TEMPO SCADUTO

Dove eravamo rimasti?

la poliziotta e Marazzi stanno aspettando qualcuno. cosa potrebbe succedere arriva Giulio Vanzetti accompagnato dalla fedele Rita (100%)

Sorpresa

Ore 21.27

Motore. Nel cortile esterno.

Il motore si spegne. Portiera. Qualcuno è sceso. Altra portiera. Anche qualcun altro è sceso.

Marazzi sorride dietro il suo bicchiere di sambuca. –  Ecco il mio cliente.

Il mio sistema nervoso centrale ha iniziato a pompare adrenalina in dosi massicce. Battito accelerato. Il mio sesto senso mi sta avvertendo che c’è qualcosa di sbagliato in tutta questa storia. Qualcosa di profondamente sbagliato. 

Due figure adesso sulla soglia. Entrano. 

Uomo, elegante, vestito Armani, sui cinquanta, viso curato, liscio. Occhiali montatura Dior. Ha una valigetta con se. Di quelle che non usa più nessun medico ormai.

Donna, sui sessanta, capelli grigi, raccolti. Vestito classico. Tacchi bassi, tailleur e giacchetta. Niente di speciale. Anche lei ha un borsone, di tela.   

Non riconosco le facce. Mai visti nessuno dei due. 

E’ Marazzi a fare le presentazioni.

– Agente Paola M. le presento il mio cliente, il dottor Giulio Vanzetti e lei è…

– La sua assistente personale per questa notte – sorride affabile la vecchia – Rita Giovanardi. Infermiera professionale.

L’uomo vestito in Armani non parla. Nemmeno io parlo. Solo un contatto di sguardi fra noi.

Pura elettricità statica.

L’uomo in Armani appoggia la borsa su un tavolino. 

– Siediti lì. – indica una sedia alle mie spalle.

– Sto bene in piedi. 

Movivento, nel mio campo visivo.

– Non è un invito. E’ un ordine, agente M. – Marazzi. Un revolver nella sua mano destra. Smith & Wesson 351, calibro .22. E’ puntato nella mia direzione.

No, è puntato su di me.

Istinto. La mia mano destra in appoggio sul calcio della mia Beretta 9 x 21. Marazzi scuote la testa. Indica la sedia. Sollevo la mano dal calcio dell’arma e lentamente mi siedo.

– Che cazzo significa questa storia – la mia voce è un sibilo di crotalo. 

– Significa – è l’uomo vestito in Armani che parla – che il signor Marazzi Sergio, da me assunto per investigare sulla morte di mio fratello e mio nipote ha fatto un ottimo lavoro. Non solo ha trovato le prove che ti inchiodano circa la tua colpevolezza, ma è stato anche così gentile da prestarsi per organizzare questo nostro…incontro. – Sorriso al veleno.  – Naturalmente in cambio di una bella somma di denaro, somma nella quale è compreso pure…il suo silenzio dico bene signor Marazzi?

Marazzi mi guarda, quasi come volesse scusarsi. – I cavalli, i maledetti cavalli sai…alla fine non si vince mai e con il tempo i debiti si accumulano. Il dottor Vanzetti si è offerto  di pagare tutti i miei debiti e, mi ha offerto una cospicua somma aggiuntiva. Novantamila. Puliti. Tu capisci che di fronte a una simile offerta…

– Tu non sei migliore di me Marazzi. – Puro odio nel mio sguardo e nella mia voce.

– Forse no ma io non uccido bambini e comunque…

– E comunque che cazzo volete fare. Denunciarmi? Avanti, se avete tutte queste prove di cui parla questo stronzo fatelo. Voglio proprio vedere quale giudice vi darà ascolto. La verità è che con quel bello fuocherello qualsiasi prova è andata…in fumo. Come quel coglione che voleva denunciarmi. 

Sarcasmo nella sua voce? L’uomo in Armani se lo domanda. Davvero, è pura curiosità intellettuale la sua. O troppa sicurezza e arroganza? Di cosa è fatta questa donna. L’uomo in Armani scruta il suo volto. Gli occhi, piccoli e profondi come quelli di un rapace. I lineamenti sottili e affilati. Un predatore. Ecco la sensazione che gli trasmette. Indubbiamente affascinante da un altro punto di vista. Non c’è violenza nè animosità nelle sue considerazioni e nemmeno nella sua voce.

Al contrario, c’è calma, la calma che nasce dalla consapevolezza.

Di essere arrivati al momento della verità.

E la verità è la fitta di un ago che mi buca il collo. Rita, la donna in tailleur e tacchi bassi. Dietro di me. Non la avevo considerata. Siringa ipodermica da 10cc, residuo di liquido bianco lattiginoso al suo interno.

– Tranquilla cara – mi sorride maligna la vecchia megera – è soltanto Propofol, ti aiuterà a rilassarti

Mi porto la mano sinistra al collo, nel punto dove la vecchia ha iniettato. Sternocleidomastoideo. Muscolo tra collo e spalla. Un piccola goccia di sangue sulla mia mano. – Brutta puttana…che cazzo…state facendo…

– Tranquilla poliziotta, nessuno ti vuole denunciare. Adesso devi soltanto rilassarti. – si volta verso Marazzi, la pistola ancora puntata verso di me. – Grazie Sergio, credo che da adesso in poi possiamo anche cavarcela da soli. Il suo compito termina qui. E’ stato davvero di grande aiuto.

Marazzi fà un cenno con il capo e rimette la pistola nella fondina sotto la giacca. E’ il momento che aspettavo. Mi alzo e contemporaneamente metto mano alla mia di pistola.

Solo che tutto questo non avviene. Resta soltanto nelle mie intenzioni. Il mio corpo non esegue. Gli impulsi nervosi che partono dal mio cervello non arrivano fino ai muscoli.

– Che…cazzo…voi…figli..di…

L’ultima cosa di cui ho coscienza è la mano della vecchia che mi sfila la pistola dalla fondina

– Di questa non ne hai più bisogno cara.

Poi, il buio.

e adesso?

  • Giulio Vanzetti è parecchio incazzato e... (100%)
    100
  • Arriva Donati e arresta la poliziotta (0%)
    0
  • Marazzi fa il doppio gioco (0%)
    0
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23 Commenti

  • Ciao. Racconto insolito sotto molti punti di vista.
    Il tempo presente è affascinante ma ha dei limiti oggettivi. Potrebbe favorire l’immedesimazione del lettore ma l’effetto sceneggiatura potrebbe anche farlo dubitare che ciò che sta leggendo sia reale.
    Un’altra cosa. Scelta coraggiosa quella di alternare le voci narranti ma non trovi che dovrebbero scrivere in modo diverso? Dovresti a mio giudizio lavorare molto su questo aspetto e caratterizzarle meglio, rendendole personali e facilmente identificabili da parte del lettore.
    Sctivo anche io gialli se ti va passa a dare un’occhiata. Ciao

    • commento interessante Lou. Io amo il tempo presente e l’uso della prima persona. Nel caso specifico ho optato per una scelta forse ancora più insolita. Nel senso che ho voluto raddoppiare le soggettive. Due prime persone narranti. Ora, sicuramente scelta azzardata ai limiti dell’esperimento stilistico. Vediamo cosa ne esce. Sarete voi a giudicare. Limite grosso di questo bellissimo sito interattivo sono i cinquemila caratteri. Davvero pochi. obbligano a tagli veramente impietosi. Forse la mia incapacità di sintesi ma faccio davvero fatica a tagliare credimi.
      Per chi volesse sto pubblicando a capitoli il racconto completo anche su altri siti di scrittura online. Giusto se ve ne venisse la curiosità.
      ewriters, braviautori, intertwine. Stesso titolo. Grazie a tutti per i vostri sempre utili e graditi commenti.

  • Credo che la poliziotta ricontatti Vanzetti e cerchi un accordo. Se l’uomo è determinato, inevitabile che prosegua nel proposito di denunciare tutto.

    Una sola cosa, un consiglio: cerca di curare maggiormente la formattazione e la punteggiatura. La storia risulterà più scorrevole e leggibile, quindi non potrà che trarne vantaggio.

    Seguo, a presto.

  • Grazie per l’apprezzamento. Purtroppo come ho detto ho dovuto smussare la versione originale per motivi di spazio. 5000 caratteri sono davvero pochi in effetti e dando spazio ai dialoghi ne hanno risentito alcune descrizioni.
    La storia cmq cercherò di svilupparla nel modo più esaustivo possibile. Ma non sarà una storia tenera.
    Cmq vada non ci sarà un lieto fine. ..

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