Beatrice Cenci

Dove eravamo rimasti?

Presentiamo il prossimo personaggio: Il padre, Francesco Cenci (89%)

Francesco Cenci

Beatrice poggiò le mani sul vetro della finestra e  dai grandi occhi azzurri scesero alcune lacrime che, silenziose, accompagnarono la pioggia. Nessuno poteva vederla e cedette. Erano gli unici momenti in cui mostrava la sua natura sensibile e compassionevole perché, a furia di subire angherie e soprusi, queste doti l’avevano abbandonata per lasciar posto alla durezza dell’animo.

                            ***

 Godendo alla vista di ciò che gli si presentava davanti, il conte s’inumidì le labbra con la lingua. Non riusciva a staccare gli occhi piccoli e furbi dal corpo nudo dell’umile giovinetto, la cui poca peluria sul petto palesava il recente abbandono dell’infanzia. A vederlo tremare di paura e con lo sguardo basso, per timore di scrutarlo in viso, Francesco fu colto da una maggiore eccitazione, così gli accarezzò il volto con la delicatezza che si riserva a una donna.

Sembrava un felino in procinto di agguantare la preda, estasiato al pensiero di ciò che lo attendeva.  Lo costrinse a inginocchiarsi, spingendogli il capo verso il bacino. Il giovane cercò di opporre resistenza irrigidendo il corpo e la testa, ma il conte con rabbia lo afferrò per i capelli tirando con forza, tanto da far gridare di dolore il poveretto che subito scoppiò a piangere. Aveva dimostrato, finalmente, chi era il più forte ma per timore di non veder soddisfatto l’impulso sessuale, Francesco si rabbonì.

    “Avanti, sii buono e accontentami. Ho pagato caro questo servigio a tuo padre.”

Il Cenci era tra gli uomini più ricchi e potenti di Roma: il padre Cristoforo era stato un tesoriere generale della Camera apostolica che a suon di malversazioni e traffici di usura, aveva lasciato al figlio un patrimonio di oltre quattrocentomila scudi.

Il conte era consapevole che il padre del ragazzo, la cui sventura consisteva nell’essere stato assoldato come fabbro nel suo palazzo, non avrebbe mai potuto rifiutare la proposta di farlo sollazzare col figlio dietro un lauto compenso. Aveva intravisto quest’ultimo mentre lavorava, insieme al vecchio, nella sua dimora e la voglia di togliersi lo sfizio era stata tanta. Tutta la nobiltà della capitale era a conoscenza del suo vizio, oltre dell’ira e la violenza di cui era capace qualora si vedesse negare un desiderio.

Perché mai, in questa Roma condannata dalla perdita del rigore morale, proprio io dovrei esser punito per i miei peccati?

Con quell’alibi ad assolverlo, si lasciò andare all’estasi del piacere tra le braccia del giovinetto che subiva la sua prepotenza, colpevole di essere povero e perciò condannato a obbedirgli. Neanche il lezzo che proveniva dal sudicio giaciglio sembrava dar fastidio a Francesco, poiché quel luogo malfamato era un riparo sicuro da occhi indiscreti. Soddisfatto il desiderio lussurioso, ordinò al ragazzo di aiutarlo a rivestirsi, poi gettò a terra un sacchetto contenente le monete.

“Tuo padre sarà contento, è molto più di quel che gli avevo promesso.”

Ancora nudo, il ragazzino  nel frattempo era tornato a raggomitolarsi sul letto come se soltanto ora trovasse il coraggio di proteggersi dal violentatore e a Francesco parve solo un vermiciattolo piagnucoloso.

Uscendo dalla stanza da letto, il conte attraversò la cucina dov’erano i genitori dell’amante novello. Gettò un’occhiata sprezzante verso la madre, che se ne stava con i gomiti poggiati sul tavolo e le mani tra i capelli, piangendo silenziosamente e una al padre, in piedi di fianco a lei, che si rigirava il cappello tra le mani senza avere il coraggio di alzare gli occhi.

Francesco uscì dalla bettola, indifferente a tanto dispiacere.

Miserabili pezzenti!

Quando decise di rincasare, le tenebre erano scese da molto tempo e il palazzo signorile non aveva più alcuna finestra illuminata. Alle orecchie di Francesco giungeva, come una noiosa cantilena, il farfugliare confuso di un ubriaco che, accasciato all’angolo della strada, stringeva tra le mani il fiasco di vino ormai vuoto.

Entrato a palazzo e varcato l’uscio della stanza da letto, si sedette affaticato sulla sedia e subito il servo corse per aiutarlo a svestirsi, ma il conte lo scansò con la mano in malo modo.

“Non voglio aiuto da te. Vai a chiamare mia moglie.”

L’uomo s’inchinò al padrone e si affrettò a eseguire l’ordine.

Poco dopo Lucrezia fece il suo ingresso con indosso la camiciola. A giudicare dall’espressione

intontita, Francesco intuì che la moglie stesse già dormendo quando lui l’aveva fatta chiamare.

“In cosa posso esservi utile?”

Il conte le fece segno con la mano di avvicinarsi.

“Inchinati e toglimi le scarpe!”

La donna eseguì l’ordine senza controbattere ma non fece in tempo a inginocchiarsi che una pedata la colpì in pieno volto facendola cadere all’indietro. Le risa meschine di Francesco rimbombarono nella stanza.

Nel prossimo episodio:

  • a discrezione dell'autrice (10%)
    10
  • Introduciamo gli altri figli di Francesco (10%)
    10
  • Introduciamo Lucrezia Petroni, seconda moglie del Cenci. (80%)
    80
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28 Commenti

  • Buongiorno Scrittrice,
    Capitolo molto forte. Scritto bene, andando a descrivere, senza essere banale, la malvagità e la vigliaccheria di Francesco.
    Io ho optato per andare a conoscere Lucrezia: quel calcio in faccia gratuito non mi dà pace.

    Alla prossima, buona giornata 🙂

  • Ciao
    Sei coraggiosa a volere raccontare una storia intrisa di violenza e tristezza, anche se liberamente ispirata su fatti realmente accaduti.
    I due capitoli mi sono piaciuti e la tua storia promette molto bene.
    Tuttavia, e spero che tu non te la prenda 🙂 dissido di una parte della frase “… padre, colui che l’aveva messa al mondo”;
    è la Madre, non il padre, che cresce il figlio dentro di sé e lo mette al mondo, anche rischiando la vita. A maggior ragione se siamo nel cinquecento.
    al prossimo.
    conosciamo Lucrezia

  • La logica direbbe Lucrezia, e infatti è per quello che ho votato 🙂
    Hai descritto molto bene le nefandezze e le perversioni di Francesco, anche se quel calcio in faccia non me lo so spiegare. Forse che Lucrezia si sia macchiata di qualche terribile gesto? Sarai tu a dirlo, con il tuo stile inconfondibile, a presto 😉

    • Danio è la stessa domanda che mi sono posta io studiando la documentazione inerente a questo personaggio. Sono io stessa allibita nel dirti che lo faceva per puro piacere, godeva a veder soffrire la gente. Resta il fatto che non siamo a conoscenza della sua infanzia e della sua giovinezza. Mi è sorto il dubbio abbia avuto dei traumi in quell’età, data la sua immensa cattiveria.

  • Ciao Scrittrice Anonima, come promesso eccomi qui! A me piacerebbe sapere qualcosa in più sul padre… Incipit davvero bello (infatti mi hai fatto venire la voglia di andarmi a cercare la storia di questa famiglia). Attenta alle virgole. Alla prossima 🙂

  • Eccomi qui, Scrittrice Anonima. Ho votato perché entri in scena il padre.
    Il tuo incipit scorre molto bene, è interessante l’atmosfera torbida, tratteggi bene la psicologia di Beatrice, disposta a usare le proprie grazie per emanciparsi dalla casa del padre aguzzino e tragicamente sensibile alla femminilità di Beatrice.
    In alcuni punti ci sono periodi a mio parere un po’ lunghi o magari solo alcune virgole dimenticate, però la composizione mi pare molto curata, ed è sicuramente piacevole.
    Ciao, ti auguro una buona serata.

  • Ciao e benvenuta 🙂
    Incipit scritto davvero bene e che scorre fluido nel suo incedere. Non conoscevo la storia dei Cenci, e sono andato a dare un’occhiata. Una tragedia famigliare, un susseguirsi di nefandezze indicibili, ma non voglio spoilerare, perdonami. Sono proprio curioso di vedere come saprai sviluppare questa storia, nel frattempo ti seguo molto volentieri, a presto 🙂

  • Ciao Scrittrice, non so se hai fatto bene ad invitarmi a leggere, perché sono dannatamente criticona, ma ormai sono qui! La storia e lo stile mi piacciono, ma forse c’è un po’ troppa “carne al fuoco” per un incipit e poi… occhio alle virgole, ne mancano un po’ e non sono sempre inserite correttamente! Non odiarmi. Ciao!

  • Buonasera Scrittrice anonima,
    piacere di conoscerti e benvenuta su The Incipit.
    Inizio bello, nel senso che è stato piacevole ed interessante leggerti, ma molto amaro.
    Sono molto curioso di vedere come ci guiderai allo sviluppo della storia dei Cenci; argomento molto interessante.
    Seguo volentieri 🙂

    Buona serata, alla prossima!

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