Potrebbe anche andare peggio, forse

Dove eravamo rimasti?

Da dove ripartiamo? Da questa notte, durante un sogno (50%)

Altri tipi di strage

Picnic in montagna.

Che cazzo fanno Tess e Mizuki? Le chiamo, ignorano le mie urla, avanzano imperturbabili e si lasciano cadere nel vuoto. Corro a vedere. Sono davvero precipitate per centinaia di metri. Non so che pensare, non ne avevano motivo.

Ci sono mamma e papà (mi pare normale che siano qui con me, vivi), mi hanno sentito urlare e mi guardano, ma sono tranquilli. Non hanno capito, vado a spiegare cos’è successo. Invece hanno visto e pensano che le ragazze abbiano fatto bene. Si dirigono felici verso il precipizio e si buttano anche loro.

Corro in città, la trovo piena di cadaveri e di persone in fila per diventarlo. Le forze dell’ordine sono state le prime a suicidarsi. Finite le munizioni, la gente ha forzato gli arsenali pubblici delle armi da fuoco, ormai incustoditi. In tutta calma ognuno attende il proprio turno per spararsi.

Si è rimesso a nevicare. A vederla dalla finestra, di notte alla luce dei lampioni, la vorticosa galassia dei fiocchi di neve ispira una vivace serenità. Specie se è già tutto bianco. E quest’inverno ha nevicato in lungo e in largo.

Da circa un anno si susseguono sogni irrequieti come quello di poco fa, i personaggi hanno in comune un atteggiamento che anche nella realtà esiste e mi turba, ma ancora mi sfugge. Non ne ho mai parlato, sebbene a scuola ci esortino a chiedere aiuto al minimo malessere. Fa sorridere pensare che a cinque anni ti sei nutrito di bacche e insetti per un mese, hai combattuto fino alla morte con un altro bambino per poter mangiare un topo e già che c’eri hai mangiato anche il tuo coetaneo, hai visto i suoi genitori attenderlo invano e la sua sedia vuota a lezione… e quella era la tua vita abituale, ma ora se ti senti un po’ agitato ti mandano dallo psicologo.

Il paradosso però è appunto questo: che durante la Selezione non c’erano ansia né incubi, adesso sì.

*

«Visto che sterminio di irrecuperabili?» Adam mi viene incontro sventolando un giornale. Non ho guardato tv né internet prima di venire a scuola, ma posso intuire di cosa stia parlando. D’inverno succede spesso, soprattutto se lungo e rigido. Nelle altre stagioni succede pure, ma è in inverno il picco di vittime. Per chiamarlo sterminio saranno state almeno sei o sette in una volta sola.

«No Adam, non ho visto, tanto ci sei tu» e so dove vuoi andare a parare. Adam è intelligente e spiritoso, uno dei miei migliori amici, ma sta dall’altra parte di un’immaginaria barricata. Anche troppo immaginaria, a osservare gli adulti che vi si sono dilettati da giovani. Leggo quel giornale e capisco perché tra i capannelli di studenti c’è più concitazione del solito: nella notte un branco di furie ha ucciso sessantadue persone (naturalmente si tratta di irrecuperabili), lasciando poco più che ossa.

Polverizzato il precedente record.

«Da quando un branco di furie può mangiare così tanto?» domando retoricamente. «È un brutto inverno, gli “irrecuperabili” in fuga saranno stati aggrediti da vari predatori nei paraggi»

Ma sessantadue è comunque un sacco di gente.

«No, leggi tutto»

*

Una valanga di domande sommerge Tess appena varca la soglia di casa, per il solo fatto che il suo lavoro riguarda l’oltreconfine. L’intera Neden è in subbuglio per l’accaduto; la gente va in sovreccitazione per qualunque cosa riguardi le belve o l’oscuro mondo degli irrecuperabili. O quello delle comunità autosufficienti, se dedite ad attività strane, sospette, abiette o presunte tali. Anch’io in realtà mi faccio coinvolgere molto, anche più della massa, ma preferisco sembrare superiore.
Mia sorella cerca di darci un taglio. «Con gli animali io non c’entro niente, anche con gli irrecuperabili avrò poco o nulla a che fare: il mio lavoro sarà nei rapporti tra la città e le comunità indipendenti. E qualora avessi informazioni inaccessibili ai media mi pare ovvio che non potrei parlarvene, quindi non stressatemi»

Poi dice di non avere fame.

«E così fra poco il nostro Tom assaporerà la sua prima volta» esordisce a tavola il nonno tra nostalgia per il suo passato e orgoglio per il nipotino.

«Tom, davvero? La conosco?» questa era scontata, ma sapevo che Mizuki avrebbe detto qualcosa del genere. È da lei, ma le vogliamo bene lo stesso.

«Sei rimasta indietro, fatti aggiornare dalle tue amiche. O credi che ti frequentino perché sei simpatica?» vengo bombardato da proiettili ricavati dai bordi bruciacchiati della sua pizza.

«Miz! Tom! È una cosa seria!» zia Dafne è la più sinceramente preoccupata. «Tom, sei sicuro?»

«Zia, io sarò uno dei due apprendisti in gruppi addirittura da otto cacciatori. Prima volta di cosa poi, che abbiamo già affrontato di tutto all’arma bianca e ci addestriamo a scuola con le mitragliatrici. Non presentarsi è considerato semplicemente una vergogna: mangiamo perché gli agricoltori, non in questa stagione per fortuna, vanno oltreconfine a lavorare nei campi. Se lasciassimo tranquilli i predatori che si avvicinano, in un paio d’anni mettere il naso fuori città diventerebbe pericoloso come la Selezione, e neanche dentro sarebbe molto sicuro»

adesso dove volete andare?

  • a parlare ancora con Tess (13%)
    13
  • a organizzare la caccia (63%)
    63
  • a scuola (25%)
    25
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65 Commenti

  • Ciao e bentornato. Ho dato una rilettura ai capitoli precedenti, prima di leggere l’ultimo. Scrivi proprio bene e in modo molto scorrevole e questo facilita la lattura per questo racconto così pieno di informazioni. Secondo me il tizio nell’armadio è stato inviato per spiare 😉
    A presto.

  • Ciao dejavu.
    Mi sono imbattuto solo adesso nelle tua storia e, dopo un’occhiata all’incipit del “mondo post-apocalittico”, non ho perso tempo e ho iniziato subito a recuperare gli ultimi 5 episodi.
    Il primo mi è piaciuto davvero molto! Trovo davvero apprezzabili le cronache ben studiate e dettagliate, hai fatto un’ottimo lavoro di analisi e di astrazione storico-politica, i miei complimenti!
    Gli altri episodi mi intrigano…a tratti pensavo di leggere qualcosa di un mondo alla “Horizon ZD”, ad altri più verso “il pianeta delle scimmie” o Hunger games. Comunque sia, mi è piaciuto 😉 Voto “Il tizio è stato mandato a spiare”
    Attendo con ottimismo il prossimo episodio!

  • È stato mandato.
    Ho perso un po’ il filo, lo ammetto.
    Ho impressioni contrastanti: il capitolo è scritto bene e scorrevole, ma ho l’impressione che rimandi ancora lo svolgimento vero e proprio dell’azione. Insomma, sembra ancora informativo, preparatorio a qualcosa che ha sempre meno spazio per svilupparsi.
    Boh, poi questa è la mia impressione, è sempre difficile commentare le storie quando sono ancora in corso.

    Ciao!

  • Nessuna delle due.
    Ho trovato il capitolo particolarmente ben scritto, begli spunti: il governo, le comunità religiose o simili, il “libero” arbitrio, anche il finale a sorpresa. Ma lo mènerai alla rivolta aperta il tuo protagonista?
    Però con mesi tra un episodio e l’altro è troppo difficile ricordare dove si era arrivati e nero più per i dettagli.
    Ciao

    P.S. Ma il racconto dell”anonimo è un’auto citazione ?

    • Grazie dei complimenti e della puntuale presenza :). Non ho mai pensato di farne un racconto bene-contro-male, stile Hunger Games e mille altri che si scrivono dalla notte dei tempi (quindi non vorrei fare del protagonista un banale rivoltoso), ma non riuscendo a imporre un’altra trama l’inerzia va in quella direzione. L’idea che ho dall’inizio è molto “speculativa”(?), già ho paura di annoiare parlando di sistemi politici, figuriamoci di strambe ispirazioni neuro-meta-psico-fisiche :D. Quindi la introduco a piccole dosi, ma ci sono pur sempre i 5000 caratteri, certo potrei scrivere una seconda parte, il problema è che mi sto già stancando di questa…

      Comunque sì, l’anonimo è il mio alter ego Pisolo ;). Ho abbandonato la sua storia perché quella porno aveva un maggior successo di pubblico, immagina scriverne due simultaneamente con i miei tempi 😀

      P.S. “e nero più per i dettagli” ??

      • Peccato, perché io preferivo il racconto di Pisolo, diciamo che almeno ora so dove voleva andare a parare la trama 🙂
        Hai mai pensato che se non facessi passare mesi tra un capitolo e l’altro le tue storie non ti annoierebbero prima di arrivare a metà? O forse sì, chissà 🙂
        Per il “nero più…” non so quale fosse il termine esatto, il senso era a maggior ragione, ancor più per i dettagli. Ma il t9 ha deciso altrimenti, nero più per i dettagli può avere il suo fascino, a discapito di avere un senso.
        Ciao

  • Ritardissimo, dejavu, scusa!
    Qualcuno riesce a calmare gli animi.
    Il capitolo mi è piaciuto molto, mi sembra raccontato benissimo, molto espressivo e fantasioso. Mea culpa che avevo dimenticato di leggerti prima (visto? Non ho coniugato niente al femminile! 😀 )
    Dalle mie parti Sanna è un cognome assai diffuso.
    Ciao, alla prossima

    • Ma non avevi detto che il vostro Onnipotente Creatore ha perso il controllo su di voi? Hai mangiato il frutto della conoscenza e adesso conosci il tuo lato femminile? Magari partorirai pure con dolore? 😀 Per me puoi anche restare Moneta. Anche perché avete modi diversi di commentare, perciò se commenti in qualità di Moneta… 🙂

  • Qualcuno del gruppo calma gli animi.
    Non ho capito se il protagonista vuole menar le mani perché ha nostalgia dell’epoca della selezione o cerca di arrivare allo scontro perché non sopporta l’ordine imperante. Forse un po’ entrambe le cose.
    Le furie xxxl dovrebbero essere motivo di inquietudine? Nuovi sconvolgimenti ambientali in vista?
    Alla prossima

    P.S. Ma davvero Chuck Norris e tutta la sua iconografia satirica potrebbero essere tramandati nei secoli? Mio Dio, è forse il dettaglio più pessimista di tutto il tuo racconto ^^

    • Entrambe le cose più una terza: il protagonista, per quanto ragionevole e democratico, ha un ego smisurato; fare i prepotenti con lui è pericoloso. Avevo in mente Achille che si incazza come una iena perché Agamennone, più alto in grado, crede di potergli fare un torto: apriti cielo, mamma assicurati che Dio in persona lo punisca come merita, o mando a pu***ne il Fato :D.

      A me le battute su Chuck Norris piacciono tantissimo, è l’unica nota positiva della sua esistenza. E poi ha catturato tutti i pokemon. Da un telefono fisso 😀

  • Ciao dejavu,
    Sbaglio o è passato un po’ dall’ultimo capitolo? Però mi sono ricordato da solo i capitoli precedenti, segno che la storia mi è rimasta impressa.
    Opto per la visita inaspettata, mi piacciono i colpi di scena e per il sangue non credo che mancherà occasione più avanti vista la situazione generale.
    Basta che lasci in pace i poveri suriconi 🙂
    Ci vediamo tra un paio di mesi? 😉

    • No, veramente dice di averne quasi quindici.
      Il protagonista comunque deve “scendere sulla terra”, si comporta come tutti vorremmo saperci comportare, è uno stereotipo vivente, urge andare più a fondo. Anche perché così non risulta monodimensionale solo lui, ogni aspetto della società in cui vive appare bianco o nero, proprio il genere di banalità da cui volevo stare non lontano, lontanissimo.

      Immagino che saper trasformare i complimenti in stroncature sia una buona cosa 🙂

      Grazie comunque ;). Però, vorresti che le questioni personali esplodessero in piena azione, durante la caccia? Le cose possono ancora mettersi in qualunque modo, ma così riassunto non sembra il massimo per stare lontani dalle banalità (modello film americano, voglio dire). Ciao 🙂

  • Ciao, voterò caccia, sono curioso. In ogni caso a me sembra sempre piè che stai scrivendo di Fantascienza, sbaglio? Poi anche io voglio sapere cosa sono gli Irrecuperabili, e perchè sono diventati tali.
    Finiti i commenti pubblicherò il primo capitolo della seconda parte del mio, Lo scrittore e il serial killer. Se ne avrai voglia vacci a dare un’occhiata.
    A presto.

  • Bé, la caccia, certo.
    Forse FueGod esagera, ma non poi così tanto: questo capitolo è davvero il più scorrevole, dinamico e esplicita perfettamente situazione e circostanze esterne senza esagerare in descrizioni.
    Mi è piaciuto molto.
    Ho capito che la situazione esterna il mondo che hai in mente è importante quanto la trama, ma non puoi inserire tutte le informazioni come in un’enciclopedia. i punti importanti devono trasparire nella storia senza appesantirla, quelli secondari i lettori li dedurranno o inventeranno secondo la loro sensibilità.
    Quello che conta è che tu abbia ben chiaro tutte le informazioni e tutti i dettagli, ma non puoi metterli tutti nel racconto, soprattutto fisicamente limitato come qui sul sito. Come ti ho ben mostrato nella replica al tuo commento “da me” ho inventato e riflettuto alla biografia e alle circostanze di ogni personaggio, anche se non appariranno mai nella storia. Servono a chi scrive per tentare dia vere coerenza e realismo.
    Poi se un giorno scrivi un’immensa epopea distopica incentrata su questi temi, allora potrai come un novello Tolkien aggiungere una vasta appendice inclusiva di tutta la cronologia, la storia, i prefatti e le vicende nonché genalogie previe.
    Come al solito esprimo la mia opinione non una verità di scienza infusa. 🙂

  • Organizzare la caccia, cos’altro?
    Un bel terzo capitolo, mi è piaciuto.
    La storia ha cominciato ad auto-sostenersi, la parte introduttiva è alle spalle.
    Mi rimane una curiosità: a te è piaciuto scrivere questo capitolo? Oppure noi lettori, con i nostri commenti invadenti, ti abbiamo imposto mille vincoli che ti hanno reso meno piacevole la scrittura?
    Ciao ciao

    • Voi lettori, con i vostri commenti “invadenti”, mi avete imposto un cambiamento di stile che mi ha reso più difficile la scrittura, ma avete salvato la storia, per il momento (occasioni per assassinarla ne ho ancora molte a disposizione, da qui alla fine).
      Anche alla mia storia precedente ho dato una sterzata in corso d’opera, nel tentativo di renderla meno insignificante (a tuo giudizio :P), e il cambiamento è stato per me un momento critico. Ma in entrambi i casi credo di aver scritto meglio di prima, perciò sono felice che abbiate voglia di passare di qui a rompere le scatole 😀

  • Ciao Dejavu.
    Ho notato una cosa, probabilmente perché l’hanno fatta notare anche a me: stai dando troppe informazioni. Capisco che hai in mente un mondo e desideri descriverlo per farci entrare nella storia, ma questo rende certe riflessioni troppo pesanti e poco realistiche in quel futuro. Ho scritto anch’io un racconto distopico in varie versioni e ti assicuro che, man mano che sfoltivo le descrizioni, aumentava il gradimento dei lettori.

    Moneta credo che abbia espresso meglio di me questo concetto, comunque ho provato a esprimerlo anche con parole mie e con la mia esperienza.

    La trama è interessante, seguo con interesse. Io ho votato per domani mattina. A rileggerti.

    • Riflettendo sul problema delle troppe informazioni, credo stia alla radice: per me quel mondo in tutti i suoi aspetti è importante almeno quanto la storia stessa. Anzi forse l’avventura da raccontare è quasi un pretesto per raccontare tutta una realtà. Ma visto che in molti lo trovate pesante, dovrei far passare le descrizioni in modo “subliminale”. Mi resterebbe anche più spazio 🙂
      Ciao, grazie del commento

  • Ciao 🙂
    Ho letto con interesse il tuo racconto… scorre tutto con linearità. Ho letto qualche commento… Sì, hai dato molte informazioni, però non mi sono arrivate come pesanti… Sarà che io a volte ho l’impressione di raccontare “troppo poco”… quindi mi incuriosisco quando trovo qualcuno che mi fa entrare così bene in un mondo che non conosco.
    Ti seguo, a presto!

  • Ciao,non mi era arrivata la comunicazione che avevi cominciato un’altro racconto,anche se ti seguo come autore. Poco male me ne sono accorto stasera. Allora, premetto che sembra molto Fantascienza, che non è il tipo di racconto che preferisco, ma se non vai su cose troppo tecniche e ” fantascientifiche” mi piacerà di più. Apprezzo i dialoghidel secondo capitolo, mi piacciono molto, credo sia il modo migliore per comunicare qualcosa al lettore, almeno fino a che è possibile.
    Ho messo di seguire la storia, cosi da leggere un capitolo alla volta.
    Un saluto

    • Ciao ivano, non prevedo che si tratti di fantascienza, non piace neanche a me come genere. Non so se hai letto le risposte agli altri commenti, comunque, a parte il fatto che sei l’unico a cui piacciono i dialoghi :), si tratta di una società tecnologicamente inferiore a quella di adesso, per più di un motivo. Ad esempio per il nucleare il motivo è banalmente politico. Ora che ci penso però sono più evoluti in certe abilità psichiche, potrebbe essere un tipo di fantascienza molto sui generis :).
      Riguardo alla tecnologia, il protagonista pensa che l’uomo non debba limitare le proprie capacità di difesa, offesa e produzione di energia, ma volevo solo che fosse in disaccordo su qualche proibizione e non so nemmeno se tale disaccordo avrà un ruolo nella storia. Cercherò di chiarire alla svelta lo stato delle cose su quella Terra.
      Ti ringrazio di leggermi, ciao 🙂

  • Da domani mattina.

    Ciao dejavu.
    Ho visto scorrendo i commenti la tua lunga e articolata risposta a befana e non ho potuto fare a meno di leggerla.
    Ho avuto l’impressione che tu abbia molto studiato la storia e che essa sia frutto di riflessioni profonde sulla società attuale e su una società possibile. Non ho nulla da dire su questo, è assolutamente ammirevole e nel mio piccolo cerco di fare qualcosa di simile per ogni racconto. L’unica cosa che mi sento di suggerirti è qualcosa che a me è stato fatto notare più volte, con diverse parole, con sfumature diverse. Io uso queste: abbi fiducia nel lettore.
    So che non rendono appieno ciò che vorrei comunicare, quindi provo a spiegarmi: il fatto di impegnare tempo e fatica per costruire un intero mondo, un vasto ‘dietro le quinte’ della storia che racconti, probabilmente ti induce a volercelo mostrare, scrivendo molto più di quanto ci è necessario.
    Ma non credere che se il tuo sforzo rimane dietro le quinte sia stato inutile, perché non è affatto così: renderà la tua storia coerente, realistica, possibile.
    Non avere la smania di dirci proprio tutto tutto, facci immaginare qualcosa! E se lo immaginiamo diverso da come lo immagini tu, pazienza, ci avrai aiutato a creare un mondo anche un po’ nostro.
    Io lo sto imparando su questo sito e mi sta piacendo.
    Ciao ciao

    • Ciao Moneta 🙂

      Sì, ho pensato per un po’ a che mondo volessi creare e come, ma poi l’idea è arrivata tutta in una volta la sera che ho visto prima un documentario sulla corea del nord e poi L’alba del pianeta delle scimmie 😀

      Prima di quella sera avevo una sola idea, un solo punto fermo: voglio una società meno interconnessa. Niente cellulari, non voglio essere reperibile quando sono in giro. Non voglio poter chiamare chiunque da dove voglio quando mi serve aiuto. Se guardo “Le colline hanno gli occhi” (il remake, dove già si sono dovuti arrampicare sugli specchi, mentre nell’originale ovviamente il problema non si poneva) e penso “beh comunque è una trama con gli anni contati, tra poco si potrà chiamare anche dal polo sud” mi assale la tristezza. Voglio tornare negli anni ’90 🙂

      Grazie del consiglio. Però, mentre tu dici che cerco di mostrare tutto il dietro le quinte quando potrei farne a meno, Befana ha trovato inverosimili alcune situazioni descritte, e aspetto che mi dica se dopo tutta la spiegazione del post-catastrofe la mia società futura le sembra più credibile (sul troppo dialogo ha ragione, non so per quale motivo ma infastidisce sempre anche me da lettore).

      Poi devo dire che la mia risposta, cioè il riassunto degli 800 anni dalla Catastrofe al XXIX secolo, è la cosa che mi piace di più tra tutto quello che ho scritto finora. E guarda caso si aggira incredibilmente sui 5000 caratteri. Non si può cancellare l’ultimo episodio inviato? 🙂 Oppure in qualche modo ne farò più o meno il terzo. Tu come vedresti tutta quella spiegazione all’interno del racconto, in un solo episodio?

      • Ciao dejavu,
        In effetti befana osserva che a suo parere ci dai troppe informazioni tutte insieme. Io sono sostanzialmente d’accordo con lei. A mio parere non dovresti cercare di rispondere ai suoi dubbi fornendo la cronistoria di 800 anni di eventi sociopolitici. Dovresti chiarire certi punti mostrandoli per mezzo delle azioni dei protagonisti, delle loro riflessioni, dei loro pensieri, cercando di renderli naturali, di creare situazioni in cui essi si trovano a mostrare un aspetto che ti interessa chiarirci. Parlare in linea teorica è complicatissimo.
        Non so come io lo affronterei. Provo a fare un esempio: l’amore tra familiari messo in parallelo con le cure del branco di leoni. Potrebbe capitare qualcosa di simile:

        incontro la vicina di casa, ha una sacca di plastica tra le braccia. Ne intuisco il contenuto. Mi guarda con aria rassagnata: «Max» mi dice «È sempre stato il più debole.» «Mi spiace» dico turbato. «Va così!» mi risponde. «Gli ho dato tutto, non è bastato. Suo fratello è sano. Se non altro, ora avrà possibilità di nutrirsi meglio.»

        Hai paura che non si capisca? Non preoccupartene troppo, tu dai la traccia, il lettore deve essere attivo, deve elaborare la storia. Se non capisce pazienza, non devi stare lì a spiegargli anche le virgole. Fai del tuo meglio, come la mamma di Max e fermati lì.
        Da quanto ho scritto capirai che la tua idea di rielaborare la risposta a befana per riempire un capitolo non mi convince.
        Ciao ciao

      • Sicuramente in questi due capitoli hai già fornito al lettore molte informazioni sul mondo, i personaggi, la società in cui vivono, ecc. e, probabilmente, risulterebbe più efficace “dosarle” in modo da non svelare tutto subito, come dice Moneta, “avendo fiducia nel lettore” che riuscirà da solo a comporre tutti i pezzi del puzzle che rivelerai nei dieci capitoli.
        Tuttavia, un’avventura come questa, con sfumature fantascientifiche, dev’essere difficile da immaginare e strutturare, per questo volevo aspettare di leggere i prossimi episodi (avendo così un quadro più completo) per scrivere le mie impressioni riguardo alla storia.

  • Dalla cena, per vedere il resto della famiglia.
    Secondo me il dialogo è davvero troppo lungo, occupa troppo spazio e appesantisce il capitolo, non so se e come avresti potuto trovare un altro modo di affrontare il tutto ma penso davvero che ci sia troppo dialogo, troppe domande, troppe informazioni tutte assieme.
    L’altra cosa che mi ha lasciato perplessa è tutto questo affetto, non che non debbano volersi bene, ma sono cresciuti separati, con metodi non certo basati sulla tenerezza e l’effusione, che siano così coccolosi e espansivi mi lascia perplessa. Anche la madre: i genitori erano tenerosi e vezzeggianti con bambini piccoli che sapevano in gran parte destinati a soccombere alla legge del più forte?
    Anche i riferimenti ai ragazzi e ai costumi di prima mi sembrano un po’ eccessivi: va bene uno o ude ma secoli e secoli dopo davvero questo ragazzino ha così presente e inculcato in lui come modello le abitudini di vita degli umani ante asper?
    Sono solo le mie riflessioni personali, non prenderle come critiche assolute, eh? Non ho nessun titolo per farne. sono le osservazioni che mi sono sorte spontanee leggendo.

    Sono curiosa di vedere dove ci porta l’attività della sorella e la libertà di pensiero del protagonista. Però mi sa che devono stare attenti a quello che dicono e come parlano se non vogliono finire nei guai.

    • Pronta a una risposta un po’ prolissa? Mi è venuta così 🙂

      Secondo me ho sbagliato per prima cosa a impostare la narrazione in prima persona. Avendo molto da scrivere su un ambiente immaginario e su immaginari eventi passati, in terza non ci sarebbe stato problema, invece così devo cercare stratagemmi per inserirli nel discorso e non mi viene facile. Non ho esperienza di scrittura e praticamente neanche di lettura coi generi fantascienza o fantasy.
      Forse anche dal precedente racconto mi è rimasta la fobia 🙂 di non avere spazio per inserire tutte le informazioni che voglio, quindi ora cerco fin dall’inizio di spararne dentro più che posso.

      L’altra tua perplessità è ciò su cui in parte puntavo per affascinare il lettore: una società che a una prima occhiata sembra brutale può essere pressoché uguale alla nostra se osservata da vicino.
      Pensa a un ipotetico pianeta alieno in cui da milioni di anni regnano la pace il welfare state: gli extraterrestri cosa penserebbero di noi sommersi dal superfluo, che parliamo tanto di giustizia in ogni ambito (“il voto che ho preso è un’ingiustizia”, “la lunghezza dei processi in Italia è un’ingiustizia”) ma non riusciamo a impedire che mezzo mondo viva come vive? O siamo malvagi e ipocriti, o a rigor di logica malati di mente. Gli alieni si sorprenderebbero non poco nel constatare che la parte benestante del mondo è piena di “persone normali”, non cattive né psicopatiche.
      Noi che fin da piccoli abbiamo appreso gradualmente come è fatto il mondo, e abbiamo studiato la storia precedente, e non abbiamo raggiunto la perfezione da milioni di anni, siamo capaci di contestualizzare. Ad esempio non giudichiamo le leggi in vigore nell’antichità dicendo “chi ha scritto queste leggi era cattivo”.

      Anche l’homo insipiens asper contestualizza. Sa in che condizioni si sono trovati miliardi di esseri umani, una volta distrutto l’ambiente iperorganizzato costituitosi nei secoli: eravamo a malapena capaci di trovare acqua da bere. Sa cosa succede a un popolo di “non selezionati” se vengono improvvisamente a mancare le medicine. Sa quanto sangue è stato versato allo scopo di mangiarci l’un l’altro, essendo stati per noi stessi il cibo più facilmente reperibile. E quanti secoli ci sono voluti per reimparare a vivere in una natura ostile, non antropizzata.

      La Selezione, nel 2829, è per quasi tutti un ovvio male minore, se si vuole tornare a un mondo di civiltà, cultura e a un ragionevole benessere, ma senza il rischio che un eventuale disfacimento di tale organizzazione rappresenti per noi l’apocalisse. La paura più grande per i genitori non è perdere un figlio da piccolo, ma sprecare le loro capacità riproduttive ed educative per eredi vulnerabilissimi, dipendenti da strutture troppo complesse e fragili. Nessuno al mondo nel ventinovesimo secolo vorrebbe tornare a essere così indifeso e smarrito di fronte a un ambiente selvaggio (che ancora circonda quella ventina di grandi ambienti urbani sparsi per i continenti).

      I cuccioli dei leoni sono coccolati da tutto il branco (eccetto in caso di rovesciamenti “politici”) anche se l’80% di loro morirà cucciolo. Si fa di tutto per nutrirli e proteggerli al meglio, quando uno muore è doloroso, ma è da quando anche tu eri cucciolo che vedi morire leoncini intorno a te (in compenso da grande sopravvivi a cornate di bufali, calci di zebre, morsi di iene, morsi di cobra, un mese a pancia vuota, virus ebola, sei indistruttibile). È naturale che muoiano relativamente presto anche se hai stretto legami meravigliosi con loro: pensa al padrone di un cane quando gli muore il cane. Ecco, l’affetto tra le persone nel ventinovesimo secolo si può paragonare a questo.

      È anche vero che all’uomo, per quanto materialmente ridotto a uno straccio, resta un’eredità culturale, o anche solo una capacità intellettiva, che i leoni non possiedono: la morte è il male, la morte è da evitare, la morte… siamo gli unici in grado di astrarla e capire che si applicherà anche a noi, e questa abilità è la nostra maledizione.
      E dato che in natura si moriva come mosche, l’unica salvezza psicologica era meditare sul Grande Ciclo. I governanti, che cooptano i loro successori, sono anziani esperti di una filosofia simil-tao-buddista. È attorno a questa dottrina che la gran parte dei gruppi umani post-catastrofe fu affrancata dal ritorno dell’istinto al potere, che li aveva resi per certi aspetti simili a branchi di scimmie.

      Infine, sembra che la nostra epoca sia il termine di paragone per qualunque cosa. Ma prova a immaginare i rinascimentali (quelli che avevano studiato) e l’antica Grecia. Un interesse verso un passato di duemila anni prima che è esploso nel giro di poche generazioni.
      Tieni presente che qui la produzione culturale disponibile è quasi tutta anteriore: i Posteriori fino a pochi secoli fa vivevano ancora in sparuti gruppi dediti a sopravvivere. Nei computer, dvd, cellulari e chiavette c’era l’infinito, ma erano rimasti in pochi a sapersi occupare della loro manutenzione e a usufruire del contenuto. E tutto parlava di una società clamorosamente più ricca, tecnologicamente fantascientifica, numerosa, affollata da non credere. Ma a causa della fragilità fisica facevano anche cose che agli asper sembrano molto buffe.

    • Mi dispiace, ho cercato di starci attento e mi sembrava andasse bene. Certo il dialogo viene meglio con quelle micropuntualizzazioni che evitano fraintendimenti (“disse lei”, “rispose l’altro”, se hanno una precisa denominazione non la conosco :)), ma qui la ricerca di spazio mi ha portato a eliminare ciò che mi sembrava accessorio.

      Grazie di essere passato, a presto 🙂

  • Lavora per il governo e forse non solo.
    Ciao dejavu, bentornato.
    Un incipit molto particolare e interessante. Se devo trovare un punto in comune con il tuo racconto precedente questo è forse nel pensiero libero o spregiudicato: in quest’ultimo caso un’intera società ha un paradigma etico completamente diverso da quello che oggi riteniamo comune. Ti seguo con interesse. Ti seguo anche perché altrimenti, se i tuoi ritmi di pubblicazione rimangono quelli a cui ci hai abituato, rischierei di dimenticarmi di te 😀
    Ciao ciao

  • Ma ciao, bentornato.
    La mia prima domanda spontanea l’ha già espressa J. qua sotto.
    Ci sono tantissime informazioni, e forse anche un po’ troppi dettagli. Immagino che tu abbia voluto situare bene lo scenario in cui l’azione si svilupperà, ma forse potevi tenere qualche premessa per più tardi. Ma è solo una questione di gusti. Invece, dal punto di vista formale, trovo che hai scritto nordcoreano (in tutte le sue declinazioni di numero e genere) troppe volte, il concetto era chiaro!
    Ho finito con le rimostranze 😉 il plot mi piace un sacco e adoro l’idea che i ragazzi sopravvissuti alla “selezione infantile” si annoino in un trantran più pacifico e rimpiangano la lotta per la sopravvivenza.
    Credo che ormai ci “conosciamo” abbastanza per sapere che ho votato per il movimento antigovernativo 🙂
    A presto

    P.S. Bellissima la frase conclusiva

    • Le tue rimostranze sono sempre benvenute ;). Rileggendo ti do ragione su nordcoreano, pensa che mi sono pure posto il problema e l’ho tolto dove mi sembrava di poterlo fare. Ora mi sembra che se ne potessero togliere molti altri 🙁
      L’idea originaria sulla psicologia di quei ragazzi è: gli animali selvatici sono in lotta continua (non il partito :)), ma sono infelici? Secondo me no. Cercano di non morire, ma si tormentano con l’idea che prima o poi non esisteranno più? Secondo me no. E se allevassimo degli esseri umani in questo modo, cosa ne verrebbe fuori? Dei mostri? Eppure i lupi sanno essere così dolci…
      Ciao

      • Quello che poni è un dilemma filosofico piuttosto vasto ma secondo me il punto è che gli animali non sono infelici ma neanche felici perché il concetto di felicità è tipicamente umano. Gli animali non pensano nel senso umano del termine, vivono. Anche all’interno del genere umano esistono popolazioni, o settori di popolazioni, per cui la sopravvivenza è talmente difficile da assicurare che non hanno tempo e modo di farsi delle apre tipo “sono felice? mi annoio? a cosa servo?”.
        Del resto gli animali selvatici uccidono soprattutto per nutrirsi, quanto agli altri membri della propria specie, uccidono quando è necessario, ma hanno più tendenza a ferire, spaventare, vincere, esiliare, non necessariamente eliminare.
        Ma è un concetto estremamente interessante. Mi attira un sacco questo tuo racconto, speriamo tu tenga dei tempi un po’ più ridotti 😉

        Quanto alla fantascienza, ho letto quel che scrivi sotto, quello delle distopie è un filone ben nutrito: né astronavi né alieni, solo futuri o presenti alternativi. È tanto che ho voglia di provare a scriverne una ma non ho ancora trovato il coraggio. Per ora leggo la tua e i tuoi homo homini lupus

  • Assolutamente agente doppio.
    Buongiorno dejavu.
    Ma scusa, perché non ‘fantascienza’?
    È vero, io parteggio per il genere, ma tu delinei una società diversa collocandola nel futuro remoto, se non è fantascienza questa! 🙂
    La tua scrittura, a mio parere, è scorrevole e curata, mi piace. Mi piace anche la premessa socio-politica, un po’ meno la sua forma. Sei sicuro che fosse necessario che avessimo tutte queste informazioni e tutte insieme?
    Mi intriga anche il fatto che cerchi di entrare in una psicologia evidentemente diversa dalla nostra, sarà il filo conduttore del racconto?

    Ciao a presto

    • iao JAW, grazie dei complimenti e delle critiche 🙂
      Sulla questione delle informazioni, forse sì sugli antefatti politici sono stato troppo prolisso. L’intenzione è spiegare, tra le altre cose, come si è sviluppato il mondo in cui si svolge la storia, con quali preoccupazioni, il perché di certe leggi, di certe usanze, del sistema di governo. E per fare questo dovrò parlare brevemente anche del passato, dell’umanità durante la guerra e dopo. Qui mi sono dilungato in dettagli non necessari, ma tu intendi dire che appesantiscono, annoiano o semplicemente che avrei avuto più spazio per la storia principale?
      Forse il filo conduttore di questa storia è che i valori assoluti sono un’illusione, anche i più elementari. Ogni società crea i suoi. Anche se poi all’interno dell’individuo può sempre accadere di tutto. Non so se è quello che intendevi dire.
      Quanto al genere, ci ho pensato, ma fantascienza mi evoca un ambiente di astronavi e viaggi interstellari che proprio non mi interessa 🙂 Che il racconto sia ambientato nel futuro non implica un progresso tecnologico, il mio è un futuro meno avanzato del nostro presente, sotto questo aspetto.

      A presto lo spero anch’io, nel mio primo racconto non sono stato esattamente un campione di velocità…

      • In realtà non intendevo che appesantiscano, annoino o tolgano spazio. La mia riserva è più che altro sulla forma: ho trovato un po’ artificioso lo stratagemma usato. Tanto più che il ragazzino dimostra un’ottima comprensione delle dinamiche socio-politiche, sembra una relazione scritta da Henry Kissinger 🙂
        Ma è anche una questione di gusti e di scelte, nel senso che se ritieni necessario dare quelle informazioni devi pur trovare un modo e non ce ne sono poi tanti.
        L’alternativa è svelarle a poco a poco, con le azioni e i discorsi dei protagonisti, ma in questo caso avresti probabilmente dovuto rinunciare a molte sfumature e forse non era possibile per la storia che hai in mente.
        Ciao

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