Un tatuaggio è per sempre

Una porta chiusa

Un tatuaggio è tutto nella vita. Non ha molta importanza il soggetto né, tanto meno, il colore. L’elemento davvero rilevante è la grandezza. Più il tuo tatuaggio sarà grande più gli altri ti temeranno e saranno indotti a pensare che tu sia più “grande” di loro. L’ideale sarebbe farne almeno tre, preferibilmente cinque. Altro fatto cruciale con i tatuaggi, questi viaggiano sempre dispari, mai e poi mai farsi due, quattro, dieci tatuaggi. Volete essere migliori del resto del mondo? Ebbene, con un grande, imponente tatuaggio ci riuscirete senz’altro.

Mario chiude di colpo il giornale e lo appoggia sul letto alla sua sinistra. Un tatuaggio molto grande. Chiude gli occhi e si sforza di immaginare sé stesso con una tigre del Bengala tatuata dietro l’ossuta schiena. Guarda l’0rologio sulla parete. Deve darsi una mossa, ha appuntamento con Samuel, il tatuatore,alle 16.30. Entrerà nello studio Tattoo di via Manzoni ed esclamerà:

– Sono qua per farmi disegnare sulla schiena il tatuaggio più grande che hai!

Mario riflette ancora. Detto così non sembra un discorso da macho. Con la testa appesantita da troppe decisioni e pensieri, Mario si alza, svogliato, dal letto. Si avvicina, come fa almeno 20 volte ad intervalli regolari quando si trova nella sua camera, allo specchio dall’ovale allungato che si trova dietro la porta. E’ un ragazzo, sua madre continua a ripetergli che deve avere pazienza, che, certamente, sta crescendo e che tra non molto diventerà un uomo vero. Ma Mario non le crede, non più. Guardando infatti suo padre, vede un omino piccolo e curvo su stesso, i capelli, un lontano ricordo, la pancia esagerata rispetto la statura. A scuola ha studiato qualcosa di genetica ed è certo che le probabilità che diventi un uomo vero, un macho, sono vicine allo zero assoluto. Così ha deciso di far da sé e non aspettare di vedere un clamoroso insuccesso conclamato. Per iniziare la vera metamorfosi, però, si è convinto a farsi un tatuaggio. In fin dei conti ha appena compiuto 18 anni e può decidere della sua vita come meglio crede. Ne è certo, da quando avrà quel tatuaggio tutto cambierà, lui sarà un uomo e gli altri ragazzi inizieranno a rispettarlo, non a prenderlo in giro a causa di quel corpo emaciato e per nulla virile. Il tatuaggio, la tigre del Bengala, gli darà quella spinta necessaria per far partire quella macchina meravigliosa, luccicante della rinascita. Improvvisamente gli viene un dubbio atroce. E se si tatuasse una fenice? Questa, infatti rinasce dalle sue ceneri, ha letto, e quale migliore immagine per il suo percorso? Poi, però, si convince che un uccello incuta certamente meno soggezione di una tigre e decide di tornare all’idea originale. E’ quasi ora di uscire. Mario apre il cassetto del comò davanti il letto e rovista tra le mutande ed i calzini. Poi, sollevato, riesce a raggiungere una busta bianca e la prende, veloce, con la mano destra. Chiude il cassetto ed apre la busta. Dentro ci sono tutti i risparmi di un anno, i soldi del compleanno, del Natale, della Pasqua, di quando ha aiutato a casa, della volta che ha sistemato tutto il giardino, i soldi che la nonna Maria gli allunga di tanto in tanto. Li conta per la centesima volta. Dovrebbero bastare. Si infila la busta nella tasca del giacchetto di pelle che si è appena infilato ed esce dalla camera. Ha deciso di andare in motorino, non fa troppo freddo e non ha voglia di prendere l’autobus. Mentre schizza tra il divano e la poltrona del soggiorno lancia un “ciao!” alla mamma che sta pulendo i fagiolini al tavolo di cucina. Mentre apre il portone di casa sente la madre che cerca di replicare qualcosa ma lui, ormai, non può sentirla. Accende lo scooter e salta in sella. Decide che, subito dopo il tatuaggio, deve comprarsi una moto VERA. Parte con il cuore in gola ed il sorriso stampato sulla faccia. Ha anche un po’ di paura, e se facesse troppo male? In fin dei conti si tratta sempre di un ago. Scaccia il pensiero dalla testa deglutendo e concentrandosi sulla strada da fare per arrivare al negozio. Dopo appena 10 minuti parcheggia dall’altra parte della strada e si avvia, spedito, verso lo studio. Spinge la porta ma nulla accade. Guarda l’ora. Sono le 16.28. Controlla il cartello attaccato alla porta che gli conferma l’apertura per le 15.30. Niente, sembra chiuso per davvero. Una signora che sta pulendo la vetrina del negozio a fianco lo informa che il negozio, quel giorno, non ha mai aperto e che è certamente un fatto strano visto che il ragazzo, Samuel, è un tipo preciso e mai ha lasciato chiuso senza dare alcuna motivazione. Mario ringrazia la signora e guarda nuovamente la porta. Lì dentro c’è la soluzione a tutti i suoi problemi. A dire il vero c’è anche un acconto sostanzioso. Lo sconforto lo assale. Poi nota un numero di telefono, un cellulare, segnato a penna su un foglietto attaccato sulla porta. Sotto c’è scritto “solo per emergenze”. Mario fissa il numero sentendo l’ansia salire come un’onda.

Cosa deciderà di fare Mario?

  • Decide di cercare un altro studio di tatuaggi dando per perso l'acconto versato (0%)
    0
  • Decide di tornare a casa e riprovare il giorno seguente (25%)
    25
  • Chiama il cellulare riservato alle emergenze (75%)
    75
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49 Commenti

  • Buono anche il terzo. Bel crescendo di tensione, ben gestito senza snaturare il personaggio di Mario. Non ti attende un compito facile nel prossimo capitolo; l’imbranato non può trasformarsi di colpo in un tipo risoluto. Ho votato l’opzione preferita finora dalla maggioranza perché la nudità di Samu è un’ulteriore prova a handicap per uno come Mario. Sono curioso di vedere come la gestirai.

  • Samuel nudo incosciente e legato. Spiegherebbe perché Paola non voleva chiamare il 118 ed è scappata. Il capitolo mi è piaciuto davvero molto, forse più di tutti. nella seconda parte però avresti dovuto andare un po’ più spesso a capo, nonostante la frenesia di Mario.
    Alla prossima

  • Samuel incosciente, in ogni caso voglio che cominci un’avventura che farà crescere il povero Mario e se non trovasse nessuno la dovrebbe cominciare solo, non va bene.
    Ciao valecaramelo!
    Mi sono piaciuti questi tre capitoli, soprattutto il terzo. La storia è originale e ben scritta, più che altro, soprattutto nel primo capitolo, ho trovato la formattazione un po’ pesante (sarei andata a capo ogni tanto) e i periodi un po’ lunghi.
    È anche interessante come la storia sembri accelerare con gli eventi: all’inizio la descrizione è lenta, si sofferma in particolari evitabili e ‘noiosi’, insiste nel caratterizzare negativamente il personaggio, facendoci provare disagio per lui. Poi, quando comincia ad accadere qualcosa, sciogli le briglie.
    Mi hai incuriosita. Ti seguo.
    Ciao ciao

  • Brava. Sei riuscita a portare avanti due capitoli con uno stile scorrevole e dinamico nonostante i pochi dialoghi, senza eccedere in descrizioni ma mostrando attraverso le sensazioni del protagonista. Hai studiato tecniche di scrittura? L’esperimento di descrivere le caratteristiche fisiche del protagonista per come egli stesso si vede nel riflesso del vetro è da scrittrice consumata.
    Se Samu non risponde e non si muove, Mario come può reagire? È l’occasione (per te) per lavorare sul suo (probabile) disturbo schizoide. Se ne soffre, rimarrà elusivo e freddo scatenando la reazione violenta della ragazza. Potrebbe essere il primo momento di svolta del racconto.

  • Un tatuaggio non è tutta nella vita ma è sicuramente per sempre.
    Interessante la trama e come hai svolto il primo capitolo..
    Per un momento mi sono rivisto coi miei 20 anni.. in una cameretta assieme ad altri ragazzi di leva…. indeciso su cosa farmi tatuare.. se un serpente o un pugnale, alla fine non mi fece tatuare niente o quasi.
    E cmq a differenza di Mario non dovevo “rapprentarmi” in nessuno, penso che già all’epoca avevo le idee chiare di come girava il mondo….
    E sicuramente non poteva esser un tatuaggio a risolevere magicamente i miei problemi e le mie ambizioni.
    Detto questo, trovo il tuo incipit intressante e ben scritto.
    Complimenti.

    Seguo e Voto per la prima opzione,.

  • Ciao,ho votato per Samu che la manda a cagare. Sono curioso di vedere come si sitemano due tipi così. Anche perchè credo che da come lo hai descritto Mario sia un tipo già segnato. Non si può affidare ad un tatuaggio di darti tutto quello che non hai avuto nella vita, e da come hai scritto abbiamo un ragazzo quasi incapace di socializzare.
    A presto

  • Ciao,bell’inizio, chissà come gli nasce questa convinzione del tatuaggio che aiuta, non può essere solo un articolo. Magari film, o simili. Io non credo di aver voglia di farmene uno, anche perchè adesso se ne vedono molti, non sarebbe una cosa distintiva. Quelli piccoli possono essere carini, troppo grandi li apprezzo meno. Ma tornando alla storia ho votato per il telefono, con la decisione irrevocabile che ha preso non credo abbia voglia di aspettare un giorno, e se ha scelto quello di tatuatore sarà per qualche motivo logico.
    Ti auguro una buona serata, e brava, vediamo come continui.

    • Grazie per il tuo commento! Sicuramente si presuppone che, dopo lunghe giornate chiuso in casa a riflettere su come diventare “grande e grosso” abbia avuto una specie di epifania vedendo, per strada, un tipo abbastanza “duro” – almeno secondo Mario – ricoperto di tatuaggi. Al che si è tuffato sul web alla disperata ricerca di informazioni e di idee in merito. Dopo lungo peregrinare si è imbattuto nella recensione di un famoso evento legato ai tatuaggi di tale Mike Davis di Detroit. Quello scritto ha acceso in lui una lampadina, si è improvvisamente visualizzato un grande uomo tatuato, una sorta di visione del suo futuro. Ha scoperto, successivamente, che il tipo di Detroit teneva una sorta di editoriale su una rivista non molto conosciuta in Italia, “Tu sei forte!”. Non serve immaginare Mario precipitarsi in edicola ad acquistare il giornale che legge, poi, per la ventesima volta, sul letto poco prima di uscire per andare allo Studio Tattoo.

  • Mi piace come è scritto e la storia è molto interessante. Probabilmente vista l’urgenza sentita dal ragazzo la cosa più sensata per lui sarebbe di chiamare ma personalmente tornerei il giorno seguente quindi opterò per questa via. (Anche se personalmente non farei mai un tatuaggio, perché per me sono come gli elefanti, belli ma non ne vorrei mai uno mio)

  • Ciao e benvenuta.
    Timido, convinto che “avere” significhi finalmente “essere”, Mario ha investito un’energia sovrumana decidendo di tatuarsi, e aspettare un altro giorno o perdere dei soldi “sudati” sarebbe massacrante…
    Mario si fa coraggio e prova a chiamare il cell.
    Vediamo dove ci vuoi portare.
    🙂 🙂

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