Poi succede che

L’inizio

-E pensare che una volta eri una studentessa modello…- mia madre finiva ogni telefonata con queste parole, e poi continuava strascicando – se avessi saputo..- o – se avessi fatto… bla bla bla…-

Da un po’ avevo imparato ad insonorizzarla, quando sentivo il suo tono cambiare e virare verso “ora ti aiuto a capire quanto sei inadeguata a questo mondo ” cominciavo a pensare a Tonga, alle dinastie che si sono succedute su quel trono e cercavo di pronunciare mentalmente i  loro nomi: i Tu’i Tonga, i Tu’i Kanokupolu e i Tu’i Ha’a Takalaua, a volte ci aggiungevo anche 5 o 6 nomi di re, per sicurezza.

Paolo era l’uomo della mia vita, ne ero sicura, dal primo momento in cui avevo letto i suoi racconti, dalla prima volta che avevo sentito la sua voce un pomeriggio di settembre, l’ho capito. In un attimo il mio cinismo andò a farsi friggere con tutte le mie teorie sulle relazioni, il mio folle individualismo, le mie regole. Dopo 4 mesi andammo a vivere insieme.

La nostra prima casa era decisamente romantica: una villetta fuori dal raccordo con un giardino ed un cancello di ferro battuto, le travi in legno, un camino che accendevamo la sera quando faceva molto freddo; ci mettevamo sul divano con una camomilla e stavamo lì a chiacchierare o a stringerci senza dire una parola. Poi cominciai a diventare insofferente: amo il caos, il movimento…così tornammo in città felici e contenti.

Paolo è stato il primo uomo che abbia amato senza riserve, senza difese, senza strategie, l’ho lasciato semplicemente entrare nella mia vita e nella mia testa, potrebbe sembrare stucchevole ma ..è stato il primo uomo che mi ha toccato profondamente e delicatamente  e con passione l’anima. Fino ad allora non credevo potesse neanche esistere quel genere di felicità, quella felicità che non proveniva da qualcosa di ottenuto, da un obiettivo raggiunto, da un esame brillante, quella felicità era completamente differente, sembrava più pulita e fresca, uno stato di grazia che mi seguiva continuamente nelle giornate, senza indebolirsi e scomparire. Lui era diventato il mio punto fermo, neanche la mia famiglia lo era mai stato.

Con lui c’era stata una condivisione totale, gioie e paure, dubbi, progetti, con lui c’era stato tutto..almeno fino a quel momento. 

Quel periodo per noi era il più difficile che avessimo mai vissuto, nelle nostre vite individuali e nella nostra vita insieme tutto era o stava cambiando, io non mi ero ancora laureata e facevo vari lavoretti, ero sempre più distante dai miei, lui, invece, voleva mettere su famiglia, comprare una casa.

– Magari stasera non esco, forse abbiamo bisogno di parlare..-

Il “dobbiamo parlare” era il mio peggior incubo, sapevo che sarebbe successo, lo gridavano le pareti, i quadri, gli asciugamani che ci aveva regalato sua madre, perfino lo zerbino con la scritte welcome home. Era arrivato il momento: niente più omissioni, niente più giochetti, niente più nascondino, eravamo io e lui, sul nostro divano, che ci stavamo lasciando.

– Sono cambiate delle cose Viola, non possiamo fare finta che non lo siano, non so cosa non vada più ma c’è qualcosa che non va più…-

– Lo so –

– Non sono più felice, non so più che direzione stia prendendo la nostra storia, non so se io voglio ancora che tutto questo continui…Io ti voglio bene, ti adoro ma basta questo per continuare?-

– Credo di no…non sono brava in queste cose, forse dovrei cercare di dissuaderti ma, in questo momento della mia vita, non ne ho le forze….e poi se tu non senti più per me delle cose, avrebbe senso provare a dissuaderti? –

– Io non lo so, ho bisogno di un po’ di tempo –

Odiavo anche l’espressione “un po’” . Cosa significa un po’? Quantitativamente a cosa corrisponde: qualche giorno, un paio di settimane, qualche mese? Per quanto tempo devo considerarmi in stand by?Intanto io cosa faccio? Come mi comporto? Ti preparo la cena o non te la preparo? Lavo le tue mutandine insieme alle mie? Smetto di mettere apposto le tue scarpe blu e la tua borsa della palestra?Questa cosa non sarebbe proprio male infondo.. Non ceniamo più insieme? Posso chiamarti quando esco da lavoro? Posso raccontarti la mia giornata? Posso abbracciarti la notte quando sento dei rumori che vengono dal pianerottolo?

Queste erano solo una parte delle mie domande collegate a quell’ un po’.

Il giorno seguente mi svegliai a pezzi, avevo gli occhi e il viso gonfio, mi guardai per una decina di minuti allo specchio pensando che probabilmente si era trovato una di quelle donne che la mattina si svegliano pettinate e con la pelle baciata dal sole, con qualche chilo in meno e anche con qualche anno in meno, con un buon lavoro e con una vita decisamente meglio scandita della mia.

Fu un pensiero veloce, sfuggente, feci colazione guardando i cartoni animati e aprii la mia email.

Chi mi ha scritto?

  • Un vecchio amore (25%)
    25
  • Una vecchia amica (25%)
    25
  • Un recruiter (50%)
    50
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81 Commenti

  • Ciao Violatis
    finale agrodolce, con spruzzi di ironica lucidità.
    curiosa la frase: le scarpe blu elettrico che facevano pendant con le mattine da orzo.
    anche l’atteggiamento di sfida vero lo specchio “giustiziere”…
    “Lo specchio del bagno mi aspettava agguerrito, avremmo fatto i conti prima o poi. Presto avrei visto stampata per bene tra le mie sopracciglia una rughetta verticale.”
    e poi la mandria di gnu 🙂 e il criceto su una ruota…
    Mi chiedo se, dopo questo racconto, hai smussato qualche angolo del tuo quadrato autobiografico 🙂 ahah
    al prossimo

  • Ciao Violatis,
    sono arrivata tardi al tuo racconto, ho letto tutti i capitoli di seguito e senza sforzo, il che determina un’ottima capacità di esposizione. Il racconto scorre, scorrono le immagini divertenti e le riflessioni. Una sola cosa: io avrei preferito dei link ai pezzi che accompagnano il racconto, oltre alle liriche, moto più semplice trovarli, ascoltarli al momento giusto, durante la lettura del testo a mo’ di colonna sonora.

    Che dire? Aspetto il prossimo e dico che Andrea viene trasferito.

    • Ciao Allegra,
      grazie mille 🙂 mi fa molto piacere che tu sia arrivata e mi fanno molto piacere i tuoi consigli. Sto scrivendo il prossimo capitolo e questa idea dei link devo dire che non è per niente male 🙂 ancora grazie e mi riprometto di passare da te appena possibile. A presto

  • Ciao Violatis
    è passato un po’ di tempo dall’ultimo capitolo e quasi ho perso il filo 🙂
    Un dettagliuccio:
    Il significato del testo in inglese può non essere immediato per tutti i lettori. Secondo me, interrompere la lettura per andare a cercare la traduzione togli scorrevolezza.
    Viola viene trasferita

    • Ciao Maria,
      anch’io avevo considerato in parte questa eventualità. I testi delle canzoni non sono messi lì a caso ma servono a descrivere in maniera più piena i sentimenti e le emozioni di quel particolare momento quindi non riuscire a comprenderli immediatamente potrebbe rendere la lettura più faticosa e meno sensata probabilmente. E’ vero anche però che riportare semplicemente la traduzione può far perdere qualcosa..infondo i ricordi o le emozioni collegate ad un ritornello o ad una strofa canticchiata provengono proprio dall’intreccio di musica e sonorità delle parole. Dovrò cercare di capire bene come rendere il tutto meno scomodo, magari mettendo entrambi, vedremo 🙂
      Grazie per il tuo commento e a presto 🙂

  • Viola verrà trasferita; altro giro, altra corsa.
    Ricomincerà da capo (forse) però con una maturità diversa, magari con una maggiore consapevolezza delle proprie capacità.
    Divertenti i pensieri e le considerazioni sugli opossum che si sviluppano proprio in quel momento.
    Solo un piccolo appunto: anziché scrivere “più tardi ne capii il motivo”, sarebbe stato meglio scrivere diversamente, tipo: “realizzai il motivo più tardi, quando mi tornarono in mente le parole della nipotina…” o qualcosa del genere.
    Ciao Violatis,
    ci vediamo al finale 🙂

    a presto

    • Grazie mille per il tuo appunto, queste cose, non troppe altrimenti ci rimango male ehehe, mi aiutano a migliorare la scorrevolezza del testo, mi fanno piacere 🙂 Riflettevo su una cosa leggendo la tua preferenza per il finale: mi aspettavo che scegliessi questa possibilità, è incredibile. Se ti chiedo di pensare un colore può essere che lo indovini 😀
      A presto 😉

  • Ciao Violatis,
    mi ero persa due capitoli (sesto e settimo) ma li ho recuperati in fretta perchè comunque sono scivolati via piacevolmente 😉
    L’incontro con Andrea sta rimescolando un pò le carte, e sono molto curiosa di vedere che ne verrà fuori 😉
    Io dico che le chiede di non parlare della cena in ufficio…si sa che è meglio evitare i pettegolezzi fra colleghi…
    Buona serata!

  • Ciao Violatis. I pettegolezzi in ufficio mi sembrano eccessivi.
    Perché non vorrebbe invece che si sappia in giro?
    Ho votato che la ignora, sicuramente avrà dei motivi validi per i suoi comportamenti. Magari professionali? O qualcos’altro? Sono curioso 🙂

    • Ciao Laney,
      I pettegolezzi in ufficio credo siano abbastanza frequenti in realtà. Il non farlo sapere in giro può essere dovuto a vari motivi, proteggere il rapporto da alcune dinamiche che si possono creare nell’ambiente lavorativo (lui è il capo appena arrivato, lei un’impiegata) per esempio. Vedremo quello che succederà 🙂

  • Con imbarazzo, il che non esclude le altre due ipotesi 😉
    La tua protagonista è davvero “reale”, è facile entrare in empatia con lei, Però à questo punto mi chiedo: c’è mai stato un momento in cui con Paolo andava davvero tutto bene? Una “distrazione” durata due anni, apperò . ^^

    • Ciao befana,
      hai ragione per la questione imbarazzo, volevo inserire una possibilità che definisse più un’emozione che un evento specifico, credo per chiarire meglio anche a me stessa e a chi legge il panorama emozionale che vive Viola, magari per farle fare scelte diverse, percorsi diversi, insomma renderla ancora più piena di dettagli 🙂 Per quanto riguarda la tua domanda mi aspettavo che qualcuno avrebbe potuto farla..legittimamente 😉 in realtà volevo cercare di affrontare in modo intimo e senza moralismi il marasma di emozioni, sentimenti

  • Eccomi anche qui 🙂
    Perché mi piaccia Viola già lo sai 🙂
    Il tuo racconto potrebbe essere una versione più dinamica e meno cinica del mio.
    La malinconia che tu nascondi con l’ironia allegra, io la copro con il sarcasmo acido.
    Continuo a seguirti volentieri 🙂

  • Ciao Violatis
    capitolo scorrevole. Il racconto prosegue interessante, spruzzato qua e là di gocce di consapevole e opportuno sarcasmo 🙂
    curioso quello che scrivi nel tuo profilo: chissà…forse si può diventare tondo solo se il quadrato ha, in partenza, gli angoli smussati 🙂
    dormo da Andrea…

    PS se hai tempo e voglia di leggere il mio ultimo racconto, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi 🙂

    • Ciao Maria,
      grazie per essere passata 🙂 Ultimamente sono un po’ distratta quindi faccio fatica a tenere il passo, non solo con il mio di racconto ma anche con quelli che seguo, spero di riassestarmi presto. Sono passata a dare un’occhiata alla tua storia e la cosa interessante, per riallacciarmi alla questione delle forme geometriche per così dire, è stato leggere le tue note finali. Il cambiamento è un concetto a cui sono molto legata, per vocazione direi 🙂 Potrei scrivere pagine e pagine su questo argomento ma ti risparmierò 🙂 credo che il mio modo di intendere il cambiamento sia il mio modo di intendere la vita in generale, è come darsi la possibilità di fare qualsiasi cosa ed essere chiunque. Taglio con questo filosofeggiare, spero di riuscire presto a rileggere tutto d’un fiato il tuo racconto 🙂

  • Ciao Violatis,
    complimenti, una bella storia…seguirò volentieri 🙂
    Mi è piaciuto molto il metodo di ripetersi la dinastia per calmarsi anziché contare fino a dieci…Davvero simpatico 😀
    Credo che dopo un po’ sia giusto che Paolo le scriva un messaggio, almeno per sapere come va la sua nuova vita…
    A presto 🙂

  • Ciao Violatis, io ho pensato che Paolo potesse mandarle un messaggio.
    Però anche l’invito a cena del direttore mi garbava abbastanza, quindi va bene lo stesso 🙂
    Si respira ancora un’atmosfera malinconica nel tuo racconto nonostante l protagonista inizi ad essere piuttosto immersa nella sua nuova realtà.
    Mi piace molto.

    • Grazie mille Laney,
      È vero, si respira ancora un’aria malinconica ma credo sia funzionale a rendere più credibile la storia, infondo per smaltire una storia importante ci vuole un po’ di tempo, qualsiasi tipo di reattività si abbia 🙂 A presto!

  • Ciao Violatis,
    mi sono imbattuta in te seguendo un tuo commento su un altro racconto e ho letto tutto d’un fiato i 5 capitoli: devo dire che è stato un piacere, perchè la tua scrittura è davvero fluida, l’ho apprezzata davvero!
    Mi piace come lasci trapelare il dolore di Viola nelle piccole cose, come descrivi le sue sensazioni…a questo punto mi piacerebbe anche vederla a cena col nuovo capo….forse un nuovo incontro potrà aiutarla a comprendere meglio anche il suo rapporto con Paolo…non si è chiesta/gli ha chiesto cosa esattamente non andava più fra loro…??!
    Ti seguo volentieri, ultimamente il filone rosa mi interessa, sto provando a scriverci su anch’io (non qui…).
    Un saluto,
    CInzia

    • Ciao Cinzia,
      Grazie mille per i complimenti, sono arrossita, lo ammetto 🙂 Tra le varie idee su come sviluppare la storia avevo considerato questa possibilità, dare a Viola l’opportunità di capire meglio la sua storia con Paolo mi sembra quasi doveroso infondo…vedremo 🙂 A presto!

  • Il tuo racconto è fresco, ironico ma con una vena di tristezza di fondo che non fa mai dimenticare la sofferenza della protagonista, lasciata dopo tanto tempo da quello che credeva essere l’uomo della sua vita. Mi piacciono le stramberie di Viola, che si conta i re di Tonga quando è sotto pressione, che ha il coraggio di cambiare quando niente va più. Credo che, se tu ci lavorassi un po’ di più e ampliassi la trama, il tuo racconto potrebbe tranquillamente diventare un romanzo rosa. Scrivi bene, hai uno stile immediato; ti consiglio solo di non lasciarti “trascinare” dalla trama trascurando i personaggi che devono sempre mantenere la loro originalità e le loro peculiarità.
    Ti seguo!

  • Ciao e piacere di conoscerti in questo racconto. Ho letto i quattro capitoli e devo dire che mi sono piaciuti. Anche io ho notato lo stacco dopo l’arrivo in america e lo trovo sensato. Dopotutto ha cambiato vita. Fin’ora ho “sentito” molto la tua storia. Credo che ti seguirò volentieri.

  • Ciao Violatis
    Ecco gli States 🙂
    Questo capitolo mi ha trasmesso impressioni contrastanti: due ritmi diversi come se fosse stato scritto “a pezzi”. C’è del dialogo, dell’introspezione, delle descrizioni veloci e scattanti, una volta arrivata in America.
    Scusami, non ho capito bene:
    “all’altro capo del telefono c’era un uomo sui 65 anni, con qualche capello bianco e con gli occhi piccoli e dolcissimi che mi offriva il tubetto della colla che aveva nella cassetta degli attrezzi.
    – Questa attacca tutto – sottolineò. Sorrisi.”
    erano al telefono, giusto? come fa a passargli la colla? 🙂
    al prossimo

    • Ciao Maria,
      i tuoi commenti mi danno un’idea precisa di come venga percepito quello che scrivo, mi piace questa cosa, la trovo fruttuosa. In effetti è così, volevo trasmettere dei ritmi diversi in linea con quello che è il modo di sentire di Viola e volevo che venisse fuori non solo dalla storia ma dal modo e dalla musicalità in cui raccontava la sua storia. La mia Viola è poliedrica, incoerente agli occhi degli altri, buffa, ma coraggiosa e alla continua ricerca di qualcosa che non si sa bene cosa sia 🙂 O almeno il mio obiettivo era di tratteggiarla così e spero di essere riuscita a trasmetterlo in toto facendo anche qualche azzardo. Per quanto riguarda la questione papà, l’offerta della colla è metaforica, sta ad indicare che tutto può essere messo apposto con i giusti rimedi.
      Grazie mille Maria e continua a seguirmi perché sei fruttuosa 😉

  • Boston, una grande città e il problema di trovare alloggio. Diciamo che si appoggia a un collega, e chissà che non nasca qualcosa. Scusa ma mi piace mettere un poco di pepe in certe storie 🙂
    Bello anche questo capitolo, con la nostra protagonista che barcolla ma non molla. Al prossimo 😉

    • Ciao Maria,
      si è vero, a Boston è improbabile che non si trovi casa, ma magari in condizioni particolari questa ricerca potrebbe essere più faticosa e potrebbe richiedere un po’ più di tempo. Grazie mille per la tua opinione e passerò da te senza dubbio!

  • Il primo capitolo mi era già sembrato carino ma questo mi è piaciuto ancora ra di più. Il rosa non è decisamente il mio genere ma nella tua versione mi attira 🙂
    Nella sua città, non speriamola troppo lontano: il suo amore per Paolo non sembra essere proprio svanito del tutto

  • Ciao e benvenuta, ammesso sia la prima volta che scrivi su The Incipit 🙂
    Il tuo incipit mi piace, forse perché una situazione simile l’ho vissuta anch’io, purtroppo.
    Ho votato per l’amica, c’è sempre una vecchia amica che appare in momenti come questo 🙂
    Seguo volentieri, a presto.

  • Ciao Violatis
    scorre bene il tuo incipit.
    Con poche pennellate hai descritto in maniera “visiva” e realistica una situazione a due.
    Ho trovato “curioso” e interessante quel “dobbiamo parlare” detto da lui, perché siamo più abituati che sia la donna a prendere l’iniziativa di “chiarire”.
    voto recruiter.
    a presto

    • Grazie Maria!
      Sono felice di averti fatto toccare l'”aria” in cui si muove Viola, se hai idee o consigli su come poter rendere ancora più reali queste situazioni sarei contentissima di leggerli 🙂
      In effetti di solito siamo noi donne a prendere l’iniziativa, a volte funesta :), di chiarire questioni, di specificare cose e compagnia bella, ma altre volte credo che, quando non siamo pronte ad affrontare alcune situazioni, anche noi siamo tendenzialmente mute 😀 Grazie per il tuo spunto 🙂

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