatorismo unicamente interessata al mantenimento vedi accrescimento del patrimonio familiare. Non è il primo a dirlo e lo condivido largamente, ma di solito gli “intellettuali” italiani, che di quella classe fanno volenti o nolenti parte, e che compongono largamente la giuria, non sono propensi a riflettere sulla questione.
              Ma, mi dirai, scorrendo dei titoli riguardanti il libro ho visto l’inizio di un articolo de IL GIornale (e mi asterrò dal commentare il livello generale di quel quotidiano) che lo definiva “infine IL Grande romanzo della Borghesia Italiana”. non so come possano vederci un ritratto positivo. Sempre della serie leggo le cose nel modo che pare a me.
              Chiudo la parentesi.
              Ciao ciao

  • Salve befana profana,
    Sono su questa piattaforma da un paio di settimane e fin ora non avevo ancora dato interesse ai romanzi rosa. Dopo questo racconto, e quest’ ultimo capito nello specifico mi sono dovuto ricredere…la genuinità con cui si affrontano tematiche profonde e non mi ha fatto riflettetr molto. Complimenti!

  • Ero indietro, ma mi sono rifatta. Voto Eva e qualc’un altro, perchè mi sembra una donna in bilico, divisa tra il dovere delle famiglia e il desiderio di dversità, vorrei che facesse un salto, poi potrebbe anche pentirsi, ma questa vita in attesa di morire mi sembra un po’ piatta.
    Di questo episidio i gesti narrati raccontano più dei pensieri. Brava

    • Ciao, leggendo il tuo commento mi sono ritrovata ancora una volta stupita e meravigliata come le stesse parole non abbiano assolutamente lo stesso significato per chi le scrive e per coloro che le leggono.
      Tu hai letto una “vita piatta in attesa di morire”, Ivano ha letto del pessimismo e una Eva che non sopporta di invecchiare, rimpiange il passato e probabilmente non ama più il suo uomo.
      Io pensavo di stare facendo il ritratto di una donna che arrivata più o meno alla metà della sua vita cerca di fare un bilancio che io trovavo decisamente positivo: fa il lavoro dei suoi sogni nel suo angolo preferito di una città che ama, ha un buon rapporto coi figli e l’affetto, il rispetto e la stima di un marito per cui prova le stesse cose. Rimpiange forse le passioni (amorosa, ma anche sogni e velleità) della giovinezza, ma soprattutto perché dopo anni in cui bisognava occuparsi di priorità imprescindibili (carriera, casa, crescere e educare i figli) quando queste priorità sono quasi interamente svolte, ha di nuovo il tempo e il modo di pensarci.

      A quanto pare non ho trasmesso questo. O non a tutti. Vedremo dove si va. 🙂
      Spero anche io che resti l’opzione qualcun’altro in testa, è così che ho immaginato la prossima tappa.

      Ciao e grazie

  • Questo è il capitolo che mi è piaciuto di più.
    Molto intenso, sembra quasi una pagina di diario. Ma Eva deve vedere anche oltre l’uomo che ama e col quale condivide lo sfiorire della gioventù e del corpo, perciò ho votato Eva e qualcun altro.
    Brava davvero 🙂

    • Grazie.
      Sì, penso che il soggetto “evoluzione del fisico e della vita intima col passare del tempo” sia esaurito. Credo che E analizzerà altri elementi della sua vita con P, ma sempre di quella parlerà, se no vado fuori tema. Il dubbio è se si possano ( o io riesca) a scrivere 10 capitoli su quel solo soggetto.

      Grazie mille, Giorgia

  • Ciao, vediamo se riesco a spiegare quello che mi trasmette questo capitolo.
    Mi pare che sia di un pessimismo assoluto, quello che pensa Eva è un modo tremendo di invecchiare, ricordare le cose belle di prima, compreso il fisico, e notare che non ci sono più. E allora? Perchè non farle lo stesso? A me se mia moglie mi sveglia la mattina per fare l’amore non mi disturba affatto, e penso di essere più avanti negli anni di Eva e Pietro, io sono già da tempo alla rasatura completa del cranio.
    E non trovare niente da dire la sera durante la cena. Non è una bella vita. Forsr ha trovato la risposta alla domanda di Alice.
    Voto più tardi Eva e qualcun’altro, magari potrebbe ringiovanire.
    A presto

    • Oh, Ivano, non sai quanto mi dispiace che tu l’abbia recepito così perché non era assolutamente il messaggio che volevo trasmettere. È sicuramente colpa mia e cercherò di spiegarti dal mio punto di vista gli argomenti che citi:

      Eva non rimpiange i capelli di P. (non ci faceva nemmeno caso fino a quella mattina), si dispiace per lui, che era fiero dei suoi folti capelli neri, e sa che ne soffre.
      Quanto agli addominali, è solo una fitta nostalgica, umana, di cui si pente. In realtà l’ho messa perché in film e romanzi sembra sempre che solo gli uomini si rammarichino del fisico che invecchia delle loro donne. Non è così.
      E in ogni caso non le impedisce affatto di aver voglia di fare l’amore. Vorrebbe svegliarlo ma non osa per paura di disturbarlo. Quello che non ho scritto e che per me era implicito è che in realtà ha paura del rifiuto, di svegliarlo e scoprire che avrebbe preferito dormire. Per me era il succo dei due ultimi capitoli: E e P rimpiangono e vogliono le stesse cose ma nessuno osa dirlo all’altro, talmente sono abituati ad andare avanti occupandosi degli obblighi della vita di tutti i giorni.

      E non dice che non parlano a cena, solo che parlano meno di quanto a lei piaccia, ma anche che erano silenzi caldi, piacevoli. Quando ci si conosce e ci si vede tutti i giorni da una vita, e ci si ama, non serve riempire tutti gli spazi di frasi inutili come quando si comincia a frequentare qualcuno. Non hanno tonnellate di aneddoti da scambiarsi perché sanno già tanto.

      Sull’invecchiare male non sono d’accordo. Certo rimpiange il suo corpo e quello di P, ma è umano, e non passa le giornate a piangerci su o a cercare di palliare come tanti oggi alla vecchiaia: botox, lifting, look ragazzino. Per il resto non se ne lamenta, del tempo che passa, lo constata. Questo è molto autobiografico: il periodo della mia vita che va dai 20 anni all’università ai 40 mi è sembrato volare. Non me ne sono accorta, quasi. Non mi è sembrato di cambiare e invece è cambiato tutto. E non parlo dei cambiamenti fisici: sono passata da giovane studentessa a donna matura ( lo so che ora si dice giovane per i 40enni, ma non esageriamo), madre di famiglia; ho persino cambiato nazione di residenza. Ma non me ne sono resa davvero conto fino a che quel 40 mi ci ha fatto riflettere. E giuro che non mi sento vecchia e non ho voglia di tornare indietro! Sono convinta che nemmeno Eva vuole tornare nel passato, sta solo riflettendoci, a lui, al presente, ai cambiamenti, a quello che non cambia.

      Scusa per il pezzone che ti ho scritto, volevo solo chiarire la mia visione. Non penso che ci sia pessimismo, né che la risposta alla domanda sia negativa. È solo un modo di riflettere su se stessi.

      Ciao, Ivano, e grazie molte della tua lettura sempre attiva

  • Direi di passare a qualche ora più tardi Eva e Pietro che così poco abbiamo visto insieme nel presente, finora.
    Il pezzo sulla caffettiera è bellissimo.
    L’immagine di Eva che lo sfiora e intanto le passano per la mente tutti quei pensieri che culminano con lei che si alza, è un tocco da maestra.
    Grande.

  • Restiamo a parlare con Alice, vediamo un po’ che succede 🙂
    Molto bello questo episodio riflessivo, ciliegina sulla torta la parte iniziale in cui descrivi l’invecchiare come colpi dati con lo scalpello, proprio d’effetto!
    La maniera in cui poi hai descritto le loro emozioni nel fare l’amore, il modo esatto in cui sanno trovarsi e darsi piacere (citandoti 🙂 ) è semplicemente sublime, scorre via liscio e dolce come miele 🙂
    Brava!!

  • Ci ho messo qualche giorno a recuperare gli episodi precedenti. Ti seguivo già, ma ti commento ora per la prima volta, senza aver letto cosa pensano gli altri lettori…
    Maré, chi sei tu che la sai tanto lunga sugli amori maturi? Non rispondermi, per carità: l’uomo (in questo caso la donna) che c’è dietro l’autore deve, secondo me, rimanere sempre nascosto agli occhi del lettore, altrimenti la lettura ne perde di fascino.
    Io amo i racconti in cui apparentemente non succede nulla, ma che ti danno comunque emozioni: ti svuotano e ti riempiono l’anima con una dolce risacca di immagini di vita di ogni giorno illuminate dalla sensibilità di chi scrive.
    Sì, Maré, la sai lunga, anche sulla scrittura creativa. Per nostra fortuna.
    Eva e qualcun altro: è arrivato il momento.

    • Accidenti, non sai come mi ha fatto piacere leggere il tuo commento. Direi lusingato, se non avessi in antipatia il verbo (colpa de La Fontaine?).
      Sull’autobiografico, giuro, non ti rispondo, ho cercato di farlo in modo (credevo io) scherzoso a Christian Lane e ho avuto l’impressione di averlo un po’ spaventato (oddio, questa mi racconta la sua vita!).
      È che coltivo ancora in un angolo il sogno un giorno di scrivere qualcosina che valga la pena cercare di pubblicare, e mi sono detta che per esercitarsi il meglio era scrivere di cose luoghi e tipi di persone che mi sono familiari.

      Quanto alla scrittura creativa mi hai fatto davvero sorridere, perché non mi ero mai posta il problema esistessero regole o manuali d’uso, fino a che non ho letto Alessandra consigliarne la lettura a diverse persone. Ho curiosato qua e la, via internet, e le sole cose che ho davvero conservato ( a parte l’ovvio fatti uno schema, leggi tanto, non scrivere come mangi) sono: finito il testo, stacca diverse settimane e rileggilo come se non fosse più tuo. (nel caso di TI mi limito a qualche giorno).
      E quella che trovo bellissima e davvero giusta: non puoi scrivere la prima frase del tuo romanzo prima di aver scritto l’ultima. Per ovvie ragioni su TI non si può applicare.

      Decisamente ogni volta ti scrivo un papiro 🙂
      Grazie, Napo, a presto.

      • Con qualche rara eccezione non leggo mai i commenti degli altri lettori ai racconti che leggo. Ho sorriso leggendo il tuo riferimento ad Alessandra: io e lei abbiamo la stessa formazione di base e finiamo per dare gli stessi consigli 😉

  • Ho perso ben tre capitoli, che ho letto tutti insieme (e non è male potersi concentrare per più di 5000 caratteri su alcuni personaggi). È veramente curioso, per me che sono una ragazzina, vedere la vita di persone che potrebbero essere i miei genitori; è come se potessi dare una sbirciata al futuro, e può generare molte riflessioni.
    Mi è capitato di sentir parlare degli uomini come gli amici di Pietro, e sono rimasta sollevata nel vedere che lui non la pensava così; ancor di più nel constatare che Eva gli vuole ancora altrettanto bene. Il rispetto, la conoscenza e l’amore che ciascuno prova per l’altro è commovente e porta un po’ di luce.
    Ho votato per rimanere in cucina a chiacchierare, ma sono stata l’unica.

    • Grazie Chiara,
      penso che in realtà questa sia la realtà di molte coppie di lunga data. E altrettanto sia comune a molti l’incapacità di ricordarselo, di parlarne insieme, di scambiare desideri e sensazioni: la necessità del quotidiano trascina avanti senza lasciare il tempo di riflettere davvero al buono che si ha e si vive. E a volte la noia sommerge tutto il resto.
      Sarei rimasta anche io in cucina, vedremo tra una settimana se ci saranno evoluzioni nelle votazioni.
      Ciao ciao

  • Ma no! Eva e Pietro, gli interruptus sono odiosi! 😀 😀
    Ciao befana,
    In fin dei conti questi cinque capitoli hanno il ritmo di un video musicale, o di una poesia, se preferisci: in ciascuno si mostra un atteggiamento, un sentimento che reso in immagini sarebbe immediato ma meno sviscerato, meno profondo. Più poesia, comunque, o se preferisci buona musica, perché il trait d’union di tutto il racconto è mostrare sentimenti, atteggiamenti, riflessioni universali. Poetiche appunto.
    Ciao ciao e complimenti

    • Sé, interruptus, qua non era nemmeno inceptus. 🙂

      Grazie Moneta, sei sempre estremamente gentile e adorabile, ma se quello che cerchi garbatamente di dirmi è che sto scrivendo sul nulla, hai perfettamente ragione. Non è una storia, è un quadretto intimo di sentimenti banali e familiari. L’avevo detto che per l’estate volevo solo pagine futili, leggere.
      Ti ringrazio tanto di utilizzare il concetto di poesia: la mia scrittura mi sembra sempre troppo fredda, ma quando cerco di usare formule più “elegiache” mi suonano false e resto nel sobrio-scarno-freddo.

      Ciao

    • Gabrié, ma se mi dici che il rapporto Eva/Pietro ha già detto tutto che faccio dei prossimi 5 capitoli? Perché era quello il fulcro della storia, mannaggia!

      Quanto all’autobiografico, per rispondere a te come a Christian, certo Eva mi somiglia per atteggiamenti e modi di pensare, è inevitabile, e anche Pietro in fondo, le situazioni e le atmosfere sono quelle in cui ho sempre vissuto, ma basta lé. È una storia di fantasia, voglio rassicurarvi tutti: non sono in crisi esistenziale, né sentimentale, né della quarantina. Sto bene, non sto raccontando la mia vita su TI per evitare di pagarmi l’analisi dallo psicanalista! 😉
      Se volevate invece dire che personaggi e atmosfere suonano “veri”, wow, grazie del complimento!
      Ciao ciao e grazie sempre

        • Ma va là, criptico: immaginavo che fosse un complimento, ma visto che “autobiografico” cominciava a fiorire in diversi commenti, ho preferito precisare: tranquillizzare i miei pochi ma gentilissimi lettori che sto bne, è solo un racconto, non un modo di gridare aiuto! 😉 Ahaaha

          Quanto al rapporto tra i due, mi togli un peso, perché ho ancora 5 capitoli davanti. Ma se quel che vuoi è che smettano di pensare a ste mattine di coccole che non ci sono più, giuro che non contavo insistere oltre! 🙂
          Ciao

  • I figli che irrompono proprio sul più bello… Mannaggia!
    Qui su TheIncipit ci sono svariati rosa ambientati in un matrimonio in crisi, ma questo tuo racconto sicuramente non è banale come gli altri. Personalmente spero che la situazione non sfoci nel classico tradimento, ma questo lo deciderai tu (o noi).
    Eva e Pietro mi piacciono troppo come personaggi, mi dispiacerebbe veder sciolto questo duo.
    Saluti Befy! 🙂

    • Già o allora dar la colpa ai figli è sempre un buon modo di giustificare la propria mancanza di iniziative. 🙂
      Quanto al tradimento, questi due non trovano neanche le energie e il tempo di farlo con la persona coricata accanto, non li vedo molto far lo sforzo di andare a cercare un amante, ma non si sa mai.
      Grazie mille, Christian, alla prossima

  • Presente 🙂
    Belle chiacchiere e bel capitolo, mi han fatto sorridere e mi sono immaginato appieno gli amici seduti a bere vino e conversare di ciò che sono per la maggior parte dei luoghi comuni ahahah 🙂 Non sempre noi uomini quando siamo in gruppo parliamo di queste cose, ma quando ne parliamo siamo più o meno così come loro 🙂 Brava!

    • No, dai, non sono una discepola dei luoghi comuni, qui mi serviva parlassero di donne perché Pietro avesse una ragione di esprimere il suo punto di vista sulla sua vita di coppia.
      Però devi ammettere che gli uomini (fermo restando che si tratta di individui e non di cavie di laboratorio) difficilmente affrontano direttamente, con gli amici o con la famiglia, problemi, sofferenze, o anche solo soggetti intimi e sentimentali. In generale preferiscono passare dallo scherzo, la boutade, o “prenderla alla larga”‘ attraverso argomenti più universali e “neutri” Retaggio socioculturale che persiste, in mutamento ma persiste 🙂
      Se ti è sembrato verosimile mi fa piacere, pero però che quelli che parlano della compagna come il “viscido” come lo chiama Moneta siano una minoranza!.;-)
      Ciao, e aspetto il tuo prossimo sanguinolento capitolo!

    • Sei molto indulgente, tu, li chiami buontemponi, altri commenti parlano di viscido, lumacone. Sì, dare il punto di vista di Pietro senza forzare la storia perché si ponesse le stesse domande della moglie era lo scopo del capitolo.
      Apprezzo il tuo voto: il prossimo capitolo è praticamente pronto, aspetto solo di rileggerlo a freddo, ed è al presente.
      Ciao e grazie

  • ”un guazzabuglio di suspense scontata e sedicente critica sociale condito di porno soft per mogli insoddisfatte.”
    Ti amo: vuoi sposarmi?

    Comunque ho davvero apprezzato questi 4 capitoli 🙂
    Quando leggo dei racconti scritti in questo modo, così dettagliato e verosimile, non posso fare a meno di chiedermi quanto ci sia di personale… Dove finisce la fantasia e dove inizia l’autobiografia? Ammiro gli scrittori che sanno mettersi a nudo e finisce sempre che mi affeziono all’autore 🙂
    Non so quanto ci sia di vero in questo racconto e non lo voglio sapere, però ne sono rimasto piacevolmente compito 🙂 ovviamente seguo 🙂
    Ciao, alla prossima! 😀

    • Autobiografico no, certo ci ho messo situazioni luoghi e tipi di persone che mi sono familiari, una certa visione delle cose che mi appartiene, ma, anche se non vuoi saperlo 🙂 non ho una libreria, non abito a Bologna, i miei figli sono ancora bambini, sono un po’ più giovane di Eva e P. I chili e le rughette accumulati sono sicuramente autobiografici, e certe riflessioni dei personaggi.
      Grazie di essere passato, il presente era anche la mia scelta, forse un po’ screziato di nostalgia, del resto il prossimo è ormai quasi pronto.
      Ciao

  • Presente e passato.
    Ciao befana,
    Pietro ha almeno un amico nauseabondo. Detto questo, ci stanno i pensieri del viscido e quelli dell’altro, ossia penso che esistano entrambi i tipi umani, purtroppo in un caso, per fortuna nell’altro. Però penso che sia molto più facile che sia il viscido ad esternare i suoi pensieri, un uomo con sentimenti così puri saprebbe di non essere capito. Da nessuno dei tre. Un capitolo che, al netto dello zozzone, ti scalda come un cognac nei freddi inverni.
    Sono convinta che tu vada in bici.
    Ciao ciao

    • Secondo me tutti abbiamo, o abbiamo avuto, almeno un amico grezzo e becero (e non per forza amico con la o). Secondo me molti, come questo ad esempio, fanno il grezzo ancora più di quanto non lo siano davvero. Forse perché non sanno o non vogliono esprimersi in altro modo. Si recita sempre un ruolo.
      Per risponderti, in bici ci sono cresciuta, era un po’ che non praticavo più, sto provando a rimettermici. Ma non ho mai smesso di frequentare le trattorie! XD
      Ammetto che in inverno preferisco scaldarmi con un Irish Coffe, ma ti ringrazio molto dell’apprezzamento.
      Ciao e grazie

    • Meramente autobiografico: tutta il ritratto dell’autrice, questa Eva! Ahaha
      Non si deve prenderli alla lettera, i contenuti dei dialoghi: i bolognesi, purosangue o d’adozione come gli amici di Pietro, hanno una forte tendenza all’iperbole e all’enfatizzazione. Esagerano sempre, insomma.
      felice che ti sia piaciuto, grazie come sempre

  • Secondo me adesso ci vuole un po’ di presente… raccontato da Eva 😉
    Dialoghi molto credibili, sembra tu sia stata una mosca in più di un’occasione che ha avuto modo di origliare i discorsi tra maschi e oggi sappia trasporli con sagace abilità 😉 brava come sempre… anche a farci intendere che Pietro appartiene comunque a una risma diversa di uomini…
    Buon Ferragosto! 😉

    • Sì, forse ho un po’ imbrogliato coll’amico “cafone” per mettere in risalto Pietro 🙂
      Forse è quello che dici tu il succo della storia: quando si sta insieme da una vita a volte le abitudini le incombenze la vita stessa ci trascina e non è che non ci si ama più, ma non ci si pensa più e ci si scorda di dirlo, all’altro e a se stessi.
      Ciao e grazie

  • Ti ho messo in parità votando presente.
    L’inizio del dialogo non mi è piaciuto molto, perché è troppo crudo devo dire, troppo esplicito. Poi non ho capito bene a cosa debba portare, un dialogo tanto lungo tra soli uomini, al racconto.
    Mentre l’ambientazione è molto bella, mi ci sono trovata in mountainbike sui sentieri di montagna 🙂 grazie Befana, alla prossima.

    • posso cercare di spiegarti il senso che ha per me questo capitolo: dovevo esprimere il punto di vista di Pietro, ma lui non ha ricevuto la domanda della figlia, non si sta interrogando sulla sua storia. E, nella mia esperienza, raramente gli uomini si interrogano su certi temi spontaneamente. La giornata “soli uomini” mi sembrava una buona scusa, ma, sempre nella mia esperienza ( e generalizzando, è chiaro che poi gli individui son tutti diversi), gli uomini non si scambiano emozioni dubbi, problemi esistenziali. almeno non direttamente, usano sempre argomenti generici. Per lo più sport, politica (che nel mio caso non servivano a un tubo) o donne.
      L’amico grezzo che parla di sesso per spiegare che non ama più la moglie ma non se la sente di lasciarla e ricominciare ancora da capo alla sua età serviva a parlare del rapporto di coppia di Pietro. E anche a sottolineare la personalità altra di Pietro rispetto all’amico.
      Scusa lo spiegone, era solo per rispondere ai tuoi dubbi.
      Il che ti lascia liberissima di non amare dialoghi e capitolo. Concordo con te che l’ouverture è un po’ spiccia, va diretto al sodo e senza guanti, forse nella vita vera si è un po’ più diplomatici. Ma quello è stato davvero per problemi di spazio.
      Ciao e grazie mille

  • Ciao, mi hai spiazzato con questo capitolo, il racconto sul risveglio erotico così esplicito, e il rendersi conto che il tempo passa con i segni che lascia, sia sul fisico che su certi desideri.Credo che i tradimenti comincino così, quasi crearsi un alibi per tranquillizzare la coscienza, a meno che uno non lo sia sempre stato di carattere.
    Ti auguro un buon fine settimana e ferragosto.
    Erano buoni gli spiedini?

    • Mi hai messo un dubbio: parlando di tradimento accenni all’amico? Perché pensavo di aver fatto un ritratto di Pietro soddisfatto della sua vita.
      Quanto ai tradimenti, secondo me nascono soprattutto dalla mancanza di coraggio. Quando si ama non si desidera tradire, se lo si desidera non ci si ama più. Se non si ha il coraggio di rompere allora si trascina il rapporto e si tradisce.
      In ogni caos è la mia personalissima visione: amore è prima di tutto rispetto, non concepisco che si possa rispettare e tradire.
      Ciao e grazie

      P.S. Ottimi, grazie

  • Eva e Pietro 🙂
    Questo episodio l’ho fatto in parte mio, grazie soprattutto ai posti di Bologna (dove vivo) che hai citato 🙂
    Mi è piaciuta molto anche l’atmosfera che hai donato alla libreria (eh, ho il sogno ancora irrealizzato di aprire una grande libreria, un giorno), quindi che dire?
    Brava come sempre 😀

    • Mi sono resa conto che non ti avevo risposto. Agosto mi bolle i neuroni. Bologna è tutta la mia giovinezza e largo Santo Stefano uno degli scorci più belli della città, non ho nessun merito.
      Il mio sogno era la libreria-caffé come negli Usa (adesso se ne vedono anche in Europa); poi ho fatto dei figli e pensato che era meglio non indebitarli a vita per un progetto bello ma difficilmente lucrativo. XD
      Ma se un giorno vinco al lotto il progetto torna in auge! 🙂
      Ciao e grazie

  • Continuiamo a seguire Eva, mi piace che il racconto rimanga la sua storia.
    Ciao befana. Due parole per questo terzo:
    Libriamoci, molto carino, spero esista già altrimenti rischi che qualcuno ti rubi l’idea.
    Asssenzio: ma non è proibito da migliaia di anni? Tra l’altro la nomea famigerata è quasi totalmente immeritata. Lo abbini all’oppio, non all’eroina o a chissà quale altra droga moderna. Fa strano, anche perché l’ambientazione è decisamente contemporanea. Mi chiedo il perché di questa scelta. L’episodio scorre, la vena nostalgica è marcata ma calda, mi sembra una prima, parziale somma positiva.
    Ciao a presto

    • Certo, come Alessandra hai ragione: è la storia di Eva. Ma temo che dieci capitoli solo nella sua testa sarebbero mortalmente noiosi. Ammesso e non concesso che la storia non lo sarà comunque 🙂

      Per il copyright, nessun problema, tanto non ho il capitale per aprire la libreria-caffé dei miei sogni. XD
      Quanto all’assenzio: migliaia di anni non credo. Tra 8 e 900 era il sedativo più prescritto contro i dolori ai malati di tubercolosi. E qui in Francia si vende ancora un alcolico aromatizzato all’assenzio. Non so quanta affinità abbia con l’elisir iniziale, ma la “scenografia” c’è tutta: si succhia una zolletta di zucchero, posta su un cucchiaio, imbevuta del liquore. Ma, mi dirai, i francesi pur di bere…

      Per venire alla mia storia, il riferimento era sempre alla canzone di Guccini e all’immagine di Bologna “per me provinciale, Parigi minore”: “…della Rive Gauche l’odore. Con Sartre che pontificava, Baudelaire tra l’assenzio cantava”. Mi sembra di ricordare che il tormentato Charles li creasse prevalentemente grazie all’oppio e all’assenzio appunto i paradisi artificiali in cui lasciava libero estro al suo genio.
      I miei protagonisti non sono geni né filosofi, solo studenti appassionati e giovani, creano e immaginano col solo aiuto di un paio di birre a un po’ di fumo.
      Ciao

  • Eva e Pietro.
    Anche perchè questa è la storia che ci racconta Eva, non trovo coerente un radicale cambio di POV nella testa di Pietro che non è colui che ci racconta questa storia e che Eva non può conoscere a meno di essere una che legge nel pensiero del consorte.
    Detto questo,
    episodio efficace, vivido, da farti venire voglia di spiare quel portico dentro alla vecchia signora dai fianchi un po’ molli per vedere se la piccola libreria indipendente e quella panchina più in là esistano davvero.
    Bravissima.

      • Direi che più che colpa dei lettori è colpa mia: l’idea di base era il narratore terzo, solo che volevo metterci pensieri commenti e contrappunti di Eva e per problema di caratteri li ho inseriti nel testo direttamente, senza “Eva pensa, dice, immagina”.
        L’idea era di fare tutto solo su di lei (com’è nel raccontino originale) ma poi mi son resa conto che 50000 caratteri tutti nella sua sola testa rischiavano di fare un po’ morbosamente noioso!
        L’unica soluzione che mi viene è fare come Martin nella Canzone del ghiaccio e del fuoco: in ogni capitolo il narratore racconta dal filtro di POV impressioni e sentimenti di un personaggio differente. Con la differenza che qui i personaggi son due e non una sarabanda di un universo intero come nella saga del Trono.
        O allora faccio una scena in cui si vede Pietro ma dal punto di vista della moglie che lo spia. Ma la storia cambierebbe, credo. 🙂
        È l’inconveniente del pubblicare capitolo per capitolo: non si può rivedere la visione d’insieme e ripensare il tutto. In ogni caso il mio problema 🙂
        Ciao e grazie mille dello sguardo attento

        P.S. La panchina esiste. O almeno esisteva.

  • Pietro… si porrà le stesse domande di Eva? Di fronte a certi argomenti, gli uomini sembrano cadere dalle nuvole, non è che “fingano” che vada tutto bene, per loro “va” tutto bene, sono pragmatici, è nella loro natura. Noi no, purtroppo.
    Un tema piuttosto attuale che affascina ma che, al tempo stesso, incute paura peggio di un racconto horror.
    A presto.

    • Era anche la mia visione delle cose, poi leggendo i qualche commenti maschili qui sotto sto cominciando a ricredermi.
      Forse se le pongono in modo diverso, o le evitano per non rimettere tutto in discussione. Chissà.
      cavoli, io penavo di aver scelto un tema quotidiano, senza drammi, in reazione alla storia precedente. E qua mi parlate tutti di horror, non avevo proprio capito niente! 😉
      Ciao Anna, e grazie

  • Bel capitolo come sempre 🙂 mi piace come si stanno evolvendo i pensieri di Eva e di come quel passato appaia sempre più bello in qualche modo. Voto per iniziare anche a capire il pensiero di Pietro dal prossimo capitolo. Se anche lui sta vivendo una situazione simile alla moglie o se ahimè, magari sta pensando solo alla prossima partita da guardare 🙂 a presto!

    • No, dai, non sono così pessimista nei confronti dell’animo maschile!
      La memoria umana è fatta il modo tale da rielaborare sempre la realtà in una versione “migliorata” nei ricordi. Per questo non si dovrebbe mai cercare di rivivere luoghi e esperienze del passato: si resterà sempre delusi.
      Ciao e grazie

  • Ciao,mi piace questo indulgere nei ricordi, come avevo scritto nell’altro commento è una cosa che a me capita spesso. Credo però che succeda perchè non mi garba molto l’evoluzione che la mia vita ha avuto, tranne le due splendide figlie. E’ come voler tornare indietro coi pensieri per ritrovarsi a quel bivio dove tanti anni fa prendesti una strada, e provare a pensare dove ti avrebbe portato l’altra. Un mio amico romano risolve tutto dicendo: ” Basta che la racconti è andata bene”. Forse ha ragione lui.
    A me piace Eva, però vorrei che partecipasse anche Pietro, nel cui carattere mi ritrovo un pochino e spero ne uscirà bene, quindi voto per tutti e due.
    A presto

  • Facendo sport.
    Hola, befana, nonostante il ritardo con cui ti leggo sono ancora vivo, anche se ultimamente scrivo e leggo pochino. Conto di rifarmi.
    Uhm, questi due capitoli sono scritti bene, come è tua abitudine. Però ti confesso che mi causano un po’ di angoscia: ci vedo la vita di tutti i giorni, ben descritta e ‘vera’ e non è un caso che io scriva di fantascienza, è il mio modo per evadere dalla realtà di tutti i giorni 😉
    Penso che questo realismo spinto preluda a un stravolgimento di vita e abitudini, quindi sono curioso di leggere il seguito.
    Ciao a presto!

    • Angoscia? Noia magari, ma non mi smebrava una situazione così terrificante quella descritta 😉
      Questo racconto nasce per 3 motivi: mi piace il soggetto di fondo (vivo davvero la vita che voglio?); volevo qualcosa di “leggero” dopo le storie di violenza e rapporti distruttivi, vorrei davvero riuscire un giorno a scrivere qualcosa che valga la pena leggere e penso che debbo esercitarmi su cose che conosco. E devo ammettere che essendo io una 40enne piccoloborghese dalla vita routinaria, quello conosco e la gente come me 🙂

      Detto ciò, avvertimento, come ho già scritto a Dejavu: non prevedo stravolgimenti né cliffhanger (poi coi lettori non si sa mai, ma comunque), è veramente solo una storia di sentimenti e riflessioni “banali”, non aspettatevi altro. Non me la prenderò minimamente se non vi va di leggerla. Giuro!
      Infine, spero epr te che tu scriva e legga poco perché stai vivendo un’estate frenetica e appassionante, ma vorrei davvero leggere il proseguo del Bastione 🙂
      Ciao e grazie

      P.S. Pensa che ho nel cassetto persino un incipit SF: se un giorno oso pubblicarlo sarei felice di avere i tuoi commenti! Ciao

      • Be’, l’angoscia è la mia personale reazione, nel senso che è la mia risposta alla tua domanda ‘Vivo davvero la vita che voglio?’.
        O forse è la domanda che mi angoscia, perché conosco la risposta: no.
        L’angoscia deriva dal fatto che cambiarla è difficile e rischioso. Rischio di perdere la quantità di cose positive che ho e che non hanno prezzo, forse solo perché non mi voglio accontentare.
        Comunque sì, ero in vacanza, pensavo fosse più facile scrivere, invece nel mio caso è stato maledettamente più difficile. Sto tornando e come chiunque ritorni, sono contento che ci sia qualcuno ad aspettarmi.
        Ciao a presto

        • Sì, di certo è più facile prendere decisioni e cambiare vita in un’opera di narrativa: stracci la pagina e ne riscrivi una. Nella realtà è più complicato, ci sono tanti pro e contro e conseguenze e vite che si intersecano alla propria.
          Giuro che non volevo angosciare nessuno: pensavo di aver scelto un soggetto leggero in reazione al precedente! In ogni caso dubito che qui ci saranno mai stravolgimenti: anche se la risposta di Eva dovesse essere no, al massimo si trasferisce a due isolati. Ama il proprio lavoro e città e il marito è in ogni caso un caro amico.
          A rileggerti

  • Io penso, organizzo e faccio buoni propositi, disattesi spesso, mentre corro, quindi fare sport mi sembra la soluzione ideale per ripensare alla sua storia.
    Non se se sia previsto, ma mi piacerebbe vedere anche il punto di vista del marito, in questa “relazione organizzata”.
    Scusa se chiedo, ma ci provo visto che su TI i lettori comandano!!! 😉
    Comunque brava, alla prossima…

    • Mi fa molto piacere questa tua opinione, perché ci stavo pensando l’altro giorno. Alla base di questo racconto c’è un brevissimo racconto, 4 pagine credo, in cui tutta la riflessione si svolgeva durante la notte, nella testa di lei, il finale è al suono della sveglia. Cercando di farne una storia più lunga cerco di variare i luoghi aggiungere personaggi, e mi dicevo che dare un ruolo più attivo a lui mi sembra importante. Ma probabilmente non con lo stesso tipo di riflessione: parlo solo a livello empirico, non scientifico, ma per la mia esperienza gli uomini raramente si pongono certi quesiti, vivono la vita in modo meno complicato.
      Grazie mille, a presto

  • Ciao, direi facendo sport 🙂
    Il genere rosa non è uno dei miei preferiti, però tu e pinkerella riuscite comunque a rendere queste righe un piacere per la mente, tale da appassionarmi e far sì di aspettare il nuovo capitolo per sapere come continuerà la storia!
    Molto carina questa, uno dei modi più belli per ritrovarsi innamorati: non sopportarsi al primo incontro 😀

    • Il rosa non attira molto neanche me e non sono sicura che sia davvero un rosa, ma i generi su TI sono piuttosto circoscritti, e questo non è di sicuro un giallo né un horror 🙂
      Non so se ci si debba detestare al primo incontro per innamorarsi, io so che il colpo di fulmine non mi ha mai convinto: si può essere sedotti, affascinati, interessati incontrando qualcuno, ma non vedo come si possa amare qualcuno senza conoscerne l'”intima essenza”. .
      Lo sport è in rimonta, ma temo che i giochi siano ormai fatti. 🙂
      Ciao e grazie

  • Alice, Dorothy… ce n’è un’altra che si chiama Hermione? 🙂
    Brava come al solito, anzi più del solito perché qui la lettura scorre gradevole anche parlando del nulla XD
    No va bene, ma per quanto tempo hai intenzione di farle riassumere il passato? Fai succedere qualcosa nel presente, tipo scopre che lui la tradisce, che guarda siti di camgirl (crossover :D), oppure falle incontrare il suo primo amore e restare sconvolta dall’incontro… ok il racconto è il tuo XD

    • Hai capito il principio, ma il terzo è maschio, e Pietro e Eva sono sulla fine dei 40: Harry Potter non fa parte delle loro letture infantili. Vediamo se indovini il nome del figlio.
      Mi spiace deluderti: questo racconto è tutto incentrato sul “nulla”, come dici tu, ma ne riparliamo tra una ventina d’anni, e vedrai come quei nulla contano. Tutta la base della storia è analizzare “oggettivamente” la propria vita attuale ripartendo dall’inizio, pensa che il raccontino di cui questa è la costola si svolge unicamente nella notte di insonnia, tutto nella testa di lei.
      Quanto alle camgirl, cerco in generale di non pensare a loro, e ancora meno al loro pubblico 😉
      Ciao e grazie di essere passato, come sempre

      P.S. Al limite, se non so più come andare avanti, a un certo punto farò comparire insettoidi mutanti e organi riproduttivi maschili recisi e tritati XD

      • Non l’avranno chiamato Huckleberry spero 😀
        forse Oliver?

        Ah, quindi la storia si svolgerà principalmente nella sua testa… col “nulla” intendevo dire che hai speso due capitoli e sono accadute pochissime cose, sostanzialmente solo la domanda di Alice, per il resto descrizioni e ricordi. Mi sembrava una sorta di prefazione troppo lunga. Immaginavo che alla domanda “Sto davvero vivendo la vita che vorrei?” avrebbe anche potuto rispondere “No”, e quindi prendere un camper e fare il giro del mondo 🙂

        Povere camgirl e relativo pubblico, cosa ti hanno fatto? 🙁
        Comunque sì, quando sei a corto di sviluppi accattivanti, trovo che lanciare una bomba sul racconto scompigliando tutto sia un escamotage da prendere in considerazione 😉

        • Huck lo avevo considerato ma era un po’ pesante da portare per un bambino, così come Frodo, Ahah.
          Oliver Twist è tristissimo, come chiamarlo scalognato: porello!
          No, ma sempre giovane eroe di un universo magico sarà.
          Nella mia idea la risposta alla domanda sarà la conclusione del racconto, che è giusto un compendio di pezzi di vita vissuti e in corso, nessun cliffhanger, né incredibile stravolgimento di situazione o effetti speciali; giusto sentimenti e riflessioni. Chissà, forse anche un po’ di sesso, che in una vita di coppia deve ben esserci.
          Ciao ciao

    • Le persone sprovviste di autoironia sono pericolose, per se stesse o per gli altri. O per entrambi 🙂

      Adesso che me lo fai notare, sì, hai ragione, probabilmente suona meglio. La cosa che mi ha fatto sorridere però è che deve essere l’unica frase che non ho mai ritoccato durante stesura e rilettura.
      Mi brucia comunque molto di più l’aver storpiato il patronimico alla grande Jane Austen, imperdonabile.
      Bravo, il lavoro era anche la mia prima scelta
      Ciao ciao

  • Mi è piaciuto molto anche questo episodio. E’ davvero ben caratterizzata Eva. Complimenti. Lo so che c’è dell’autobiografico nella sua diffidenza iniziale, per esempio 😉 però la descrivi davvero bene, in modo umano, misurato, mai banale, mai prolisso, brava davvero. Ti confesso che io sono il contrario, a me piacciono subito tutti, li giustifico se fanno cavolate, se mentono, se esagerano, trovo sempre qualcosa di buono anche in chi di buono non ha davvero nulla. Per poi cambiare idea col tempo, se necessario, e diventare totalmente inclemente. Se ho cambiato idea, se smetto di giustificare, se non ho più voglia di trovargli qualcosa di buono, anche diventasse un Santo, non mi vedrà più. Che sia un amico, che sia qualunque altra cosa. Credo che faccia meglio Eva a non fidarsi e poi – poco alla volta – a lasciarsi conquistare. Perchè amare subito tutti per poi cambiare idea ( ripeto, se necessario) è devastante…
    Scusa… lo sapevo che finiva che ti facevo un monologo… per altro non richiesto… hahaahahaha Baci! 😉

    A casa ha già ricordato, cambiamo location, facciamo sport 😉

    • Cerco di mettere nei personaggi un po’ di me e delle persone che conosco bene perché mi sembra rendere più facile dar loro verisimiglianza, però non esageriamo: mi è capitato di incontrare gente che mi è piaciuta da subito, e di solito quelli mi piaceranno per sempre. Ma è vero che di solito noto prima i difetti e gli atteggiamenti studiati della gente che le loro qualità, ma penso faccia parte della mia visone del mondo filtrata da un “pessimismo utile”: quando ti aspetti il peggio ogni buona scoperta è una meravigliosa sorpresa che ti rimonta il morale; quando sei troppo ottimista ogni cattiva sorpresa è una delusione cocente. (O forse sono solo una befana brontolona per davvero!).
      Mi ha fatto molto ridere il “mai prolisso”: sapessi quanti accidenti mi prendevo dal mio prof di italiano già al liceo perché i miei temi erano telegrafici. E al classico essere prolissi non è un difetto.
      Ciao e grazie: apprezzo molto i tuoi monologhi! 🙂

  • Rimango sulla scelta della casa, visto che avrà un mucchio di cose da fare probabilmente. Mi è piaciuta molto la descrizione di lei, di come percepisce le persone a primo impatto, ma anche di lui, che per combattere una sua insicurezza, si improvvisa brillante. Comportamenti molto umani e reali in cui tutti ci possiamo riconoscere. Al prossimo capitolo 🙂

    • Io mi chiedevo se non avevo lasciato troppo poco spazio all’imprevisto: meglio così, se non lo volevi più. 🙂
      In effetti mi mancava la terza opzione e mi sono detta che l’attività fisica è un ottimo modo per svuotarsi la testa e riflettere con calma.
      Ciao e grazie

  • Al lavoro (scelta automatica: vediamo che cosa fa).
    Eva sembra soddisfatta e innamorata – ahi ahi: “innamorata”, parola che mi è uscita senza pensare. Ma davvero? Mi è piaciuto come hai descritto lei da giovane, molto sospettosa nei confronti degli altri e sempre a cercare un difetto. “Non giudicare un libro dalla copertina”, dovrebbe essere il suo motto 🙂 Sicuramente l’ha imparato, visto chi ha sposato.

    Unica cosa: è Jane Austen con la e, la cara vecchia Jane. Anche per questa scelta letteraria mi piace Eva 🙂

    • Che vergogna! Credevo di averlo corretto alla prima rilettura. Invece, rileggi, rileggi, ma l’occhio vede quello che pensa di aver scritto…
      Jane Austen, con la E, è anche una delle mie passioni, soprattutto per Orgoglio e pregiudizio.
      Innamorata è il nodo della questione, affezionata senza dubbio.
      Grazie, Chiara

      P.S. Sospettosa no, di approccio difficile, diciamo 🙂

  • Lavoro. Ho sorriso leggendo la descrizione caratteriale di Eva… anche a me le persone non vanno subito a genio… comunque, ho trovato questo capitolo decisamente scorrevole e lineare, anche simpatico in alcuni punti. Inoltre, a prima impressione, Eva mi sembra una donna soddisfatta, non colgo amarezza o frustrazione. 🙂

  • Ciao befana.
    Ottimo capitolo! Iniziamo a conoscere Eva e Pietro, ripercorrendo la loro storia e analizzandone i diversi aspetti. Li hai già caratterizzati molto bene. Brava.
    Nel prossimo episodio, dico che penserà alla sua relazione mentre fa sport. La corsa mi ha sempre aiutato a sfogarmi e a liberare i miei pensieri. Chissà, magari anche per lei sarà così. 🙂
    A presto! 🙂

    • Sei molto gentile, e non hai perso granché: sul sito questo è il mio quarto esperimento, ed il primo era solo un tentativo di vedere se potevo scrivere dieci capitoli partendo unicamente da un’idea di esordio.
      Sono felice che prevalga l’imprevisto: il capitolo è quasi pronto con quell’opzione, riscriverlo mi metterebbe in grosse difficoltà. 🙂
      Ciao e grazie mille

  • Si tuffa nel passato ma verrà distratta da un imprevisto.
    Il tema della donna adulta vittima di una lunga e abitudinaria storia d’amore, vittima spesso di se stessa, è stato quello del mio ultimo racconto qua in piattaforma.
    Mi è piaciuta la scorrevolezza della tua scrittura, mi piace anche la premessa “ho voluto tutto io e quindi ne sono felice” che indica una piena responsabilità delle sue scelte; brava, ti seguo.

    • Il tuo racconto l’ho letto, quando lo hai ripreso recentemente per concluderlo, e non mi ero resa conto che fosse lo stesso tema. Forse per la differenza d’età, quasi 20 anni, tra le ude protagoniste. O forse il fascino di Armand mi ha fuorviato e pensavo che il racconto si incentrasse sul fascino dello sconosciuto, il; frutto proibito che interviene in una coppia che vegeta. Forse devo rileggerlo 🙂
      Sì, penso che uno dei punti centrali della storia sia proprio il “vivo ed amo la vita che ho voluto e creato, o fingo (mi sforzo) di amarla proprio perché l’ho voluta e creata io?”
      Ciao

  • Nemmeno il tempo di finire una storia che già ci troviamo in una nuova dimensione! Complimenti davvero 🙂 l’incipit mi piace, come curioso è “il fatto”. La figlia che con una semplice domanda, fatta probabilmente senza nemmeno pensarci troppo, sconvolge (forse) la vita di una famiglia. Curioso di leggere la storia. Intanto voto per un tuffo nel passato comparato al presente. Ovviamente seguo 🙂 a presto!

    • Sapessi quante domande “banali” fanno i figli.
      L’incipit era pronto da un po’, ma già il secondo capitolo mi sta dando grosse difficoltà. Vorrei mantenere un tono leggero e mi sembra sempre di andare nel senso opposto, mah!
      Ciao Alecs, grazie mille della fiducia

  • Qualcosa la distoglie, il karma è inesorabile.
    Oh, ma vi buttate tutte sul rosa? Alla prossima, tra due anni, dovrò farlo anch’io.
    Incipit che definirei ‘vero’: il tuo personaggio assume ‘carnalità’, forse aiutata dalle generose forme 😀
    Ciao ciao

  • “Si tuffa nel passato e lo compara (perniciosa abitudine) al presente”.
    Tu non ci crederai, ma ieri o questa mattina – non ricordo – stavo pensando che avresti scritto una storia con una protagonista di nome Eva. Non so nemmeno perché, devo aver fatto qualche stranissimo collegamento mentale di cui non mi ricordo, ma è così. E me la sono trovata davanti.
    Beh, comunque!
    Analizzi sempre le persone con attenzione e sono sicura che questa nuova storia sarà meravigliosa. Mi sono anche dimenticata di farti i complimenti per la copertina di quella appena finita, che era meritatissima e che mi sarei aspettata anche prima.
    Discutevo con delle amiche una volta sulla differenza tra innamoramento e amore… Magari potrai illuminarci.
    A presto!

    • Le tue doti di chiaroveggenza sono straordinarie: in origine la mia protagonista si chiamava Lea, ma poi Pinkerella ha pubblicato un racconto con protagonista Lia e ho cercato un altro nome breve e significativo. 🙂
      Grazie della fiducia, ma non so se posso illuminare qualcuno, ma il passaggio e il consolidamento di una relazione umana dall’innamoramento mi affascina parecchio, vediamo se riusciamo a farne una storia in dieci capitoli.
      Ora col voto in equilibrio perfetto tra le opzioni sono un po’ spiazzata, ma prima o poi scriverò il secondo episodio.
      Ciao Chiara, e grazie mille

  • Ciao,ho cominciato a leggere il tuo primo capitolo,l’ho notato perchè anche io,finito il primo racconto ne ho iniziato un’altro,ed è vicino al tuo. La domanda che le fa la figlia è di quelle che speri non ti faccia mai nessuno,in particolare la persona a cui si riferisce. Qui è posta dalla figlia,ma pur sempre difficile. Ho votato per tuffarsi nel passato,cosa a cui indulgo spesso,e proprio per questo ho optato per esserne distolta,non sempre il passato aiuta,è come una droga,sembra che ti accolga tra le sue braccia con amore,ma poi ti stritola coi ricordi di cose che non potrai avere mai più.
    Ti auguro un buon fine settimana,e seguo per vedere come contunuerai.

    • Il passato è importante per ricordare da dove veniamo e cosa abbiamo fatto e costruito, l’importante è non viverci. La memoria umana è fatta in modo da rendere migliore ogni ricordo rispetto all’esperienza reale che lo ha generato, inutile cercare di riviverlo.
      Per dirlo con la poesia della grandissima Alda Merini:
      “Il passato è un laccio che
      stringe la gola alla mia mente
      e toglie energie per affrontare il mio presente.
      Il passato è solo fumo
      di chi non ha vissuto.
      Quello che ho già visto
      non conta più niente.
      Il passato ed il futuro
      non sono realtà ma solo effimere illusioni.
      Devo liberarmi del tempo
      e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
      che questo meraviglioso istante.”

      Bisognerebbe vivere sempre così, ma abbiamo sempre tendenza a volerne fuggire in avanti o ritornare indietro. Vedremo cosa fa Eva.
      Ciao e grazie

  • Superba, Marie.
    mi hai colpita e affondata.
    ce l’avrei una risposta per Eva… : se un matrimonio arriva fino all’abitudine in cui ci si sente confortati, significa che è amore. Perchè quello dei ventenni è un innamoramento, passione, sì, meravigliosa passione irrinunciabile con gli ormoni a mille eccetera… ma l’amore è ciò che con estrema difficoltà e mille peripezie si costruisce piano e arriva lontano. Ed Eva e suo marito lo stanno edificando. Per cui sì, è amore. Ma così è finito il racconto! ahahahaha, perciò direi di mettere il passato a confronto con un imprevisto che la riporti alla realtà, perchè altrimenti diventa un “C’eravamo tanto amati” moderno che – per carità – è una storia MERAVIGLIOSA, ma l’abbiamo già vista. Ora vogliamo conoscere quella di Eva.
    Complimenti per la scrittura. Davvero notevole.
    seguo.

    • Ahahaha, ma che fai, mi “spoileri” il finale appena inviato l’incipit?
      Forse Eva la pensa come te e forse si pone una domanda più generale, che ci si pone tutti verso “il mezzo del cammin di nostra vita”: sto davvero vivendo la vita che volevo? O la voglio perché è quella che vivo ed è confortevole?
      Diciamo che a volte, anche quando si conosce, o si pensa di conoscere, le risposte, è salutare riflettere su certe domande.
      Grazie molte, l’ho ritoccato e rifinito parecchio questo 5000.
      Ciao

      • Mi devi scusare ma ho commesso un errore cinematografico nella citazione che ritengo imperdonabile e – sebbene tu non ne abbia risentito – non posso non chiarirlo. Non volevo riferirmi a C’eravami tanto amati ( anch’esso capolavoro, ma non adatto all’esempio), bensì al meraviglioso COME ERAVAMO.
        So che avresti dormito beatamente stanotte anche senza la mia errata corrige, ma io no. Non avrei dormito 😉

        • Ahahaha fantastico.
          Tra l’altro questa cosa mi aiuterà davvero a dormire meglio perché mi consola: non sopporto di sbagliare una citazione o un esempio, né di non trovare una cosa che so ma che “ho sulla punto della lingua”: devo correggermi, o trovare la cosa, anche laddove nessuno me lo richieda. Stasera mi sento meno sola. XD
          Grazie

          P.S. Ma in Come Eravamo (che ho visto e pianto decine di volte) i due si amano, la questione è che non possono stare insieme. Adoro il personaggio della Streisand e la sua coerenza morale senza macchia.

          • Sì. Una storia che li vede crescere e maturare insieme fino poi a decidere di non essere fatti l’uno per l’altra. Ma può essere una spiegazione interessante a un amore stabile e duraturo anche quella di crescere e capire di essere meravigliosi se presi singolarmente e insopportabili se insieme.Lo trovo davvero geniale… Certo a viverlo è un po’ meno entusiasmante. Ci sono rimasta malissimo nell’ultima scena… lui che la saluta, attraversa la strada e va via…

            • Infatti è un pirlo. Bellissimo e talentuoso ma senza nerbo 😉
              Io piango. Quando si lasciano alla fine. Ma io piango uguale con Madison County anche se la ragione della separazione è tutt’altra. Oddio, lo vedi che in fin dei conti sono molto più “rosa” di quanto credessi? Ahah.
              Però qui stiamo andando su termini di paragone un po’ elevati per le mie modeste ambizioni.
              ‘Notte

  • “testarda e metodicamente logica come sa di essere, è ben consapevole che non avrà pace prima di essersi data una risposta obiettiva.” mi piace questa protagonista che non si accontenta di una risposta ma la vuole anche obbiettiva. Mi ha ricordato il protagonista di una serie che ho appena visto con Corrado Guzzanti, che viene definito “uomo di esasperante coerenza”.
    Un bell’incipit, non che avessi dubbi, scorrevole nonostante le informazioni, con un velo di ironia. Mi ha convinto a seguire e il genere non è di certo il mio, quindi brava!

    • Non è nemmeno il mio di genere,e non sono nemmeno sicura che sia davvero un rosa, ma la gamma dei generi sul sito è ristretta.
      La frase che citi non so se descrive più il personaggio o quella che scrive 🙂 ma sono sicura che Eva apprezzi Guzzanti (figlio, non padre).
      Grazie del supporto

    • Sì, eh? Quando non riusciamo a costruire relazioni durature ci tormentiamo a chiederci come e perché e quando ne abbiamo una ci tormentiamo a chiederci se è vera e sentita o solo per abitudine.
      Soprattutto le donne, sarà che la serenità è noiosa? 🙂
      Ciao, Danio, grazie

  • Ciao Befana, molto coinvolgente il tema che hai deciso di trattare… Una sfida ardua, un compito difficile districarsi nei meandri dei sentimenti. 🙂 Voto tuffo nel passato anche se mi son piaciute tutte e tre le opzioni. 🙂 Ti seguo molto volentieri anche qui!

    • Arduo è il termine esatto: in effetti è il tema di un raccontino brevissimo (3/4 pagine) che ho scritto qualche tempo fa. Il soggetto mi appassiona e ho voluto provare a farne una versione più lunga, in cui approfondire diversi punti. Ma mi son bloccata quasi subito: difficile trovare come elaborare una storia in cui in fondo non succede nulla e il centro sono solo pensieri e sentimenti di un asola persona.
      Ho riscritto l’inizio per TI pensando che da un lato, vediamo se il soggetto interessa altri che me, e dall’altro, se con l’aiuto dei lettori è più facile decidere in che direzione e modo sviluppare il racconto.
      Vedremo..
      Grazie, Pinkerella, ciao

  • Ciao 🙂 Direi si tuffa nel passato, semplicemente, così spero di conoscere un po’ più della tua protagonista, anche se già in questo capitolo ne hai dato una bella descrizione, con un modo di scrivere sempre molto piacevole da leggere!
    Mi è piaciuta in particolar modo la frase: “Rinvia al mittente il brivido leggero che le percorre la pelle tuffandosi sotto il getto bollente della doccia.”
    Complimenti e a presto!!

    • Quella frase piace anche a me: non sono sicura di chi sia il mittente del brivido, ma mi piace lo stesso!
      Però qua penso che non ci sarà nessuna sfumatura horror (anche se, in una relazione che dura da vent’anni un po’ di cose de paura se ne trovano sempre XD).
      Grazie, Luca, ciao

  • Questo sito usa i cookies per migliorare l'esperienza utente. Cliccando su Accetto acconsenti all'utilizzo di cookie tecnici e obbligatori e all'invio di statistiche anonime sull'uso del sito maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi