Le vite di Ulisse

Alzarsi presto allunga la vita

Nevio smorza uno sbadiglio nel palmo della mano.

Con sguardo esperto e annoiato controlla la situazione: nelle ceste, cornetti e paste aspettano di essere disposti nella vetrina del bancone, così come il pane della prima sfornata. Anna se ne occuperà arrivando.

Sono le sei, l’ora di una pausa.

Mentre raccomanda all’apprendista di sorvegliare il forno, si serve un caffè, doppio e ristretto, non lo beve che così. Esce dalla porta di servizio senza dimenticare di prendere le sigarette.

Il cielo comincia ad illuminarsi ma la temperatura è ancora bassa nel vicolo, il contrasto con la calura rovente del forno assale Nevio facendolo rabbrividire, ma non è una sensazione sgradevole: lo fa sentire vivo.

È stanco. Da più di quarant’anni si alza alle tre di mattina, sette giorni su sette, per sgobbare in un caldo soffocante. All’ora in cui gli altri escono dal lavoro e cominciano a vivere, lui, esausto, se ne va a letto.

Una vita intera: bambino, aiutava già il padre in bottega. Per questo non ha mai voluto che i suoi figli lavorassero con lui. Ancora qualche anno e poi venderà tutto, ha già cominciato a fare progetti.

Spegne il mozzicone sulla suola, gli occhi fissi sulla tazza vuota: non ha più scuse per prolungare la pausa, se non la poca voglia di rientrare.

Con le mani callose si massaggia le braccia nude.

«Don Nevio, ce l’avete una sigaretta?»

Il fornaio sorride all’uomo che gli si avvicina.

«Già alzato, Ulì?»

«Fa freddo da me, diciamo che manco di riscaldamento in inverno e di condizionatore in estate». Ride, mostrando una bocca in cui mancano all’appello diversi denti. Gli occhi, di un marrone chiaro al punto da sembrare giallo, si confondono nel cuoio rugoso e screpolato del volto. «Ma ad alzarsi presto si vive di più. Lo sapete bene, voi, Don Né»

L’interpellato fissa il cielo che si schiarisce sempre più.

«Non lo so, Ulì, stavo proprio pensando che non l’ho vista passare, la mia vita: tutta sprecata in un forno a impastare e cuocere»

«Ma che dite, sprecata, che idea. Volete che vi racconto un fatto passato?»

Il fornaio dà una rapida occhiata all’orologio. «Il ragazzo può sbrigarsela ancora per un po’, aspettate, vado a cercarci un paio di caffè, e il giaccone».

Addossato al muro con la tazzina calda stretta in una mano, la sigaretta nell’altra, Ulisse ha lo sguardo lontano.

«Da moccioso, la mattina lavoravo per un contadino. Mi alzavo che faceva ancora notte: davo una mano per la mungitura, dalle cinque alle sette, poi rientravo a sciacquarmi l’odore delle bestie e cambiarmi, prima di andare a scuola.

Odiavo alzarmi così presto per faticare, però adoravo la colazione che mi davano al lavoro: latte appena munto e pane di segale scaldato sulla stufa a legna. Ci credete che mi ricordo ancora il sapore?

Una mattina, piuttosto una notte, vista l’ora e il colore del cielo, pedalavo diretto al lavoro, quando ebbi bisogno di pisciare. Lo so, urinare è più elegante, ma l’urgenza è uguale.

Ero poco lontano dalla chiesa del paese e mi garbò l’idea di farla lì. Avrò avuto dodici anni, magari dieci, non fumavo ancora, ed ero già un mangiapreti.

Posai la bici, diretto alla soglia della chiesa. C’era una cassetta da frutta piena di stracci che miagolavano.

Pensai che magari un paio di gattini potevo portarmeli a casa di nascosto da mio padre. Ma il cucciolo era uno solo ed era umano.

Cacciai un urlo, un bestemmione, ve lo immaginate, caricai la cassetta sulla bici e corsi in paese dall’unico che era già al lavoro: il fornaio. Nel caldo del retrobottega, lui e sua moglie cambiarono le fasce alla creatura, era una bambina.

Aspettando il dottore, mi diedero una pagnotta calda e un bombolone alla crema, il primo della mia vita! Tornai a lavorare che mi era persino passata la voglia di fare pipì.

Se non fossi passato da lì a quell’ora, forse la creatura non si sarebbe salvata.

Chi l’aveva messa là voleva affidarla ai preti, ma doveva essere forestiero perché in quella chiesa un parroco non c’era. Ci facevano solo messe importanti: funerali, matrimoni, e veniva il prete della città. Il resto del tempo la chiesa era vuota, ci andavano le vecchiette a pulire e tenere in ordine una volta al mese.

Lo vedete, alzarsi presto allunga la vita, anche quella degli altri. Pure la voglia di pisciare, mi direte voi – aggiunge ridendo. Lo sguardo di nuovo presente, i suoi occhi sondano quelli di Nevio. – Era un brav’uomo, il fornaio. Se la sono adottata, quella bambina, lui e sua moglie. Alzarsi presto per preparare il pane non è una vita sprecata, Don Né, non lo dovete pensare.»

Il fornaio si stringe nel giaccone, pensando che è grazie al suo mestiere e alle levatacce che ha conosciuto Anna. È con una ciambella a forma di cuore che le ha offerto il proprio.

Pensa a tutta le persone che da anni cominciano la propria giornata addentando le sue creazioni.

«Avete ragione voi, Ulisse, avete fame? La volete una focaccia?»

«E chi la rifiuta, però non me la regalate, ditemi cosa posso fare per darvi una mano»

«Me l’avete già data, Ulì, ma venite, qualcosa da fare si trova sempre».

Nel prossimo capitolo, se vi va, seguiamo Ulisse. Dove?

  • All'uscita dal forno di Nevio (29%)
    29
  • Al bar (29%)
    29
  • Nella sua "casa" (41%)
    41
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401 Commenti

  • Se le seconde occasioni si dovessero meritare…

    Che bello rileggere la tua storia dal principio e scoprire questo finale! Un finale che mi è piaciuto perchè non è scontato, anzi!
    Credo che tu sia stata molto attenta nell’offrirci un personaggio che, anche se pronto a raccontare aneddoti, ha sempre tenuto nascosti i suoi ricordi più intimi… e sul finale scopriamo il motivo di tale atteggiamento. Poni delle belle questioni… Ulisse va perdonato o si merita una vita ai margini? Ulisse potrà ricominciare ad amare qualcuno? Ulisse sarà capace di scegliere una vita lontana dai rimpianti?
    Non era facile raccontare la vita di Ulisse. Eppure l’hai fatto con tanto garbo. Sei stata bravissima. È stato un piacere poter ritrovare la tua storia.
    Perdona l’assenza. Sento sempre la mancanza di una buona lettura, quando si crea troppa distanza tra me e quello che mi fa stare bene.
    Ciao Befana, a presto 🙂

    • Grazie!!!
      Che bel commento, è tutto quello che dici tu e anche: Ulisse saprà perdonare se stesso, ne ha il diritto? Abbiamo sempre diritto a una seconda occasione? E perché non l’avremmo? E chi lo decide?
      Secondo me la vita è fatta di tante domande, quelli che pensano di avere tutte le risposte e il giudizio facile non mi convincono.
      Ciao, manchi qui ^^

  • Ulisse è il tipo di personaggio “ammaccato” che mi è caro e la sua storia di redenzione (redenzione perché ha capito i suoi errori) l’ho trovata realistica e ben descritta.
    Ma, contenuti a parte, apprezzo moltissimo la forma, mi azzardo a dire che ti leggerei anche se scrivessi la lista della spesa 😉 (però non prenderlo come un suggerimento per il tema del prossimo racconto 🙂 ).
    Brava Maré

    • Ahah, grazie, i tuoi apprezzamenti mi lusingano sempre, questa volta poi la “lista della spesa” mi è sembrato un ottimo “contrappasso” in positivo: la prima pagina di mia creazione che ho letto a mio marito (era l’incipit della storia di Zombie) gli provocò questa reazione: «È scritto come una ricetta di cucina, un elenco piatto e funzionale», o giù di lì.
      Il fatto che gliene avessi dovuto fare una traduzione rapida ed estemporanea non attenuava interamente l’amarezza di ricevere un tale commento. Insomma, per dirti che per fortuna esistono i siti di scrittura, perché se si dovessero ascoltare solo le reazioni degli intimi…
      Io però vorrei poter di nuovo leggere qualcosa di tuo, egregio^^
      Ciao

  • So di aver letto i primi capitoli, ma la rilettura al completo ha il suo fascino. Il bello è tutto lì, riga dopo riga, parola dopo parola, nella ricerca della prossima sfida di Ulisse, che poi ha scelto di vivere ai bordi.
    Il finale lascia aperta la porta alla speranza e a chi, come me, vuole vederci qualcosa di buono e di possibile.
    Davvero un meraviglioso raccconto..
    Complimenti…
    Alla prossima storia.

    • Se mi dici che leggendo tutti i capitoli di seguito il filo tiene ne sono più che felice, in fondo è la cosa più difficile con un racconto costruito una pagina alla volta. Io non ho ancora osato rileggerlo tutto insieme, lo farò tra qualche settimana.
      Grazie, Mrs, a presto

  • “In strada aveva trovato altri come lui: ognuno con una storia diversa ma come lui non avevano più nulla, nulla si aspettavano. Bevevano per dimenticare, bevevano per ricordare, per sopravvivere, o per non farlo”.
    Grazie Marezia per la tua storia, il cui finale mi ha appena fatto scendere due lacrimoni. Non sono per niente d’accordo con ivano51, anche se posso forse capire il suo punto di vista; abbiamo tutti amato Ulisse per 9 capitoli, e il racconto della sua vita non dovrebbe farci cambiare idea su di lui così radicalmente.
    Da quello che ho potuto capire grazie al tuo racconto, Ulisse era uno spirito libero e se Pernilla non avesse insistito lui non si sarebbe mai fermato per mettere radici – e quindi non avrebbe cominciato a bere così tanto, o ad essere violento. Sto dicendo che è colpa di Pernilla? No! Assolutamente no, e Ulisse lo sa bene. Ma, «se le seconde occasioni si dovessero meritare»…
    Ora Ulisse deve solo capire che tipo di seconda occasione vuole: una con sua figlia, una nuova vita, l’affetto non perduto di Nevio, Gianna e gli altri.

    Ti ringrazio tanto 🙂 A prestissimo!

    • In realtà c’era anche un passaggio successivo in cui lei gli diceva che non lo teneva prigioniero poteva partire, ma non lo aveva mai fatto. Volevo fosse chiaro che era comunque una scelta sua, quella di prendere il positivo della famiglia, l’amore, il riconforto, ma rifiutarne gli obblighi.
      Ho dovuto scremare (in prima stesura l’ultimo capitolo superava largamente i 7000 caratteri!), ma volevo fosse chiaro che le colpe erano solo sue.
      Ora anche il perdono deve essere suo, ma perdonare se stessi è spesso più difficile che perdonare gli altri. Mi piaceva il fatto che capisse che qualcuno di nuovo poteva avere bisogno e voglia della sua presenza. Nonostante tutto.

      Grazie, Chiara, a presto

  • Ciao Befy,
    davvero molto triste il passato di Ulisse… Il finale è aperto, ma mi piace pensare che il nostro protagonista riuscirà a dare una svolta alla sua vita.
    Per quanto riguarda la narrazione, non mi è piaciuto il passaggio continuo dalla prima alla terza persona… Ho dovuto rileggere qualche volta le frasi perché, preso dalla scorrevolezza del racconto, intendevo una cosa per un’altra.
    Per esempio:

    «Sperava che ne avrei sentito il bisogno anche io, povera Perni. Rientravo alla fine di ogni contratto, carico di regali e di storie».
    Poi ripartiva.

    «Sperava che ne avrei sentito il bisogno anche io, povera Perni. Rientravo alla fine di ogni contratto, carico di regali e di storie.
    Poi ripartivo».

    Se fosse stata una parte recitata avrebbe funzionato benissimo, ma qui il contrasto tra la voce di Ulisse e quella del narratore è davvero minimo.
    Ecco, l’unico difetto di 10 capitoli. Sono un pignolo 😛
    Nel complesso una bella storia davvero.
    Ciao Befy, a presto! 🙂

    • Ciao, Christian,
      l’alternanza di discorso diretto e indiretto è stata una scelta quassi obbligata nel momento in cui ho deciso di iniziare il capitolo a confessione avvenuta e di riassumerne i contenuti. Trovavo che tutto in monologo id Ulisse facesse pesante e poi cosi potevo sintetizzare.
      Il passaggio che citi, credo di avere tolto e messo il “prima di ripartire”, “poi ripartivo” dal virgolettato almeno tre volte. La versione che ho scelto era la mia preferita, ma probabilmente hai ragione tu.
      Il fatto che tra i lettori ci sia chi accorda subito il perdono a Ulisse e chi glielo neghi definitivamente vuol dire che sono riuscita a fare di lui un personaggio né tutto buono né tutto cattivo. Ne sono molto felice, ci tenevo.
      A presto (nella misura in cui ho da poco commentato il tuo racconto, a prestissimo^^)

  • Ciao, mi è crollato il mito di Ulisse, mi è stato simpatico per nove capitoli, adesso mi risulta solo un fallito, e della peggior specie. E’ proprio il tipo di uomo a cui non perdonerei nulla, un peso per la società, dopo esserlo stato per due donne che lo amavano, la moglie, e soprattutto la figlia. Spero che scompaia, per non far del male ancora a qualcuno. Ecco, dopo lo sfogo ti auguro una Buona Domenica

    • Per fortuna che Ulisse non esiste, e che non ha incontrato te ma Nevio nel peregrinare del suo racconto 🙂
      Volevo fare di lui un essere umano fatto di colpe ma anche di qualità, né tutto buono né tutto cattivo.
      Io faccio sempre fatica a giudicare in modo definitivo, e sarei un pessimo magistrato, la condanna è una cosa che mi riesce profondamente difficile, ma ognuno ha la propria sensibilità. Era lo scopo del mio finale: che ognuno decidesse la propria interpretazione.
      Grazie, Ivano della tua presenza costante e sempre partecipe
      A presto^^

  • Befana!!!
    Ecco, mi son spuntate due lacrime agli occhi, e ho tirato un sospirone….Alla fine, parlando di sé stesso, Ulisse ci ha accoppati tutto d’un botto!
    Che dire: una storia dell’anima, una storia di sbagli e, forse, di redenzione.
    Mannaggia, i finali aperti non mi sono mai piaciuti, ma per il tuo racconto non saprei immaginarne uno diverso.
    Va bene così, è giusto così.
    Brava e grazie per le emozioni che ci hai regalato.
    E, spero, alla prossima 😉

    • Bé, in fondo è aperto ma non poi cosi tanto, almeno Ulisse sa che c’è gente pronta a accettarlo con le sue colpe e a offrirgli perdono e affetto. Se poi sia lui pronto a perdonarsi e ricostruirsi, credo gli ci vorrà tempo per deciderlo.
      Grazie, Cinzia, ci rileggiamo tra i tuoi vecchietti o tra le righe del mio prossimo incipit, chissà

    • Lo so, ma se era davvero colpevole di omicidio anche se colposo lasciava meno spazio per il perdono, sia da parte degli amici che suo personale.
      Sul tuo dubbio sul compassionevole, ce l’ho anche io: volevo un personaggio né buono né cattivo, imperfetto, difettoso e incerto, umano insomma.
      Troppo facile voler bene agli eroi senza macchia e senza paura.
      Grazie, Mr Smit ^^

      Ma le avventure di Luca Moh & co, quando ritornano?

    • Ma come, mi avevi scritto “ti dico dopo il finale” e mi dici solo questo? ^^
      All’inizio non avevo capito la cosa del distruggere (tra l’altro mi pareva aver scritto solo cose positive sul tuo racconto, le mie critiche al carattere di Gemma non concernono certo la qualità del racconto. ^^)
      Poi ho letto il tuo messaggio e ho capito: l’ultimo capitolo l’ho letto praticamente subito dopo la pubblicazione, mi è piaciuto molto (anche il sicario cinese, molto “esoso” come si diceva ai miei tempi, ma perfetto nell’atmosfera cinema d’azione del racconto). Non ho commentato perché non avevo nulla di intelligente da dire (lo so che a volte la cosa non mi ferma, ma stavolta sì) e non sapevo cosa votare, non sapevo scegliere tra le opzioni. Tutto qui.
      Vado a leggere il nuovo capitolo, ciao A. ^^

  • Ciao Marezia
    Qualcuno ha detto che ognuno di noi ha a che fare, nel proprio carattere, con almeno uno dei peccati capitali. Per il protagonista del tuo racconto è l’accidia. Tul l’ hai saputo mostrare molto bene: sensibilità, osservazione puntuale e…la giusta “tecnica” che non guasta mai.
    Ti rileggerò di nuovo con piacere 🙂

    • Interessante, tu ci vedi l’accidia?
      Forse, io lo vedevo più come una insofferenza a impegnarsi, a sopportare il peso di sapere che qualcuno conta su di te, che hai degli obblighi, non puoi prender su e scappare quando vuoi. Un senso deformato della libertà, una forma di immaturità cronica, che nel caso di Ulisse, miscelato a un radicato debole per la bottiglia. In fondo era quello che volevo, fare di ulisse, un essere umano magari con più difetti che qualità ma piuttosto normale, come non ci voglia poi molto per gettare via la propria vita. E la grande domanda: le seconde occasioni si devono meritare?
      Ciao, Maria, sto tentando un netto cambio di genere per il prossimo, quasi un salto nel buio 🙂 per ora seguirò le avventure della tua cicala

  • Quando ho letto dell’incidente ho subito pensato che la figlia fosse morta. Brava, ferite e fratture ma nessun morto, sarebbe stato ancor più atroce per Ulisse.
    Sui sequel sono d’accordo con Napo, anche se questa storia si presterebbe benissimo, se non altro per ciò che Nevio gli ha suggerito.
    Complimenti e al prossimo racconto 🙂

    • No, no, i sequel proprio non mi si addicono ^^
      Ho esitato, ma aver ucciso la propria figlia, seppur non intenzionalmente, avrebbe cambiato tutta la storia.
      Sarebbe riuscito a affrontare gli anni di prigione senza togliersi la vita? Ci sarebbe una speranza di ricominciare per lui? Mi sembrava meglio un colpa grave e saper di aver sfiorato l’irreparabile, ma senza averlo commesso.
      Grazie, Danio, al prossimo incipit, tuo o mio ^^

  • Mi piacciono i finali aperti perché lasciano al lettore la possibilità di “scrivere” il finale secondo la propria sensibilità. Non mi piacciono invece i sequel e la serialità in genere, ma con te questo rischio non c’è.
    Sei uno di quegli autori che mi fa tornare la voglia di scrivere, ma saprò resistere.
    Sarò tra i tuoi lettori, quando vorrai.

    • Ah no, “Ulisse 2 la vendetta” non vedrà il giorno ^^
      Tu non hai più voglia di scrivere, invece a me tutti i bei commenti ricevuti qui mi danno la voglia di provare a vedere se un pubblico più vasto apprezzerebbe la mia scrittura, ma ogni volta che provo a scrivere “in libertà” finisce che mi perdo o che il resultato mi delude e riesco a scrivere in un modo che mi soddisfa solo qui su TI.
      Questo per dire che il prossimo incipit arriverà presto.
      Ciao

      • Ti dirò, se riesci a scrivere con piacere solo su TI, resta su TI. Scrivere un racconto interattivo è come fare l’amore, scrivere un romanzo è invece come portare avanti una gravidanza: gioia ma anche ansie e paure fino a quando non “nasce” e anche dopo.
        Certo sarebbe interessante per te capire se “reggi” oltre le cinquantamila battute (per meglio dire su una lunghezza di almeno centosessantamila battute).

        • Bé con la differenza che quando partorisci il pupo ti piace e questo ti basta, un libro vorresti comunque piacesse anche a qualcun altro. 🙂
          Scrivo anche altrove, ma mi rendo conto che il sistema interattivo capitolo dopo capitolo mi piace parecchio, sto pensando di riunire alcuni dei racconti di cui sono più soddisfatta e la maggior parte sono nati e cresciuti qui.
          Quanto al romanzo, per ora è ben lungi dalle mie capacità: le mie storie mancano un po’ di “intreccio”, non sarai tu a contraddirmi. ^^
          Ma mai dire mai. Ciao

  • Rieccomi, befana.
    Ulisse ha ‘confessato’. Mi dà l’impressione di averlo fatto non per trovare comprensione, per far comprendere agli altri la pena che sta scontando. Mi fa pensare molte cose, anche a quanto questo ergastolo autoinflitto non sia un modo come un altro per rimanere egoisticamente libero. Scusa, non è che voglio male al tuo Ulisse, tutt’altro, mi sembra così vero nelle sue azioni che mi viene naturale indagarle in profondità. 🙂
    No, non accetterà l’offerta, non ce lo vedo proprio 😀
    È stato bello leggerti, è bella la tua storia. Mi piace pensare che i tuoi protagonisti non siano poi così distanti dalle mie combriccole di bambini discoli ma tutto sommato buoni. Ma perché per i bambini è così facile perdonarsi? Sarà che non si prendono troppo sul serio?
    Ciao, grazie per questa storia, buona serata!

    • Ma figurati, mica devi scusarti: cerco di scrivere come mi piace leggere, amo i finali non eccessivamente vaghi ma nemmeno troppo definitivi, dove chi legge può interpretare e immaginare le scelte e il futuro dei personaggi, soprattutto se li ha amati. Sembra essere il tuo caso con Ulisse, ne sono felice.
      Non volermene, ma trovo che la tua visione dei bambini sia un po’ idealizzata, ho visto e vedo ancora bambini coltivare, esercitare e compiacersi di una cattiveria assoluta, quando non ferocia o crudeltà. I bambini sono assoluti in molte cose, non tutte buone. E hanno molti meno filtri scrupoli e autocontrollo degli adulti.
      Oddio, non pensare che non ami i bambini, li amo molto, e non solo i miei, che naturalmente sono buonissimi e perfetti 😉

      • Di nuovo buonasera, befana.
        Oddio, in realtà ho circoscritto molto le mie affermazioni. Ho scritto “[mia] combriccola di bambini discoli ma [tutto sommato] buoni”.
        Mi piace che pensi a me come a un bonario Geppetto, come mi piace rappresentare sempre in tutti i miei protagonisti, piccini e no, un briciolo o un chilo di bontà. Ma forse la mia percezione della realtà è leggermente diversa da quella che voglio rappresentare. E la facilità nel perdonarsi non è mica così positiva, visto che è la stessa che hanno anche i criminali senza scrupoli (un’altra cosa che mi piace, in alcuni casi, è avere almeno una doppia chiave di lettura 🙂 ).
        Non credo che esista quella che chiami “cattiveria assoluta”, né nei bambini né negli adulti. Ma so che la cattiveria “relativa” è presente in entrambi in egual misura.
        Semplicemente, non mi va di scriverne.
        O forse a Erri non va di scriverne e forse le due affermazioni non sono equivalenti.
        Ciao, di nuovo buona serata.

        • No scusa, non voglio che tu scriva di bambini cattivi, mi piacciono molto i tuoi discoli buoni.
          Mi riferivo alla frase sul perdonarsi e la bontà dei bambini, pensavo si riferisse al l’infanzia in generale. Con assoluta intendevo una cattiveria gratuita e senza limiti.
          Ti faccio un esempio: l’altro giorno stavo andando in piscina con i miei pargoli e per strada una bambina ha salutato mio figlio. Dicendomene il nome, lui mi ha spiegato “io non ho nulla contro di lei, ma in classe tutti ce l’hanno con lei e le danno addosso. Non so perché”. Ecco, ero come lui, non so perché i bambini scelgano sempre un bersaglio su cui sfogare la propria voglia di fare male. I francesi hanno il termine esatto: il “souffre-douleur”. Gli adulti, quelli per bene non i sociopatici, hanno molti più freni inibitori. Nel bene e nel male. Era quello che volevo dire, non vi ho preso per un Geppetto ingenuo, né Erri né Porta. ^^
          Ciao

  • Buonasera Befana,
    E così eccoci arrivati alla fine. Sappiamo tante cose di Ulisse: lo abbiamo conosciuto piano piano, ci è sempre piaciuto molto. È un’anima buona che porta dentro di sé bagagli molto più pesanti di quanti ne possegga ora, solo, abbandonato al suo destino.
    La consapevole di aver commesso l’irreparabile nei confronti di chi ti dà tutto l’hai spiegata benissimo con le parole di Don Nevio e con il finale aperto che onestamente apprezzo molto e che trovo calzare a pennello.
    Ad inizio incipit ero stato attratto molto dalla tua scrittura che a tratti mi evocava profumi ed immagini (non assumo sostanze stupefacenti, giuro!), mi pare te lo dissi in qualche modo. Lieto, dopo dieci capitoli e con la storia completa al suo termine, di averti letto.
    In bocca al lupo per la prossima storia, quando sarà (sarà, vero??!!) La seguirò volentieri.

    Alla prossima, ciao! 🙂

    • Ciao Veners,
      Sei molto gentile, con me e con Ulisse, il finale aperto mi sembrava il più adatto: a ognuno di giudicare il passato di Ulisse e di immaginarne il futuro.
      Mi piaceva un personaggio sfaccettato, né buono né malvagio, imperfetto, “umano” insomma.
      Grazie per avermi seguito fino a qui, il prossimo incipit non tarderà molto, ma questa volta tento un altro genere, un altro stile, un’altra roba, insomma. Vorrei provare a fare ridere, perché ultimamente sto scrivendo un sacco di roba triste, ma non sono affatto sicura di saperlo fare e però ci provo ^^
      A presto

  • Befana,
    sono d’accordo con JAW.
    Non ho idea se continuerà ad espiare o se tornerà da loro per cui il finale relativamente aperto ci sta tutto.
    Sicuramente un gesto terribile quello di Ulisse, ma non grave quanto avrei potuto immaginare. Fortunatamente, perché da come era iniziato iniziavo a non controllare l’ansia 🙂 pensa che ho quasi tirato un sospiro di sollievo (sono troppo fatalista probabilmente).
    Non posso che confermare le mie molteplici considerazioni che ho fatto qui e nel tuo racconto precedente.
    Adesso vai a scrivere il tuo nuovo incipit per favore 😀

    a presto

    • Come ho appena scritto a Jaw, se fosse stato responsabile della morte di qualcuno, a maggior ragione di moglie o figlia, penso che non ci sarebbe stato il dubbio sul futuro.
      Perdonarsi e ricostruire dopo aver ucciso, pur senza volerlo, un figlio, poi: arduo, quasi impossibile. Però questo è uno dei temi che mi appassiona moltissimo (sì, sono stramba^^), magari un giorno provo a scriverne davvero.
      Volevo che Ulisse avesse colpe gravi, sapesse di avere sfiorato l’irreparabile, ma che la possibilità di perdonarsi esistesse. Forse per gli altri perdonarlo è più facile.
      Grazie, Fue, non ti conosco ma ti voglio bene: leggerti è sempre così piacevole, e intelligente, nei racconti come nei commenti.

      P.S.Il prossimo incipit per ora non esiste ma ce l’ho in testa da un po’: vorrebbe essere tutt’altra cosa da quello che ho scritto prima. esito ancora’, ma non tarderò, ho la dipendenza da questo sito dove ti si dice subito che effetto fa quello che scrivi ^^

      • Bef,
        Conoscere le persone tramite quello che scrivono è molto affascinante. Beh, certo ci sono vari fattori da considerare ovviamente, però credo sia inevitabile che qualsiasi ‘autore’ metta molto di sé nelle proprie storie, anche in quelle più surreali. Sfumature che spesso non escono fuori in altri contesti.
        Vabbè, basta con questa psicologia poeticamente spicciola.
        Rinnovo il mio saluto.

  • Chissà che mi credevo! 😉
    È un bel paradosso: chi è in grado di capire quando sbaglia, difficilmente riesce a perdonarsi l’errore. Viceversa, i professionisti dei comportamenti antisociali vivono tranquilli e beati. Io Ulisse lo perdono. Il finale aperto per me è molto chiaro e penso si possa capire cosa immagino dalle righe che ho appena scritto.
    Complimenti, Marezia. Una bella storia, narrata con uno stile personalissimo, sempre piacevole e empatico.
    Brava.
    Ciao, a presto

    • Bé, oddio, non è che fosse difficile da realizzare, come errore.
      Ho volutamente scelto di non avergli fatto commettere l’irreparabile: lasciava molto meno aperta la scelta; ma le colpe restano: aver rischiato di ammazzare delle persone, tra cui la propria figlia è un peso notevole.
      Perdonare se stessi è forse la cosa più difficile, almeno per le persone per bene, c’è chi ci riesce benissimo!
      Grazie, sei sempre troppo buono, ma continua così 😉

  • Spero non me ne vogliate per il finale “aperto”: credo che i pesi, le colpe, gli errori, i rimpianti, chiamiamoli come vogliamo, che Ulisse si porta dietro da anni sono tanti e tali che non stava a me, in un ultimo capitolo, decidere se sia pronto a perdonarsi o deciderà di continuare a espiare.
    La decisione spetta a lui 🙂

    • Ne dubito, ma al “clochard” da cui è nata la mia idea, e che fu uno dei simboli del quartiere della mia infanzia, è un po’ che il comitato rionale riflette a dedicargli almeno un murales a decorazione della barchessa che fu la sua “casa” per anni. Forse prima o poi lo fanno davvero. ^^
      Sulla forma, l’idea di un racconto a capitolo era la mia idea di base e continua a piacermi, nella pratica è e evidente che mi è stato difficile rispettarla: spesso più che aneddoti erano solo frammenti di ricordo, qualche linea il cui solo scopo era tratteggiare Ulisse.
      Il bar era anche la mia opzione preferita, anche e non solo perché faceva parte dei capitoli che avevo in mente e non ho trovato l’occasione di inserire, ma Ulisse dovrà accontentarsi di una panchina, a quanto pare. 🙂
      Ciao

  • Oops!
    Scusa il ritardissimo Marezia, non ho ben capito cosa è successo. Arrivo appena in tempo prima del gran finale. Molto bello questo capitolo, uno di quelli che mi sono piaciuti di più, Anche perché mi mette addosso una grande curiosità su come terminarà la storia. E comunque, te lo confesso, non vedo l’ora di sapere cos’ha fatto di tanto turpe Ulisse perché non vedo l’ora di poterlo perdonare. 😀
    Ciao, a presto!

  • Ho letto in ritardo quel che avevo saltato perché presa da troppe cose personali
    Di quest’ultimo episodio mi è piaciuta molto la frase “la mia vita è meschina e vorrei poterla dimenticare” perché spiega tanto ed è piena di amarezza e di senso di colpa.
    Avrei sfruttato il nome del tuo protagonista, Ulisse, per farlo tornare da quella donna che rimpiange, magari senza soluzione, ma solo per dare un significato al suo romantico vagabondare come quello di un guerriero che ritrova la retta via. Invece ho votato il forno di Nevio, perché il profumo del pane ricorda quello della casa e lui ne ha bisogno.

    • In realtà ci avevo pensato, ma vorrei restare abbastanza realista, e le donne reali non sono obbligate come quelle mitologiche a sopportare e perdonare tutto. Forse ci sono limiti da cui una volta superati non si può più tornare indietro o non si osa più farlo.
      Non lo so, per il momento ho ben chiara in testa la storia di Ulisse perché l’avevo decisa fin dall’inizio, quanto al finale e al futuro non ho ancora le idee nette. Mi do ancora una settimana, con le vacanze ho il tempo di rifletterci.
      Grazie, Giorgia, ciao

  • Buonasera Befana,
    Questo capitolo mi è piaciuto molto per diversi motivi… Tra tutti, in particolare, la schiettezza di don Nevio che, da vero amico, ferma cosi i racconti di Ulisse. Lo tratta da persona vera, fa quello che molti non farebbero per pietà 🙂
    Come sempre, poi, ho un debole per come hai costruito Ulisse, per come lo fai parlare e per come hai la capacità di lasciarmi immaginare la scena che stai narrando ed anche le facce, le espressioni, che il nostro amico mette in mostra 🙂
    Ho optato per la panchina al parco, non potrei votare diversamente 🙂

    Ciao, alla prossima e buona serata!

    • Bé, sì, Nevio lo apprezza, gli fa tenerezza, ma mi sono detta che prima di prenderselo in casa un po’ vorrà sapere chi è questo strano homeless/troubadour 🙂
      Non mi sembra di aver granché descritto le espressioni, la parte non verbale dei discorsi (anche perché dove lo avevo fatto ho dovuto scremare per restare nei caratteri concessi), quindi se sei riuscito comunque a immaginarli, a sentirli, mi sento davvero felice (e anche un po’ orgogliosa, si può dire?), vuol dire che i miei personaggi e scene sono un po’ “vivi”!
      Grazie, Veners, a presto

    • Bé, per i fuochi d’artificio, non contarci troppo, temo di mancare di polvere pirica 😉
      Speriamo che la storia di Ulisse non vi scontenti o deluda, non ho mai cambiato idea, era quella che avevo in mente sin dall’inizio e quella resterà. Devo solo decidere cosa succede dopo che avrà finito di raccontare.
      Ciao e grazie

  • Nel retrobottega di Nevio, sperando che sia l’anticamera di una vita un po’ più confortevole e senza timore. Anche se non sono per niente sicura che accetterà. Forse dipende molto dalla sua storia, e lo scopriremo.
    Che belli questi tuoi personaggi generosi e di buon animo; ce ne fossero di più anche per davvero, sarebbe tutto di gran lunga migliore. Con questo però non voglio dire che il tuo racconto sia una fiaba irreale, anzi: credo che sia un lancio di speranza.

    A presto!

    • Ma ci sono, solo che gli esseri meschini e egoisti fanno più rumore. Abito in Costa Azzurra, terra di frontiera, e i tribunali quasi ogni giorno si trovano a giudicare agricoltori, insegnanti, avvocati, infermieri, pensionati accusati del grave delitto di assistenza, trasporto, alloggio, cura di migranti e clandestini. Alcuni recidivi, dopo essere già stati processati e condannati hanno continuato perché incapaci di rifiutare i loro aiuto quando incontrano chi ne ha bisogno.
      Non c’entra nulla o forse sì, ma ieri dopo aver letto i vostri commenti e cominciato a riflettere al finale di Ulisse, su Facebook mi sono imbattuta in questo articolo: non conoscevo questo signore ma era un po’ Ulisse anche lui. http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2017/04/08/news/la-piazza-intitolata-al-senzatetto-1.15168600
      Ciao Chiara

  • Ciao,ho votato per la panchina, sono contento che si prodighino affinchè Ulisse trovi una sistemazione decente, e spero accetti,ad andarsene farà sempre in tempo.
    E sono contento che hai usato la parola “zingaro”, è veramente di una banalità la posizione di alcuni che dicono che non si può usare, e pensare che anni fa Zingara vinse anche un Sanremo, oltre all’altra bella canzone di Tozzi, e ai meravigliosi Zingari di Amici miei, con le loro stupende zingarate. E’ che secondo me c’è gente che non ha nulla da fare se non annodarsi il poco cervello che ha per trovare bischerate del genere. Ancora brava.
    Ti auguro un buon fine settimana

    • Bé, confesso che non mi ero nemmeno posta il problema se fosse una parola proibita. Credo che il problema fondamentale di chi eccede nel voler regolamentare il politically correct è che non sono tanto le parole il problema ma il pensiero di chi le usa. Personalmente non ho mai avuto nulla contro gli zingari, dedicai loro persino la mia tesi di laurea; e poi l’espressione è quella, cuore di viaggiatore è diverso, è un cuore di zingaro quello che si sente in trappola a mettere radici tra quattro mura.
      Quanto al futuro, solo Ulisse saprà cosa decidere.
      Grazie, Ivano, buona domenica

    • No, no, alla fine del decimo lasceremo in pace Ulisse a vivere la sua vita. Probabilmente era solo per lasciarmi un margine di libertà, perché non ho ancora deciso se chiudere il racconto immediatamente dopo la fine delle “confessioni” di Ulisse o lasciare uno stacco di tempo e di luogo per lasciare i personaggi riflettere prima di vedere come evolverà il presente/futuro immediato.
      Sì al momento la panchina sembra piacere a tutti ^^

    • Infatti hai perfettamente ragione, quello che volevo dire era la cornice più abituale, familiare, a chi vive per strada; non so perché ho scritto migliore, che tra l’altro ha forse fuorviato il voto. A mia discolpa, è stata l’ultima opzione, quella che ho inventato lì per lì pubblicando e ho scritto senza rileggerla. Il caffè era anche la mia prima scelta (e penso quella di Ulisse) ma siamo in minoranza.
      Ciao

  • Santo Nevio!!!!
    “Ulisse, perdonami, ma tutte queste storie: soldati, contadini, orsi, acrobati. Parli di posti e di gente mai vista, ci racconti le loro vite, i loro guai, ma di te non dici nulla.”…è quello che ho cominciato a pensare io ad un certo punto della storia!!!!
    Bello, mi è piaciuto come hai saputo dosare di nuovo il presente, mescolandolo ai racconti (stavolta interrotti) di Ulisse e, finalmente il suo” racconto.
    Ora non ci aspetta che il gran finale. Verde e cielo…è il solo palcoscenico che schiuda veramente il cuore …per me … 😉
    Aspetto il gran finale!

    • Ahahah, infatti ti confesso che ho fatto iniziare a Ulisse la storia dell’acrobata e della roulotte principalmente perché era dall’inizio che volevo trovare il modo di inserire la perplessità di Nevio davanti a questo tizio che gli ispira tenerezza ma che racconta di tutto tranne di se stesso e di come si ritrova in mezzo a una strada.
      Spero di avere lo spazio di ben dosare presente e passato, e magari progetti d’avvenire, anche nell’ultimo.
      Grazie, Cinzia, come sempre

    • Se ti dico il tempo che ho “perso” a fare ricerche sul lavoro in piattaforma o in nave per essere realista e non scrivere strafalcioni, sapendo poi che il discorso di Ulisse sul mestiere l’ho liquidato in due righe, la diagnosi della mia psiche è presto fatta ^^
      Spero di riuscire a scrivere un buon finale.
      A presto

  • Ciao befana,
    Sono molto curioso di conoscere cosa nasconde Ulisse, ma quando sentiranno la sua storia, i suoi compaesani saranno ancora così convinti di ospitarlo?
    Bellissima questa immagine: “Cammina senza fretta, scortato dal rumore dei propri passi e quello frusciante e leggero dei rari pipistrelli ancora in volo alle porte dell’alba.”

    Voto per la panchina, anche perché se dice che è la migliore, non posso non fidarmi 😉

    • Hai centrato la grande domanda di Ulisse è del racconto: siamo pronti a dare una seconda chance anche a chi forse ha buttato per colpa sua la prima?
      Sono felice che la frase ti piaccia, di solito tutte le mie frasi “d’ambiente” partono nella scrematura caratteri, ma quella mi piaceva, l’ho tenuta.
      Grazie davvero, a presto

      P.S. Pensa che la panchina è l’opzione che ho aggiunto solo al momento di pubblicare, mi sa che con quel “migliore” ho involontariamente pilotato il voto 🙂

  • Ciao Befana,
    siamo quasi giunti alla fine e si inizia a vedere qualcosa di Ulisse.
    In realtà si è sempre visto.
    A mio parere lo hai dipinto sin da subito aggiungendo di volta in volta pennellate dalle sfumature sempre più definite. Non mi aspetto quindi nessun colpo di scena improvviso, ma solo il tocco finale di un personaggio sempre più delineato ad ogni episodio.
    Molto indeciso sulla location finale.
    Credo che opterò per il retrobottega di Nevio, magari con un goccetto d’incoraggiamento.

    a presto

    p.s. fortunatamente per il mio riposo notturno era un acrobata e non un clown. Sai com’è, dopo gli orsi… 😀

    • Ahahaha, giuro che non pensavo ai tuoi orsi oniricoricorrenti, ho solo cercato un aggancio con la roulotte e qualcuno che poteva viverci. Del resto non sappiamo nulla di lui, puoi immaginarlo come vuoi; pensa che all’inizio avevo pensato a un domatore…sarebbe stato peggio per il tuo sonno? ^^
      Francamente, se hai immaginato l’evento che ha cambiato la vita di Ulisse, la sua “imperdonabile colpa” mi stupirai davvero; l’ho in mente dall’inizio ma sono sicura di non aver dato indizi, a parte che riguardi la famiglia, certo. Sarai veggente? Saranno i poteri di Kyu Ryu (etimologia incerta, mi scuso) che permanano fino a te?

      Ciao carissimo, a presto

    • Beata te, a me capita spesso di soffermarmi su lattine, mozziconi e cacche di cane 😉
      vedremo che effetto faranno il verde e il blu ai nostri protagonisti.
      Grazie, sei sempre molto gentile.
      P.S. Ho letto il tuo nuovo incipit: radicale cambio di stile, mi piace, ci ripasserò appena avrò capito cosa voglio votare ^^

    • Grazie, sì, sarà perché sono così morbosamente emotiva che sono capace di piangere anche davanti a un cartone animato o sgridando i miei figli, che non sopporto le cose strappalacrime. eppure sembro sempre intripparmi in soggetti tristi. 🙂
      Speriamo di evitare gli eccessi di sentimentalismi fino alla fine.
      Ciao Athelas, io aspetto la tua prossima storia, quando vuoi 🙂

    • Ciao Achille,
      pensavo ci avessi abbandonati definitivamente, noi incipittini 🙂
      In realtà io ero partita nell’ottica di una biografia breve e piuttosto sommaria, ma ho dovuto ripensare la cosa, spero che le “confessioni” di Ulisse non vi deluderanno troppo, ho cercato di tenere il “succo” del problema per l’ultimo capitolo, pur cominciando la storia al nono.
      Grazie e a presto

  • Ovviamente al nono. Ma ovviamente nessuno ha votato così. Ovviamente.
    Negli zoo nessun guardiano o inserviente entra nelle “gabbie”, recinti o habitat. Sarebbe interpretato come intruso. Hanno ormai da anni dei sistemi per farli transitare e mangiare che si avvalgono di tunnel e botole… non c’è mai interazione diretta con gli animali più grandi come orsi, tigri, leoni o coccodrilli. Succede solo in casi di vita o di morte di qualcuno che ci si è tuffato dentro… ma per fortuna è raro… 😉
    Episodio bellissimo.

    • In realtà in molti dei parchi e zoo che ho frequentato in questi anni ancora sì. Leoni, lupi, elefanti. Forse perché qui sono unicamente animali nati in cattività o recuperati da possessori abusivi e maltrattanti. Comunque non importa, nessuno ha mai detto che Ulisse non “ricami” un po’ sui dettagli delle sue storie per renderle più narrative 🙂
      Quanto all’opzione, in effetti la fifty fifty era quella che calcolavo di meno, invece ho dovuto gestire proprio quella. Spero che il risultato sia accettabile. 🙂
      Ciao

  • Ciao, bella la storia dell’orso e del gatto. L’amicizia è il sentimento che metto al primo posto, anche prima dell’amore. Mi correggo, al primissimo posto l’amore per i figli, poi l’amicizia. L’amore verso una donna lo relego al terzo posto, ben distanziato, anche perchè se ne possono avere molti di più che di amici veri. Ho votato affinchè racconti tutto al nono capitolo, così da salvarlo nel decimo, ma vedo che sono in minoranza, mi raccomando, trattalo bene, è un girellone, un pò come me.
    Buona domenica

  • I racconti di Ulisse sono tutti affascinanti, ma in effetti riguardano sempre altro / altri. Prima o poi deve uscire la sua di storia, e ho votato perché questo accada un po’ nel capitolo 9 (magari qualche piccolo indizio) e un po’ nel 10.

    Mi sono scordata io qualcosa o è la prima volta che nomini la figlia di Ulisse? Questo è uno dei piccoli indizi di cui dicevo sopra, frasi che cominciano a disegnare a matita il mondo intorno all’Ulisse di un tempo.

    La storia del gatto e dell’orso non è male ed è stato bello leggere qui sotto che non l’hai inventata 🙂

    L’unica cosa che, come correttrice di bozze, vorrei farti presente, è che difficilmente in un dialogo tranquillo con un amico qualcuno userebbe la parola “plantigrado”. Ogni tanto Ulisse fa queste cose, non è la prima volta, però questa salta proprio all’occhio; nell’orale ci sono piuttosto tante ripetizioni (l’orso, l’orso, l’orso) che sinonimi poco conosciuti.

    • Non aveva mai parlato della figlia, però nel capitolo solo in casa, guardando il aegno che il bambino gli ha offerto, ricorda un istante un altro disegno “È per te, papà siamo io e te…”, ma è più facile per me ricordarmene, l’ho scritto 😉
      Quanto al plantigrado, hai sicuramente ragione, l’ho inserito solo all’ultima revisione, ma non ne potevo più di “il gatto” “l’orso”, ho provato con quello e l’altro ma non mi convinceva. Mi sono detta che visto che Ulisse è uno che ama raccontare storie e che ha già usato termini desueti o un po’ sostenuti, poteva starci. Dici di no? Forse no.
      Ciao, Chiara, non sono sicura di riuscire a dosare bene gli indizi e le rivelazioni tra il 9 e il 10 capitolo ma sembra proprio che dovrò provarci. ^^

    • Se pensi, che io da manica pignola quale sono, ho cercato apposta una storia vera da adattare al mioacconto perché ho scelto come principio che le storie di Ulisse lascino sempre il dubbio di essere inventate pur restando realiste… a quanto pare l’ho (anzi è colpa di Ulisse, lui l’ha) raccontata come una fiaba! Credo che stia sempre tutto nell’occhio che lgge, ed è il vero fascino della parola scritta ^^
      Ciao e grazie

  • Ciao Befana,
    facciamo che Ulisse centellina il suo di racconto, perché se ancora non è del tutto pronto è bene che faccia un poco alla volta…
    Ho letto dai precedenti commenti che la storia dell’amicizia orso e gattino è vera: a volte la realtà supera davvero la fantasia!
    Tornando a Ulisse….forse non potrà tornare alla vita di prima e forse, però, se ne costruirà una nuova, visto che ha incontrato inaspettatamente tanta brava gente e parla con sincerità a Nevio…a te l’ardua scelta!!
    Buona notte!!!

    • il rischio scrivendola su due capitoli è di farla diventare troppo ingombrante, bisognerà che si intersechi al presente.
      Credo che il problema maggiore di Ulisse è che pensa di non meritare una seconda occasione. Per questo si nasconde nei suoi racconti, non parla mai apertamente di sé.
      Vedremo cosa succederà quando dovrà farlo.
      A presto

    • Credo che per i suoi nuovi “quasi-amici” la curiosità sia forte e legittima e mi sa che per quanto ci sì voglia “obliare” parlare di ciò che non ci si sa perdonare in qualche modo aiuta. E soprattutto mi sa che se finisco il racconto senza raccontare nulla del passato di Ulisse qualche improperio me lo prendo! 😉
      Ciao

  • Non potrei mai rinunciare alle ultime due cucchiaiate, quindi per me va benissimo dosare la storia tra capitolo 9 e 10 🙂 a me, questo “racconto raccontato da racconti” (dovevo scrivere una cosa simile, perdonami!) è piaciuto fin da subito e, per quanto desideri da molto conoscere la storia di Ulisse, trovo che sia giusto e coerente continuare su questa tipologia:)
    Non sapevo che la storia (pazzesca e carinissima) di orso e gatto fosse vera, e comunque l’avevo già apprezzata leggendola 🙂

    Buona serata Befana, alla prossima! 🙂

    • Ah bé, l’ho scoperta solo qualche giorno fa anche io cercando un’idea di amicizia gattica controcorrente 🙂
      Sei sempre molto gentile, Veners, in realtà l’idea iniziale, quando ho cominciato il racconto era diversa, i raccontini dovevano avere un altro senso e un altro scopo ma poi si è evoluta in questo modo. E credo che la conclusione sarà più o meno quelle cui pensavo fin dall’inizio.
      Non so se saprò ben dosare e spero che in fin dei conti la storia di Ulisse non deluda le aspettative
      Ciao

  • Sarà anche ispirato a un fatto vero, ma qui il racconto del gatto e dell’orso diventa favola che fai raccontare a Ulisse. Come in tutte le favole c’è una morale: chi vuol capire, capisca. D’altra parte ogni episodio di questo racconto ha come un fil-rouge una morale. Ulisse ci porterà oltre le Colonne d’Ercole a scoprire un’umanità (e uso la minuscola) dimenticata?
    Marè, non abbiamo bisogno di scoop sul passato di Ulisse. Mi piacerebbe che ci svelassi tutto nel nono episodio e che riservassi il decimo al narratore – scegli se sarà lo stesso Ulisse o se intervieni tu in prima persona – per un apologo riassuntivo.

    • oddio, no, l’apologo proprio non me la sentirei. Sì, magari più o meno accennata, morale o messaggio, ho sempre cercato di far rientrare le “storielle” di Ulisse nel senso del capitolo e nel corso della storia. Ero molto indecisa tra finire con la “verità” di Ulisse e lasciare lo spazio per un dopo, che sia redenzione, speranza, condanna, un mix. Non riuscivo a scegliere tra le due, l’ho messa come scelta aperta.
      In effetti quello che mi piacerebbe è che la morale finale fosse implicita e che ognuno la leggesse secondo la propria sensibilità, ma ogni volta che dico che lascio i miei giudizi e opinioni fuori dal testo finisce che ci si infilano lo stesso. 🙂

  • L’occhio è caduto sulle opzioni prima della fine, pensavo che avrei optato per entrambi i capitoli. Ma Ulisse mi è sembrato chiaro: se dice che non è pronto diamogli tempo.
    Ho sbirciato anche i commenti degli altri: non trovo inverosimile che un gatto entri nella gabbia dell’orso e questo non lo sbrani. Ricordo sempre una scena in cui un leone difende da un branco di iene un cucciolo di ippopotamo, una delle cose più incredibili che abbia mai visto.
    Trovo inverosimile questo: ‘poi con la zampa strappò un pezzetto di carne e glielo lanciò’.
    Però so che inverosimile non significa impossibile, altrimenti Trump sarebbe solo l’emanazione sulfurea di un mio incubo post-peperonata.

    Ciao, a presto

    • SEcondo me Ulisse non sarà mai pronto, si sente in colpa e pensa di avere un passato imperdonabile, non ha voglia di raccontarlo però gli toccherà farlo.
      È una vera scelta narrativa questa: sono capitoli che mi chiedo dove inserire la “biografia” di Ulisse, non sono arrivata a una decisione, mi rimetto al giudizio di chi legge.
      Ti rimando ai link che ho messo in risposta a FueGod perché Griz the Bear e the Tabby Cat sono davvero carini, in ogni caso il lancio della carne è uno dei dettagli che non ho inventato, l’ho copiato dal racconto (non so se attendibile) di un testimone. Però nella mia ricerca di amicizie feline insolite quella che più mi ha stupito è quella tra un gatto e una volpe (lasciamo stare pinocchio): ho vissuto 5 anni sulle cime dei monti e mi ricordo benissimo le volpi che inseguivano i gatti per papparli, traccavano le cucciolate per farne razzia. Insomma, credo che la natura superi ogni fantasia a volte. E temo che Trump sia terribilmente reale e molto umano 🙁
      Ciao

      • Sì,avevo visto il link.ma l’azione specifica dell’orso continua a sembrarmi poco plausiblie. Oh, ma comunque non ha mica importanza, anzi scusa se l’ho tirata in ballo io. Il fatto è che in un contesto realistico e tutto sommato disincantato mi è sembrato un dettaglio che un po’ strideva. 🙂
        Sì, forse avrei dovuto contestualizzare l’osservazione. Vero ciò che scrive Napo: anch’io ho avuto l’impressione che il racconto assumensse tratti favolistici, ed è proprio questo che mi pare fuori posto. Ulisse che racconta una favola.
        Ciao, scusa l’invadenza :-D, spero almeno di aver chiarito (o di essermi chiarito) il senso dell’osservazione.

        • Figurati, invadenza, sono io che sono pignola. Mi fa un sacco ridere che, volendo scrivere una storia sui gatti e sull’amicizia, ho fatto un po’ di ricerca su internet proprio per evitare di andare troppo nell’inverosimile. Dall’inizio il registro non è mai stato troppo iperrealista ma non volevo neanche finire nel fiabesco spinto. {E la prima storia che non invento di sana pianta e mi dite che si fa fiaba! Boh, io non trovo molto più realista la prima, con la neonata salvata e poi adottata dai due fornai, mi sa che le sfumature stanno tutte nell’occhio di chi legge. Ad esempio io avevo molti più dubbi sul gatto che riparte alla morte dell’orso; ma in fondo nessuno ha mai detto che Ulisse racconti esperienze vere. Smetto di tediarti coi miei sofismi da due soldi

    • In effetti secondo me protagonista del capitolo è la voglia di Ulisse di sentirsi “perdonato” del suo passato e accettato, amato, qualunque siano i suoi difetti e le sue colpe. Non ci crede, per questo rimanda e non vuole dirle queste “colpe”, ma ne ha voglia, bisogno. E al limite tornerà dal gatto in cerca d’affetto, chissà.
      Ciao e grazie

  • Allora, ho visto la parità, quindi la mia era una responsabilità doppia. Ho votato l’opzione che non esplicitava che il gatto va via, così sei libera di farlo entrare o no nel prossimo capitolo. Non ho niente da dire a parte brava: mi è piaciuto veramente tanto, il discorso di Pablo, la sua filosofia… perfetto.
    Ho iniziato a leggere il capitolo pensando che è da un po’ che non ti faccio ‘critiche costruttive’, mi sono detto ‘ora mi impegno, che diamine, altrimenti perdo di credibilità!’.
    Niente.
    Sarà per la prossima volta! Al massimo mi posso rendere fastidioso facendoti osservare che sarebbero più corretti mice’ e Uli’ 😀 😀
    Ciao, brava, a presto

    • Hai sicuramente ragione, colpa dei francesi e dei loro accenti onnipresenti, mi colonizzano gli apostrofi 😉
      Sono contenta che ti sia piaciuto, temevo di avergliela fatta sparare un po’ grossa a Ulisse con la dittatura cilena, ma mi era venuto in mente così.
      Avevo cominciato una cosa (forse romanzo proprio no, diciamo racconto lungo) che mi piacerebbe riuscire e pubblicare “davvero” ma mi ci sono bloccata, mi trovo sempre a pensare a Ulisse. Temo proprio di essere condannata a scrivere solo qui su T.I. Sarà che senza commenti e suggestioni non so andare avanti 🙂
      Ciao e grazie con o senza critiche costruttive

    • Ah sì, figurati, sono d’accordo con te. Ho fatto raccontare a Ulisse una storia un po’ estrema: uno che incapace di dare fiducia a chicchessia si obbliga a darla a tutti, poiché non sa più come scegliere chi la merita, la morale di Ulisse era solo l’impossibilità di vivere senza legarsi a nessuno.
      Il gatto piaceva anche a me ma temo sia stato bocciato dalla maggioranza.
      Ciao e grazie

  • Rieccoci, befana. Ho votato per la compagnia di Nevio: se la casa di Ulisse non è a due passi non penso che un gatto randagio lo seguirà 🙂 Però non mi andava neppure di deciderlo io.
    ‘adagiato rosso e pigro sui tetti’, ma questo è un altro gatto! 😀
    Bellissima immagine, se è un’ancora per il successivo personaggio felino è semplicemente geniale. Trovo il capitolo e il racconto di Pablo veramente profondo, efficace e bello. Con poche parole, hai toccato le corde giuste. Almeno in me.
    Complimenti, e ri-buona serata 🙂

    • Ahah Hai ragione, chissà se è la presenza costante del mio gattone rosso incollato allo schermo del pc quando scrivo che mi ha influenzato, però l’analogia felina non l’avevo proprio vista, quindi non mi glorio di nessuna genialità. La frase sul tramonto mi serviva solo a situare la scena a fine giornata e in teoria a giustificare Nevio nascosto nella penombra (dettaglio saltato nel conto caratteri). E sì, Ulisse è quasi a casa quando incrocia il gatto ma anche questo non entrava nei 5000 🙂
      Grazie di tutto

  • Ciao befana,
    la riflessione di Pablo mi ha colpito e mi ha fatto pensare alla poesia: “Nessun uomo è un isola…”, che forse non è la più adatta al concetto espresso, ma sai come funzionano le associazioni 🙂

    Ulisse rincasa da solo, solo perché non voglio togliere ore di sonno a Nevio e i gatti di solito non sono come Pablo 😉

  • Temo che il gatto non seguirà Ulisse fino a casa, ma direi che invece Nevio lo accompagnerà. Spero che possa cambiare qualcosa e modificare il sentiero che, ora come ora, sembra si diriga verso un baratro.
    Che meraviglia Ulisse che racconta a tutti. Gli storytellers migliori non avrebbero perso tempo con un gatto incastrato in un bidone, ma Ulisse non è solo questo. La storia che racconta su Pablo mi ha quasi commossa, mi ha raggiunta e colpita e mi sono detta: “Ma noi in chi riponiamo fiducia? Ci fidiamo davvero di chi ci sta intorno?”. Un bellissimo personaggio davvero, questo Pablo; peccato che gli uomini non siano degni della sua fiducia, che lo sfruttino e lo prendano anche in giro. Siamo una razza incredibilmente pessima ma, a volte, da dove meno te lo aspetti, spuntano bellezza e speranza.

    “Ci siamo noi due accecati dal sole
    Mentre cerchi di spiegare
    Cos’è che ci ha fatto inventare
    La Torre Eiffel, le guerre di religione
    La stazione spaziale internazionale
    Le armi di distruzione di massa
    E le canzoni d’amore”.
    (Le Luci della Centrale Elettrica, “Coprifuoco”)

    Delirio della mattina, perdonami. Spero che il commento abbia un senso comunque.

    • In effetti mi ha dato parecchio filo da torcere trovare una storia da mettere in bocca a Ulisse perché parlasse al gatto e in fondo a sé stesso, dell’impossibilità di vivere senza gli altri. Avevo un po’ paura che mi si rinfacciasse che le torture del regime di Pinochet ci stessero un po’ come i cavoli a merenda ma era il solo caso di figura che mi è venuto in mente in cui si potesse essere privati della fiducia e della possibilità di credere persino nei propri cari.
      Sì, mi pare sia scientificamente provato che siamo la sola specie vivente che attacca e distrugge se stessa. Bel primato della scala evolutiva! Finché c’è la speranza di poter tornare indietro sulla strada diretta la baratro..
      Non conoscevo “Le luci della centrale elettrica” ma colmerò la mia ignoranza: la citazione è molto bella.
      E adoro i deliri in qualsiasi momento del giorno e della notte 🙂
      Ciao, Chiara

  • Ciao Befana,
    Ulisse rincasa da solo. Mi sarebbe piaciuto che tornasse col gatto ma… La vedo dura!
    Molto bella l’evoluzione di Pablo e molto profondo il suo pensiero sulla necessità di stare con qualcuno, di dare fiducia. Condividere la propria esistenza con il prossimo. Pablo ha detto delle cose molto sagge.
    Perfetta la comparsa di don Nevio 🙂

    Ciao, alla prossima!

  • Ciao Befana,
    in questo capitolo ho colto un segno di speranza che mi era mancato finora!
    Sono molto sollevata!!
    E’ bella l’immagine di Ulisse che preferisce parlare col gatto invisibile piuttosto che farsi prendere dallo sconforto e ubriacarsi ancora “fino allo schifo”.
    Come è bella l’immagine di Pablo che, dal non dare fiducia più a nessuno è passato al darla a tutti (è davvero possibile un tale miracolo?).
    Qualcosa mi dice che anche la comparsa di Nevio a fine episodio è un segnale di speranza…
    Perciò vorrei che parlassero ancora un po’ 🙂
    Come sempre è un piacere leggerti.
    Saluti,
    Cinzia

    • Per fortuna ci sei tu: qua sembrano tutti partire sul pessimismo spinto, infine qualcuno che vede una nota di speranza nell’atteggiamento di Ulisse!
      Se sia possibile cambiare dal giorno alla notte? Forse. Nel caso di Pablo penso che il punto è che non sapendo più come e a chi dare fiducia, incapace di farlo, decide di obbligarsi volontariamente a fidarsi di tutti.
      Quanto a Nevio, mi ci sono affezionata e è quasi naturalmente diventato un personaggio ricorrente e importante.
      Grazie, grazie, grazie, come sempre

  • Ciao,ho votato che Nevio lo accompagna, il gatto tale è e se ne andrà. Ma Ulisse mi pare che sia benvoluto, e saggio, possibile che non riesca a farsi una vita meno solitaria? Se poi è lui che vuol farsi del male e stare solo mi diventerebbe subito antipatico. Non ho molta comprensione per gli autolesionisti.
    Ti auguro una buona serata

    • Ahaha, adoro i tuoi commenti molto “partecipi”: in realtà Ulisse l’ha avuta la vita non solitaria; è nell’ultima parte della sua vita che si è trovato “esiliato” dalla società, vedremo poi come. Diciamo per ora che sicuramente è anche colpa sua, ma non penso lo abbia deciso apposta, l’autolesionismo lo escluderei. 🙂
      Ciao, Ivano

    • Bé va bé, sospira, ma tutto questo pessimismo però lo decidi tu, non l’ho imposto io.
      Parentesi personal-etologica: Ma quindi i miei non sono felini che si rispettino? In casa mia bisogna spintonarli per poter dormire a gambe distese nel proprio letto. Dici che abbiamo adottato dei gatti con la sindrome dell’abbandono XD
      Ciao

  • Ciao, bel capitolo, in questo davvero Ulisse mi appare per quello che è, fino a ora mi era più sembrato un saggio con la vita sfortunata, e magari lo è, ma il fatto che si prendono la briga di cacciarlo, mi sembra venga un pochino sminuito, ma è una mia opinione, e,sperando in una inversione di tendenza voterò affinchè incontri qualcuno, mi piaciono le aggiunte di personaggi.
    Un caro saluto

  • Bé, un vero piacere: amo molto questo sito ma la cosa che vi è rara è qualcuno che legga i capitoli uno di seguito all’altro. Lo hai fatto e ti sono anche piaciuto, ne sono felice.
    Profondità in leggerezza è decisamente l’equilibrio che cerco, non so se e quanto ci riesco ma quello cerco.
    Quanto a Ulisse, il personaggio è nato con un altro nome, poi Ulisse mi è venuto naturalmente: il più umano, sofferto e travagliato degli eroi. 🙂
    Ciao e grazie davvero

  • Ciao Befana,

    ho letto tutto d’un fiato il tuo racconto sin qui visto l’ora tarda (e il fatto che domani devo alzarmi presto) non mi dilungo, ma voglio solamente dirti che hai una dote notevole bel trattare gli argomenti con delicatezza e soprattutto profondità, questo racconto mi ha offerto, mi offre, e sicuramente mi offrirà notevoli spunti di riflessione, anche in senso metaforico.

    tornando verso la sua casetta, Ulisse incontra
    a presto,
    Istinto

    p.s. sono poi troppo affezionato al nome Ulisse, non potevo non leggerti ahahahahaha

  • Ciao Befana, che belli i tuoi racconti! In questo episodio mi è piaciuta molto questa “confessione” di Ulisse… una lettura profonda e sincera del bisogno di non soffocare in giornate che sembrano tutte uguali… il desiderio di fuga, la continua ricerca di un posto “altro”.
    Ti seguo sempre con tanto piacere 🙂
    A presto!

    • la domanda, soprattutto per Ulisse, è dove questo bisogno di libertà finisca per diventare solo incapacità a rispettare degli impegni, a avere degli obblighi, a essere affidabile per chi conta su di te, meglio scappare, fino ad accorgersi di essere scappati da tutto anche dalla propria vita o che sono gli altri che te ne hanno escluso.
      E si potrà rientrare, una volta fuori da tutto?
      Grazie A.

  • Vuole che sembri una casa vera. Uno che non ce l’ha e che ora sta per perderla,vuole vederla per un attimo come fosse reale.
    ” … mi sposterò altrove e quando qui non ci saranno più altrove per uno come me, come sono arrivato, così ripartirò.” … vale l’intero racconto.

    • Perfetto! Per me quella frase è il racconto: Ulisse è capitato qui tra questa gente a un punto della sua vita (o a un punto ormai oltre la sua vita) in cui no voleva, credeva né sperava più nulla. Lo hanno accolto, anzi sembrano proprio cercarlo, avere bisogno di lui: la speranza e il bisogno di sentirsi umano tra gli umani sono riaffiorati. E adesso? Potrà ripartire come è arrivato, come se niente fosse?
      È bello quando qualcuno comprende esattamente quello che volevi dire 🙂

  • Ciao Befana,
    vorrei che Ulisse incontrasse qualcuno…di risolutivo per lui 😉
    Finora ci ha raccontato storie del suo passato, centellinando le emozioni del presente (vuole lasciare una buona impressione, sente il bisogno di una casa…), ma cosa pensa/prova veramente Ulisse? Cosa spera? Spera ancora? Vede un futuro migliore per sé?
    Ecco, mi piacerebbe che un incontro potesse sciogliere alcuni di questi interrogativi.
    Dell’episodio ho apprezzato particolarmente il motto “anche le cattive notizie portano buoni frutti”…non tutti i mali vengono per nuocere?
    A presto,
    Cinzia

    ps: Mi sa che c’era un refuso all’inizio «E che sarà mai, mi sposterò ALTROVE e quando qui non ci saranno più ALTROVE per uno come me…..qual era la parola giusta?

    • Bé, l’idea alla base è che Ulisse è arrivato a un punto in cui non sperava più, si lasciava trascinare fino alla fine; essere arrivato in un posto in cui la gente sembra volergli dare spazio e interesse forse ha fatto rinascere speranze e bisogni dimenticati. Basterà a cambiare le cose? Ok, non è una trama da romanzo pageturner, diciamocelo! 😉

      Quanto al tuo dubbio: non è un refuso, voleva essere una figura di stile utilizzando l’avverbio altrove in funzione di sostantivo. Mi sposterò qui da qualche parte e quando non ci sarà più nessuno spazio per me qui, me ne andrò via.
      Se l’hai preso per un refuso forse l’effetto non è riuscitissimo XD
      Ciao e grazie

  • Mi piacerebbe che Ulisse incontrasse qualcuno che gli desse un’alternativa alla cabina da cui sarà sfrattato, oppure che gli permetta di continuare ad abitarla con qualche stratagemma.
    Hai creato un bel personaggio, tenero e commovente, ma fagli fare qualcosa; adesso ha un obiettivo, la cabina. Oppure il mondo 🙂 visto che si tratta di uno spirito libero.

    • Il problema è che Ulisse è uno che ha già fatto, e disfatto molto: il racconto parla di un Ulisse che si credeva già alla fine, o diciamo ormai fuori, della vita, e si lascia trascinare fino alla fine. Uno che non ha più speranze né velleità, per questo tutto ciò che fa è parlare del passato, quando ancora era qualcuno. Arrivato qui tra questa gente forse ha ritrovato l’illusione perduta di avere ancora un posto e una ragione per vivere. Perdere la cabina basterà a spazzare l’illusione, o forse no

  • Rieccoci befana, tutti pronti a votare chi promette ‘ordine e sicurezza’… ma è nata prima la promessa elettorale o la necessità di ‘ordine e sicurezza’ da parte dell’elettore medio?
    Boh, so solo che in certi casi preferisco il mio disordine pericoloso.
    A questo proposito, mi ha divertito votare per Ulisse che riordina. FueGod direbbe che è ‘catartico e mimetico’ 😉
    Bello e sapientemente raccontato, complimenti.
    Ti riauguro una buona giornata

    • Bella domanda, penso proprio ceh il sindaco cerchi la scorciatoia per far vedere che vale: pulire la facciata del paese. Un po’ come l’ex cavaliere del biscione che non voleva che la gente stendesse le mutande ai balconi in occasione del G8
      In realtà il “guru” FueGod ha detto altro, ma la formula è perfetta: magari la catarsi non la riesce, ma Ulisse è sicuramente in pieno processo mimetico per sentirsi di nuovo parte di una società da cui è uscito.
      Ormai è tardi per ricambiare, quindi, buona serata e buon weekend a te:-)

  • Ciao befana,
    davvero un bel capitolo, forse il mio preferito fino a qui, anche se razionalmente non saprei spiegarne il perché 🙂
    Due frasi che mi sono segnato durante la lettura:
    “È tanto che non lascia buoni ricordi a qualcuno.”
    E : “…se me lo ordinano lo farò.” che trovo sempre agghiacciante.

    Tornando verso la sua casetta, Ulisse incontra…

    • Sì, “ho obbedito agli ordini” è sicuramente stata usata, e lo sarà ancora, infinite volte come scusa inaccettabile di nefandezze e orrori; ma per essere giusti col “generale”, non credo che abbia molta scelta, se gli si ordina di fare sgomberare una proprietà pubblica (o privata dell’enel?) dismessa e occupata abusivamente. Tra l’altro potrebbero anche esserci problemi di sicurezza e agibilità.

      La frase sui ricordi era importante per me: più invecchio e più trovo che si sia davvero “realizzati” quando si trasmette una buona immagine una buona sensazione di se stesi negli altri. Soprattutto in quelli che contano per noi.
      Ma poi che vuol idre, tanto tra un po’ arriva Cthulhu e stermina tutti noi esseri inferiori 😉

  • Ciao Befana,
    Questo capitolo mi ha diviso l’opinione: ho preferito la parte in cui Ulisse incontra il “Generale”, forse perché ho un debole per le sue storie e per la sapienza con cui riesci ad introdurle senza mai essere banale.
    Ho optato per la stazione: i viaggiatori in transito potrebbero fargli ricordare qualcosa sul suo trascorso e l’idea mi piace 🙂
    È un piacere leggerti.

    Ciao, alla prossima

  • Pulisce e riordina.
    Forse non lo sa nemmeno lui, o forse lo sa ma non vuole ammetterlo. Ma l’idea di sistemare la cabina potrebbe nascere dalla speranza che, una volta arrivati, i vigili la trovino a posto e non lo caccino.
    Mi piace sempre più questo clochard. Forse non sarà amato da tutti, ma gli vogliono bene e lo ascoltano.
    A presto 🙂

  • Credo che a questo punto voglia tornare, finché può, alla sua cabina; ma nel farlo incontrerà qualcuno. Perché questa è una storia di incontri 🙂
    È sempre un piacere leggerti, e ormai non so più che dire senza risultare banale e scontata, o ripetitiva. Amo il modo in cui le tue parole creano mondi, e ti ringrazio di volerli condividere con noi.
    A presto!

  • Dopo molte esitazioni, ho votato ‘Ulisse pulisce e riordina’, la sua considerazione finale mi pare che possa portarlo in questa direzione.
    Ciao befana,
    Perché il titolo mi sembra una citazione che non riesco a cogliere? Mi ricorda qualcosa, ma non so cosa. Leggendo il capitolo ho pensato si riferisse a De Andrè, ma niente, non riesco a ricordare. Ho ben poco da scriverti, niente che non ti abbia già scritto altre volte. Mi godo la prosa delicata e profonda e aspetto il prossimo capitolo. Leggerti mi fa bene, mi fa sentire meno solo 😉

    Ciao, a presto

    • Se è una citazione, è totalmente involontaria, inconscia e ignara: mi serviva un titolo e ho cercato di calcarlo sui temi del capitolo. Il richiamo al grande Faber è solo ne in sella e con le armi. Però, pensandoci bene, è proprio ulisse che rimanda alla gente di cui cantava lui, quelli che “se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo”.
      Cosa vuoi che risponda a un commento così? Grazie infinite, sai quanto conti la tua opinione per me

  • Ulisse si trattiene ancora in stazione, tra i viaggiatori in transito.
    Ulisse si fa la doccia, il bucato e riordina la “casa”. Lo fa perché vuol mostrare la sua dignità residua o perché vuole rendere più difficile lo sgombero instillando un po’ di senso di colpa ai vigili (che alla fine sono arrivati)?
    Ora mi pare d’iniziare a percepire una certa morale in questo racconto. Vediamo però come proseguirà.

    a presto

    • Io immaginavo che riordinasse perché ha ritrovato un parvente di “normalità sociale” e cerca di conservarlo fino a che può, però sia tu che Danio avete pensato a sta cosa. Non so.
      La doccia in realtà era un simbolo dell’uscita dalla “depressione alccolica” in cui era piombato dall’episodio della bottiglia e una cosa che tenevo a mettere dall’inizio per mostrare che Ulisse è un clochard che conserva certe regole di vita e igiene sociale: docce, lavanderia a gettoni. È uno scrupolo di “sincerità”: per quanto bene intenzionati, è difficile sviluppare a lungo termine una vicinanza, rapporti cordiali, amicali, con uno “che puzza come un barbone”, per esempio il fornaio che lo fa entrare nel retrobottega… dici che era uno scrupolo superfluo?
      Quanto alla morale, ne ho in mente una nessuna e centomila, se alla fine pensiamo alla stessa me lo dici
      Ciao FG

  • Ciao Befana
    Ben scritto, ottima sensibilità tuttavia…
    mi è piaciuto di più il capitolo precedente, perché forse più vero e meno idealizzato, dal mio punto di vista, s’intende.
    Cambiare nella vita è un’impresa ardua, a volte impossibile. Il passato ti presenta quasi sempre il conto. Mi piacerebbe un accenno concreto sull’ombra di Ulisse.
    Una risata (non di contentezza chiaramente), perché ho visto e sentito una volta una risata agghiacciante, in un’occasione molto drammatica.

    • Penso che tutto il racconto descriva una realtà idealizzata, anche per quello ho voluto evitare riferimenti temporali o geografici per la vicenda. È molto probabile che una come Gianna abbia avuto una vita più dura e sgradevole di quello che dice, ma magari è lei che la racconta così.
      O forse è la mia voglia di immaginare che ci si possa trovare nelle sue condizioni e finire per avere una buona vita comunque. Diciamo che è la mia rivolta a questa società che condanna impietosamente chi osa dar via il c…orpo mentre perdona, anzi spesso esalta quelli che si vendono l’anima; almeno nei miei racconti dal letame ogni tanto escono i fiori 🙂
      Grazie, Maria, il tuo punto di vista è sempre pertinente e perspicace

  • Ciao Befana,
    non so se poi era nelle tue intenzioni dipingere Gianna come un personaggio positivo, ma devo dire che la sua storia mi ha reso triste comunque 🙁
    Credo sia per la presenza del suo bimbo, ho pensato alla povera creatura cresciuta in un mondo che lo additava come “figlio di….” e mi ha fatto male, anche se alla fine c’è stato il riscatto e comunque l’amore immutato per la madre. Al di là di questo è sempre un piacere leggere la tua storia, che si apre come una matrioska su altre storie 🙂
    Ultima osservazione (oggi faccio l’avvocato del diavolo), il termine “espiazione” l’ho trovato un pò troppo ricercato per una prostituta che parla un italiano grezzo: forse avrei scelto più penitenza 🙂
    Alla prossima!!

    • Probabilmente hai ragione, ma penitenza mi suonava più di fisico, come un castigo, l’espiazione mi sembrava più adatto per la contrizione, il mea culpa, la recita di preghiere che si chiedono in confessione. Magari diciamo che la fanciulla non aveva detto proprio così, questo è il riassunto che ne fa Ulisse 🙂
      Quanto alla tristezza, penso che anche Gianna avrebbe preferito un’altra vita, ma ha deciso di fare buon viso a cattivo gioco, per continuare con le espressioni desuete.
      Ciao e grazie sempre

    • Solo questo dialogo, dici? Credevo di aver fatto parlare Ulisse con un linguaggio démodé fin dal primo capitolo.
      Come ho scritto à Jaw, Ulisse e Gianna parlano più come sessantenni di vent’anni fa che di sessantenni di oggi; ma fin dall’inizio ho preso il partito di ambientare il racconto nella contemporaneità ma senza ancorarlo strettamente nello spazio o nel tempo, quindi ho cercato di creare un italiano gergale non riconducibile a un dialetto particolare. Non so né se ci sono riuscita né se è una cosa sensata, ma ormai continuo così.
      Ma come? Infine un voto per lo sconforto e non mi si contabilizza? Io dico che il voto è truccato 🙂

    • in effetti con filosofia era la mia terza opzione, dovevo per forza metterne una tra tristezza e risata.
      Credo che riutilizzerò l’espressione “nelle stretture di un cassetto”, mi piace molto!
      Ciao e grazie

      P.S. Ho letto quello che mi hai scritto a proposito del tuo racconto: è vero, hai messo molta carne al fuoco ma trovo che per ora riesci a mantenere una struttura coerente. Se ho ben capito il capitolo di oggi, hai trovato un ruolo importante anche per il bel professore. Sono sicura che non perderai il filo, basta solo che non ti faccia troppo prendere la mano dalla voglia di aggiungere particolari e storie nella storia, ne hai già tanti da gestire e lo spazio è comunque limitato. Riciao ^^

    • Grazie di esserci, Erri: infine qualcuno nota la varietà e la non comune latitudine degli aneddoti di Ulisse. Mi aspettavo di ricevere quantità di “e chi è? quante cose e vite ha visto e vissuto”, eppure niente.
      Penso (spero, con il sistema delle opzioni la deviazione fatale è sempre possibile) che questa diversità di esperienze passate avrà un peso nella storia.
      Grazie del bel commento

  • Una risata, che altro?
    So che non è molto diverso dallo stile dei capitoli precedenti, ma l’inizio di questo mi è sembrato quasi il dialogo di una pièce teatrale. Uso di passati remoti, costruzioni delle frasi particolari. Ma forse no, forse mi ricorda la trasposizione in italiano di dialoghi in dialetto. Ecco, così mi torna tutto.
    Dalle tue righe straripa sempre umanità.

    Ciao a presto

    • Pensavo che la risata avrebbe dominato, invece sembra andare per la maggiore l’attitudine filosofica.
      Per dirti quanto è giusto il tuo commento, sappi che inizialmente il capitolo si apriva sullo schiudersi della porta che rischiarava gradualmente la casupola facendo rizzare Ulisse nel letto. L’ho tolto perché faceva troppo sceneggiatura, già che era tutto un dialogo.
      Quanto al linguaggio, lo spiegavo all’inizio a non so chi, in effetti vorrei scrivere un racconto “realista” ma senza ancorarlo troppo nello spazio e nel tempo, non voglio riferimenti precisi al reale. Per questo cerco di far usare ai personaggi un linguaggio gergale o popolare ma senza che rispecchino un dialetto preciso. Ogni tanto mi escono dei soggetti posticipati al verbo, molto siculi (ma non solo) e li evito per restare sul vago 🙂
      Idem sull’epoca: il racconto si svolge al presente, ma i miei sessantenni parlano più come sessantenni di vent’anni fa che come quelli di oggi, almeno quelli che conosco io, ma volevo restare “universale”, non so se è il termine giusto, né so se quello che cerco di fare ha un senso, ma per il momento mi piace.
      Come vedi, Moneta non è la sola ad amare spiegare i propri ragionamenti e riflessioni 😉
      Alla prossima

  • Ha vinto un’opzione molto interessante e tu hai saputo svilupparla bene. Ulisse ha un doppio dono, a quanto pare: quello dell’ascolto e quello del racconto. Ogni volta si scopre qualcosa di lui, ma anche qualcosa dei personaggi che con lui interagiscono. La struttura della storia è molto bella per questo 🙂

    “La prenderà con filosofia”? Speriamo non con lo sconforto!

  • Con una risata.
    Ciao, carissima, lo sai quanto mi piace leggerti. Stavolta ecco un appunto per te: invertirei i blocchi. Senti qua: invece di farla iniziare a raccontare il suo passato di palo in frasca, prima c’è la scena muta e lei che si guarda intorno e annusa quegli odori che le ricordano la sua vita passata, e poi inizia laconica… avevo ventiquattro anni… ; che dici?
    Anche lui, prima di raccontare di sé, osserva le cose che lei gli ha portato… insomma un episodio davvero coinvolgente, solo che sposterei le azioni e per me diventerebbe perfetto. 😉
    PS ma ti credevo una donna.. sui quaranta… mi sono sbagliata in pieno! Baci

    • Ti do doppiamente ragione: questa cosa della donna che si mette a raccontare la sua vita di punto in bianco mi infastidiva parecchio, avrei voluto andare più gradualmente ma non riuscivo senza oltrepassare i limiti imposti di spazio. Ho sperato che il nesso con “vi offendete” e “quello che dice la gente” bastassero ma sapevo che erano tenui, per questo ci ho aggiunto poi, il “guarda te, vengo a vedere come stai e ti racconto di me”, ma è chiaro che restavano tenui. Quanto alla descrizione dell’ambiente, in realtà prima era in apertura di capitolo, ma mi serviva un momento di pausa e una ragione per cui lui raccontasse una storia: in cambio delle provviste, mi faceva da causa-nesso immediato e sintetico. In conclusione, sono perfettamente d’accordo con te ma in 5000 caratteri non sono riuscita a girarla meglio, forse con più spazio, ma con i se e con i ma… 🙂
      Ciao
      Risposta al P.S.: bé, sì, in che senso ti sei sbagliata: cosa sarei? Donna nella quarantina è una buona definizione di me, spero non esaustiva, ma calzante 🙂

    • Mi sa che nonostante i racket e le tante vittime dei mercanti di esseri umani, quelle come Gianna esistono ancora. Pare, anzi, che quella di fanciulle che si pagano gli studi e l’alloggio grazie agli “annunci hot” in rete sia più di una leggenda urbana. Forse l’ho fatta un po’ troppo rosea nel racconto, ma sarà perché voglio sperare che esistano casi in cui nel complesso la cosa è andata a buon fine 🙂
      Io Ulisse me lo immagino più filosofico con gli altri che con se stesso, che è più facile, ma a quanto pare sono in minoranza 🙂
      Grazie sempre, Danio

    • Ti confesso che nella mia idea un quadro generale della vita di Ulisse sarebbe riservato al finale, se al 9 o la 10 non so ancora. Per il momento, getta solo frammenti qui e là di cosa ha fatto prima di finire in strada.
      Mi sa che dovrà usarla sta filosofia, la chiedono in tanti 🙂
      Ciao e grazie

  • Ciao Befana,
    La prenderà con filosofia.
    Bella la storia di Gianna, un’altra anima invisibile che ha più vita da raccontare di quanto si possa immaginare. Sacrifici preziosi che, nel bene o nel male, nobilitano una mamma pronta a tutto pur di dare a suo figlio un futuro decoroso.
    Mi piace l’onestà dei tuoi personaggi, sono veri. E, come già detto, a me queste pillole di vita di Ulisse piacciono davvero tanto. Che poi… La storia come si chiama d’altronde? 🙂

    Ciao, a presto

    • Ammesso e non concesso che io abbia degli scopi, ancorché narrativi 🙂
      Tenerezza non so, sicuramente l’idea che è alla base è mettere in luce l’umanità di Ulisse, credo che sia una tendenza diffusa e pericolosa considerare emarginati, poveri, pazzi, drogati, sbandati o “cattivi” di ogni genere come altro da noi, come non-umani.
      Questo volendo psicanalizzare la mia idea di base, se no diciamo solo “l’umano dietro il rudere”.
      Ciao, FG

  • Questa storia è molto triste ma piena di speranza e saggezza. La figura di Ulisse è affascinante, mi auguro che per lui ci sarà alla fine una consolazione e che si venga a sapere prima il motivo del suo bere perché, considerando la dizione perfetta, non credo possa essere riconducibile al degrado.
    Ho votato una prostituta, per metterlo a confronto con una persona ugualmente disperata.

  • Ciao Befy,
    che capitolo triste 🙁 più andiamo a fondo nella vita di Ulisse, più emergono dettagli davvero cruenti per un animo emotivo come il mio… Se ad aggravare il tutto aggiungiamo che anche a me è capitata la sfiga di non centrare il buco della campana per la raccolta del vetro… Non ero ubriaco, però è stato ugualmente triste 😀
    Comunque questo capitolo è filato via senza che neanche mene accorgessi.
    Ciao, a presto e scusa il ritardo nella lettura 🙂

    • Accidenti, come mi dispiace, non volevo risvegliare ricordi drammatici come quello di ave sbagliato mira buttando il vetro 😉
      Ti ringrazio, sono felice che tu segua con emozione le peripezie più o meno felici di Ulisse e non scusarti di nulla: non penso esista un tempo definito in cui leggere, i racconti non scadono mica 🙂
      Ciao, giovane emotivo 🙂

    • Mah, non so se Ulisse abbia ancora modo e voglia di profittare dei servizi di una prostituta, penso che parleranno soprattutto 🙂
      Quella che ho scritto è una specie di tirata rabbiosa contro tutto e contro tutti che è poi soprattutto contro se stesso e i propri demoni. Tecnicamente credo che per la religione cristiana sia una bestemmia nominare il nome di dio invano, Ulisse lo insulta pure. Sicuramente non è la bestemmia più pittoresca che abbia mai sentito 🙂
      Ciao Ivano

      P.S. Per il tuo racconto e se domani, non è questione di tecniche, volevo dire che ci sono punti che puoi allargare: perché si sono lasciati, il passaggio tra le dimensioni, l’idea della bambina sul finale che è geniale. Ci sono un sacco di spunti per una storia più lunga.

  • Ciao Befana,
    molto vivido e palpitante come sempre.
    Mi ha fatto battere il cuore quel “un rottame, un rifiuto, questo sono…fra le immondizie come me”…mentre sono rimasta un po’ sorpresa dagli improperi 🙂
    Ero indecisa tra prete e prostituta. La prostituta però condivide lo stesso destino triste di Ulisse, e penso che a questo punto ci vorrebbe qualche parola di conforto, perciò alla fine ho scelto prete.
    Un saluto,
    Cinzia
    Ps: ti ho mai detto che mio marito si chiama Ulisse?!?!

    • Ma dai?! Mi mancava, nei paduli modenesi in cui sono cresciuta ho incrociato degli Artico, Serse, Virgilio, Valmiro, Egidio, Ermes e quant’altro ma l’Ulisse mi mancava, giuro che non ci sono riferimenti a tuo marito! ^^
      Per gli improperi blasfemi, confesso che non mi sono posta il problema se potessero urtare qualcuno: nei libri e nei film detesto i personaggi che parlano in modo inverosimile, quando scrivo cerco di mettere in bocca ai miei personaggi temi e linguaggi che somiglino loro. Tutti i vecchi barboni alcolisti che ho incontrato (non saranno una folla ma accontentiamoci) nei momenti di ira imprecavano bellamente lanciando ingiurie al cielo alla terra e a tutti i santi. Non vedevo Ulisse (il mio ^^) fare eccezione.
      Spoiler: sto cominciando a riflettere alla prostituta e ho una gran voglia di non dipingerle né tristezza né destino ingrato, magari farne un simbolo positivo. Tanto per restare nel solco dell’eresia XD
      Ti ringrazio delle belle parole, come sempre, sai che ho pensato di incorniciare il tuo commento al mio ultimo racconto per rileggerlo quando sono giù di morale? 🙂
      Ciao e grazie ,
      Marezia

      • Beh, se proprio devo dirla tutta, il marito della mia migliore amica si chiama Spartaco…immagina quando usciamo insieme: una squadra mitica 🙂
        Non fraintendere, non mi sono sentita urtata dagli improperi di Ulisse, (non sono particolarmente religiosa), mi hanno sorpreso nel senso che finora Ulisse aveva mostrato un lato più poetico se vogliamo, con le storie delicate che ha raccontato: ma in effetti poi ci ho riflettuto e l’ho trovato in linea col personaggio e con la situazione (il mix di alcool e disperazione è esploso). Come ho ripensato alla mia osservazione sulla prostituta e in effetti anch’io mi sono detta “beh, magari potrebbe non essere un personaggio triste”.
        Grazie per il commento sul fatto di incorniciare il mio commento!!!
        E con questo concludo il…commento 😉
        ps: ma Marezia è proprio il tuo nome…è ò vero?!?

    • Cavoli, grazie.
      Soprattutto per il romantico, è un aggettivo che mi si accosta raramente 🙂
      Per rispondere al tuo dubbio sulla trama: nelle mie intenzioni un po’ tutte e due, ma sai com’è, tra il dire e il fare, anzi tra il pensare e lo scrivere 🙂
      Non avevo pensato al risvolto comico del vigile, una cosa tipo Alberto Sordi?
      Come ho già detto ad altri, chissà, magari prete e prostituta andranno in coppia 🙂
      Grazie davvero

  • Ciao befana profana,
    hai scelto un nome molto evocativo per il protagonista, il prototipo dell’eroe moderno, non ho mai capito perché non è rimasto con Calipso… forse preferiva un altro genere di musica 🙂
    Sto divagando… bellissimo racconto, le immagini sono tridimensionali e Ulisse è descritto molto bene, attraverso diverse angolazioni.

    Voto un prete, riuscirà a convertirlo prima di essere mangiato 😀

    • Ciao, piacere di leggerti anche qui,
      Se non ricordo male un’ appassionante ma lontana nel tempo analisi psicosociale del mito, in realtà Ulisse sarebbe stato felice di vivere sereno e tranquillo con Calipso, ma in quanto simbolo e prototipo dell’uomo, doveva obbedire al dovere e compiere il suo destino. Duro mestiere quello di eroe.
      Il mio in origine nella mia prima idea si chiamava Michele, ma le vite di Miché suonava meno bene 🙂
      La prostituta sembra prevalere, ma magari il prete la accompagnerà 🙂
      Ciao e grazie

  • Che dire di più di quello che ti ho sempre detto, e di più di quello che ti hanno scritto gli altri qui sotto?
    Ho visto ogni singola scena proprio qui, tra i miei occhi e lo schermo del computer; Ulisse era così vicino che avrei potuto contargli le rughe e le lacrime, il volto di Nevio che non sa cosa dire mi si è materializzato davanti.
    Grazie sempre, Marezia.

    A presto!

    • Insignificante? Sai quante volte l’ho spostata, girata, ritoccata, modificata, quella frase? Ci tenevo molto a che fosse chiaro che Ulisse si vergogna di scroccare le bottiglie ai due ragazzi, ma non può resistere, ci scherza su sperando che non capiscano che ne ha bisogno ma sa che non inganna nessuno e scappa prima che possano dirgli no.
      Non potevo rubare troppi caratteri al resto ma non volevo rinunciarci.
      Fossi anche l’unico lettore che l’ha notata, ne sarei comunque felice.
      E questa attenzione ai dettagli rafforza la stima che ho di te, non che ce ne fosse bisogno 🙂
      “Impietoso e compassionevole”: forse se questo ossimoro fosse lo specchio con cui guardiamo a noi stessi e agli altri , la società umana sarebbe un po’ migliore

      Signor Zeta, infinitamente grazie come sempre

    • Le bestemmie morbide? In effetti avevo pensato a come indurire la tirata, ma non mi veniva e poi non so se si sarebbe adattato a Ulisse, la sua è una rabbia profonda, generica, disperata, più verso se stesso che verso gli altri.
      Personalmente penso che la trama ci sia, in ogni caso quella che era la traccia che avevo in mente, spero di riuscire a svilupparla fino in fondo.
      Ciao, e morbidamente grazie 🙂

  • Un prete: dopo la bestemmia, vorrei capire se è estemporanea e legata all’evento o a cosa. Non ho mai capito il senso delle bestemmie, è un mio limite: ne provo una profonda avversione, tanto che non riuscirei mai a scriverne una anche se fosse assolutamente necessaria nel contesto (ah vabbè, tanto non scrivo più…).
    Ottimo il modo in cui ritrai i personaggi, anche quelli minori. Sono vivi, umani, mostrano a tutto tondo il loro modo di essere, di porsi nei confronti degli altri, del mondo nel suo divenire. Manca ancora la trama.
    Insomma qui ormai mi pare che, tranne pochissime eccezioni, o si privilegia la trama o si approfondisce al psicologia dei personaggi.
    Lo so, posso sembrare incontentabile… Infatti sto pensando di sparire di nuovo per non essere troppo rompiscatole.

    • La bestemmia mi sembrava adeguata all’ora cieca: quando sì è furiosi con l’universo intero si è furiosi con le forze superiori. Eccezione fatta per l’adolescenza, in cui ne abusavo, non utilizzo le bestemmie, principalmente perché insultare entità mitologiche in cui non credo mi sembra assurdo, ma devo ammettere che in Emilia la bestemmia, e l’insulto giocoso, fa parte del linguaggio, anche se molti cercano di minimizzarla cambiando l’iniziale e allora via di ingiurie a incolpevoli Zii… In ogni caso, ho pensato molto al “Ulisse” della mia infanzia: nei momenti di rabbia insultava tutti, partendo dal Creatore passando per Benito, Stalin e Craxi (erano gli anni 80) in sproloqui solitari e rumorosi che ispiravano scherno, pietà, comprensione, paura e chissà cos’altro a chi ne era testimone.
      Sulla trama, per me esiste: sta nell’interrogativo su chi sia Ulisse da dove venga come sia arrivato qui perché forse ha trovato il posto giusto per lui. In ogni caso è lo sviluppo che ho in mente, compatibilmente con le scelte dei lettori. Ti ho già detto che ne volevo inserire una seconda, più “concreta” con il problema dello sfratto, sto riflettendo a come sono sostituirla. Sul fatto che i miei racconti manchino di azione, eventi e trame appassionanti sono d’accordo con te.
      Ma non sparire, eh? Per una volta che la rompiscatole non la faccio io :-p

  • … e poi c’è la vita vera, quella che Erri finge di ignorare. Quella dei giganti, buoni sì, ma con qualche macchia. La vita che tu descrivi così sapientemente, facendomi venire un groppo alla gola quando riconosco nel gesto di cercare di mettere la bottiglia nella campana di vetro l’orgoglioso intento di non perdere del tutto la propria dignità.
    Complimenti, è emozionante leggerti.
    Ri-buona serata

    • La vita è più dura del normale con i marginali scalcagnati come Ulisse e, poi, guarda: anche lui racconta storie per non pensare troppo alla sua realtà 🙂
      Non ti dico come sia emozionante ricevere certi commenti 🙂
      Ciao

      P.S. Per le reazioni del tuo pubblico “reale”, non prendertela: “Nemo profeta in familia est” 🙂 E poi, hanno ragione: la tua biografia è molto divertente

  • Sarebbe stato divertente un incontro col prete durante il monologo alla campana del vetro :D. Ma anche vedere se “porca di una put**na maledetta” suscita qualche reazione in una prostituta. Comunque voto lei per il prossimo, e non perché mi aspetti che l’incontro riguardi il sesso anche solo alla lontana, ma per vedere l’interazione tra i due irrecuperabili. Bel capitolo, il più interessante finora. Finalmente un po’ di degrado come si deve 🙂

    • Ah, no il software di controllo non tollera la parola “se..o” e nemmeno le sue traduzioni in lingue estere! ^^
      Degrado dici? Non so, io trovavo più giù nella scala morale bere alcolici in compagnia di un paio di ragazzini che fanno buca a scuola, in uno squat accanto a una montagna di rifiuti.
      Leggendo il tuo commento mi sono detta che forse è questo il succo del racconto: come anche quando si è scesi al più basso di quello che si considera il decoro e la dignità socialmente riconosciuta, in pieno degrado, se preferisci, resta sempre una luce, luce fa mistico, una dose di umanità. E una ragione per continuare.
      Almeno mi piace pensarlo. ^^
      Ma il tuo racconto, lo continui prima o poi, signor tempi lunghi?
      😉

      P.S. Ma perché una prostituta dovrebbe essere una “irrecuperabile”? Chi l’ha decretato?

  • Tristezza…Alcool e cocci…azzeccati opzione e titolo del capitolo, niente da dire.
    Seguendo il filo del finale di questo capitolo, verrebbe da dire prostituta, cosa che ha fatto la maggior parte dei lettori. Ma io ho votato per il prete, mi piacerebbe sapere cosa pensa Ulisse della chiesa. Non bene, visto le parolacce dopo la caduta, ma sarebbe molto interessante saperlo.
    Ottimo, bello, avanti così 😉

  • Una prostituta, sarebbe davvero interessante vedere una scena tra loro, un dialogo, un rapporto con una donna tra la’ltro di sicuro acume, come molte prostitute sono.

    E’ ufficiale: non so scrivere così. Non ci riesco. Non è che devo, ma se potessi.

    • Ad esempio: il commento che ti ha fatto qua sotto Veners, lo capisci che significa? Significa che hai scritto davvero, che hai saputo mostrare al punto da creare empatia col lettore, da farlo addolorare. No, guarda, uno su dieci lo sa fare, non replicare. Brava, vabbè ma brava che significa? brava… ahahahahahah

      • Sì, Sì, replico e sai perché? Perché per la prima volta da quando ho incominciato a provare a scrivere “creativo” e cioè più o meno un annetto fa, qui su TI, questa è la prima volta in cui tutti i 4 capitoli che ho pubblicato mi piacciono davvero, scrivendoli e leggendoli. La cosa un po’ mi “perplime” e mi inquieta perché non sono mai soddisfatta di me stessa, ma d’altro canto mi rende questo racconto molto caro.
        Temevo che mi si rimproverasse l’eccesso di melodrammatico, sono felice che non sia così.
        La prostituta mi è venuta in mente un po’ così ma forse un po’ per quello che dici tu.
        GRAZIE

  • La prostituta.
    Il prete no, potrebbe mangiarselo, visto il moccolone.
    Il vigile no, potrebbero essere altri guai. Che dispensi la sua strana umanità ad un’altra creatura non proprio fortunata.
    Bel capitolo, la ‘realtà’ di Ulisse sta emergendo, oltre facili schematismi e idealizzazioni.
    Ciao a presto

    • Ce provo, ce provo,
      Faccio di tutto perché si veda che Ulisse non è un “buono”, un personaggio positivo, ma è che gli voglio bene. E volente o nolente o ho sempre avuto un debole, e un’attenuante, per gli “sbagliati”, i “difettosi”.
      Ma no, ma no, “mangiapreti” è un modo di dire, e poi Ulisse non ha più abbastanza denti per sbranare chicchessia 🙂
      Ciao ciao

  • «Un rottame, un rifiuto, questo sono, qui devo restare, a terra, fra le immondizie come me».
    E ti ho detto tutto…
    Ciao Befana, mi ha toccato tantissimo questo capitolo. Ho provato un grande dispiacere per Ulisse. L’ho visto lì, steso, a imprecare e a maledire la vita. Ho pensato anche di sedermi accanto a lui, parlargli, e tendergli una mano.
    Bella anche la storia di come ha conosciuto la sua Penniloop.
    Ho optato per una prostituta: due figure così emarginate che hanno così tanto da dire.
    Complimenti.

    Ciao, a presto 🙂

    • La rabbia contro il mondo, contro se stessi, la commiserazione, la tristezza, lo sconforto sfumano spesso l’uno nell’altro, soprattutto per chi ha affogato emozioni e forse anche la propria vita in quella droga subdola che è l’alcool.
      Ho cercato di renderli in modo realistico, anche se la mano amica pronta a rialzare e confortare il “rottame umano” forse non è poi così probabile nella realtà, almeno in un racconto ho voluto mettercela lo stesso. Che resti un po’ di speranza anche per quelli come Ulisse.
      Grazie, Veners, molte grazie

    • Io la Norvegia la esplorai un mese d’agosto, le fragole furono uno degli alimenti base della mia dieta. Ricordo di coltivatori che partivano dai loro paesini sperduti nei fiordi e prendevano il traghetto con le cassette di fragole da vendere in città. Sai quelle immagini che registri e ti rimangono per sempre in un angolo del cervello? Bé, se non ce l’hai presente c’è l’avrai tra vent’anni quando sarai “diversamente giovane” come me ora 😉
      Non fare troppe deduzioni da quel “esperte”, sottintende solo che ha un po’ di esperienza in “primo soccorso”, come tanti, non da indizi determinanti sul suo passato. La Norvegia invece… XD
      Ciao e grazie

  • Ciao,rieccomi. Dopo in mese di lavoro noioso,stressante e, con la crisi che c’è anche poco redditizio, sono riuscito a tornare. Il tuo nuovo racconto è veramente bello, il terzo tuo che leggo, il primo molto bello, il secondo non mi ha appassionato molto, ma questo mi sembra di viverlo insieme a persone che fanno parte di me. Spero, e ti prego che Ulisse continui la sua vita anche dopo i dieci capitoli. Mi capita troppo spesso di vedere personaggi che riempiono la vita di tutti, lasciarci alla fine. Scusa se corro troppo. Adesso sarò puntale, nei commenti e nel pubblicare i miei capitoli, lo prometto, il prossimo lo invierò domattina. Ancora i miei complimenti, aspetto con piacere il prossimo.
    Ancora un saluto, con stima

    • Ciao Ivano,
      ti rassicuro subito, anche se non ho chiari tutti i dettagli, ho più o meno la storia in testa e non ho mai pensato di chiudere il racconto con la morte di Ulisse, giuro! 🙂
      Sono contenta che il racconto ti piaccia, spero che continuerà a piacerti.
      A presto

  • Rieccomi,
    Ho votato paura, qualche volta è più salutare di rabbia e tristezza.
    Mi ha colpito come mostri l’atteggiamento di Ulisse di fronte alla richiesta dei ragazzi. Orgoglio e fastidio. La trovo molto naturale, ma fa un certo effetto vederla scritta. Insomma, facendo le debite proporzioni col ‘mio’ mondo, lo considero quasi come se un bambino ammettesse che gli piace mangiarsi le caccole. (Scusa, ho visto cose che voi eccetera). Mi è piaciuto. Questo e tutto il resto, splendida la ‘Parabola delle Fragole’.
    RIbadisco, buon weekend

    • Ri-ciao Erri,
      Sono d’accordo con te sul fastidio e orgoglio, infatti non penso che Ulisse ne sia consapevole, l’ho scritto io per dare un accenno in più della sua personalità o atteggiamento.
      Quanto a ciò che tu hai visto tra i bastioni di Orione e le porte di Tannahuser, penso di averne vista qualcuna anche io: mia figlia, che mi mena se sa che lo scrivo pubblicamente perché ora sta per compiere 12 anni e certe cose le vuole dimenticare, fino a poco tempo fa ingurgitava avidamente caccoline di naso, occhio orecchi… bleah bleark e doppio sgrunt! XD Hihihi che madre senzapietà!
      Ciao

  • … e presto sono venuta di nuovo, a leggere la tua storia successiva. Mi piace come hai deciso di strutturare questo racconto, adoro il personaggio principale e ho amato quest’ultima osservazione sulle fragole – nel senso che mi ha proprio allargato il cuore. Ma in realtà, ripensandoci, lo stesso ha fatto la storia del fornaio. Insomma, come sempre non so che parole usare per dirti che scrivi meravigliosamente e riesci ogni volta a metterci sotto gli occhi dei personaggi con tanta cura che pare tu li abbia incontrati e osservati abbastanza a lungo da conoscerli profondamente.

    • Chiara, che dirti, i tuoi commenti mi lasciano sempre a bocca aperta, meritati o no, ricevere certi apprezzamenti scalda il cuore.
      Ulisse l’ho inventato, ma mi è capitato più di una volta di conversare con dei vecchi homeless, con le loro storie, tristezze, follie, demoni, alcolismo, cerco di restare verosimile. E ho conosciuto qualche vecchio fornaio stanco 🙂
      La struttura narrazione più aneddoto di Ulisse a ogni capitolo mi piace e mi tiene a cuore, ma rende più difficile il tutto, già solo per trovare dieci aneddoti.
      Spero che il racconto continuerà a piacerti, anche se il prossimo capitolo credo non arriverà prestissimo.
      Buona domenica

  • “O forse perché è la vita che è così: la stagione della luce perenne è breve, bisogna approfittarne, come le fragole”.

    Bravissima, come sempre. Ogni volta questo racconto mi communove e diverte.
    Grazie 🙂

    Voto per la rabbia… perché non può mancare in una storia così.
    A presto!

  • Ciao, ho notato che sei la beniamina di questo sito. Potrei chiederti dei consigli? E potrei chiederti il favore di leggere il mio racconto e fare la tua scelta ? Grazie mille, mi piacerebbe crescere con il tuo aiuto! 🙂

  • Ciao Befana,
    Ulisse mi piace molto e proprio per questo vorrei scoprire come diventa da arrabbiato e soprattutto cosa può farlo diventare tale.
    Sempre più curioso di conoscere la sua storia. Una cucchiaiata alla volta, come ora, va bene lo stesso 😉
    Complimenti.

    Alla prossima

  • Mi sono imbattuta nel tuo racconto solo al terzo capitolo e non credo che riuscirò più ad abbandonarlo. Le storie più belle sono proprio quelle che nascono intorno a personaggi che lasciano il segno e Ulisse è così, uno di quelli che magari hai incontrato mille volte nella tua vita e non hai degnato della giusta attenzione.
    Da seguire assolutamente.
    Voto tristezza, Ulisse non mi sembra un tipo che si arrabbia o prova paura.

  • Boh, che ti devo dire, mi rompe pensare di farti la recensione perchè non ho nulla da aggiungere, come un giudice che si ritira per deliberare preso atto delle informazioni ricevute e che ha solo da formulare la sentenza. Per cui eccola, la sentenza: brava proprio. Mica poco.
    Rabbia

  • Ciao befana,
    secondo me la bellissima morale delle fragole si capisce in tutta la sua pienezza dai 40 in su!!!
    Anche io sono curiosa di sapere se questa storia delle fragole norvegesi è vera 😉
    Dopo la piacevole lettura del tuo nuovo capitolo voto tristezza. …Ulisse mi ispira comunque un pò di malinconia. ..

    Buona serata

    • Ciao Cinzia,
      sì, penso anche io che riflettere su come non sprecare la vita che si ha a disposizione è una cosa che si fa quando si comincia a rendercisi conto che se ne è già vissuta più o meno la metà, di quella vita. Prima si vive, e basta, un adolescente ha già tante di quelle cose” che gli ostruiscono la testa che pensare anche a come usare bene il proprio tempo, figurati!
      Quanto alle fragole: che quelle coltivate al di là del Circolo Polare in Norvegia sono squisite lo posso certificare: son passati vent’anni e ne ricordo ancora il sapore. La spiegazione che lega l’alto tasso di zuccheri e i due mesi di sole continuo l’ho letta su google, non l’ho verificata, ma mi sembrava plausibile.
      Concordo con te, Ulisse non sprizza gioia 🙂
      Ciao e grazie dei tuoi commenti sempre così positivi

  • Ciao Marè,
    ho votato di getto “tristezza” perché è triste che due ragazzi (di oggi) non capiscano cosa c’entrano loro con le fragole d’Ulisse. Mi ripeto: tanti potrebbero trarre giovamento delle storie raccontate da Ulisse, brevi apologhi in realtà. Che tristezza che due giovani non riescano a cogliere il messaggio.
    Brava. Mi aspetto che questi episodi apparentemente autoconclusivi ci portino a quel senso compiuto del racconto (che già intravedo).

    • Non essere troppo severo coi ragazzi: la morale non era poi così evidente e soprattutto credo sia più facile da scorgere per chi guarda all'”epoca della luce perenne” con gli occhi del rimpianto, come Ulisse.
      Per risponderti, nella mia testa il racconto ha una forma compiuta che si dinapa attraverso e in filigrana agli episodi autoconclusivi. Avevo pensato anche a un terzo livello di trama a partire dallo sfratto dei vigili ma mi è stato bocciato e non so ancora se la sostituirò. Ci rifletto.
      Ciao

  • Direi paura, ma senza convinzione.
    Ma ‘sta storia delle fragole è vera? Non l’avevo mai sentita, mi ero fermato alle fragole di San Sperate.
    Il bassorilievo di Ulisse si arricchisce di profondità ad ogni capitolo, al decimo potremo rimirarne anche spalle e chiappe 😀
    Bello, semplice e vero, come ci hai abituato. Marezia’s style.

    Ciao a presto

    • Vai tra, forse le emozioni ci saranno tutte e tre, il voto deve decidere quale predominerà.
      Quanto al bassorilievo, non vorrei sembrarti superficiale e adepta degli uomini-oggetto, ma i glutei di Ulisse rischiano di non essere molto belli da guardare. :-))
      Della Norvegia serbo in memoria paesaggi da mozzare il fiato, villaggi di tre soli abitanti disseminati tra i fiordi, le notti senza buio e tanto altro. Di ricordi gustativi ne ho solo due: i panini con i gamberetti freschi al porto di Bergen e le fragole. Hai presente il sapore di una fragolina di bosco? Lo moltiplichi per dieci e ci associ l’immagine e la consistenza di un”enorme fragola matura. Nei ricordi tutto è idealizzato, ma aui non siamo lontani dalla realtà.
      Quando ho deciso di metterle nelle parole di Ulisse ho fatto un giro di google e ho trovato uno che spiegava il nesso tra i due mesi di insolazione continua e la ricchezza zuccherina. Confesso di non aver cercato conferme alla sua teoria.
      Se poi chiedi se Ulisse racconti sempre cose vere, chissà.
      San Sperate ho dovuto cercarlo su Wiki… lo vedi che sei troppo regionalista! 😉
      Grazie

    • Grande Ulisse che beve superalcolici con due minorenni a metà mattina 🙂
      In realtà la porcheria dei miei tempi era la vodka al melone, ma non avevo informazioni dirette su eventuali meloni norvegesi 🙂
      Contenta che la morale di Ulisse ti piaccia, ma penso che anche quando le giornate si accorciano ci sia ancora modo di vivere appieno 🙂
      Ciao

      P.S. Ieri sera ho commentato il tuo racconto ma ho usato delle “parole proibite” e il commento è in moderazione, ne ho fatto un altro per scherzarci sù ed è in moderazione anche quello: che imbranata! Ahaha

  • Ciao Befana,
    Mi piace davvero tanto il tuo Ulisse e mi piace molto il suo modo di regalare pezzi di vita raccontando storie, poco per volta. Bello il regalo del bambino, mi piace come strumento attraverso il quale presentare Argo.
    Complimenti!
    Ho optato per uno sfratto da parte dei vigili: purtroppo una volta ho assistito indirettamente ad una scena molto simile e mi ha turbato un po’, facendomi sentire un po’ impotente, arrabbiato e contestualmente mi ha fatto pensare al dovere da svolgere da parte delle forze dell’ordine. Chissà come si saranno sentiti loro.

    Ciao, a presto

    • Grazie, Veners,
      l’opzione che hai scelto era anche la mia preferita, non perché volessi sfrattare Ulisse, ma perché mi sembrava naturale. Ora però confesso che spero più nessuno passi a votarla perché il capitolo nella versione “qualcuno ha bisogno” è ormai praticamente pronto, ricominciare tutto mi metterebbe nei guai! 🙂
      Ciao

      P.S. Per “bazzicarci” ormai da anni con “membri delle forze dell’ordine” posso assicurarti che sì, spesso si trovano a dover eseguire compiti che provocano loro forti bruciori di stomaco. Quelli sani, perché poi, come in tutti gli ambiti, ma forse in quello qualcuno in più, ci sono anche quelli che sono pessime persone e magari a fare certe cose ci provano gusto! Mò smetto se no ti racconto la mia vita a episodi tra un commento e l’altro XD

  • Commovente ma a lieto fine la storia del cane. L’hai raccontata molto bene.
    I bambini che maltrattano gli animali mi fanno sempre pensare che dietro ci siano degli adulti incattiviti e problematici.
    Curiosità: perché Ulisse dice “Il monossido non perdona, non due volte?” gli era successo qualcosa in passato?
    ciao al prossimo

    • Dietro alle cattiverie dei bambini c’è sempre la colpa di un adulto? Non lo so, ricordo bene di aver visto miei normalissimi e sereni amichetti cacciare e torturare animali (certo, infilzare, mutilare, imprigionare lucertole, salamandre, mosche e simili era più frequente che prendersela a gattini e cagnetti abbandonati, ma capitavano anche quelli). Erano bambini normali con famiglie amorevoli e serene, sono diventati adulti normali e non violenti. Credo che la cattiveria faccia parte dell’essere umano, soprattutto in gruppo, e all’infanzia quando il superego moralizzatore non è ancora ben sviluppato, ogni tanto deborda.
      Quanto al monossido, ho cercato di disseminare qui e là qualche briciola del passato di Ulisse, non credo che tutto potrà essere raccontato e ampliato nell’arco dei 10 capitoli. È bello che ci siano lettori attenti come te che colgono i dettagli. 🙂
      Ciao

        • Sì, sì, per colpa intendevo giusto il non aver saputo dare dei limiti, delle regole, dei freni morali. Ma davvero ricordo bambini che ricevevano un’educazione molto simile alla mia diventare dei veri mostriciattoli, fuori dalla vista degli adulti.
          E sì, la potenza dell’effetto di branco, tanto come spinta alla violenza/perdita di inibizioni, quanto come giustificazione per i propri atti è terrificante.
          Ciao

  • Qualcuno ce l’ha con lui: ha fatto molti errori, cominciamo a conoscerne qualcuno 🙂
    Le premesse per la trama principale ormai ci sono. Le hai lasciate trasparire perfettamente attraverso una mattinata qualunque del protagonista, metodo che a me invece non riesce spontaneo. Ora però non fargli salvare un gattino sull’albero o un adolescente problematico, scaraventalo in vicissitudini più importanti e complesse, stupiscimi 😀

    • Oh, mannaggia! E io che avevo già previsto di farlo accorrere in soccorso di un adolescente in fuga da un adescatore on line che si imbatte per caso in un gattino dalla zampa rotta incastrato su una quercia! ;-p
      Non ci avevo nemmeno fatto caso, di avergli dato due volte il ruolo del salvatore. Non era mia intenzione, cercavo due situazioni plausibili (quella del neonato è meno frequente del cane errante malmenato, lo ammetto) che mostrassero che Ulisse non è una cattiva persona e che ha sempre una storia pronta per ogni occasione. Ora che me l’hai fatto notare cercherò aneddoti più neutri meno “salvifici”.
      Quanto a scoprire gli errori, problemi, fantasmi di Ulisse, andiamoci piano è solo l’inizio mica posso spiattellare tutta la trama in dieci righe.
      Ma sei sicuro di aver votato? Dopo il tuo commento non ho visto le percentuali muoversi (e mi arrangerebbe, perché il qualcuno ha bisogno mi mette in crisi XD)
      Ciao

    • Diciamo che se non di una vera trama per questa ho avuto l’idea dell’insieme e del filo della storia prima di pensare all’incipit. (Il che non è sempre positivo perché già adesso l’opzione che sembra prevalere è quella più lontana dalla mia idea di base e mi complica un po’ tutto).
      Per quello di prima avevo un incipit e un’idea di carrellata di ritratti che mi è stata presto boicottata dalla direzione dei lettori. Diciamo che ho dovuto incollare una storia, se non più, dove non ne avevo davvero prevista.
      Ciao Tom

  • Ciao 🙂
    Ho letto con un po’ di magone questo episodio. Hai scelto un personaggio che oltre a piacermi un sacco ha il potere di rimescolarmi un bel po’ di emozioni dentro la pancia.
    Grazie 🙂
    Visto che non posso farlo di persona, ti regalo un fiore virtuale, un fiore delicato e bellissimo come la tua storia.
    Spero che dietro la porta ci sia qualcuno in cerca di aiuto.
    Bravissima.
    A presto.

    • Accidenti, sei già la seconda persona a cui risveglio tristi ricordi, non era mia intenzione.
      Il qualcuno in cerca di aiuto è l’opzione che mi è più estranea, ma l’ho messa e sembra prevalere, dovrò trovare.
      Grazie del fiore, virtuale o no apprezzo molto, e essendo virtuale i miei due gatti non potranno mangiucchiarlo e non sfiorirà mai 🙂
      Grazie delle belle parole, a presto

  • Ciao befana! Hai dato vita ad un mio pensiero, perché tante volte mi sono chiesta quale fosse la storia alle spalle delle persone che si ritrovano a vivere in strada: cosa le ha portate lì? Riusciranno di nuovo a vivere una vita normale?
    Ed ecco che tu ci presenti Ulisse, che per ora regala storie barattandole con i doni che gli vengono offerti…l’ho trovato molto poetico davvero. Bella la storia del ritrovamento della neonata….e ho avuto un tuffo al cuore a quell’accenno buttato li del ricordo lontano del bimbo. Per quanto concordi con Erri ( le cose brutte accadono alle person buone) almeno in una storia non voglio che sia così, perciò voto per una persona che ha bisogno di lui. Buona scrittura e alla prossima!

    • Personalmente ne ho incontrato solo uno di “barboni” che riuscì a lasciare la strada.
      Che mi abbiano raccontato storie invece ne ho incrociato qualcuno, alcune molto tristi, altre quasi incredibili, credo che il fascino stia lì: nel dubbio tra cosa è vero e cosa è fabulazione, per rendersi più presentabili a sé stessi o agli altri.
      Non so se Ulisse sia davvero una persona buona, penso che non sia fondamentalmente cattivo e che si sia trovato espulso dalla società “normale”. Che forse gli manca.
      Sei sempre molto gentile, grazie Cinzia, a presto

    • Anche nella letteratura per ragazzi ci sono bambini perfidi a essere sinceri.
      Credo che la mia filosofia di fondo sia che bene e male siano presenti in ognuno, dipende da come li si dosa. Ciò non toglie che so di aver fatto e visto fare ad altri cose nell’infanzia che all’età adulta l’etica mi avrebbe frenato subito. Forse da bambini c’è più sentimento e meno ragione, a volte è un bene a volte no. Oddio sto filosofeggiando, questa mattina 🙂
      Quella dei vigili era anche la mia opzione, ma sembra in netta minoranza
      Ciao, Erri, e grazie

  • Qualcuno è arrabbiato con Ulisse… aspetterei a sfrattarlo e gli farei godere ancora un po’ il materasso nuovo 🙂
    Mi è sembrato di essere lì con Ulisse, condividere un po’ della sua saggezza e del suo dolore… bravissima! L’unico rischio che vedo è di trasformarlo in un personaggio totalmente positivo… ma confido nell’autrice 😉

    P.s.
    Anch’io ho il tuo dubbio, mi sembra di cambiare titolo allo stesso testo…

    • In effetti quella cosa nasce dalla rilettura del mio primo racconto breve pubblicato, avevo appena scaricato l’antologia e gli ho dato una riletta: il tema è diversissimo, ma la struttura di parecchie frasi è identica al finale di questo episodio: “Bussano. Con forza”. La mia struttura sintattica (parecchio spuria, d’altronde) mo pare ripetersi sempre identica. Magari è normale, ci rifletterò al mio quinto romanzo best-seller XD
      Quanto ai tuoi racconti: i personaggi hanno un’affinità di fondo, sono tutti “ammaccati” ma mai davvero rassegnati, e la tua scrittura è “cinematografica”, è l’aggettivo che rende l’idea. Sinceramente, è la mia opinione e vale quello che vale: su questo sito i tuoi racconti sono sicuramente tra i migliori che ho letto, tanto per contenuti che per scrittura. Potrei anche togliere il “tra” ma non vorrei che qualcuno se ne avesse a male 😉

      Tornando a Ulisse, non ho nessuna intenzione di farne un personaggio totalmente positivo, è una delle basi del mio racconto, anche se temo di dover remare contro la tendenza dei lettori di TI a andare sempre verso il alto buono e gli happy end. È già in vantaggio la sola opzione positiva delle tre proposte!

      A presto

  • Ciao Befy,
    come promesso eccomi qui 🙂
    davvero un bel racconto, molto profondo. Molto bello anche il format di flashback raccontati come aneddoti per ripagare le persone del loro aiuto.
    Il nostro Ulisse deve aver avuto una vita davvero travagliata eh?
    In genere inizio a seguire un autore dopo aver letto almeno due racconti che mi sono piaciuti. Questo è il tuo terzo racconto che legge ed è il terzo che mi piace 😉
    Ciao, a presto 🙂

    • Quando leggo “autore” e “seguire” nella stessa frase e riferiti a me, arrossisco fino alla radice dei capelli 🙂
      Sui “flashback”, ne riparleremo, almeno se riesco a portare avanti la storia come l’ho in mente, perché qui le deviazioni sono sempre al varco.
      Felice di ritrovarti, come ogni volta, in lettura e in scrittura, alla prossima

  • Seguendo l’attualità ho votato per l’arrivo dei vigili, anche se non capirò mai che fastidio potrebbe dare una persona simile.
    Molto commovente, oltre che scritto bene, l’episodio del cane. Anche in questo caso, hai saputo rimarcare la brutalità del genere umano sui più deboli, ben fatto.
    Ultima cosa, ma non in fatto d’importanza, stai tratteggiando Ulisse magnificamente, mi piace molto il personaggio.
    Al prossimo e buon week end 🙂

    • Nella mia idea, lo sfratto non sarebbe tanto dovuti alla persona ma al luogo: la centralina elettrica in disuso, perché pericolosa o perché da recuperare, abbattere e ricostruire, vedremo e sarà l’opzione a prevalere.
      Sono molto felice che tu abbia sottolineato la scena dei bambini-aguzzini: l’ho messa lì un po’ en passant senza giudizi espliciti ma è un soggetto che mi tocca molto e mi atterrisce ogni volta, la violenza e la cattiveria gratuita di cui gli esseri umani “normali” sono capaci, soprattutto in branco.
      Buon weekend, Danio e grazie

  • Darei una scossa al seguito, qui c’era già qualcuno che aveva bisogno di Ulisse: Argo. Per cui nel prossimo episodio non replicherei e farei che arriva qualcuno che ce l’ha con lui. Sfrattato mai… sono cose che non tollero. 😉
    Naturalmente pieno di calore e colore anche questo episodio.

    • Gli sgomberi degli squatters mi trovano raramente favorevole, personalmente, ma in questo caso mi sembrava un’opzione realistica 🙂
      Quindi tu dici che il cagnino conta quanto una persona? Non sarebbe comunque la stessa cosa, all’epoca di Argo Ulisse era un’altra persona; ma penso anche io che degli antagonisti sarebbero interessanti per questo inizio di storia.
      “Calore e colore” mi piace molto, soprattutto in un episodio a cavallo tra un gelido locale di cemento e un pezzo di terra incolta. Se trasmettono calore nonostante tutto, mi ringalluzzisco 🙂
      Ciao ciao

  • La tua storia la sento vera, quindi voto di conseguenza. L’opzione per me più realistica: lo vogliono mandar via.
    Ho ‘sentito’ l’atmosfera, malinconica ma positiva. Forse anche al di là della logica. Ulisse è disilluso e realista, fa il possibile per non rendere questo mondo un posto peggiore di come già è. È un eroe a tutti gli effetti.
    Mi è piaciuto.
    Sarà il protagonista scelto, sarà ‘il plot’, ma sento questi due capitoli molto ‘vicini’, è qualcosa che, se l’avessi scritta io, mi sarebbe piaciuto scriverla come oggi l’ho letta. Boh, si, forse il commento è un po’ egocentrico, ma non saprei in che altro modo rendere l’idea.

    Ciao, a presto

    • Mi ha fatto ridere il tuo commento “autoreferenziale” ma ne sono onorata, tra l’altro hai, ovviamente, scelto l’opzione che avevo in testa come seguito naturale della storia!
      Non ho l’intenzione di fare di Ulisse un eroe, nella mia testa ne è anzi tutto il contrario, credo che l’idea alla base è soprattutto una speranza: che anche la vita più sbagliata, fallita, contorta può sempre ritrovare un barlume di interesse, valore, voglia e dignità di essere vissuta. Non è uno spoiler, è solo un’utopia di sottofondo. 🙂
      Ciao

      • Bella domanda. Avere uno stile personale riconoscibile è sicuramente un bene ed è apprezzato da lettori ed editori. Anche riproporre la propria visione della vita fa parte dello stile personale. Certo è che, se tu per prima ti trovi ripetitiva, devi lavorarci su. Sono sicuro che sei la peggiore critica di te stessa e pertanto hai anche la capacità di correggerti.
        Io non volevo dare un valore negativo al mio commento, ma è anche vero che non ho letto la tua opera omnia. Se a te è venuto il dubbio, è probabile che hai bisogno di lavorarci su.

        • Opera omnia per la piccola decina di racconti che ho prodotto in questi 10 mesi di “creatività” mi ha fatto davvero sorridere.
          In realtà mi sono espressa male, i racconti sono diversi tra loro (alcuni non per merito mio: i contest di Meetale hanno un tema). È la scrittura che mi sembra molto omogenea, è il mio modo di scrivere certo, ma a volte mi sembra di riscrivere le stesse frasi, nello stesso modo. E non riesco a decidere se è un pregio e un difetto, ma hai ragione, sono io che devo rifletterci e darmi una risposta. Ciao

    • mi dispiace molto di aver risvegliato ricordi dolorosi. In realtà avevo pensato di chiamarlo Melampo, il cane, come quello di Mangiafoco, ma poi mi è venuto il legame con Ulisse e il cane fedele per antonomasia.
      L’opzione che hai scelto è quella che ho aggiunto all’ultimo momento, perché me ne serviva una terza, la sola per cui non abbia nessuno scampolo di idea già avviato. Se dovesse vincere, sarà interessante riflettere a una direzione che no avevo veramente contemplato. 🙂
      Ciao FG e grazie, mi piace molto il concetto di morbidezza che hai attribuito ai miei scritti

  • Ciao, befana!
    Un po’ in ritardo, ma eccomi qui! Non potevo mancare! 🙂
    Adoro leggere le tue storie e anche questa promette sviluppi molto interessanti. Ogni volta proponi personaggi emozionanti, veri, a cui è impossibile non affezionarsi. E sono sicura che anche Ulisse, come Vlad, Yohan, Eva e gli altri, saprà farsi amare.
    Sono curiosa di scoprire la sua storia, perciò direi di partire dalla sua “casa”.
    Ti seguo! 😉 A presto! 🙂

  • Ciao Marezia.

    Inizi col punto di vista di Nevio e ci obblighi a seguire subito Ulisse? Aargh! Non amo questi spostamenti continui. Però è il gusto mio, l’autrice sei tu… stupiscimi!

    Altro che casa sua… io di questo Ulisse voglio sapere tutto e subito, fin da quando esce dal forno di Nevio! Altroché.

    Alla prossima.

    • Ah, Achille, mi sa che allora siamo due lettori decisamente agli antipodi: io adoro i romanzi in cui l’attenzione si concentra per linee e linee, addirittura per pagine su un personaggio che in realtà serve solo a introdurre una scena o un fatto e poi scompare.
      Hennng Mankell era un maestro in questo (non solo in questo, certo): dei capitoli che si aprivano sulla vita, umori, riflessioni, progetti di un personaggio che non sarà né il colpevole né la vittima, e nemmeno il testimone, al massimo l’episodico passante che inciampa nel cadavere per scomparire alla pagina successiva.
      Più umilmente qui mi piacerebbe dipingere Ulisse, anche, attraverso gli occhi di chi lo incontra. Il titolo del racconto suggeriva tra l’altro che non sarebbe stato Nevio il protagonista 😉
      Ciao e grazie

  • Ciao befana profana,
    piacere di conoscerti e di leggerti! Incipit che mi piace tantissimo: sento odore di genuino e tradizionale; i personaggi mi sembrano già vivi in queste prime righe. Voglio conoscere Ulisse, mi piace come parla e sarei curioso di sapere qualcosa in più su di lui quindi… Seguiamolo a casa!
    Complimenti

    Alla prossima

    • Ciao Veners e grazie.
      Spero di non restare troppo nel tradizionale, per non diventare noiosa.
      Sembra proprio che andremo a casa di Ulisse.
      Approfitto che sei qui per dirti che il tuo racconto alla Amici miei” versione padre e figlio mi sembra molto carino. Ho letto tutto anche se non ho commentato, mi scuso ma sono un po’ incostante in questo periodo.
      Ciao

        • No, no, non me la sono mica presa, hai ragione, ho decisamente cercato di andare nel tradizionale: il linguaggio un po’ datato di Ulisse, i personaggi che si danno del voi. È perché pur restando nel realistico non vorrei fare un racconto troppo ancorato nello spazio e nel tempo. Spero solo di non esagerare e finire nella macchietta stereotipata.
          Il tuo commento era molto gentile e apprezzato 🙂
          Ciao

    • Grazie, Athelas,
      mi hai sbloccato il pareggio: guardavo i voti restare fermi a 33-33-33 pensando che avrei dovuto prima o poi cominciare a riflettere al secondo capitolo e non sapevo da che parte prenderlo.
      Ora sto cominciando a riflettere alla sua casa, credo di averne un’idea precisa.
      Ciao

  • Capisco che il nome sembri perfetto per il tipo (è il suo nome o l’hanno soprannominato così?), ma d’istinto ho sempre trovato Ulisse il più antipatico tra i personaggi inventati. Questo che piscia sulle chiese comunque mi piace, si vede che è delle tue parti 😉
    Però non mi ha convinto della sua teoria. “Da più di quarant’anni si alza alle tre di mattina”. E mi è venuto un sonno terrificante 😀

    Tu hai in mente un’unica trama, lui “ha sempre una storia per chi lo ascolta”. Ci sarà una piccola storia abbinata a ogni episodio della trama principale?

    • Mi hai fatto ridere, è vero il mangiapretismo è tipico delle mie parti, ma un nome di battesimo come Ulisse lo è altrettanto. Se poi sia d’origine o un soprannome non lo so, forse non se lo ricorda nemmeno lui.
      Però non posso lasciarti attaccare l’Odisseo originale: ma come, tra tutti gli eroi omerici, vanitosi, pieni di sé, stolti e attaccabrighe lui è l’unico che voglia solo starsene a curare i suoi campi. Costretto nella guerra cercherà in ogni modo di salvarsi e salvare i suoi amici, grazie solo al suo cervello. Tutta una branca degli studi analitici della mitologia riconoscono in Ulisse il simbolo dell’essere umano: né la forza né le abilità fanno di lui il predatore supremo, ma solo il suo cervello e la capacità di adattarsi e risolvere problemi complessi. Se non si è capito, adoro la mitologia e Ulisse è una figura incredibilmente ricca. 🙂
      Ma non ha nulla a che fare col mio racconto. Per risponderti, sì, vorrei davvero che la trama principale si snodasse in sottofondo attraverso un incontro e una storia a ogni capitolo. Ne puoi facilmente dedurre che la pubblicazione procederà molto piano.
      Sulla teoria dell’alzarsi presto non so se Ulisse stesso ci creda, io di sicuro non condivido, secondo me neanche lui: voleva solo tirare su di morale il fornaio! 😉
      Ciaciao

    • Ho molto affetto e molte idee per Ulisse, che è nato dal ricordo di un clochard che fu ed è ancora, decenni dopo la sua morte, una parte integrante dell’anima del quartiere in cui sono cresciuta. Parecchi degli ex bambini della mia generazione stanno da un po’ riflettendo a come fargli un monumento, o almeno un murales o una stele là dove era la sua “casa”, una vecchia barchessa stipata di rifiuti e cartoni.
      A me è venuto in mente di inventare una storia interamente dedicata a uno come lui, che ha forse perso o rinunciato alla sua vita ma riesce ancora a essere importante in quelle degli altri. Riuscire a farne una bella storia sarà il più duro ma ci provo.
      Ciao, Maria, e grazie sempre

  • Tenero, struggente, concreto.
    Un passaggio per tutti: il cucciolo abbandonato: sei riuscita a incantarmi con la ‘sorpresa’. Con poche, semplici parole. Brava, sicuramente. Ulisse mi sta molto caro (si era capito?) e certamente il tuo, per quanto possa ‘vivere come un bruto’, può insegnare agli altri il cammino di ‘virtute e canoscenza’.

    Ciao, a presto

    • Ulisse è la rielaborazione di due barboni/matti del villaggio ben reali, uno morto da tempo ma parte integrante dei miei ricordi di infanzia, l’altro lo conosco solo di vista ma è ben vegeto ed è uno dei simboli folkloristici del posto in cui vivo. Questo per dire che è molto caro anche a me. Anche se, naturalmente, la sua biografia la inventerò io e nulla avrà a che fare con quei due di cui in realtà so ben poco.
      Per una volta penso di avere una vera trama in testa, e anche i subplot, nonché una struttura narrativa ben precisa, questo mi preoccupa un po’, perché non ne ho l’abitudine. 🙂
      Grazie del commento, mi fai arrossire, che col naso già rosso causa raffreddore non è del migliore effetto 😀
      Ciao

    • Presumo che “quotidianità” si riferisca alla pausa tabagista del fornaio, a meno che tu non abbia l’abitudine di trovare neonati abbandonati andando a fare i tuoi bisogni sulle soglie delle chiese di campagna. ;-p
      Giusto per scherzare, che poi troppi complimenti mi imbarazzano.
      Quanto a Ulisse, penso che beva bianco, roso, rosato, birra, grappino o qualsiasi altra cosa riesca a farsi offrire o scambiare contro una storia o un lavoretto. E al bar di solito fa caldo, più che a casa sua di sicuro.
      Grazie Signor Zeta, come sempre e anche di più

    • Tranquilla, sono sicura che ti darò presto l’occasione di scrivere cose negative! 😉
      A maggior ragione perché ho pubblicato l’incipit perché sinceramente mi soddisfa, mi piace soprattutto il fatto che possa reggersi anche come racconto a sé stante. Quanto al prosieguo sono molto più incerta. anche se, udite udite, questa volta ho una trama in mente fin dall’inizio XD
      Ciao e grazie As Always

  • Marè, rieccomi qui. Quanto mi dispiace non avere finito il tuo racconto precedente, ma proprio non ho potuto. Sono sparito per tutti, ma ora spero di riuscire a seguire il tuo nuovo promettente racconto. Non correre troppo però.
    Puoi scrivere alla redazione per chiedere di correggere il refuso nella sinossi: ti accontenteranno in brevissimo tempo.
    Per il resto, potrei solo spendere parole d’elogio sull’incipit. Non darci solo squarci di vita di Ulisse, dai un minimo di trama e affidale un messaggio.
    Partiamo dalla sua “casa”.

    • Non penso proprio che il racconto andrà avanti spedito, ho un’idea ancora vaga del prosieguo, anche se questa volta ho davvero una trama in testa, anzi una di fondo che lega delle trame subordinate. Vedremo. Ho persino ben chiaro il messaggio alla base della trama, non resta più che riuscire a mettere tutto in pratica: bazzeccole!
      Per l’errore, sì, non ho potuto trattenermi, ho contattato la redazione poco dopo la pubblicazione e hanno già corretto.
      Ciao Napo e grazie, la tua presenza mi è gradita sempre, saltuaria, costante, a intermittenza come vuoi tu 🙂

    • Ciao, grazie di essere passato.
      Mi sono chiesta se il concetto del caldo soffocante del forno non fosse troppo ripetuto, ma non ho saputo rassegnarmi a sfoltirne la ricorrenza.
      Qualunque opzione prevalga, penso che la soluzione di continuità sarà piuttosto minima. Almeno nella mia idea, qui non si sa mai dove ti portano i lettori 🙂
      A presto

  • Ciao, bello l’incipit! Mi piace soprattutto il modo in cui scrivi con il quale sei riuscita a coinvolgermi in una storia che, a livello contenutistico, qualcun altro avrebbe raccontato in neanche dieci righe. Belle anche le descrizioni, mi hai fatto immergere nei paesaggi 😀

    Voto per seguirlo a “casa” sua, sono proprio curioso di scoprire come vive questo tizio ahahah
    Ti seguo! 😀

  • Ulisse, un nome importante.
    Bentornata con la tua nuova storia, Befana 🙂
    Un mestiere affascinante quanto faticoso quello del fornaio, un mestiere che ormai pare stia sparendo.
    Ho votato per il bar, visto che dove vive, per sua stessa ammissione, in estate si muore dal caldo e d’inverno si gela. Una stramberga? Una baracca? Magari ci si potrebbe tornare più tardi, adesso mi piacerebbe vederloal bar dove, presumo, Ulisse sia ben conosciuto.
    Ottimo, alla prossima 🙂

    • Ciao Danio,
      ti confesso che in principio si chiamava Michele, come uno dei due barboni/matti del villaggio cui la mia idea si ispira/è dedicata (gliela dedico se viene fuori qualcosa di buono, diciamo). Poi ho pensato che vorrei raccontasse avventure e aneddoti svariati e insoliti a ogni episodio, quindi un nome che evoca viaggi avventure e dissimilazione come quello di Ulisse mi è sembrato adatto.
      Sperando che la scrittura del racconto non diventi un’odissea travagliata 🙂
      Grazie di esserci sempre

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