Tatjana

Dove eravamo rimasti?

L'indiano è un mio personale omaggio al protagonista di uno splendido film, Lion. Ma nel finale: amore (57%)

Una lunga strada.

Tatjana sentì di poter rispondere mille cose all’arrogante Mirco, ma nel suo cuore si scontravano emozioni che frenavano qualsiasi parola mandando in pappa il cervello. C’era ancora quel senso di colpa con cui conviveva da giorni, la delusione di sua madre, le parole di Giampiero, Dragan super eroe nonostante tutto.

Vide la figura dinoccolata dell’indiano che arrivava reggendo con disinvoltura la sua carrozzina. Si fermò a parlare con una ragazza. Lui indicò Tatjana, la sua amica si voltò e le indirizzò un sorriso dolce.

Lei fece un cenno e si rivolse a Mirco.

“Hai ragione”, allungò la gamba sana e l’altra restò dov’era, col pantalone vuoto “Ma tu eri con me quando mi sono buttata dalla scogliera”.

Mirco non replicò. Tatjana sapeva di non aver mai affrontato quel ricordo assieme a lui, forse perché temeva di non poter trattenere il risentimento ignobile che covava nei suoi confronti. Tuttavia adesso non avevano più nulla da perdere. Mirco non era responsabile della fuga di sua madre e della stanchezza dell’animo che la induceva a non abbandonare la sua sedia a rotelle.

“Sento ancora le tue esortazioni a lanciarmi”. Sollevò lo sguardo sul ragazzo, che ansimava col volto contratto. “Avevo una cotta per te, avrei fatto qualsiasi cosa per guadagnarmi la tua approvazione”.

Mirco allungò le braccia lungo il corpo, con fare arreso: “Dunque ce l’hai con me da quel giorno”.

“Adesso ce l’ho con me stessa. Per averti scaricato addosso la mia vita, e quel primo grande errore”.

In quel mentre vide passare l’amica dell’indiano, e girandosi verso di lui notò che era sparito. La sua carrozzina era stata chiusa e poggiata ad una sedia.

“Non mi hai scaricato addosso proprio niente”, la voce di Mirco era decisa “Ti ho sempre chiesto di usare la funzionale perché sappiamo entrambi che lo puoi fare. Siamo andati alla clinica protesica di Budrio, ma tornati a casa non ne hai più voluto sentir parlare. Perché?”.

Lei sorrise con amarezza. “Il mio corpo era già brutalmente cambiato. Non potevo accettare che una roba finta venisse attaccata a quel che restava della mia gamba. Era come accondiscendere ad un’ulteriore violenza”.

Mirco si accostò prendendole la mano. Lei ora sorrise con sicurezza. “Ora so che mi sbagliavo. Comunque tra noi è finita”.

Mirco annuì. Il suo telefono vibrò e si allontanò per rispondere. Dopo poco tornò da lei che aveva ripreso a cercare l’indiano con lo sguardo: “Mio fratello mi aspetta alla stazione”.

Sembrava non volersi allontanare, passandosi l’iPhone da una mano all’altra: “Non ci vedremo mai più?”.

 “Lasciami metabolizzare il cambiamento”, concluse lei “Tanto ti consolerai velocemente”.

Mirco sorrise distogliendo lo sguardo: “Tu sei un’altra cosa”.

Si chinò per baciarla sulle labbra per poi precipitarsi fuori dal locale.

Nel vederlo uscire dalla sua vita in modo definitivo, Tatjana si rattristò. Oltretutto non aveva la sua carrozzina vicino, e dell’indiano neanche l’ombra. Poi lo vide, seduto assieme ad un paio di ragazzi con tratti indiani come i suoi. Per un istante pensò di chiamarlo, indispettita per esser stata abbandonata in quel modo, ma poi sorrise pensando al parallelismo con la storia vissuta assieme a Mirco. Povera ragazza trascurata e indifesa.

Mise le mani sulla spalliera di una sedia e si sollevò.

Spinse con entrambe le braccia e poi saltò con l’unica gamba che aveva, sino a raggiungere il tavolo accanto. Nel frattempo già tre persone erano accorse in suo aiuto. Due ragazzine che non sapevano che pesci pigliare, e l’indiano.

“Fermo là!”, gli intimò “Faccio da sola”.

Lui la guardò sorpreso. Dopo poco la sedia a rotelle era al suo fianco, e lei potè sedersi per poterla aprire.

L’indiano fece un sorriso smagliante: “Anche tu puoi fare molta strada”, le disse “Come me”.

Lion, smettila di provarci con questa bellezza”, esclamò divertito uno dei due amici che si erano accostati.

Era tarchiato e con la pelle molto scura, ma possedeva una voce tenorile che Tatjana in futuro avrebbe apprezzato durante i ritrovi serali nell’appartamento di Lion.

“Perché, che strada hai fatto?”, chiese a Lion.

Ma il tenore rispose per lui: “A 4 anni si è perso nelle strade polverose della nostra terra e l’anno scorso ci è tornato per ritrovare sua madre”.

Lion lo abbracciò, tra risate e finte botte. Tatjana non diede credito alle loro parole e, pur notando che gli occhi neri di Lion non la abbandonavano, si avviò all’uscita. Ma lui la fermò: “Non andar via”.

“Devo fare una cosa importante a casa” Tatjana si chiedeva dove avesse ficcato il contatto del fisiatra di Budrio “ma possiamo vederci un’altra volta”.

Mentre si scambiavano i numeri, una farfallina bianca iniziò a svolazzare sopra il tavolo e attorno a loro. Tatjana sentì il cuore esploderle di gioia. La sua mamma volteggiò sino a posarsi sul paralume floreale di un’applique. Guardò la figlia, frullò le ali, poi sparì alla sua vista. Ma Tatjana era felice: ora aveva uno strada da percorrere e, anche se lunga e difficile, sapeva di poterla affrontare.

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161 Commenti

  • Ciao Giorgia, finalmente sto recuperando il tuo e altri racconti.
    La storia mi è piaciuta dall’inizio alla fine 🙂 Sei stata molto brava a scegliere una trama delicata, mantenendo un tono che non è mai diventato sdolcinato. Bellissima l’idea della mamma-farfalla! Tutto molto magico ma anche molto umano e realistico, soprattutto per quel che riguarda i vissuti di Tatjana.
    Grazie!
    A presto 🙂

  • Recuperato anche l’ultimo episodio. Vista la maggioranza che aveva scelto l’opzione amore, mi sarei aspettata un finale alla “e vissero tutti felici e contenti”. Mi è piaciuta la tua idea su come concludere la loro storia. Mi è piaciuto come hai fatto evolvere il personaggio di Tatjana durante questi dieci episodi. 🙂

  • Ah, un bel finale. Il filo che teneva unita Tatjana a Mirco, fatto di sensi di colpa e paura, si è spezzato. Anzi, lei lo ha finalmente spezzato. Ora potrà percorrere la sua strada. Più felice, penso. E più leggera. Come una farfalla 😀
    Sul finale, recuperi i toni favolistici dell’inizio e ci regali l’incipit di una storia che è ancora da scrivere.
    Ciao, a presto

    • Ciao Danio
      Non si trattava di uno scontro e Mirco non cercava vittoria 🙂 l’obiettivo era di Tatjana.
      Già stai leggendo un altro mio racconto 😛 può darsi che ne inizi uno nuovo anche con questo profilo, chissà!
      Grazie per essere sempre dei miei, alla prossima.

  • Bello. Molto intensa e vivida la discussione con Mirco, le verità che si sono confessati, l’atteggiamento di entrambi. Le loro parole. Brava, davvero. Molto bene la fine, quando lei si fa forza da sola, stavolta è cambiata davvero, non aspetta più e si sforza di conquistare da sola la sua sedia, molto interessante la chiusa… lei accetterà la protesi. Sono d’accordo con la usa prima teoria: sembra una violenza in più. Ma alla fine capisci che non lo è. Certo, ci vuole un po’ ad accettare un corpo estraneo dentro di te o su di te…
    Bravissima.

    • 🙂 grazie mille Ale, sono davvero contenta che l’abbia apprezzato.
      Come al solito mi rendo conto solo dopo averlo letto decine di volte che alcune cose del testo non vanno bene, ma ormai è andata e comunque il finale non sarebbe diverso.
      Grazie per seguirmi sempre 🙂

    • E’ vero, il penultimo capitolo e buona parte di questo non hanno visto farfalle elfi e renne magiche 🙂 ma non potevo esentarmi nel finale, la storia ha un significato che spero sia stato recepito.
      Grazie per avermi seguito fedelmente caro Drago 😉

  • amore.
    la figura dell’indiano e il suo comportamento in scena mi sono piaciuti molto, anche il suo alito di cocacola, brava… hai reso tutto molto vivido. mi è piaciuto il finale, il fatto che Mirko le dica in faccia che il rifiuto di sentirsi normale è suo… interessante risvolto. Vediamo che succede sul finale 😉

    • Ciao Splendida 😀
      Sì, il mio intento era che Tatjana si sentisse rinfacciare chiaramente la sua negazione. Sembra che un po’ tutti se ne siano accorti, la madre che si è rattristata quando lei ha detto “non posso far altro che strisciare come un verme”, Giampiero che l’ha esortata più volte a riconoscere le sue potenzialità, Dragan e la sua storia senza scampo.
      Adesso l’indiano e la carrozzina, ma non spoilero niente 🙂 grazie per esser passata Alessandra.

  • Direi amore, ma non so se lo rivolgerei a Mirco. Amore, in generale. Non è mai una cattiva cosa.
    Ciao Giorgia,
    La presa di coscienza di Tatjana sta per compiersi, mi pare. Mirco ha le sue ragioni e lei inizia a capire che l’atteggiamento di chi le sta intorno dipende anche dal proprio.
    La mamma farfalla è andata via troppo presto, sono certo che Tatjana scoprirà cosa ha sbagliato 😀
    Il capitolo mi è piaciuto ed è molto significativo il ragazzo che la stacca dalla carrozzina. Ma mi chiedo: gliela riporterà indietro? 😀
    Forse è meglio di no. Forse è un altro ‘piccolo aiutante’ 🙂
    Ciao a presto

  • Finale duro, denso di cattiverie e sottintesi che potrebbero abbattere un bue. Oltre alla tristezza, avrei pensato che Mirco terminasse anche con “compatimento” che sarebbe anche peggio.
    Ho votato per il dubbio, perché il dolore Tatjana lo sta già provando, e l’amore sembra una chimera, però l’indiano potrebbe essere una buona chance 🙂
    Brava, ti aspetto per il gran finale, a presto.

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