Percorrendo delle rotaie al capolinea

“una lettera mai scritta” , sognare non è sempre una bella cosa

Quando Elia si alzò per scrivere quella lettera aveva un solo pensiero in testa, anzi ne aveva due. Il primo pensiero martellante consisteva nel sogno appena fatto e il secondo era che non avrebbe mai inviato quella lettera. Il motivo? Ci aveva messo un bel po’ , ma aveva capito. 

Iniziamo però con ordine, dal principio… Elia era stato mollato, di nuovo, dalla sua ragazza Margherita. Anche questa volta aveva scelto tutto lei e non aveva avuto modo di ribattere in alcun modo. Anche se le persone affianco a loro a quel tavolo mentre i due pranzavano e litigavano contemporaneamente avrebbero potuto dire che Elia aveva provato in tutti i modi a mettere delle patetiche pezze ovunque. Anche se in realtà l’unica cosa che stava facendo era evitare che il titanic sbattesse contro l’iceberg dopo che ci era sbattuto. Impossibile no? 

Eppure quella notte l’aveva sognata. Era da tanto che non gli capitava di sognarla, ma come ogni volta quando capitava era sempre per un buon motivo. In quel sogno, come stava cercando di spiegare nella lettere, lei era sfuggente. L’unica volta che era riuscito a vederla in viso era stata poco prima di svegliarsi e con lei che diceva:

«Cosa stai facendo ?»

Questo era stato illuminante, aveva dato un senso al pensiero che aleggiava nella testa di Elia da quando Margherita lo aveva lasciato che gli diceva : “stai facendo come tuo padre”. Questo aveva spezzato in due la mente del ragazzo, lui non voleva assolutamente assomigliare ad un padre che aveva abbandonato lui e la madre, quindi voleva assolutamente recuperare il rapporto con questa ragazza. Era proprio questo il punto, aveva inserito nella sua relazione, una relazione di qualcun altro pretendendo che non fosse così e anzi fosse solo la sua testardaggine a comandare. 

Questo “pensiero” aveva tremendamente senso e “giustificava”, per modo di dire persino quella vocina nella sua testa che, mentre Margherita gli elencava tutti i motivi per cui la loro relazione non avesse più senso, che gridava a gran voce “lei ha ragione” mentre le sue corde vocali componevano un orribile concerto di scuse e giustificazione sul perché dovevano rimettersi assieme.

Eppure anche questa è solo una piccola parte dell’ iceberg..

«Non lo capisci che siamo arrivati al capolinea? Come è possibile che abbiamo visioni così diverse sulla nostra relazione e in generale della vita? Non ti accorgi che non abbiamo costruito niente in questi due anni di relazione? Che non abbiamo nessun progetto per il futuro ? Non mi conosci neanche , per esempio non sai neanche qual’è il mio fiore preferito! Mi hai deluso»

Questo è quello che è rimasto più impresso nella testa del ragazzo di quella giornata. Si era odiato per quel che gli era stato detto, avrebbe voluto fuggire, strapparsi le orecchie e mangiarsele per non sentire questi concetti… Eppure gli aveva sentiti e ormai avevano attecchito nella sua mente come un tatuaggio sulla pelle. 

Infatti, mentre nella lettera Elia scriveva di quanto si potesse recuperare il loro rapporto, in cuor suo in realtà pensava: “É finita, abbiamo fallito”. Lo aveva capito ed accettato, la loro relazione aveva perso qualcosa di importante, non era resistita alla distanza. Aveva fallito nel costruire delle fondamenta talmente forti da resistere alla lontananza e ai loro caratteri così diversi e a permettere dei progetti per il futuro. Oramai rimanevano solo sogni infranti. Eppure , ed è la cosa più divertente, Elia aveva sempre pensato che nella distanza i loro caratteri così diversi avrebbero, come quando si vedevano più spesso, creato dinamicità nel rapporto eppure… Avevano solo creato un muro ,tale da non poter né essere superato né essere abbattuto.

“… e quindi vorrei che ci ripensassi”

così finiva la lettera che Elia, e appena la rilesse capì che non era effettivamente quello che avrebbe voluto dire, perché non era il suo vero sé stesso che parlava e probabilmente se Margherita avesse letto quella lettere sarebbe stata convinta ancora di più che aveva ragione. Loro due non erano sulla stessa “lunghezza d’onda” , anche se invece lo erano… Più di quel pensavo, solo che, “lottare per ciò che si ama” era sempre stato il motto di Elia, mentre “fare ciò che è meglio” è sempre stato quello di Margherita… Uno era un sognatore, l’altra una progettista. 

Elia riscrisse la lettera, la rilesse per bene e sorrise. Questa volta era esattamente quello che voleva dire. Il concetto che voleva raggiungere. Poi accartocciò la lettera e la buttò nel bidone, non poteva permettersi di mandarla per davvero, non adesso. Magari in un futuro ne avrebbe spedita un altra, magari avrebbe anche mandato le scuse che Margherita meritava per l’unica cosa che davvero aveva fatto di male durante quel periodo. O meglio l’unica cosa a cui Margherita nel suo ragionamento aveva tralasciato e che Elia aveva compiuto e per cui doveva scusarsi. Per ora però su quella lettere l’ultima frase era banale, essenziale, ma tremendamente vera. Era quello che serviva ad entrambi..

“Ho capito”

quale sarà il titolo del prossimo nodo ?

  • "Un incontro inaspettato", mai farsi convincere dagli amici ad uscire se vai nei posti frequentati da lei (67%)
    67
  • "Il viaggio di ritorno inaspettato" scrivere con una persona che non si vede e sente da un po' può avere vantaggi inaspettati (0%)
    0
  • "il consiglio inaspettato" un consiglio dall'ultima persona immaginabile (33%)
    33
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19 Commenti

  • Come sempre, introspezione psicologica molto buona.

    Ho apprezzato questo dialogo interiore parecchio.

    L’unico appunto che faccio è solo questo: ogni tanto metti il soggetto di chi parla. Quando ad esempio metti i puntini di sospensione, prova a scrivere “non sapevo a cosa rispondere alle domande di me stesso. Ancora una volta ero riuscito a fregarmi da solo” per fare un esempio:p

    Perché ammetto che ogni tanto perdevo il soggetto.

    Ps: tornando al discorso pubblicità. So che andare in giro a commentare altri racconti delle volte sia equivalente a massaggiarsi le sacche scortali con la carta vetrl a grana grossa, però te lo consiglio almeno inizialmente. Come vedi, chi ha commentato sotto di me, ha furbescamente richiesto che tu passi nel suo racconto abbinando all’inizio un commento stereotipato al racconto.

    Probabilmente il racconto in sé interessa fino a pagina 2, però la tua attenzione la coglie.

    Ecco, prova anche tu a lanciarti in questo, non è il massimo però potrebbe funzionare, sopratutto in vista drl prossimo racconto; )

  • Ottimo capitolo davvero.

    Questa volta zero errori, e tutto fluisce alla perfezione.

    L’armonia si nota, ragazzo mio potenziale qui ce né a pacchi!

    Mi spiace, in parte, di essere il solo a poter leggere ciò che scrivi.

    Se possk consigliare, commenta negli altri racconti, fatti notare, chiedi agli altri lettori di passare da te. Non è il metodo che più amo ma nel tuo caso può fare la differenza

  • Umm questo flusso di coscienza non è male.

    Però, attento, sul finale hai ripetuto un po’ troppe volte il concetto di “spero stia bene” con parole molto simili fra loro. A livello stilistico si può ueate, ma in questo caso più che rafforzativo l’ho percepito come ripetizione.

    E nel finale ti sono partite per strada alcune lettere :p

    “Il messaggio venne cancellato velo come era “

  • Si poteva vedere tutto pi chiaramente.
    Ti è partita una ú 🙂

    In ogni caso, mi piace davvero molto questo capitolo, ti ho detto, mi ricordi molto me da giovine :p

    E comunque è pur sempre vero: saranno coloro che ci vogliono più bene, coloro che ci hanno sostenuto fino all’ultimo secondo a darci il colpo di grazia.

  • Allora allora allora…

    La storia mi piace, hai testa e cuore sufficienti per arrivare in fondo a questa storia d’amore. Mi piace parecchio, mi intriga.

    Unica pecca, e parlo per cognizione di causa, è che anche tu, come me, tendi a scrivere il capitolo e inviarlo pressoché subito senza una attenta rilettura.

    Qua e là sono presenti sviste ortografiche che minano in alcuni punti la lettura.

    Per cui, dacci una letta con calma quando finisci di scrivere, perché cavoli, rischi di rovinare un ottimo racconto.

  • Anche a me piace il tuo stile e il genere epistolare. Continua cosi! Sei molto bravo. Ho votato per : un incontro inaspettato. Continuerò a seguire la storia e mi piacerebbe che anche tu dessi un’occhiata alla mia storia che si intitola “il miracolo di Beatrice”. Grazie in anticipo! 🙂

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