Stelle, Strisce e...
PennRose street era un ricordo.
A dieci anni Bruce sfrecciava per quella strada in sella alla sua bicicletta. La velocità sfumava i contorni delle villette unifamiliari ordinate su entrambi i lati e l’asfalto sembrava correre all’infinito. I suoi vicini erano tutti colleghi di papà alla grande fabbrica della Ford.
Ma ora Bruce procedeva piano al volante della sua Aztek.
Il BlackBerry iniziò a vibrare sul cruscotto.
-Ciao Amore… sì, oggi concludo la vendita e domani torno… lo so, non posso mancare… va bene, ci sentiamo più tardi…
Lasciò cadere il telefono sul sedile del passeggero centrando in pieno la busta che conteneva la lettera. L’aveva ricevuta qualche giorno prima, il mittente riportava lo studio legale Foley & Mansfield e il contenuto era il vero motivo del suo ritorno in quella città dopo quindici anni.
Le disposizioni testamentarie lasciate da sua madre non menzionavano fortune nascoste ma una frase lo tormentava: “Caro Bruce, ho conservato i disegni che hai fatto di Preck, sono nel seminterrato”.
Svoltò a sinistra e imboccò Pennrose.
“L’area urbana di Detroit, culla della classe media, è stata trasformata dalla crisi dell’industria automobilistica nella periferia di Baghdad” aveva letto in un articolo del Detroit News, ma la realtà era anche peggiore. Oltre il vetro scorrevano immagini che facevano a pugni con i ricordi adolescenti. Osservò quei ballatoi pericolanti, le scale crollate e le assi di compensato che parevano bende sugli occhi delle case. Più avanti notò le scritte minacciose dipinte con vernice spray che servivano per difendere il valore più sacro degli Stati Uniti: proprietà privata. Così privata e provata da dimostrare l’esiguità del sogno americano che sventola e svanisce.
Superata una siepe sbilenca accostò e il motore sussultò al pari del suo cuore.
La piccola casa su due piani con garage annesso era ancora lì. Durante il viaggio aveva persino sperato di ritrovarla in cenere o almeno crollata su se stessa, invece era in condizioni migliori di quelle di tutto il vicinato. La vernice bianca in alcuni punti aveva ceduto rivelando un giallo che lo riportò a quel pomeriggio d’estate.
Avvertì una fitta allo stomaco e i succhi gastrici risalire solleticando l’ugola. Trattenne un conato. Rimase a fissare il vialetto in silenzio stringendo il volante.
La gastrite cronica regalo della sua vita perfetta era ritornata prepotente grazie all’ansia generata da quel nome: “Preck”. Era così importante per sua madre e lui nemmeno lo ricordava.
Raccolse le chiavi della casa dal vano porta-oggetti, afferrò il borsone e scese.
Attraversò il misero giardino incolto e salì i tre gradini della veranda con cautela. Il legno resse a dispetto del grugnito che produsse sotto ai suoi piedi. Nell’attimo in cui infilò la chiave nella toppa fu investito da una vertigine. Subito corse al parapetto della veranda e vomitò. Una schiuma bianca, acida gli bruciò l’esofago.
Per un tempo indefinito rimase inerte, abbandonato, la schiena contro la parete della casa, accasciato a terra a fissare il vuoto.
Più tardi si mise in piedi e finalmente trovò il coraggio di varcare la soglia di casa. Il buio accompagnato da una densa polvere che brillava al sole di mezzogiorno lo investì facendolo tossire ma ugualmente si augurò di riuscire a sentire nell’aria stantia il profumo di casa.
Le scale per il secondo piano, che erano così solide quando correva su e giù con i suoi amici e mamma lo sgridava, adesso sembravano fragili, sul punto di spezzarsi come sua madre nel letto del Kindred Hospital. Il vecchio divano con la pelle rovinata dal tempo gli strappò una carezza, non era riuscito a resistere all’impulso di toccarlo ancora. Tutto sembrava come allora, solo che adesso sapeva di muffa.
Appena messo piede in cucina un rumore lo fece sobbalzare. Non fece in tempo a voltarsi, intravide appena e con la coda dell’occhio una figura minuta che lo colpì in testa. Prima di svenire ebbe l’impressione che ad aggredirlo fosse stato un personaggio della sua infanzia… com’è che si chiamava? …Pikachu.
Pikachu ha catturato Bruce?! E adesso?
- un interrogatorio (38%)
- uno scontro (19%)
- un confronto (44%)

06/09/2018 at 12:23
Ciao Gabriele.
Mi mancavano da leggere gli ultimi episodi. Sono stato assente da The Incipit per tanto tempo, troppo.
Anche tu sei sparito, però… mi dispiace.
Grazie e (speriamo) alla prossima.
10/11/2017 at 13:35
Ciao Gabriele,
dopo Redemption ho letto quest’altra meraviglia. MA che ti posso dire d’altro? con i miei tempi li leggerò tutti, spero che la scrittura per te non sia solo un hobby.
20/02/2017 at 15:54
Ciao Zeta,
Solo oggi ho realizzato che la storia era finita.
A volte non mi arrivano le notifiche.
Comunque sia, non potrei aggiungere molto altro ai commenti precedenti.
La storia è stata molto bella. Mi piacciono le situazioni oniriche e surreali e tu le hai rese benissimo.
Continuerò a leggerti molto volentieri 🙂
a presto
21/02/2017 at 20:34
Grazie FueGod, apprezzo molto il commento, specie da uno scrittore che di surrealismo se ne intende 😉
20/02/2017 at 14:06
Ciao Gabriele
Nel tuo racconto mi è piaciuto soprattutto la tua capacità di creare e descrivere “l’atmosfera” esteriore e interiore ai personaggi. Si sa che la pagina scritta riesce al massimo ad essere bidimensionale; le immagini/velo che hai inserito nei vari episodi – del tipo onirico,flashback,riflessione,ricordo ecc hanno dato la tridimensionalità.
A rileggerti
21/02/2017 at 20:33
Tridimensionalità, atmosfere interne ed esterne, immagini/velo… che belle parole, grazie Maria!
20/02/2017 at 13:10
Ciao Grabriele Zeta!
Leggendo questo ultimo episodio mi sono sentito estremamente inadeguato per due motivi: a) perché è evidente che, nella narrativa, sei ad “anni-luce” di distanza da qualsiasi livello che potrò mai raggiungere, e b) che ho ancora davvero tanto da imparare.
Complimenti! Con tanto di cappello!
21/02/2017 at 20:31
Sull’inadeguatezza potrei scrivere un romanzo 🙂
Grazie Zaion, davvero, ma non esagerare, non sono a nessun livello irraggiungibile, anzi… anch’io ho tanto da imparare, per fortuna, se si smette di imparare è finita 😉
17/02/2017 at 11:20
Ciao Gabriele, ho recuperato la tua storia e sono felicissimo di averlo fatto perché stramerita.
Ero rimasto indietro di molti capitoli (a dire la verità non ricordo nemmeno dove ero arrivato esattamente) e ho preferito rileggerlo dall’inizio. Spulciando gli altri commenti ho notato che molti nell’esprimere il loro apprezzamento si sono soffermati sulla tua indubbia capacità di scrivere ‘tra le righe’, evocando suggestioni, insinuando dubbi, giocando sul non detto. Io invece resto aggrappato a quanto c’è ‘nelle righe’, a quelle descrizioni di efficacia fotografica che mentre ti leggo mi danno come la sensazione di essere seduto in un cinema vuoto, a guardare uno di quei film che ti tiene inchiodato alla poltrona anche mentre scorrono i titoli di coda. Complimenti davvero.
17/02/2017 at 17:17
Ciao Lou, sono contento solo per averti convinto a rileggerlo 😉 (e questa volta sono arrivato al finale con calma, con anche la scena nei titoli di coda).
“descrizioni di efficacia fotografia”… mi piace molto come definizione, ma anche le altre che hai usato 🙂 grazie mille!
14/02/2017 at 09:03
La cosa più bella di questo racconto è il fatto di essere stati trascinati, dove volevi pur lasciando a noi la scelta…. 🙂
Complimenti, alla prossima
15/02/2017 at 16:25
L’inizio e la fine, con PennRose e Bruce, sono gli unici due punti fermi che ho tenuto, però le scelte hanno influito, in particolare sulla “consistenza” di Preck 🙂
Grazie MrsRiso!
13/02/2017 at 15:07
Dovrei condensare diverse frasi di tutti i commenti per esprimere quello che mi ha dato questo racconto. Ma siccome non sono molto bravo con le parole (sic) ti dico solo una cosa: è sempre un onore leggerti, torna presto e grazie.
13/02/2017 at 20:46
Ti ringrazio io, Danio, sono davvero molto felice se la storia ti ha dato qualcosa… non posso chiedere di meglio.
“Ma siccome non sono molto bravo con le parole” capisco perfettamente cosa intendi… e “onore” è fin troppo… grazie!
12/02/2017 at 23:28
Bravo Gabriele, sul serio.
Hai una scrittura onirica e visionaria che mi piace tantissimo.
Riesci a creare l’atmsosfera di un sogno… o di un incubo, e in entrambi i casi tieni in mano la storia con sicurezza.
Complimenti!
Già sto pensando a cosa ci proporrai al prossimo giro.
A presto!
13/02/2017 at 20:40
Grazie Athelas, davvero… non ho idee per un nuovo racconto, ma già sapere che c’è qualcuno che se lo immagina, mi fa molto piacere 😉
12/02/2017 at 23:22
Io chiudo così, sorridendo estasiato tra note di sax
E profumi esotici di fiori.
Spettacolare.
*applausi*
13/02/2017 at 20:39
Faccio un inchino, mi prendo gli applausi e lascio scendere il sipario 🙂
Grazie Mago!
12/02/2017 at 20:36
Ciao Gabriele,
Preck, Maggie, Grace, leggendo i capitoli slegati mi erano sfuggite molte sfumature.
Per questo ho riletto dal primo capitolo e ha tutto un altro sapore.
Bruce bambino che si ritiene responsabile della morte di Maggie, Bruce che, grazie a Preck, la visita, lei che vorrebbe con sé i genitori ma rimane sola.
Poi l’oblio.
Per rimanere nell’ambito della fisica, Maggie e Grace non sono identiche, sono un sistema con le rispettive famiglie, queste sono coppie complementari. Chissà che nella valle non si sia ricostituita una famiglia con Maggie e i genitori dell’altra.
Bruce affronta i suoi fantasmi e capisce infine che l’unico modo per salvare Grace è lasciarla andare. Decoerenza o collasso? A questo punto risponderei entanglement. Due vite unite, un uomo che le osserva entrambe e forse, così facendo, ne decide inconsapevolmente il destino.
E chissà se così facendo non abbia determinato anche il destino di PennRose street.
Il racconto mi è piaciuto molto, lo trovo affascinante, travalica le parole scritte, nel senso che ne genera altre, pensieri, suggestioni, dubbi. Insomma, ciò che un ottimo racconto dovrebbe fare, non credi?
Complimenti, ancora una volta.
Ciao, a presto
12/02/2017 at 22:57
Ciao JAW,
concordo in pieno, se ho suscitato delle riflessioni anche in un solo lettore, mi ripaga del tempo speso… grazie!
Come ho scritto a Red, il finale, ma tutto il racconto, si presta a varie interpretazioni, non c’è né una giusta… e la cosa mi piace 🙂
La filosofia di Preck si può riassumere nelle parole di Bill Hicks: “tutta la materia non è altro che energia condensata in una bassa vibrazione, facciamo tutti parte di una sola coscienza che ha esperienza di sé soggettivamente. La morte non esiste, la vita è solo un sogno e noi siamo l’immaginazione di noi stessi” più misticismo che scienza, o forse siamo in entanglement con l’intero universo 😉
Grazie, ancora…
12/02/2017 at 19:08
“Ho visto come può ridurti un sogno.[…] Gli incubi non ti tolgono la voglia di svegliarti.”
Bruce è un uomo coraggioso, a volte è così tentante chiudere gli occhi e dimenticare la realtà definitivamente.
Mi è piaciuto molto questo racconto, con la rinascita di Bruce e di PennRose Street.
Sai che ci avevo pensato all’inizio del racconto ai tentativi, per il momento incoraggianti, di Detroit di trovare una nuova vita post-industriale? Un paio di anni fa ho dovuto scrivere un articolo di recensione turistica sulla città e mi erano piaciuti molto tutti i progetti, avviati e a venire, di riciclare e trasformare i siti industriali e residenziali abbandonati in siti turistici, musei, poli culturali. Davvero un’ottima scelta di ambientazione per una parabola di rinascita umana.
Bravo, e quali che siano i livelli di coscienza percettiva con cui ti si legge, ma che te lo dico a fare? ^^
12/02/2017 at 22:34
No, ma dillo pure, ahahah… grazie mille Marie! Sai quanto ti apprezzo come scrittrice e puoi immaginare quanto mi faccia piacere leggere i tuoi complimenti.
Preck aveva convinto anche te con la sua realtà, se non ricordo male un tuo commento… o forse non ti ha ingannato, sei semplicemente ad un livello di coscienza percettiva superiore 😉
“Sai che ci avevo pensato all’inizio” grazie anche per non aver spoilerato 🙂
12/02/2017 at 19:08
wow, bel progetto hai trovato (link) ci vado a vivere anch’io a PennRose.
Mi è piaciuta l’apertura di Bruce in auto che attraversa PennRose street con un nodo in gola e sembra che la veda come un incubo, un inganno in cui si va a cacciare e alla fine – qui e ora – eccolo Bruce che è cresciuto, cambiato, ha fatto le sue scelte e ha capito i suoi errori e ancora, di nuovo, percorre PennRose e stavolta la vede stupenda.
12/02/2017 at 22:26
A Detroit c’è anche un progetto per gli scrittori, appartamenti quasi gratis… vedo se c’è posto e ti faccio sapere 🙂
Nel precedente racconto avevi evidenziato un errore sul finale… ci tenevo a non ripeterlo 😉
Grazie di tutto Ale!
12/02/2017 at 12:12
Sono basito… Il finale mi è piaciuto ma allo stesso tempo non sono ben riuscito a capire cos’è successo: chi erano le due figure? che fine ha fatto Grace? Chi è Preck? Mi sa che a queste domande non ci sarà risposta…
Alla prossima storia 😉
Ciao 🙂
12/02/2017 at 22:21
Volevo un finale che ognuno interpretasse secondo la propria sensibilità… qualsiasi idea ti sei fatto su Preck, Grace e i suoi genitori (?) è giusta 😉
Grazie Red!
Ciao
06/02/2017 at 00:06
Arrivo sul finale: mi sono sparato nove capitoli in un soffio. E questo la dice tutta.
E per il finale ho votato Grace, aspettandomi comunque qualcosa di per nulla scontato 😉
Stupiscimi 😉
07/02/2017 at 21:09
Nove capitoli di fila non sono pochi, grazie mille 😉
Ci proverò nel finale, ma stupire un mago sarà difficile 🙂
01/02/2017 at 15:20
Accidenti… tutti a votare nessuna delle due 😉 io dico Bruce.
Molto sensibile questo episodio, sono curiosa di capire come finisce questa storia. Immagino diverse possibilità, anche se in un certo senso hai dipanato ogni nube, ma so che qualcosa di non detto c’è ancora 😉
Molto poetico, Gabry.
01/02/2017 at 21:22
Ciao Ale, spero tu intenda Cindy, perché Bruce che pronuncia il suo nome è un po’ complicato da gestire 🙂
Sì, qualcosa da dire c’è e questa volta cercherò di non fare errori nel finale 😉
Grazie di esserci
30/01/2017 at 22:51
Bellissimo e commovente.
Bravo Gabriele, aspetto con tanta curiosità il finale.
A presto!
01/02/2017 at 21:09
Grazie mille Athelas, ti aspetto per il finale!
30/01/2017 at 16:46
Mi hai messo in difficoltà, ma noto di non essere l’unico. Per questo motivo ho votato nessuna delle due…troppo facile? Non lo so, però sono sicuro che saprai venirne fuori alla grande, come sempre.
ciao….
30/01/2017 at 17:55
Nessuna delle due è in vantaggio, non me lo aspettavo, pronosticavo un plebiscito per Grace… mi inventerò qualcosa 🙂
Grazie Danio, spero di non deludere le aspettative…
30/01/2017 at 11:09
Ciao Zeta,
sono d’accordo con Maria per quanto riguarda l’atmosfera e il quadro di Hopper.
Io ho optato per nessuna delle due.
Forse Preck? Avrà senso inserirlo?
A questo penserai tu. Io da lettore mi limiterò a osservare impietosamente il finale 🙂
A presto
30/01/2017 at 17:51
Bellissimo quel quadro, forse più per cosa manca che per quello che c’è…
Ho pensato la stessa cosa, avrà senso inserire Preck adesso? Non ho ancora deciso 🙂
Ciao e grazie
30/01/2017 at 09:48
Ciao Gabriele
Bella l’atmosfera che arriva da questa parte dello schermo.
Il quadro di Hopper nel tuo profilo è azzeccatissimo abbinato a questo racconto: gioco di luce e ombra, silenzio e… realistica solitudine…
Mi è piaciuto 🙂
30/01/2017 at 17:48
Ciao Maria,
hai colto un passaggio importante, ma non avevo dubbi, la realistica solitudine… come nel quadro di Hopper 😉
Grazie, se arriva qualcosa dall’altra parte dello schermo sono felicissimo!
30/01/2017 at 09:44
Voto a pelle nessuna delle due, non so perchè, ma ho come l’impressione che la questione non sia finita!!
Bravo, ma su questo oramai non c’erano dubbi.
30/01/2017 at 17:44
Quasi finita 😉
Non so se sono bravo, ma è bello sapere che altri non hanno questi dubbi… grazie!
30/01/2017 at 08:45
Il “soffio d’aria addensato dalla sincerità” mi ha fatto venire i brividi da quanto lo trovo bello.
Non ricordo se lo sapevamo già da prima, ma questo tizio che dopo un lungo peregrinare (soprattutto metafisico, tra amnesie selettive, distrazioni, tuffi nel passato, sofferenza) torna dalla moglie a Ithaca mi ha fatto pensare: gira che ti rigira si finisce sempre a incappare nel buon vecchio Odisseo 🙂
Molto bello, anche se non sono interamente d’accordo con Bruce sul fatto che per Grace uscire dalla valle sia la cosa migliore
Bello, bello, bello
30/01/2017 at 17:41
Lo trovo bello anch’io quel soffio d’aria, ed è curioso che citi quella frase, in un prima revisione era: “un semplice soffio d’aria…” Poi rileggendo ho pensato a un tuo commento e ho tolto l’aggettivo 🙂
Ithaca l’ho scelta perché è vicina, ha un nome evocativo ed è un omaggio al tuo Ulisse 😉
Grazie di esserci, Marie
30/01/2017 at 08:44
Ciao Gabriele Zeta! Non saprei proprio cosa votare…devo ammettere che questa volta tiro a caso. Scelgo Cindy 😉
Come al solito riesci a dipingere un’atmosfera davvero magistrale ed a trasmettere emozioni. Sono proprio curioso di sapere con quale voce finirà la storia con Bruce.
A presto!
Zaion.
30/01/2017 at 17:36
Ti ringrazio, Zaion. Riuscire a trasmettere emozioni mi stupisce sempre!
30/01/2017 at 00:20
Ero indeciso tra Grace e nessuna delle due. Alla fine ho scelto nessuna delle due e suggerisco Preck. È l’unico pezzo che manca: direi di farlo ritornare in scena 😉
Mi è piaciuto molto la comparsa di Cindy ( 🙂 ) però allo stesso tempo mi è dispiaciuto per Grace e Maggie ( 🙁 ).
Spero che il finale mi sorprenda 😉
Ciao 🙂
30/01/2017 at 17:35
Bruce parla con la moglie al telefono nell’incipit, non farla entrare in scena mi sembrava come appendere un fucile al muro e non usarlo 🙂
Grazie Red, al finale… con Preck… forse 😉
29/01/2017 at 23:13
Nessuna delle due, spero.
Mi manca ancora una tessera importante 🙂
Bello, hai ricucito qualche altro filo, hai solcato il mare delle emozioni e dei sentimenti da navigatore esperto (questo lo so da New Pretoria in poi), ci stai offrendo una storia complessa e originale con un finale per il quale ti riservi qualcosa che non riesco a immaginare.
Aspetto!
Ciao
30/01/2017 at 00:15
Curioso, perché “speri” nessuna delle due?
Grazie per le belle parole M., anche se non mi sento un navigatore esperto, giusto un po’ di cabotaggio 🙂
Pensavo avresti accennato al titolo, è riferito alla tessera importante… questione di interpretazioni 😉
P.s.
Sono contento che ricordi New Pretoria, mi piacerebbe tornarci, ho ancora la mappa da qualche parte!
30/01/2017 at 00:57
Oddio, decoerenza o collasso? Lo devi dire tu. Decoerenza sarebbe la risposta più logica, visto che abbiamo a che fare con sistemi macroscopici. Ma se il sistema in questione riguarda le ‘particelle’ Grace/Maggie, allora ci sta un collasso.
Sì Gabriele, confermo: brancolo nel buio.
Spero nessuna delle due perché voglio sentire ‘parlare’ Preck.
Ciao!
29/01/2017 at 23:08
Non so per quale motivo non ha preso gli spazi prima e dopo il POV di Cindy… head-hopping consapevole 🙂
28/01/2017 at 14:36
Ambientazioni e emozioni descritte bene, siamo tutti concordi.
Gli episodi scorrono bene.
Mi chiedo però, in quanti siamo ad avere comunque dei dubbi non chiariti? 🙂
Sirene.
28/01/2017 at 18:40
Lo so che “non vale”, ma alla fine se avrai ancora dei dubbi sono qui per rispondere a tutte le domande 🙂
Grazie Maria!
27/01/2017 at 10:29
Ciao, mi piacciono molto le tue descrizioni, il modo in cui riesci con poco a costruire il mondo attorno ai personaggio. Io ho votato voce.
28/01/2017 at 18:36
Ciao Aiels e benvenuta, è bello trovare nuovi lettori anche all’ottavo capitolo. Grazie del commento e della lettura.
26/01/2017 at 18:18
Ciao Gabriele Zeta! (p.s. penso sempre la zeta nel nome sia sinonimo di buon auspicio 🙂 ) Sono nuovo di questa piattaforma. Mi accingo solo ora a leggere il capitolo di questo racconto, ahimè, un po’ troppo in ritardo. Mi piace molto come riesci a trasmettere le emozioni dall’ambientazione, sei ad un livello distante da me anni-luce!
Voto il frastuono delle sirene…potrebbe essere divertente 😉
Aspetto gli ultimi sviluppi di questa storia, nel frattempo auguro a te buon lavoro e buon futuro!
Zaion.
28/01/2017 at 18:34
Benvenuto Zaion, buon auspicio la zeta? Speriamo… ce n’è sempre bisogno 🙂
Grazie mille, in particolare per “trasmettere le emozioni dall’ambientazione,” è un particolare non secondario…
Alla prossima
25/01/2017 at 07:48
Il dispiacere di aver iniziato solo ora a seguire la storia è controbilanciato dal fatto che si tratta di un racconto bello e delirante, di quelli che mi piacciono.
Io credo che negli ultimi due episodi riuscirai a dissipare i dubbi rimasti.
Ho votato voce.
A presto
28/01/2017 at 18:30
Soprattutto delirante 🙂
Ciao FueGod, benvenuto e grazie dei complimenti ma ancora di più per la fiducia, poi mi dirai se avrò dissipato tutti i dubbi, a presto
23/01/2017 at 16:22
Una voce. Io ho bisogno di una voce. Non so i tuoi protagonisti di cosa abbiano bisogno, ma io ho bisogno di una voce 😀
Ciao Gabriele.
Dunque Maggie è morta nell’incidente, e invece no: perché Grace (=Maggie) è reale. Non ce la farò mai… Ma soprattutto, cosa ci facevano le schifezze sul pavimento della roulotte? Ormai sono andate bruciate… Chiamo i RIS, magari riescono ad analizzarne i resti.
Alla prossima.
24/01/2017 at 22:51
Dubito che i RIS possano trovare qualcosa e nemmeno CSI 🙂
Non so se la storia si chiarirà mai a questo punto, mi sa che rimarrai con il dubbio 😉
Ciao e grazie
22/01/2017 at 22:31
Una nuvola per ogni domanda… interessante, bravo. Belle anche le descrizioni… siamo quasi alla fine, adesso direi sirene! 😉
24/01/2017 at 22:45
Ormai sarà una voce, ma un accenno alle sirene mi piacerebbe metterlo… se riesco a scrivere il capitolo 🙂
Grazie Alessandra 😉
20/01/2017 at 21:40
“… Grace osservò il cielo rischiarato dalle deboli avvisaglie dell’alba: era affollato di nuvole, una per ogni domanda nella sua testa.”
Sei un visionario. Bravissimo.
Scelgo di proseguire con una voce.
🙂 a presto.
24/01/2017 at 22:35
Visionario… come Bruce 😉
La voce è in vantaggio… ma la voce di chi? 🙂
Grazie mille, sempre troppo buona!
18/01/2017 at 16:51
Mi sa che ho scelto voce rimescolando un po’ tutto, ma ben ti sta!!!! 😉
Sinceramente qualcosa l’ho intuito, ma i dubbi sono tanti sopratutto su Preck e Grace e il vero motivo per cui Bruce li vede. Attendo con ansia la spiegazione del passato!!
Per il resto bravo, ma oramai si sa!!! 🙂
19/01/2017 at 00:26
E tu quando torni con un racconto? Così mi posso vendicare 😉
Un dubbio però te le posso togliere, Bruce vede Grace perché è reale…
Grazie per i complimenti e per continuare a seguire questa “confusione” 🙂
19/01/2017 at 09:16
Purtroppo sto tornando non sono ancora riusciuta a trovare il tempo, ma un abbozzo l’ho già scritto. Non riesco a resistere senza scrivere un po’ qua.
Quello che mi hai detto è l’unica cosa che avevo capito!!! 😉
Per il resto aspetto la fine della storia, che nelle sue stranezze e, a mio avviso, veramente appassionante e bene scritta.
Bravo
18/01/2017 at 14:41
Ho appena smesso di tossire, molto realistica la scena dell’incendio 🙂
Ho votato per le sirene, a questo punto siamo quasi alla fine e, a meno di un seguito, spazio per altri colpi di scena non ne vedo.
Ciao e al prossimo.
18/01/2017 at 16:37
Grazie, e scusa per la tosse… da qui in poi ci sarà solo aria fresca 🙂 anche perché escludo un seguito e voglio dare un po’ di tranquillità a Bruce e Grace…
Ciao, a presto
17/01/2017 at 13:01
Il frastuono delle sirene, così d’istinto senza una vera ragione! Molto bello anche questo capitolo, mi piace come descrivi le sensazioni dei personaggi (in alcuni momenti sembra di essere lì e percepire suoni, odori e immagini) bellissima l’immagine delle lacrime che cadono dal volto di Grace per finire sugli occhi di Preck (disegnato)! Complimenti! 🙂
17/01/2017 at 21:03
Ciao Erika, grazie per le bellissime parole… grazie anche per quel “(disegnato)”, ero preoccupato che qualcuno si potesse confondere, ma non volevo ripetere ancora “foglio” o “disegno” 🙂
17/01/2017 at 10:59
Dopo l’incendio e il fumo mi è sorta spontanea la pioggia, che magari fa scorrere via anche le lacrime.
Molto bello.
Sarò controcorrente ma non esigo nessun eccesso di spiegazioni razionali. Spero solo che sul finale ci sia un po’ di sollievo. Per tutti.
Bravo, Gabrié, come sempre
17/01/2017 at 20:58
Sono contento che qualcuno non sia disorientato, o ti sei arresa alla mancanza di spiegazioni razionali? 🙂
Concordo sul sollievo, sopratutto per Grace… anche se non esiste mi dispiacerebbe finisse male 🙂
Grazie Marie, come sempre
18/01/2017 at 08:58
No non mi sono arresa e non dico che ho capito tutto e so esattamente il succo della storia, voglio solo dire che non sarò delusa nel caso le spiegazioni non fossero razionali. Se dovessimo scoprire che Preck è davvero uscito dai disegni di Bruce per lenire le sue sofferenze e quelle di Grace attraverso la magia o che so io, non avrei obiezioni. Come non avrei obiezioni a un fondo più razionale.
Mi piacerà in ogni modo, nella vita sono molto cartesiana ma in narrativa sono aperta a tutto (o quasi).
Ciao
16/01/2017 at 23:34
Una voce.
Ho il cuore che fa pum pum: il capitolo mi ha lasciato senza fiato.
Come JAW anch’io non ho la minima idea di chi sia Preck; anche Grace/Maggie mi lascia un po’ interdetto…
Ciao 🙂
17/01/2017 at 20:48
Grazie, sono felice che il capitolo ti abbia emozionato… qualche piccolo chiarimento potrebbe ancora arrivare 😉
Ciao e alla prossima
16/01/2017 at 23:08
Tamburellare della pioggia? Mi pare che ci stia bene.
Molto bello anche questo capitolo, tu sei bravo e la storia è avvincente.
Però devo confessarti che spero negli ultimi due capitoli per chiarirmi i dubbi. O almeno, un dubbio fondamentale: cosa è Preck. Sono uno di quelli che hanno bisogno della prova sperimentale, anche se fosse solo una mezza frase che faccia capire chiaramente come interpretare tutti gli indizi. Mannaggia, Preck mi rimane totalmente oscuro.
Ok Bruce, ok Grace e Maggie e genitori ormai ben poco curabili. Però, caspita, voglio sapere qualcosa di più su questo strano tipo!
Ciao, bravo e a presto
17/01/2017 at 20:45
Tanto bravo non lo so, visto che non sono riuscito a far capire che la puzza della roulotte proveniva dalle schifezze sul pavimento e Grace era sdraiata tra due “veri” manichini…
Preck è come un gravitone: sai che esiste ma non ne hai la prova 😀 , a parte la battuta, penso che la sua natura si possa intuire dal testo, le scene in cui compare hanno lo stesso narratore 😉
Grazie per il supporto
Ciao
17/01/2017 at 21:14
No, aspetta, dei manichini l’avevo capito! Più che altro pensavo che la schifezza per terra fosse il… ehm… il ricordo di genitori non/manichini 😀 😀
Ho un sacco di intuizioni su Preck… ma mi mancano conferme. Tra l’altro, sai quante intuizioni ho sui gravitoni. Probabilmente sbagliate! 😀
13/01/2017 at 15:23
Ciao, ho recuperato tutti i capitoli! Che dire, davvero bello. Soprattutto mi piace il tuo modo di presentare avvenimenti e personaggi mostrando ciò che fanno e vedono e senza raccontare con la narrazione (i ricordi e le immagini evocate dalla mente di Bruce sono veramente una trovata geniale!). La narrazione è veramente scorrevole e avvincente, mi hai tenuta davvero incollata, anche se in qualche punto il lettore si sente confuso (ma so che è quello che vuoi! 😉 ) Bellissime le immagini e i paragoni. Complimenti e buon proseguimento!
14/01/2017 at 10:55
Troppo buona, Erika, grazie mille!
È bello riaverti tra i miei lettori, specie con commenti come questo… ma anche se hai critiche o suggerimenti 😉
10/01/2017 at 17:04
Ho recuperato tutti gli episodi in una volta ed ho apprezzato molto la tua capacità di tenere sempre viva la tensione, in senso positivo. Mi costringi a seguirti per sapere come andrà a finire. La mia scelta non poteva che essere sul … Punto indefinito.
Ciao
11/01/2017 at 00:37
Benvenuto Burla, grazie per aver letto sette capitoli di fila e per i complimenti… se il racconto è un “page turner” ne sono felice 🙂
Ciao
10/01/2017 at 17:04
Bella copertina. La testata del giornale non la capisco bene. Invece, Bruce disegna un volto di donna (incompiuto) il che potrebbe far pensare…
Mi arrendo, niente congetture! Lasciamo che scorra la storia, alla fine capirò (almeno spero 🙂 )
Incidente.
11/01/2017 at 00:33
Ciao Maria, ma come ti arrendi? 🙂
La copertina è stata una sorpresa, quindi non ho inserito suggerimenti nascosti 😉 ma rappresenta bene il racconto.
Manca poco e tutto sarà chiaro… forse 😉
Grazie, a presto
09/01/2017 at 23:37
Dimenticavo: complimenti per la copertina!
09/01/2017 at 23:37
È cominciata con un incidente, finiamola allo stesso modo.
Risolvi qualche mistero, annodi i fili, scrivi bene come al solito… ma Preck rimane ancora terribilmente nell’ombra. Il che forse me ne fa intuire la natura.
Una sola cosettina: la frase ‘-E ti impegni a proteggermi’ l’ho dovuto rileggere perché all’inizio la applicavo a Bruce ‘as is’, come se lui dovesse auspicare che Maggie lo proteggesse. Questo perché dal dialogo appare come se Maggie gli voglia mettere le parole in bocca. Non so, io te lo scrivo, mi rendo conto che probabilmente è solo una mia interpretazione malata, ma sai, a me capita di scrivere cose che vengono completamente fraintese e questo mi spinge a studiare meglio i ‘meccanismi della comprensione’. Che tavanate che scrivo, eh?
Ciao a presto e bravo
11/01/2017 at 00:43
Tavanate direi proprio di no, anche io rimango affascinato da come un testo venga interpretato in modi diversi… e forse sono uno di quelli che ti fraintende 🙂
In merito alla frase, mi hai messo un dubbio che non avevo, però in quel caso penso avrei messo le virgolette…
Grazie per i complimenti e il commento
09/01/2017 at 20:28
“I ricordi dei momenti tristi hanno un retrogusto acido che non ti abbandona e ricompare, come la sabbia liberata dalla risacca”.
Bellissima immagine per un bellissimo capitolo.
Bravo 🙂
Ho votato per Grace che osserva un punto preciso 😉 a presto!
11/01/2017 at 00:28
Sono contento, quella frase l’ho infilata un po’ a forza perché mi piaceva e non volevo rinunciarci… grazie mille Athelas.
09/01/2017 at 18:26
smette di fuggire perché vede Bruce a terra, che piange in posizione fetale.
Questa storia è dannatamente onirica: riuscirà Bruce a salvare Maggie/Grace? Saranno “loro” a salvare lui? E cosa succede quando accadrà? E Preck?
Alla prossima ^_^
Ciao 🙂
11/01/2017 at 00:25
Chi salverà chi, bella domanda… avrebbero bisogno tutti di essere salvati, compreso Preck 🙂
Grazie Red, alla prossima
08/01/2017 at 09:07
Punto preciso. Bella copertina
Mi piace questo pezzo, sopratutto il clima che crea leggendolo.
Mi piace come viene mostrato il passato, l’incidente, i giochi di bambini e la responsabilità di fratello assunta che ti complica la vita….
Bravo.
08/01/2017 at 10:39
Ciao MrsRiso, sono contento ti piaccia il capitolo, dopo tutta la confusione temevo le risposte risultassero semplicistiche.
La copertina è davvero bella, la parte che preferisco è il dettaglio del giornale con la vera testata del Detroit News (compresi i colori) e il titolo sulla “resa dei conti”…
Grazie del supporto
07/01/2017 at 19:24
Incidente.
Bellissima copertina, sorpresa o scelta con i tuoi suggerimenti?
Piega introspettica notevole… frasi complicate 😉
08/01/2017 at 10:27
La copertina è stata una bella sorpresa… non so se la piega introspettiva sia notevole, mi fido 😉 , ma le frasi sono troppo complicate 🙂
Ciao e grazie
06/01/2017 at 17:43
Capitolo intenso e molto emozionale.
Questa sovrapposizione potrebbe confondere le idee, ma non per chi ha seguito bene la storia.
Ho votato affinché abbia un incidente durante la fuga, mancano ancora tre capitoli e potrebbe succedere ancora di tutto.
Buona serata 😉
06/01/2017 at 20:38
L’ultima scena voleva proprio lasciare un dubbio nonostante i ricordi, ma tu sei un giallista, difficile confonderti le idee 😉
Grazie Danio, a presto e buona serata!
06/01/2017 at 16:52
Non sapevo quale scegliere, poi visto lo stato emozionale di Bruce, me lo sono immaginata rannicchiato a terra a piangere.
I contenuti del capitolo mi sono piaciuti, ,nessuno potrà lamentarsi che non sei stato esplicativo, stavolta. Però parecchi periodi mi sono sembrati laboriosi, troppo lunghi (già il paragrafo di apertura secondo me meritava di essere spezzato in due). Le frasi sono belle, ma mi sono sembrate spesso un po’ pesanti: troppo lunghe, troppi avverbi, troppi aggettivi. troppi gerundi. Magari è solo una mia impressione, i gusti sono gusti, ma l’ho letto due volte e le due volte mi sono trovata a spezzare o snellire dei periodi nella mia testa. Il che non toglie che l’ho letto due volte con piacere, ma senza “wow”. 🙂
Non ti offendi, eh, lo sai che scrivo quello che penso.
La “cerimonia” coll’imposizione delle mani a metà tra segno della croce e nomina a cavaliere è bellissima.
Ciao e buona Befana dalla Befana!
06/01/2017 at 20:34
Non mi offendo, davvero… il pensiero libero e la critica sono promossi e incoraggiati dall’autore 😉
“L’incendio aveva raggiunto due vecchie portiere che si reggevano tra loro come carte da gioco di un castello. Il fumo nero si addensava in una grande nube sopra la mia testa, offuscando l’immagine della luna.” Era così nella tua testa?
A volte mi sembra che le frasi risultino troppo corte, specie se scrivo in prima persona, e preferisco legarle per dare più fluidità… ma forse esagero ottenendo l’effetto opposto.
Buona Befana… o è meglio auguri? 🙂
Grazie di esserci
06/01/2017 at 21:20
Così, o anche
“L’incendio aveva raggiunto due vecchie portiere che si reggevano tra loro come carte da gioco di un castello. Il fumo nero, addensato in una grande nube sopra la mia testa, offuscava l’immagine della luna.” Devo avere un problema coi gerundi 🙂
Ciao
07/01/2017 at 19:22
” L’incendio aveva raggiunto due vecchie portiere che si reggevano tra loro come carte da gioco di un castello. Il fumo nero si addensava in una grande nube sopra la mia testa, offuscando l’immagine della luna.”
In realtà l’immagine è distorta. Si dice castello di carte, non carte di un castello. E non vedo analogia tra le portiere divelte dalle fiamme e le carte che in genere vengono spazzate via quando si usa la metafora “castello di carte”.
La seconda parte del periodo poi è ridondante, andava smaltita: una densa nube di fumo nero copriva la luna. (che è sopra la tua testa mi pare ovvio, la luna sotto non può trovarsi ;))
08/01/2017 at 10:22
Le portiere sono appoggiate tra loro come le carte di un castello di carte(volevo evitare la ripetizione), traballanti… era una metafora (non riuscita) sulla precarietà che caratterizza il capitolo. Invece non sono d’accordo sulla nube, è sopra la testa di Bruce per sottolineare che l’ambiente non è saturo di fumo, se la nube avesse avvolto Bruce non avrebbe visto comunque la luna, ma la nuvola non sarebbe stata sopra la sua testa 😉
Almeno queste erano le mie idee…
05/01/2017 at 10:41
Ciao Gabriele.
Congratulazioni per la copertina.
Ho votato per “Bruce attacca Preck”.
Io pensavo che Maggie fosse un personaggio “immaginario”, vale a dire dello stesso mondo di Preck. Invece pare che fosse dello stesso mondo di Bruce. Invece no, fa parte della “valle”…
“La valle non esiste” mi ricorda una frase di Djumandji, quando lei adulta dice che ha passato ore dallo psicologo per farsi convincere che quel gioco non esiste! La vedo come una citazione, un tributo. Del resto era inevitabile. Non era scontato, ma forse inevitabile.
Buon anno e a rileggerti presto.
05/01/2017 at 17:28
Ciao Achillu, grazie dei complimenti e Buon Anno!
In realtà non avevo pensato al film con Robin Williams, e la citazione non è voluta almeno consciamente, ma il film l’ho visto, quindi magari è una citazione inconscia… 🙂
P.s.
Come mai “Djumandji” e non “Jumanji” ?
05/01/2017 at 17:41
Eh… boh? Forse per lo stesso motivo per cui ti avevo chiamato Red?
😉
Ciao.
30/12/2016 at 12:25
Hai proprio ragione! Capitolo complicato.
Il continuo cambio di prospettiva mi confonde.
Bruce attacca “Il Preck” che ancora c’è in lui. Occorre un’opera di bonifica 🙂
Mi piacerebbe un dialogo a tre, botta e risposta senza tergiversare: Preck, Grace e Bruce.
Così… tanto per capire…
03/01/2017 at 16:33
Una cosa certamente l’hai capita : “bonifica” è il termine corretto… Bruce si trova in una situazione di… 🙂
Non so se le spiegazioni arriveranno da un dialogo, ma arriveranno 😉
Grazie Maria e Buon Anno!
29/12/2016 at 20:58
Attacca Preck. Preck è l’espressione del suo malessere, lo specchio. Bruce non può che distruggerlo se vuole restare incolume. Ma dentro il dubbio rimane… chi è quella sciroccata? Mia sorella? O sto solo impazzendo?
( e i tempi verbali? optional? ;))
Buone Feste, carissimo!!!
30/12/2016 at 00:26
Ciao Alessandra, ti riferisci al flashback, giusto? Devo avere problemi con il presente 🙂 con i verbi vado “ad orecchio” e le frasi “suonavano” corrette…
Già, chi è quella sciroccata? 😉
Buone feste anche a te!!
29/12/2016 at 20:50
Senti mettiamoci d’accordo….smettila di confondermi le idee già precarie!!! 🙂 🙂
Ma maggie non era la sorella? La macchina del padre dove va? e la madre tiene i disegni perchè ritrovi una sorella che ha già trovato con Preck? 🙂
Devo dire che sono sempre più sorpresa, rimango interdetta ogni volta tra ciò che ho capito e ciò che avrei dovuto capire.
Però Maggie è Grace…. 🙂
Grande!!! 🙂
Alla prossima.
30/12/2016 at 00:19
Cercherò di rispondere a tutte le domande ma questo potrebbe confonderti ancora di più le idee… 🙂
Maggie è Grace… almeno così dice Preck, ti fidi? 😀
Grazie di esserci
29/12/2016 at 18:31
Bravo Gabriele, bravo davvero.
Ci sono tante cose in questo episodio… rabbia, rancore, paura, il ricordo di una felicità lontana… ogni emozione è ben miscelata alle altre grazie allo sfondo onirico che le unisce. Leggendo ho proprio avuto l’impressione d’essere dentro un sogno… mi è piaciuto tantissimo anche questo capitolo (a partire dal titolo, ottima scelta;-)).
A presto!
30/12/2016 at 00:16
Ho lavorato sulla varie transizioni spostando un po’ di volte l’ordine delle frasi 🙂 e mi fa piacere sentire “ben miscelata”…
Il sogno però sembra trasformarsi in un incubo… ma forse la follia è un sogno 🙂
Grazie davvero Athelas
29/12/2016 at 17:39
Grace fugge con i disegni e Bruce la insegue.
L’idea che la pazzia aiuti a sfuggire al dolore e ai sensi di colpa e che guarire dalla pazzia e integrarsi nella “vita normale” dia acidità di stomaco e spleen dell’anima mi piace un sacco. Che la pazzia ti aspetti là dov’era la tua casa, per aiutarti a guarire dalla normalità e dalla tristezza mi piace ancora di più. In ogni caso è quello che ho capito, e se la follia fosse la soluzione? e se la follia fosse la sola realtà che conta? e se la realtà “vera” fosse l’autentica follia?
Credo di non aver mai letto nulla di simile prima e sono soggiogata, giuro; Che tutto poi si svolga nella cornice del cuore desolato della “Rust Belt” Americana mi sembra terribilmente adeguato. Un ennesimo bravo. Sì, nonostante sviste e refusi, li ho notati ma come diceva Hitchcock, se la storia del film regge e appassiona lo spettatore le sviste e le imperfezioni tecniche non contano perché nessuno ci presterà attenzione! 😉
Ciao ciao
30/12/2016 at 00:10
Hai usato una parola chiave: “guarire”, ma non compare nel capitolo… la follia (più reale della realtà) è causa o fonte del malessere nella “vita normale” di Bruce?
Già solo aver suscitato queste tue riflessioni mi rende orgoglioso, se poi aggiungiamo: “Credo di non aver mai letto nulla di simile prima e sono soggiogata…”, che posso dire… sono sopraffatto 🙂 grazie mille!!
P.s.
“Sviste e refusi”… ok per i refusi, ma le sviste credo siano errori, non farti problemi ad indicarli… non mi offendo 😉
Ancora grazie, Maré
29/12/2016 at 11:00
Bruce attacca Preck, sta minacciando il faticoso equilibrio mentale che credeva di aver ritrovato.
Capitolo difficile, più che complicato. Difficile scoprire questi demoni in Bruce, difficile immaginare che forse il fetore nella roulotte è proprio decomposizione di corpi.
O forse sono morti da tanto, non c’è nessuno dentro, chissà.
Maggie non era la sorella, chi era? Suo padre si infuria con Bruce perché la manda sola? Ma poi chi scappa con la macchina del padre di Bruce? Gli interrogativi sono tanti, sicuramente troveranno una risposta. Per il momento osservo sgomenta una storia che sembrava tranquilla trasformarsi in una sorta di horrror psicologico.
Ciao, bravo e a presto
29/12/2016 at 11:53
Maggie non è la sorella per evitare l’effetto: “Sono tuo padre, Luke” 🙂 e per evidenziare la profondità del legame tra lei e Bruce anche se non sono parenti.
“Suo padre si infuria con Bruce perché la manda sola?” questa è la parte forse più debole, con la frase di Preck “amavi come una sorella” volevo sottolineare che c’era una certa familiarità tra i due e verosimilmente anche con i genitori di Bruce… che non vogliono che vada da sola con le chiavi dell’auto nel parcheggio, troppo distante dal bosco… è ancora una bambina.
La svolta, che sarà poco horror (forse solo un pochino dark 😉 ), è un modo per ricollegarmi alla parabola di Detroit 🙂
Grazie del supporto
29/12/2016 at 00:02
:O :O
…
Ciao 🙂
29/12/2016 at 11:36
Senza parole Red? spero sorpreso in positivo… 🙂
Ciao
28/12/2016 at 20:37
Credo che inseguire Grace sia più importante di aggredire Preck.
Complicato forse no, ma intenso si, mi è piaciuto molto 😉
ciao e al prossimo
29/12/2016 at 11:31
Ciao Danio, se risulta intenso ma non complicato sono contento… ho provato a sperimentare con i vari punti di vista sperando di non offuscare il contenuto…
Grazie, a presto
28/12/2016 at 18:35
(Attacca Preck!)
28/12/2016 at 18:34
Ciao Gabriele,
Già la bellissima frase del titolo mi pone davanti alla mia immensa ignoranza, e sì che credevo di conoscerlo un po’ Dick.
Il capitolo mi affascina. Confesso che non mi aspettavo una svolta simile, pensavo fosse una storia – come dire? – meno dark. Però mi piace, come tutte le narrazioni in cui è in gioco l’autocoscienza, la realtà come percezione personale, la follia.
Bravo.
Ad essere onesti mi sto chiedendo il perché della prima persona nell’ultima parte del capitolo: la canonica terza, poi la seconda per il ricordo, infine la prima. Immagino che voglia far convergere la narrazione proprio ‘dentro la mente’ di Bruce, forse è un modo per dirci ‘ok, da qui in poi, siamo Bruce, qualunque cosa racconti considerate il suo trauma e l’accenno ai problemi psichiatrici’. Però non mi convince del tutto. La storia, invece, mi convince sempre di più.
Ciao a presto
29/12/2016 at 11:25
Ciao JAW, mi aspettavo questa obiezione sul flashback, che in terza persona sarebbe rimasto identico, a differenza dell’ultima scena… 😉 che è in prima persona per lo stesso motivo per il quale lo sono i ricordi(?) nei precedenti capitoli, una prima persona “innescata” dal ricordo traumatico, così traumatico da riviverlo con distacco (una delle ragioni per cui ho voluto usare la seconda nel flashback).
Ci sono quattro “livelli” come ho scritto ad Anna e ogni narratore corrisponde ad uno di essi, mentre i tempi verbali indicano “il tempo” dell’azione nella linea cronologica del racconto… più convincente così? Una struttura inutilmente complessa, non era questa l’idea iniziale 🙂
Grazie per i complimenti!
P.s.
La trilogia di Valis non l’ho letta, mi è capitata la citazione sotto agli occhi e mi è sembrata perfetta, anche la mia ignoranza è immensa 🙂
28/12/2016 at 17:19
Un materasso lercio… come Marezia anch’io ho l’impressione che i genitori di Grace siano morti, ma se le visioni del passato si confondono sempre più spesso con la realtà di Bruce e se l’albero sussurra solo ciò che lui vuole sentire… la chiave di tutto non resta che Preck.
“fuggita in massa dalla città con un esodo che non aveva nulla di biblico” molto bella.
28/12/2016 at 17:30
Ciao Anna, la chiave di tutto è apparsa…
Visioni del passato, passato, realtà, visioni della realtà… povero Bruce 🙂
Grazie, piace molto anche a me quella frase…
21/12/2016 at 10:10
Hai descritto in un modo così magico l’ambientazione di questo episodio da farmi immaginare una struttura fatiscente e bellissima…. bellissima nel suo essere l’ombra di quel che un tempo era.
La luce della luna è dovunque…
Bravissimo!
🙂
27/12/2016 at 00:41
La luna oltre ad illuminare il cammino di Bruce è simbolo del legame tra visibile e invisibile… come l’acacia del deserto 😉
Ciao e grazie
19/12/2016 at 20:56
Voto materasso..
Rispondo al commento precedente, su cosa credo di aver capito.
Non so perchè, ma credo che Grace e Maggie siano due facce della stessa medaglia, e che per sdoppiarle sia successo qualcosa con sto Preck e Bruce, che il secondo non ricorda forse perchè è lui stesso prima…. Prima di cosa non chiedermelo non posso mica sapere tutto io!!!! 🙂
Per il resto, la bravura indubbia, lo stile interessante, l’idea originale…adesso basta con i complimenti e andiamo avanti!! 🙂
20/12/2016 at 20:46
Bella l’idea dello sdoppiamento e devo ammettere che a Bruce/Preck ci ho pensato… ma al momento ho le idee un po’ confuse su come proseguirà il racconto, ci sono due (adesso tre 😉 ) possibili direzioni…
Come adesso basta… continua pure 😀 … grazie MrsRiso!
19/12/2016 at 11:46
Io tra le mosche, la puzza e il materasso lercio, che ho naturalmente scelto tra le opzioni, mi immagino i genitori parecchio dead, il che aumenterebbe i dubbi sullo stato di salute mentale di Grace.
Ma magari estrapolo male e non ho capito nulla.
Per quanto riguarda la parte ricordonirica sono completamente in alto mare ma mi incuriosisce un sacco. Sempre bellissime e scritte egregiamente le tue storie.
Ciao Ciao
P.S. io non sarei così sicura che l’esodo dalla società industriale non abbia nulla di biblico, ma sarebbe un vasto soggetto da dibattere e la frase è molto bella.
19/12/2016 at 18:14
“Sempre bellissime e scritte egregiamente le tue storie.”
Ti ringrazio… forse non proprio sempre sempre…
Sul “biblico” hai ragione, si potrebbe discutere ampiamente, io pensavo a “non grandioso” perché non c’è una terra promessa, anzi la stanno abbandonando, però è vero che in termini di numeri può essere definito “grandioso”… ma non mi sono posto il problema perché la frase piaceva molto anche a me 🙂
19/12/2016 at 11:35
Un nastro azzurro.
Ho l’impressione che Preck sia uno stregone molto potente, a giudicare dalla fiducia di Grace. Tieni alto l’interesse e le aspettative. Il capitolo mi è piaciuto.
Ciao a presto
19/12/2016 at 18:04
Se perde anche la fiducia alla povera Grace non rimane molto…
Non sono convinto che le risposte manterranno fede alla aspettative… sempre meglio il sabato (semi-cit) 😉
Grazie JAW
17/12/2016 at 17:01
Nastro azzurro.
Chiarito qualche punto non so, se ti riferisci al fatto che hai specificato che sono visioni oniriche, be’ non lo hai chiarito: a mio parere si capiva già prima. Aggiungi dettagli intriganti. Genitori onirici, genitori reali (?), non è ancora dato sapere se ancora vivi. Disegni da proteggere perché se qualcuno li ruba… boh, saranno tipo i tatuaggi tribali taumaturgici. Lo scopriremo.
Ciao ciao.
18/12/2016 at 21:02
Sempre meglio chiarire l’ovvio… diciamo che ho messo i puntini sulle “i”… 🙂
“Disegni da proteggere perché se qualcuno li ruba…” perché da proteggere? Se ti riferisci al fatto che li custodisca Preck è perché Bruce non poteva tenerli per ragioni che si capiranno… non per il pericolo di un furto…
Ciao
17/12/2016 at 10:01
Ciao Red.
Urca… Non è che i genitori di Grace sono diversamente vivi? Tra puzza e mosche mi hai fatto pensare a questo. Preck aveva fatto qualcosa per la mamma di Maggie, e ora Grace lo sta aspettando per i propri genitori.
Insomma qualcosa trapela ma non si chiarisce proprio tutto.
Voto per entrambi
A rileggerti.
18/12/2016 at 20:47
Ehm… non sono Red 🙂 e Grace non è un mutata… ha solo un costume 😀
“Diversamente vivi” mi piace, (in un mondo di zombie sarebbe il termine politicamente corretto da usare)… come dicevo nei commenti sotto, se i genitori di Grace sono nella roulotte proprio bene non devono stare… però non ho specificato che Preck avesse fatto qualcosa per la madre di Maggie, anche se non smentisco… 🙂
Entrambi è in coda, ma nastro e materasso sono in parità…
Grazie e a presto
19/12/2016 at 10:46
Ho scritto “ciao Red”? Oops… sì, l’ho scritto. Scusa.
Ciao Gabriele.
17/12/2016 at 07:52
Questo tira e molla tra sogno (da sveglio) e realtà deve essere molto faticoso per il protagonista. Prima o poi, si dovranno unificare o no?
Avanti con il materasso… per essere in sintonia con l’ambientazione 🙂
ciaooo
18/12/2016 at 20:36
Quel “deve essere molto faticoso” mi fa pensare che non l’abbia sottolineato abbastanza… avrei forse dovuto soffermarmi di più sulle condizioni di Bruce…
Non se si unificheranno sogno e realtà… ma è probabile 🙂
Ciao e grazie
17/12/2016 at 07:13
Bello questo intervallarsi tra Grace e Maggie. Ho votato per un materasso lercio vista la situazione.
Ciao e a presto 😉
18/12/2016 at 20:29
Il materasso lercio è consono all’ambiente 🙂
Grazie Danio, alla prossima…
17/12/2016 at 01:17
Nastro azzurro!
Perché ho l’impressione che Grace e Maggie siano “in qualche modo” legate?
Ok, sto per dire una cosa cattiva, ma i genitori di Grace non esistano… od almeno non esistano come pensa lei… poi magari mi sbaglio…
La cosa che continua a passare dal sogno alla realtà, è preoccupante (per lui, perché a me questo tipo di narrazione piace 😛 ).
Ciao 🙂
18/12/2016 at 20:27
“Perché ho l’impressione che Grace e Maggie siano “in qualche modo” legate?”
Perché volevo far impazzire ancora di più Bruce 🙂
I genitori di Grace non stanno benissimo… o forse la roulotte è solo piena di spazzatura… 😀
Ciao
16/12/2016 at 00:11
Ciao Gabriele,
Ti confesso che essendo arrivato un po’ tardi non voglio turbare gli equilibri dei voti, questo mi ha fatto propendere per Packard.
Conosciamo meglio la strana porcamon e non pare essere una tipa fortunata.
Ho notato che ripeti per ben quattro volte la parola ‘polvere’, la cosa mi ha incuriosito. Evidentemente ti immaginavi un ambiente decisamente ‘polveroso’.
Bravo come sempre.
Ciao a presto
16/12/2016 at 17:57
Ormai posso dirlo, la fabbrica Packard è la mia preferita…
Non mi sono neanche accorto della “polvere”… e quattro è un po’ troppo… ma almeno il concetto è passato 🙂
14/12/2016 at 22:06
Gabriele! Questa storia mi piace tanto! E questa ragazza un po’ sporca e misteriosa mi incuriosisce…. capitolo scorrevole e accattivante che ti fa sperare di leggere presto il seguito 😉
Bravissimo 🙂
15/12/2016 at 20:39
Grazie Athelas… il prossimo capitolo arriverà a breve… 😉
13/12/2016 at 12:27
Non lo so, dorme alla stazione? Zigomi anneriti… capelli sudici… central station…
bell’episodio… intrigante come gli altri. Aspetto il seguito. Prende molto, questa storia 😉
14/12/2016 at 00:21
La stazione è un bel edificio neoclassico… o meglio era… spero che la storia continui ” a prendere”… 😉
12/12/2016 at 17:11
Mi ispira il Lee Plaza Hotel, vediamo dove ci porta 🙂
12/12/2016 at 18:20
Ciao Danio, per adesso la fabbrica è in vantaggio, ma se la gioca con l’hotel.. due bei posti 🙂
12/12/2016 at 16:46
Proviamo con la Packard Factory.
Episodio ermetico q.b. che lascia aperte varie ipotesi.
Vediamo questi disegni…
ciaoooo
12/12/2016 at 18:18
Ciao Maria, sarebbe ora di vedere questi disegni, ma siamo sicuri che Grace non si sia inventata tutto? 🙂
12/12/2016 at 15:59
Lee Plaza Hotel… solo perché mi sembrava meno deprimente delle altre.
Molto bella l’immagine delle cianfrusaglie che riportano alla mente i ricordi, in poche parole hai racchiuso il senso di disperazione di Bruce che deve essere molto legato a quei disegni.
Complimenti.
12/12/2016 at 18:14
Ciao Anna, purtroppo una larga parte di Detroit è deprimente, anche la città è un mucchio di cianfrusaglie… meglio rifugiarsi nella valle di Preck 😉
12/12/2016 at 14:37
Ciao Gabriele.
Incerto tra la stazione e la fabbrica, ho scelto la fabbrica.
Immagino che ti sarai già accorto che ti è scappato il grigio negli ultimi capoversi, che dovrebbero invece essere neri.
Una donna sudicia… Grace mi ha fatto pietà, davvero.
Alla prossima.
12/12/2016 at 18:08
Ciao Achillu, ottima scelta la fabbrica come dice Marezia è un perfetto simbolo di Detroit… sai che non so come ho fatto a fare nero e grigio… non era voluto 🙂
12/12/2016 at 13:58
Alla Packard, perfetta per uno squat e talmente simbolica di Detroit.
Il capitolo mi è piaciuto, continua a dare nuovi spunti nuovi interrogativi. Certo che Bruce altro che amici e realtà immaginari si era costruito, un mondo proprio!
Però se avevo trovato il capitolo precedente davvero perfetto nelle sue dimensioni oniriche e reali, qua trovo che a volte le immagini, o piuttosto i periodi che le esprimono sono un po’ pesanti.
Ad esempio in apertura la polvere secondo me avrebbe dovuto lasciargli in bocca il sapore della nostalgia, senza qualificativi. Il sapore della nostalgia dice già tutto da solo.
Idem per il paragrafo delle lacrime di Grace: è carino ma secondo me i troppi qualificativi appesantiscono il tutto. Annerite o sudicie, le guance, ma tutta la perifrasi mi sembra troppo. Già gli occhi sono gonfi e nocciola. Tutti questi attributi mi sembrano eccessivi. O se proprio vuoi tenerli, almeno elimina “che parevano”, basta un come, o anche senza.
Oddio, questo è solo a mio personalissimo gusto, ma le immagini mi sembravano ridondanti rispetto al tuo solito.
In compenso le cianfrusaglie che gli raccontavano tutte le storie tranne quella voluta, e il fatto di sapere che non è più in PennRose Street dall’odore: semplicemente magnifico!
Ciao, e scusa se mi sono permessa di riscrivere delle frasi tue, che ci vuoi fare, mi immedesimo nel racconto 🙂
12/12/2016 at 18:06
Ciao Maré, che dici… era meglio aspettare un altro mese? 🙂
La sovraggetivazione(?) è un erroraccio hai ragione… per il resto hai sottolineato gli stessi paragrafi di Moneta… e sono contento, erano le parti che non convincevano anche me, sono tutti elementi aggiunti dopo perché trovavo il capitolo troppo corto…
“scusa se mi sono permessa di riscrivere delle frasi tue”… scherzi vero? Non solo hai il mio permesso ma ti invito a farlo più spesso… 🙂
12/12/2016 at 12:38
Michigan Central?
Ormai ho votato, probabilmente basandomi sull’aspetto da homeless di Grace.
Bello.
Devo ancora decidere se mi piace la frase di apertura, perché ho trovato un po’ artificioso associare la nostalgia al ‘gusto amaro’. Ma del resto può essere un’associazione a posteriori, il gusto e l’olfatto sono così: quando Bruce proverà nuovamente quel gusto verrà catapultato dentro quel ricordo.
La frase ‘… annerite dal sudiciume striature pallide, che…’ mi pare leggermente pesante. L’immagine è bella, certamente, ma forse si poteva rendere con due periodi piuttosto che con uno solo.
La storia mi incuriosisce sempre più.
Ciao ciao
12/12/2016 at 17:57
Ciao Moneta,
con la nostalgia amara volevo sottolineare lo sconforto di Bruce, che non solo non trova i disegni ma non può nemmeno indugiare nei ricordi… ma non è molto riuscita.
La frase sul sudiciume andava accorciata togliendo la similitudine con i fiumi, ma richiamava il deserto e si collegava all’albero… e alla Parigi-Dakar sulla copertina di Car Magazine 🙂
P.s.
Bell’eufemismo “leggermente pesante” sei stata gentile… 🙂
12/12/2016 at 18:00
…nel senso che la frase meritava di peggio. 😉
12/12/2016 at 18:29
Ah ah, tranquillo, avevo capito alla prima ma non ci sarebbe stato problema comunque.
Sinceramente non penso di essere stata particolarmente gentile, perché ciò che ti ho scritto è una cosa molto relativa: a molti, anche a me, in determinati contesti piacciono anche i periodi complessi o addirittura un po’ contorti. Sarà masochismo, non so. Ho apprezzato tantissimo un commento che mi è stato fatto da un’altra parte, sotto un racconto decisamente pesante. Dopo avermi indicato punto per punto le cose che secondo il ‘critico’ si potevano alleggerire (peraltro mi trovava d’accordo), ha tenuto a scrivermi ‘È grave quanto ti ho scritto? No, si parla di stile, quindi di gusti.’
Pareri, insomma, gusti opinabili. Se non fosse così, Eco non avrebbe venduto una copia del Cimitero di Praga. E io sono sicura che almeno una copia l’abbia venduta perché io l’ho comprata. Leggerla è un altro discorso 😀 😀
E comunque Eco mi piace molto!
Ciao ciao
12/12/2016 at 09:45
la storia va avanti, ma le domande sono insolute, potrei dire di avere delle idee, ma mi piace restare attaccata a ciò che leggo per percepire la verità dell’autore.
Maggie e Grace sono personaggi ambigui, ben descritti, stanno pilotando la storia.
Voto fabbrica, ha qualcosa di più…
Alla prossima.
12/12/2016 at 17:52
Ciao MrsRiso,
mi interessava in questi due capitoli evidenziare le differenze tra Detroit e la Valle di Preck… e le somiglianze tra Maggie e Grace…
Poi però mi fai sapere se ci hai azzeccato… 😉
12/12/2016 at 00:14
Questo capitolo non chiarisce un tubo e fa venire più domande che risposte… Grace continua a piacermi, Maggie pure ed il sogno che fa ad occhi aperti mi lascia sempre più perplesso. Ho l’impressione che rimarrò a bocca aperta quando svelerai le carte.
Dalle immagini voto Lee Plaza Hotel 🙂
Ciao 🙂
12/12/2016 at 00:36
Ciao Red!
Spero davvero di lasciarti a bocca aperta… ma già chiarire qualcosa non sarebbe male 🙂
Una camera al Lee Plaza prenotata… 🙂
11/12/2016 at 07:46
Vuoi la verità, non ci capisco nulla!!!
Ma non fraintere, non in senso negativo, non una critica al tuo stile o alla tua storia, una constatazione di essere davanti alla lettura di qualcosa di strano, surreale, onirico, un oggetto che continuamente muta forma spiazzandoti…prima pichaciu, poi il sogno, la bambina e la favola…e poi? 🙂
Esterrefatta dall’originalità
11/12/2016 at 17:20
Spero di chiariti le idee mentre la storia procede… giuro che un senso c’è 🙂 e per certi versi questo capitolo doveva creare un po’ di confusione…
Grazie del commento
06/12/2016 at 14:52
Ciao Gabriele.
Secondo me l’ambientazione è perfetta. Il contrasto tra Detroit decadente e il mondo da favola è centrato. Adesso sono curioso di scoprire chi sono Maggie e Grace. Stranamente non nutro particolare simpatia per Preck.
Pregi e difetti che ho notato te li hanno già segnalati, quindi non sto a ripetere.
Ho votato per la busta gialla.
A rileggerti.
06/12/2016 at 21:10
Ciao Achillu, benvenuto e grazie.
“Stranamente non nutro particolare simpatia per Preck.” era l’effetto che volevo ottenere con la sua descrizione, sono contento di esserci riuscito.
Alla prossima
05/12/2016 at 19:36
Willie Peyote, eh?
E adesso che ti ho dimostrato che conosco… come fare ricerche su google 🙂 parliamo del capitolo. Ho qualche difficoltà a tradurre preck, invece, quello che trovo non è lusinghiero. Strano perché me lo immagino come un vecchietto gentile. Mi piace molto il sogno e aumenta il mistero. Il contrasto tra il luogo da favola della visione e l’ingombrante realtà decadente è molto interessante. Se dovessi ragionare in base ai falsi ricordi che Bruce è cosciente di avere, direi che il sogno non è finito.
Scatola di cartone
Ciao ciao
06/12/2016 at 21:00
Sì, Preck (o anche Prick 😉 ), non è un complimento… solo un mio piccolo divertissement 😀
Sono curioso, perché definisci i ricordi di Bruce falsi?
Ciao e grazie
06/12/2016 at 21:50
Forse ho male interpretato con un ‘locus’ che sento molto mio una tua frase:
… ricordi che non potevano esistere. Eppure gli appartenevano, lo “sentiva”;
Ho pensato che avesse la sensazione di ‘ricordare’ una cosa che non è mai avvenuta.
Come capita spesso nei sogni. Almeno a me.
La tua domanda mi fa capire che ‘non potevano esistere’ per qualche altro motivo che scopriremo.
Ciao ciao
04/12/2016 at 17:35
Una scatola di cartone… fra le tre è l’unica, a mio avviso, che faccia pensare alla scena evocata da Bruce, un mondo “immaginario” (o dimenticato) a cui può dar vita solo un bambino, una scatola di cartone può diventare qualsiasi cosa… basta solo un po’ di fantasia.
La storia è nel genere avventura, ma ci sono indizi, specie in questo episodio, che fanno pensare ad una trama di tutt’altra natura: “occhi a forma di ghianda; bocca priva di labbra; senza di lui questo posto stupendo non esisterebbe”. Sembra che questo Preck provenga da un altro pianeta o semplicemente dall’infanzia perduta di Bruce.
Che fine ha fatto Pikachu? Tornerà? Se non altro per svelare il mistero che si cela dietro il kigurumi… Grace o Maggie?
Un altro splendido assaggio della tua penna creativa, grazie.
06/12/2016 at 20:58
Grace tornerà… e penso che vedremo chi si nasconde sotto il kigurumi molto presto…
Grazie a te Anna
03/12/2016 at 18:06
Ho votato la busta gialla, adoro le buste 😉
Per il resto un capitolo scritto bene, ma questo l’hanno già detto gli altri.
A presto col prossimo 😉
03/12/2016 at 21:16
La scatola per il momento è in vantaggio… chissà forse dentro c’è una busta… e un portadocumenti 🙂
Grazie Danio
03/12/2016 at 16:41
Cambia poco ma… una scatola in cartone, và…
L’immagine della coda bionda che mi viene incontro è ancora stampata nella mia mente, ottima evocazione, bravo.
(nel presente invece hai usato tre diversi tempi verbali)
La storia marcia bene, il mistero s’infittisce, le visioni di Bruce sono una chicca… 😉
03/12/2016 at 21:11
Ciao Alessandra, con “la storia marcia bene” mi hai rassicurato 😉
Non avevo mai scritto in prima persona e al presente… è stato un esperimento, sono contento ti piaccia nonostante i tempi verbali sbagliati.
Grazie di esserci
03/12/2016 at 15:51
Una scatola di cartone.
Gabriele, mi hai impressionato, complimenti.
Nella parte ‘onirica’ ho immaginato il maestro tartaruga di Kung Fu Panda, poi gli hai messo giacca e cravatta e allora non so proprio. E la bambina? Vestito bianco e cinta blu, Alice? No, lei è vestita al contrario, almeno la versione disneyana. Però è lampante l’ambientazione favolistica, delicata. Adesso non so proprio dove andrà a parare la tua storia e sono ancora più curioso.
Ciao a presto
03/12/2016 at 21:06
Sono felice che la parte favolistica funzioni, volevo ottenere quell’effetto ma è un genere un po’ ostico per me….
È pura coincidenza che l’abito sia simile a quello di Alice… invece quello di Preck è ispirato a un neo-eletto politico d’oltreoceano 🙂
Grazie di essere passato JAW
03/12/2016 at 15:37
Ciao Gabriele
Sarò una voce dissonante, scusami, ma forse non ho capito bene io il capitolo.
L’ho letto due volte e riletto anche il n.2, convinta di avere saltato qualche pezzo.
Bambina e/o donna? Grace e/o Maggie?
Bruce chi ha abbracciato veramente?
Avanti con la busta gialla
Ciaoooo
03/12/2016 at 21:00
Ciao Maria, non devi scusarti le voci dissonanti fanno bene… solo i dittatori piacciono a tutti 🙂
Tecnicamente Bruce ha abbracciato entrambe… la prima parte è un (déjà vù? ricordo?) generato dal nome di Preck e dall’abbraccio di Grace (dal quale Bruce si libera quando torna alla realtà) spero di averti chiarito il dubbio.
Grazie del commento
03/12/2016 at 14:49
La scatola di cartone.
Non mi viene altra espressione che : che meraviglia! Come scrivi bene, Gabri, le immagini prendono vita, le parole sono semplici eppure perfette e ricche. Sorrisi, emozioni, realtà, irrealtà. Mi è piaciuto così tanto che sarei quasi disposta ad aspettare ogni volta così a lungo per leggere una pagina di questo livello. Ma siccome so che scrivi benissimo anche quando pubblichi più di frequente… 😉
tanto lo sai che se fondano il tuo fan club sarò tra i primi firmatari.
Ciao
03/12/2016 at 20:57
Onestamente non avevo intenzione di continuare il racconto, poi qualche giorno fa è “uscito” questo capitolo…
quindi per certi versi è anche meno rifinito degli altri 🙂
Leggere commenti come il tuo mi fa sorridere anche con gli occhi 😉
Grazie per il supporto Marezia!
03/12/2016 at 14:10
Bravissimo! Che altro scriverti? Si finisce di leggere l’episodio col dispiacere di dover aspettare un po’ per conoscere il resto.
Funziona tutto, davvero bravo, sai incuriosire, divertire… Bello bello bello.
Al prossimo!
03/12/2016 at 20:42
Grazie, grazie, grazie!
Volevo ricreare un’atmosfera da favola come sai fare benissimo tu… spero di esserci riuscito… alla mia maniera 🙂
P.s
Lo zenzero di Binnibut ha ispirato il profumo di cannella dei fiori… 😉
04/12/2016 at 00:17
Ma tu sei abilissimo con qualsiasi atmosfera 🙂
Grazie Gabriele, se lo zenzero ti ha ispirato non posso che dirti che ne sono felicissima e onorata.
A presto 😉
03/12/2016 at 12:07
Sono rimasto un po’ spaesato…
Ottimo capitolo e voto la busta gialla 🙂
Ciao 🙂
PS: la donna-pikachu più veloce del mondo 😛
03/12/2016 at 20:32
Anche Bruce è un po’ spaesato… 😉
“la donna-pikachu più veloce del mondo” dopotutto quella è sempre una Aztek 🙂 😀
Grazie Red!
01/12/2016 at 14:47
Oh… ‘mbé? che famo, ‘ndiamo avanti? 😉
29/11/2016 at 19:24
Per la serie “volemose bbbbene” voto per l’abbraccio.
Gabriele, ti rinnovo i miei complimenti per come riesci a rendere vivide e convincenti le ambientazioni. L’intreccio di commedia e mistero rendono il racconto molto affascinante! Prima di leggere il seguito pensavo davvero che sarebbero spuntati fuori i Pokemon per qualche improvviso paradosso temporale!
Continuerò a leggerti con piacere 🙂
08/11/2016 at 01:21
Ciao Gabriele. Bravissimo. Indubbiamente sei tra gli autori più capaci del sito. Talmente bravo che i pochissimi errori che commetti risaltano come diamanti su un fazzoletto di velluto blu. Confesso che ho un pregiudizio piuttosto radicato sugli autori Italiani che scrivono di luoghi che non conoscono e di cui (non è il tuo caso) hanno un’idea approssimativa, vagamente riconducibile a tutta una serie di cliché cinematografico/televisivi… Ecco perché l’efficacia delle immagini che evochi è per me doppiamente sorprendente. Non dovrei crederti quando scrivi di Detroit e di villette unifamiliari e di un tizio di nome Bruce che torna alla natia dimora… E invece ti credo! Credo ad ogni singola parola, persino quando infili nella storia una mezza matta vestita da Pikachiu! Questo per me è talento! Bravo. Seguo.
03/11/2016 at 15:59
Abbraccia Bruce…
Torno a leggerti e trovo un racconto pieno di interessanti idee, pikachu, lo stress test e la gastrite. Siamo solo alla seconda puntata, ma Bruce non ci ha detto molto di lui, se non che ha lasciato Detroit per qualcosa di meglio, che tra le righe non sembra aver trovato.
Entusiasta, bravo, se non ti dispiace rimango fino alla fine.
Avanti, alla prossima
04/11/2016 at 20:49
Bentornata Mrs… e no, non mi dispiace se rimani fino alla fine 😉
Grazie mille per i complimenti!
31/10/2016 at 16:07
Fugge via, ma a quanto pare sono stato l’unico a votare questa opzione! Pazienza. Mi è piaciuto molto anche questo secondo capitolo, non ci si annoia un attimo e la narrazione non ha intoppi. Complimenti!
01/11/2016 at 18:24
Anch’io sono rimasto sorpreso del plebiscito per l’abbraccio…
Grazie del voto e del commento!
31/10/2016 at 09:35
Abbraccia Bruce, mi piace troppo il suono di questa opzione.
Ciao Gabriele,
Ma chi è ‘sto Bruce, che pure pikachu ne ha sentito parlare?
Capitolo, a mio avviso, perfetto. Bella la descrizione del risveglio, belli i dialoghi.
Noto il titolo del capitolo, penso che ne troveremo altri con la stesso filo conduttore, sbaglio? Bella idea.
Ciao ciao
01/11/2016 at 18:20
Grazie Moneta!
Il titolo lo scelto all’ultimo, si adattava bene al contesto e alla scena… però può essere un’idea, il prossimo è un abbraccio quindi… prova di torsione 😉 credo intedessi qualcosa del genere come “fil rouge”… o mi sbaglio?
01/11/2016 at 18:43
Ehm, non credo, a meno che ‘prova di torsione’ non si traduca con una delle tante espressioni inglesi con le quali ci hanno sfrappolato i cabasisi durante la crisi. Per capirci… per abbraccio potrei pensare a ‘Credit Crunch’.
Anche se credit non c’entra una zucchina 😀
E crunch… be’, crunch neppure!
Ciao ciao
01/11/2016 at 18:48
Ahahah stress test delle banche, non ci avevo pensato! Per stress test intendevo quelli che si fa sugli oggetti.
30/10/2016 at 22:18
Ciao! La “donna-pickachu” armata di “fulminatore” è stato quello che mi ha attratto in modo particolare. Visto che qui sembra tutto fuorché normale, dico che lo abbraccia e vediamo come reagisce 😛
Ti seguo.
Ciao 🙂
01/11/2016 at 18:10
Ciao Red, sono felice di ritrovarti come lettore!
Nel prossimo capitolo vedremo sicuramente un’abbraccio… atipico 🙂
01/11/2016 at 18:21
Ti avevo perso causa mancanza di notifiche, ma ora ti ho ritrovato 😉
Ciao 🙂
28/10/2016 at 19:04
Ma no, lo abbraccia, poveraccio.
Gabriele, per trovare qualcosa di ‘sbagliato’ posso al massimo aggrapparmi a qualche refuso qua e là. Il racconto è curato, pensato, tridimensionale.
Complimenti.
Ciao a presto
01/11/2016 at 18:08
Mi piace molto quel “tridimensionale”…
Grazie del commento Jaw!
25/10/2016 at 10:03
Originale l’idea del personaggio vestito da Pikachu…avevo pensato piuttosto a un oggetto, un pupazzo magari con la forma del Pokemon caduto da chissà dove. Bravo, ci hai anche detto qualcosa in più sul passato del protagonista, ma senza limitarti a narrare, lo hai fatto tramite il suo flusso di pensieri, parlando prima della cucina e poi della scuola. Il capitolo non ha interruzioni e la lettura risulta assolutamente fluida. Scrivi benissimo, non c’è una parola che sia di troppo. Lo abbraccia, “Preck” era la risposta giusta. Complimenti!
25/10/2016 at 19:51
Quanti complimenti… grazie Erika!!
Sono contento risulti originale l’idea del costume… temevo sembrasse una spiegazione troppo semplice…
25/10/2016 at 07:34
Intrigante, al punto giusto.
Abbraccia… niente di razionale, solo intuito.
ciao ciao
25/10/2016 at 19:38
Ciao Maria, l’intuito è azzeccato… Pikachu non è molto razionale 🙂
Grazie del commento.
24/10/2016 at 21:44
Ha passato il test: lo abbraccia!
Bellissimo capitolo, questa lotta di Bruce con i propri ricordi la si vive quasi fisicamente anche noi lettori. E Pikatchu col taser è una genialata: potere tuonofulmine.
Un piccolo aneddoto personale: il tuo link mi ha fatto morire dal ridere: la dodicenne migliore amica di mia figlia, quando passa la notte da noi, dorme con quel coso addosso: Me la sono immaginata in quella cucina interrogando il tuo protagonista!
Molto bello il risveglio olfattivo.
Bravobravo
24/10/2016 at 23:31
Spero l’amica di tua figlia non si porti anche un taser per la notte 🙂 😀
“Molto bello il risveglio olfattivo.” sia all’inizio che alla fine 😉
Grazie grazie, anche i tuoi complimenti valgono doppio!!
24/10/2016 at 20:55
Lo abbraccia!
Ciao Gabriele! Molto bello anche questo secondo episodio, davvero è così curioso che non sapevo cosa aspettarmi!!!
Pikachu: quanti ricordi 🙂
24/10/2016 at 23:23
Grazie mille!!
Un giro nei ricordi per tutti… non solo per Bruce 🙂
24/10/2016 at 19:10
Secondo me lo abbraccia.
Non chiedermene il motivo, visto che si sono appena conosciuti, ma attaccarlo, se ha dato la risposta giusta, mi sembra un controsenso. E fuggire poi, per quale motivo?
Bello, mi è piaciuto 😉
24/10/2016 at 23:20
Forse gli parte un colpo per sbaglio… e fugge per questo 😀
Grazie Danio!
24/10/2016 at 18:35
Fugge. E’ spiazzata. Deve riflettere. Forse poi torna 😉 Ma abbracciarlo, diosanto, mica è un redivivo che torna dalla mamma dopo la guerra, manco la conosce questa! ahahahah
Comunque hai fatto bene a soffermarti sulla cucina – anche se Napo, grande intenditore, qui sotto non lo ha colto – poiché la casa, l’ambiente della casa, la cucina, sono tematici e non casuali.
Bravissimo.
24/10/2016 at 23:18
Per adesso l’abbraccio è al 90%… chissà forse fugge lui…
io lo farei 🙂
Grazie di esserci… sempre!!
24/10/2016 at 18:04
Bravo, bravo, bravo.
Bellissimo incipit dell’episodio, poi – a mio avviso – hai indugiato un po’ troppo su piastrelle e cucina ad angolo. Però poi hai recuperato alla grande. Che dire? Eri a un passo dalla perfezione.
Bella la scansione dei dialoghi, bella l’atmosfera che sei riuscito a creare attraverso il ricordo d’infanzia, magistrale il finale con quel Preck bisbigliato e la suggestione sul respiro che si fa arioso (e porta un lettore come me a votare per l’abbraccio).
24/10/2016 at 23:06
Che devo dire io?
Davvero un bellissimo commento… grazie, grazie, grazie.
Mi piaceva il “respiro che si fa arioso” nonostante l’odore acre 😉
“Eri a un passo dalla perfezione”… sarà dura mantenere il livello… e anche salire…
24/10/2016 at 17:38
Abbraccia Bruce…
Il capitolo scorre rapido, forse un po’ troppo: ci sono periodi troppo lunghi che andrebbero fermati con qualche virgola… non trattandosi di un flusso di coscienza 😉
Simpatica l’idea del costume.
24/10/2016 at 23:01
Se ti riferisci al ricordo, l’effetto flusso di coscienza non credo stoni, in fondo siamo nella sua testa…
Grazie per il commento e i consigli 😉
P.s
Grazie anche per l’idea del taser, è tua… o meglio dei tuoi figli 🙂
14/10/2016 at 20:09
Pikachu usa tuonoshock! Non ha nessun effetto!
Ehm… Bellissimo incipit, Gabriele! L’evento narrativo del conato spezza il ritmo quel tanto necessario a dare l’impressione di realismo, cosa davvero difficile da ottenere in un incipit. Bravo! E poi l’ambientazione sembra molto promettente, anche Pikachu a parte 😉 Mi riferisco a quella ambientazione di ambienti umili e malconci, che ben caratterizza anche il tono generale della narrazione, un po’ come le ambientazioni quasi sempre squallide di Philip K. Dick.
15/10/2016 at 13:13
Ciao Massimo, grazie mille!
Ambienti malconci e squallidi sono una costante nei miei racconti… aggettivi che si possono abbinare anche ai miei personaggi 🙂
13/10/2016 at 22:10
Un Pikachu che cattura Bruce mi fa morire come cosa. Voto uno scontro immediato che porti alla luce una vecchia situazione o ruggine.
Ti seguo con interesse 🙂 complimenti!
14/10/2016 at 16:26
Benvenuto Gianluca e grazie per i complimenti.
Prometto che Bruce non si mette maschera e mantello… ma forse si arrabbia e diventa verde 😀
13/10/2016 at 17:31
Mannaggia a me, dovevo votare interrogatorio, mi faceva spanciare l’idea di pikatchu che interroga Bruce, invece ho inutilmente votato uno scontro.
Eccomi qua, sono tornata a scroccare alla mensa della tua fantasia. Incipit molto interessante e affascinante, pieno di chicche suggestive. Io mi porto una bacinella di popcorn e mi accomodo qui.
Ciao ciao
13/10/2016 at 20:15
Ciao Moneta!
Il vincitore dello scontro è scontato… non c’è Pokemon Go sul BlackBerry 🙂
Grazie di esserci anche per questo racconto.
12/10/2016 at 23:01
Eccoti! Buonasera e bentornato.
Interessante il tuo incipit 🙂 Naturalmente seguo.
Dev’essere periodo di ricordi. In questi giorni ho più o meno involontariamente trovato tracce del passato… ed ecco che con questo racconto rivivo un po’ la sensazione di tornare tra luoghi ormai lontani.
Buona scrittura!
13/10/2016 at 20:02
Buonasera Athelas!
I ricordi e la nostalgia sono i temi principali dell’incipit, sono contento che siano passati…
Grazie e alla prossima.
11/10/2016 at 18:31
“…se i miei pensieri prendessero forma eclisserebbero il sole, così li lascio nascosti ma poi diventano mostri, e se li scrivo esorcizzo ma poi diventano i vostri…”
ma è tua, questa frase? che meraviglia.
Interrogatorio. Seguo. Complimenti.
( troppo sintetica? ma lo ai che ti adoro…)
11/10/2016 at 21:18
Mi piacerebbe averla scritta, è la frase di una canzone, di un album che ultimamente ascolto in loop, l’autore tra l’altro è di Torino (restando in tema di Motown)
L’ho messa perché non mi faceva caricare il nuovo racconto senza biografia 🙂
Ti adoro anche quando sei sintetica…
11/10/2016 at 21:19
il link alla canzone…
https://www.youtube.com/watch?v=oanJaxr36e0
11/10/2016 at 14:26
Potenza dell’incipit: “PennRose street era un ricordo”, punto e a capo. Ho cliccato subito su segui la storia…
Ancora un’ambientazione americana, passi pure ma che non diventi un vizio, mi raccomando. Capisco da alcuni particolari che siamo in un recente passato: crisi dell’industria automobilistica a Detroit, ma ancora BlackBerry in auge (ora è in crisi, anzi sparito, anche quello).
Cos’altro dire, dopo solo un episodio? Vai avanti così, mantenendo la coerenza, connotando sempre più un tuo stile personale e documentandoti per rendere realistico il contesto.
Quanto all’opzione, mi sono fatto l’idea che la “figura minuta” non conosca Bruce e lo consideri una minaccia, altrimenti non lo colpirebbe così forte in testa da farlo svenire. Quindi: interrogatorio.
11/10/2016 at 21:12
È un piacere averti di nuovo come lettore, e non solo perché quella frase piace particolarmente anche a me (lo so non dovrei dirlo).
Curioso che citi il BlackBerry e poi scrivi di continuare a documentarmi, è stato un inserimento fatto dopo perché la zona di PennRose ha avuto un restyling parziale grazie all’housing sociale e mi serviva un modo per indicare che ci trovavamo in un “recente passato”.
“Ancora un’ambientazione americana, passi pure ma che non diventi un vizio, mi raccomando” ci sto lavorando 😉
Grazie Napo.
P.s.
Un autore è tornato… ne mancano tre… 😉
11/10/2016 at 21:41
Tre sono tanti… e comunque ho detto “forse”.
14/10/2016 at 15:24
Incredibile… ne sono tornati altri due… manca solo Giorgia. Ho deciso che non tornerò comunque, anche se fate quattro su quattro.
14/10/2016 at 16:23
Potevi almeno aspettare Giorgia per dire “no”… così non vale! 😀 🙂
Detto sinceramente mi stupisce di più che tu non pubblichi un altro romanzo piuttosto che un nuovo racconto qui…
11/10/2016 at 13:56
Interrogatorio.
Bentornato con la tua nuova storia, Gabriele 😉
Mi ha un po’ destabilizzato l’ultima frase, ma sono certo che saprai destreggiarti a meraviglia.
seguo…
11/10/2016 at 20:54
Grazie Danio, la frase è volutamente destabilizzante, ma la risposta è abbastanza banale.
Per adesso interrogatorio e confronto se la giocano, forse dovrò fare un mix… 🙂
11/10/2016 at 12:04
Un confronto…
Ma come Pikachu???? Se ti leggessero i miei figli… ti annienterebbero con l’attacco tuono-fulmine 😀
Come quelli precedenti, anche questo incipit mi ha rapita, catapultata a Detroit insieme a Bruce, tra quelle strade così fatiscenti da credere di essere a Baghdad, ho visto un filmato in tv sulla Detroit di oggi e il tuo racconto me lo ha ricordato: ogni parola, una scena. La tua scrittura è capace di evocare scenari e stati d’animo esattamente come le fotografie o le immagini di un film, in altre parole sei… uno scrittore.
P.s.: complimenti per Redemption e la bellissima copertina.
11/10/2016 at 20:49
Ciao Anna, bentornata!! (con un nuovo racconto?? 😉 ).
Ma se inizi con tutti questi complimenti mi fai arrossire, cosa scrivo adesso? Un GRAZIE basta?
E grazie anche per il “tuono-fulmine”, mi hai dato una bella idea…
11/10/2016 at 11:57
Con la primissima frase mi avevi già catturato, ma solo andando avanti a leggere ho capito fino a che punto sei bravo. Mi piacerebbe tanto saper scrivere come te, le immagini che hai evocato e le parole che hai scelto per farlo mi hanno lasciato senza parole. Voto per lo scontro. 🙂
11/10/2016 at 20:35
“Mi piacerebbe tanto saper scrivere come te”… grazie Mick, mi lusinga… ma dovresti puntare più in alto 🙂 ne devo ancora imparare di cose!!
Ciao a presto
11/10/2016 at 10:04
“Così privata e provata da dimostrare l’esiguità del sogno americano che sventola e svanisce”: anche solo per questa frase trovo che il tuo incipit sarebbe da applausi, se poi ci aggiungi che il resto non è davvero niente male neanche lui: scenografia, la cintura industriale arrugginita e desolata degli Usa, i ricordi di infanzia, un trauma del passato, una memoria infantile sepolta nei meandri della psiche adulta, hai tutta la mia attenzione. Ti seguo. Ancora.
11/10/2016 at 20:27
Ma tipo 92 minuti di applausi 😀 🙂
Quella frase ha subito varie revisioni e credo esprima bene la Detroit del racconto.
È un onore avere tutta la tua attenzione Marie… ancora… grazie di esserci.
11/10/2016 at 09:08
MI ha incuriosito il tuo incipit, ho intravisto (correggimi se sbaglio) anche qua e là pillole di amaro sarcasmo.
Alcune frasi mi hanno colpito:
le assi di compensato che parevano bende sugli occhi delle case.
le scritte minacciose dipinte con vernice spray che servivano per difendere il valore più sacro degli Stati Uniti: proprietà privata… privata e provata
La gastrite cronica regalo della sua vita perfetta (???) era ritornata prepotente…
vediamo dove ci vuoi portare.
intanto ho votato confronto
ciao
11/10/2016 at 20:19
Sì, c’è del sarcasmo… acido 😉
Ad esempio la frase sulla vita perfetta, che lui sta vivendo al contrario di Detroit…
Spero soprattutto di portarvi da qualche parte… grazie Maria.
11/10/2016 at 08:56
Ecco un’altra storia! Come incipit posso solo dire che mi è piaciuto tantissimo, ho apprezzato lo stile di scrittura e la descrizione dell’ambiente attraverso gli occhi e i ricordi di Bruce. Tutto è decaduto e consumato dal passare del tempo, come il protagonista stesso, che è malato. Tra l’altro il tipo di malattia che hai scelto mi sembra molto significativo, oltre a essere causato da problemi di origine psicologica, è simbolo di disgusto e rifiuto della realtà. Inoltre, hai descritto molto bene il suo malessere, il lettore riesce a immedesimarsi nel protagonista e a provare le stesse sensazioni. Meraviglioso il gioco di parole “privata e provata” e l’idea del sogno americano che sventola come una bandiera per poi svanire. Infine, ho apprezzato la descrizione del decadimento della casa in parallelo a quello della madre, come se Bruce associasse nella sua mente le due figure.
Ho votato per il confronto e seguo la storia! Tantissimi complimenti!
11/10/2016 at 20:15
Che dirti Erika, tantissimi grazie!!
Hai analizzato perfettamente la malattia di Bruce: “è simbolo di disgusto e rifiuto della realtà”… e mi fermo qui 😉
Spero di non deludere le aspettative…
10/10/2016 at 20:57
Un interrogatorio.
Bentornato.
Un racconto dietro l’altro dai l’impressione di rendere sempre più accurato l’ambiente. Sei partito dalla sf, in cii di fatto l’ambiente lo inventi tu. È difficile ma ti permette di bypassare problemi di documentazione, realtà storiche e sociali (so di cosa parlo! 😉 )
Sei poi passato a un horror sui generis, ambientato in una piccola realtà, contestualizzando con folklore indiano. Ora affronti la grande città e la crisi industriale.
Per il momento, ha il fascino dei tuoi incipit. Aspetto il resto.
Ciao a presto
10/10/2016 at 22:16
Ciao JAW!!
Avevo un’idea per un racconto e Detroit con il suo fallimento mi è sembrata lo sfondo ideale… oltre ad essere di per sé un caso che mi ha sempre affascinato.
Hai fatto un’analisi perfetta, per questo racconto mi sono documentato molto di più che per i precedenti e se l’ambiente risulta più accurato ne sono felice.
Grazie di esserci anche in questa nuova avventura… sarà probabilmente sui generis anche questa 😉