Incontri ravvicinati dal terzo piano

Dove eravamo rimasti?

Il racconto si chiude, come si è aperto, su un giorno di festa. Quale? La Festa dei vicini: un anno dopo l'incipit (80%)

L’importanza degli incontri

Il palco è quasi pronto. È stato Youssef ad avere l’idea di usare dei pallet per fabbricare una vera scena.

Da quando ha deciso che quest’anno la festa dei vicini avrà una colonna sonora dal vivo, la sua musica, il ragazzo si è molto impegnato perché tutto sia perfetto. È persino riuscito a creare una band, è bastato fare correre la voce, in pochi giorni ha trovato due chitarristi, un sax e persino un violoncello. Quello della sorella di Diata: studentessa modello, pugile semiprofessionista e violoncellista virtuosa. Ancora un’iperattiva: Yohan comincia a chiedersi se siano così numerose ovunque o sia lui ad attirarle, per potersi sentire inadeguato.

Non sarà facile trasportare il pianoforte dal terzo piano a qui, per fortuna i volontari sono numerosi: l’entusiasmo di Youssef sembra contagioso.

È stato un bel gesto, da parte di Lea, lasciare a lui il pianoforte di Jackie.

– Nel vostro soggiorno starà benissimo. A casa mia non c’è posto e mamma non sa che farsene. Verrò io a dare lezioni a Youf. Tre volte a settimana, come nonna. È quello che avrebbe voluto.-

Ha concluso la dichiarazione con un sorriso radioso, lo stesso di sua nonna. E la stessa forza di volontà. Yo ha imparato a conoscerla davvero nelle settimane successive alla morte di Jackie. In tutte quelle ore passate insieme a riordinare, svuotare, classare, inscatolare nell’appartamento deserto.

– Sono felice di farlo con qualcuno che la amava quanto me. Mamma le voleva bene, certo, ma non avevano un rapporto facile: è stata una nonna fantastica, ma in quanto genitore… Aveva altre priorità, diciamo, e mamma ne ha sofferto. Fosse per lei tutti i ricordi della vita d’artista finirebbero al macero. –

Sono state giornate intense in cui la tristezza dell’assenza sfumava in ricordi, aneddoti, stupore davanti a cassetti e bauli in cui si stipavano i cimeli di una vita lunga e non banale.

Insieme hanno pianto, riso, rievocato la donna speciale della cui mancanza soffrivano entrambi.

Hanno fatto l’amore sul vecchio divano di cuoio rosso in modo inconsulto, quasi febbrile, Yohan non può ripensare a quei momenti senza riprovare un fremito di eccitazione. Eppure non ci aveva nemmeno mai pensato, la prima carezza di Lea lo ha colto totalmente alla sprovvista, ma la sorpresa è diventata voglia. Si è lasciato fare e ne ha chiesto ancora. E ancora.

Non sa cosa fosse: bisogno di allontanare la tristezza, esorcizzare la morte, celebrare Jackie o la vita? Puro desiderio? Yohan non ha una spiegazione, sa solo che quelle poche volte sono state perfette. Fuori da quell’appartamento non ne hanno mai più parlato. Eppure non riesce a non pensarci, ogni volta che incontra Lea. Sono amici, non c’è dubbio, è diventata parte del suo mondo, non vuole rinunciarci, per questo non osa turbare l’equilibrio attuale, ma quando la guarda rivede la sua pelle nuda sul cuoio rosso, le sue carezze, i suoi gemiti,  quel corpo sottile avvinghiato al suo.

Anche per questo ormai sa che non chiederà a Alena di tornare. Gli manca ma è consapevole di non essere pronto a offrirle ciò che esige da lui. Il messaggio era chiaro, al momento dei saluti, prima che il volo la riportasse a casa dalla famiglia e dal fidanzato.

– Lui mi ama. Posso contare su di lui. So che vuole vivere con me, costruire con me. Tu non so cosa vuoi. Nemmeno tu lo sai, credo. Forse tornerò, ma solo se decidi. –

Era triste il sorriso di Alena, come il suo bacio di commiato. Gli manca, ma non al punto da accettare le implicazioni del suo ritorno.

– Allora, che ne pensi? Non sembra un lavoro da professionisti? –

– Sì, davvero riuscito. –

Sotto lo sguardo fiero di Youssef, Yo ammira il palco finito, cui fa da scenografia il muro di cemento decorato di un coloratissimo murales, orgogliosa realizzazione del loro club di disegno. Come ogni volta che lo osserva, si sorprende a ricambiare il sorriso della splendida Wonder Woman, così somigliante a una giovane e invincibile Jackie. Il contributo di Youssef al murales. Il particolare preferito di Yohan.

– Mamma ha telefonato per dire che Mag passa a prenderla al lavoro poi verranno ad occuparsi degli aperitivi e delle tovaglie.

L’annuncio dell’imminente arrivo di Sonia cancella le ultime ombre malinconiche dai pensieri di Yohan. Ultimamente ha la netta impressione che la donna lo guardi con occhi diversi. Gli sta più vicino quando parlano, fino a sfiorarlo, lo saluta con baci sempre più lenti e prolungati. Quando la incontra è sempre vestita e truccata meglio di quello a cui era abituato. Sonia sembra avere l’intenzione di approfondire la conoscenza. E lui non conta di farsi pregare. L’eventuale reazione di Youssef lo preoccupa un po’ ma non è davvero necessario che lo sappia.

– Vieni, Youf, andiamo a cercare gli altri, è ora di occuparsi del piano. –

È sicuro che sarà una bella serata. Con Mag, Sonia, i ragazzi, quelli tra i vicini che negli ultimi mesi ha imparato ad apprezzare. E magari conoscerà nuovi volti. Se c’è una cosa che ha capito ultimamente è che la vita è fatta di incontri.

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418 Commenti

  • Ho letto di fila gli ultimi tre capitoli. Non sono stata affatto presente in questa storia con commenti e votazioni, però l’ho amata come le altre che ho letto. Non sapevi dove saresti andata, all’inizio, eppure questo racconto ha funzionato e i tuoi personaggi hanno avuto una parabola di sviluppo significativa che, come sempre, tu sei riuscita a descrivere con l’attenzione di chi sa scrutare nell’anima delle persone e sa anche riportare sulla carta quello che vi ha trovato.

    Grazie, Marezia, e – sicuramente – alla prossima!

    • Chiara,
      Mi sei mancata!
      Hai ragione, questa storia in particolare l’ho cominciata con in testa un incipit e una vaga idea, quella della carrellata di personaggi, che tra l’altro mi è stata bocciata subito dai lettori. Mi ci è voluto un po’ per inserirci un minimo di trama e sono soddisfatta di essere riuscita a darle almeno in parte una coerenza di sviluppo e di senso.
      Grazie a te

  • Ciao, volevo dirti che questo è il tuo terzo racconto che leggo (dopo “Solo” e “La domanda di Alice”) e mi piace davvero molto come scrivi!
    Hai uno stile scorrevole e racconti le cose con semplicità. In questo racconto il personaggio di Jackie è quello che ho apprezzato più di ogni altro: semplicemente meravigliosa!
    In “Solo” ho ritrovato atmosfere Stephenkinginiane (!!!), un racconto al cardiopalma in certi momenti, e del tutto commevente in altri, che mi ha emotivamente coinvolto.
    Ti faccio i miei complimenti e aspetto con ansia il tuo prossimo “sforzo”. A presto e ….buona scrittura!

    • Accidenti, grazie.
      Continua a farmi un effetto strano quando qualcuno mi dice che gli piace come scrivo, ma strano nel senso di bellissimo, eh?!
      Jackie piaceva molto anche a me, avevo un sacco di altri personaggi in testa, ma poi mi hanno fatto notare che troppi ritratti e niente trama non si poteva fare, ma almeno quella ce l’ho messa. 🙂
      “Solo” nasceva da un ricordo di Lovecraft e mi interessavano i temi del “sopravvivere ad ogni costo” e ” i veri mostri sono quelli che hanno ancora la scelta”, ma soprattutto era il primo vero racconto che ho provato e riuscito a portare fino in fondo. Però di libri di King ne ho letti così tanti e apprezzo così tanto la sua penna, così a lungo sottovalutata dalla critica ufficiale, che sicuramente qualche reminiscenza sua in testa ce l’avevo.
      Che dire, grazie,e spero a presto

  • Ammetto di aver fatto un po’ di confusione tra Youssef e Yohan, all’inizio del capitolo, quando si parlava di Lea.
    Così il nostro Yo si è trasformato in un latin lover: tutte addosso a lui.
    Il finale è ciò che era l’inizio: la vita è una ruota che gira.
    Personalmente amo i racconti con una trama forte e un’idea altrettanto incisiva alla base, cose di cui questa tua storia fa difetto. Il fatto che sia riuscito a leggere tutti e 10 i capitoli ti deve far capire come apprezzi la qualità della tua scrittura.
    Alla prossima.

    • Grazie degli apprezzamenti, sono reciproci.
      Anche io apprezzo le trame complesse, forti, piene di avvenimenti e capovolgimenti, anzi forse proprio perché come lettrice sono decisamente esigente tutti i miei tentativi di vere trame mi lasciano insoddisfatta e ripiego sulle sfumature, i personaggi, le emozioni.
      Ma sto seriamente cercando di migliorare.
      Quanto ai due Yoh e You, i nomi prestano a confusione, ma spero che la fanciulla non abbia l’abitudine di sedurre tredicenni ! 🙂
      Ciao Tom, grazie davvero

  • Ciao, ho letto gli ultimi due capitoli insieme, per il mio lavoro il Natale e le Feste sono un dono Divino, anche se con un po’ di crisi seria.
    Allora per quanto riguarda i miei gusti preferisco di gran lunga il racconto precedente, anche se mi piace leggerti, per il piacere di farlo.
    Adesso aspetto con curiosità il prossimo incipit.
    Più tardi mando il mio secondo capitolo.
    Ti auguro un meraviglioso 2017
    Con tanta stima
    Ivano

  • Ho votato… ah, no. Non si vota più. Peccato 🙂

    Ciao Marezia.

    Che dire? Non mi aspettavo di trovarmi Yo come tombeur de femmes. Spero che lasci perdere Sonia e torni da Lea, poi però anche in questa veste non è che decida molto e si lascia, come al solito, trascinare dagli eventi. Diciamo che in questo finale lo fa in modo più consapevole.

    Brava. Buon anno e attendo il tuo prossimo incipit.

    • Troppo buono e, te l’ho già scritto, i tuoi apprezzamenti valgono doppio per me.
      Quanto a Yohan, forse mi hanno influenzato tutti i commenti che mi rimproveravano di farlo passare troppo tempo con una donna anziana e non abbastanza con donne giovani, chissà, in ogni caso ora recupera! 😉
      Buon anno anche a te e niente più pause: voglio sapere come finisce la storia di Bruce e di Preck. E complimenti per la copertina molto suggestiva!

  • Ciao Befana, eccoci alla fine del racconto.
    Ho apprezzato tanto il modo delicato ed esaustivo con cui sei riuscita a chiudere tutte le questioni che hai aperto nel corso dei nove capitoli precedenti. Non hai tralasciato nulla 🙂
    Yohan alla fine è cambiato e questo è successo perchè lui stesso ha lasciato che gli altri entrassero nella sua vita. Condivido il significato di questa storia, c’è così bisogno di non aver paura di fare incontri….
    Bravissima, come sempre. Al prossimo racconto 😉
    A presto!

    • Sì, per una volta ho voluto fare un vero finale, che rispondesse alle domande rimaste aperte, tracciasse il cammino dei personaggi, che li riconducesse a un unico filo.
      Quanto all’importanza degli incontri, per quanto ci creda è per me anche un’esortazione a me stessa, che non sono prprio una campionessa di socievolezza 😉
      Ciao, Athelas, e grazie

  • Un bel finale, riesce ad essere sereno e positivo con la giusta dose di disincanto.
    In una parola: vero. Mi piace questo tuo approccio ai sentimenti che evita accuratamente lo ‘stucchevole’. Mi è piaciuta tantissimo la frase “… è stata una nonna fantastica, ma in quanto genitore…”. Insomma, una gran donna, ma in quanto donna umana e fallibile.
    “… una cosa che ha capito ultimamente è che la vita è fatta di incontri….”
    Io penso di doverlo ancora capire del tutto, ma nel frattempo sono contento di avere incontrato un’autrice valida e una persona interessante.
    Per questo 2017 ti auguro una montagna di fogli sporchi d’inchiostro.
    O l’equivalente digitale, insomma.
    Grazie!

    • Di certo mi piacciono i sentimenti ma non il sentimentalismo e sono felice che tu abbia apprezzato la frase di Lea su sua nonna, ci tengo molto. Ho sempre detestato i ritratti monodimensionali delle persone: si può essere una bella persona pur peccando di grossi difetti, si può essere un grande artista e una pessima persona, e soprattutto conosco un sacco di genitori “scadenti” che si sono rivelati dei magnifici nonni e spesso è proprio attraverso i nipoti che hanno saputo riconquistare l’affetto dei figli. Non esiste tutto bianco o tutto nero.
      Quanto agli incontri, l’ho già scritto in altri commenti, per me è più che altro un’esortazione: non sono molto predisposta a farmi nuovi amici, sono piuttosto asociale. Eppure so benissimo che nella vita ogni volta che mi sono aperta all’incontro con sconosciuti incrociati per caso ne ho tratto delle belle esperienze umane. A volte basta una piccola spinta.
      Grazie dell’augurio, anche se in realtà di pagine cartacee o virtuali ne imbratto già tante, è la capacità di farne delle storie compiute che è meno assidua.
      Ciao

  • Ciao befana!
    Ottimo finale. In questi dieci capitoli, i tuoi personaggi si sono trasformati e, come dici tu, continueranno a farlo. Perché è così che succede: gli incontri e le esperienze della vita ci cambiano. A volte lievemente, altre volte in modo più marcato.
    La storia scivola veloce, in un intreccio intenso di sentimenti ed emozioni, e lascia aperta una porta verso il futuro.
    Bravissima, è sempre un piacere leggere le tue storie. 🙂 Spero tornerai presto con un nuovo racconto. 🙂
    Alla prossima! 🙂

  • Ciao Befana
    non so se sia stato facile per te chiudere questa storia. Non hai tralasciato nessun elemento importante e ne hai inseriti tanti. Un finale che racchiude varie situazioni accennate in modo fugace o più approfondito nei capitoli precedenti. La figura di Jackie fa da sfondo, perché è uno di quei personaggi che lascia tracce del suo passaggio nel cuore, quando sfiora qualcuno.
    Ti leggo sempre con piacere.

    • facile non lo so, ho iniziato la storia con poche idee, o meglio molte idee ma poca trama, mi ci è voluto un po’ a decidere quella, poi il finale si è sviluppato gradualmente ma abbastanza naturalmente nella mia testa. Ho cercato di dare una conclusione che parlasse di tutti i personaggi citati e che lasciasse anche aperto il fatto che la vita e i suoi personaggi sono in divenire, Yohan è cambiato, sta cambiando, cambierà ancora. L’unica che non cambierà è Jackie, che non può più, eppure è ancora lì anche lei. Non siamo mai davvero morti tanto che qualcuno si ricorda di noi.
      Ciao Maria, grazie come sempre.

  • E brava Marie! Hai rispettato ogni canone tecnico ( plot, subplot, arco) insomma tesi, antitesi e sintesi erano presenti a se stesse. Così si fa. In quanto al mio parere personale trovo che sia una storia sensibile – e te l’ho detto in più occasioni – come tu sai scrivere e hai dimostrato di saper scrivere già in passato.

    • Vale anche se ho barato, aggiustando il tiro solo verso gli ultimi capitoli? Fino a un terzo non avevo quasi trama, solo personaggi, a metà avevo la trama ma forti dubbi sulla sua evoluzione. Con gli ultimi due capitoli ho cercato di dare un filo rosso, un legame che riunisse i personaggi e le loro traiettorie. Penso di essere riuscita a farne un racconto abbastanza coerente. Volevo soprattutto parlare di sentimenti, se è quello che ne emerge ne sono felice.
      Ciao e grazie

    • Ho avuto un’idea che mi ispira molto, soprattutto in funzione dei dieci capitoli e della triplice opzione, ma per ora è solo abbozzata. Devo rifletterci. Intanto mi godo la conclusione della tua storia, sempre più avvincente, visto che hai anche lanciato un colpo di scena non da poco 😉
      Ciao

    • Grazie Danio, non so se sono una certezza, io che ne ho così poche, ma è un piacere ricevere i tuoi apprezzamenti. E sono contenta dell’evoluzione di questa storia.
      Ho un’idea che mi sembra molto adatta alla struttura dei racconti di TI ma per ora è nebulosa. Ci lavorerò un po’ prima di tornare. Intanto vi leggo.
      Un buon inizio d’anno, lo sanno tutti che cambia solo la data, ma gli auguri non fanno mai male! 🙂

  • La penso come tutti… festa dei vicini un anno dopo è troppo commovente e allettante per rifiutare 😉
    C’è molta sensibilità tra le righe… molte immagini, citi musica, pittori, cantanti… si avverte l’atmosfera. Solo una domanda: quando dici “bella vita”… cosa intendi per “bella”?
    Buone Feste, carissima! 😉

    • Una bella vita per me è una vita che valga la pena di essere vissuta, ognuno decide o sente cosa la renda tale, ognuno a modo suo. Tanto il finale sarà sempre lo stesso, l’obiettivo è arrivarci senza (troppi) rimpianti. Come Jackie 🙂
      Quanto alle citazioni colte non voglio prendermi troppi meriti: cercavo un soggetto di tesi da dottorato in letteratura francese quando mi sono ricordata che era uscito da poco un film sul l’amicizia lunga e mal terminata tra Zola e Cezanne. Ho copiato.
      Buon anno Alessandra, tante cose belle, come dice un amico siculo.

  • Mi piacciono le cose cicliche: la Festa un anno dopo.
    Ciao befana,
    Personalmente vedo il cuore dell’episodio in questa frase: ‘Il rischio è di evitare troppe cose, forse la vita stessa.’
    Però Yo si circonda di gente interessante, quindi il bonario rimprovero non lo riguarda più di tanto.
    Ho apprezzato come tu sia riuscita a tirare in ballo il personaggio interessante del primo capitolo, forse lei un po’ meno, visto che l’hai fatta subito schiattare.
    A proposito, che fine faranno le lezioni di musica di Youssef?

    Ciao ciao

    • Credo si sia notato che anche a me piacciono le storie cicliche 🙂
      Sì, forse Yohan ha già cominciato a smettere di sfuggire le relazioni umane, ma in fondo è tipico delle buone raccomandazioni di arrivare sempre un po’ tardi.
      Quanto alla tua domanda, c’è ancora un finale da scrivere.
      Ciao

  • Ciao Befy,
    un capitolo davvero triste 🙁 finalmente stava andando tutto bene e poi questo 🙁
    Spero in una conclusione rincuorante 🙂
    Il brano che hai scelto per il capitolo (o meglio, che hai scelto per Jackie) è, come al solito, appropriato: un vecchi brano che nonostante gli anni non perde il suo fascino e la sua dignità, esattamente come Jackie.
    Ciao, a presto 🙂

  • Ho votato per il 14 luglio.
    Questo episodio è toccante.
    Posso farti solo due appunti? In un costume di scena di molti anni fa, è molto probabile che i lustrini fossero paillettes e non strass.
    “sgobbare seriamente sarebbe utile per entrambe”. Volevi scrivere proprio questo o era “entrambi” l’ultima parola.
    Perché come l’hai scritto tu, sembra che sarebbe utile per Alena e qualcun altro, tipo sua madre. Se è come la penso io, significa che sarebbe utile per Alena e Yo.
    Giusto per capire bene il significato della frase.
    Mi aspetto un finale di speranza.
    Brava.

    • Confessa: sei la mia cattiva coscienza! Mi sono a lungo posta la questione delle paillettes, ma “strass” mi economizzava caratteri (e ho davvero dovuto contarli uno a uno) e soprattutto mi piaceva la sonorità dell’allitterazione StrasS e Sublime nudità. Puro piacere estetico. Poi Marylin metteva gli abiti coperti di strass negli anni 50, la primadonna del Lidò dici non avesse diritto?
      Su “entrambe” mi ha già bacchettato Achillu, sinceramente non mi ricordavo fosse il plurale femminile, lo consideravo sinonimo di entrambi. Certo, Alena e Yohan, che non ha cambiato genere 🙂
      speranza? Vedremo.
      A presto

    • In effetti ero indecisa se mettere un link o lasciare che ognuno si immaginasse la canzone di Piaf che preferiva, poi ho pensato che je ne regrette rien era perfetta per Jackie, e poi cosa augurarsi di meglio nella vita che poter morire senza rimpianti?
      Ciao Maria, a presto

  • Per il prossimo capitolo ho votato: “la festa dei vicini: un anno dopo l’incipit”.
    Per quanto riguarda questo, non so che dire, entrambe le parti sono state emozionanti: la prima, con la chiacchierata tra Jackie e Yo, la nostalgia delle foto e della musica, il profumo degli spariti; la seconda, con la triste notizia, Yo che guarda fuori e Alena che lo stringe forte, gli occhi e la gola che bruciano. Tutto meraviglioso, veramente!
    Sei bravissima. 🙂
    Alla prossima! ^_^ Ciao!

  • Youssef, è un ragazzo pieno di vita e di curiosità -> virgola tra soggetto e predicato.
    sgobbare seriamente sarebbe utile per entrambe -> si tratta di Yo e Alena, quindi entrambi
    Ciao Marezia.
    Ma no, povera Jackie! Proprio adesso che aveva trovato uno studente. Mi dispiace.
    Intanto Yo è trasformato, ha imparato a gestire gli altri, anche se sostiene il contrario. Vedremo come si comporterà nel prossimo episodio e quali saranno le differenze con il primo. Io ho votato per ferragosto.
    Alla prossima.

    • Ah, ma io ve l’avevo data l’opzione senza lacrime: me l’avete snobbata! 🙂

      Allora, la virgola, in origine era “quanto a Youssef, è” con soggetto sottinteso, ho riformulato per guadagnare spazio e la virgola mi sfuggì, meschina.
      Quanto a “entrambe”, non ricordavo fosse femminile, ma ora lo terrò a mente; anche se avrei potuto mentire spudoratamente e affermare che era una mia rivendicazione rivoluzionaria contro l’insopportabile retaggio atavico della grammatica che fa sempre prevalere il genere maschile. Ma ho evitato 😉
      Ciao Achille

  • Ciao,ho votato sorrisi,sono ottimista. Ovviamente sono felicissimo della vita di Youssef e Alena, mi sarebbe mancata molto la loro storia d’amore.
    Per la piccola polemica sulle scelte ti devo dare ragione, a due puntate dalla fine è inevitabile che si sappia glià dove andare finire. O almento la strada maestra dovrebbe essere tracciata.
    Finito di commentare gli amici, pubblico il mio primo capitolo della seconda parte, se avrai voglia di andare a vedere mi farà molto piacere, nella prima parte mi piacevano i tuoi commenti.
    Un caro saluto

  • Non è per fare polemica, ma su the incipit si scrive proprio per fare in modo che le scelte dei lettori cambino la storia ^_^ altrimenti ci sono già altri siti che permettono di pubblicare e di ricevere commenti, senza che nessuno “interferisca”.
    Ciò ovviamente non toglie qualità al tuo scritto, ma se è già tutto deciso tolgo il “segui” e ritorno a fine storia, visto che seguirla capitolo per capitolo non avrebbe senso (come da tua stessa ammissione).

    • Accidenti, non volevo mica farti arrabbiare, intendevo solo che mancando due capitoli per forza di cose il senso e la direzione che deve prendere la storia per avere senso compiuto. Quindi le scelte non possono essere più così ampie e divergenti come all’inizio. Non posso più dire parliamo di A di B o facciamo entrare un nuovo personaggio, né sta, parte o si chiude in casa.
      Ciò non toglie che l’opzione prescelta guiderà l’atmosfera il tono e le cose che accadranno nel dettaglio nel prossimo episodio, cosi come ho tre idee diverse pur nella coerenza di fondo per l’epilogo. Le scelte non cambieranno più il fondo della storia ma il modo la forma e i particolari che la caratterizzano sì.
      Ma tu puoi leggerla se quando e come vuoi.
      Ciao

  • Peccato che non ci sia l’opzione “Lacrime e risate” perché piangere dal ridere sarebbe liberatorio e farebbe bene a tutte e due Yo e Yous…
    Ho notato che i due protagonisti suscitano PoV contrastanti riguardo alcune sfaccettature del loro carattere e comportamento. Temo (personalissima opinione s’intende) che lo “sviscerare” ogni singolo dettaglio possa far perdere la visione d’insieme.
    Lacrime e sorrisi…:-)

    • In effetti ho molto esitato tra “sorrisi” e “risate”, poi ho scelto i primi per restare più sobria (e anche più vaga).
      Sui PoV, se ti riferisci al racconto non capisco: tutto è filtrato sempre dagli occhi orecchie e sensazioni di Yohan. E non credo di aver dato troppi dettagli, anzi.
      Se invece parli dei commenti, è una delle cose che preferisco del sito: confrontare significati impressioni e interpretazioni tra chi scrive e chi legge. Per me è la differenza principale con altri siti in cui pubblichi i racconti in intero e hai solo il feedback generale e forse neanche quello. Poi forse mi permette di raccontare ad altri tutte le “bio” dei personaggi che ho in testa e non entreranno mai nel racconto.
      Ciao Maria

  • Ciao!
    Andiamo con le lacrime e i sorrisi.
    Alla fine, anche se non avevo votato quell’opzione, devo dire che non mi è dispiaciuta. Hai strutturato bene il capitolo e questo “nuovo” Yohan mi piace molto. Ha trovato una persona speciale, Alena, e ha riscoperto il piacere di passare delle serate in famiglia. Credo che possa essere un ottimo punto di riferimento per il giovane Youssef, che privo della figura paterna, cerca qualcuno che gli indichi la strada da seguire e che lo ascolti quando ha bisogno di sfogarsi.
    Brava. Crei sempre personaggi capaci di emozionarmi.
    Alla prossima!

    • Che Alena sia un tipo speciale sembrerebbe di sì, ma sembrate tutti dare per scontato che sia una grande storia d’amore ma per ora sono solo due ragazzi che si piacciono e stanno bene insieme. Non so se il povero Yo sia già pronto per accasarsi davvero (e neanche lei, mica glielo abbiamo chiesto).
      Grazie, Tia, è quello che tento di fare, scrivere di emozioni senza scendere nel sentimentalismo da feuilleton.
      Ciao

  • Ciao! Ho votato sorrisi, questo perchè il filo conduttore del racconto non mi porta particolarmente a pensare che ci starebbero bene delle lacrime…le lacrime sarebbero un po’ un imprevisto “gratuito”.

    Per il resto il capitolo mi è piaciuto, finalmente un po’ di approfondimento psicologico del protagonista, che anzichè subire apprezza e sceglie. Mi ha fatto un po’ storcere il naso la storia d’amore con Alena, ma questo è realmente un prolema mio (oh, ma mai nessuno che, nei romanzi, si innamori di una ragazza normale e magari pure bruttina, se non è una srafiga russa non siam contenti ahahah). però, ripeto, è un problema di gusto mio.

    Ora aspetto il finale, alla prossima! 🙂

    • Ahahah,
      mettiamola così, io non ho mai parlato di grande storia d’amore, è piuttosto un’amicizia molto fisica e quando si sceglie qualcuno per “coricarcisi insieme” normalmente si è superficiali e si punta al bell’aspetto. Poi Yohan per quello la puntava, mica per la sua cultura letteraria 😉
      Mi sa proprio che un po’ di lacrime miste ai sorrisi ci saranno.
      Ciao e grazie

  • Ovviamente lacrime e sorrisi.
    Ciao Marezia.
    Ho trovato qualcosa di diverso in questo capitolo. Ho scorso i vari commenti per capire se qualcun altro aveva avuto la mia stessa sensazione ma non ho trovato nulla.
    Allora forse dipende solo da me e dal momento che ho scelto per leggerti.
    Due cose:
    Ho trovato ‘strana’ la costruzione di alcune frasi, la scelta dei termini, una fra tutte: la sensazione ‘subita’; ma non è l’unica. Anche il tenore del capitolo mi è apparso insolitamente buonista. Vero, stemperi molto col cinismo di Yo, però… non so, mi permane una sensazione dolciastra nel palato. Insomma: Youssef ha un pessimo carattere, forse è anche un teppista, non sarebbe il primo teppista dal cuore d’oro. Però far capire a chi legge che non è un pessimo facendolo parlare in quel modo non mi convince del tutto. Scrivo parlare e non altro, perché penso che sia proprio la comunicazione verbale lo strumento meno utilizzato da un ragazzo come lui. Vabbè, le mie sono parole che lasciano il tempo che trovano, visto che tu conosci Youssef certamente molto meglio di me 😀
    Ma ecco, un ‘duro’, per quanto giusto e generoso, non ce lo vedo così disposto al dialogo e all’autoanalisi.
    Considera questo commento per quanto vale, un’umile, umorale opinione.

    Ciao a presto

    • Ciao, solo che non ti scusi, se non scriviamo le nostre opinioni nei commenti che ci mettiamo?

      Come ho già scritto altrove, sui contenuti del capitolo sono convinta e soddisfatta, sulla forma meno, mi sembrava un po’ contorto, spezzettato ma non ho saputo fare meglio. La tua osservazione su “subita” mi ha fatto ridere(amaro), fino alla pubblicazione la sensazione era normalmente provata, ma poi mi sono detta che la licenza poetica del subirla era carina: Yo non ama essere così rinchiuso su se stesso, suscettibile, ma non può farci niente, queste sensazioni lo assalgono. Forse devo continuare a seguire lo “scrivi come mangi” 🙂

      Sul buonismo, l’avevo già rivendicato nei capitoli precedenti: tutto è piuttosto positivo nel racconto, non ci ho messo gli spacciatori in chiacchiere davanti ai palazzi, i ragazzini che gli fanno da sentinella, non ho messo le risse, gli screzi tra vicini, le pattuglie di polizia e i controlli “au facies”. Mi sono concentrata sulla popolazione che in quei quartieri fa una vita normale cercando di sbarcare il lunario e darsi una mano. Nella cité ai bordi della quale vivo ci sono i pusher e le sentinelle, ogni tanto qualche auto rubata e bruciata, ma i bambini possono andare soli a comprare il pane o a scuola, ci sono gli orti condivisi…Buonismo e malismo si confondono nella realtà, io ho voluto fantasticare solo sul primo.

      Youssef. Io non ho mai pesnato a lui come a un teppista, nemmeno un duro, solo un ragazzino “inca..volato”. Qualche capitolo fa le tre opzioni indicavano tre ragazzini ben diversi: rabbia e dolcezza era Youssef. Rabbia contro il mondo e contro tutti quelli che pensa vogliano umiliarlo, ferirlo, approfittare di lui, dolcezza perché si occupa con amore dei fratelli, cerca di essere un sostegno per la madre. L’ho immaginato come un “metisse” che quando il padre sparisce si trova sperso, tra due comunità che non lo riconoscono e in cui non si riconosce appieno, in cerca di identità e di appigli, e a 13/14 anni l’insicurezza domina già di suo.
      Non so se la conversazione sia realistica: per questo ho cercato di farla spezzettata, mentre sono assorti nella musica ( e la musica trascinante e mix di culture e di influenze di Ibe Maalouf era davvero importante nel capitolo, per me).
      Si scusa, senza esagerare in smancerie, perché comincia a apprezzare Yohan, che si occupa di lui e dei suoi, sa di aver agito da burino e si scusa (ma non dice “scusami” dice “mi scuso”, per i puristi c’è una bella differenza).
      Poi senza nesso parla del padre, penso che sia un chiodo fisso. Non mi sembra faccia una grande autoanalisi, ha solo, come tutti i bambini, che se il padre è sparito un po’ sia colpa sua, del suo carattere. Il resto dell’introspezione è Yohan che la fa, come al solito, Youssef ha solo delle domande. Certo, gli adolecsenti arrabbiati non sono dei gran parlatori, ma ogni tanto hanno bisogno di aprirla e se trovano chi ascolta lo fanno. almeno era così ai miei tempi, e i quasi adolescenti che frequento ora non mi sembrano poi così diversi.

      Questo solo per spiegarti il senso che intendevo dare al capitolo, ma se bisogna scrivere due pagine aggiuntive per spiegare un capitolo, forse è lui che non è stato scritto molto bene 🙂

      Ciao

      P.S. Allora, l’hai scritta la tua autobiografia? 🙂

      • Grazie mille, ho letto con attenzione la tua risposta. Ovviamente alcune sfumature mi erano sfuggite ma non è detto che sia un problema di chi scrive. Si pensa sempre a scrivere bene, pulito, scorrevole, eccetera, ma nessuno fa notare che si dovrebbe aver cura anche di leggere bene! 😀
        Non ho alcuna intenzione di scrivere una biografia seria, adatterò quella che ho qui e mi presenterò con l’orrido pseudonimo di Alberto eccetera. Anzi, ora che mi ci fai pensare, è ora che mi faccia vivo.
        Ciao e grazie

  • Oddio è tutto così perfetto.
    Mi sono solo dimenticato il perché Yohan viva con la cugina 🙂

    Difficile trovare qualcosa di nuovo da dirti. Un suggerimento per il futuro, tanto so che non è nelle tue corde quindi non te ne farai nulla: 🙂
    alla fine, ma proprio fine fine, invece di un “e vissero tutti felici e contenti” potresti inserire un dettaglio spiazzante, da cui si capisca che le cose non sono tutte come sono sembrate finora.
    E nel seguito vedremo Sonia, Yohan e Alena alla ricerca di Youssef reclutato dal padre nell’ISIS 😀

    • Perché viva con la cugina non l’ho mai scritto, se vuoi la ragione che ho immaginato io è che nonna ha lasciato loro l’appartamento in eredità e avendo tutti e due bisogno di un alloggio senza rovinarsi invece di venderlo e spartire il ricavato hanno scelto di viverci in coabitazione.
      Mi hai fatto ridere col lieto fine, che tra l’altro è una cosa di cui non sono mai stata fan, ma è vero che qui i lettori tendono sempre a trascinartici.
      Ma per questo non ho in mente un finale drammatico ma neanche “ils se marièrent et eurent beaucoup d’enfants” come nelle fiabe di Perrault. Penso (spero) che il finale somiglierà all’inizio.

      Quanto al babbo latitante, per quello che ne ho letto ( e mi ci sono interessata parecchio) a partire per arruolarsi nelle fila dell’ISIS sono soprattutto adolescenti in cerca di un’alternativa alla deludente società occidentale o allora 20/30enni con un lungo passato di piccola o grande delinquenza, vuoi perché violenti psicopatici in cerca di un terreno di giochi più ampio, vuoi perché desiderosi di “lasciare il segno”: passare da oscuro membro della banda del buco a sedicente eroe/martire di una causa superiore.
      Il babbo in questione l’ho immaginato semplicemente “vittima” della classica crisi della quarantina: nel suo caso lo ha spinto a tornarsene nei luoghi dei suoi padri per fare il piccolo signorotto e sposare una giovane immacolata morigerata e obbediente.
      A subito, passo a commentare il tuo capitolo che ho letto ieri sera 🙂

  • Ciao Befy,
    il capitolo più bello finora.
    Forse stavolta, rispetto al ritmo dei capitoli precedenti, l’evoluzione psicologica di Yo è stata un po’ troppo veloce. Anche il suo rapporto con Alena si è evoluto improvvisamente. Tuttavia credo che questa svolta repentina sia stata necessaria per lasciare il giusto spazio a questioni molto più importanti… 😉
    Come al solito complimenti per la scelta del brano. Amo la musica ma non avevo mai sentito niente del genere. Ibrahim Maalouf riesce a miscelare perfettamente generi molto diversi passando gradualmente da melodie tranquille tipiche dello slow-jazz per poi incendiarsi col rock fusion.
    Credo che questo brano rappresenti Yo e Youssef contemporaneamente.
    Scusa il delirio da pseudo-critico musicale, ma come avrai capito mi piace parlare di certi argomenti.
    Vorrei scrivere tanto altro, ma rischierei di risultare prolisso e pomposo 🙂
    Un bacione :*
    Ciao, a presto! 😀

    • Non so se dovevo lasciare spazio per questioni più importanti.
      Dopo tanti tentennamenti, una volta che si è buttato a farsi invischiare nei bisogni e nei sentimenti degli altri non gli resta più che nuotarci. E sembra anche piacergli.
      Quanto ad Alena, io non penso che sia precipitato: non è mica un grande amore, chissà magari lo diventerà, ma per ora sono solo due giovani adulti che condividono simpatia e attrazione fisica reciproche, “ils prennent du bon temps” come si dice.

      E la tromba di Maalouf… Dopo anni di collaborazioni con grandi stelle internazionali, un paio di anni fa il mondo si è reso conto che anche le sue proprie produzioni, senza bisogno di parole, erano non solo grande musica ma anche musica bankable. Io in musica sono una capra totale, nessun senso del ritmo, affezionata ai titoli dei miei tempi, se non più vecchi, o allora ascolto quel che passa. Maalouf con la sua fusione di generi, stili, culture e talento mi fa sempre restare in silenzio ad ascoltare.
      Per questo capitolo ero indecisa tra True Sorry e questa:
      http://www.youtube.com/watch?v=MIffUrvq1yU
      Ho scelto la band ristretta, anche per il titolo, ma è stata dura.
      Ciao, e non preoccuparti, sono sempre più prolissa io e non sei mai pomposo. 🙂

  • Scrittura scorrevole, armoniosa, curata, fa proprio un gran piacere leggerti.
    Ho invece qualche perplessità sulla costruzione del plot, ma la tengo per me fino alla fine, momento in cui probabilmente mi smentirai e non dovrò nemmeno spiegarti ma solo applaudirti 😉

    Lacrime e sorrisi…

    • Sono felice se la lettura risulta scorrevole, ero piuttosto convinta dei contenuti ma la forma mi lasciava più dubbi del solito in questo capitolo.
      Quanto ai dubbi sul plot, hai ben ragione di averne, non credo che il finale stupirà. Sono pienamente consapevole che la trama è leggera, quasi inesistente, solo incontri e persone viste dagli occhi di Yohan e l’influenza che hanno su di lui.
      Non penso potrebbe ami reggere un romanzo e nemmeno una novella breve. Per questo Qui era il posto giusto per provarne a scrivere: un sito di storie in divenire tra le intenzioni di chi scrive e le curiosità, interazioni di chi legge.
      A presto

  • Seduti per terra o sul muretto semicircolare, osservano concentrati, qualcuno traccia già le prime linee, impaziente. Difficile stare fermi a contemplare, alla loro età: è troppa l’urgenza di fare, gridare, sbandierare al mondo che hai tutta la vita davanti ed è solo tua.
    […]
    Una luce così perfetta e pura sublima persino lo spelacchiato parchetto: gli alberi sono più verdi, le panchine meno arrugginite, le vecchiette meno bisbetiche, le urla dei bambini sui giochi meno stridenti, i mille idiomi delle conversazioni sparse suonano di una musica familiare, confortante.
    Dalle finestre spalancate fuoriescono profumi di cucina, di spezie, di intingoli che ricoprono i fetori abituali: gas di scarico, merde di cane, cassonetti. Anche i graffiti più squallidi o pornografici paiono quasi graziosi.

    Sì, l’ho citato tutto, perché è una parte descrittiva che mi ha fatto entrare totalmente nel racconto.
    Questi capitoli sono davvero ben scritti (che novità!) e in particolare l’ultimo ha aperto una finestra sui caratteri dei personaggi. Magari una finestra su qualcosa che nemmeno loro sapevano di possedere.
    E bello il rapporto che si è andato a creare tra Yo e tutti quanti gli altri, Youssef soprattutto (ovviamente).

    • più d’uno ha sollevato dubbi su quei passaggi e la loro utilità, sincerità; sono felice che a te siano piaciuti: la mia intenzione era cercare di dare corpo al quartiere e all’azione attraverso le sensazioni di Yohan, insieme al suo buon umore.
      Penso sia la cosa che più manca ai miei tentativi di scrittura, finora: riuscire a dare spessore, presenza “reale ” ai personaggi che tendono sempre a essere un flusso di pensieri e sensazioni. Forse mi manca anche un po’ di azione, ma cerco di migliorare.
      Sì sembra che i due musoni taciturni si siano scoperti sulla stessa lunghezza d’onda.
      🙂
      Grazie Chiara come sempre

  • Ciao Marezia.
    Ma davvero Yo e Alena fanno l’amore, o è solamente l’immaginazione di Yo?
    Vabbe’… io all’inizio volevo Yo più deciso, adesso mi manca Yo misantropo… lui soffre di sindrome di Asperger e io di disturbo bipolare! 😀
    “silenzioso come a sua abitudine” ti è scappata una “a”.
    Bello e realistico il monologo di Youssef, che non è incazzato ma desidera solo capire.
    Per vendetta ho scelto lacrime.
    Alla prossima.

    • Non mi è scappata: ancora un neurone francesizzato del mio cervello: “comme à son habitude”. E pensare che ho tanto limato per rientrare nei 5000 caratteri, con un “come d’abitudine” ne avrei risparmiati tre e evitato l’errore, ma a me suonava bene, sigh.
      Ti rassicuro, no, Yohan non soffre di allucinazioni, che Alena volesse fare più ampia conoscenza sembrava palese, che lui non aspettasse altro anche…
      Ma non preoccuparti: non è perché si sta affezionando a un paio di persone che ora tutta l’umanità gli va a genio, resterà comunque un musone misantropo, ma con qualche amico in più. 🙂
      A presto

  • Io dico Yo si da una mossa e invita i fratelli. La storia è carina in linea con la vita nella periferia cittadina. I personaggi sono sfaccetti, tutti tranne il protagonista, perchè cosi piatto, così titubante cosi incerto da farsi togliere sempre il ruolo di protagonista?
    Diamogli una spinta e facciamo partecipare in prima persona.

    • Bé perché l’incapacità-mancanza di voglia di Yohan a aprirsi e impegnarsi con le persone era la sola idea di trama alla base del racconto: cose e persone sono viste con gli occhi di lui che piano piano realizza che , forse, lasciarsi coinvolgere è un rischio ma ne vale la pena. Troppo piano piano, a giudicare dalla maggior parte dei commenti, ma non volevo scrivere di un adulto che cambia da bianco a nero dall’oggi al domani. Siamo quasi alla fine, lo obbligo a “smollarsi”.
      Ciao e grazie di essere ancora qui

  • Tu vai troppo veloce (e non solo tu). Quando comincio a intravedere la forma del mio prossimo episodio, vengo qui e scopro che quasi tutte le storie che leggo sono andate avanti di uno o due XD
    Propendo anch’io per l’opzione favorita, mi sembra la più naturale e la più divertente. Mi piace la trama del capitolo e si legge bene come sempre, ma per i miei gusti c’è qualcosa che un po’ stona. Forse è “buonista” (mi dispiace molto non trovare una parola meno antipatica) la rappresentazione non solo del personaggio Youssef ma di tutto il suo quadretto familiare: di solito, nella realtà, la gente con cui ti trovi ad avere un problema è più gretta di così. Ma forse in una bella giornata provenzale è diverso, non so :). In particolare poi “La vendetta? È questa la tua idea di giustizia?” è una frase che ho sentito pronunciare un paio di volte nel mondo reale e un paio di migliaia di volte nei film 😀

    • In realtà mi sforzo di rispettare 7-10 giorni come intervallo tra i capitoli, ma non sempre riesco.
      Sulla frase incriminata, sono completamente d’accordo con te, ero anzi stupita che nessuno me la rimproverasse.
      Per giustificarmi in parte posso dirti che prima era “è questa la giustizia che ti ho insegnato?” ma mi sembrava davvero troppo stucchevole e artificiosa e ho evitato!!
      Secondo, mi serviva comunque che la mamma gli facesse la morale ma succinta per causa limite caratteri. E devo confessare che certe volte mi sento impartire ai miei figli certe frasi fatte e stucchevoli di moralismo che mi ci vergogno da sola, ma mica facile tutti i giorni fare l’adulto responsabile di referenza! XD

      Sul buonismo, lo rivendico, volevo fare una storia di buoni sentimenti (un po’ “monde des bisounours” come dicono qui), spero senza essere troppo stucchevole, perché le persone che vale la pena conoscere esistono, e spesso non bisogna nemmeno cercarle lontano. D’accordo lo dice una che il compagno della vita l’ha incontrato a 8000 km da casa, ma fa lo stesso.
      Mi è già capitato che persone che di primo acchito, a un incontro/scontro superficiale mi sembravano grette e negative a conoscerle bene erano perle rare.

      Ciao D. e spicciati a pubblicare ;-p

  • Ciao, complimenti per la storia.
    Dato che qui dentro sei una veterana ( ho visto la classifica), un giovane ” scrittore” ( io) vorrebbe un parere sulla storia che ha scritto, tanto per capire se può continuare la storia oppure darsi all’ ippica. Grazie

    • Ciao.
      Sinceramente io la tua storia l’avevo cominciata a leggere ma anche presto abbandonata, l’eccesso di splatter non fa per me. Ma se vuoi che ti dia la mia opinione la rileggo senza problemi. Però avrai solo le mie opinioni, quanto a scrivere o darsi all’ippica, non ho nessun titolo per dare giudizi in merito. Anche perché qui si scrive per piacere, perché si ama farlo, per confrontarsi. Non è mica un concorso, né una scuola.
      Ciao

  • Ciao! Ho votato l’opzione dell’intervento di Alena. Questo perchè fin’ora il protagonista è stato molto passivo , uno di quei personaggi che si ritrovano a fare cose senza sapere perchè o per come, e i personaggi di contorno sembrano molto più vivi di loro. Mi sembrerebbe strano vederlo resuscitare all’improvviso e prendere una risoluzione così utile XD per il resto bella storia , ti seguirò!

    • Grazie di essere passata, Moonflower.
      La mia storia vorrebbe essere una lenta evoluzione e apertura agli altri di Yohan, forse troppo lenta, visto che sono in molti a pensare come te 🙂
      Forse ha ancora bisogno di una spinta, ma prima o poi si butta, anche perché i capitoli sono quasi finiti XD
      Ciao

    • Ciao, Ivano,
      ho capito il tuo punto di vista, ma è l’idea di imparare ad aprirsi a interessarsi agli altri il tema del mio racconto, non le tecniche per “cuccare”. 🙂
      Ma ti posso assicurare, io che lo conosco bene, che da quel punto di vista Yohan non ha bisogno di aiuti da parte nostra, se la cava discretamente e non ha grosse necessità di evoluzione 😉
      Per rassicurarti, penso che lo spazio dedicato al corso di disegno sia ormai quasi esaurito.
      Un abbraccio

  • Ciao! 🙂
    Ho votato “Propone di dare comunque dei corsi personalizzati a Youssef in un altro orario che convenga a lui e alla madre” e ho scoperto che sono in superminoranza. Che peccato! Mi piaceva molto come opzione. Yohan sta lentamente cambiando. All’inizio non voleva parlare con i vicini e ora si ritrova a fare da insegnante ad un gruppo di ragazzini!
    (Non avrei trovato così strana una sua proposta di corsi personalizzati)
    Bravissima ^_^ Alla prossima! 🙂

    • Per fortuna che ci sei tu a supportare Yohan ( e me di conseguenza): anche a me sembrava di averlo fatto evolvere, poco alla volta si interessa agli altri, si apre, ma qui quasi tutti sembrano dargli addosso e catalogarlo come inutile, scialbo e inetto egoista.
      Grazie Athelas, anche da parte di Yo ^^

      • Io sì, credo davvero che Yohan stia evolvendo. Del resto aprirsi agli altri non è sempre facile… può costare fatica e può causarti notevoli ingrossamenti al fegato… ma la cosa bella è che poi te ne freghi del fegato ingrossato quando scegli di metterti in gioco 😉
        Grazie a te per questo bel racconto, a presto!

  • Non risponde e Alena propone che anche i fratellini partecipino.
    Altro buon capitolo. L’unico appunto è sul fatto che dai qualche informazione di troppo sulla madre.
    Avrei preferito che certe cose le lasciassi sospese per poi specificarle più avanti, se possibile.
    Gusti personali, mi piace che sia oltre lettore a scoprire i personaggi e non l’autore a mostrarglieli interamente.
    A meno che questa spiegazione sia indispensabile per il prosieguo della storia.
    La trama mi piace sempre di più.

    • Non mi sembrava di avere dato troppe notizie di Sonia, ho cercato di darle consistenza attraverso lo sguardo di Yohan (è lui che ha introddotto ogni personaggio) che, avrai notato, nelle donne tende a soffermarsi sempre sulle stesse cose: giovane/vecchia, carina o no. Volevo solo che si sapesse che è giovane e che fa del suo meglio e che è probabilmente uno dei pochi adulti che Youssef rispetti.
      Forse avevo anche paura di non avere più spazio per parlare di lei, restano solo tre capitoli e devo già dare un ruolo a Jackie.
      Sono contenta che la storia ti piaccia, spero davvero di poterla concretizzare fino ad un vero finale.
      Ciao
      P.S. Non sono poi stata così dettagliata su sonia: Achillu l’ha subito immaginata magrebina mentre per me è piuttosto dell’altra sponda del Mediterraneo: italiana o portoghese 🙂

      • Forse mi sono espresso male.
        Intendevo che ho trovato “troppo” la parte dove spieghi che la madre fa le pulizie in tre famiglie diverse, che era lì solo di passaggio per cambiarsi, che deve andare perché è di fretta.
        A meno che queste cose non siano funzionali alla storia, io le avrei tagliate. Quando a un lettore dici che la madre lavora il sabato e che passava di lì per caso è più che sufficiente.
        A meno che non sia un personaggio chiave, ma anche in quel caso cercherei di inserire queste notizie in seguito.
        Sono dettagli Bef, scrivi bene. I miei appunti possono solo focalizzarsi sui dettagli perché il resto della storia c’è già e lì non ho molto da dire.

  • Lo sapevo che Youssef non era poi così cattivo! 😀
    Ciao Befy, di questo ultimo capitolo mi è piaciuta l’introduzione della mamma di Youssef. Sonia, Mag e Alena sono tre donne bellissime, ma ognuna con un tipo di bellezza diversa rispetto alle altre. Ah e dimenticavo la simpatica vecchietta dell’inizio del racconto! 😀 Chissà cosa imparerà il nostro Yo da tutto questo 🙂
    Ciao, a presto! 😀

  • Ciao Marezia.
    Mi hai fregato una volta, ma non mi freghi più! 😉 Stavolta voto per Yohan che non fa nulla, ci pensa Alena a rispondere per lui. Che poi lui il corso di pittura non voleva nemmeno farlo, quindi proprio non ce lo vedo a cercare nuovi allievi.
    Bella la descrizione della magrebina finta bionda!
    Trovo poco credibili gli occhi bassi di Youssef. In fondo è un adolescente e pure maschio, se abbassa gli occhi lo fa dopo averli alzati al cielo, secondo me. Modesto parere.
    Alla prossima.

      • Sì, la copertina mi fa piacere, anche se hanno dimenticato le persone 🙂
        Per risponderti, sì, Yohan ci si è fatto incastrare nel corso, però comincia a piacergli e sembra essere uno che non sa resistere a essere gentile e al servizio degli umani di sesso femminile (cugina, anziana signora..).
        Sugli occhi al cielo, con una figlia dodicenne, ne so qualcosa, ma Youssef è un adolescente in una situazione particolare: da quando il padre si è volatilizzato sente su di sé il peso e il dovere di fare del suo meglio per rimpiazzarlo e credo che, per quanto deluso è arrabbiato con il mondo intero, sua madre è per lui l’unico adulto che valga la pena. Vuole assecondarla, è il suo punto saldo. Psicologia di bassa lega? (da bancone del bar, dicono i francesi)

        ciao Achille, a presto

        P.S. Non so se troverà mai spazio e ruolo nel racconto, ma io Sonia non l’ho immaginata magrebina, piuttosto francese di origine italiana o portoghese 🙂

        • Io aggiungo (confesso che nel bar che frequento si fa psicologia a suon di spriz) che un adolescente può caricarsi di responsabilità, ma è anche convinto di essere sufficientemente maturo da ritenersi l’unico depositario della verità su come esercitare la potestà. Fatto salvo che moltissimi adolescenti hanno comunque una figura di riferimento, non sempre un adulto, dalle cui labbra pendono. Difficilmente è un genitore. Ma se Sonia è riuscita a insaturare un rapporto del genere con il figlio, allora brava!
          Ciao ciao (te vansi un spriss -> ti devo uno spriz)
          PS: il bello di questi racconti brevi, il bello del “dico non dico”, il bello del “vorrei dirlo ma ho solo 5000 battute e non ci sta”, è anche questo: ogni lettore si immagina un mondo diverso. Nel mio mondo Sonia è magrebina 😀

          • Secondo me il bello di questi racconti e soprattutto della struttura interattiva del sito è il fatto di far evolvere le proprie idee passo a passo e di rendersi conto come le proprie parole e idee possano avere un senso e un’implicazione totalmente diversa per chi le legge. Scopri passo a passo se e come chi legge coglie e comprende ciò che volevi dire, cosa che difficilmente avviene quando pubblichi un racconto o un romanzo, al massimo puoi avere il riscontro del mi pace non mi piace, l’analisi e le implicazioni del processo di genesi e sviluppo no.
            Ciao ciao
            P.S. Ti lascio l’Aperol, preferisco un buon Prosecco, in purezza 🙂

    • Sì, è la ragione per cui ho cercato di mostrare che la madre si rende conto di non poter chiedere troppo ai figli e che sa che Youssef si sente investito del ruolo di sostituto del padre e non vuole che sia così, ma d’altra parte la vita è raramente giusta e rosea e non ha molta scelta, deve comunque responsabilizzare eccessivamente i figli.
      Non so se comportarsi da str**etto sia giustificato, ma un po’ comprensibile, sì.
      Grazie Anna, come sempre

    • l tuo è un modo gentile per dire che il racconto non va avanti, stiamo sempre allo stesso punto, non succede un tubo? Tranquillo, non voglio abusare della pazienza dei gentili lettori, nessun seguito.
      Non ci sarà un finale risolutivo e epocale, pensavo giusto una leggera evoluzione (spero!) rispetto all’inizio.
      Anche tu zero fiducia in questo povero Yohan 🙂
      Ciao e grazie

  • Ho esitato tra le due prime opzioni, che mi sembrano ugualmente valide.
    Non conoscendo l’età dei fratelli di Youssef (magari troppo piccoli per inserirsi nel gruppo), alla fine ho votato che Yohan accoglie anche i fratelliniin casa propria ecc…
    Penso che Yohan e Youssef si avvicineranno, perché una passione comune unisce anziché dividere.
    ciaoooo

    • Sì i fratellini sono più piccoli, ma la proposta di Alena non è tanto di inserirli nel gruppo, quanto la stessa di Yohan: che stiano in casa di lui, sotto la sua sorveglianza mentre gli altri disegnano. Ho dovuto riassume per limite di caratteri nelle opzioni 🙂
      Ciao, Maria

  • Mah, la più realistica mi sembra l’intervento di Alena.
    ‘un rituale trito e banale che il profumo e la dolcezza della pelle di lei gli fanno fortemente rivalutare’ mi è piaciuta, mi ha ricordato che dietro a gesti di tutti i giorni possiamo riscoprire emozioni nascoste dietro la consuetudine.
    Il capitolo mi è piaciuto, e basta.

    Ciao a presto

    • Ma non è che ora mi diventi troppo buonista, eh? Mi va benissimo anche quando mi voti contro 😀
      Più realistico nel senso che anche tu consideri Yohan un essere umano squallido incapace di prodigarsi per un altro?
      Sono contenta che tu abbia letto un senso alla scena dei bacetti sulla guancia: temevo di aver giusto inserito per l’ennesima volta una delle mie insofferenze personali: 16 anni che vivo in Francia e questa cosa di dover baciare amici parenti vicini colleghi conoscenti mattina e sera ogni volta che li incontri continua a infastidirmi. Forse sono davvero un po’ come Yohan.
      Ciao

      • Buonista non direi: la mia capacità di critica costruttiva è limitata, se vedo qualcosa che mi colpisce o non mi piace la faccio notare, così come osservo se il capitolo scorre piacevole come in questo caso. Ho rinunciato a fare commenti relativi al dipanarsi della storia, del tipo ‘è ora di questo, non è ancora successo quello’, mi sono convinto che non servono a nulla e sono punti di vista del tutto personali. Lo scrivo perché constato che a qualcuno pare che la trama non scorra. Io non sono d’accordo, ma anche se fosse non vedo cosa ci sia di male. In altre occasioni ho un po’ subito critiche simili e davo alla cosa eccessiva importanza. Ora non vorrei che gliene dessi tu.
        Pensi che quello dei baci sia un problema francese? A casa mia non si usava, ma da quando ho acquisito un ramo siciliano alle riunioni di famiglia è un dramma: ci si bacia OGNI VOLTA che qualcuno esce fuori di casa, tutti con tutti, sempre, o se prevedi di allontanarti per più di un quarto d’ora. Sei dispensato solo per il gabinetto, ma non sempre, se decidi di soggiornarci più del fatidico quarto d’ora devi annunciare le tue intenzioni e accomiatarti come si conviene.
        Mi viene da piangere solo a pensarci.
        Forse esagero, ma solo un pochino.

        Ciao a presto

    • Ti ringrazio molto, sentivo a sentirmi in colpa (è indice di disequilibrio psichico sentirsi in colpa verso qualcuno che non esiste?) nei confronti di Yohan.
      L’ho dipinto immaturo, pigro, sfuggente alla responsabilità, un po’ spocchioso ma per me restava un personaggio tutto sommato tenero e positivo, leggendo i giudizi trancianti e severi nei suoi confronti tra i commenti ci stavo restando male 🙂
      Ciao e grazie

      P.S. Grands Corps Malade è una grande voce e un immenso paroliere, il video sarebbe stato perfetto potendo rimpiazzare i platani con le palme, ma che ci vuoi fare! 🙂

  • Interviene ma non riesce a calmarlo. Non vedo cosa ci sia da esitare, esiterebbe se vedesse Youssef distruggere un suo disegno? Poi magari il ragazzino riempie di botte anche Yohan, ma è un altro discorso 🙂
    Comunque darei un qualche ruolo ad Alena in questo frangente critico.

    Sperare che si presti a modella per un corso di nudo artistico ai ragazzini è troppo, vero? 😀

    • Esitare, qui si parla di pochi secondi: il lasso di tempo in cui si nota un accadimento e si decide come agire di conseguenza. Semplicemente il tempo di domandarsi agisco o qualcuno lo fa prima e meglio di me.
      Sai che riflettendo al ruolo da d are a Alena avevo penato proprio a quello (vestita, i francesi sono di larghe vedute ma non esageriamo) di modella per il corso ma mi sembrava un po’ forzato. 🙂
      Ciao D.

  • Ciao Befana
    Scorre bene il capitolo. Grazie per la colonna sonora, non conoscevo e vale la pena.
    Mi piace youssef. indagherei di più su di lei. Siamo tutti bravi con le persone “tranquille”, la vera differenza nelle capacità di ciascuno sta nell’essere o no in grado di gestire i casi ( ma sarà davvero un caso?) definiti difficili.
    Tiriamo fuori l’altro youssef proprio con il disegno/pittura!
    Ho votato che qualcuno interviene… Yoyan è immaturo, deve scendere dalla cattedra se vuole portare a casa qualche risultato.
    🙂
    PS copertina meritata ma… con troppo cemento…rispecchia solo parte del titolo del racconto. Mancano le persone.

    • Grazie Giulia,
      io avrei messo un po’ di persone davanti ai palazzoni, i miei sono incontri di umani, non di muri, ma la copertina è stata una bella sorpresa lo stesso.
      A quanto pare nessuno crede in un intervento efficace di Yohan, povero, non gode di un grande fan club 🙂
      A presto

  • Ciao Befana! (Un po strano da dire)
    Voto per Yohan esita e qualcun altro interviene!

    É la prima volta che leggo un tuo capitolo, e mi mi é davvero piaciuto!
    Scorrevole, ma molto dettagliato, usando poche parole, ma precise!
    Se vuoi puoi passare a leggere la mia storia!
    Ciao e alla prossimaa

  • Ciao! ^_^
    Bellissimo capitolo. Due cose mi sono piaciute particolarmente. Prima, la scena del parco. Hai perfettamente ragione, in quelle giornate limpide e soleggiate il mondo sembra più bello. E, così, anche le panchine sembrano meno arrugginite e le persone più solari. Si notano le risate (che risultano meno fastidiose), i profumi nell’aria, i colori della natura.
    La seconda, è stata la scena con Meg. Adoro il loro rapporto (e, soprattutto, adoro Meg).

    Visto che proponi sempre personaggi femminili molto interessanti, sono curiosa di scoprire di più su Alena.
    Voto “Yohan interviene ma non riesce a calmare Youssef”.
    Complimenti!!! A presto! 🙂

  • Yohan interviene ma non riesce a calmare Youssef… ci penserà Alena? Questo coinvolgimento di Yo da parte di Mag in questa lezione “de plein air” ha forse lo scopo di cambiare l’avversione del cugino nei confronti dei vicini (Alena esclusa, naturalmente 😉 )?
    “è troppa l’urgenza di fare, gridare, sbandierare al mondo che hai tutta la vita davanti ed è solo tua”, mi è piaciuta particolarmente.
    A presto.

    • Sono contenta, non ero molto sicura né della formulazione né che fosse a proposito qiel paragrafo, ma volevo almeno concedere a Yohan di non essere interamente vacuo e egocentrico, capisce bene che a dodici/tredici anni contemplazione e riflessione sono ostici e innaturali.
      Ciao Anna

  • Esita e interviene qualcun altro.
    Ho ancora negli occhi l’immagine di Eva dopo la doccia: lei si spalma la crema, fa lo stesso gesto ogni sera da trent’anni se non sbaglio. Poi torno con la mente a questo momento: il corso è cominciato, Yhoan è fiducioso, la luce è perfetta, le finestre sono spalancate…. e mi domando: Che fine ha fatto Eva? No, meglio, dov’è Marezia? Dico l’autrice che ha saputo farmi sentire persino l’odore della pelle di Eva e che oggi mi propina finestre, sole e facce sorridenti che non riescono proprio a toccarmi. Almeno non in questo episodio.

    • Ciao.
      Direi che lettura e risposta possono essere su più piani.
      Se intendi che la scena di Eva è più naturale, meno riflettuta, più “vita vissuta”, sono perfettamente d’accordo, non ho dovuto immaginare niente. Come credo ogni donna dopo i 30 ho fatto l’esperienza di soffermarmi davanti allo specchio prima e dopo la doccia a riflettere sul tempo, la vita, me stessa. Non sono invece mai stata né un 25/30enne invaghito (per non usare termini più volgari) né un ragazzino abbandonato da chi doveva dargli certezza e solidità (il padre). In questo caso ho dovuto immaginare, pensare a come si possa reagire.
      Se dici che l’incipit di Eva era scritto meglio, sono d’accordo ancora: l’incipit l’ho lavorato e rifinito per settimane, questo episodio l’ho scritto e riletto in meno di una settimana, opzioni obligent.
      Invece se intendi che l’ho scritto in modo freddo, senza immedesimarmi in quelle righe, non sono affatto d’accordo.
      C’è parecchio di me in quelle parole: come Yohan vedo tutto bello e tutti buoni quando sono di buon umore, quando non lo sono.. Amo essere seduta in un parco o passeggiare sentendo qua un gruppo di vecchietti in djellaba che parla arabo, là un gruppo di donne che parla rumeno o polacco, là l’accento spagnolo o portoghese, là l’italiano. Quando abitavo ai confini del principato era fantastico: una quantità di coppie miste e bambini che giostravano tra il tailandese e il francese, tra il tedesco e lo spagnolo.
      Anche l’attitudine, certo non gloriosa, di Yohan che a ogni difficoltà o obbligo di mettersi in gioco ha come primo riflesso di sperare che qualcuno gli venga in aiuto, faccia l’adulto al posto suo; ti posso garantire che mi ci riconosco intensamente. Purtroppo dura solo pochi secondi, poi mi devo arrangiare.
      Infine, se non mi ci riconosco, posso comprendere la rabbia di Youssef e la sua voglia di punire chi brutalizza la sorellina.
      E adoro i profumi di spezie, tajine, taboulé ragù e salse varie che impregnano l’aria. sono decisamente una delle cose che preferisco negli onnipresenti mercati all’aperto.

      Mi sono dilungata, ma volevo rispondere per bene. Resta il fatto che può benissimo non piacerti, la mia scrittura non mi soddisfa particolarmente, (ma i contenuti li rivendico e li assumo). Poi c’è un ultimo piano di lettura: puoi anche non sentirli perché ti è più naturale riconoscerti in Eva che qui.
      È anche vero che nel racconto di Eva in fondo c’era quasi esclusivamente lei come personaggio, gli altri facevano da sfondo: c’era molto più spazio per approfondirli. Qua si abbozzano più in fretta. Ma non sono meno coinvolta, questo è certo.

      Ciao

      • Prendo atto che hai formulato diverse ipotesi, significa che non hai compreso la ragione della mia “critica” e mi sento in dovere di replicare – ma non potrò farlo nello specifico per luogo poco consono ai “polpettoni” – e ti dico: non è una critica al contenuto o al plot in sé che trovo intelligente e divertente. E’ una “critica” all’esposizione. Qui entri meno nell’introspezione e ti lasci andare a più sovrascritture che nell’insieme rendono il tutto più superficiale. Come fossi un drone che sorvola il palazzo e fa una panoramica e poi alcune inquadrature sul terzo piano, ma non entri nell’anima e nel corpo dei personaggi perchè tralasci quei subplot che invece darebbero tridimansionalità e una chiave di lettura altra alla trama. Vero che con Eva lo hai fatto e lei era solo una, qui sono in molti, ma nulla impedisce di farlo con Yohan. Detto così è ostico, ma intendevo dire solo questo.

        • Sì, questa l’avevo messa tra le ipotesi (in fundis, lo ammetto): qui ho voluto mettere più personaggi centrali e quindi lo spazio per ognuno si riduce. Però nelle mie intenzioni il “volo pindarico” di Yohan e la sua autoderisione fanno parte della sua introspezione, tanto quanto il tenteggiamento finale.
          Ho anche cercato di portare un po’ avanti la trama perché secondo me i subplot, come li hai chiamati, stavano diventando troppo preponderanti.
          Ma possiamo benissimo leggere il tutto in maniera diversa. È uno dei lati più belli della parola scritta, almeno a mio avviso.

  • Yo interviene e calma Youssef.
    Buon capitolo, funzionale alla trama che, al contrario di altri qui, io credo tu abbia almeno abbozzato nella tua testa.
    Ci sono dei passaggi scritti davvero bene, che mi piacciono e altri che mi piacciono un po’ meno. Questa cosa mi turba: ho la sensazione di trovarmi di fronte a due autori distinti, oppure allo stesso autore che cura di più alcuni passaggi rispetto ad altri. Forse, come capita spesso anche a me, ciò è frutto di numerose riletture e altrettanti ritocchi.
    Ti segnalo un paio di passaggi che vorrei ragionare e condividere con te.
    “Difficile stare fermi a contemplare, alla loro età: è troppa l’urgenza di fare, gridare, sbandierare al mondo che hai tutta la vita davanti ed è solo tua.” Benché grammaticalmente corretto, il passaggio dalla terza persona plurale della prima parte del periodo (loro) cozza con la seconda persona singolare dopo i due punti (tu). Il risultato è una sensazione non piacevole per il lettore. Ribadisco che la frase è corretta ed ha un senso, io avrei usato la stessa persona (scegliendo tra una delle due) in entrambe le parti.
    La seconda cosa che volevo dire riguarda il francese. In questo caso ti chiedo delucidazioni. Io il francese l’ho studiato cinque anni, ma è molto che non ci ho a che fare. Ho sempre usato “en plein air” per definire “all’aperto”. Tu hai scritto “de plein air”. Qual è la forma corretta?

    • Grazie, francamente mi rassicuri. Pure io pensavo di aver fatto decisamente progredire l’abbozzo della storia con questo capitolo, il commento di Napo mi aveva davvero spiazzata.

      Sul passaggio che citi hai perfettamente ragione: non convinceva neanche me. L’ho rigirato più volte ma l’incoerenza non è dovuta a quello ma alla mia indecisione. L’avevo fatto col si impersonale ma non mi convinceva, tutto col tu nemmeno, ho fatto un pasticcio solo perché non sapevo decidermi. Ho pensato anche di sopprimere il tutto ma l’ho lasciato perché volevo che nonostante tutto Yohan (che non fa un figurone nel capitolo) non è totalmente pirla, sa cosa vuol dire avere 12/13 anni.

      Quanto al dubbio sul francese: le espressioni de e en plein air esistono entrambe. Ho scelto de perché in quel caso è una locuzione caratterizzante (sport de plein air, jeux de plein air), mentre in vuole solo dire che si svolge all’aperto. Ma mi hanno detto stamattina che è scorretto: un corso è en plein air, non si può dire de in quel caso. Errore da biro rossa, mea culpa. 🙂

      A presto

  • Interviene ma da solo non riesce a calmarlo. Però sta arrivando Alena Sederona.
    Lo confesso: tempo fa fui io lo Yohan della situazione. Mi presentarono questa ragazza dentro un abitino rosso aderente, una scollatura ombelicale. Le strinsi la mano ma dicendo ‘piacere’ non mi rivolgevo esattamente ai suoi occhi. Me ne vergogno, perché per me è raro perdere così il controllo. Ma la cosa esilarante fu quando la rividi qualche settimana più tardi, aveva più tesuto addosso e meno aderente. Piacere, dissi guardandola in faccia… per la prima volta. Capitolo bello, ricco, intenso. Ti vedo molto a tuo agio in questa storia. Nom so se c’è qualche critica da fare, io non ne vedo.
    Brava.
    Ciao a presto

    • Mi hai shockato, da te non me lo sarei mai aspettata! XD
      Mi sa che un giorno o l’altro è capitato a tutti di fare una figura così.
      Quanto all’ex signora Buffon giuro che non mi era mai venuta in mente, per il nome ho spulciato l’elenco della nazionale femminile bielorussa di volley. Ero partita su Hanna, ma Alena era più tipicamente russo e spiegava almeno parzialmente il dubbio con Irina eccetera.
      Sei molto caro a non trovare critiche, cerco di portare avanti una trama senza abbandonare la mia voglia di tratteggiare paesaggi e ritratti. Non mi viene facile e non so se ci riesco, ma cercherò di arrivare alla fine.
      Ciao ciao

        • Mi è venuto in mente: se ti piace Pennac e non lo hai ancora fatto, leggi “Storia di Un corpo” (non capisco perché non l’abbaino tradotto con Diario di..). È davvero meraviglioso. A mio modesto avviso.
          Ciao

          P.S. Ho corretto la editor (meno di quanto avrei voluto, non mi è piaciuto moltissimo il suo editing) e mi ha dato retta! Che ficata! 😀

          • Letto, letto!
            Pennac mi ha aperto un orizzonte con la sua concezione di ‘corporeità’ così particolare.
            Alla editor ho risposto poco fa, cinque osservazioni, due importanti. Vedremo se le accoglie, ma non ho intenzione di fare guerre di religione: tutto sommato sono dettagli.

            Ciao a presto

      • Scusa, ti ho scritto per la copertina e poi me ne sono dimenticato: complimenti per la copertina, del tutto meritata. Esteticamente non la trovo riuscitissima. Nel caso abbia appena pestato una cacca, ossia se è una tua opera, ti prego di togliere il ‘non’ dalla frase precedente. 😀
        Ciao a presto

        • Ahahah sono offesissima.
          No, con la copertina non c’entro nulla, è stata una sorpresa.
          Personalmente i palazzine rendono l’idea di quello a cui pensavo ma li avrei messi come sfondo e della gente in primo piano. Voleva essere una storia di persone non di muri, ma pazienza. Vogliamo anche lamentarci dopo un’ elargizione di copertina?
          Ciao ciao

  • Ciao,siamo alla fine della sesta puntata e solo ora Yohan scopre il nome della fanciulla,di questo passo ci uscirà tra qualche anno. Purtroppo posso passare dal sito solo saltuariamente, e devo leggere più di un capitolo per volta, e questo mi dispiace. A questo punto devo dire che mi piaceva di più il precedente, non riesco a capire, sembra il diario di un quartiere malfamato, almeno a me pare così. Più bella Bologna e quelle amicizie.
    Un caro saluto

    • Ciao Ivano,
      la storia d’amore non è mais tata in cima ai miei pensieri qui, ci sono stata un po’ forzata dai lettori 🙂

      Se non ti piace, mi dispiace, in fondo hai ragione, sì, penso che sia il diario di un quartiere, almeno di alcuni dei suoi abitanti. Un quartiere popolare, povero, spelacchiato, malfamato no. Solo un quartiere di squattrinati.Sono i posti e i personaggi che preferisco, quelli un po’ ammaccati, dove bisogna grattare via la ruggine per trovare il metallo prezioso, ma ognuno ha le proprie affinità e gusti.
      Grazie di passare a leggermi comunque.
      Allora, lo trovi un po’ di tempo per concludere la vicenda del tuo serial killer?
      Ciao

      • Ciao,io ci sono cresciuto in un collegio dove eravamo tutti squattrinati,e natiralmente poveri,spelacchiati e malfamati,dopo il nome “Città dei Ragazzi” veniva la descrizione: Opera Nazionale per i ragazzi della strada. Un’organizzazione meritoria,gestita da un Sacerdote meraviglioso che ne ha salvati tanti da una fine crudele. Però ho già dato,e di quei quartieri non ne ho nostalgia ne voglia di visitarli. Questo nulla toglie alla tua scrittura,che è sempre un piacere leggere, è solo che quei personaggi di prima mi sono più simpatici.
        Venendo a me,ho pubblicato un nuovo capitolo,purtroppo devo continuare con una seconda parte,non sono esperto,e mi sono dilungato troppo,chiudere adesso vorrebbe dire fare un pastrocchio, anche perchè altri amici hanno approfittato di questa possibilità. Spero abbiate la pazienza di seguirmi,anche perchè ho deciso di finirlo con le giornate senza lavoro del Natale. Ho in mente un’altra storia che mi prende, una cosa rosa particolare, sempre se sarò in grado di decifrare le idee che ho in testa.
        Un caro saluto

        • Ma infatti mica volevo giudicare, sai cos’è? è che forse nel mio caso sono i laureati bolognesi con tre macchine la bella casa i figli un buon lavoro e l’insoddisfazione permanente che conosco troppo bene! Le case popolari, i centri di azione sociale, i doposcuola “benefici” li conosco solo da vicina, osservatrice, visitatrice, volontaria.
          Resta il fatto che mi piacciono i personaggi imperfetti.
          Vado a leggere il tuo racconto,
          un bacio Ivano

  • Vabbè, avrai anche deciso di non dare una vera a propria trama a questo racconto è finita qui nulla da accepire, anche se per me non è il massimo (sai che avevo tentato anch’io un racconto senza trama, ma poi ho desistito). Non capisco però neppure il percorso d Yonan: mi sembra altalenante, a tratti scontroso, curioso e gentile con Jackie, disponibile ma quasi succube di Mag e così via fino al finale di questo episodio dove mi verrebbe istintivo pensare che rimanga esitante. Insomma non so se il suo è un percorso di crescita personale o di involuzione. Francamente da uno come lui avrei già preso le distanze, come uomo – intendo – non come autore. Lascio a te, come autrice, la scelta di farmi riconciliare con lui o di farmelo schifare definitivamente. Aspetto perciò con curiosità il seguito.

    • Stavolta mi hai proprio spiazzata.
      Ammetto che all’inizio la storia non esisteva ma poi ho cominciato a delinearla mentalmente e, per quanto certo resta una trama tenue senza grossi accadimenti, in questo sesto episodio ero (sono) convinta di aver portato avanti proprio la trama. Tu mi dici che scompare interamente, non capisco più nulla.

      Quanto a Yohan: con Jackie non è che dovesse fare granché, l’ha ascoltata affascinato dalle sue storie, l’ha riaccompagnata e detto “conti su di me”. Non è un gran investimento emotivo e personale. Con Mag ha quel rapporto: rappresenta quello che lui non ha mai voluto o saputo essere.
      Secondo me l’evoluzione è evidente: comincia a interessarsi ai ragazzi, a pensare di investirsi davvero, a come trasmettere loro delle conoscenze. Non è che però si possa cambiare dall’oggi al domani: se sei stato per 25/30 anni un Sancho Panza non è che all’improvviso ti trasformi in un Zapata. Yo è un immaturo, un indeciso, un cacasotto, vedi tu, sta provando a uscire dal suo piccolo guscio egoista ma la tentazione di defilarsi alla prima difficoltà resta. Almeno è come la vedo io, l’evoluzione personale non è una linea diritta su un grafico, dal punto a al punto b, è fatta di curve, di impennate, di di pause, di regressioni, anche di strappi.
      Per ora esita soltanto non vuol dire che scappa.
      In ogni caso io non lo schifo, forse perché l’ho inventato, ma a me fa tenerezza.
      Ciao Napo

  • Youssef che interviene per proteggere la sorellina? L’avevo etichettato come uno str***o egoista, invece scopriamo che ha un cuore e un forte senso di giustizia… oppure è intervenuto solo perché cercava un pretesto per picchiare qualcuno. Lo scopriremo nel prossimo capitolo.
    In questo racconto ci poni davanti a scene del tutto ordinarie al quale tutti abbiamo assistito almeno una volta, ma per Yo tutto questo è straordinario, fuori dalla sua routine.
    Come al solito mi voglio soffermare sulla colonna sonora 😉 Il mio francese è decisamente scadente e non riesco a tradurre tutta la canzone, ma nel complesso mi sembra di capire che il cantante parli della vita difficile nelle strade della Francia globalizzata. Mi piace pensare che Youssef sia il vero protagonista di questo capitolo.
    Spero di non aver tirato conclusioni sbagliate 🙂
    Tanti saluti Befy 😀

    • Puoi tirare tutte le conclusioni che vuoi! 🙂
      Youssef nella mia idea non è uno str** finito, è un ragazzino problematico. Il “rabbia e dolcezza” di qualche scelta fa si riferiva a lui, non ho ancora travato spazio per la dolcezza, ma abbiamo fede.
      Lo slam di Grand Corps Malade parla della sua banlieue (nel suo caso il 93, la famigerata periferia esterna di Parigi), il mio quartiere è meno caotico, meno famigerato e l’ho immaginato al sud, sulla costa. M ail etsto è bellissimo e trovavo che aveva l’atmosfera cui pensavo. Ti ho improvvisato una traduzione. I suoi testi sono spesso vere poesie, vale la pena.


      Non si può dire che si scelga dove si nasce,cosa che i cinque sensi capiscono poco a poco.
      Un giorno i miei genitori hanno posato le valigie, allora ecco sono questi marciapiedi che hanno visto i miei primi passi.
      Vengo da qui dove si gira in comitiva per ingannare la noia
      Vengo da qui dove giù si gioca a calcio in piena notte
      Dove si presta attenzione alla marca dei vestiti
      E anche se li si compra al mercato non si scherza con lo stile
      Da qui dove il linguaggio è in evoluzione costante:
      Verlan, reubeu, argot, grossi processi creativi
      Da noi ricercatori e linguisti fanno la fila
      Non abbiamo tutti lo stesso dizionario ma abbiamo più vocaboli di voi

      Vengo da qui dove i giovani hanno tutti una laurea in sfottò,
      Un dottorato in prese in giro, una ripartita mai guasta
      Intelligenza della strada, dell’arrangiarsi quotidiano
      Chiamalo come vuoi ma per fregarci attento,
      qui si giura sulla testa della propria madre già a 9 anni
      Abbiamo l’insulto facile ma un vocabolario innovativo

      Da qui dove le prime serate si balla già la break
      Dove i primi appuntamenti si consumano allo snack greco
      Dove si ama il rap, questa musica che suda
      Che sa di vero, che trasmette, che testimonia, che respira
      Da qui dove la musica è forte e le rime amare
      Vengo da qui, dove non schocka nessuno che un gruppo si chiami Fuck Your Mother

      Vengo da qui e mi piace malgrado tutto quello che se ne pensa
      A ognuno il suo territorio, a ognuno la sua Francia
      Se rendo omaggio a questi luoghi a ogni mia espirazione
      È che è qui che ho preso tutta la mia ispirazione

      Vengo da qui dove a 12 anni la tentazione ti chiama,
      del business illecito e degli imbrogli in quantità
      Da qui dov’è troppo facile prendere la strada sbagliata
      E per scegliere il proprio cammino bisogna spazzare un sacco di dubbi
      Da qui dove la violenza è una vicina familiare;
      Un tizio che sanguina nel cortile della scuola è una visione settimanale
      Da qui dove troppo spesso un pugno di ragazzacci guadagna la paghetta scippando borsette
      Da qui dove diventi sportivo, cantante, attore
      Ma anche avvocato, statale o quadro superiore
      Soprattutto non credere, ho ancora un sacco di mestieri nella lista
      Evita i preconcetti e i cliché dei giornalisti

      Vengo da qui dove si scambia, dove ci si mischia
      è l’assenza di odori e di rumori che mi disturba
      Da qui dove l’arcobaleno non ha sei colori ma diciotto
      Dove la Francia è un paese cosmopolita

      Dove più che altrove esiste un’energia
      Lo sento davvero, non è demagogia
      Non abbiamo il monopolio del merito, né quello della voglia
      Ma da dove vengo io di certo è una bella scuola di vita
      Vengo da qui dove siamo un po’ diffidenti e spesso paranoici
      Crediamo spesso che gli altri non ci amino e forse non è poi così falso
      Basta guardare alla tv come parlano del posto da cui vengo
      Se non lo conoscessi non ci porterei nemmeno il mio cane

      Da qui dove come ovunque quando dormi sogni
      Dove della gente nasce, della gente si ama, della gente schiatta
      Vedi che da dove vengo è come ogni posto in terra
      è solo una zona con un sacro carattere
      vengo da qui dove siamo fieri di raccontare da dove veniamo
      non so perché ma è così, siamo tutti un po’ sciovinisti
      Avrei potuto vivere altre cose altrove, e è tanto peggio o tanto meglio
      È qui che sono cresciuto, che mi sono costruito, vengo dalla banlieue.”

      Ciao ciao

    • Dici che i raggi del sole hanno un potere magico? Convinto assertore della potenza della luminoterapia? Non so se una rissa alla seconda lezione servirà a fargli amare l’insegnamento ma chissà forse la terapia d’urto è davvero la migliore.
      Staremo a vedere.
      Ciao e grazie di essere passato

    • Gabriele, non sai quanto mi sei mancato!
      Tu e anche Preck, stavo pensando proprio ieri di lanciarti un appello sotto il tuo racconto: S.O.S. manchi, ritorna, come a chi l’ha visto 🙂
      Chi l’ha visto è uno scherzo ma il resto è vero, mi mancava la tua penna, aspetto il continuo di Preck.
      Sulla periferia violenta non ho mai avuto l’intenzione di parlarne, non ne conosco granché e non saprei farlo. La periferia popolare è legata al piacere della popolazione variegata e multiorigine e anche al fatto che tra ricchi borghesi e proletari squattrinati mi sono più familiari e simpatici i secondi.
      Per fortuna hai votato lei, perché ormai l’ho cominciato a scrivere con quell’opzione il capitolo.

      • Si odia il mondo; si odiano le costrizioni. Non si dice “si odia le costruzioni”.
        Quindi: quali cose si odiano in quell’epoca terrificante? In quell’epoca terrificante si odiano sé stessi e l’umanità intera. (Si odiano due cose).

        Per adesso su questo sito ho trovato il tuo racconto 😉 Interessante il fatto che ci siano 200 e più commenti, che significa una media di 40 commenti per ogni episodio. Il che mi fa ben sperare di trovarmi in una vera comunità.

        Sto preparando bene le mie prime 5000 battute, vediamo cosa ne viene fuori. Grazie per avermi segnalato questo sito.

  • Ciao. Non so se te l’hanno già fatto notare (208 commenti sono tanti da leggere).

    Questo periodo è molto complesso:

    Gustando la prima spumosa boccata, almeno lei alla temperatura ideale, riflette alla frase perfetta per abbordare Irilga, deve assolutamente trovare il modo di ricordarsi il nome esatto, che ha infine avvistato, in piedi, appoggiata allo schienale di una sedia, tra un nugolo di ammiratori.

    Intanto si dice “riflettere su” e non “riflettere a”, ma non è su questo che volevo porre l’attenzione. Io userei le lineette medie per isolare meglio l’incisiva sul nome esatto; tra le due incisive è quella secondo me più bisognosa di uno stacco grafico; anche perché il “che” seguente si riferisce a Irilga, ma dopo una virgola si tende a riferirlo erroneamente a “il nome esatto”.

    Gustando la prima spumosa boccata, almeno lei alla temperatura ideale, riflette sulla frase perfetta per abbordare Irilga – deve assolutamente trovare il modo di ricordarsi il nome esatto – che ha infine avvistato, in piedi, appoggiata allo schienale di una sedia, tra un nugolo di ammiratori.

    Che ne dici?

    • Sì, quella del riflettere me l’avevano già fatta notare ma “riflettere a” non è propriamente sbagliato, si usa meno e di solito con un’accezione più di “ponderare, considerare lungamente”. Penso che mi sia venuto più spontaneo di riflettere su perché il più delle volte penso in francese e trasformo in italiano a volte “maccheronizzando”.
      Sulle lineette forse hai ragione ma usandole io per il discorso diretto non mi piace usarle in altro modo (non dico che ho ragione, solo che ragiono così).
      Vado a leggere gli altri tuoi commenti

      • Dovresti usare la linea lunga — per il discorso diretto, la linea media – per separare le incisive dove necessario, il trattino – per quelle parole che ne hanno bisogno, come per esempio e-book. Di solito la convenzione è questa, ma non c’è niente di male a usarne un’altra.

        Se non vuoi usare le linee medie per separare l’incisiva, potresti eventualmente provare a semplificare il periodo, magari separandolo in due parti. Oppure va bene lo stesso così, il mio era solo un suggerimento per evitare di dover rileggere il periodo e rallentare la lettura.

  • Irina/olga, mi è rimasta qui 😀
    Bello. Ho l’impressione che tu migliori ad ogni capitolo.
    Beata te.
    “disegnare è innanzitutto osservare la realtà che li circonda, capirla, farla propria”
    Non sono in grado di dire se è giusto o sbagliato, sono categorie che non mi appartengono, posso dire che io sono *assolutamente* d’accordo.

    Ciao ciao

    • 3Beata te”, ma va là, va.
      Sono felice che tu sia d’accordo: ero particolarmente fiera della riflessione di Yohan sull’utilità del disegno per comprendere la realtà e per imparare a comunicare e poi ho scoperto che tanti hanno letto la cosa come una critica al disegno di fantasia, all’arte astratta, alla libera creatività. Questo dimostra quanto sono brava: non riesco nemmeno a comunicare il mio pensiero scrivendo.
      Ciao M

      • Intanto io l’ho capito e non sono la sola. In due hanno espresso apertamente dubbi o hanno interpretato in maniera diversa da quella che intendevi le tue parole. Tutti gli altri no. Un voto vale uno, da qualunque parte arrivi. Sei giustamente molto critica col tuo lavoro, ma mi dispiace pensare che i nostri commenti, dieci persone che scrivono *in base ai propri gusti*, possano fornirti un’idea distorta della tua capacità di comunicare il tuo pensiero. Non siamo un campione rappresentativo, assolutamente. Sai cosa sarebbe veramente una bella idea? Il commento anonimo: libererebbe chi lo scrive da buonismi inutili e aiuterebbe l’autore a valutare con più obiettività ciò che gli viene scritto.
        A quel punto, però, ho paura che il meccanismo si incepperebbe. 😀

        Ciao ciao

        • Moné, grazie, ma non stavo facendo vittimismo.
          Io ne conto tre perché ho dei dubbi sul commento di Maria, e tre su una decina, anche se non amo le scienze (hihihi), sono più o meno un terzo. Rileggendo col senno di poi, riconosco che aver scelto come schizzo da elogiare la rappresentazione della stanza e della scena forse non è stata una buona scelta perché fuorviante.Resta fermo che condivido quello che ho scritto e che tutto buon insegnante di disegno dice che prima di potersi dare all’arte astratta bisogna studiare la rappresentazione della realtà. E che forse avrei potuto formulare il tutto più chiaro. Ma è il gioco, scrivo su TI per quello. Per imparare.
          E i commenti anche anonimi mi seminerebbero sempre il dubbio, non penso di fare differenze pregiudiziali tra i commentatori, dici di sì?
          Grazie di esserci!

  • Ciao!
    Io amo molto disegnare e questo capitolo mi è piaciuto particolarmente. ^_^
    “…È l’unico. Gli altri ragazzi hanno tutti disegnato figure più o meno umane, più o meno demoniache o divine, occhi giganteschi, ali, corna, gli stessi abiti stile college o grecizzanti. Scialbe copie dell’universo grafico dei manga. Riproduzioni meccaniche, nessuno ha fatto lo sforzo di cercare almeno di appropriarsene il senso, i principi, l’anima.
    Ripetono quello che vedono su uno schermo o negli album a fumetti. Deve mostrare loro che disegnare è innanzitutto osservare la realtà che li circonda, capirla, farla propria.
    Anche se quel loro quartiere è per ora l’unica realtà che conoscano e per molti di loro forse lo resterà tutta la vita.”
    Non sono molto d’accordo con questo pensiero. Lui dice che l’unico schizzo eccellente è quello della ragazzina, perché ha osservato la realtà che la circonda e l’ha riportata, con tanto di dettagli, sul foglio. Gli altri no, perché hanno copiato delle creature fantastiche, senza fare alcuno sforzo (sia di comprensione che di realizzazione). Ed è qui il punto. Proprio perché il quartiere in cui vivono è l’unica realtà che conoscono (e forse lo sarà per sempre), proprio perché quella realtà non li soddisfa, proprio perché cercano qualcosa di più, loro riportano sul foglio personaggi di fantasia. Il tema del disegno era libero, quindi perché limitarsi a riportare ciò che si ha davanti agli occhi, quando si ha la possibilità di fuggire, anche solo per poco tempo, da quella realtà che magari soffoca e da cui si vorrebbe scappare? E, quindi, perché valutare positivamente solo lo schizzo che rappresenta una scena reale, quando anche gli altri lavori possono nascondere qualche messaggio importante e quindi essere degni di nota?
    Ovviamente, questo è solo un mio pensiero (e magari non ho capitolo un tubo di quello che pensava Yohan e di ciò che volevi trasmetterci XD) ma è un argomento che mi piace, perciò volevo approfondirlo. Grazie e scusa per il commento lunghissimo! 🙂
    Per il prossimo capitolo voto Jackie!
    A presto! 😉

    • Per una volta ho letto il tuo commento quasi in tempo reale e ti rispondo subito.
      Mi rendo conto che devo aver sbagliato scrivendo perché siete più d’uno a aver capito così. Cerco di chiarire. Io (Yohan) non ho detto che quello di lei è bello perché ha imitato la realtà, lo ha apprezzato perché era personale, ha disegnato quello che le stava intorno, ma ha sicuramente messo in rilievo i dettagli che la colpivano o la interessavano. Lui che sta in piedi invece di sedersi con loro, quello che si mangia le unghie, il chillum. È colpa mia, non avevo altre idee per un disegno estemporaneo e originale e mi son detta ha disegnato la scena che sta vivendo.; Il punto erano idea e stile personali, non il disegno realistico. Come per gli altri il difetto non è il soggetto eroe in stile manga, è il fatto di aver riprodotto semplicemente personaggini visti mille volte senza nemmeno rifarli a proprio gusto. Leggono Naruto e disegnano Naruto, basta, non riflettono nemmeno a un loro personaggio ideale.
      Tutto questo in realtà nasce dall’osservazione di mia figlia, che disegna benissimo, ne è una grande appassionata, e disegna sempre riproducendo personaggini identici a quelli visti su internet. Quando le chiedi perché non ne inventi di suoi, dice “ma non so cosa disegnare, io”.

      Credo di aver spiegato molto male nel racconto, colpa mia, a me sembrava evidente, ma lo è sempre quando si legge quello che si è scritto 🙂
      Osservare la realtà e farlo attraverso i disegni è un modo per capirla e saperla affrontare, era questo che volevo scrivere non che i disegni devono essere realistici. Comprendere la realtà e poi raccontare quello che si vuole disegnando. Anche lo stile manga, Yohan non era lo stile giapponese che disdegnava, solo l’abitudine di riprodurlo dei ragazzi, senza nemmeno interessarcisi, comprenderlo, imparare ad usarlo per rappresentare le proprie emozioni, idee, invenzioni.

      Spero di essermi spiegata, non ho mai pensato di fare una campagna di difesa della pittura realista. Il mio pittore preferito resta Picasso, quello del periodo cubista, e non ho nulla contro i grafismi giapponesi: adoro i film di Miyazaki, giuro 🙂

      Ciao Tia e grazie sempre della tua attenzione

      • Scusami! Non ho letto gli altri commenti e non ho visto che avevi già approfondito questa parte. Comunque mi ha fatto piacere parlarne, ho compreso meglio il punto di vista di Yohan e ciò che ha trovato nel disegno di Diata. Il mio commento non era una critica, assolutamente, volevo solo capire meglio quella parte.
        Ti ringrazio tanto per la spiegazione!!! ^_^

    • Ciao.
      Non pensavo di aver scritto che Yohan abbia una idea rigida di come i ragazzi devono disegnare. Insegnerà loro le tecniche, sua cugina lo ha scelto per quello: è formato a.
      Quello che vuole è che imparino a disegnare cose loro, non solo copiare disegni di altri, per quanto belli.

      Sulle emozioni, da un lato non so: secondo me si guarda con gli occhi e col cervello, è nel passaggio al disegno (o al racconto, allo scritto, al pensiero, a quello che vuoi) che tutto è interpretato alla luce delle proprie emozioni e sensibilità. Dall’altro lato non so come la pensi Yohan ma non ha ancora detto nulla: al momento sta solo riflettendo da solo osservando i lavori dei ragazzi, vedremo (spero) al prossimo episodio cosa dirà loro, come proporrà loro di interagire con la realtà per disegnare.
      Jackie e Irilga restano in parità: non vedo come mettercele entrambe, speriamo passi da qui ancora qualcuno per sbilanciare il voto.

      Ciao Maria, adoro i tuoi commenti sempre molto partecipi e appassionati, mi fai ogni volta riflettere a dubbi che non pensavo di avere 🙂

      • Ciao Befana
        Copiare da altri – intendo soprattutto dai maestri della pittura – è un ottimo esercizio “di osservazione”: disegno, colori, gestione dello sfondo, prospettiva… L’hanno fatto anche tutti i grandi pittori. La fase successiva e più difficile, è scoprire il proprio segno, mettere in ogni lavoro la propria impronta… E qui ci vogliono giorni, mesi, anni…
        Quanto al resto e a come arrivarci, … Condivido la frase di Munch: l’arte è il sangue del cuore.
        Ciaoooooo

  • Irina/Olga.

    Due cose su cui dissento:
    Diata significa leonessa, e una riga dopo “ruggisce” a Yousseff?
    Diventa esilarante. Tu sai evitarlo benissimo, quando vuoi. 😉
    Non ho poi compreso la contraddizione in cui il protagonista – siamo nel suo pensiero – si immerge. ( e questa è la seconda cosa su cui dissento). Ovvero: prima dichiara che disegnare è osservare la realtà; poche righe dopo dichiara ( e qui dice la cosa giusta, perchè la prima teoria è discutibile) che disegnare è esprimere se stessi e il proprio mondo. Che, converrai con me, è esattamente il contrario di “osservare la realtà” per poi ritrarla. Ma la faccio breve…. il mio parere – e lo ripeto, il mio parere – è che ritrarre quello che abbiamo davanti come una riproduzione, una fotografia, non serve a una benemerita fava; ma scomporlo e immortalarlo così come noi lo percepiamo e lo vorremmo o lo sentiamo, sì, che è disegnare. Te lo dice una disegnatrice… 😉 solo per passione, eh. Ah, anche tu sociologa? Stasera ne ho capite di cose…. anche come mai mi vai tanto a genio 😉

    • Sai che mi sono sentita sollevata leggendo il tuo commento? Ultimamente mi scrivevi sempre tutto bene tutto bello, cominciavo a dubitare della tua obiettività 😉

      Sulla leonessa che ruggisce, non so se sia esilarante, in ogni caso non volevo evitarlo, l’ho scritto volontariamente. Anche se il narratore è in terza persona qui è chiaramente nella testa di Yohan, che è nel mezzo della sua (lo riconosco: banale) metafora. Dice a sé stesso: nome azzeccato, guarda come ha ruggito contro quell’altro energumeno. Certo, non è fine come concetto, ma Y. non è né poeta né filosofo. Non dico che ho ragione, ma è il pensiero che è alla base di quel paragrafo. Spero di riscattarmi ai tuoi occhi dicendoti che più giù la chiamavo la leonessa e l’ho eliminato perché mi sembrava troppo.

      Sulla contraddizione non sono d’accordo. Non ho scritto che per disegnare bisogna osservare la realtà (cioé forse è quello che si capisce da come l’ho scritto ma non è esattamente quello che intendevo). Quello che pensa e dice Yohan è che disegnare serve a osservare la realtà. Guardandola e poi mettendo sul foglio quello che si pensa o si sente o si vorrebbe, disegnare è un processo che aiuta a scomporre la realtà, capirla, interiorizzarla.
      Quello che ha apprezzato del disegno di Diata non è iol realismo, è aver fatto qualcosa di diverso dagli latri, immortalato i particolari che l’hanno colpita: lui in piedi, distante dagli allievi, quello che si rosicchia le unghie, i dischi sul muro.
      Non vuole che imparino a fare disegni che sembrano foto (sempre ammesso che fotografare sia riprodurre in modo neutro la realtà), solo che imparino a osservare la realtà, la loro propria vita per comprenderla davvero. E che poi usino il disegno per esprimere quello che hanno voglia, bisogno, o l’intenzione di comunicare. Invece di riprodurre piattamente , magari anche molto bene, i disegni d’altri.

      Ti confesso che dopo aver scritto la tirata di Y. mi è venuto il dubbio di aver scritto delle bufale e ho chiesto aiuto a Google. L’intervista a Milton Glaser e qualche ricerca dei pedopsichiatri sull’importanza del disegno nell’infanzia ma ha un po’ confortato. Ma magari, come sempre, ho letto quello che volevo concordasse con le mie idee. 🙂

      Finisco con la sociologa: per essere esatti dottore in scienze politiche a indirizzo sociale. Non che faccia una grande differenza, mai esercitato nell’ambito. Mi restano anni di background sociologico (per me è quasi sempre colpa della società e non dell’individuo, lo confesso) e la convinzione che se avessi fatto la scuola alberghiera ora avrei un vero lavoro (ma molto meno tempo per scrivere!) Ahahah (risata sardonica, amara, o quello che vuoi tu)

      Ciao, un abbraccio

  • Mi dispiace mi dispiace mi dispiace! Mi sono persa non uno, ma due episodi (3 e 4) e adesso sono arrivata al 5 tutto in una volta, in realtà con grande piacere per aver potuto leggerti più a lungo. Chiedo scusa per non essere stata qui.
    Fantastica l’idea del corso di disegno, mi piace davvero tantissimo e ho apprezzato quindi in modo particolare questo capitolo 5 (ma anche il 4, con la descrizione di Magalie).
    Sarà bello vedere le dinamiche insegnante-allievi, che non sono mai semplici né scontate (chi è l’insegnante e chi l’allievo? Non sempre i ruoli sono chiari, anzi. Più scambio bilaterale c’è, meglio è).

    A presto!

  • Forse Yohan ha trovato il suo prossimo obiettivo, appunto come hai scritto, di interpretare ed osservare la realtà anche se la loro per adesso almeno non è “da favola”.
    Nel prossimo capitolo Jackie, con il suo passato magari darà uno spunto ai ragazzi e perchè no una lezione di vita al protagonista

    • Non è tanto cosa hanno disegnato che lo ha infastidito, piuttosto il come, copiare pedissequamente cose viste mille volte invece di inventarne di proprie.
      Ma poi che ne so io, son mica disegnatrice 🙂

      Quanto a Irilga, ti farei notare che terzo e quarto episodio sono un’unica unità di tempo, lui parla alla cugina mentre la russa è partita al lavoro. E poi, io ho parlato del corso di disegno, ma magari lui ha già provato a chiamare la fanciulla, chissà cos’altro è successo mentre noi ci concentravamo sul club delle matite.
      Ciao D.

      P.S. La tua foto del profilo è fantastica

      • Allora dico solo che, dato che una come Olgrina non sembra una conquista semplice, e che ci avventuriamo nella seconda metà del racconto, non vorrei venisse trascurata 🙂

        cercavo qualcosa di stravagante relativo al déjà vu, i miei pensieri erano del tutto innocenti, poi wikipedia mi dice che tra le varie accezioni del termine c’è anche questa… 😀 (e guarda caso si collega pure alla suddetta fanciulla)

    • Credo tu sia davvero troppo generosa, con me, Anna ma i complimenti non si rifiutano mai. 🙂
      Volevo accennare dei ritratti di ragazzi senza entrare troppo in elenchi biografici né restare troppo negli stereotipi superficiali, spero di riuscire a completare il quadro col prossimo episodio. Penso anche io che Jackie farebbe bene ai bambini e loro a lei.
      Ciao e grazie mille

  • Trovo questo capitolo interessante, qualcosa che fa cambiare la storia, adesso c’è una missione per Yo e ci sono gli antagonisti: due ragazzini, a cui insegnare a vivere. Vediamo cosa succede. Ho votato nuovo personaggio, perchè spero che il romanzo vada avanti in questa nuova maniera, senza ritorni al passato.

    • Il filo della storia per me è sempre stato questo. Un processo evolutivo del protagonista da “non amo la gente la gente non mi ama ne sto alla larga” allo scoprire che la gente è interessante, coinvolgente e le interazioni proficue. Forse ci sono arrivata troppo piano ma non potevo immaginarlo passare da orso a pedagogo premuroso nello spazio di due pagine. Se mai lo diventerà.
      Ciao

  • Finora questo è il capitolo che mi è piaciuto di più… Da bambino frequentavo un corso di disegno e ho sempre cercato di disegnare usando uno stile mio, invece i miei amici si limitavano a copiare lo stile da qualche cartone o da qualche fumetto.
    C’è un altro elemento che mi ha conquistato in questo capitolo: il vinile dei Nirvana appeso al muro… Dai, i Nirvana! Trovo sempre più punti in comune tra me e Yo.
    Ciao, alla prossima 🙂

    • Pena che inizialmente erano i dischi di Jimy Hendrix, poi mi sono detta che Yohan era stato bambino all’epoca dei NIrvana, e le loro copertine sono magnifiche da appendere!
      Sui disegni che imitano pedissequamente i fumetti giapponesi, non ho inventato: ho pensato ai ragazzini che frequento (nel senso che ho una figlia dodicenne, non che faccio la predatrice all’uscita dalle scuole XD).
      Sono felice che continui a piacerti. Pensa che sulla base dei tuoi commenti passati avevo anche studiato la colonna sonora di Yohan: dovevo mettere il linck al momento in cui riavviava la musica sul pc e pubblicando me ne sono dimenticata!
      Ti metto il link qui, solo per te, se ti va: io li ho scoperti due giorni fa e mi sono piaciuti un sacco, sono una giovane band di Garage-rock made in Bretagna.
      https://www.youtube.com/watch?v=PBlGWyY64a0
      Ciao

    • Con tutti questi complimenti finisce che mi monto la testa 🙂
      Il tuo commento mi fa molto piacere, volevo che il racconto parlasse di realtà “banali” serie o gioiose ma senza usare toni da saggio sociologico, non è questo il luogo e non sono la persona adatta. Giusto storie di gente, dove raramente è tutto nero o tutto rosa.
      Ciao

  • Bello spaccato di una società multirazziale con i problemi dei giovani immigrati di seconda generazione. Se tu non fossi già a metà racconto, avresti potuto soffermarti nei capitoli successivi sulle ragioni della rabbia di questa generazione di stranieri nati in Francia e sulle probabili degenerazioni nella violenza. Youssef e Diata sono due personaggi molto interessanti e molto ben tratteggiati, peccato introdurli solo ora.
    Ho votato per Irina/Olga, perché forse un’altra straniera ti torna comodo a questo punto (ma sai che ho amato molto Jackie).
    Un appello agli altri lettori: non votate per un nuovo personaggio, impedite all’autrice di disperdersi.

    • Trovo fantastico il fatto che MrsRiso mi abbia scritto di aver optato per un nuovo personaggio per le stesse ragioni per cui tu non lo vuoi!
      La storia va avanti più o meno come l’avevo immaginata, non vedo come avrei potuto introdurre prima dei ragazzini: alla festa Yohan si è soffermato con una signora che lo ha “incastrato” e con la ragazza che gli, piace, non vedo ragioni per cui avrebbe attaccato bottone con dei bambini.
      Quanto alle ragioni della violenza nelle cités, non credo che un racconto in 10 puntate su TI sarebbe adatto o indicato per esaminare il problema. Io lo sarei ancora meno, visto che oramai la qualifica di sociologa è solo una menzione inutile sulla mia pergamena di laurea. In realtà, visto che anche fior di studiosi ferrati in materia dicono e scrivono spesso tutto e il contrario di tutto, forse non esiste nemmeno un’analisi condivisa delle cause del problema.
      In ogni caso io ho scelto una banlieue tranquilla apposta come ambientazione, è veramente Yohan e il suo atteggiamento il filo della storia: l’evoluzione di qualcuno che scopre che mettendosi in gioco e interessandosi agli altri, invece di giocare al cinico che non ama nessuno scopre che nello sconosciuto più insospettabile può nascondersi una persona speciale e che vale la pena. Fa un po’ “monde des Bisounours” come dicono i francesi, me ne rendo conto, ma lo assumo 🙂

      Ciao Napo, a presto

  • Ho votato per paura e incoscienza.
    ” ha inculcato il lui un ideale di donna”, credo fosse: “ha inculcato in lui un ideale di donna”, giusto?
    Non per rompere, ma per sapere se sto dando il giusto significato alla frase. Io faccio anche errori peggiori.
    Ottimo capitolo: il rapporto tra due cugini spiegato tra le righe di una trama che passa in secodno piano.
    Brava.
    Sulla forma non mi esprimo, non voglio che tu prenda paura, anche perché non ne avresti seri motivi.

    • Sì, certo, in lui. Che orrore il cervello che legge quello che pensi aver scritto invece di quello che hai scritto. Rileggere fino alla nausea e non basta mai.
      Non è che puoi buttare le allusioni, così, certo che voglio che mi parli della forma. Mi interessa molto, scrivo a naso, vorrei davvero sapere cosa pensi della forma e di come potrei migliorarla.
      Cercherò di non prendere paura, promesso

      • Ok.
        Sono dettagli, perciò ti ho detto che si poteva pure sorvolare e che non avresti dovuto avere paura.
        Io non inizierei mai e sono sicuro di poter smentire me stesso andando a rileggere qualche racconto che ho scritto, un periodo, dopo il punto, con il “ma”.
        La linea per il discorso diretto va bene, io però la userei sia in apertura che in chiusura, tu la adoperi solo in apertura o, alle volte, quando inframmezzi discorso indiretto e diretto. Il risultato è un po’ confusionario.
        A volte usi termini lessicali bellissimi, poetici e aulici, che non si sposano coi personaggi che li dicono o li pensano. Il linguaggio deve essere coerente col personaggio.
        Tutto qui.

        • Sulle frasi che iniziano le congiunzioni hai perfettamente ragione: so che è decisamente da evitare, ma non so perché ne sono incapace. Sto già cercando di uscire dal tunnel della “e” dopo la virgola ma anche su quello ho frequenti ricadute.
          Mi sforzo di ridurre le frasi che cominciano con ma, perché, nonostante ma sono incapace di privarmene. Continuerò a lavorarci, non sai quante ne stermino già alla rilettura.

          Sul discorso diretto, non sapevo come evidenziarlo graficamente e così ho guardato ai libri che leggo, una buona parte fanno esattamente così: trattino in apertura e basta, solo la punteggiatura e il senso a separare il dialogo dalla didascalia. A quanto pare io non riesco a rendere evidente questa separazione, sei già la quarta persona che me lo fa notare, ricomincerò a usare il trattino di chiusura.

          Sui termini “elevati” non sono d’accordo: in questo capitolo tutto o quasi è nei pensieri di Yohan, non vedo perché non gli si adatterebbero le parole usate. L’ho immaginato intelligente, colto, informato. Se non è di lui che parlavi, allora non ho capito, magari rileggerò i capitoli precedenti.

          Sei sempre molto preciso e interessante nelle puntualizzazioni, ti ringrazio davvero.
          Ciao

          • La virgola prima della “e” la metto anch’io, in determinate occasioni ci sta.
            Yohan è colto, ma è anche giovane e certi termini hanno un gusto un po’ “retro”. Sempre secondo la mia opinione s’intende.
            Mi fa piacere che tu colga ciò che scrivo nel senso corretto, ovvero un sincero tentativo di esserti utile.

            • Non porrei coglierlo altrimenti.
              Sul retrò non ci avevo pensato, forse perché chi scrive ha 10/15 anni più di Yohan e parlava in modo desueto fin da giovane. Forse hai ragione tu parla più come me che come un quasi trentenne. Posso cercare di giustificare la cosa dicendo che l’ho immaginato cresciuto in gran parte da una nonna affascinante e appassionata?
              Ciao

  • Rabbia e dolcezza… la prima per essere stato incastrato, la seconda perché in fondo Yo è un sentimentale, altrimenti non si sarebbe perso nei ricordi di quando lui e Meg erano bambini. Interessante la sua incapacità di “accasarsi” perché vede in sua cugina un ideale di donna difficile da superare. Peccato siano parenti, li avrei visti benissimo insieme 😉
    Brava, bel capitolo.

    • Ma, chissà, forse è solo l’alibi che si è creato per giustificare il fatto di scappare da ogni storia che rischi di diventare seria, gli uomini adorano dare la colpa a qualcun altro 🙂
      Bella la tua interpretazione dei sentimenti, le tre opzioni nella mia testa sono associate ai ragazzini con cui dovrà avere a fare, ma è vero che quei sentimenti contrastanti possono concernere anche il protagonista.
      ciao, Anna e grazie

  • Paura e incoscienza. Veramente bello questo capitolo coi salti nel passato alternati alla narrazione del presente. Sei riuscita a presentarci Magalie non per quella che è, ma per come viene vista dal protagonista. Questo le dà un colore del tutto diverso, come se davanti alla sua immagine ci fosse un filtro. Mi piace! Bravissima, non perdo tempo a dirti che è tutto scritto benissimo (oh, no…l’ho appena fatto! 🙁 ). A presto! 🙂

    • Sì, volevo proprio che Mag, come più o meno tutto il resto nel racconto, apparisse attraverso lo sguardo e il giudizio di Yohan. Ora però dovrà smettere di guardare e ascoltare e mettersi in gioco con dei ragazzini, vedremo se e come se la caverà.
      Sono felice che ti sia piaciuto perché mi è piaciuto molto scriverlo. 🙂
      Ciao

  • Ciao, complimenti anche per questo capitolo. E’ scritto veramente bene, è meraviglioso il modo in cui hai riportato la distrazione del protagonista, facendo perdere anche al lettore il filo della conversazione fra i due personaggi. Inoltre, ci hai detto tantissime cose su Yohan e Magalie, personaggi realistici, “tridimensionali” perché pieni di sfaccettature come le persone vere. Magalie mi piace, ha un carattere forte e deciso! 🙂

  • Befana, questo capitolo è bellissimo! Brava! La descrizione dei bambini di Magalie è meravigliosa…”avventurieri pisciasotto”… bellissimo…mi hai fatto sorridere e commuovere…li ho proprio visti comparire attraverso la pagina…
    Ho votato per rabbia e dolcezza 😉 al prossimo!

  • Ciao,in ritardo per colpa del lavoro,me li sono letti tutti insieme, Scrivi molto bene,ma ancora non ho capito che direzione prenderà il racconto,e siamo al quarto capitolo,e a volte usi parole di cui devo andare a vederne il significato,come ad esempio ” eteroclita”. C’è poi un famoso proverbio : ” Non c’è cosa più divina che …….. la cugina”,possibile che con una così non sia successo nulla?
    Un caro saluto e a presto

    • Bé, ma lei sembra considerarlo e trattarlo come un fratello, difficile provarci!
      Per il vocabolario, è un difetto? Non posso farci niente, amo le parole, sono una mia passione, da sempre, l’italiano è una lingua complessa e meravigliosa piena di termini che esprimono (quasi) tutte le sfumature delle cose e dei sentimenti. Capita anche a me, leggendo, di incappare in termini che non conosco, cercarne il significato e farli miei mi piace quanto leggere. Se per te è un difetto dei miei testi, mi dispiace, Ivano, non era mia intenzione irritare i lettori.
      Su dove stia andando, ormai l’ho scritto a tutti: non ho in mente una storia di grandi accadimenti, giusto il percorso di un personaggio che per tanti motivi tendeva a evitare la gente e, costretto a immischiarcisi, chissà, magari scopre che è una bella avventura. Riconosco che livello azione e suspense siamo a livello zero ma era quello che avevo in mente.
      Ciao Ivano, un abbraccio

  • Non ho capito dove ci stai portando, ammesso che tu abbia intenzione di portarci da qualche parte, cosa che io mi auguro perché sono un po’ stanco di questo nuovo corso dei racconti delle autrici di TI che ci regalano dei bei ritratti di personaggi che rimangono però camei fini a se stessi. Avrei voluto, al quarto episodio, intravedere una trama.
    Insicurezza e tracotanza.

    • Capisco che non ti piaccia, ma non ti arrabbiare 🙂
      Allora, parlo del mio caso perché non sono portavoce della setta delle autrici di TI appassionate di cammei.
      Non considero Mag un cammeo: la sua presenza aleggia dall’inizio, è a causa sua se il protagonista si trova alla festa, è lei che lo spinge verso gli altri. E quello che cercavo di mostrare in questo episodio che è anche un po’ lei quella che ha influenzato la personalità di Yohan. Non si sente mai all’altezza, è meno coraggioso, meno altruista, meno spontaneo, non pensa di poter interessare la gente e quindi in reazione di primo acchito non gli piace.
      Quanto a portarvi, la “trama” che ho in mente è quella della sinossi: Yo non ama la gente eppure ci si trova invischiato e magari cambierà la sua visione del mondo (quartiere). Non è certo una storia di avventure e avvenimenti, il genere è avventura perché dovevo sceglierne uno e “sociale” o “di costume” non è contemplato. Non so nemmeno se possa considerarsi una vera trama, a me piacciono i racconti in cui non succede concretamente granché a parte la scoperta di personaggi che vivono, si scoprono, evolvono. Non so se un “vero libro” potrebbe reggersi su un plot così leggero, il mio è un tentativo di tracciare persone e storie che mi piacciono.
      Ma hai tutto il diritto di non condividere.
      Ciao, Napo

  • Ti faccio i miei più sinceri complimenti per questo esuberante personaggio : come ha fatto Yoan a sopravvivere ad un tale uragano umano? Hai preso il ritrito rapporto ad immaginario sessuale con i cugini e l’hai trasformato. La colonna sonora è un tocco chic.
    Per il prossimo capitolo, anche se non ho inquadrato bene Yoan, credo che la voglia di insegnare e la superbia intrinseca alla sua goffaggine si possano manifestare in questo nuovo progetto.
    A prestissimo ed un abbraccio: bravissima!

    • Sai che ci ho pensato solo dopo averlo scritto, al “fantasma-luogo comune” dei primi amori tra cugini? Mi piaceva l’idea di questa ingombrante migliore amica e coinquilina, volevo che il legame fosse stretto ma con una sorella non poteva esserci ambiguità di sentimenti (o passavo in un altro genere letterario, hihihi).
      Non so se è superbia, forse più snobismo innocente quello di Yohan, che nasce da una mancanza di autostima. Insegnare non sembra essere la sua più grande aspirazione, vedremo.
      Sei troppo gentile, grazie davvero

  • Paura e incoscienza.
    Premio Strega a :
    ” … Mag accoglieva a braccia aperte ogni piccolo reietto, ostracizzato o eletto a zimbello da quell’entità crudele che è la società dei bambini sempre pronta a infierire sul più debole. Piccoli sognatori, anticonformisti in erba, imbranati, portatori di lievi handicap o semplicemente del colore o del nome sbagliato, tutti trovavano in Mag un’amica sincera che li faceva sentire unici e accettati. Una banda di assurdi pirati sgangherati, di avventurieri pisciasotto, di cavalieri senza macchia e senza incisivi popolavano quelle domeniche. …”
    Ottimo episodio, sia sotto un profilo puramente narrativo ( sontattico e di stile) sia creativo ( idea, presentazione del personaggio “cugina sopra le righe”).
    Poi, passo al parere personale e non tecnico:
    Un personaggio come Magalie lo avrei presentato in terrza persona limitata ma dal suo punto di vista. Lei ha molto da dare al lettore, vederla con gli occhi di Y. non è sufficiente per capirla. Lui sa che non ha mai trovato una ragazza con le sue stesse potenzialità, tanto è vero che la descrive come una che ispira troppe aspettative e questo lo spinge a interrogarsi sulle donne. Tuttavia, a parte questa sfumatura utile alla storia che abbiamo colto grazie al POV puntato su di lui, lei avrebbe dato di più all’episodio. Ci avrebbe catapultato nella sua vena solidale, un tempo anarchica, per capire davvero chi è e perché ha scelto di essere ciò che è. Poi, dall’episodio successivo, saremmo tornati al POV di Y., ma avremmo saputo chi abbiamo davanti, con chi andiamo a fare scuola di disegno.
    A parte questo – che è comunque solo un parere personale e non una critica – devo dirti che sei brava davvero, e quello stralcio che ti ho incollato qui sopra me ne ha dato conferma ulteriore.

    • Ciao.
      L’ho ritoccato tante di quelle volte quel passaggio, temevo di aver fatto un periodo un po’ troppo lungo ma non volevo spezzettarne l’immagine.
      Ho compreso il tuo punto di vista, ma quello da cui partivo io è diverso: per me Magalie è importante, è lei il principio scatenante del racconto, ma il protagonista è Yohan, è lui che funge da legame fra i capitoli, e anche, penso, sarà lui la “storia”: l’evoluzione del suo sguardo sul mondo almeno sul quartiere.
      D’altra parte, anche se ho immaginato Magalie come una tipa eccezionale dotata di energie incredibili e iperaltruista (ne conosco almeno un paio di ragazze così che ti fanno sentire insignificante egoista ed inutile solo a guardarle 🙂 ) non penso che sia davvero come Yohan la descrive. Sicuramente anche lei ogni tanto è girata male, si alza perché deve, ha voglia di mandare tutti a quel paese o di passare quarantott’ore ad occuparsi solo di se stessa. Quello che conta è l’immagine che Yohan ha di lei, che influenza tutta la sua visione del mondo e degli altri. In ogni caso, era quello che volevo uscisse nel racconto. Nel confronto a lei per Yohan sono tutti pisciasotto e egoisti, lui per primo.
      A parte questo sono un po’ in apprensione per il capitolo coi ragazzini, non so bene come strutturarlo, per ora vediamo già quale ragazzino primeggerà tra le opzioni proposte.
      Ciao Alessandra, grazie mille, non sai quanto bene mi facciano i tuoi commenti

  • Ciao Befy,
    bel capitolo 🙂 il ritratto di Mag è davvero completo ed efficace. Anche le descrizioni slegate direttamente dalla sua persona (la banda di pirati sgangherati) sono molto belle.
    Complimenti per il dizionario. Mi sono accorto della vastità dei tuoi vocaboli già da un po’… Non avevo mai pensato di farlo presente in un commento, ma questa volta non posso esimermi.
    Molto bella anche la canzone che accompagna questo capitolo. Essendo un avido ascoltatore di gipsy swing non posso fare a meno di apprezzare.
    Dopo aver visto il video e letto il capitolo mi chiedo: la canzone è stata associata a questo capitolo per caso oppure la nostra Mag ha dei tratti in comune con la bella, energica e pazzerella Zaz?
    Ciao, a presto! 😀

    • Ciao Chri (mi permetto, chiamo così tutti i Christian che conosco dal vivo),
      per il vocabolario, ho una sola risposta: dovrà pure servire a qualcosa aver fatto il classico! XD
      Per la canzone, in realtà avevo pensato al primo successo di Zaz, “Je veux”, ma gironzolando ho scoperto questa canzone e mi sembrava adatta al personaggio. E penando a Zaz e ai suoi look, sì, lo ammetto, ho pensato che calzava perfettamente anche lei. Però Mag è infermiera, spero che abbia dei denti più belli! 😉
      A presto

  • Ciao!
    Veramente bello il personaggio di Mag, Mi piace molto il rapporto che ha con Yohan e quello che significa per lui. Lei è una certezza nella sua vita, gli dà forza e la profonda stima che prova nei suoi confronti è tale da influenzare anche le sue scelte, soprattutto sentimentali. Bravissima!
    Ora vediamo come se la caverà il povero Yohan con i ragazzi ;-). Ho votato rabbia e dolcezza. 😉
    Alla prossima!

    • Ciao Tia,
      non ho nemmeno trovato il tempo di rispondere al tuo commento precedente, me ne scuso.
      Mag piace anche a me, l’ho inventata pensando a un paio di persone a cui voglio molto bene, che stimo enormemente e che fanno parte di quegli esseri umani che non puoi impedirti di ammirare ma cui sai che non somiglierai mai.
      L’approccio Yo-ragazzi incuriosisce anche me, il binomio rabbia-dolcezza era anche la mia prima idea, vedremo.
      A presto e grazie mille

  • Difficile la scelta, stavolta. Scelgo insicurezza e tracotanza, perché è la combinazione che ho notato più spesso.
    Ciao Marezia,
    Questo è il ritratto che mi è piaciuto di più. Si intuisce, o si spera, che sia il ritratto attraverso gli occhi di un innamorato platonico, altrimenti la ragazza rasenta i superpoteri… certo, a parte quello che mangia 🙂
    Molto bello, visto che sono la prima, cito almeno un passaggio che ti loderanno in molti: ‘senza macchia e senza incisivi’, strepitoso.
    Brava!
    Ciao ciao

    • Moneta grazie!!!
      Quello che hai scritto era esattamente la risposta che mi ero preparata a chi mi obiettasse “questa Mag non è realistica, è sovrumana”. Yo la vede così, è la sua migliore amica, cugina-sorella, ideale di donna-ideale, per quanto io la immagini eccezionale e generosa, sono sicura che anche lei ogni tanto è depressa, ringhiosa, ha voglia di mandare tutti a quel paese e scappare alle Maldive. Ma Yo l’ha interiorizzata così, forse anche per questo lui ha tendenza a giudicare se stesso e gli altri sempre con un po’ di sufficienza, come inadeguati, imperfetti, insignificanti.
      I cavalieri senza macchia e senza incisivi piacciono molto anche a me, sono contenta piacciano anche ad altri. 🙂
      Ciao

  • Sono incuriosita dagli orti condivisi. Anche questo personaggio di Yhoan mi intriga. Ma da te me lo aspetto. Quello che invece mi ha stupita è stato di trovarti ancora qui. Sono stata via per un po’ ma vedo che non ho perso un solo episodio. Troppo occupata anche tu, in questo periodo?
    Bacissimi

    • Ma aspettavo te, naturalmente! No, per quanto tu mi sia mancata, è questa ingombrante vita reale che porta sempre via tempo alle fantasie virtuo-narrative 🙂
      Ho avuto poco tempo, in più mi sono messa a giocare ai contest su meetale e scrivere tre racconti contemporaneamente per quanto brevi non mi riesce un granché.
      Poi ho visto che più o meno tutti quelli che mi piace leggere qui stanno pubblicando al ritmo mio, se non più lento, mi sono detta che mi bastava limitarmi a restare entro un limite di 15 giorni. 🙂
      Ora ho di nuovo accesso al pc, che già aiuta, l’abbozzo del capitolo è fatto, non so se varò tempo di rileggerlo e ritoccarlo entro il weekend, ma dalla prossima settimana dovrei riprendere ritmi normali. Non sono però ancora sicura di aver trovato una vera trama, ma non si può avere tutto ahaha.
      A presto, più o meno, baci

  • Disegno.
    Apprezzo particolarmente che la descrizione di Yohan stia venendo fuori in modo assolutamente naturale: lo specchio, certo, ma compare in modo quasi necessario, del tutto giustificato. I dolci a rievocarne l’albero genealogico. Dovevi avere le idee molto chiare dall’inizio, un ritratto a tutto tondo del protagonista. Piuttosto: ma a Katinka o come si chiama propone un progetto su Hugo? Va bene prenderla alla lontana, ma… 😀
    E lei risponde ‘Interessante’? Una stragnocca erudita!
    Ciao ciao

    • E non è che poi lo specchio ci dica molto, a parte il gel e la barba! In effetti pe rme il più duro, vorrei dare una “patina di concretezza ” ai personaggi ma non sopporto le tirate innaturali tipo “rise al biondo brizzolato piacente e dagliaddominali tesi che lo guradava nello specchio” o “scosse i riccioli biondi come il grano mentre i suoi occhi turchini fissavano l’orizzonte dall’alto del suo metro e settanta”. Non so ancora bene come fare ma mi alleno. Il problema è che in questo racconto cerco di tenere il filo cronologico senza troppi salti e la vicend asi dilunga senza grandi progressi.

      Irilga studia letteratura ed è appassionata di Hugo, è la sola cosa che Yohan si ricorda per certo, e nel primo capitlo ha pensato che parlarle del progetto che ha di trasformare Notre Dame in graphic Novel sarebbe un buon approccio. Non ti sto sgridando per essertene dimenticata: spiegavo la frase su Hugo 😉

      In realtà ho in testa parecchie biografie ma non potrò scrverle tutte, se no più che un racconto faccio una versione perfetti sconosciuti di “Vite parallele” XD

      Cioa Moneta e grazie sempre sempre

  • Tu non lo sai, ma Irilga quando non la vedi fa la camgirl, fidati 🙂
    Disegno per ragazzini, alle donne piacciono gli uomini a cui piacciono i ragazzini (detto così suona malissimo ahaha) 😀

    Bello come distribuisci qua e là spolverate di fantasie erotiche. Non sapevo del Lido e delle bluebell… ma se quella è accettata come roba di classe, perché nessuno credeva a Silvio quando definiva “cene eleganti” le sue feste?? 😀

    Sì, ci riesci, almeno fino al terzo capitolo 🙂 Deve essere arduo rendere interessanti le vite di persone a cui non accade nulla di davvero insolito, che nemmeno provano emozioni troppo violente, che troveremmo normali anche se ci vivessero accanto invece che su un testo. È vero che esistono le persone normali e interessanti, le situazioni normali e interessanti, ma si prende quasi sempre la scorciatoia di raccontare cose inconsuete se non impossibili. Io in una storia con questi limiti non credo che mi cimenterei, mi chiederei chi me lo fa fare.
    C’è da vedere (a mio strapersonalissimo parere la tua storia precedente non conta, dato che io non l’ho finita) se resteranno fino alla fine comuni mortali che fanno cose da comuni mortali, o se anche tuo malgrado decideranno diversamente 😉
    ciao ciao

    • Sì, di donne cui piacciono i ped*fili ne conosco poche! XD
      Non so se sia roba di classe ma Lido Moulin rouge e gli altri grandi cabaret fanno parte del fascino di Parigi come la Torre Eiffel o l’Arc de Triomphe. Tieni presente però che le bluebell Girls sono tutte ballerine di lunga e seria formazione classica (per lo più ballerine troppo alte per diventare etoiles nella danza classica), si allenano e ripetono ore e ore e il loro mestiere è danzare suggestive e complesse coreografie e riviste. Gli abiti succinti fanno parte della mise en scene. Non sono sciampiste che cedono favori erotici a settantenni allupati in cambio di un assegno o di un appartamento!

      Per quel che riguarda le persone normali, direi che jackie, almeno, non ha certo avuto una vita banale e scontata. E non credo che questi personaggi non provino mai emozioni forti. Al contrario di te, faccio fatica (ci ho provato) a scrivere storie con personaggi e accadimenti straordinari e rocamboleschi: faccio fatica a crederci. Preferisco parlare di ciò che più o meno conosco. E non serve essere sun supereroe o, che so, una star del cinema X per essere interessanti.
      Per il prosieguo, vedremo: ho parecchi personaggi e situazioni in testa ma non credo entreranno tutti nel racconto, bisognerà fare una scelta.
      Ciao

  • Un club di disegno per ragazzini… lui è un fumettista quindi penso possa essere di grande aiuto a Magalie e al suo progetto solidale.
    Il tuo stile mi piace sempre di più: é capace di trasformare in protagonista il personaggio di turno; di rendere pittoresche anche scene di vita quotidiana; di dare pennellate di realismo ad una storia su carta. Sei davvero brava Marezia.

  • Ho scelto gli orti condivisi. Il capitolo mi piace, mi piace l’introduzione dei personaggi, la descrizione della nonna chiaccherona che si vanta con le amiche, la festa con i vicini, che non è obbligatorio conoscere.
    C’è però qualcosa che ingolfa il tutto, non saprei dirti cosa, forse lo stile di scrittura, più frammentato e veloce, ma per il momento lascio scorrerre, talvolta al primo capitolo è la novità stessa con i nomi e il resto a rallentare la comprensione.
    Rimane una grande capacità da seguire, dimenticavo, il titolo, a mio avviso è favoloso!!! Trovata geniale!
    Brava alla prossima seguo

    • Ma in tutti e tre i capitoli trovi lo stile frammentato e a singulti? Per il terzo non sei la sola a pensarlo, e condivido in gran parte, ma i primi due mi sembravano abbastanza fluidi. Forse è che ho tanti personaggi e temi in testa e vorrei metterci tutto, tanto, forse troppo per un racconto in dieci episodi.
      Mi sa che i nomi non sono ancora finiti. 🙂
      In ogni caso grazie molte per lettura interesse e commento.
      Ciao e grazie

      P.S. Il titolo piace tanto anche ame, è sicuramente la cosa di cui vado più fiera! hihihi

      • Il terzo è il più complicato per me, in effetti, mi aspettavo una maggiore chiarezza vista la puntata, per gli altri il gioco dell’effetto novità mi ha lasciato un po’ perplessa. Ma non vorrei venire fraintesa, non sono scritti male, sono scritti diversamente dal tuo stile. Come più in fretta, con parole che si susseguono che frammentano le scene.
        Non sbagliato, semplicemente ritmato, frenetico….forse sono i personaggi che devono uscire fuori che ti mettono pressione. Spero di essermi spiegata.
        Alla prossima.

    • Io penso che ci saranno altre storie, soprattutto se dovessero vincere gli orti.
      Quanto al nome, i francesi adorano i diminutivi (si va al restò, ciné), e a me la cosa mi arrangia per non ripetere troppo spesso lo stesso nome per il soggetto. È vero che per un americanofilo come te suona più come “Yo, Brother”, ma pena che sono stata sobria: conosco parecchi Yoyo, Gegé, Dedé…. 😉
      Yò!

  • Club di disegno, ce lo vedo.
    Il tuo lubrico pubblico ha deciso di farti abbandonare la vagliarda, ma tu sadicamente e giustamente, hai tagliato il ponte della titillante Katiuscia o come si chiama.
    Io avrei preferito sentire ancora la vecchia.
    Il capitolo mi è piaciuto. Ho notato solo ora una cosa, che fai almeno da tre capitoli: non separi il discorsivo se non con il punto o la virgola. Questo è del tutto normale, col trattino, ma se dopo c’è la frase “retta esternamente” diventa una scelta di stile particolare. Ma hai sempre scritto così? Allora mi domando perché me ne accorgo solo adesso. Te lo dico solo perché in alcuni casi non mi ê apparso immediatamente chiaro dove terminava la frase pronunciata e dove iniziava la ‘chiosa’. Il resto è ottimo.
    Ciao, a presto

    • In realtà le opzioni vecchia-pupa erano in parità, ma fu un ex aequo dell’ultim’ora e avendo io già finito il capitolo ho votato io per far vincere l’Irilga. Quanto a quest’ultima, come ho già spiegato ad altri obiettanti, sono obbligata per ora a usrala a sprazzi, come tormentone, giacché se il nostro protagonista s’imbosca con lei a amoreggiare, i miei incontri ravvicinati si bloccano subito ad un solo incontro molto ravvicinato! ahaha

      Quanto ai discorsi diretti: è da parecchio che faccio così (perché tu non lo avessi notato non saprei). Avendo io molta difficoltà a trovare una demarcazione grafica che mi soddisfacesse per i discorsi, ho cercato di far caso a come fossero evidenziati nei veri libri che leggevo. In più di uno ho visto il trattino in apertura e basta. La cesura tra discorso e didascalia si dovrebbe intuire dal senso del testo.
      Se non si capisce, è sicuramente un mio limite.
      Ciao, AlbertoMassimilianoJaw e grazie come sempre

  • Ho votato per gli orti condivisi.
    Questo capitolo mi è piaciuto molto per la trama. Devo ammettere però che la lettura mi è risultata un po’ più faticosa delle altre volte.
    Non so, la prosa non era scorrevole tanto quanto negli altri due capitoli, almeno io l’ho percepita così.
    Non saprei darti una motivazione chiara e unica, solo una sensazione, dettata da piccoli dettagli più che da grandi cose.
    In ogni caso un bel capitolo, che incuriosice e questo è già molto: attirare il lettore è cosa difficile. Io, poi, sono uno che si annoia in fretta e stimolare la mia attenzione è impresa ardua.

    • Penso che tu abbia perfettamente ragione sulla scrittura meno fluida. Il capitolo è diviso in tre parti. Anche se non ho voluto separare visivamente i tre spezzoni, è così, sono contigui cronologicamente ma scuciti per personaggi e situazioni. Non raccontano una storia scorrevole e intera. Immagino che la fluidità del testo narrante ne risenta. Senza contare che ho dovuto tagliare parecchio per restare nei 5000.
      Sulla trama, mi fai piacere, era davvero quello che cercavo con questo terzo episodio: delineare meglio i luoghi e i personaggi e iniziare a delineare un principio di trama, per non fare solo una serie frammentata di incontri e personaggi.
      Ti ringrazio poi di avere scelto gli orti, sono un’iniziativa che mi ispira tanto, anche nella vita vera, e un ottimo luogo di incontro. Ero molto triste che restassero miseramente a zero!
      Ciao

  • Ciao, ma che bel capitolo, descrizioni che colpiscono e toccano le emozioni…
    Ho votato per accompagnare gli anziani a fare la spesa perchè l’ho visto bene con Jackie, è premuroso e immagino sia l’ambito sociale in cui meglio si esprima!
    Mi piacerebbe rivedere l’anziana signora e sapere qualcosa di più su Magalie 🙂

    p.s. una domanda….mi sono sempre chiesta, senza mai riuscire a capire, come si fa a mettere i collegamenti (per esempio con immagini o musiche) grazie in anticipo

    • Quando inserisci (o scrivi) il testo del capitolo, in alto, nella barra degli strumenti, dopo i tasti corsivo, grassetto, incolla da world, eccetera, in fondo ci sono “inserisci link” e “unlink” per mettere e togliere un link extratestuale. Selezioni col mouse la parola o la frase che vuoi rimandi al link e quando clicchi su inserisci link ti si apre una finestra in cui digitare il nome e l’indirizzo http del tuo link.
      Spero di essermi spiegata bene.

      Ciao Giulia, sei sempre molto gentile.

      P.S. Ma poveretto, vuoi fargli passare tutto il suo temo solo con dei vecchietti a sto ragazzo? 😉

  • Ciao, voto per il club di disegno per ragazzini 🙂
    Sai cosa mi piace di Yoan? Il fatto che a pelle sembra uno di quelli che vuole stare alla larga da questi progetti collettivi e solidali ma a pelle è anche uno di quelli che poi finisce con l’appassionarsi a questo genere di esperienze… Sì, lui ha già detto che queste cose non sono le sue cose, però vedo già in lui la stoffa dell’attivatore di competenze…proprie e altrui!
    Brava, ancora una vita hai scelto un tema che ci porterà lontani 🙂

  • Altro bellissimo capitolo, si è tornati più sul comico a quanto ho letto 🙂 questa tua capacità di passare da uno stile all’altro con così tanta facilità è davvero notevole, hai tutti i miei complimenti 🙂
    Voto per “accompagnare gli anziani a fare la spesa”, che credo possa dare ottimi spunti umoristici per i prossimi capitoli!

    • Ma povera stella, doveva andare a lavorare. È anche stata piuttosto simpatica, col marpione che arriva “ti faccio compagnia”. In ogni caso baklava e corna di gazzella possono far dimenticare qualsiasi delusione! Basta non preoccuparsi della bilancia. 🙂
      Grazie, Danio

  • Accompagnare gli anziani, magari Jackie. In realtà il personaggio della russa non mi è piaciuto un granché, è evidente che non piace neanche a te e lo hai trattato con algido distacco solo per dovere di trama. Sei così, Marè, se non sentì tuo un personaggio lo appanni, più o meno consapevolmente. Abbastanza appannata appare anche Magalie, ma c’è tempo per ricredermi (o ricrederci, includendo anche te). Scrivi ciò che ti piace.

    • Non è che non mi piaccia, è che inizialmente era l’esca per farlo interessare alla festa, non volevo che entrasse subito in gioco, vorrei una storia di incontri, non una storia d’amore più o meno seria. Pensavo anche di averla fatta simpatica, vedi te! 🙂 Vorrei solo che apparisse a sprazzi, poi magari nel finale un po’ di più. Solo che tutti sembrano volerla, ho dovuto cominciare ad accennarla. Forse più che non piacermi non avevo spazio da consacrarle.

      Quanto a Mag, ci sono rimasta male, in realtà avevo già elaborato tutta la sua biografia e filosofia, che doveva entrare in parte in questo capitolo ma ho preferito tagliarla per non fare una successione di scenette e riassunti biografici.

      In ogni caso in questo racconto sto davvero scrivendo quello che mi piace, che poi venga fuori bene o piaccia anche agli altri resta tutto da vedere.

      Grazie, Napo è sempre un piacere leggere i tuoi commenti

  • Mi sa che ascolta ancora.
    Ciao befana,
    Gagliarda la vecchia. Bella la storia che racconta e come la racconta. Devo confessarti, ma probabilmente è un mio limite, che non ho capito subito che il padre aveva sciacallato il negozio. Si preannuncia un’altra storia che descrive l’avventurosa vita dei sentimenti, dove gli episodi raccontati sono un escamotage per farci vivere emozioni semplici ma profonde. Lo so, ho scritto una banalità, intendevo semplicemente che nelle tue storie conta sempre molto una garbata introspezione.
    Ciao ciao

    • In realtà il passaggio sul padre diventato ricco approfittando della Aryanisation della Francia di Vichy era parecchio più lungo, ma ho dovuto tagliare e piallare per rientrare nei 5000 ‘e si è ridotto all’osso.
      Sì, tu dici che nei tuoi racconti non succede nulla, ma nei miei direi ancora meno! 😉
      Grazie e a presto

  • La vecchiaia mi ha sempre impressionato (nel senso che mi ha sempre interessato ma più di tutto spaventato), forse è questo il perché ciò che dice la signora, nonostante di solito non mi piacciano le digressioni troppo poetiche, l’ho trovato fantastico. Con uno stile delicatissimo mi sembra tu sia riuscita a raggiungere un certo equilibrio tra la malinconia e una certa vitalità, nonostante non sia che uno sguardo a ciò che è inevitabilmente passato. Lo trovo molto realistico: nessuno si rassegnerà mai, in fondo, ad essere già morto.

    • Penso che nella vecchiaia quello che ci fa paura è di vedere l’annuncio della nostra 🙂
      Rassegnata non so, in ogni caso non spaventata, quando arriverà sarà il momento di ritrovare il suo compagno. In fondo è quello che conta, non quanti anni si sono vissuti ma arrivare all’atto finale senza rimpianti per non aver mai davvero cominciato a vivere.

      Sono felice che tu sia passato, così ti dico che al tuo terzo capitolo voto ma non commento. L’ho letto tutto ma ci sono troppe cose, e troppo diverse, non saprei proprio da dove cominciare a commentare. Ma continuo a seguire.

      Ciao e grazie

      P.S. Leggendoti non si direbbe proprio che non ami le digressioni poetiche 🙂

      • Sì, in realtà lo “spaventata” non era assolutamente rivolto a lei, sembra tutto fuorché spaventata e anzi il fatto che non sia spaventata mi ha fatto capire che intendeva beckett quando diceva:non ho paura di morire ma di non essere mai nato. per la verità c’ho rivisto anche una delle mie nonne. Comunque ho votato per lui che le riaccompagne e si trattiene ancora con loro perché è quello che avrei fatto anch’io anche se forse dal punto di vista narrativo è un po’ un punto morto.
        Comunque grazie di aver letto il mio episodio, un commento mi avrebbe fatto piacere, ovviamente, ma mi accorgo di aver scritto troppe cose e troppo nervosamente ahahah

  • Mi è sembrato molto interessato, curioserà. Anche se io farei scelte diverse 🙂
    Ciao befana,
    Sono un po’ indeciso su questo secondo. Fila, è scritto bene, ha belle immagini.
    Ma c’è qualcosa che me lo fa sembrare un po’ artificioso. Forse l’eccessivo interesse del ragazzo (forse sono bestia io), forse le righe dedicate alla descrizione fisica della vecchietta che mi sono sembrate un po’ troppe.
    Però mi piace la storia che racconta.
    A (s)proposito: ma dall’altra parte stai votando? Hanno fatto una chat su FB perché i messaggi non vanno. La stai seguendo?
    Io non ti posso votare e viceversa.

    Ciao a presto

    • Ma come, io che pensavo di aver fatto una descrizione, poetica, immaginativa, tu mi dici artificiosa. Rivedrò le mie aspettative verso il basso. 🙂
      Che ridere oggi ti sto leggendo e scrivendo dappertutto e con tutti i nomi/pseudonimi, altro che sdoppiamento della personalità!

      Volevo che ci fosse un vero contrasto tra l’apparenza “consunta” di Jackie e la sua personalità nonché biografia, forse perché non sopporto l”atteggiamento condiscendente che fa degli anziani delle specie di caricature, buoni o brontoloni, lenti, non più veri umani. Gli anziani sono prima di tutto individui, con la loro vita, esperienza personalità carattere, buoni o cattivi che siano.

      Quanto all’interesse del giovane, nella mia idea è il filo conduttore del racconto: uno che un po’ per diffidenza molto per paura degli altri evita normalmente di socializzare troppo ma, invischiato in una serie di incontri più o meno forzati, scopre che in fondo l’avventura e la scoperta sono nel fatto di conoscere gli altri.
      In ogni caso era la mia idea, non riesco ad immaginare che incontrando una donna che racconta una vita così si possa rimanere indifferenti. Forse perché a me è capitato tante volte, personaggi straordinari in cui ci si imbatte per caso: vecchi partigiani al tavolo di un caffè, barboni dal passato avventuroso incrociati su un binario, migranti con la vita sulle spalle (in un sacco della spazzatura) nel vagone di un treno.
      questo per spiegarti il mio punto di vista, fermo restando che sei liberissimo di non apprezzare il mio capitolo.
      Riciao ancora 🙂

  • Ho votato che riaccompagna le donne e torna alla ricerca della russa. Perché un’ssessione non passa tanto in fretta, neanche se si trovano cose nuove da conoscere.
    Bel capitolo, soprattutto bei personaggi.
    A differenza di altri commenti, io non amo l’inserimento dei link a spiegazione di alcuni termini. Mi danno l’impressione di stare leggendo un articolo interattivo invece di un racconto. Il bello di uno scritto è che può suscitare o meno nel lettore la curiosità di sapere di più su ciò di cui parla. È comunque un problema mio.
    Scrivi molto bene e in questo capitolo si vede.
    Sono d’accordo con Napo che la coerenza dei personaggi, sia del protagonista che di Jackie, non sia perfetta tra primo e secondo capitolo, ma è presto per dirlo: aspettiamo il proseguio della storia. Molti di noi hanno atteggiamenti incoerenti tutti i giorni.
    Io sono un gran chiacchierone, ma non attacco mai bottone per primo.
    Brava.

    • Scusa per il ritardo della risposta,
      è stata una settimana un po’ movimentata.
      Sui link sono un po’ ambivalente anche io. Qui in realtà è perché in origine avevo l’intenzione di abbinare una colonna sonora ad ogni capitolo ma per questo non l’ho trovata, quindi ho cercato di rendere l’atmosfera della Parigi dei Cabaret attraverso i link visivi. In realtà forse sono più d’accordo con te sulla pagina scritta senza collegamenti ipertesto ma ormai questo racconto l’ho impostato così.
      Sull’incoerenza, ho già detto più o meno la stessa cosa a Napo: probabilmente ho sbagliato nel delineare Yo nell’incipit, io lo intendevo più uno che evita la gente per imbranataggine e paura che per asocialità intrinseca. Tipo “la gente non mi ama quindi io non amo la gente” ma quando la gente gli va incontro scopre piacevoli sorprese. Che non sapesse dire di no c’erano già degli indizi: non ha saputo dire di no alla cugina e si è fatto invischiare nella festa.
      Ciao, Tom, grazie davvero

  • Ma che meraviglia questo capitolo! Dal primo mi ero fatto un’idea del racconto diversa, mi ero immaginato fosse molto più tendente all’ironico….e invece la descrizione di questa signora anziana è quasi commuovente! Sei stata veramente bravissima a descriverla, hai tutti i miei complimenti!
    Inutile dire che ho votato affinchè la riaccompanga a casa 😉

  • Le accompagna, sì, ma poi torna alla festa. Non lo farei navigare tra i cimeli, personalmente, a meno che la signora in vena di confessioni non sia parte integrante del plot. I cimeli sono tematici? La storia della signora è tematica? In caso contrario ne farei una bella toccata e fuga per tornare a cercare la russa…. 😉

    • In realtà non ho ancora chiarissimo cosa sia tematico in questo racconto. Cioè, gli incontri di personaggi interessanti sono il tema del mio racconto, il filo che deve riunirli tutti in una vera trama è ancora abbastanza work in progress.
      Le opzioni mi aiuteranno a delinearla. Spero. 🙂
      Dici che non si fa, di cominciare un racconto senza avere davvero la trama in mente?
      ormai è fatta. vediamo dove finirà 🙂
      Ciao e grazie sempre

  • Ciao Marè.
    Bel capitolo, anche se lo trovo per più versi spiazzante. Yo nel primo episodio appariva scontroso, per niente empatico, addirittura disturbato dalla presenza dei vicini, a meno della bella Irina o Olga o Comesichiama. Qui diventa garbato, ma non di quel garbato affettato frutto dell’educazione francese tutta Grazie & Per Favore, addirittura interessato alla ex-bella Jackie. Mi è difficile scegliere l’opzione perché non so se vuoi descriverci la metamorfosi di uno scontroso attraverso il nuovo personaggio di Jackie o ti sei solo cimentata nel bel cameo dell’avvizzita ex ballerina del Lido. Nel primo caso dovrei votare per la curiosità di Yo tra cimeli e souvenir, nel secondo dovrei buttare alle ortiche il personaggio di Jackie e tornare alla ricerca di Irina-Olga-Comesichiama. Voto per questa seconda ipotesi, anche se è un peccato ridurre a cameo un personaggio così vivido e così efficacemente presentato. La sinossi in effetti potrebbe anche far pensare che quell’Eppure finale sia tutto merito di Jackie, ma… boh… avresti comunque modo di far tornare Yo da Jackie, no?

    • Mi aspettavo un’obiezione come questa, anzi pensavo di riceverne più di una. In realtà io non immaginavo Yohan come uno che detesta la gente, solo uno che non ama gli obblighi “mondani” e piuttosto introverso, uno che pensa sempre che la gente non lo apprezzi e che non sa come relazionarcisi quindi spontaneamente non lo fa. Ho sicuramente sbagliato io nel caratterizzarlo nel primo capitolo, l’ho fatto troppo scontroso. Ad esempio (mi dirai che come al solito mi infiltro nei miei personaggi), io non sono affatto una che va verso gli altri, anzi, sono incapace di fare conversazioni “di circostanza”, di ascensore, ma se mi parlano non caccio via nessuno, non so respingere chi mi attacca bottone.
      Io penso che in ogni caso Jackie tornerà nella storia, non so ancora come.
      Grazie, Napo, sempre molto pertinente

    • Grazie, Anna, hai colto davvero il mio cruccio più grande: tenevo davvero a Jackie, alla sua vita e alla sua morale e al suo senso dell’onore, ai suoi amori, alle sue passioni, ma volevo riuscire a non appesantire il racconto, a lasciarlo comunque su un tono “leggero”, se dici che ci sono riuscita ne sono davvero felice.
      Ciao

  • “Le riaccompagnerà per cortesia ma ritornerà subito alla festa in cerca della bella ragazza russa” (umanamente credo che possa essere quella più giusta. Ci sarà tempo per incontrare di nuovo Jackie e Lea in seguito).
    La gentilezza di Yohan mi ha stupita piacevolmente; una persona che non sa dire di no a un anziano. Magari non solo per rispetto, ma anche per curiosità, dopo l’inizio dei racconti 🙂
    A presto!

  • Certo, c’è una grossa differenza tra la le bellezza di Jackie e quella della ragazza russa (come diavolo si chiama?).
    Immagino che il nostro Yo abbia modo di conoscere tante persone diverse che gli faranno ricredere sul suo stile di vita e sulla sua superficialità sociale…
    Mi avevi accennato al fatto di voler associare ad ogni capitolo una canzone e come idea non era affatto male. Per questo capitolo ti sei dimenticata o intendevi associare una canzone a un racconto intero?
    Vorrei concludere con un consiglio molto personale: nel primo capitolo si respirava tanto “l’atmosfera francese”: trasformerei questa cosa nel tuo cavallo di battaglia almeno in questo racconto. Canzoni, ambienti, nomi, modi di dire, modi di fare… Bombardaci di elementi che ci trasportino in Francia durante la lettura. Personalmente adoro questo genere di cose, ma è un consiglio molto soggettivo 🙂
    Ci sentiamo al prossimo capitolo! Bacioni :*

    • In realtà l’ho cercata un’infinità di tempo, la musica di fondo, ma niente mi soddisfaceva. L’unica che mi piaceva davvero era Offenbach, il suo cancan, ma faceva davvero già visto (sentito) troppe volte e un po’ troppo Moulin Rouge.
      Per l’atmosfera Paris by Night basta sfogliare il sito ufficiale del Lidò, avevo paura di fare un po’ troppo che stroppia. Magari la prossima volta oserò di più.
      Ciao Christian, grazie davvero

  • Chi vuoi tu!
    Perché ho avuto la sensazione che in questo incipit, molto gradevole e coinvolgente, tu abbia mantenuto la storia molto sul vago, forse aspettando i nostri suggerimenti per darle una direzione precisa. Boh, forse mi sbaglio, ma, per farti un dispetto :-D, non ti do indicazioni!
    Sempre bravissima. O forse sempre più brava.
    Ciao ciao

    • Non è esattamente come dici tu, forse è un po’ peggio XD
      Perché in realtà ho in mente un carosello di personaggi, ognuno con la sua storia, tra cui ogni volta fare scegliere a quale interessarsi, quello che non ho ancora è una vera trama di fondo che faccia dell’insieme un racconto, ma spero trovarla insieme ai lettori, Questa Irilga, che per me era più un pretesto, sembra interessare, forse sarà lei il trait d’union. Work in progress. 🙂
      Grazie, Moneta

    • Mi fa piacere,
      in effetti il più duro è proprio che vorrei mantenere un tono “leggero” e spiritoso, nonostante mi vengano in mente un sacco di soggetti più che seri. Bé, no, anche trovare una vera trama, non sarà facilissimo XD
      Grazie, Athelas, sei sempre molto gentile

  • Mio dio, bentornata 🙂 quanto mi sei piaciuta con questo incipit. Mi hai fatto tornare alla memoria altri tempi in cui vivevo una seconda vita.
    E Yohan mi ha catturato subito. La sua presunta unicita’ e’ magistrale.
    Questo anziano/a verra’ snobbato prima, ma poi sara’ preponderante: questo e’ il mio presentimento.
    Ti seguo 😀

    • No, dai, avversione per l’umanità mi sembra eccessivo, è solo “leggermente” introverso e asociale: la gente gli fa un po’ paura e pensa di non piacere agli latri, quindi preferisce starsene un po’ in disparte. A meno che non si tratti di belle fanciulle. 🙂
      Ciao e grazie

  • Mi è piaciuto molto questo incipit, in particolare il protagonista. Ho votato per la vecchietta, perché nessun vecchietto scontroso secondo me direbbe ” Mi scusi,giovanotto, per piacere”, di solito ti guardano male e borbottano cose. Il gioco di parole con i nomi russi mi ha fatto sorridere. Non vedo l’ora di vedere come se le cava il protagonista con Irilga, e di conoscere te attraverso le tue storie. Ti seguo.

  • Anziana signora in sedia a rotelle.
    Bentornata befana,
    Un bell’incipit, mi è piaciuto proprio. Le uniche periferie francesi multietniche che ‘conosco’ sono quelle del signor Malaussène di Pennac. Basta che nelle tue nom ci siano burloni che scuiano suore e parti già in vantaggio.
    Ciao a presto

    • Non si sa mai, la signora potrebbe avere una carabina nascosta nella sedia a rotelle Ahaha
      La Belleville di Pennac è proprio il tipo di quartiere a cui pensavo quando ho avuto l’idea di questo incipit, un po’ quello e un po’ le storie di Benni. Ho in mente un universo di personaggi tra la caricatura e la realtà, tra il serio del reale e il faceto dei sogni. Sapendo che di Belleville quella vera non conosco nulla e che questa periferia sarà al sud e volente o nolente ogni tanto somiglierà a quella in cui vivo.
      Non mi resta più che trovare un minimo di trama che leghi i personaggi e il modo di scrivere il tutto senza che diventi pesante pedante o semplicemente privo di interesse. Niente di complicato insomma. (risata)
      Ciao e grazie, sono molto contenta che ti sia piaciuto

  • Bello questo primo capitolo! Il modo di vedere la vita del protagonista è descritto in maniera molto chiara e mi piace anche quel filo di umorismo che c’è in tutto lo scritto 🙂 Ho votato per lo scontroso anziano, giusto per “spremere” ancora di più la pazienza del protagonista!

  • Ho votato per l’anziana signora.
    Finalmente ti leggo. I tuoi commenti sul mio lavoro sono stati spesso lusinghieri e avevo voglia di commentarti. Ti chiedo scusa se non l’ho fatto con il tuo precedente racconto, ma era già finito e desideravo tanto poter leggere e interagire con te, come tu hai fatto con me.
    Passiamo a questo incipit. Singolare l’idea di metterci una colonna sonora, sottolinea il tuo stile che tende al cinematografico.
    Storia ben presentata e personaggi abbozzati con chiarezza.
    Lettura scorrevole, scrittura dettagliata, in alcuni punti forse un po’ troppo per i miei gusti. Non è un problema tuo, ma se si mettono a confronto il tuo è il mio stile, si può notare che, per certi versi, sono agli antipodi. Io tendo a essere più essenziale, tu più particolareggiata. È normale quindi che io trovi il tuo stile “abbondante”, se mi passi il termine. A scanso di equivoci voglio però specificare che scrivi molto bene e che quello che ho letto mi è piaciuto molto, il discorso sullo stile è solo una tua particolarita e non un difetto.
    Io spero tanto che Yo riesca a interagire con Irolga. Sono curioso di leggere come descriveresti un bacio appassionato, visto che ti è piaciuto come l’ho fatto io. A presto.

    • Sai che quando ho visto la mail che mi notificava un tuo commento ho avuto un po’ paura? 🙂 Leggo ogni tanto i tuoi commenti ad altri racconti e sono sempre particolarmente precisi e rigorosi, soprattutto sulla punteggiatura e quella davvero mi fa difetto.
      In ogni caso commento molto gentile, ma mi ha sorpreso: considero la mia scrittura sempre troppo scarna e tu la dici molto dettagliata. Poi ho pensato in particolare agli ingredienti dell’insalata o la tirata sulle libagioni. Volevo rendessero la scena un po’ più reale, vissuta, ma forse hai ragione sono un po’ ridondanti.
      Interagire con Irolga penso che succederà, ma non so quando e non so se come Yo vorrebbe.In compenso, non sono sicura che leggerai descrizioni di baci appassionati: sono riuscita a scrivere un rosa intero senza narrane uno solo. 🙂
      Ciao e grazie

      • Di nulla. Eh no! Se devi descrivere un incontro amoroso, un bacio appassionato è d’obbligo.
        Addirittura paura! Mi rendo conto che tendo a puntualizzare i dettagli, se lo faccio è sempre per critica costruttiva. Se me la prendo con la punteggiatura è perché io pure ci devo stare molto attento. Di mio non la gestisco così tanto bene.
        Più che l’insalata di pasta, io avrei tagliato la descrizione del quartiere all’inizio. Il concetto del quartiere popolare è stato ribadito e sottinteso più d’una volta. Si tratta sempre e comunque di gusti personali e di sottigliezze.
        Non ho guardato troppo la punteggiatura, se vuoi mi ci metto :-).

        • Rileggendolo alla luce del tuo commento, hai ragione il concetto è espresso più volte, da un lato volevo ben sottolineare che, almeno nelle mie intenzioni, il quartiere e i suoi abitanti sono i protagonisti del racconto, dall’altro avevo tanto faticato a trovare un’immagine per il doppio senso di popolare (all’inizio mi era venuto il gioco di parole in francese, perché la “soupe populaire” è la mensa dei poveri) che non ero disposta a rinunciarci. Ma hai ragione tu, il concetto è ulteriormente ribattuto dalla frase di Mag. Il troppo stroppia. Per la punteggiatura, la prossima volta 😉
          Ciao

  • Ciao,e auguri per questo nuovo racconto. Io,al contrario del giovane,sono per incontri incasinati,sia tra vicini che no. Di solito si cominciano belle avventure, che non devono essere necessariamente lunghe. Ho votato per “chiunque sia”, tanto andiamo da Irina.
    Ti auguro ideee interessanti, e per rimanere al breve, una buona domenica

  • Ciao Befy,
    davvero un bel ritorno questo 🙂
    molto bella l’idea di darci subito una canzone da associare alla lettura (è un caso che ci suggerisci nuovamente una canzone francese o ti piace la discografia dei nostri vicini di casa? o hai scelto quella canzone perché il racconto è ambientato in Francia?).
    Carino anche il continuo scambio di nomi per la studentessa francese 😀
    Mi identifico molto nel protagonista. Per il prossimo capitolo ho votato l’anziana signora per il semplice motivo che le donne di una certa età mostrano un inquietante interesse feticista nei miei confronti. Davvero. E siccome mi immagino il tuo protagonista con la mia faccia allora non faccio fatica a pensare che il misterioso interlocutore sia una grinzosa vecchietta.
    Un bacione, ciao! 😀

    • Bé Christian, le donne d’esperienza hanno il loro fascino, non lamentarti! 😉
      La risposta alla tua domanda sulla musica francese è molteplice:
      nel capitolo finale dell’altro racconto contava solo il testo. Les mots d’amour dice in modo arguto e intelligente uno dei temi del mio racconto: le frasi d’amore altisonanti non servono a nulla, contano molto di più i piccoli gesti condivisi ogni giorno.

      Per questo racconto l’idea di associare una canzone a ogni capitolo me l’ha data Moneta in un commento al finale di Alice, citandomi la chanson des vieux amants di Brel, mi sono ricordata quant’è bella e ho pensato che vorrei trovarle spazio in questo racconto.

      Gli incontri ravvicinati li ambiento in Francia perché è lì che è nata la festa dei vicini e perché i quartieri multietnici hanno una più lunga tradizione che in Italia. Infine, abitando io nel sud della Francia ormai da ben 16 anni, conosco meglio storie e figure di questi luoghi che della mia natia pianura padana. Stessa cosa per le canzoni della radio, e poi mi dicevo che le canzoni locali si adattavano meglio al racconto, ammesso e non concesso che io riesca a trovare una canzone per pagina!

      Insomma, ti ho scritto un romanzo per rispondere a una semplice domanda, ma ecco.
      Grazie di esserci,ciao

      P.S. Ma se ti riconosci in Yo, avresti dovuto mandarlo spedito dalla russa non dalla vecchia, poverino! 😉

  • Un’anziana signora… anche se il protagonista sembra interessato a incontri di altro tipo; a proposito, “Irilga”: è bastato questo a inquadrare il protagonista, la sua repulsione a ricordare i nomi dei vicini, tanto non ci avrà mai a che fare. Leggendo questo incipit, ho sentito la nostalgia del tuo racconto precedente come se, chiudendosi, Marezia fosse rimasta ancorata a quelle pagine. Poi ho capito. Hai la straordinaria capacità di dare vita ai tuoi personaggi senza, però, sostituirti a loro; consenti loro di esprimersi come se fossero veri e non “personaggi” creati dalla tua penna. E ammiro la tua bravura nel tracciare personalità maschili così credibili, come te anch’io scrivo di ciò che conosco e prendo me come unico riferimento perché, come il tuo protagonista, i rapporti umani per me sono pura fantascienza. Ho difficoltà a dare a ciascun personaggio la propria voce, il bello di questa piattaforma è la possibilità di incontrare autori come te con cui confrontarsi. Complimenti e grazie.

    • Sei troppo buona, Anna,
      quanto ai rapporti umani, non sono particolarmente socievole nemmeno io, la mia opinione sulla festa dei vicini non è molto dissimile da quella di Yo (anche se partecipo ogni anno), ma le nostre similitudini si fermano lì, almeno lo credevo. In realtà, visto che nell’ultimo racconto sembravano essere troppi a pensare che Eva fosse in realtà me, ho cercato un protagonista che fosse davvero distante dall’autrice. Ma Napo mi ha già accusato di avergli comunque attribuito un lavoro legato al mondo della scrittura. Forse non sono ancora poi così capace di scrivere e creare personaggi e situazioni “altre”. 🙂
      Felice di rileggerti, allora ricomincerai un racconto qui oppure ancora no?

  • Promettente, scorrevole, personaggi interessanti, brava. Indovina quale ho votato? Mi delude un po’ l’assenza dell’avviso “storia per adulti” 😀
    Bella anche la colonna sonora, e il video XD

    p.s: non ho potuto fare a meno di immaginare le provenienze etniche dei protagonisti e dei vicini… curiosità, in Francia ci sono ancora molti “bianchi” nei quartieri “popolari”?

    • hai votato il vecchio scorbutico, sicuramente, no? 😉
      Non avevo pensato a te inserendo la canzone, ma in fondo il voyeurismo dalle finestre è forse il blando antenato delle cam, XD
      nel primo capitolo non credo di aver messo nulla che non possa essere letto da chiunque, anche se dubito che un bambino possa essere interessato, al caso metterò l’avviso più avanti.
      Quanto alla tua curiosità: esistono bianchi squattrinati? parecchi. E anche tra i francesi non “de souche”” come dicono i difensori della” razza” sono rappresentati tutti i colori di pelle e di capelli. Il quartiere della mia storia vuol essere un quartiere popolare, povero e non glamour, ma in ogni caso non una banlieu dura tipo Clichy sous Bois o i quartieri nord di Marsiglia. Ne conosco poco o niente e non pretendo fare un documentario sulla giungla urbana.
      Io abito una città relativamente piccola, abito a fianco di una cité, ci abitano persone di tutti i tipi, una parte dei residenti vive sicuramente di attività illegali, gli altri no, è un posto tranquillo e piuttosto calmo. Anche se penso che nessuno vi abiti per scelta: è una delle zone della città a più alta densità di miseria e precarietà. E tra miseri e precari ci sono parecchi bianchi.
      Ciao Dejavu

    • Confesso che ho detto Grumwalski chi? Poi, grazie Google, ho capito. No, non pensavo proprio alle banlieue de La Haine, piuttosto alla Belleville di Pennac.
      Non sarà una città vera (all’inizio avevo pensato a Nizza, ma dopo la strage di luglio il clima vi è particolare), e non sarà un quartiere ghetto violento. Solo un quartiere modesto di una città del sud della Francia. In ogni caso era la mia idea, poi si vedrà.
      Anche io trovo che il titolo sia la cosa più riuscita. Ciao

  • Ciao, incipit interessante. Solo una cosa: siamo in Francia, ho capito bene? Se non mi sono persa qualcosa (altamente probabile) non lo hai detto chiaramente, ma poi i “bonjour” e “mon petit” fanno pensare a questo. Molto bello il modo del protagonista di interpretare i vicini, siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Io, personalmente, non mi sarei neanche presentata alla festa. Mi piace meno l’ambientazione francese, ma questione personale. Ti seguo, bravissima! 😀

    • Sì, una ipotetica città del sud della Francia. Almeno due ragioni (ma forse anche di più): la festa dei vicini è nata a Parigi, non ero sicura fosse diffusa in Italia, e soprattutto, il sud della Francia è dove abito ormai da tanti anni. Conosco meglio l’attualità e la gente da questo lato delle Alpi che dall’altro ormai. Tutti i miei racconti, almeno quelli in cui l’ubicazione è definita, si svolgono o in Emilia o in PACA, preferisco scrivere di quel che conosco almeno un po’, è forse un mio limite, ma non so se lo supererò mai.
      La colonna sonora non l’avevo mai messa, usavo solo i link a canzoni o cose citate nei testi, ma l’altro giorno ho risentito questa canzone alla radio e la trovavo adatta a questo tizio che ignora i vicini ma apprezza le vicine 😉
      Ciao e grazie dei complimenti

  • Ciao e bentornata, Befana 🙂
    Interessante il tuo incipit, e anche divertente. Hai saputo ben delineare, in poche righe, la personalità del nostro protagonista e le sue paturnie riguardo il rapportarsi con la gente.
    Ho votato per la vecchia signora, solo una di questa categoria potrebbe rivolgersi a qualcuno con “mi scusi, giovanotto” 🙂
    seguo, ciao e a presto.

    • Mi dite tutti la stessa cosa, ma vi assicuro che qua tra i transalpini “jeune homme, mon garçon” eccetera li usano anche i vecchietti per rivolgersi ai giovinastri.
      Ma ben venga la nonnina.
      Sì, di paturnie sembra averne parecchie, il giovanotto XD
      Ciao Danio e grazie

  • Eccomi ancora qui a seguirti.
    Come mio solito non esprimo giudizi al primo capitolo. Però hai sempre il vezzo di inserire personaggi che hanno a che fare col mondo della scrittura, anche se qui si parla di adattamento grafico di un romanzo (e per me è un vizio più che un vezzo, te l’ho detto).
    La frase finale – tutta – fa pensare a un’anziana signora seduta. Un uomo, per quanto anziano e rimbambito, non userebbe mai “giovanotto” e “mon petit”.

    • Non scrive, disegna e fa creazioni grafiche. mi serviva un profilo di lavoratore autonomo che lavora al proprio domicilio servendosi di un pc. Quanto al vizio/vezzo, confesso che cerco di scegliere percorsi professionali che mi siano familiari o almeno non del tutto sconosciuti: non sopporto film o romanzi incentrati su chirurghi, psichiatri, avvocati, poliziotti assolutamente irrealistici e incredibili. Diciamo che cerco di andare sul sicuro? Poi lo volevo un po’ geek Yo, è il mestiere perfetto.
      Quanto all’ultima frase, non sono d’accordo: non so quanto tu conosca i francesi, ma i vecchietti usano moltissimo “jeune homme, l’ami, mon garçon, mon petit”. Pensa che mio suocero talvolta chiama suo figlio “mon lapin” (coniglietto) o “ma biche” (cerbiattina mia). A me fa ancora un certo effetto, dopo anni. 🙂
      In ogni caso, sì, la vecchietta era la mia idea originale, ma ho eguale considerazione per le altre due opzioni.
      Grazie come sempre della tua attenta analisi

    • Come ho scritto a Napo, i francesi di una certa età usano parecchio “jeune homme, mon garçon,…” non è una prerogativa delle nonne, ma sei liberissima di sentire di più la vecchietta.
      Non so dove andrà a parare il racconto, mi ispirava l’idea di un carosello di personaggi,, vedremo se me la caverò.
      Grazie Maria

  • Un anziano scontroso…
    Incredibile, pensavo a te, stamattina. Mi dicevo che, se nessuna di noi due avrebbe scritto qualcosa di nuovo, non ci saremmo più parlate, solo incrociate commentando altri … mi fa piacere che tu sia tornata, perchè io non lo avrei fatto e amen.
    La storia m’intriga, potrebbe assumere risvolti di ogni tipo… dall’attenggiamento melodrammatico di “Perfetti sconosciuti” al fanatasioso mondo di Amelie. Sono curiosa di vedere cosa inventerai. Un microcosmo come scenario è l’ideale per raccontare il malessere di un macrocosmo – la società – attraverso l’indagine dell’animo umano. Per cui bene, ma da te me lo aspetto.
    Seguo, brava, eccetera 😉

      • Che ridere: ho ricevuto unicamente la notifica di questo tuo secondo commento e sono corsa a rileggermi il capitolo per vedere dove avessi sballato un congiuntivo, prima di riflettere al fatto che non potevano esserci frasi dal soggetto “nessuna delle due”. Quando ho aperto il sito ho scoperto che c’erano altri commenti e svelato l’arcano.

        Quanto al racconto, in realtà non so dove vorrei andare a parare, l’idea era quella di un racconto corale a metà tra l’universo di Benni e quello di Pennac (per capire il genere, mica per pretendermi al loro livello). Il palazzone popolare sarebbe la scusa per una serie di personaggi totalmente fantasiosi e un po’ stereotipati ma con chiari riferimenti alla realtà sociale. Il tutto, spero, tenendo comunque il filo di una trama e possibilmente restando su toni allegri. Anche se più penso alle periferie, specie quelle francesi, e più mi vengono in mente storie e personaggi drammatici. Vedremo, il fatto è che mi sono resa conto che le storie che riesco a portare a termine sono solo queste qui, con una scadenza e dei riscontri periodici. Quando scrivo in libertà mi areno.
        Grazie per il titolo, piace molto anche a me.

  • Non so perché ma mi sono subito immaginata una voce di donna, e quindi donna ho votato.
    Non appena ho finito di leggere La domanda di Alice ho controllato che quel titolo comparisse ancora sotto il tuo nome, cioè che tu non avessi cominciato nessun’altra storia. Ed ecco che, pochissimo tempo dopo, l’ultimo racconto pubblicato è di befana profana. Meraviglia!
    Già mi piace, davvero. So che non mi deludi mai e sono pronta per la nuova avventura 🙂

    • grazie dell’immeritata fiducia ma non aspettarti troppo: per ora ho in testa davvero solo questo incipit, non so proprio cosa verrà dopo.
      Vorrei riuscire a offrire per ogni capitolo tre vere opzioni diverse e divergenti e seguire la scelta di chi legge senza però perdere il filo (che per ora non esiste), non garantisco nulla.
      Ciao, Chiara, troppo gentile come sempre

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