Il terrorista riluttante

La sera... dopo la diffusione del messaggio.

Dopo un certo indugio, alla fine la dott.ssa Lorenza Bignamini si decise finalmente a prendere in mano il cellulare e rispondere a chi anche a quell’ora aveva tanto bisogno di doverla sentire. Era la sua collega, la dott.ssa Naimirah Jhagavand, dell’ Istituto di Virologia dell’Università della Virginia.

• Hai acceso la TV, stai sentendo? -le disse con voce leggermente concitata-
• No, sto leggendo, cosa succede? Dimmi…
• Accendi la TV! L’attacco, l’attacco terroristico… con un aerosol di Ebola!
• Cosa? Ma sei seria? No aspetta, adesso accendo! Aerosol di Ebola? Ma è… assurdo… fammi sentire…
• Ok…

La dott.ssa Bignami accese la TV e comincio ad ascoltare quello che veniva detto nei notiziari e nei talk show giornalistici… Tutto le sembrava assurdo, un attacco così su larga scala, un vero atto di guerra agli Stati Uniti, per di più fatto usando un virus come arma biologica? L’Ebola poi!

Le sembrava più uno scenario di fantascienza, o da fantascienza horror-catastrofica… Totalmente inverosimile, utile più che altro a fare danni attraverso il panico incontrollato e facendo leva sulle paure ancestrali di epidemie e pestilenze, di malattie lontane ed esotiche. Esistevano mille altri agenti patogeni molto più facilmente reperibili e trattabili, al fine di ottenere un’arma biologica.

• Mi sembra una sciocchezza, Naimirah…

Chissà cosa avevano realmente fatto i terroristi. Perché inventarsi questa storia? Ma un aerosol di Ebola, veramente?

No, non era verosimile, lo sapeva bene lei, da quando aveva iniziato a lavorare al programma di ricerca e protezione viro-batteriologica congiunto con il Dipartimento della Difesa all’Istituto di virologia dell’Università della Virginia, subito dopo aver terminato il dottorato…

• Anche a me infatti… E’ una cosa troppo grossa… da sci-fi… Dai, ti chiamo dopo, voglio sentire anche Scott… [il loro collega Scott Suskind]
• Ok, a dopo…

“Chissà domani quanto saranno congestionati gli ospedali, a causa dell’effeto anti-placebo…, chissà in quanti accuseranno problemi respiratori o malesseri vari…”, pensò un po’ tra sé e sé, sorridendo.

C’era però una cosa incongrua, che nel fondo dell’anima la inquietava, nel messaggio letto in un inglese con forte accento arabo dall’Amir Abu Bakr al Halabi, che su qualche termine tecnico aveva poi anche chiaramente incespicato.

Era il testo del messaggio.

Troppo tecnico, troppo specialistico… Davvero un ottimo bluff, scritto da qualcuno dotato di formazione medico-sanitaria, forse anche abbastanza avanzata.

Ma l’Ebola, poi… totalmente inverosimile! Lì si dimostrava che lo scopo era quello di spaventare la gente utilizzando le immagini e le paure delle recenti epidemie africane. Come avrebbero fatto poi questi terroristi a procurarsene un ceppo “particolarmente virulento”, con “mortalità media” del 90% ? E come avrebbero poi potuto “weaponizzarlo” così facilmente, producendo un aerosol con agenti patogeni attivi, da spargere poi negli aereoporti, stazioni della metropolitana e centri commerciali delle principali città! Ovviamente si voleva colpire la tranquillità, la pace della vita “civile”, nelle sue attività e nei suoi luoghi più frequentati e comuni.  

Proprio una mente acuta…  sentiva già i politici ed i giornalisti ripetere all’infinito “Non ci faranno cambiare il nostro stile di vita, non ci lasceremo spaventare” in tanti telegiornali o talk-show.

Solo per un attimo le venne da sorridere, poi ripensò alla paura reale delle persone ammalate, ed il sorriso le sparì tra le labbra. Era tardi, era stanca per la giornata intensa, ci mancava anche quest’ultima cosa! Guardò ancora al cellulare, una marea di notifiche e messaggi. Anche dall’Italia. Accidenti, doveva chiamare i suoi genitori, dire che stava bene e che dalla sua esperienza questo allarme era un pessimo bluff, fatto per scatenare più problemi a livello psico-sociale che a livello sanitario.

Cominciò allora a scrivere messaggi agli amici, che ora era in Italia? Le 3 di notte… no dai, i genitori li avrebbe chiamati domani mattina, per il momento andava già bene un messaggio.

Vide l’ultima notifica ed il messaggio di Naimirah, “Anche per Scott è una cazzata…” ed andò a prepararsi per andare a dormire, non volendo più sentire i notiziari ripetere le solite cose con differenze minime ora dopo ora. Non voleva nemmeno mettersi davanti al PC o al tablet a vedere cosa si scriveva sui social, su internet… solo il numero di notifiche che le davano sul cellulare le app di facebook e twitter le facevano venire stanchezza.

“Meglio dormirci su, e vedere domani mattina che succede all’Istituto, mi sa che dovremo fare gli straordinari per un po’ ”.

Certamente era così, ma quello che forse non aveva il coraggio di dirsi è che non voleva più sentire nulla, l’inquietudine di fondo, anche se assurda, invece di diminuire, cresceva, non se andava via.

Ed andò a dormire.

O almeno ci provò, c’era sempre una punta nella sua testa, finché esausta, nel cuore della notte, non si abbandonò  al sonno.

 Loading ...