Io e Tony

Dove eravamo rimasti?

In chi ci imbatteremo io e Tonybis nella nostra prossima avventura? Un noto intellettuale (100%)

Roberto Saviano

Estate del 2005. Io e Tonybis ci improvvisammo venditori di pannocchie abbrustolite a Napoli, nei pressi di via Caracciolo. Il nostro chiosco era il più gettonato tra quelli abusivi e il nostro prodotto era molto apprezzato. Tutto grazie a un ingrediente speciale: il mare. Per risparmiare sul sale, cominciammo infatti a calare il mais in acqua. E, fortuna nella fortuna, pare che gli ossidi nocivi liberati nelle aree portuali dai motori a gasolio di scafi e barche esaltassero il sapore della pannocchia paesana. 

Avevamo finalmente una florida attività, ma qualcuno s’intromise rovinandoci la festa. Era la camorra. Chiesero dei soldi, ma con grande gentilezza, eh! Nessun pizzo e nessuna estorsione: come ho già riferito in tribunale, volevano solo i diritti per la colonna sonora de “Il padrino” che amavamo fischiettare nel servire i clienti.

Ci presero in simpatia, eppure col tempo la burla del gavettone con la benzina finì per stancarci.

Che guaio! Non potevamo denunciarli perché il nostro esercizio commerciale era in tutto illegale. Non potevamo cedere e pagare perché eravamo schifosamente avidi.

Decidemmo per una via di mezzo: pagare un tizio affinché li denunciasse. Il suo nome era Roberto.

Roberto era un tipo che andava in giro con maglioni sformati a collo alto color cachi. A 14 anni aveva perso già tutti i capelli. Timidissimo, usava esprimersi gesticolando.

Noi ne avremmo fatto un eroe!

Anzitutto lo rifornimmo di una catasta di giornali, poi lo istruimmo sul da farsi: “Tu scopiazza, e non citare gli autori nelle note, prenditi tu il merito. Romanza, mettici dentro due-tre leggende metropolitane. Che ne so, hai presente quei container al porto? Scrivi che dentro ci hanno ficcato dei cinesi congelati! Fa thriller! Ancora, scrivi che eri presente ai processi, che ti sei infiltrato nel malaffare, che avevi una radiolina sulle stesse frequenze della polizia e arrivavi sui luoghi delle esecuzioni prima delle forze dell’ordine, con una vespa, sì, una vespa sarebbe l’ideale! Fai capire che gli avevi messo il fiato sul collo! Questo sì che ti renderebbe fico! E se qualcuno obietta qualcosa, ad esempio gli autori degli articoli saccheggiati o le persone realmente presenti, tu dici che è non-fiction novel, che hai messo su una narrazione ad hoc capace di arrivare a tutti. E se invece diventi famoso, liquidali tutti come invidiosi o complici del male. Ma soprattutto: togliti ‘stu schifo ‘e maglione ‘a cuollo!”.

Nel giro di qualche mese Roberto riuscì a confezionare un ottimo prodotto commerciale, sebbene fosse tremendamente sgamato. In un passo raccontava che, sulla scena di un delitto, aveva visto vomitare ad un poliziotto debole di stomaco un intero piatto di pasta e patate. Certo, certo. Credibilissimo. Aveva assistito allo squallido spettacolo e si era affrettato a chiedere lumi per arricchire la narrazione: “Scusi, agente, di cosa consta il suo rigurgito?”

Insomma, puoi togliere al ragazzo il suo maglione color cachi, ma non puoi togliere al maglione color cachi il suo ragazzo.

Ma quella storia ebbe successo. Divenne un film, quindi una serie tv. Ultimamente ho visto una puntata di questo sceneggiato. C’erano due malavitosi che, scampati ad un agguato, si davano alla fuga. Un posto di blocco la intralciava, ed essi scappavano a piedi in un boschetto tallonati da due sbirri che nel frattempo avevano insospettito. I fuggiaschi erano un vecchio e un ragazzo sovrappeso, con non più di 60 metri di vantaggio sulla controparte. Erano finiti. A un certo punto il vecchio, vittima di un principio d’infarto, si accascia al suolo. Erano finitissimi. Ma il grassone si carica in groppa il vecchio e, boh, semina i poliziotti. Quindi lascia il padre nel boschetto, giusto il tempo di rubare un auto presso il più vicino autogrill. Mentre gli arguti agenti pensano bene di non chiamare rinforzi, il ciccione strangola il proprietario dell’auto davanti a tutta la prospiciente autostrada, benché fosse a portata di mano un boschetto capace di inghiottire la gente. Caricato in auto il vecchio, si parte alla volta del porto, dove si pensa di passare la notte. I due malviventi entrano in un capannone e decidono di sistemarsi alla bell’e meglio. Fuori hanno un’Audi sportiva super accessoriata ma loro preferiscono riposare con la faccia sul cemento. Per riscaldarsi, accendono un falò. Caso vuole, infatti, che in questo capannone siano qua e là sparsi dei rami d’albero, non pedane di legno, di quelle utili al trasporto, di quelle che sarebbe verosimile trovare giù al porto, rami d’albero. Il mattino seguente il vecchio si riprende e, ora e solo ora, chiama i suoi scagnozzi: “Veniteme a piglià!” Poteva farlo dopo l’agguato, all’inizio, prima di rischiare il carcere, la vita e soprattutto un brutto torcicollo, ma decide di farlo solo ora.

Oggi Roberto è un noto intellettuale. Con il suo lavoro sostiene di mostrare al mondo i meccanismi del potere criminale. Prendete appunti: i latitanti in fuga gradiscono dormire per terra dopo gli attacchi di cuore.

Chi sarà il protagonista del prossimo incontro?

  • Un famoso calciatore (50%)
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  • Un famoso giornalista (50%)
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  • Un famoso cantante (0%)
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14 Commenti

  • Un famoso giornalista.

    Ciao,
    Hai la mia completa attenzione.
    Trovo effervescente il tuo stile, mi piace. Magari nel primo capitolo ho vacillato un po’ su periodi lunghi, ma le supercazzole filosofiche del secondo toccano alte vette!
    L’ho chiesto ad altri o forse eri tu stesso: ci siamo già incontrati, in qualche modo, qui sopra?
    Ciao ciao

  • Questo capitolo mi ha fatto ridere più del precedente. particolarmente con i baffi di Nietzsche e l’utilizzo postumo di Moira. Però mi chiedo sinceramente se tu possa stilare 10 “quadretti” così senza diventare troppo ripetitivo e pesante.
    Curiosa di leggere il seguito. Vada per il noto intellettuale, o sedicente tale.
    Ciao

    • Ciao! Ti ringrazio per l’attenzione. Hai ragione, sarà difficile ovviare a quel problema, ma non so nemmeno se terminerò il racconto dato lo scarso interesse che sta suscitando.

      P.s. Nel secondo capitolo c’è un refuso: è ambientato nella primavera del 2016, non del 2003

      • Non devi vederlo come un problema del tuo racconto.
        Da un lato, hai pubblicato troppo in fretta: qui in genere si aspetta 7/10 giorni tra la pubblicazione di un capitolo e il successivo. Per lasciare tempo a più gente di leggere. Non tutti si connettono tutti i giorni. L’incipit in realtà lo si lascia “stagnare” anche un po’ di più, così quando uno clicca su “storie esordienti” lo trova.
        D’altro lato, siamo in agosto, anche una buona parte dei lettori/scrittori più attivi del sito sono in ferie e si connettono meno spesso o niente affatto.
        Aspetta un po’ a decidere che non hai riscosso interesse, molti probabilmente non hanno avuto nemmeno il tempo di scorgerlo il tuo racconto.

        Scrivi, bene, l’idea è simpatica, e sul sito i buoni racconti comici latitano.

        Ciao

        P.S. Però pensa ad andare un po’ più spesso a capo: fa respirare il lettore e a volte la pausa permette di assaporare meglio l’arguzia appena letta. 🙂

  • Centro estetico, a caso.
    Onestamente non mi è piaciuto 🙂 ma intuisco dalla tua proprietà di linguaggio a volte confusionaria (o lo fai apposta?) che puoi indirizzare bene la storia di questi due amici con mille idee e zero capacità.
    Ciao 🙂

    • Ti ringrazio, sei gentile! Per quanto riguarda la sinossi, vale solo l’ultimo periodo, il resto serve a perculare quei due dispensatori seriali di melassa di Fazio e Mollica, che li possino! Memorabile la puntata di CTCF in cui Fazio attaccò il suo ditirambo con Nanni Moretti e quest’ultimo: “Ma piantala, dai ! Dici la stessa frase ad ogni ospite che si siede qui!”

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