Le curve di Gaudì

Dove eravamo rimasti?

Melita sta per entrare nel museo... s'imbatte in Carlos e Tania (75%)

La pioggia fa brutti scherzi!

Melita si appoggiò con la schiena al muro dell’edificio. Il balcone soprastante l’ingresso del museo offriva un riparo adeguato per lei ed altre persone che, fradice e intirizzite, se ne stavano pigiate lì sotto. Guardava la pioggia. Di solito un acquazzone così intenso durava pochi minuti, ma in quel caso non accennava a smettere. Le strade erano già in parte allagate, e in alcuni punti, dove l’acqua aveva formato pozzanghere più ampie, il passaggio delle macchine provocava onde alte un metro, un metro e mezzo, le quali, con inusitata violenza, s’abbattevano sui marciapiedi e sui malcapitati pedoni non abbastanza lesti da scansarsi o pararsi con l’ombrello.

Melita maledisse il momento in cui aveva deciso di lasciare i sui libri. Sentiva freddo e quasi batteva i denti. Istintivamente strinse le braccia al petto. Solo allora s’accorse di uno spiacevole inconveniente: non aveva indossato il reggiseno! Il vestito, impietosamente bagnato, le aderiva a tutto il corpo, e sul petto, protervi e irriverenti, scopriva i capezzoli. Subito cercò di coprirsi con le mani a coppa; poi si strinse con tutte le braccia. Ma per quanti tentativi facesse non riusciva a mascherare la sua nudità. Un sentimento di panico e terrore la invase. Si sentiva smarrita come un ragazzino che, interrogato alla lavagna davanti a tutta la classe, non sappia la lezione, e a capo chino, con la gola asciutta, non possa far altro se non aspettare l’inevitabile reprimenda del professore. Per un attimo pensò di correre a casa, sperando di non essere notata. Già stava abbandonando il riparo quando una mano le afferrò il braccio. Si voltò di scatto: di fronte a lei stavano Carlos e Tania.

Carlos sorrideva cordiale, ma sembrava imbarazzato, quasi sgomento. Fu Tania a prendere la parola. Scuotendo il braccio di Melita, disse: “ma che ci fai qui? Santo cielo, sei tutta bagnata!” dalla sua voce traspariva una nota divertita. Melita arrossì. Mai avrebbe voluto la coinquilina scoprisse la vera ragione per cui era uscita. Senza guardarla balbettò: “beh ecco … speravo di fare una spesa veloce … non ho pranzato … poi è scoppiato il diluvio e mi sono rifugiata qui sotto”. Le sfuggì uno sguardo verso Carlos, preoccupata dalla reazione che egli avrebbe avuto. Il ragazzo continuava a fissare un punto indefinito davanti a sé, quasi non avesse inteso le sue parole; poi ad un tratto sfilò la giacca e con un gesto premuroso gliela offrì. “Grazie” rispose Melita a fior di labbra; e già sul volto le era apparsa quella espressione corrucciata che troppe volte aveva scoraggiato i suoi spasimanti. “Avevo capito che saresti rimasta in casa per studiare” continuò Tania. “Ma ormai che siam qui… entri con noi?” E con uno sguardo malizioso accennò l’ingresso del museo. Melita avrebbe voluto rispondere di no, che stava solo aspettando la pioggia smettesse per rientrare. Invece, fingendo indifferenza, rispose: “va bene … ma non mi fermerò a lungo”. Un attimo dopo erano tutti e tre dentro.

Una volta dentro...

  • Sono affidati ad una insolita guida museale (100%)
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  • Rimane sola Melita (0%)
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  • Melita e Carlos rimangono soli (0%)
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6 Commenti

  • Ciao, ho letto il tuo capitolo. Scritto molto bene. Anche la storia, da quello che trapela dalla trama e dal primo capitolo, promette bene. Anch’io ho scritto il mio primo racconto, anch’esso genere eros, su questo sito. Ho pubblicato due capitoli per ora essendo nuova anche io e sto sperimentando pure io con una prima storia per la prima volta. Buon proseguimento

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