QUANDO LA VITA ERA DURA

Dove eravamo rimasti?

Cosa risponderà Rosina? Combattuta, non saprà cosa rispondere. (75%)

Peppino e il suo cuore spezzato

La donna non sapeva cosa dire, sentiva di essere intrappolata tra l’affetto che conservava per Peppino e il futuro migliore che poteva darle Pasquale. Qualunque cosa avesse risposto, sarebbe andata a discapito dell’uno o dell’altro. Sconfitta abbassò il viso e una lacrima andò a cadere sulle mani che teneva strette in un pugno sulle ginocchia.

Peppino interpretò quel gesto come una risposta affermativa e gli sembrò di sentire una pugnalata trafiggergli il cuore.

< Mi hai deluso Rosì! Non sei la donna sincera che credevo, perfino il bacio che mi hai dato era una bugia! Scordati che esisto. Non ci sarò più per te!>.

Lanciò un’ultima occhiata sprezzante al bell’imbusto che sghignazzava contento e una amareggiata verso Franca che, singhiozzava in un angolo, peggio di Rosina.

Voltò le spalle al gruppetto e sparì dalla vista e dalla vita di quello che era stato il suo primo amore.

La giovinetta, con la morte nel cuore, abbandonò la panchina e senza guardare i compagni di quella che, era sembrata una felice giornata, si chiuse alle spalle l’antico portone.

La signora Manfredi non si accorse di nulla per tutta la serata ma quando Rosina si ritrovò finalmente sola, nella sua piccola stanza da letto, diede sfogo a un pianto sfrenato.

 

Il tram si fermò davanti alla caserma di Pasquale.

L’uomo aveva urgenza di rientrare, ora che la serata era terminata nel migliore dei modi. Non avrebbe potuto chiedere di più di quel che aveva ottenuto.

Con le mani in tasca, camminava fischiettando allegramente, con il petto gonfio di presunzione. Dalla risposta che Rosina aveva dato a quel paesanotto, era sicuro d’esser stato lui il vincitore.

Assorto in questi pensieri, a un tratto sentì qualcuno toccargli il braccio.

Si girò di scatto, pronto a sferrare un pugno, qualora ce ne fosse stato bisogno.

Gli occhi grandi e neri della donna erano rossi per il pianto ma anche accecati per la rabbia.

Pasquale vedendola, sbuffò infastidito.

< Annarella, che ci fai sola per la strada a quest’ora?>.

La ragazza digrignò i denti.

< Che fine hai fatto Pasquà?>.

Lui rise ironico, sbeffeggiandola.

< Io? Come vedi sto sempre qui, in caserma>.

< Ah si? E come mai non ti ho più visto?>.

Ora Pasquale era visibilmente nervoso.

< Insomma, si può sapere che vuoi?>.

A quelle parole, Annarella esplose in una furia incontrollata. Senza badare al fatto che si trovasse in strada, cominciò a prenderlo a pugni sul petto.

< Disgraziato! Non mi hai più cercato da quando ti ho dato la mia innocenza! Avevi detto che ero la fidanzata tua!>.

< Le cose si fanno in due! Non mi pare ti ho costretto, né ti ho usato violenza!>.

La povera donna ora singhiozzava.

< Farabutto! Avevi promesso di sposarmi, per questo mi sono fidata! Mi hai rovinato e te ne sei approfittato perché sai che non ho più un padre, né un fratello che ti possano spaccare il muso!>.

La poca gente che passava, data l’ora, cominciava tuttavia a guardarli, talmente erano alte le grida della donna.

< Finiscila Annarella! Rifatti una vita>.

Così dicendo, se la tolse di dosso per proseguire la sua strada.

< E come me la faccio, adesso che sono stata con te?>.

Pasquale non rispose neanche, continuando a fischiettare.

“Non sei nè la prima, nè l’ultima”riflettè, mentre finalmente varcava la soglia.

 

Come tutte le mattine, Rosina entrò nel forno per comprare il pane fresco, quando si vide affiancare dalla cugina.

< Rosina! Non vedevo l’ora di rivederti!>.

La giovinetta, ancora un po’ triste, fece spalluccia.

< Mi sento così in colpa al pensiero d’esser stata io a organizzare quella sorpresa!>.

Rosina la guardò dispiaciuta. Uscirono dal negozio.

< No Franchina, non crucciartene, non hai colpa. Nessuno poteva sapere che Peppino sarebbe venuto a Roma>.

< Tu gli vuoi bene?>.

< Non lo so, sono confusa. Sento un grande affetto per lui ed esserci lasciati a quel modo mi fa stare male!>.

La cugina l’abbracciò per consolarla.

< Che cosa hai intenzione di fare adesso?>.

Rosina finalmente la guardò dritto negli occhi, sembrava determinata.

< Sono venuta a Roma per costruirmi un futuro dignitoso. Pasquale mi ha chiesto di fidanzarmi con lui. Sembra una cosa seria!>.

Il viso di Franca s’illuminò dalla gioia.

< Dici davvero? Che bella notizia! Me lo sentivo che quel giovanotto era l’uomo giusto per te! Hai visto come ti tratta? Ti parla come se fossi una principessa!>.

< Non sognare troppo, cara cugina! Bisogna rimanere con i piedi ben saldi a terra!>.

Franca sbuffò contrariata.

< Uffa! Sei sempre la solita pessimista. Fosse capitato a me un giovanotto così bello! Hai visto che spalle larghe? E che occhi!>.

Le guance di Rosina si colorarono dall’imbarazzo.

Diede una spinta giocosa all’impertinente cugina.

< Finiscila, sei sfacciata!>.

Continua a seguirmi in “Quando la vita era dura 2”.

 Grazie di cuore caro lettore! 

 

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82 Commenti

    • Ciao Jaw,
      ti ringrazio per aver continuato a seguirmi. Devo dirti che la tua capacità di osservazione e analisi è davvero acuta, sei stato l’unico a badare allo stile.
      Ti chiedo, gentilmente, se potresti farmi notare la punteggiatura che ti sembra strana in modo che io possa correggermi e migliorare.
      Non posso negare che, dopo un inizio molto storico, ora sono nella piena fase di una parte rosa, ma non mi azzarderei ad attribuirle un solo genere, perchè nella parte finale la storia tornerà a farla da padrona con lo scoppio della seconda guerra mondiale. Lo classifichere quindi un rosa storico. Grazie di cuore per le tue preziose osservazioni che, fatte con garbo ed educazione, apprezzo sempre!

  • “Anche voi non mi siete indifferente”, è una frase pudica e quasi “poetica”, ormai in disuso, che rispecchia molto bene la mentalità e il rapporto uomo-donna di quell’epoca.
    Questo capitolo trasmette bene l’atmosfera.
    Non saprà cosa rispondere, vorrebbe seguire il cuore e, nel contempo, non vorrebbe urtare la sensibilità del suo amico d’infanzia.
    ciao ciao

  • Per quanto sia combattuta, la risposta è una sola: no! Mi pare che il gesto del militare sia un po’ troppo arrogante. Il tuo racconto è molto coinvolgente, diciamo che sta virando un po’ sul rosa. Stile, ricerca storica, frequenza di pubblicazione, certe note di impaginazione… leggerti mi è in un certo senso familiare 😉 . E sempre piacevole.
    Ciao a presto

    • Mannaggia Jaw, volevo dirvelo all’ultimo episodio ma mi hai scoperto! Ebbene si, sono io. Spero di non avervi infastidito o fatto cambiare opionione su di me. Ero talmente euforica quando ho creato l’incipit di “Una vita dura” (questo sarà il suo titolo) che non ho saputo aspettare . Grazie comunque per il tuo bel commento e per l’occhiolino giocoso!

  • Che bello!! nella parte iniziale hai descritto così bene le sensazioni di Rosina, con l’odore del pane fresco e l’allegria della nuova giornata, che mi è sembrata di viverli. Mi piace sempre più questo racconto e a questo punto sono curioso di sapere se tuo nonno si chiama Pasquale o Peppino. Ancora cpmplimenti.

    • Ciao fray, sei veramente molto gentile. Mio nonno non è stato ne Peppino che Pasquale. Ho molto romanzato e modificato questo racconto che, in realtà, è solo ispirato alla vita di mia nonna. Posso dirti che Peppino, il cui nome è inventato, è stato veramente un giovanotto timido, del suo paese che non è mai riuscito a fidanzarsi con mia nonna, nonostante ne fosse innamorato. Pasquale, dal nome sempre inventato, è stato un militare che mia nonna ha conosciuto a Roma ma che si è volatilizzato dopo averle fatto credere d’essere innamorato. Nella realtà i due uomini non si sono mai incontrati. I dialoghi e le scene sono frutto della mia immaginazione. Mia nonna è morta nel 2008 e non potrà mai sapere del racconto che le sto dedicando.

  • Ciao!
    Ti se guo da un po’, ma ho avuto solo adesso il coraggio di recensire. La tua storia é molto gradevole. Ho un debole per le storie ambientante negli anni passati e spero di riuscire a scriverne una anche io, anche se al momento mi sto occupando di una storia contemporanea.

    Confesso che spero in un lieto fine tra Rosina e Peppino!
    Voto che va’ a riprenderla!

  • La famiglia per cui lavora.
    Ciao Antonio,
    Il tuo racconto continua a scorrere molto bene, si legge d’un fiato e evoca le giuste atmosfere. Solo una cosa mi è sembrata un po’ fuori posto, ma è un dettaglio quasi insignificante e poi è probabilmente più una mia opinione che altro: nel capitolo precedente la frase ‘con un apposito utensile chiamato la “ zeppa”’, l’ho trovato un po’ maldestro, potevi semplicemente scrivere ‘con la zeppa’, oppure descriverlo con qualche parola (difficile, soprattutto per i limiti di caratteri), ma annunciarne il nome, supponendo l’ignoranza del lettore (nel mio caso ci hai preso di brutto) e poi non dire altro oltre questo un po’ disorienta.

    Ciao a presto

    • Hai ragione Jaw, ma ti assicuro che non era assolutamente quello il mio intento, dato che, io per primo, non sapevo cosa fosse la “zeppa” se non ne fossi venuto a conoscenza dalla documentazione fatta sulle usanze del paese di mia nonna.
      Mi scuso per averti disorientato e ti ringrazio per i preziosi suggerimenti!

  • Il tuo racconto mi ha colpito dritto al cuore: è intimo, delicato. Mi è sembrato che tu abbia aperto una finestra su un mondo lontano, ma non troppo, fatto di sentimenti e cose semplici, ma più autentiche che mai. Rosina è un personaggio di quelli che non si trovano spesso: la nonna-bambina di tutti noi. In effetti, leggendo ho pensato subito che molti di quelli che hanno letto il tuo racconto, tra le righe ci hanno trovato i loro nonni da piccoli, per me almeno è stato così.
    Per quanto riguarda il tuo stile, devo ammettere che non sempre è impeccabile, ma riesce bene a reggere l’impianto narrativo che via via stai costruendo.
    Davvero bravo, ti seguo!

    • Questa mattina, aprendo il sito, tutto mi aspettavo tranne che ricevere un suo commento! Non so esprimerle l’emozione che provo, davvero la ringrazio di cuore per le belle parole.
      Confesso di essere molto coinvolto emotivamente dal personaggio di Rosina, perchè è basato sulla vita della mia nonna paterna e forse questo va a riflettersi, come lei dice, positivamente sul racconto. Chiedo perdono per lo stile, ma sono un principiante che ha molto da imparare. Grazie per questa sorpresa inaspettata!

  • Bellissimo racconto, quest’ultimo capitolo in particolar maniera mi ha emozionato trasmettendomi le sensazioni di un migrante di campagna che raggiunge una grande città. Rosina è un personaggio d’altri tempi ma con forti note attuali (Come l’imbarazzo, lo smarrimento e l’incognita di cambiare completamente vita). Che dire amo questo personaggio e spero di continuare a leggere di lei.

  • Ciao Antonio, bel capitolo con i pensieri di Rosina, e quel presentarsi con nome e cognome, anche tra giovani. L’unica cosa leggermente stonata è lui che si addormenta invece di continuare una conoscenza alla quale mi era sembrato molto interessato. Proprio per questo voto il buon Peppino che non si rassegna.
    Un saluto e a presto

  • Ciao, come ti ho accennato nel commento del mio racconto, eccomi qui a leggere tutti e 5 gli episodi. Ho letto che ti descrivi come un principiante, a me non sembra, mi piace molto come scrivi, la lettura è pulita e scorrevole e soprattutto emozionante. Avrei continuato a leggere anche se avessi trovato altre 100 episodi 😀
    Ho votato che incontra un uomo curioso…
    Continua così, sei davvero bravo!

  • È un romanticone, penso che le confesserà il suo amore.
    Ciao Antonio,
    Ho letto adesso i quattro capitoli insieme. Mi piace il tuo stile, è diretto e fluente.
    Mi piacciono anche le atmosfere del tuo racconto, molto ‘intime’. A questo proposito, ho notato una sorta di ‘partecipazione’ della voce narrante, la quale in alcune occasioni sembra esprimerci il proprio pensiero, ad esempio in ‘manco fosse un attore di teatro’, che per la verità potrebbe più verosimilmente essere un pensiero di Rosina. Ma è la descrizione seguente della chiesa che sembra sdoppiare il narratore dal pensiero di Rosina, con i ‘Neanche a farlo apposta,’ e soprattutto con ‘ la più bella quella di …’
    Prendila per quello che vale, un’osservazione un po’ pedante da parte di qualcuno che crede che il maggior pregio di questo sito sia il confronto che permette tra gli autori.

    Ciao a presto e complimenti

    • Ciao Jaw, sono molto onorato del tuo commento e ti ringrazio.
      Accetto positivamente tutte le critiche, come dici tu servono a migliorare.
      Narro la storia, un pò romanzata, della vita di mia nonna paterna e il suo paese lo frequento spesso, quando vado in visita dai parenti che ancora ci vivono, di conseguenza noti la partecipazione della voce narrante. Non sò ancora dirti se è un errore voluto, ma sicuramente dato il coinvolgimento emotivo mi è venuto spontaneo.

  • Ciao Antonio,che tenere quelle schermaglie amorose, rispetto a ora. In ogni caso descrrivi veramente bene quei tempi, non perchè li abbia vissuti, ma anche a me venivano raccontati da mia mamma, e visti per quel poco che ho frequentato un paesino di campagna, tutto uguale, dal bucato alla messa al prendere l’acqua alla fontana, lì c’era anche il rito settimanale del fare il pane al forno comune, e di una tipo di focaccia che lì chiamavano ciaccia. Continua così.
    Buon fine settimana

  • Le persone legate a Rosina, per il momento,la bimba non ha avuto molti amici intorno.
    Ciao Antonio,
    Molto interessante la tua storia e coraggiosa la scelta di romanzare una vita comune.
    La scrittura mi pare scorrevole e piacevole, ho notato giusto alcuni pleonasmi tipo ‘a lui… gli,, ora non ricordo esattamente, ma ci stavano anche come stile narrativo, un rafforzativo così comune che ci avvicina al modo di parlare e pensare dei tuoi personaggi.
    Nella biografia scrivi di essere un dilettante. Lo siamo (quasi?) tutti qui sopra e io penso sinceramente che il confronto tra noi ci possa permettere di crescere e migliorarci.
    Ciao ciao

      • Io non penso che si possa considerare un errore, anzi! Il fatto è che è difficile. Qui su TI ho letto un racconto in cui c’era qualcosa di simile, il titolo è ‘Che fine ha fatto l’ingegner Scaglia’, ambientato più o meno in quel periodo, dagli uno sguardo, se ti capita. Il problema di far parlare in modo realistico i personaggi è che trovi lettori noiosi come me che lo fraintendono! 😀
        Però il tuo tentativo è coraggioso e a mio parere devi fare come avevi pensato. Se segui questa via sii coerente, mostra per contrasto, ossia non far parlare tutti allo stesso modo: il medico sarà più ampolloso, l’avvocato non ne parliamo, il contadino farà più errori formali… potrebbe essere utile associare a qualcuno qualche tic linguistico, ad es. ripetere sempre ‘a me mi’ o ‘ma però’. Roba simile. Poi, ti ho scritto solo un punto di vista, il mio, sono contenta che tu gli dia importanza ma non dargliene troppa!
        Ciao ciao

  • Ciao, sui materazzi con le foglie digranturco dentro ci ho dormito anch’io, quando, da piccolo, andaavo in campagna. Stai descrivendo bene la vita agreste di quei tempi. Adesso credo che sull’infanziadi Rosina hai già scritto abbastanza, quindi voto per le persone legate a lei, così da fare un quadro completo.
    Un saluto e a presto.

  • Ciao! Sono sincera, mi sono commossa quando ho letto la frase “e dove è andata la mia mamma, senza di me?”, l’ho vista la piccola Rosina con la sua bambola. Mi piace ciò che hai scritto e come l’hai scritto. Voto i nonni perché mi sembra la scelta più ragionevole anche se, forse, ai tempi l’istituto poteva voler dire cibo sicuro e sopravvivenza (anche mio nonno paterno ha vissuto qualcosa di simile). Seguo!

  • Ciao Antonio benvenuto.
    Interessante l’inizio dell’Incipit, si percepisce una certa passione.. nel raccontare i fatti.. E cmq un primo capitolo ben strutturato.. col ” passaggio di consegne generazionale” ben descritto dai nonni alla piccola Rosina.
    Voto per la terza opzione.. la piccola rischia di morire.
    Seguo

  • Ciao, bell’inizio, ti invidio per il coraggio, intraprendere una storia dovendo anche descrivere i momenti storici che attraversa, ti faccio un grande augurio. Ho pensato molto cosa votare, dato che io sono cresciuto in Collegio, e non ne ho un brutto ricordo, ma oiu ho scelto il più tranquillizzante vivere coi nonni. Certo che il padre è un vere uomo e campione. Far ammalare anche lei mi sembra essere senza pietà, essendo già praticamente orfana. Ti seguo per vedere che strada prenderà. Anche io sono un principiante,e se ti piacciono i gialli fai un salto da me, così mi dici cosa ne pensi.
    A presto

    • Ciao Ivano, il mio coraggio è relativo perchè gli eventi che racconto, anche se romanzati, li ha vissuti realmente la mia cara nonna paterna, morta nel 2008. Ho modificato i nomi e un pochino gli eventi, ma lei veramente a pochi anni di vita ha perso la mamma a causa della febbre spagnola. Vedremo se con le votazioni dei lettori riuscirò a mantenere il racconto più fedele possibile, altrimenti lo modificherò con piacere in base alle loro scelte, come è il principio del sito. Per il momento ti ringrazio e passo a leggere subito il tuo racconto con piacere.

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