Il Sigillo del Demone

La fine di tutto

Wyrd respirava affannosamente. Aveva raggiunto il suolo senza schiantarsi, ma il colpo subìto era grave. L’ala destra sfoggiava un buco dove il tentacolo l’aveva trapassata ed un liquido rosso ne macchiava la superficie trasparente. La donna digrignò i denti per resistere al dolore ed esalò un altro lungo sospiro.

«Wyrd!»

L’oracolo sussultò. Sopra il rombo del vento e dei tuoni, aveva a malapena udito la voce di Eadan chiamarla preoccupato. Si voltò dove credeva fosse il Capitano, che l’aiutava a sorreggersi, e aprì la bocca per impartirgli un unico ordine.

«Va’!» disse secca.

L’Hylven esitò, interdetto.

Percependo la sua riluttanza, la donna riprese. «Io ho fatto il mio dovere» asserì, rassicurandolo «Darthor non ha quasi più poteri. I Rhyfel faranno il resto» aggiunse, poi assunse un tono grave «Ora tocca a te.»

«Ti sei lasciata ferire apposta, vero?» realizzò il giovane, scrollando la testa rassegnato.

L’oracolo ghignò.

«Un modo spettacolare per uscire di scena!» ridacchiò, facendogli l’occhiolino da sotto le bende, poi tornò seria «Vai!»

Eadan la lasciò andare e rivolse la sua attenzione alla cima della torre. Lampi e tuoni continuavano la loro spaventosa danza sulle ali di un vento impetuoso. Corrugò la fronte, determinato, ed annuì alla donna. Wyrd lo ricambiò e mormorò una formula magica.

Senza por tempo in mezzo, una mano invisibile afferrò l’Hylven, trascinandolo attraverso l’aria, mentre le folate gli schiaffeggiavano il viso e gli ruggivano nelle orecchie. Era come fare un immenso balzo, lasciandosi alle spalle la terra e lo stomaco, per entrare in un limbo di pesante leggerezza. La gravità non tardò ad avvinghiare le braccia attorno a lui per trasportarlo verso di sé.

A stento, Eadan atterrò sul bordo della torre, senza precipitare di sotto. Riprese l’equilibrio agitando gli arti e, una volta stabile, sfoderò la spada. Si voltò ed impietrì.

«Eyra?!» ansimò scioccato.

La ragazza dai capelli rosa si girò, sentendosi chiamare. Era identica a come la ricordava, solo più disperata e affaticata. Il suo giovane viso era imperlato di sudore e alcune ciocche le si erano attaccate alla faccia. Se quell’immagine era un inganno del demone, pareva dannatamente reale.

«Eadan!» sospirò la principessa, la voce stanca, ma sollevata. Fissò l’amico d’infanzia il tempo di sentire le lacrime rigarle le guance, poi gli dette un ordine urgente: «Presto, fallo!»

Eadan sbatté le palpebre. Sapeva cosa intendesse. Voleva che lui la uccidesse, ora che aveva il controllo delle sue azioni. Eppure, il Capitano esitò. I Rhyfel si guardarono tra loro, mentre tenevano a bada quei pochi poteri che erano rimasti a Darthor, senza interferire oltre.

«In fretta!» lo scosse dai pensieri Eyra, guardandolo sempre più sofferente ed affaticata «Non riusciamo più a trattenerlo!»

L’Hylven annuì, si avvicinò a lei ed alzò la spada.

Vi fu un sospiro… Un rumore… Degli occhi sbarrati… E del sangue.

Le iridi di Eadan scesero sul tentacolo nero che gli spuntava dall’addome. Incredulo, gemette dal dolore. Barcollò e lasciò calare le braccia lungo il corpo. La spada ruzzolò a terra con un’eco metallica. Si accasciò da una parte, sorretto solo dall’aculeo che lo trafiggeva. Tossì alcune gocce rosse, mentre il demone, ancora nella forma di Eyra, gli si accostò ghignando.

«Povero stolto!» lo schernì, deridendolo «Hai sprecato l’unica occasione che avevi!»

Il Capitano sputò altro sangue, tremando per la ferita. Corrugò la fronte e sollevò uno sguardo di sfida su di lui.

«Ne sei sicuro?» chiese sorridendo, mentre un rivolo carminio scivolò giù dalle sue labbra.

I lineamenti di Eyra si incupirono confusi. Poi, come colpita da un’epifania, spalancò gli occhi. Abbassò lo sguardo, fissando attonita la freccia conficcata nel suo petto. Sbatté le palpebre e la sua attenzione andò oltre il corpo dell’Hylven. Iridi stupite si posarono sulla figura di Algyz, ferma a mezz’aria, poco distante dalla cima della torre. Incredulità e ira si mischiarono nella mente del demone, quando comprese: Eadan lo aveva distratto, facendo da scudo al Generale, affinché potesse trafiggerlo senza che lui lo notasse.

Darthor barcollò, portò una piccola mano alla ferita e alzò la testa: per un attimo, sul volto della ragazza parve sbocciare un sorriso riconoscente. Un istante dopo, un urlo disumano si liberò dalla bocca del demone e le ombre, che ancora lo circondavano, iniziarono a vorticargli intorno frenetiche.

L’aculeo che aveva colpito Eadan venne estratto e il Capitano fu sbalzato all’indietro dal vento impetuoso che turbinava attorno a Darthor. Sentì mancare il suolo sotto di sé e capì che era volato al di là della sommità del pinnacolo.

Sapeva che quella caduta non gli avrebbe lasciato scampo. Eppure, non provò né disperazione né paura. La battaglia era finita e così il suo compito. Chiuse gli occhi e si rilassò, permettendo all’oblio di accoglierlo. Prima di scivolare nel dolce sollievo del buio, sentì un paio di forti braccia stringersi attorno a lui in un confortante e compassionevole abbraccio.

 Loading ...