Dove eravamo rimasti?
La sua faccia
Giunto al primo lampione della periferia, con la massima calma, volle voltarsi. Vide l’uomo nello stesso posto, ma stavolta col busto rivolto verso il paese. Ma nemmeno questo lo spaventava più; provava solo un forte disgusto nei confronti di tutto quello che era accaduto poco prima.
Lo spilungone fece cenno con la mano, come per salutarlo. Il ragazzo ricambiò.
Fuori da ogni pericolo, attraversava le vie illuminate del paese che lo avrebbero ricondotto a casa. Le luci del borgo si contrapponevano all’inferno indistinto della buia campagna, e un chiarore luccicante gli si distribuiva sul giovane viso. Il ricordo di ciò che era accaduto poco prima pareva passato remoto.
Ma cosa gli avevano fatto?
Chi era stato a rubargli la macchina?
Perché la sorte si era accanita in quel barbaro modo proprio contro di lui?
Chi era quello stangone al centro della strada?
E come faceva quell’auto a guidarsi da sola?
Le strade che percorreva per giungere a casa erano disseminate di queste domande: ad ogni angolo ne sbucava una nuova che dissuadeva da quella precedente. Era chiaro che niente lo era. Quella sera erano accadute cose strane, così strane da chiedersi se tutto il tempo della vita sarebbe bastato per trovare una spiegazione a quanto era accaduto. Ma in fondo alla via, quando ormai mancava poco alla strada di casa, ogni pensiero divenne leggero e confortante. Aveva perso la macchina, tuttavia da quell’esperienza ne era uscito indenne: già questo era un motivo per sorridere, per ridurre la malinconia e la tristezza in una grassa risata.
Era finalmente giunto a casa. Inserì la chiave nella serratura, corse incontro al soggiorno con l’andatura di chi non sa dove realmente sia diretto e accese la luce. Qui riconobbe subito, fra i tanti, l’invitante odore delle orecchiette che sua madre aveva lasciato nel forno prima di partire. Accese il forno e attese cinque minuti prima che la pasta fosse calda.
Dopo aver mangiato, senza nemmeno svestirsi, s’infilò sotto le calde coperte del proprio letto.
Nei due giorni successivi scrisse un racconto ispirato a quanto era accaduto quella notte. Il titolo era ‘Tratto da una storia vera’. Attese con ansia il sabato: aveva deciso di non rovinare le vacanze ai genitori e di raccontare tutto il giorno del loro ritorno. La sorella gli inviò un messaggio sul telefono per confermare che non sarebbe tornata a casa prima di sabato. Egli nemmeno rispose: era troppo concentrato nel rielaborare nei minimi particolari quella singolare vicenda. Mai in vita sua era stato così ispirato, e sperava di non esserlo mai più a tali livelli se la cauzione da pagare consisteva nel rivivere simili esperienze.
Sabato:
<<Ciao mamma. Devo dirti una cosa.>>
<<Ne avrai combinata una delle tue… Dimmi.>>
<<Mamma… Mamma, ci hanno rubato l’Alfa.>>
<<Quale Alfa? Noi non abbiamo mai avuto un’Alfa.>>
<<Come no? L’alfa di papà.>>
<<Quale papà? Tuo padre è morto dieci anni fa.>>
Si sedette sotto il camino e, come tre giorni fa, prese a fissare la tivù spenta. Nello schermo rivedeva riflessa la propria immagine. Era la sua faccia. Era proprio la sua faccia.
19/04/2017 at 16:36
Sei riuscito a lasciarmi senza parole anche col capitolo finale ^_^ le battute finali sono come la ciliegina messa dallo chef una volta finita la torta, per dargli quell’ultimo “tocco in più” che rende la sua opera veramente perfetta.
Bellissimo racconto, sono felicissimo di averlo trovato e letto fino in fondo. Spero non sparirai da theincipit, mi piacerebbe tanto leggere altro di tuo 😉
20/04/2017 at 14:08
Ciao Marco. Spero mi seguirai anche se cambio genere di racconto. Il prossimo non sarà horror.
31/03/2017 at 20:35
Uhm…per la prima volta in questo racconto non sono del tutto convinto della mia scelta. Posso sapere se è voluto il fatto di escludere fra le opzioni un racconto “sincero” del ragazzo, che non sia nè troppo calmo nè troppo agitato?
Perchè terrorizzato com’è ora direi che la rabbia la escluderei, calmo non è di sicuro e non mi pare neanche che si possa accusare di qualcosa tanto da doversi, poi, scusare…in ogni modo il prossimo capitolo è l’ultimo, non vedo l’ora di leggere la fine di questo bellissimo racconto!
23/03/2017 at 15:26
Domani pubblicherò il penultimo episodio
06/03/2017 at 22:09
Tre metri mi sembrano troppi… facciamo 2!! 🙂
25/02/2017 at 12:26
Ciao marco. Quante belle parole. Io sono uno scrittore. Scriverò sempre. Nel corso della mia vita potranno cambiare tante cose, ma ciò che non cambierà mai è la passione per la scrittura. Spero che tu un giorno possa leggere i miei libri (fin’ora non sono riuscito a pubblicarlo quello che ho appena finito). Purtroppo servono tanti soldi per pubblicare.
24/02/2017 at 20:23
Fantastico come sempre! L’immagine iniziale del protagonista che “sente” qualcosa ma pur cercandolo non lo trova è veramente perfetta (mi ha inquietato tantissimo il fatto che potesse essere “sopra” di lui!), ogni tuo capitolo regala almeno un momento impeccabile come questo. Peccato che mancano solo 2 capitoli 🙁 spero poi tu abbia voglia di continuare a scrivere 🙂
24/02/2017 at 11:45
Io dico che è un nano, quindi è alto un metro.
24/02/2017 at 20:18
tu sei un po’ fissato con i nani XD
24/02/2017 at 22:00
:D:D era servita
23/02/2017 at 01:03
Domani pubblicherò l’ottavo episodio.
01/02/2017 at 17:49
“il grigio dell’inquietudine” l’hai reso proprio alla grande mannaggia a te 🙁 sta iniziando a spaventarmi sul serio questo racconto.
Voto per “spera ancora che sia tutto uno scherzo” perchè secondo me in un momento così “assurdo” si ha bisogno di avere delle certezze per poter continuare.
01/02/2017 at 15:29
Vuole solo tornare a casa.
Secondo me sta vivendo in un incubo, è tutto così atratto, onirico a volte. Ma … forse è proprio un incubo e lui sta dormendo a casa sua 😉 vediamo che succederà…
alla prossima, bravo!
01/02/2017 at 17:31
01/02/2017 at 14:25
Egli vuole solo tornare a casa.
Manca poco, ora vedremo come evolverà l’apice della tensione accumulata.
30/01/2017 at 00:44
Il grigio.
Ciao,
ho letto. 😉 E ho letto i sei epiosdi. La storia è interessante, anche se interessante significa poco se poi non c’è una spiegazione approfondita di seguito. Ma al sesto episodio non ti farò una “recensione”, aspetterò il decimo per capire come stai effettivamente costruendo il plot. Un po’ sfugge. Devo ancora capire alcune cose prima di farmi un’idea precisa. Di sicuro c’è che hai una mente fotografica per i dettagli, sei filmico nelle descrizioni, il ché rende vivide le immagini e per la regola secondo cui la scrittura si MOSTRA e non si spiega, sei sicuramente a buon punto. Il suggerimento che ti do subito è : evita l’anticipazione. Esempio: qualcuno sta per rubare l’auto al protagonista. Non scrivere “ma nell’uscire trovò la sorpresa”; questa è un’anticipazione, inutile aggiungo. Vai subito sull’immagine: la macchina non c’era più. Inutile anticipare la “sorpresa”. A meno che non si tratti di un cliffhanger a chiusura episodio, ma senza dire “quale sorpresa” in quel caso, ovviamente.
Te l’ho segnalato perché lo fai spesso, anticipi l’evento con un’esclamazione, una battuta… non farlo. Non serve e spegne la suspance. Poi in gergo si dice che questo modus operandi è “telefonato”. Si dice “telefonato” di qualcosa che appare ridondante, didascalico. Tu spesso fai osservazioni telefonate e anticipazioni. Tutto qui. La storia è intelligente perchè hai scelto la strada dell’horror tensivo, senza splatter, sangue, mostri eccetera, ma tutto sul filo della lama, della domanda, della ricerca di risposte. L’horror più intelligente, secondo me. Seguo. A presto.
30/01/2017 at 13:31
Grazie AmoMarta. Farò tesoro dei tuoi consigli.
30/01/2017 at 00:44
Articolata *e* ricercata, ovviamente
30/01/2017 at 00:42
Bianco dell’inconsistenza.
Ho letto ora i sei capitoli.
Il racconto comincia con la descrizione efficace di una personalità estremamente fobica, ma questo aspetto va un po’ perdendosi nel seguito. Cosa accade alla fine del terzo? Gli passa tutto, perché? Vista lo sviluppo successivo e la fame che manifesta, potrei pensare a una ‘fobia chimica’. Alludi a qualcosa di simile? Era fatto e ha finito il trip? Se sì, a mio parere andava mostrato in modo un po’ più esplicito. Se no (come credo) la psicologia del tuo personaggio rimane un po’ fumosa e contraddittoria. Quindi esce di casa e va a comprare il fumo. Anche qui, casa isolata, al buio, entra senza paure, non c’è traccia delle paure che manifestava poco prima. I pensieri ossessivi resi così dettagliatamente nel primo capitolo non si riaffacciano neppure dopo che gli rubano la macchina. Non so, da questo punto di vista ho qualche dubbio.
Per quanto riguarda la forma: l’impressione è che spesso tu usi frasi ricercate, per costruzione e per utilizzo di termini non consueti. O in alcuni casi utlizzando termini consueti in contesti e con significati non consueti. A mio parere la scrittura sarebbe molto più efficace se rinunciassi a un po’ di questi ‘effetti speciali’ per scrivere in maniera più semplice e diretta. Anche le frasi troppo lunghe non aiutano la scorrevolezza del testo e in questi sei capitoli ce ne sono parecchie.
La storia sta entrando nel vivo, ora più che mai è necessario coinvolgere immediatamente il lettore in modo che faccia sue le paure del protagonista. La paura è una reazione istintiva, fulminea: se la descrivi con una frase lunga, articolata è ricercata, il rischio di non trasmetterla bene è dietro l’angolo.
Ciao, buonanotte
30/01/2017 at 12:31
Ciao moneta. Grazie di essere passato dalle mie parti. Fobia-coraggio, fobia-coraggio… Ti chiedi perché il protagonista passi frequentemente da uno stato mentale a quello opposto. A tutto c’è una ragione, niente è casuale. E lo capirai prossimamente.
30/01/2017 at 12:46
Il presentimento di essere osservato si manifesta quando è ancora dentro casa, indeciso su come e cosa fare; l’inquietudine deriva dal fatto che si trovi dentro casa, in un posto che conosce fin troppo bene e che dunque non dà stimoli né suggerisce qualcosa di nuovo. È psicologia. Semplicemente psicologia. Dal momento in cui decide di uscire di casa e fare un passeggiata in auto (dunque tirarsi fuori da quel cerchio ristretto che è la casa e i suoi pensieri) tutto ciò che avviene dopo non è intaccato dal pensiero negativo e dal dubbio, bensì dall’entusiasmo (salvo poi ritornare in quello stato mentale iniziale a causa di un evento inspiegabile come un’auto che cammina sola).
25/01/2017 at 17:37
Non ho ben capito in quale modo abbia affrontato le proprie paure, ma il capitolo è bellissimo quindi avanti così 🙂 L’auto che cammina da sola sembra una metafora di tutto il racconto: si parla di cose semplici, per niente fuori dall’ordinario, ma gestite all’interno di situazioni che le rendono terrorizzanti…i miei complimenti per riuscire in un’impresa del genere. Questo continua ad essere -per lo meno fino ad adesso- il più bel racconto che ho letto/sto leggendo su questo sito.
25/01/2017 at 17:42
Grazie dei complimenti Marco. Affronta le proprie paure perché si mette in testa di pedinare Francesco (il presunto autore del furto) a tutti i costi, pur di ritrovare l’auto. La sorpresa, però, la tengo per la fine.
22/01/2017 at 19:03
:-). Leggerò la tua storia Werwolf.
22/01/2017 at 02:09
Sto tizio è un tipo mai na gioia eh? Mi piace l’angoscia, ma dove sta il sangue? Dove sta la violenza? Spero di venire stupito 😉
Lui mi sembra parecchio vigliacco, ma ad onor di trama tenterà di affrontare le sue paure.
Se vuoi vedere pessimi scrittori passa pure da me 😉 ho appena iniziato.
17/01/2017 at 00:47
Ho votato per affrontare le proprie paure 🙂 non è per fare la figura del “sadico” ma questa atmosfera di paura e angoscia mi piace tantissimo, quindi l’inedito coraggio lo escludo a prescindere. “Il terrore gli impedisce ogni movimento” era anche una bella opzione però forse fin troppo esagerata; cercare di fargli affrontare i suoi problemi credo dia più spunti per la storia e comunque non è detto che affrontandole poi riesca anche a vincerle 😉
16/01/2017 at 15:02
Ciao Fue. “Ma le cose Chiavi no” è un errore. In realtà era “ma le chiavi no”. Dovrei descriverlo in altro modo? In che senso? No Fue, credimi, forse ti aspettavi di leggere una storia su fantasmi che sbucano dagli armadi o folletti che spuntano dalla foresta e roba del genere. Se così fosse, allora stai leggendo la storia sbagliata. Curo ogni particolare, dal primo all’ultimo, non lascio niente al caso. I particolari in questa storia sono più importanti di quanto tu creda. È dopo lo capirai perché.
16/01/2017 at 13:47
Ciao Samuel,
Sinceramente questo capitolo non mi è piaciuto come i precedenti per via di alcuni passaggi, tipo:
istituì la camminata nella notte; Ma le cose chiavi no; messo che l’avrebbe trovata;non poteva essere stato il primo che passa a rubargli l’auto;
oppure
“Delle voci indiscrete asserivano che in quella cassaforte i suoi nascondessero i risparmi di una vita.” Voci indiscrete? Nel caso fosse totalmente all’oscuro del contenuto della cassaforte dei suoi, forse avresti dovuto descriverlo in altro modo.
Comunque vediamo come andrà avanti il racconto.
(ho votato: In un modo o nell’altro dovrà reagire. Affronta le proprie paure).
A presto
08/01/2017 at 16:29
Ciao Samuel,
ho optato per il silenzio più assoluto.
Anche la bestia mi allettava in realtà.
Ok, nel complesso. Però forse preferivo lo stile dei capitoli precedenti, ma è solo una questione di gusti personali.
A presto
08/01/2017 at 17:21
Ciao Fue, innanzitutto ti ringrazio per il fatto che tu segua la mia storia capitolo dopo capitolo. La questione è semplice: devo seguire una certa trama, a prescindere dalla scelta dei lettori (prima, seconda o terza scelta che sia). Il mio obbiettivo è quello di descrivere con la massima trasparenza l’inquietudine e l’assenza di risposte che sono la centralità della storia stessa; ciò implica che in alcuni episodi debba allentare la presa con la rappresentazione di quello che chiamiamo “horror” e scendere nei particolari per quanto riguarda lo sviluppo della trama, ovvero spiegare perché tutto ciò accade.
07/01/2017 at 17:09
So che ho già iniziato più volte un commento con la parola “bellissimo” ma…anche questo capitolo è bellissimo! E’ tutto perfetto: la descrizione degli ambienti, gli stati d’animo del protagonista, l’atmosfera sempre così “pesante”, è tutto veramente eccellente. Mi piace tantissimo questa storia, sei veramente bravo a scrivere!
Per quanto riguarda la scelta sono andato sul rombo della macchina: l’animale che lo aggredisce sarebbe veramente troppo e nonostante l’opzione del silenzio sia allettante penso che l’ultima opzione rimasta possa creare situazioni interessanti, perchè potrebbero anche non essere i suoi amici.
Come al solito i miei complimenti per il capitolo!
01/01/2017 at 17:02
Bravo, mi è piaciuto come hai reso il ritorno alla realtà.
Personalmente spero che l’auto non parta e che torni a breve l’atmosfera dei primi capitoli.
A presto
05/01/2017 at 13:59
Grazie Fue. Qualsiasi strada prenda il racconto, non sarai deluso.
29/12/2016 at 20:54
Caspita, la terza voce è troppo allettante per non votarla.
Ho gradito il fatto che abbiamo scoperto qualcosa di più del protagonista; mi ero convinto fosse un uomo adulto, addirittura avanti con l’età, e invece è solo un ragazzino! Che quanto gli stia succedendo sia la conseguenza di qualcosa fatto in questi anni di gioventù? Vedremo 🙂
23/12/2016 at 20:07
Bellissimo, assolutamente bellissimo! Promettici che non ci lascierai a metà racconto come fanno tanti altri!
Voto per il suono del campanello: l’atmosfera è talmente bella che non voglio “cambiarla” con una presa di coraggio da parte del protagonista e il fatto del campanello non significa che l’incubo non possa continuare. Quindi vada per quella scelta 😉
ps: personalmente penso che sia proprio il tuo linguaggio “più ricercato del solito” a dare ulteriore valore al racconto: c’è già un sacco di gente che usa termini come “faccio sta cosa” o “vedo quell’altra cosa”, se qualcuno si differenzia un po’ non vedo che male ci sia, anzi…
23/12/2016 at 21:23
Grazie Marco.
22/12/2016 at 10:36
Ciao, Samuel. Ho letto con piacere il tuo incipit (adoro il genere horror, leggo e scrivo quasi esclusivamente storie di questo tipo). Sto cercando di imparare dal Re di questo genere, Stephen King, e quindi sto leggendo “On writing”, che è rivolto appunto agli aspiranti scrittori. E’ molto utile e te lo consiglio, se, come me, sogni di intraprendere questa strada. Non essendo una scrittrice, posso solo riportare quello che ho imparato da lui. L’ambientazione quotidiana è molto efficace, come il fatto che sia un semplice telecomando fuori posto a causare inquietudine. Il linguaggio è ricercato, significa che hai prestato molta attenzione alle parole, ma forse qualche volta ne hai prestata un po’ troppa. King sostiene che la prima parola che ti viene in mente, molto spesso, è quella giusta. Termini come pargolo, infido, inauspicata, ecc., sono di uso molto poco comune e possono apparire insoliti. Questo indica che sei in grado di usare un linguaggio ricercato e ciò ti fa onore, ma non è detto che “bambino”, “sospetto” e “malaugurata” non fossero le parole più adatte. Infine, King si batte anima e corpo contro gli avverbi di modo. Non so quanto possa valere per la lingua italiana, ma lui consiglia di presentare dei dettagli che permettano al lettore di immaginarsi la scena senza dargli troppo la pappa pronta. Quindi, ad esempio, anziché “posava candidamente come un ghiro” potresti dire “era assopito come un ghiro”, perché il participio “assopito” già comprende l’idea del candore. Scusa se ti ho scritto un romanzo, anziché un commento. Spero possa tornarti utile…complimenti per l’ottimo inizio e buon proseguimento! 🙂
23/12/2016 at 01:32
Grazie per i consigli Erika. Ho letto i primi due episodi del tuo racconto “la marionetta Jolly O’guin”, e devo dire che sei una delle poche persone che abbia senso scritto qualcosa di interessante. Ti consiglio di leggere Kafka: anche se non tratta il genere horror, crea nei suoi racconti atmosfere inquietant, più di quanto lo possa fare un vero scrittore dell’horror. Le parole che scelgo per i miei racconti sono le parole che descrivono al meglio (o al meglio che posso permettermi) gli scenari che voglio creare. In bocca al lupo.
19/12/2016 at 21:07
Il telecomando tra le mani.
Un incipit molto Edgar Allan Poe.
Sembra interessante, vediamo come prosegue.
19/12/2016 at 20:31
Caspita che partenza “col botto”! Primo capitolo interessantissimo sia nei contenuti che nella forma (non c’è una singola riga che “stona”, hai curato veramente ogni parola), non posso fare a meno di votare e mettere la storia fra le seguite. Voto per il telecomando nelle sue mani, giusto per aggiungere altre stranezze al capitolo 😉