Correva l’anno 1922.
Rosina stringeva forte al petto la sua bambola di pezza. Era troppo piccola per capire cosa stesse succedendo, eppure il suo cuoricino batteva impetuoso.
Riusciva a sentire gli animi agitati e tristi delle persone che le stavano intorno.
Seduto davanti al camino, nonno Mario batteva ritmicamente il bastone di legno, l’oggetto dal quale ormai dipendeva negli spostamenti. Affidava a lui gli acciacchi della vecchiaia e la sua era stata una dura vita nei campi. Le ore trascorse sotto il sole cocente, in balìa del vento e del freddo, erano tutte lì, segnate sulla pelle aggrinzita del volto.
Ogni tanto si toglieva il cappello, tirava fuori il fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e si asciugava, spento, ora la fronte, ora gli occhi, l’una per il caldo del fuoco, gli altri per le lacrime commosse.
Pure nonna Caterina era irrequieta.
Nonostante la misera cena fosse finita da un pezzo e la cucina fosse stata già rassettata, continuava a passare la pezza sul grande tavolaccio di legno, ma era più un gesto irrazionale, perché Rosina lo vedeva il suo sguardo, assente, perso nei cupi pensieri di quella fredda sera di Gennaio.
Suo padre Vincenzo se ne stava lì, muto, davanti alla finestra con le mani in tasca e l’aria afflitta, sembrava quasi non ci fosse nella stanza, i suoi pensieri se li portava via il vento, chissà dove, forse nei ricordi di un matrimonio che all’inizio era sembrato felice ma che poi il tempo aveva lentamente consumato.
Seduta sulla piccola sedia di paglia, Rosina guardava la sua bambola.
Amelia gliel’aveva costruita con tanto amore. Era raro possedere un giocattolo a quei tempi, solo i figli dei benestanti potevano permetterselo e così per la bimba, la bambola era preziosa più dell’oro.
Ricordava ancora la consumata mano della mamma che la cuciva.
Con della vecchia tela di juta, sapientemente ritagliata e cucita da tutti i lati, aveva formato un sacchettino, aveva lasciato un piccolo buco, dove infilò numerosi quadrucci di stoffa per riempirlo. Cucito il foro, con lo spago legò i due angoli superiori del sacchetto, quelle sarebbero state le manine della bambola.
Allo stesso modo creò la testa, mentre con i fili di lana aveva tagliato i capelli.
Era stato il regalo per il suo quinto compleanno, due mesi prima.
La porta della stanza da letto si aprì lentamente.
Il dottor Di Giacomo comparve sull’uscio con le braccia penzoloni, lo sguardo basso e accigliato. Era il medico del piccolo paese e conosceva quella povera gente da sempre.
Rosina non avrebbe mai dimenticato quella scena, si sarebbe inchiodata alla mente per tutta la vita, per manifestarsi, crudele, nei suoi incubi notturni, svegliandola con la fronte bagnata di sudore e facendola sussultare nel letto.
Il medico guardò la piccola con gli occhi lucidi e il volto pallido. Era padre anche lui di una bambina:< Mi dispiace, se n’è andata!>.
Rosina levò gli occhi verso la nonna, che subito si era accostata per abbracciarla e con voce candida, ruppe la melodia tragica dei singhiozzi che le suonava intorno, come una musica spettrale.
< Dov’è andata la mia mamma, senza di me?>.
Il padre, con gli occhi pieni di rabbia, tentò di mascherare quel sentimento con il contrasto della voce dolce:< In cielo tesoro, insieme agli angeli!>.
La febbre “Spagnola”, conosciuta anche come la “Grande influenza”, si era portata via Amelia in quel desolato mese invernale.
Correva l’anno 1922 e nessuno se lo aspettava. La prima guerra mondiale era finita da qualche tempo e la gente, stanca della fame, dei lutti e delle carestie, aveva creduto di poter pregustare le gioie della pace.
Invece, incurante dei loro poveri sogni, il virus mortale aveva già fatto comparsa qualche anno prima. La chiamavano febbre “Spagnola” perché la stampa iberica fu la prima a parlarne, dato che ne rimase vittima il loro re Alfonso XIII.
Non esisteva una cura, né un vaccino, per quella che si rivelò la pandemia più catastrofica della storia dell’umanità.
Rosina tutte queste cose le ignorava, sapeva soltanto che le aveva strappato la mamma in pochi giorni.
Una sera, ad Amelia era salita la febbre e aveva preso a vomitare, ma quando cominciò a buttar sangue dalla bocca e dal naso, la bambina fu allontanata immediatamente e portata in casa dei nonni.
Vincenzo, il padre di Rosina, che già non andava d'accordo con la moglie, ora che è vedovo decide di trasferirsi in Francia. Rosina:
- Anche la piccola si ammala, rischiando di morire. (18%)
- Viene chiusa in un istituto (9%)
- Viene lasciata a vivere con i nonni. (73%)

25/09/2016 at 16:23
L’ho notato in due punti:
Verso Franca che, singhiozzava…
I compagni di quella che, era sembrata…
Ma dicevo così per dire, a me capita di rileggere decine di volte cancellando l’errore, me lo devono indicare, altrimenti non lo vedrei mai.
30/09/2016 at 22:53
Hai perfettamente ragione, con la punteggiatura sono ancora un disastro. Perdonami. Per fortuna che prima di pubblicare l’altro racconto ho fatto fare la correzione delle bozze, non me la sarei mai rischiata, data la mia poca esperienza.
25/09/2016 at 10:52
Ok, la storia è dunque appena iniziata ed è ufficialmente un rosa.
In questo ultimo trovo alcune strane punteggiature. Per il resto lo stile è inconfondibile.
Ciao a presto
25/09/2016 at 16:04
Ciao Jaw,
ti ringrazio per aver continuato a seguirmi. Devo dirti che la tua capacità di osservazione e analisi è davvero acuta, sei stato l’unico a badare allo stile.
Ti chiedo, gentilmente, se potresti farmi notare la punteggiatura che ti sembra strana in modo che io possa correggermi e migliorare.
Non posso negare che, dopo un inizio molto storico, ora sono nella piena fase di una parte rosa, ma non mi azzarderei ad attribuirle un solo genere, perchè nella parte finale la storia tornerà a farla da padrona con lo scoppio della seconda guerra mondiale. Lo classifichere quindi un rosa storico. Grazie di cuore per le tue preziose osservazioni che, fatte con garbo ed educazione, apprezzo sempre!
25/09/2016 at 16:25
Scusa, per sbaglio ho risposto sopra
24/09/2016 at 04:32
Beh, il seguito ci voleva proprio, certo che ti seguirò 😉
22/09/2016 at 09:40
“Anche voi non mi siete indifferente”, è una frase pudica e quasi “poetica”, ormai in disuso, che rispecchia molto bene la mentalità e il rapporto uomo-donna di quell’epoca.
Questo capitolo trasmette bene l’atmosfera.
Non saprà cosa rispondere, vorrebbe seguire il cuore e, nel contempo, non vorrebbe urtare la sensibilità del suo amico d’infanzia.
ciao ciao
23/09/2016 at 09:26
Ciao Maria, è un onore per me ricevere il tuo commento, come lo è ogni volta che leggo i commenti degli autori che apprezzo su questo sito. Grazie di cuore.
21/09/2016 at 18:29
Ho votato che non saprà cosa rispondere… Racconto sempre più bello…bravo!!
18/09/2016 at 23:32
Per quanto sia combattuta, la risposta è una sola: no! Mi pare che il gesto del militare sia un po’ troppo arrogante. Il tuo racconto è molto coinvolgente, diciamo che sta virando un po’ sul rosa. Stile, ricerca storica, frequenza di pubblicazione, certe note di impaginazione… leggerti mi è in un certo senso familiare 😉 . E sempre piacevole.
Ciao a presto
19/09/2016 at 08:22
Mannaggia Jaw, volevo dirvelo all’ultimo episodio ma mi hai scoperto! Ebbene si, sono io. Spero di non avervi infastidito o fatto cambiare opionione su di me. Ero talmente euforica quando ho creato l’incipit di “Una vita dura” (questo sarà il suo titolo) che non ho saputo aspettare . Grazie comunque per il tuo bel commento e per l’occhiolino giocoso!
19/09/2016 at 09:28
Urka,
Mi dispiace, pensavo di essere imasto molto sul vago, potevi rispondere con un altro occhiolino.
Nessun fastidio, figurati, è del tutto legittimo, chissà quanti ce ne sono che fanno lo stesso…
16/09/2016 at 15:54
Secondo me Rosina non ha accettato di fidanzarsi con Pasquale. Tifo vivamente per Peppino, comunque ancora una volta complimenti!!! Aspetto l ultimo episodio con ansia.
19/09/2016 at 08:24
Ciao fray,
grazie di cuore per l’entusiasmo con il quale mi segui. Non mi basta un episodio e così ti annuncio che ci sarà la seconda parte! Un abbraccio e a presto.
15/09/2016 at 19:18
Non saprà come rispondere.
Si tratta di una situazione particolare che, solo con un colpo di genio, potrebbe essere risolta.
Ho pensato a un’eventuale proseguo, ma solo tu potrai dare una risposta.
Ciao e al prossimo 😉
19/09/2016 at 08:25
Ciao Danio hai indovinato, ci sarà il seguito perchè siamo ancora nel bel mezzo del racconto! Grazie di seguirmi sempre. A presto!
10/09/2016 at 23:27
Che bello!! nella parte iniziale hai descritto così bene le sensazioni di Rosina, con l’odore del pane fresco e l’allegria della nuova giornata, che mi è sembrata di viverli. Mi piace sempre più questo racconto e a questo punto sono curioso di sapere se tuo nonno si chiama Pasquale o Peppino. Ancora cpmplimenti.
12/09/2016 at 19:28
Ciao fray, sei veramente molto gentile. Mio nonno non è stato ne Peppino che Pasquale. Ho molto romanzato e modificato questo racconto che, in realtà, è solo ispirato alla vita di mia nonna. Posso dirti che Peppino, il cui nome è inventato, è stato veramente un giovanotto timido, del suo paese che non è mai riuscito a fidanzarsi con mia nonna, nonostante ne fosse innamorato. Pasquale, dal nome sempre inventato, è stato un militare che mia nonna ha conosciuto a Roma ma che si è volatilizzato dopo averle fatto credere d’essere innamorato. Nella realtà i due uomini non si sono mai incontrati. I dialoghi e le scene sono frutto della mia immaginazione. Mia nonna è morta nel 2008 e non potrà mai sapere del racconto che le sto dedicando.
10/09/2016 at 16:23
Peppino che s’imbatte in Pasquale mi sembra un po’ forzato, e quest’ultimo si è già praticamente dichiarato a Rosina. Motivo per cui ho votato per il semplice arrivo di Peppino a Roma, visto ciò che ha dichiarato all’amico nel capitolo precedente.
Ciao e al prossimo 😉
12/09/2016 at 19:29
Grazie come sempre, caro Danio.
06/09/2016 at 23:01
Ciao Antonio, ho votato che Peppino va a cercarla, io almeno farei così, Ho abitato a Roma per molti anni, e ce l’ho ancora nel cuore. Se non rammento male a Largo di Torre Argentina c’era un locale che si chiamava Delfino,o nome simile, che faceva dei supplì semplicemente divini.
A presto
08/09/2016 at 16:56
Grazie per la costanza con la quale mi segui! A presto caro Ivano.
06/09/2016 at 20:32
Spero vivamente che Peppino vada a cercarla. Questo tenero amore senza tempo ha il diritto di continuare :).
08/09/2016 at 16:58
Vedremo fray, nel frattempo ti ringrazio molto di seguirmi!
05/09/2016 at 19:56
Ciao!
Ti se guo da un po’, ma ho avuto solo adesso il coraggio di recensire. La tua storia é molto gradevole. Ho un debole per le storie ambientante negli anni passati e spero di riuscire a scriverne una anche io, anche se al momento mi sto occupando di una storia contemporanea.
Confesso che spero in un lieto fine tra Rosina e Peppino!
Voto che va’ a riprenderla!
08/09/2016 at 17:00
Ciao Marty, sono felice la mia storia ti sia piaciuta! Passerò senz’altro a leggere la tua! A presto.
05/09/2016 at 19:32
Sarebbe stato facile votare per Peppino, invece opto per l’incontro con Pasquale organizzato dalla cugina e vediamo che accade.
Ciao e a presto.
08/09/2016 at 17:01
Ciao Danio, eventualmente potrei fare anche un mix, vedremo. Grazie mille per essere passato!
04/09/2016 at 14:55
La famiglia per cui lavora.
Ciao Antonio,
Il tuo racconto continua a scorrere molto bene, si legge d’un fiato e evoca le giuste atmosfere. Solo una cosa mi è sembrata un po’ fuori posto, ma è un dettaglio quasi insignificante e poi è probabilmente più una mia opinione che altro: nel capitolo precedente la frase ‘con un apposito utensile chiamato la “ zeppa”’, l’ho trovato un po’ maldestro, potevi semplicemente scrivere ‘con la zeppa’, oppure descriverlo con qualche parola (difficile, soprattutto per i limiti di caratteri), ma annunciarne il nome, supponendo l’ignoranza del lettore (nel mio caso ci hai preso di brutto) e poi non dire altro oltre questo un po’ disorienta.
Ciao a presto
05/09/2016 at 17:21
Hai ragione Jaw, ma ti assicuro che non era assolutamente quello il mio intento, dato che, io per primo, non sapevo cosa fosse la “zeppa” se non ne fossi venuto a conoscenza dalla documentazione fatta sulle usanze del paese di mia nonna.
Mi scuso per averti disorientato e ti ringrazio per i preziosi suggerimenti!
02/09/2016 at 10:01
Il tuo racconto mi ha colpito dritto al cuore: è intimo, delicato. Mi è sembrato che tu abbia aperto una finestra su un mondo lontano, ma non troppo, fatto di sentimenti e cose semplici, ma più autentiche che mai. Rosina è un personaggio di quelli che non si trovano spesso: la nonna-bambina di tutti noi. In effetti, leggendo ho pensato subito che molti di quelli che hanno letto il tuo racconto, tra le righe ci hanno trovato i loro nonni da piccoli, per me almeno è stato così.
Per quanto riguarda il tuo stile, devo ammettere che non sempre è impeccabile, ma riesce bene a reggere l’impianto narrativo che via via stai costruendo.
Davvero bravo, ti seguo!
02/09/2016 at 11:53
Questa mattina, aprendo il sito, tutto mi aspettavo tranne che ricevere un suo commento! Non so esprimerle l’emozione che provo, davvero la ringrazio di cuore per le belle parole.
Confesso di essere molto coinvolto emotivamente dal personaggio di Rosina, perchè è basato sulla vita della mia nonna paterna e forse questo va a riflettersi, come lei dice, positivamente sul racconto. Chiedo perdono per lo stile, ma sono un principiante che ha molto da imparare. Grazie per questa sorpresa inaspettata!
02/09/2016 at 11:53
Le rispondo dalla pagina di mia moglie, non lo avevo precisato.
01/09/2016 at 17:45
E vediamo di conoscere meglio questo bel militare.
Peppino è rimasto al paesello, e per la famiglia c’è ancora tempo. Ciao e a presto 😉
04/09/2016 at 12:34
Grazie Danio, vedremo quale opzione vincerà. A presto.
01/09/2016 at 11:20
Bellissimo racconto, quest’ultimo capitolo in particolar maniera mi ha emozionato trasmettendomi le sensazioni di un migrante di campagna che raggiunge una grande città. Rosina è un personaggio d’altri tempi ma con forti note attuali (Come l’imbarazzo, lo smarrimento e l’incognita di cambiare completamente vita). Che dire amo questo personaggio e spero di continuare a leggere di lei.
04/09/2016 at 12:34
Sono lusingato dal tuo commento, veramente troppo gentile! A presto.
01/09/2016 at 10:32
Ciao Antonio, bel capitolo con i pensieri di Rosina, e quel presentarsi con nome e cognome, anche tra giovani. L’unica cosa leggermente stonata è lui che si addormenta invece di continuare una conoscenza alla quale mi era sembrato molto interessato. Proprio per questo voto il buon Peppino che non si rassegna.
Un saluto e a presto
04/09/2016 at 12:35
Grazie mille Ivano, al momento sembra vincere Peppino, vediamo come va! A presto!
25/08/2016 at 17:00
Un uomo sarebbe poco decoroso, quindi dico una donna curiosa. Buona fortuna, Rosina 😉
25/08/2016 at 21:46
Grazie di cuore Danio.
25/08/2016 at 11:14
Ciao, molto carino questo capitolo, sono proprio le emozioni che si provavano un tempo nei primi approcci, sempre che uno trovasse il coraggio di provarci, non era facile.
Voto perchè trovi un uomo curioso.
A presto
25/08/2016 at 21:49
Sono felice Ivano di come riesco a trasmetterti quelle emozioni, è davvero importante per me ciò che dici. A presto e grazie.
24/08/2016 at 21:50
Ciao, come ti ho accennato nel commento del mio racconto, eccomi qui a leggere tutti e 5 gli episodi. Ho letto che ti descrivi come un principiante, a me non sembra, mi piace molto come scrivi, la lettura è pulita e scorrevole e soprattutto emozionante. Avrei continuato a leggere anche se avessi trovato altre 100 episodi 😀
Ho votato che incontra un uomo curioso…
Continua così, sei davvero bravo!
25/08/2016 at 21:51
Sei davvero troppo buona, mi emoziono così. Grazie infinite.
24/08/2016 at 11:15
È un romanticone, penso che le confesserà il suo amore.
Ciao Antonio,
Ho letto adesso i quattro capitoli insieme. Mi piace il tuo stile, è diretto e fluente.
Mi piacciono anche le atmosfere del tuo racconto, molto ‘intime’. A questo proposito, ho notato una sorta di ‘partecipazione’ della voce narrante, la quale in alcune occasioni sembra esprimerci il proprio pensiero, ad esempio in ‘manco fosse un attore di teatro’, che per la verità potrebbe più verosimilmente essere un pensiero di Rosina. Ma è la descrizione seguente della chiesa che sembra sdoppiare il narratore dal pensiero di Rosina, con i ‘Neanche a farlo apposta,’ e soprattutto con ‘ la più bella quella di …’
Prendila per quello che vale, un’osservazione un po’ pedante da parte di qualcuno che crede che il maggior pregio di questo sito sia il confronto che permette tra gli autori.
Ciao a presto e complimenti
24/08/2016 at 14:23
Ciao Jaw, sono molto onorato del tuo commento e ti ringrazio.
Accetto positivamente tutte le critiche, come dici tu servono a migliorare.
Narro la storia, un pò romanzata, della vita di mia nonna paterna e il suo paese lo frequento spesso, quando vado in visita dai parenti che ancora ci vivono, di conseguenza noti la partecipazione della voce narrante. Non sò ancora dirti se è un errore voluto, ma sicuramente dato il coinvolgimento emotivo mi è venuto spontaneo.
20/08/2016 at 16:13
bel capitolo come sempre…molto tenero Peppino, per adesso preferisce fingere di essere solo un amico perchè ha paura di essere rifiutato 🙂
20/08/2016 at 15:52
Baciarla, per i tempi che erano, mi sembra un po’ ardito. Diciamo che, impacciato e confuso, le confesserà il proprio amore.
Stile sempre fluido, avanti così 😉
20/08/2016 at 14:41
Volevo dirti che ho votato che le confesserà il suo amore.
20/08/2016 at 14:39
Ciao Antonio,che tenere quelle schermaglie amorose, rispetto a ora. In ogni caso descrrivi veramente bene quei tempi, non perchè li abbia vissuti, ma anche a me venivano raccontati da mia mamma, e visti per quel poco che ho frequentato un paesino di campagna, tutto uguale, dal bucato alla messa al prendere l’acqua alla fontana, lì c’era anche il rito settimanale del fare il pane al forno comune, e di una tipo di focaccia che lì chiamavano ciaccia. Continua così.
Buon fine settimana
20/08/2016 at 15:02
Ciao Ivano, non sai quanto mi rende felice il tuo commento! Posso chiederti dove si trova il paesino di tua nonna?
20/08/2016 at 15:24
Allora, mia nonna era di Città di Castello (PG), ma il paesino di cui parlo è un agglomerato di case in una collina, dopo San Secondo, a sud della Città. Si chiama Falerno, e ha, perchè l’ultima volta che l’ho visto non era cambiato nulla, il pozzo con la pompa a mano, il forno in comune, la chiesa, il Fiume Tevere a valle, dove sciacquavano il bucato. E i vari contadini, chi con più terra chi con meno. E i bambini a pascolare i maiali, andavo anche io.
Una saluto
17/08/2016 at 23:46
Le persone legate a Rosina, per il momento,la bimba non ha avuto molti amici intorno.
Ciao Antonio,
Molto interessante la tua storia e coraggiosa la scelta di romanzare una vita comune.
La scrittura mi pare scorrevole e piacevole, ho notato giusto alcuni pleonasmi tipo ‘a lui… gli,, ora non ricordo esattamente, ma ci stavano anche come stile narrativo, un rafforzativo così comune che ci avvicina al modo di parlare e pensare dei tuoi personaggi.
Nella biografia scrivi di essere un dilettante. Lo siamo (quasi?) tutti qui sopra e io penso sinceramente che il confronto tra noi ci possa permettere di crescere e migliorarci.
Ciao ciao
18/08/2016 at 12:27
Il tuo commento è molto prezioso per me, grazie.
Volevo chiederti se secondo te, posso usare in scrittura il modo di parlare dell’epoca o è considerato un errore? Non intendo in dialetto ma quei pleonasmi che hai notato tu e che sono intenzionali. Grazie se vorrai rispondermi per aiutarmi.
18/08/2016 at 13:57
Io non penso che si possa considerare un errore, anzi! Il fatto è che è difficile. Qui su TI ho letto un racconto in cui c’era qualcosa di simile, il titolo è ‘Che fine ha fatto l’ingegner Scaglia’, ambientato più o meno in quel periodo, dagli uno sguardo, se ti capita. Il problema di far parlare in modo realistico i personaggi è che trovi lettori noiosi come me che lo fraintendono! 😀
Però il tuo tentativo è coraggioso e a mio parere devi fare come avevi pensato. Se segui questa via sii coerente, mostra per contrasto, ossia non far parlare tutti allo stesso modo: il medico sarà più ampolloso, l’avvocato non ne parliamo, il contadino farà più errori formali… potrebbe essere utile associare a qualcuno qualche tic linguistico, ad es. ripetere sempre ‘a me mi’ o ‘ma però’. Roba simile. Poi, ti ho scritto solo un punto di vista, il mio, sono contenta che tu gli dia importanza ma non dargliene troppa!
Ciao ciao
17/08/2016 at 15:31
Passiamo all’adolescenza, credo sia giunto il momento 🙂
18/08/2016 at 12:28
Grazie Danio, lo spero anch’io, per il momento è l’opzione in vantaggio.
16/08/2016 at 18:00
Ciao, molto ben descritta la vita di Rosina e delle persone in quegli anni 🙂 L’infanzia è stata già descritta bene e abbondantemente, passerei all’adolescenza 🙂
18/08/2016 at 12:30
Grazie Giulia, sono già al lavoro. A presto.
16/08/2016 at 16:20
Ciao, sui materazzi con le foglie digranturco dentro ci ho dormito anch’io, quando, da piccolo, andaavo in campagna. Stai descrivendo bene la vita agreste di quei tempi. Adesso credo che sull’infanziadi Rosina hai già scritto abbastanza, quindi voto per le persone legate a lei, così da fare un quadro completo.
Un saluto e a presto.
18/08/2016 at 12:31
Ciao Ivano, se posso chiedere, di che parte sei?
18/08/2016 at 12:48
Ciao Antonio,non ci sono problemi. Di origini sono Umbro, di Città di Castello. Poi però ho girovagato, prima tra Roma e Firenze, per poi stabilizzarmi al nord, prima Pavia, e poi nella sua provincia,nell’Oltrepo’. Diciamo che non mi affeziono troppo si luoghi. E tu di dove sei? Un saluto e a presto
12/08/2016 at 06:03
Io proseguirei con Rosina. Se non sbaglio i nonni paterni non ci sono più, e di Vincenzo hai parlato abbondantemente in questo capitolo.
Buon proseguimento 🙂
14/08/2016 at 22:25
eh si, i nonni del racconto sono quelli materni, è esplicitamente scritto sul racconto. Grazie per avermi letto Danio.
11/08/2016 at 19:41
Ciao, anche questo capitolo mi è piaciuto, scrivi bene e si sentono le emozioni dei personaggi 🙂 Ho votato per seguire i nonni paterni 🙂
14/08/2016 at 22:26
Grazie Giulia, sono felice ti sia piaciuto. I nonni sono quelli materni però. Grazie ancora per aver letto.
11/08/2016 at 18:11
Mi piacerebbe conoscere anche il passato del padre di Rosina per cui ho votato i nonni paterni. Mi piace come hai svolto questo episodio, sempre questo stile delicato e non aggressivo. Al prossimo episodio!
14/08/2016 at 22:28
Valecaramelo mi hai fatto un grande complimento per lo stile, grazie davvero!
11/08/2016 at 15:06
Ciao,ho votato per il padre, sperando che così rimanga un collegamento con Rosina. Però credo che dando le tre opzioni dovresti anche giustificarle un pochino, altrimenti uno non sa perchè dovrebbe votare una opzione invece dell’altra.
Continua a raccontare la vita di quella bambina, è molto tenera.
Buona giornata
14/08/2016 at 22:29
Grazie per aver letto di nuovo Ivano, buona giornata anche a te!
11/08/2016 at 14:29
Scusate l’errore di distrazione, “gli offrì la guancia” non “le”. Perdono.
11/08/2016 at 12:17
Ciao, si sente molto dalla lettura il sentimento che ci hai messo nella storia 🙂 ho votato per la bambina che rimane con i nonni, a presto
10/08/2016 at 09:57
Scorrevole e interessante racconto! Aspetto di leggere il continuo! In bocca al lupo! !
08/08/2016 at 23:21
Ciao! Sono sincera, mi sono commossa quando ho letto la frase “e dove è andata la mia mamma, senza di me?”, l’ho vista la piccola Rosina con la sua bambola. Mi piace ciò che hai scritto e come l’hai scritto. Voto i nonni perché mi sembra la scelta più ragionevole anche se, forse, ai tempi l’istituto poteva voler dire cibo sicuro e sopravvivenza (anche mio nonno paterno ha vissuto qualcosa di simile). Seguo!
09/08/2016 at 12:33
Sono veramente felice di averti commosso. La tragicità del racconto rispecchia la realtà di quei tempi e chi ha un nonno che l’ha vissuta ne rimane coinvolto emotivamente, come è successo a te. Grazie per aver apprezzato.
08/08/2016 at 12:16
Ciao Antonio benvenuto.
Interessante l’inizio dell’Incipit, si percepisce una certa passione.. nel raccontare i fatti.. E cmq un primo capitolo ben strutturato.. col ” passaggio di consegne generazionale” ben descritto dai nonni alla piccola Rosina.
Voto per la terza opzione.. la piccola rischia di morire.
Seguo
09/08/2016 at 12:34
Grazie Alex, mi fa piacere esser riuscito a trasmettere la passione che sento per il vissuto di mia nonna. A presto.
07/08/2016 at 16:56
Viene lasciata coi nonni.
Bel inizio, sopratutto per un principiante. Inoltre sei partito da un periodo storico molto interessante, complimenti. Seguo….
07/08/2016 at 17:08
Grazie Danio, anche se non ho avuto molta scelta per il periodo storico perchè mia nonna è nata negli anni venti . Il mio arduo compito sarà quello di romanzare la sua vita. Grazie di seguirmi.
07/08/2016 at 16:10
Ciao, bell’inizio, ti invidio per il coraggio, intraprendere una storia dovendo anche descrivere i momenti storici che attraversa, ti faccio un grande augurio. Ho pensato molto cosa votare, dato che io sono cresciuto in Collegio, e non ne ho un brutto ricordo, ma oiu ho scelto il più tranquillizzante vivere coi nonni. Certo che il padre è un vere uomo e campione. Far ammalare anche lei mi sembra essere senza pietà, essendo già praticamente orfana. Ti seguo per vedere che strada prenderà. Anche io sono un principiante,e se ti piacciono i gialli fai un salto da me, così mi dici cosa ne pensi.
A presto
07/08/2016 at 16:20
Ciao Ivano, il mio coraggio è relativo perchè gli eventi che racconto, anche se romanzati, li ha vissuti realmente la mia cara nonna paterna, morta nel 2008. Ho modificato i nomi e un pochino gli eventi, ma lei veramente a pochi anni di vita ha perso la mamma a causa della febbre spagnola. Vedremo se con le votazioni dei lettori riuscirò a mantenere il racconto più fedele possibile, altrimenti lo modificherò con piacere in base alle loro scelte, come è il principio del sito. Per il momento ti ringrazio e passo a leggere subito il tuo racconto con piacere.