Dove eravamo rimasti?
quotidianità
Quotidianità.
Non è una parola facile. Per molti motivi. Il più semplice è sicuramente quello insito nella parola.
Se una cosa è quotidiana vuol dire che viene fatta tutti i giorni e questo non è facile come sembra. Svegliarsi la mattina o cenare con gli amici possono essere due eventi quotidiani, ma non allo stesso livello no?
L’altro significato sta appunto nella qualità dell’azione in sè. Se per ventun giorni una persona si mettesse ogni mattina alla stessa ora con le mani in posizione da preghiera e ringraziasse per cento volte il creato il ventiduesimo giorno questa persona compirebbe questa complicata azione senza pensarci, il perché? Perché è diventata una abitudine.
Ecco ora vediamo quella stessa persona al centesimo giorno che ogni mattina alla stessa ora ringrazia cento volte il creato, con che sentimenti lo farà?
Probabilmente ormai lo farà in modo vuoto. Ogni pausa tra un ringraziamento e l’altro sarà piena di rimpianti, di delusione e di odio. Ogni ringraziamento invece sarà pieno di rabbia e risentimento.
Perché l ha fatto?
grazie di quello che hai costruito
Non poteva resistere?
grazie di avere ceduto
UCCIDIMI
grazie di avermi insegnato
Questo grosso modo potrebbe essere i primi tre ringraziamenti di una persona abituata a compiere un’azione quotidiana.
Adesso non si può dire di certo che le persone siano tutte uguali. In fondo in fondo agli occhi c’è chi ha un doloroso fuoco, chi un bella scultura di ghiaccio e chi l’intero universo.
Detto questo non si può controllare la quotidianità.
Ecco questa è l’ennesima cosa da aggiungere alla lista assieme all’amore. Non si può controllare. Sarebbe bello pensare che sia una questione di chimica. Risolvibile con qualche discorso di ossitocina, dopamina, serotonina, ecc… Non sono un chimico non me ne intendo. Sarebbe molto bello, eppure nel momento in cui sei davvero innamorato, quello in cui la prima cosa che fai il mattino coincide con la prima cosa in cui fai la sera cos’è dopo ventun giorni?
ABITUDINE
QUOTIDIANITÁ
Beh isa B elle è in quel momento che si distinguono le coppie. Quelle che proseguiranno e quelle come noi che cadranno.
Forse hai ragione , se ci fossimo conosciuti a venticinque anni il nostro rapporto sarebbe riuscito ad evolversi nella quotidianità e nell’abitudine. Chi lo sa, magari forti delle nostre esperienza passate saremmo riusciti a risolvere i nostri problemi e a proseguire in quel futuro che tanto non vedevi.
Però ci siamo conosciuti prima. Ci siamo , si può dire amati? Ci siamo conosciuti. Io ho visto le tue ali blu e tu le mie catene nere, ma ci andava bene. Poi sei scappata, volando via e io non potevo raggiungerti allora. Ero troppo chiuso nella mia gabbia e ci misi anni per capire che in realtà una chiava me l’avevi anche lasciata. Uno stupido sorriso da orecchio ad orecchio che non potrò mai dimenticare.
Eppure anche quello era una catena.
Anche quello non andava bene.
Invece poi ho visto, quindi ti ringrazio.
Ti ringrazio di quel bacio rubato dopo quel film.
Ti ringrazio per quel pomeriggio in bici.
Ti ringrazio per avermi ascoltato.
Ti ringrazio per avermi fatto capire con quella chiamata in lacrime che non eri “mia”
Ti ringrazio per avermi fatto capire che non sono solo un braccio.
Ti ringrazio per esserti fermata e aver camminato assieme per quell’ultimo periodo in parallelo.
Ti ringrazio per avermi lasciato.
Mi hai fatto crescere uccellino con le ali blu e voglio essere Egoista a tal punto da essere sicuro di aver fatto crescere anche te. É un peccato, perché ora siamo estranei. Siamo estranei che avrebbero potuto essere qualcosa che ora non hanno intenzione di vedersi o sentirsi per paura di star male.
Perciò buona vita, spero che un giorno io e te ci possiamo vedere come quella volta in quell hotel. Non conoscendosi e ridendo l’uno dell’altro.
Non è possibile però, sai perché? Perché in questo momento io e te siamo a due capi del mondo. Te sei andata volata troppo in là e io ho camminato troppo in qua.
Quindi questo è un auf Wiedersehen, non quello che si dicono due amici o due persone che si conoscono, ma quello che può dire ad un cliente un cameriere chiedendosi se l’ha servito bene e se tornerà e si sederà ancora al suo tavolo.
Prima o poi se lo dimenticherà
Passerà del tempo
Si rivedranno
Si sederà da qualche parte
Ecco son passati ventun giorni. Ti mancavano ancora dei cioccolatini e io stavo per venire da te in Germania, ma poi ho stracciato il biglietto…
Come dicesti tu quella volta in macchina
Capisco quello che vuoi dire, ma non sento più niente.
Capisci questo allora uccellino con le ali blu e diventa la migliore regina di ghiaccio che puoi.
auf Wiedersehen
04/02/2017 at 01:54
Ho letto solo il primo cap, che c’ho gli occhi bordaux per il sonno.
Se quello che scrivi è quello che pensi, bravissimo. Non le richiamare mai.