Beatrice
Quel rumore, il suono metallico della chiave che girava nella toppa ormai le era familiare e aveva un preciso significato: l’ennesima, straziante e inutile punizione, ovvero quella di chiuderla nella sua stanza. Quante ancora ne avrebbe dovuto sopportare?
Era una lunga guerra tra lei e il padre. Rimase sola, immaginando la noia che di lì a poco l’avrebbe colta. Non si sarebbe messa né a singhiozzare né a piangere quando la serva le avrebbe portato la cena. Non si sarebbe comportata come una donnicciola debole. No, lei era una Cenci, l’ostinazione e il carattere forte li aveva ereditati dai suoi antenati.
Si voltò dando le spalle all’uscio ormai serrato e mosse alcuni passi in direzione dell’elegante specchiera. Beatrice ora giocava irrequieta con i riccioli biondi dei suoi capelli. Li avvolgeva tra le dita con un movimento continuo e meccanico. Parlava tra sé davanti allo specchio e la bocca si muoveva voluttuosa, mettendo in mostra il labbro superiore
lungo e diritto, a dispetto dell’altro più piccolo e sporgente.
“Caro padre, puoi costringermi a piegare la schiena sotto le percosse ma non riuscirai mai a dominare i miei pensieri.”
Doveva sopportare quel castigo per aver consentito a un uomo di sfiorarla.
Rivide il monsignor Guerra mentre la trafiggeva con gli occhi di ghiaccio, in un modo così spudorato da recarle ancora, nel ricordo, un piacevole imbarazzo.
Forse mi desidera? Dov’è finito lo sguardo dolce e familiare? Si era chiesta curiosa.
“Abbassate gli occhi, come osate nei confronti di una fanciulla timorata di Dio? State approfittando dell’assenza dei miei fratelli,” gli aveva detto fingendosi risentita.
Ricordò di come l’uomo le avesse poggiato l’indice sulle labbra per farla tacere e quel gesto innocuo le aveva fatto accapponare la pelle dall’eccitazione. Era riuscita a sentire l’odore di maschio sprigionato dalla sua pelle e senza pensare a ciò che faceva, incosciente, gli aveva accarezzato la barba bionda.
Lui approfittando del suo momento di debolezza, le aveva cinto la vita col braccio.
“Beatrice, vi desidero ogni giorno che metto piede nella vostra casa,” le disse con la voce dolce ma allo stesso tempo vibrante.
Stava per unire le labbra alle sue, quando Paolo, il fratello minore, ruffiano del padre, era entrato nella stanza fingendo un colpo di tosse. Li aveva sorpresi e poco dopo aveva raccontato l’accaduto al padre e ora lei era in punizione, chiusa nella sua camera.
L’uomo, amico dei suoi fratelli, era un abituale frequentatore della casa e Beatrice aveva intuito, già da tempo, che si era invaghito di lei.
Che cosa avrebbe dovuto fare una fanciulla così bella, sola e insoddisfatta? Lei non ricambiava i sentimenti del monsignore, era chiaro, ma gli rubava, da vera sanguisuga, l’affetto di cui aveva bisogno come di una linfa vitale. Inoltre se l’avesse chiesta in sposa, le avrebbe consentito di abbandonare per sempre la misera vita. Conveniva mostrarsi dolce e accondiscendente.
Da quando era tornata a vivere in casa del padre, gli occhi di un azzurro sfavillante di rado s’illuminavano di gioia mantenendo perlopiù un’espressione malinconica. Completava il quadro il pallore del viso che le conferiva un aspetto angelico ma triste.
Aveva solo sette anni quando perse la madre. La labile memoria di bambina la ricordava sempre affaticata da una nuova gravidanza. Beatrice era gelosa delle poche attenzioni che riceveva e quando ingenuamente le chiedeva da dove arrivassero i nuovi bambini, la donna, accarezzandole la guancia rispondeva che era il Signore a mandarli, lo stesso che, poco tempo dopo, la portò con lui in cielo. Il piccolo cuore di bimba non provò né vergogna né pentimento per aver odiato il buon Dio e la sorellina nata morta.
Si ridestò dai cupi pensieri al frusciare delle ali di un passerotto che si era poggiato sul davanzale della finestra e la guardava con gli occhietti vispi e innocenti. Mosse alcuni passi nella sua direzione, ma nonostante fosse stata attenta a non fare troppo rumore, l’uccellino volò via spaventato. Beatrice sospirò, per un attimo aveva creduto di aver trovato un compagno in grado di alleviarle il senso di solitudine che sentiva come un macigno sul petto.
Perfino un passerotto scappa da questa casa.
Gli unici anni tranquilli erano stati quelli vissuti al monastero francescano della S. Croce in Montecitorio. Alla morte della madre vi era stata condotta insieme alla sorella maggiore Antonina. Otto anni felici, fino a quel settembre del 1592 quando il conte Francesco decise di riportare a casa le figlie. Beatrice da allora era stata imprigionata nella sua ricca dimora. Se per la gente comune il pericolo e la cattiveria albergavano fuori, sulla strada, lei lo possedeva in casa propria, nell’animo malvagio del padre, colui che l’aveva messa al mondo e più di tutti avrebbe dovuto proteggerla.
Il cielo d’improvviso si oscurò e le nuvole sembravano sboffi grigi di cenere che si espandevano nell’aria quando la serva puliva il camino.
Presentiamo il prossimo personaggio:
- a discrezione dell'autrice (11%)
- I fratelli (0%)
- Il padre, Francesco Cenci (89%)

24/07/2017 at 21:56
Penso che Francesco Cenci sia uno dei personaggi più ripugnanti che la storia abbia mai conosciuto. Tu lo hai sicuramente ben descritto.
Voto per la povera Lucrezia.
17/05/2017 at 13:51
…Lucrezia… mi pare chiamata in causa. Ciao
08/05/2017 at 10:31
Buongiorno Scrittrice,
Capitolo molto forte. Scritto bene, andando a descrivere, senza essere banale, la malvagità e la vigliaccheria di Francesco.
Io ho optato per andare a conoscere Lucrezia: quel calcio in faccia gratuito non mi dà pace.
Alla prossima, buona giornata 🙂
07/05/2017 at 19:19
Ciao
Sei coraggiosa a volere raccontare una storia intrisa di violenza e tristezza, anche se liberamente ispirata su fatti realmente accaduti.
I due capitoli mi sono piaciuti e la tua storia promette molto bene.
Tuttavia, e spero che tu non te la prenda 🙂 dissido di una parte della frase “… padre, colui che l’aveva messa al mondo”;
è la Madre, non il padre, che cresce il figlio dentro di sé e lo mette al mondo, anche rischiando la vita. A maggior ragione se siamo nel cinquecento.
al prossimo.
conosciamo Lucrezia
07/05/2017 at 20:09
Ciao Maria,
non sai quanto ti ringrazio per l’osservazione che mi hai fatto. Sai che mi era sfuggito? Ovvio non perchè non so che sono le donne a partorire ma perchè ho espresso male un concetto. Molto onorata ti sia piaciuto, grazie infinite.
A presto.
06/05/2017 at 15:04
Bella storia. Profonda. Ti seguo.
06/05/2017 at 15:36
Grazie Samuel, un abbraccio.
05/05/2017 at 17:55
La logica direbbe Lucrezia, e infatti è per quello che ho votato 🙂
Hai descritto molto bene le nefandezze e le perversioni di Francesco, anche se quel calcio in faccia non me lo so spiegare. Forse che Lucrezia si sia macchiata di qualche terribile gesto? Sarai tu a dirlo, con il tuo stile inconfondibile, a presto 😉
05/05/2017 at 18:51
Danio è la stessa domanda che mi sono posta io studiando la documentazione inerente a questo personaggio. Sono io stessa allibita nel dirti che lo faceva per puro piacere, godeva a veder soffrire la gente. Resta il fatto che non siamo a conoscenza della sua infanzia e della sua giovinezza. Mi è sorto il dubbio abbia avuto dei traumi in quell’età, data la sua immensa cattiveria.
05/05/2017 at 17:55
Introduciamo la povera Lucrezia. Perfetto questo capitolo, scritto benissimo e in grado di descrivere, attraverso i suoi comportamenti, il pessimo uomo che è Francesco. Complimenti vivissimi.
05/05/2017 at 18:52
Ciao Gr, grazie infinite. Il tuo apprezzamento mi rende davvero felice e desiderosa di voler continuare a scrivere.
03/05/2017 at 17:28
Ciao Scrittrice Anonima, come promesso eccomi qui! A me piacerebbe sapere qualcosa in più sul padre… Incipit davvero bello (infatti mi hai fatto venire la voglia di andarmi a cercare la storia di questa famiglia). Attenta alle virgole. Alla prossima 🙂
03/05/2017 at 17:30
Grazie Ilariajo, felice ti sia piaciuto. A presto.
02/05/2017 at 22:42
Eccomi qui, Scrittrice Anonima. Ho votato perché entri in scena il padre.
Il tuo incipit scorre molto bene, è interessante l’atmosfera torbida, tratteggi bene la psicologia di Beatrice, disposta a usare le proprie grazie per emanciparsi dalla casa del padre aguzzino e tragicamente sensibile alla femminilità di Beatrice.
In alcuni punti ci sono periodi a mio parere un po’ lunghi o magari solo alcune virgole dimenticate, però la composizione mi pare molto curata, ed è sicuramente piacevole.
Ciao, ti auguro una buona serata.
03/05/2017 at 17:29
Grazie infine Erri, sono felice ti sia piaciuto.
02/05/2017 at 11:47
Il padre.
Scrivi bene, mi permetto solo due appunti/consigli: taglia qualche aggettivo e rivedi la parte finale, mi pare troppo didascalica, anche se scrivere un racconto storico breve è complicato. Molto brava,
02/05/2017 at 18:10
Ciao GR,
grazie mille per essere passato di qui. Hai ragione, si dice che una pecca degli scrittori esordienti è proprio quella di usare molti aggettivi. Terrò conto dei tuo consigli. Ti abbraccio e a presto.
01/05/2017 at 10:38
Conosco un po’ la storia, sono curiosa di sapere cosa ci dirai nella tua!
I tuo incipit è molto scorrevole, con parole scelte appositamente, preciso e puntale, sono curiosa di vedere il resto.
Aspetto e benvenuta! 🙂
P.s il padre
01/05/2017 at 11:33
Grazie di cuore MrsRiso, ne sono molto onorata. Grazie dell’accoglienza.
30/04/2017 at 21:04
Ciao e benvenuta 🙂
Incipit scritto davvero bene e che scorre fluido nel suo incedere. Non conoscevo la storia dei Cenci, e sono andato a dare un’occhiata. Una tragedia famigliare, un susseguirsi di nefandezze indicibili, ma non voglio spoilerare, perdonami. Sono proprio curioso di vedere come saprai sviluppare questa storia, nel frattempo ti seguo molto volentieri, a presto 🙂
01/05/2017 at 09:00
Ciao Danio caro, sono onorata del tuo commento. Mi hai riconosciuta?
30/04/2017 at 18:50
Ciao Scrittrice, non so se hai fatto bene ad invitarmi a leggere, perché sono dannatamente criticona, ma ormai sono qui! La storia e lo stile mi piacciono, ma forse c’è un po’ troppa “carne al fuoco” per un incipit e poi… occhio alle virgole, ne mancano un po’ e non sono sempre inserite correttamente! Non odiarmi. Ciao!
30/04/2017 at 19:00
Ciao Manumetro, al contrario, grazie di essere passata da queste parti. Il confronto,se costruttivo, è un ricco strumento per migliorare, quindi leggimi tutte le volte che vuoi. A presto.
30/04/2017 at 17:51
Buonasera Scrittrice anonima,
piacere di conoscerti e benvenuta su The Incipit.
Inizio bello, nel senso che è stato piacevole ed interessante leggerti, ma molto amaro.
Sono molto curioso di vedere come ci guiderai allo sviluppo della storia dei Cenci; argomento molto interessante.
Seguo volentieri 🙂
Buona serata, alla prossima!
30/04/2017 at 17:52
Che sbadato… Dimenticavo: ho optato per approfondire la conoscenza di quel vile del padre…
Riciao 🙂
30/04/2017 at 17:57
Ciao Veners,
sono molto onorata del tuo apprezzamento. Una piccola curiosità per sondare il terreno, tu conosci la storia di Beatrice Cenci?
Grazie infinite e a presto.
30/04/2017 at 18:33
Qualcosina: diciamo che so quello che è successo ma… Non perchè mi interessi di eventi storici. Diciamo che, diversi anni fa, mi sono imbattutto nella storia di Beatrice Cenci per bizzarre coincidenze completamente estranee a quanto poi ho trovato. Non l’ho approfondita ma ricordo “gli aspetti salienti”. A maggior ragione ho sorriso quando ho letto la trama del tuo incipit, che sfrutterò per approfondire la storia 🙂
Grazie a te, a presto
30/04/2017 at 19:03
Ne sono felice. Io sono di Roma e questa storia mi ha sempre affascinato molto. Ha colpito la mia immaginazione tantissimi anni fa e da allora ho cercato di approfondirla.
A presto e grazie ancora.