Ewan

Nigeria

Ewan sta per perdere i sensi, e la vita le passa davanti agli occhi. Soprattutto rivede gli ultimi mesi, da quando suo fratello Osagie le aveva presentato quello straniero: «È un brav’uomo, ti porterà via da tutta questa povertà».

Le aveva portato in regalo un paio di scarpe mai viste; erano bellissime! Chiese a suo fratello, che faceva da interprete: «Posso indossarle subito?»

Le dissero di sì. Ringraziò tantissimo lo straniero e imparò subito il suo nome: Alberto. Quel giorno mangiarono riso con carne e pesce; tanta carne e tanto pesce, che ne portarono a casa in abbondanza.

Alberto e Osagie parlarono con i suoi genitori, discorsi per uomini a cui Ewan non poteva partecipare. Ma lei immaginava bene di cosa si trattasse; infatti non avrebbe potuto lasciare il villaggio senza il loro benestare. Stavano trattando le condizioni per la sua partenza e, con tutto quel ben di Dio che avevano portato a casa, il consenso arrivò senza problemi.

Fecero una grande festa in onore di quello straniero; invitarono i parenti più stretti per condividere il cibo e ballarono fino al tramonto. Lei preparò la valigia con le sue poche cose, e in mezzo ci nascose qualche decina di migliaia di Naira, che erano tutti i suoi risparmi.

Alla mattina Ewan salutò i genitori, triste ed eccitata nello stesso momento, e partì per Abuja con Osagie e Alberto. Fu un viaggio di alcune ore su strade sconnesse, ma per fortuna lo straniero aveva un fuoristrada. Durante il tragitto Alberto le descrisse l’Italia e lei provò a immaginarla: con le colline, ma senza la foresta, le strade illuminate, l’inverno freddo, ma freddo davvero, campi coltivati dappertutto e alberi da frutto, città piccole, tanti villaggi molto vicini.

Arrivarono alla capitale. Abuja le sembrò grande e caotica, più grande e più caotica di come appariva nei film che aveva visto a casa degli amici che avevano il televisore. Si sistemarono in un grande appartamento, dove c’erano altri giovani come loro.

Alberto era molto gentile; comprava sempre tante cose da mangiare ed Ewan si gustava la gallina, il pescegatto, la mucca… tutte prelibatezze di cui spesso conosceva solo gli ossi, la testa o le zampe. La portò al mercato, dove trovarono un abito bellissimo; e tante mutande, e i reggiseni! E un altro paio di scarpe. Nel frattempo il fratello aveva già preparato i documenti per il passaporto e per il visto.

Osagie le disse: «Alberto ti vuole sposare, una volta arrivata in Italia». Ewan arrossì, non le sembrava vero di poter sposare un uomo così gentile e ricco. Il fratello continuò: «Mi ha già dato centomila Naira da spedire ai nostri genitori». Non ci poteva credere, era felicissima! Accettò di dormire con Alberto e facevano l’amore ogni notte con tantissima passione!

Poi arrivò la notizia che la rattristò: il passaporto era pronto, ma l’ambasciata italiana non aveva concesso il visto.

«Non ti preoccupare,» le disse Osagie; «ti facciamo arrivare in Italia lo stesso, con la nave».

«Ma io ho paura del mare, non so nuotare!»

«Non ti preoccupare, Ewan; andrà tutto bene!»

«Ma tu vieni con me?»

«Non posso; io devo restare ad Abuja».

«Per favore…» quasi si metteva a piangere; si abbracciarono.

Alla mattina successiva c’erano alcune corriere pronte a partire per la Libia; si riempirono di uomini, donne e bambini, bagagli e cibo. C’era gente Igbo e Yoruba, ma la maggior parte era gente Edo come lei. Ewan aveva paura perché non conosceva nessuno, ma non voleva mostrarsi debole con Alberto. Lo abbracciò e lui la salutò nel suo dialetto; forse erano le uniche parole che conosceva di lingua edo, ma le bastarono per farsi forza.

Durante il viaggio nel deserto Ewan conoscerà una persona in particolare. Di chi si tratta?

  • Un uomo. (14%)
    14
  • Una donna un po' più vecchia di lei. (7%)
    7
  • Una giovane donna come lei. (79%)
    79
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152 Commenti

  • Ciao Achillu, beato te che sei giunto in porto e con molto onore! Bello anche che tu abbia voglia di ricominciare subito. Il mio voto per il tuo sondaggio è: Polesine. Questo perchè immagino che tu possa essere legato a questi luoghi, che fra tutti i luoghi italiani, hai citato. Però anche l’Universo… fantascienza? Polesine, fantascienza, sarebbe ottimo. A presto.

  • Contentissimo del finale 🙂 non frequento più the incipit da anni ormai ma sono tornato con piacere a leggere gli ultimi capitoli di questa storia. Considerando la struttura di questo sito che spinge a tanti capitoli brevi devo dire che hai fatto un ottimo lavoro riuscendo al contrario a creare una storia “corposa” e ben sviluppata.
    I miei complimenti 🙂

    • Ciao MarcoG.

      Beh, non è tantissimo: solo un anno e mezzo. Praticamente non frequenti più la piattaforma da quando l’ho lasciata anch’io. Direi che è il momento di tornare, che dici? 😉

      Grazie mille per essere tornato per terminare di leggere il mio racconto, mi hai fatto un bellissimo regalo. Sono sinceramente commosso.

      In stile THe iNCIPIT, provo a fare un sondaggio. Il mio prossimo racconto dove vorresti che fosse ambientato:
      In Polesine/Veneto
      Nel resto d’Italia/d’Europa
      Nel resto del mondo/dell’Universo

      Spero che tu voglia partecipare. Alla prossima, spero 🙂

  • Ciao, Ewan.
    Un finale positivo, di certo. Forse pure troppo, per i miei gusti.
    Adesso che hai terminato, l’impressione è che la storia abbia patito un po’ le pause e sia risultata poco organica, con variazioni marcate di stile dalla parte iniziale a quella finale. Io comunque preferisco l’impostazione che hai dato all’ultima parte, i primi capitoli, te l’avevo scritto, mi parevano troppo asettici. È una mia limitazione sulla quale dovrò indagare quella di non sopportare i cliché sui carabinieri. A parte che un discorso simile, di auto-scherno, penso che sia decisamente improbabile nella bocca di un maresciallo. No, quella parte non mi è piaciuta, mi pare alla stregua di una barzelletta triviale.
    Anche l’happy end non è troppo nelle mie corde, in parte perché si catapulta da un capitolo all’altro senza che possiamo apprezzare alcuna evoluzione da un lavoro precario e umile fino a un lavoro di prestigio, il culmine di un percorso di integrazione di cui non sappiamo nulla! A quel punto, dato il poco spazio, avrei considerato di far solo intuire o immaginare un radioso futuro.
    In ogni caso, complimenti e auguri per la fatica terminata.
    Ciao, a presto.

  • Un bel finale, Achillu,
    Ewan ha trovato la serenità e una vita appagante. Mi è piaciuto, forse alleggerirei certi passaggi un po’ pomposi. Ad esempio, invece di “non può evitare che gli occhi le brillino”, semplificherei in “gli occhi le luccicano (o si inumidiscono, o tremano, o quel che vuoi) al pensiero”. E anche “In quelle poche parole nasconde la consapevolezza della legge italiana, che obbligherà” lo alleggerirei tipo “Ewan sa già che l’iter obbligherà, o che la ragazza sarà obbligata a subire…”
    Ben arrivato in porto! 🙂

    • Ciao MrsRiso.

      Grazie. Leggendo i commenti, anche il tuo, mi rendo conto che il mio modo di immaginare il finale è diverso da quello atteso. Dietro al tuo commento in particolare trovo un’intuizione su ciò che avevo pensato, come epilogo, dietro a questa opzione. Quindi mi sa che un po’ ti deluderò e un po’ ti accontenterò 🙂

      Ho visto che è arrivato il tuo nuovo episodio. Vengo a leggere tra poco.

      Alla prossima.

  • Ciao Achillu, dopo aver votato, ho constatato con sorpresa. che tutti, proprio tutti hanno optato per una Ewan single
    Felicemente single, immagino. Un segno dei tempi
    I miei coplimenti per aver rappresentato molto bene il mondo femminile e il suo punto di vista molto peculiare. Aspetto un tuo nuovo racconto

    • Ciao Cactus.

      Benvenuta e grazie per essere passata. Grazie anche per aver letto ben nove episodi tutti di fila. Non mi aspettavo il complimento che mi hai fatto e mi fa immensamente piacere. Mi inchino, come fa l’autore di teatro alla fine della rappresentazione insieme al cast, e ti ringrazio per la terza volta.

      Ho “abilmente nascosto” tre diversi finali dietro ognuna delle domande. Sono un po’ in ritardo nella stesura, per imprevisti impegni di lavoro. C’è un’altra cosa che mi ha stupito, più del fatto della scelta di “Ewan single”, cioè che in tanti (per lo meno: chi è rimasto a leggere fino alla fine) avete fortemente voluto un lieto fine per la storia.

      Per il prossimo racconto forse passerò a un protagonista maschile. Spero di non deludere le tue aspettative.

      Ciao e ala prossima.

  • Sola, che rifletta e progetti un po’ la sua vita, invece di farsi sballottare di qui e di là.
    Il capitolo è piacevole, finalmente un po’ di serenità e normalità per questa povera ragazza, l’unica cosa che non ho capito è come faccia prendere l’appuntamento con le coinquiline se ha cestinato il biglietto con il loro numero. Mi sono persa qualcosa.
    Ciao

    • Ciao Befana.

      Ewan cestina il numero di Ange e Carine perché ha già preso appuntamento con Neila e le sue compagne d’appartamento. Non mi erano rimasti molti caratteri per approfondire la cosa, purtroppo. Un modo per far capire che Ewan, per l’appunto, è stanca di farsi sballottare di qui e di là e vuole prendere davvero in mano la propria vita.

      Grazie per aver apprezzato.

      Alla prossima.

    • Ciao Louise.

      Avevo tre possibilità, a seconda della scelta della maggioranza.

      La mia preferita sarebbe stata “Ha trovato un altro lavoro per conto suo”; avrei interpretato questa scelta come un desiderio, da parte del pubblico, di vedere Ewan attiva e non più passiva nello scorrere degli eventi.

      La maggioranza invece ha scelto il biglietto da visita, anche questo piombato casualmente nella vita di Ewan senza che lei avesse fatto nulla per trovarlo. Quindi ho dato un taglio più basso nella stesura di questo episodio, interpretando la scelta come “mi va bene che Ewan sia fortunata”.

      Grazie e alla prossima.

  • Ciao Achille,
    ammetto di non conoscere il carattere di Ewan, ma ti esprimo il mio dubbio comunque: con tutto quello che le è successo, i colpi bassi che ha subito da gente di cui si fidava, mi sembra strano che lasci tranquillamente una sconosciuta (che dice di essere giornalista, ma chi lo può giurare?) registrare il suo racconto così. Io al posto suo un po’ di diffidenza l’avrei, anche un bel po’.
    Ho scelto l’opzione “telefonata” del biglietto da visita 😉

    • Ciao Bef.

      Ma sai che non hai tutti i torti? In effetti il ragionamento fila. Diciamo che il fatto che sia stata aiutata da Benedetta a superare il momento di difficoltà può aver influito positivamente sul suo lasciarsi andare.

      Ah, nella mia testa il documento che Benedetta fa vedere al capotreno è il tesserino di giornalista. Potrebbe benissimo averlo mostrato anche a Ewan.

      Grazie mille e alla prossima.

    • Ciao Mrs. Riso.

      Avevo scritto la prima versione dell’episodio pensando che avrebbe vinto “una donna”, invece… però non ho voluto rinunciare a Benedetta; anzi, come dicevo a Jaw, mi piace quasi di più l’episodio così com’è venuto fuori dal voto della maggioranza (scusami… so che avevi votato per “una donna”).

      Grazie e alla prossima.

      • Ciao, Achillu. Scusa se mi permetto, però il gioco è anche questo: adeguarsi alla scelta della maggioranza. Tu l’hai fatta arrivare direttamente a Milano, opzione vincente, e poi le hai fatto conoscere una donna, opzione perdente. A mio parere avresti almeno dovuto aspettare al prossimo capitolo, se volevi ripescare un’opzione che non aveva vinto. Ma lo scrivo non tanto per noi lettori, a noi cambia poco, quanto per la possibilità che hai tu, autore, di metterti alla prova, anche riscrivendo un intero capitolo. In genere scrivo un capitolo alla volta, in pochi casi ne ho scritto più di uno e quasi sempre ho dovuto riscrivere completamente i capitoli successivi, per via di scelte che sono andate in una direzione che non mi aspettavo. In un caso, per errore, ho aggiunto un’opzione perdente insieme a quella vincente e me ne sono scusato. Le opzioni, a meno di pareggi, sono esclusive, spetta all’autore scriverle in modo tale che sia in grado di gestirle, qualunque sia quella vincente.
        Biglietto da visita, ma sono un po’ deluso 🙁
        Ciao, a presto

        • Ciao Jaw.

          Mi dispiace molto quando qualcuno si sente deluso per qualcosa che ho fatto e quindi spero sempre che si tratti di un equivoco.

          Io mi sono sempre adeguato alla scelta della maggioranza e per farlo mi sono trovato a riscrivere gli episodi per adattarli alla scelta del pubblico. Per esempio, l’episodio precedente avevo iniziato a scriverlo con Ewan che telefona al fratello il giorno dopo e non la sera stessa (mi sembrava troppa roba per una sola giornata). Però la maggioranza ha deciso che dopo la telefonata Ewan si sarebbe fermata dagli Imomoh, per cui me la sono dovuta cavare così com’è venuto fuori.

          Lo stesso per questo episodio: avevo iniziato a scrivere con Ewan avrebbe incontrato Benedetta (o Riccardo) sul treno per Milano, invece la maggioranza ha scelto diversamente, per cui ho dovuto scambiare le due scene. E ribadisco: meno male che la maggioranza ha scelto diversamente, così ho dato un ruolo diverso a Benedetta e anche al libro di Buchi Emecheta. E ho scelto Benedetta perché è stata la seconda opzione più votata; se fosse stata “un uomo” avrei scelto Riccardo. Inoltre, lo scambio delle scene mi ha dato l’idea finale per l’ultima domanda (con la prima stesura non avevo idea di cosa scrivere come opzioni).

          Con questo spero di aver dissipato i tuoi dubbi. Se c’è ancora qualcosa che non ti è chiaro chiedi pure e provo a risponderti.

          Grazie e alla prossima.

          • Ho l’impressione di non essermi spiegato bene io. Ci provo: diciamo che le scelte sono Rosso o Giallo o Verde, io inizio a scrivere il capitolo mettendoci “Rosso” perché sono convinto che vinca. Poi però vince “Giallo”. A quel punto, “Rosso” *non deve* esserci nel capitolo, quindi lo riscrivo daccapo, mettendoci solo “Giallo”. Questo perché le opzioni sono mutuamente esclusive, altrimenti potrei mettercene sempre due o addirittura tutte e tre. Nulla ti vieta di mettere “Rosso” e “Verde” nel capitolo seguente, avendo cura di non metterli come opzioni esclusive nella nuova votazione. Non so, io interpreto le opzioni in questo modo, poi magari mi sbaglio. Però… un “OR” non è un “AND” 😉
            Poi ci sono i modi per semplificarsi la vita, ad esempio, metti le tre opzioni “Bianco”, “Nero” e “Bianco *AND* Nero”, così sei certo che non avrai un pareggio. Io qualche volta l’ho fatto 😉
            Ciao, a presto

            • Aaaaaah! (Stupore, non spavento)

              Ok, ho capito male io, scusami.

              Sì, ho fatto una cosa simile a quello che dici tu anch’io nei primi episodi, però ora non ho molti altri episodi a disposizione per cui ho pensato di dare spazio non solo all’opzione vincente ma anche alla seconda classificata.

              Non pensavo che fosse un problema. Nella mia testa immaginavo che il pubblico decidesse l’ordine delle scene, non le immaginavo mutuamente esclusive. Comunque per il prossimo episodio mi sembra evidente la mutua esclusività.

              Grazie e alla prossima.

  • Sono tornata da poco, mi incuriosce il tuo racconto per il tema che tratti. Ho letto le scene infila, per me questo è in vantaggio, si comprendono meglio le scene e i personaggi. Vorrei lasciarei ancora un po’ di spazio a Ewan e farle incontrare una donna.
    Magari una perfetta sconosciuta dal passato dejavù…..ma questo è solo una mia idea, tu vai pure avantie se non ti dispiace io seguo!

    • Ciao MrsRiso.

      Bentornata e grazie per essere passata dal mio racconto.

      Ho visto che anche tu sei rimasta assente per un anno, proprio come me. Saranno contenti i gestori di questa piattaforma? Tra le cose da fare mi ero già segnato di leggere il tuo racconto e lo farò al più presto.

      Ti anticipo che la donna sarebbe una sconosciuta, ma nell’economia del racconto non ha un passato. Non aggiungo altro.

      Alla prossima.

    • Ciao Jaw.

      Grazie per essere passato.

      Ti confesso che ho già scritto il prossimo episodio, la scelta del pubblico stabilirà in che ordine presenterò le scene 🙂 Così come è avvenuto per questo episodio, del resto.

      Anzi, vi ringrazio perché le vostre scelte (e tu hai sempre votato con la maggioranza) in questi ultimi episodi sono state diverse dalle mie e devo dire che il racconto mi piace di più così di come l’avevo pensato io.

      Alla prossima.

  • Ciao Achillu,
    andiamo a Milano direttamente e vediamo lì cosa succede. Certo che ne ha avuto di sfortuna qusta ragazza. L’unica cosa che ho trovato un po’ … Stereotipata, il fatto che gli Imomoh vivano in un magazzino fatiscente, con scaffali instabili e in condizioni di semi-povertà. Insomma, hanno un negozio, lavorano perchè mai non potrebero avere una casa dignitosa?
    Cmq il racconto scorre ben, ovviamente non hai problemi con la prosa e la punteggiatura 😉
    Aspeto il nuovo episodio “milanese” e vediamo dove ci porterà la storia di questa ragazza sfortunata.
    Alla prossima!

    • Ciao Allegra.

      Urca… addirittura ho dato l’impressione che sia fatiscente? L’idea che volevo dare è che fosse un bilocale sottano pieno zeppo di roba. È la quantità di roba a dare l’impressione di instabilità, ma in realtà non cadrebbe nulla (a meno di terremoti, ma questa è un’altra storia). Gli Imomoh nella mia testa abitano in un condominio ex signorile (infatti aveva una portineria, che poi è stata adattata a sottano). Evidentemente questa immagine è rimasta nella mia testa.

      Grazie per essere passata.

      Alla prossima.

  • Resterà a Firenze, anche se forse è pericoloso, ma credo che sia felice di sentirsi in qualche modo in famiglia.
    Forse perché è passata un’infinità di tempo e n on ho riletto tutto, ma non ricordo in che tempo si svolge il racconto: questo è il presente e prima era tutto ricordo? E non ho capito quanto tempo passi tra l’aggressione di Mercy e la fuga. Sono immediatamente successive? O è passato del tempo? E il fratello è in combutta con il finto fidanzato o si è fatto ingannare anche lui? No, quest’ultima domanda credo che troverà risposta nel prosieguo.
    Ciao

    • Ciao Befana.

      Grazie per essere tornata.

      Riassunto delle puntate precedenti: non avendo mai scritto un racconto a puntate, ho fatto diversi errori. Il primo è stato creare un flashback che, a conti fatti, è inutile. Quindi cinque episodi e mezzo fino agli asterischi sono il flashback, dopo gli asterischi si torna al tempo presente. Il flashback è “la vita che passa davanti agli occhi di Ewan quando sviene”. Rinviene poco dopo l’aggressione e riesce a fuggire.

      Il resto nel prosieguo.

      Grazie e alla prossima.

  • Resterà a Firenze?
    Bentornato Achillu. Apprezzo la tua volontà di terminare la storia, e per la coerenza nello stile non si direbbe che è passato così tanto tempo dal penultimo capitolo. Però… non volermene se te lo scrivo – non so se è la fretta di terminare o la necessità di ripartire, ma avverto un “effetto riassunto” che non mi piace: liquidi delle vicissitudini importanti e piuttosto improbabili (come definire altrimenti scoprire un cugino a migliaia di chilometri di distanza?) con troppo poche parole. In cinquemila caratteri succedono un sacco di cose, troppe per i miei gusti. Quanta roba vuoi scrivere, nei prossimi quattro capitoli? Te lo chiedo perché immagino che i dieci capitoli si sarebbero potuti riempire con il lieto fine che ci hai appena raccontato, con la differenza che avresti avuto un po’ più di caratteri per rendercelo in modo più convincente e coinvolgente. Insomma, ottimo finire la storia, ma domandati anche quanta parte di storia di Ewan puoi raccontarci in così poco spazio e fai delle scelte.
    Ciao, a presto

    • Ciao Jaw.

      Trovare un cugino a migliaia di km di distanza è effettivamente improbabile, ho approfittato del fatto che… è successo davvero! Quando ci siamo trasferiti a Rovigo mia moglie è andata ovviamente a visitare tutti gli Africa Market della città e uno di questi, ha scoperto subito, è gestito da un cugino di sua mamma! Diciamo che è improbabile che una cosa del genere capiti nelle prime settimane d un nigeriano in Italia, e infatti mia moglie ci ha messo 15 anni circa per “inciampare” in un’eventualità del genere.

      L’effetto riassunto temo che sia la conseguenza del fatto che ho dovuto mettere insieme le due opzioni che avevano ricevuto più voti nell’episodio precedente: non potendo mandare Ewan contemporaneamente a Firenze e a Milano, come via di mezzo l’ho fatta andare a Firenze e le ho fatto trovare il numero di suo fratello.

      La scarsità di dialoghi aumenta, purtroppo, l’effetto riassunto. Soprattutto avevo fretta di terminare il flashback (ricominciassi oggi a scrivere il racconto per The Incipit, lo farei in modo diverso!)

      Le avventure di Ewan in Italia sono appena cominciate… sono stato forse troppo cattivo con lei? Può darsi 🙁

      Grazie e alla prossima.

  • Ciao Achillu,
    Eccomi. Il tuo racconto crudo, del viaggio orrendo a cui la povera Ewan é stata costretta, mi ha lasciato una sensazione di tristezza, significa che il resoconto appare al lettore molto realistico.
    È evidente che non hai problemi con la punteggiatura e la sintassi, lo stile é lineare, senza fronzoli. Efficace.
    Io sono un amante delle figure retoriche e ne faccio largo uso nelle mie storie, ma a volte può risultare noioso. Il tuo stile, invece, non annoia mai. Bravo.
    Aspetto il nuovo episodio e spero che
    A ragazza si sposti a Milano, per evitare gli scagnozzi di Mercy, che potrebbero decidere di ucciderla oltre che metterla sulla strada.
    Ti auguro una buona domenica.
    Alla prossima!

    • Ciao Allegra.

      Grazie per essere passata e per il riscontro. E anche per esserti fatta mezzo film riguardo al prossimo episodio.

      In effetti non uso figure retoriche né metafore (mi ha fatto passare la voglia il mio prof d’italiano delle superiori, a suon di 4). Però non penso che il tuo stile sia noioso, anzi.

      Alla prossima.

  • Riprendo dopo un anno e quattro mesi… finalmente termina il lungo flashback (davvero non ne potevo più) e inizia la narrazione al presente.

    Si conclude anche la parte “già scritta” di questo mio racconto, quella che è stata pubblicata nell’antologia Castelli di Parole Vol. 1. Da qui in avanti è tutta “roba nuova”, scritta in esclusiva per voi, lettori di The Incipit 🙂

    Perdonatemi per la lunga attesa e grazie per essere tornati a leggere.

    • Ciao Mare.

      Grazie a te per essere tornata a leggere il mio racconto.

      Grazie anche per i complimenti. Dovrò comunque fare un serio lavoro di editing al termine del decimo episodio, ma quella sarà un’altra storia. Intanto continuo su questo binario e vediamo cosa deciderà il popolo degli incipittini.

      Alla prossima.

  • Vicino a Milano.
    Bentornato, Achillu.
    Il capitolo è, a mio parere, strutturato bene, a tratti toccante, a tratti ironico. Ho però sensazioni contrastanti riguardo alla forma, in particolare ai tempi verbali scelti (se te l’ho già scritto, perdonami): hanno un effetto ‘empatico’, perché pare di essere lì ad ascoltare il racconto dalla viva voce dei protagonisti, senza ulteriori mediatori, reporter, editor, eccetera 🙂 Forse è questo uno dei tuoi obiettivi. Però… non so, con me hanno anche l’effetto opposto, mi causano un certo distacco. Mi sto contraddicendo, forse, ma provo a spiegarmi: da un lato c’è il racconto discorsivo che mi avvicina alla protagonista, mi fa ‘salire sul barcone’. Dall’altro però rimane un distacco della voce narrante, anche quando racconta cose molto dolorose.
    E allora mi viene da chiedermi: su chi è focalizzata la narrazione? Su Ewan? O su un cronista tutto sommato distaccato?
    Per quanto vale, è una mia opinione, te l’ho voluta scrivere solo perché anch’io sto cercando di capire bene a cosa è dovuta questa sensazione.

    Ciao, a presto.

    • Ciao Jaw.

      Grazie per essere tornato a leggere il mio racconto.

      Il distacco è (purtroppo?) il mio “marchio di fabbrica”, è ciò che mi viene più spesso contestato dei miei racconti. Devo riuscire a incanalare questa mia caratteristica in modo che sia funzionale al racconto, ho ancora tante pagine da scrivere prima di imparare!

      Grazie mille per il commento.

      Alla prossima.

  • Ciao a tutti.
    Scusatemi se sono assente. La salute non mi sta aiutando, niente di che: ma è da un mese che alterno una settimana con virus/batteri e una settimana di recupero.
    Dopodiché la maggioranza ha deciso per la deriva interminabile, mentre il racconto originale prevedeva il naufragio, quindi dovrò scrivere l’episodio da zero.
    Appena possibile (questa settimana sono in fase bronchite) riprendo in mano la storia e… non vi anticipo nulla.
    Perdonatemi. Vi voglio bene.
    Grazie per la pazienza.
    Achillu.

  • La deriva, non mi sento di imporre loro anche le altre due opzioni dopo il calvario già subito.
    Mi vengono solo delle osservazioni veramente poco significative, ho trovato troppi “e, poi, che, così” che secondo me non erano necessari, ma è veramente questione di gusti, l’unico che ti faccio notare è il “così” della fine. Secondo me senza il periodo fila meglio e ha un impatto maggiore. “..ha capito che erano rimasti soli in mezzo al mare; ha cominciato ad aver paura di nuovo.” Opinione personale, obviously.
    Ciao
    P.S. Non trovo nulla di sbagliato nell’uso di “sconforto” direi anzi che si addice bene

    • Ciao Maria.

      Secondo il vocabolario Treccani, lo sconforto è uno stato di grave avvilimento, di profondo abbattimento morale, conseguente a evento spiacevole, a insuccessi, a gravi preoccupazioni, a stati di depressione psichica. Mi sembrava una parola adatta a descrivere lo stato emotivo di Imade. Probabilmente non è la parola migliore che potessi usare. Ti ringrazio per avermi tirato le orecchie e ti chiedo di perdonarmi.

    • Ciao Marco.

      Non è stato facile per me scrivere questo episodio, perché sono molto affezionato ai miei personaggi e ho dovuto far loro del male.

      Ma avrei dovuto comunque trovare il modo per stuprare Imade, anche se fossero scappate. Scritta così è brutta, lo so. Ma quando ho iniziato questa storia avevo purtroppo già deciso alcuni punti fissi.

      Altri me li avete suggeriti voi e vi ringrazio.

      Alla prossima.

  • Sono indeciso tra le opzioni perché sono tre strade percorribili. Anche la ribellione agli uomini armati, almeno intesa come ‘tentativo’, visto che fino a questo momento sono stati trattati in modo tutto sommato umano. Una lamentela, insomma.
    Alla fine voto resisterà: è già molto lontana da casa, dove andrebbe cercando di fuggire.
    Succede molto in questo capitolo e la realtà comincia a mostrarsi negli aspetti più duri. La parte che mi ha sorpreso di più: l’emancipazione sessuale delle due amiche, non me l’aspettavo.
    Ciao a presto

    • Ciao Jaw.
      In Nigeria si scopa. Poi se una donna o una ragazza resta incinta e non è sposata sta nelle mani del futuro padre, che può anche rifiutarsi di mantenere lei è il figlio. Anche le donne sposate possono essere lasciate se il marito decide di mantenere un’altra donna se l’ha messa incinta. È assolutamente normale per una donna avere un paio di figli con un uomo e poi farsi mettere incinta da un altro uomo per farsi mantenere e dar da mangiare ai figli, se il primo uomo l’ha lasciata. Non so se per te questa è emancipazione sessuale 😉
      Diciamo che non esiste il concetto di “compromissione” come ce l’abbiamo o l’avevamo in Europa. Ho provato a far trapelare qualcosa: ci sono bambini e mamme. E i padri? Probabilmente non c’erano. Se ce n’erano alcuni, i più anziani sono partiti con la prima carovana e i più giovani col minibus. Le mamme si arrangeranno a uscire dall’ospedale da campo.
      Grazie per aver puntualizzato la cosa, mi ha fatto piacere tirar fuori un po’ di cultura familiare nigeriana. Alla prossima.

  • Io penso che nonostante tutto re(si)sterà in attesa di ulteriori sviluppi. Per quanto terrorizzata dal rifugio e dalle guardie/aguzzini, scappare sola, di notte, nel caos libico non mi sembra preferibile. Mi piace il fatto che paura, speranza, ansia, incomprensione, disperazione traspirino in controluce delle azioni, senza bisogno di metafore o passaggi sentimentali da Libro Cuore.
    Ciao

  • Complimenti, il terzo mi piace molto più degli altri due: gli imprevisti si susseguono a un ritmo incalzante e credo che anche questo aiuti a far emergere le emozioni di Ewan, in cui ora riesco a identificarmi meglio.
    Chiedendo cosa farà la protagonista ci chiedi anche, almeno parzialmente, di decidere quanto debba essere spaventoso il racconto delle compagne: nella generale ignoranza di quasi tutto ciò che la circonda, ha pochi elementi utili a presumere quale sia l’opzione meno pericolosa, e quello è uno dei pochi. Io dico che prova a fuggire, magari con la sua amica.
    Ciao, alla prossima

  • Ciao Achillu,
    complimenti per la scelta di affrontare un tema così complesso.
    Ho letto nei commenti che conosci la cultura nigeriana, lo si percepisce leggendo, e nell’incipit ho trovato tante informazioni, ma poco Ewan…mentre il secondo e il terzo capitolo mi sono piaciuti di più da questo punto di vista… ma è questione di gusti personali…

    Resterà in attesa dello sviluppo degli eventi…

    • Ciao Gabriele e benvenuto. C’è anche chi ha trovato più asciutto il secondo episodio, in realtà credo di aver perso l’occasione di descrivere Ewan come una giovane che segue la folla, come se appartenere a un gregge potesse essere d’aiuto per vivere.
      Anche tu come tanti altri hai letto “resterà” anziché “resisterà”, la questione mi incuriosisce.
      Grazie mille e alla prossima.

  • Uhm…se è sera/notte dove potrebbero andare due ragazze da sole in un posto come quello? Credo che la fuga sia da escludere. Voto per rimanere in attesa degli eventi.
    Comunque è veramente incredibile come tutto sembra “improvvisato”, quasi come se riuscire a mettere in piedi qualcosa che sia anche solo in piccola parte organizzato sia impossibile. Il racconto è molto bello da leggere, ma pensare che queste situazioni esistono veramente…mi fa passare il sorriso ^_^

    • Ciao MarcoG. Come ho scritto a qualcun altro, Ewan è privilegiata per il fatto di avere dei nomi. In molti si muovono senza sapere con chi avranno a che fare. Dalla Nigeria partono le corriere e l’unica informazione che hai è “Libia”, ma in realtà ti mollano ad Agadez e poi ti arrangi.
      Trovo interessante che in molti avete letto “resterà” anziché “resisterà”.
      Grazie e alla prossima.

    • Ciao Danio. Il viaggio è un incubo eppure Ewan è privilegiata, abbiamo visto che aveva tutta una lista di nomi da contattare, ma in pochi in realtà ce l’hanno e la maggior parte dei migranti sono al completo sbaraglio e in balia di gente potenzialmente senza scrupoli. Prova a immaginare, se puoi.
      Grazie per il commento e alla prossima.

    • Ciao Maria. Spero di aver tirato fuori qualcosa dalla protagonista, questa volta. Ho cercato di focalizzarmi un po’ di più su di lei, visto che avevo spazio in questo episodio di collegamento. Il prossimo capitolo si aprirà con il racconto delle giovani.
      Ho notato che in molti leggete “resterà” anziché “resisterà”. Grazie e alla prossima.

  • Tenterà di nascosto di fuggire dal dormitorio… penso che Ewan si stia rendendo conto che il viaggio non andrà nel modo sperato e la fuga resta l’unico modo per salvarsi.
    “Ewan socchiudeva gli occhi ad ogni “grazie, Signore”; si sentiva in debito con Dio per la vita e per la serenità che le aveva donato”, sentirsi in debito con Dio, per il semplice fatto di essere viva, evidenzia l’animo puro e sensibile di questa ragazza, ma soprattutto del valore che si dà alla vita. Mi è piaciuto, bravo.
    A presto.

  • Ottimo secondo capitolo e anche le 3 scelte finali sono tutte e tre interessanti. Forse è la prima volta da quando sono su questo sito che vorrei vedere come prosegue la storia in tutte e tre le circostanze ^_^ però sono anche molto curioso di vedere come le cose si evolvono “da sole”, senza ulteriori digressioni, quindi voto “arriveranno alla destinazione prevista”.
    Aggiungo infine i soliti complimenti ai dettagli: il fatto di sparpagliare le donne e i bambini è uno di quei piccoli appunti che da “corpo” al testo, quindi bravo bravo bravo.

    • Ciao MarcoG. Grazie per aver apprezzato. In questo momento nessuna delle tre opzioni ha superato il 50% per cui sto pensando a un “mashup” delle due opzioni più votate.
      Mi hai dato un ottimo consiglio, tra le righe; mescolato con i consigli che mi avete dato tutti, penso di aver individuato lo stile con cui proseguire il racconto. Grazie e alla prossima.

  • Dico che sbaglieranno destinazione.
    Ho letto un po’ di commenti sotto e, naturalmente, non sono d’accordo 🙂
    Sono fermamente convinta che si debba scrivere di quello che almeno un po’ si conosce, ma non c’è nulla di male a scrivere di personaggi diversi da noi. Se no si finisce sempre per fare degli autoritratti.

    Non sono d’accordo nemmeno sul lato “fredda cronaca”‘, secondo me dalle frasi asciutte e realistiche (mi piacciono molto i dettagli precisi: il cibo, la poca acqua, la distribuzione di donne e bambini) i pensieri, paure e emozioni di Ewan traspaiono. Soprattutto nell’ultima parte, quando non riesce a staccare gli occhi dai due morti. Secondo me le emozioni appaiono in controluce del tuo racconto, senza bisogno di scrivere panegirici sentimentali da diario segreto.
    Mi piace.

    • Grazie mille Marezia.
      Mi rendo conto anch’io che non posso riempire un racconto di Achilli e Achille. A meno che non si faccia come in Inside Out e riuscire a creare diversi personaggi ma con una caratteristica principale predominante.
      Insomma in tanti mi incoraggiate a fare il cronista a modo mio, grazie. Vedremo cosa ne verrà fuori.
      Ciao ciao.

  • Saranno intercettati.
    Ciao Achillu,
    Qui su TI, anche se non siamo molti, parliamo molto. Spesso ripetiamo le stesse cose e perdiamo un’occasione per essere più utili all’autore. È uno dei motivi per cui leggo i commenti degli altri, per capire cosa è stato già detto e cosa invece manca o non è abbaatanza sottolineato. Ti dico la mia opinione: in poche parole ci immergi in una situazione a noi estranea e si capisce immediatamente che non è costruita, che rispecchia qualcosa che conosci. Ce la delinei con pochi tratti, ad esempio quando osservi che ‘urlare’ è un po’ una caratteristica dei nigerini. Non è facile e tu ci riesci.
    Bravo.
    Una parte del capitolo che mi è piaciuta molto è il finale: la tragica scoperta e il gesto di umanità, seppure scarno e secco come i corpi morti, da parte degli autisti. Bello, empatico e inaspettato da gente dipinta genericamente come spietata. Reso con poche parole, forse ‘di cronaca’, certo, ma hai presente Oriana Fallaci? Una cronista che coinvolgeva profondamente 🙂
    Complimenti anche per come affronti le critiche, mi piace chi si mette in discussione.

    Ciao ciao

    • Ciao Moneta.
      Sì, ho presente Oriana Fallaci, a volte anche troppo pesante come cronaca ma certamente coinvolgente sotto altri punti di vista e soprattutto quando era ispirata. Potrei effettivamente cercare di ispirarmi a lei come stile, la metto in lista di rilettura.
      Grazie per i complimenti. Giusto per precisare: nigerino è l’aggettivo antropico del Niger mentre nigeriano è l’antropico della Nigeria. Forse ho tratteggiato di più Mahamadou che Ewan in questo episodio.
      Anche in alcuni dei prossimi episodi Ewan sarà spettatrice. Inconsapevolmente, mi rendo conto ora che forse ho scelto Ewan come scusa per raccontare altro.
      Di TI mi piace moltissimo l’interazione tra gli autori. Manca forse un apporto critico da parte di lettori e basta, ma già aiutarsi tra autori secondo me è un valore da non sottovalutare. Ascoltare tutti e poi decidere con la propria testa. Vedrò di utilizzare un prossimo episodio per dare comunque spessore alla protagonista.

  • Sbaglieranno destinazione…
    La storia, raccontata attraverso gli occhi di Ewan, appare decisamente realistica. I suoi occhi, fissi su quei due uomini morti, hanno ipnotizzato anche me; magari la prima persona sarebbe stata più indicata, avrebbe calato maggiormente il lettore nel racconto, consentendogli di provare le sue stesse emozioni, ma molto dipende anche dal tipo di trama che hai in mente e dall’importanza o meno che attribuirai agli altri personaggi. TI è un ottimo banco di prova, leggiamo e commentiamo per esserci utili a vicenda, quindi non ti demoralizzare.
    Alla prossima.

    • Ciao Anna.
      Grazie per l’incoraggiamento ^_^
      Non me la sono sentita di usare la prima persona. Per diversi motivi, il principale è che sono consapevole del fatto di essere un filtro non indifferente nel raccontare questa storia. Ho provato a scrivere in prima persona femminile, rileggendomi non mi trovo credibile! In prima persona femminile nigeriana men che meno. Quindi niente. Non mi demoralizzo, stringo i denti, cerco di dare un po’ di spessore alla nostra protagonista (che è già magra magra di suo) e faccio tesoro di tutti i suggerimenti. Anche se mi infastidiscono 🙂
      Alla prossima.

  • Sbagliano destinazione. Condivido le osservazioni di Jaw e aggiungo un ulteriore personale parere 🙂
    Mi è stato detto (non qui) che scrivendo parliamo di noi stessi: con enormi margini di deformazione, ma si parte sempre e comunque dal carattere di chi sta scrivendo, e tutti per quanto bravi hanno il loro limite (io sinceramente non mi sforzo granché di trasformarmi, lo trovo faticoso). Una personalità fascio-nazi-stalinista non credo sarebbe molto capace di scrivere racconti con protagonista Socrate. Venendo al punto, non conosco le occasioni passate in cui ti hanno fatto notare questa difficoltà, ma immedesimarti in una donna nigeriana e renderla al pubblico mi sembra davvero complesso. Forse dovresti partire da racconti che ti permettano una più semplice “traduzione” da te stesso al personaggio di cui scrivi.
    Precisiamo che è un’impressione da dilettante come chiunque altro, non ho nessuna formazione al riguardo :). Comunque vediamo come prosegue, anche uno stile più da cronaca non compromette il fascino di un racconto, se il contenuto è interessante e l’esposizione è scorrevole 😉

    • Ciao Dejavu.
      Quindi la risposta che ho dato a Jaw vale anche per te 😉
      Mi rendo conto che in alcuni racconti che ho scritto alcuni personaggi sono indistinguibili, non solo perché non riesco a dar loro il giusto spessore, ma anche perché entrambi riflettono molto del mio carattere. Se posso aggiungere una mia riflessione personale, io cerco sempre intorno a me delle persone che assomiglino al personaggio che vorrei tratteggiare. Per Ewan ho pensato proprio a mia moglie, ma non com’è adesso bensì com’era 18 anni fa. La difficoltà grossa è liberarsi dal filtro e cogliere i tratti salienti delle persone che ti circondano, soprattutto quelli che le caratterizzano. Magari caricaturandoli. Ecco, non dico che ci sto riuscendo, però è un obiettivo a cui ambisco.
      Grazie per il voto e il commento.

  • Ciao!
    Una volta mi è capitato di sentire personalmente il racconto di un ragazzo che aveva affrontato un viaggio simile. Attraversare il deserto non è per niente facile. L’acqua è poca e bisogna stare attenti a non cadere. Sono situazioni drammatiche e difficili, esattamente come quelle che hai descritto tu.
    Voto che arriveranno alla destinazione prevista. Vediamo come se la caverà la nostra Ewan.
    A presto!

    • Ciao TiaShe.
      Ne ho sentiti abbastanza anch’io e non è un bel sentire, purtroppo. Poi non hai idea di un altro fattore, che coinvolge le persone che restano a casa. Sai quando il tuo parente o amico parte, ma non sai quando arriva. Ti saluta con un messaggio dalla Nigeria e poi passano settimane intere prima che arrivi un messaggio con prefisso della Libia. A noi è sempre arrivato, per fortuna. Ma ho letto da qualche parte che nel deserto del Niger ne sono rimasti tanti quanti ne sono rimasti nel Mediterraneo.
      Grazie per il voto e il commento.

  • Arrivano a destinazione.
    Ciao Achillu.
    Appare del tutto evidente che conosci perfettamente ciò di cui scrivi. Leggendo i commenti sotto vedo che in un certo senso hai un punto di osservazione ‘privilegiato’, se si può usare questo termine in un contesto così poco allegro.
    Questo secondo capitolo mi ha lasciato un po’ spiazzato: utilizzare il passato prossimo nella narrazione, a mio sindacabilissimo parere, trasforma un po’ il ‘sapore’ di ciò che scrivi, avvicinandolo ad una sorta di cronaca. Non è solo questo, in realtà: anche il modo in cui riporti fatti e situazioni mi pare un po’ asciutto e impersonale. In questo mi sento di condividere il commento di maria: mi riesce difficile immedesimarmi con la protagonista, mi sembra che la sua natura, i suoi pensieri, siano mediati da un cronista che riporta i fatti della sua vita.
    Le mie sono ovviamente opinioni personali, giusto quelle mi posso permettere 🙂 , te le manifesto perché ritengo che sia utile confrontarci tra noi, discutere.

    Ciao a presto

    • Ciao Jaw.

      La mancanza di spessore dei miei personaggi purtroppo è una costante. Forse avrei potuto giocarmi meglio alcune frasi, come ho già scritto a Maria.

      Consecutio: potevo scegliere tra narrazione principale al passato con flashback al trapassato oppure narrazione al presente con flashback al passato. Ho scelto la seconda strada, e sinceramente il passato remoto non mi convince per il fatto che il flashback terminerà proprio con Ewan che perde i sensi. A questo punto credo che ci vorrebbe l’opinione di un editor professionista.

      Mia moglie è nigeriana di etnia Edo e per tratteggiare la figura di Ewan ho pensato a lei, anche se non è una ragazza del villaggio. Ma Benin City nel 1998 era quasi come un villaggio del 2010, solo un po’ più grande. Poi lei è arrivata in Italia con l’aereo. Gli episodi che ho raccolto vengono dalle testimonianze di amici che ce l’hanno fatta. Solo per un paio di episodi mi sono ispirato alla cronaca, cercando di immaginare la reazione della comunità nigeriana che, come puoi immaginare, conosco abbastanza.

      Grazie mille per il tuo commento, mi fa molto piacere.

  • Durante il viaggio hanno condiviso le loro storie… Sono rimasta in attesa…
    Leggendo questo capitolo ho confermato la sensazione avuta con la lettura dell’incipit ossia, che tu conosca bene l’argomento delicato che descrivi. Quello che manca, opinione personalissima s’intende, è “l’anima” dei protagonisti. Dove sono i sentimenti e le emozioni che danno volume, spessore e profondità alle descrizioni? 🙂
    Ciao

    • Ciao Maria e bentornata. Non immagini quanto mi infastidisce leggere il tuo commento, ma non perché me l’hai scritto tu! Me lo dicono in tantissimi e mi infastidisce il fatto che, nonostante tutti i miei sforzi per migliorare, continuate in tantissimi a scrivermelo 🙁 Significa che non ho ancora imparato. Forse sono un caso disperato?

      Sarebbe forse bastato invertire qualche frase per far capire che Ewan, ragazza del villaggio, si limitava a copiare o adeguarsi a quello che succedeva intorno a lei. Mi dispiace.

      Spero di migliorare per il prossimo episodio.

  • Una giovane come lei.
    Non dici nulla su come Ewan e il fratello abbiano conosciuto Alberto, perciò neppure sul perché lui sia così generoso e voglia sposarla. Aggiungiamo che di certo un italiano sa in che condizioni si raggiunge (o non si raggiunge) clandestinamente l’Italia passando dalla Libia… ma davvero c’è ancora chi intraprende un tale viaggio senza sapere cosa l’aspetta?

    • Ciao Dejavu e grazie per il commento.
      Il racconto è dal punto di vista di Ewan. Suo fratello gli presenta lo straniero e non sa come si sono conosciuti. Eccetera, probabilmente hai notato anche che Alberto ha manifestato il suo interesse per il matrimonio ad Abuja e non al villaggio.
      Quanto alla tua ultima domanda: la risposta è nelle decine di migliaia di persone che purtroppo ancora oggi, ogni anno, affrontano questo viaggio. Ti assicuro che io e mia moglie facciamo veramente fatica a convincere amici e parenti a non attraversare quel maledetto deserto! Con i parenti ci siamo anche riusciti. Un paio di amici purtroppo non ci hanno ascoltati.
      Tra l’altro, adesso la situazione è pure peggio di cinque o sei anni fa.

  • Una giovane donna come lei…
    “Ewan”, il titolo che hai scelto per il tuo racconto è, a mio avviso, un elemento importante, significa che stai puntando tutto sulla protagonista. Affronteremo questo viaggio lungo e pericoloso attraverso i suoi occhi, i suoi pensieri e le sue emozioni. Ti seguo volentieri, a presto.

    • Grazie mille per il commento, che è anche un suggerimento. Mi sono trovato in un impasse durante lo svolgimento del secondo episodio e ne sono uscito grazie al tuo commento. Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto bimbe e moglie malate in questi giorni. Avrei voluto pubblicare venerdì, ma arriverò lunedì nel pomeriggio o martedì mattina 🙁

    • Ciao Danio e grazie per aver apprezzato. In realtà nessuna delle tre opzioni è scontata, nella mia traccia ideale. Se vincesse “un uomo” avrei la difficoltà di dargli un nome e un ruolo da guest star per l’episodio. Se vincesse una delle due donne l’uomo comparirebbe lo stesso, ma sarebbe una comparsa senza nome.
      Ho già in mente le domande per il prossimo episodio, lì sì che metterò il racconto a rischio di deragliamento! Non anticipo altro. Alla prossima.

  • Voto una giovane donna come lei, magari così riuscirà ad aprirsi più facilmente per poter parlare vista la paura del viaggio che sta per affrontare. Dal modo in cui racconti sembra che tu sia preparato sull’argomento, quindi sarà un modo per sapere anche cosa prova chi sta dall’altra parte della barricata. Ti seguo volentieri perché mi piace il tema del racconto

  • Eccomi qua.
    Ho scelto una giovane. Penso che sia il tipo di persone con cui le sarebbe più naturale familiarizzarsi.

    Solo due appunti: non capisco quel trapassato all’inizio perché quando suo fratello le aveva presentato e non quando le presentò? Io avrei optato per un semplice passato remoto: è un’azione puntuale presentare qualcuno.
    Poi le e dopo la virgola, me le hanno troppo spesso rimproverate perché non lo faccia anche con te: è una ridondanza, o la virgola o la e, usarle insieme deve restare un’eccezione.

    Sul contenuto: è strano leggere l’incipit di un racconto che si è già letto in stesura completa, ho trovato che l’incipit contiene molte informazioni e molte cose, io lo avrei interrotto prima. Mi sarei soffermata di più sull’incontro, sul piacere di Ewan di tute queste cose nuove di cui può approfittare grazie allo straniero. Ma forse hai deciso di fare continuare la storia ben oltre il finale originale e allora non c’era spazio per restare troppo in Nigeria.

    Sarò felice di leggerti, avevo già apprezzato il tuo racconto, personalmente lo avrei selezionato tra i dieci per l’antologia ma comincio a pensare che i miei gusti e quelli delle giurie di M. non concordino 🙂

    • Specifichiamo che “giurie di M.” non è una parolaccia, ma è l’iniziale del nome della piattaforma su cui ci siamo conosciuti 😉

      Ciao Befana Profana, o posso chiamarti col tuo vero nome? 😉

      Allora: in prima stesura il racconto parte al passato (Mentre Ewan soffocava) e poi c’è il flashback. In quel caso avrei dovuto usare il trapassato prossimo per tutto il flashback, ma in realtà ho virato quasi subito al passato remoto – che è sbagliato, forse questo errore ha condizionato la giuria. Confesso che ultimamente ho grossi problemi con la consecutio.

      In questa stesura ho preferito partire al presente, ma mi sono già pentito. Intanto mi son dimenticato di correggere il trapassato, grazie per essertene accorta. Ma poi temo che usare il passato remoto per raccontare “gli ultimi mesi” sia un eccesso di zelo. Forse sarebbe stato più indicato il passato prossimo. Non so. Tu hai suggerimenti?

      Mi sono fatto la scaletta sui dieci episodi da raccontare, sempre che il gioco di The Incipit non mi faccia deragliare troppo dalla traccia che intendo seguire. Il racconto non dovrebbe terminare al momento in cui termina il flashback, solo che in prima stesura sono stato costretto dalle 9000 battute a farlo terminare lì. Adesso vedrai che il viaggio nel deserto avrà un respiro più ampio, spero che apprezzerai.

      • Sì, giuria di M era un’abbreviazione non un’ingiuria! XD
        Puoi chiamarmi come vuoi, il mio nome è nel profilo, non un segreto oscuro 🙂
        Non so se il passato prossimo sarebbe più corretto, qui rischia di mangiare molti caratteri, secondo me il remoto può andare.
        Sul fatto di implementare la possibilità di correggersi, non ci conterei, ma non importa, le correzioni si possono fare nella propria versione finale.
        Ciao

  • Un uomo.
    Ciao Achillu, benvenuto.
    Il tuo incipit è scorrevole e molto lineare: dà l’impressione che tu abbia le idee molto chiare su come dovrà svilupparsi la tua storia. Si intuisce un notevole lavoro in background che riesce a rappresentare bene una società e una cultura distante da noi.
    Mi permetto un appunto di punteggiatura: in più di un’occasione associ la virgola o il punto ad una successiva ‘e’ congiunzione. A mio parere è preferibile non abusarne. Non so, forse vuoi rendere meglio un tono ‘discorsivo’, ma mi pare inopportuno utilizzarlo per la voce narrante.

    Ciao ciao

  • Un uomo.
    Toh! Achillu! Indovina chi sono? 😉
    Benvenuto!
    Qui l’interazione tra autori è molto stretta, penso che ti piacerà, si ricevono un sacco di ottimi consigli.
    Proverò a darti le mie impressioni dal secondo capitolo in poi, sono curioso di vedere come riusciremo a farti deragliare la storia.
    Ciao a presto

    • Ciao Jaw. Felice di trovarti anche qui. Hai letto la prima versione di Ewan, quindi sai già qualcosa. Credo che la storia avesse bisogno di un respiro più ampio rispetto alle 9000 battute a cui l’avevo costretta. Soprattutto qui riuscirò a darle il finale che avevo immaginato. Attendo di conoscere le tue impressioni.
      La piattaforma è davvero interessante. Mi chiedo solo se sia possibile correggere eventuali refusi o errori dopo la pubblicazione.

      • Ti tolgo subito il dubbio: NO.
        L’unico testo che puoi cambiare liberamente è la biografia, gustosamente paradossale.
        Per il resto, gli errori rimangono in eterno. So di casi in cui contattando la redazione viene permesso di modificare qualcosa, ma io non ci ho mai neppure provato, non so quanto siano disponibili e se sono contemplati casi particolari.
        Non mi meraviglierei se la storia prendesse una piega che ancora non immagini: appena approdato qui sottovalutavo il potere che hanno i lettori di stimolare nuove idee o fartele cambiare. Le tre opzioni forse non sono neanche lo strumento più importante da questo punto di vista: contano di più le impressioni che ti scrivono.

        Ciao a presto

    • Ciao. Grazie per aver sottolineato il punto. Documentarsi è importante, ma non è come vivere in prima persona i fatti. Ho raccolto testimonianze di prima mano, perché ho un punto di vista privilegiato, frequentando la comunità nigeriana. Ma il racconto sarà filtrato con la mia sensibilità, che è europea e a volte distante dalla cultura che vorrei raccontare. Chi ha già letto le bozze del racconto me l’ha fatto notare. Spero che, nonostante il filtro, la storia di Ewan risulti comunque credibile. Alla prossima.

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